IN FINDING LOVE
Deling II

A volte, è così dura essere un padre.

Soprattutto quanto tua figlia l'hai sempre evitata perché sentivi di averle strappato la madre, e l'hai persa, ad un certo punto, e da lei hai ricevuto solo odio e rancore; e poi l'hai ritrovata donna, che ti dice che sta per sposarsi e che vuole avere dei figli. E tu...tu la ricordi ancora bambina, quando le portavi una formina di cera la mattina. Sai che è tua figlia la donna che hai di fronte eppure riesci a pensare solo 'la mia bambina'.

E' dura essere padre.

Soprattutto quando scopri che tua figlia aveva ragione e tu, eri in torto e non l'hai mai ammesso.

Stamattina, nemmeno so spiegarmi il perché, sono andato nella stanza rosa, appena tornato, per l'ultimo regalo alla mia bambina. L'ho trovata -li ho trovati che dormivano tranquilli. Non mi aspettavo di vederli dormire insieme -anche se non avevo dato nessuna disposizione ad Elinor, e francamente non so spiegarmi perché pensassi che dormissero in camere separate. Si amano, no? Si sposeranno...

Non mi sono mai fidato di Squall, eppure stamattina la sua tenerezza verso Rinoa mi ha...commosso, quasi. Sono entrato piano piano per non svegliarla e quando l'ho vista accoccolata contro di lui, con il sorriso più tranquillo del mondo, che dormiva pacifica, non ho potuto fare a meno di pensare che anche in questo caso mia figlia c'ha visto meglio di me. E poi lui ha aperto gli occhi, mi ha colto sul fatto; ma non ha fatto nulla se non sorridere, tirare un po' più le coperte su Rinoa, e tornare a dormire stringendola un po'.

E più li guardavo, quando ho lasciato la formina di cera al solito posto per la mia bambina, più mi sembravano sereni e innamorati, più mi sembravano...tutto quello che ho mai potuto desiderare, per Rinoa. Anche se si trattava di Squall...

Non so perché non mi piaceva, lui.

Forse mi ricordava troppo me stesso e quello che con gli anni ho imparato ad odiare: la vita militare con le sue regole rigide e stupide, il modo in cui lui eseguiva gli ordini senza fiatare, senza farsi domande -la stessa cosa che fecero quei soldati quel giorno. Lo stesso tipo di persona per cui io ho perso la mia dignità, la stima delle persone, lo stesso tipo di persona per cui ho perso mia moglie e poi mia figlia.

Forse non volevo fidarmi di chi consideravo simile a me. Forse non volevo ammettere che mia figlia avrebbe potuto amare anche me, se solo io non fossi stato così infangato in passato. Se solo io fossi stato capace di essere sincero con mia moglie prima e con lei dopo. Forse ero semplicemente geloso; forse era ancora una delle difficoltà dell'essere padre.

Forse era semplicemente che era molto più facile credere che Squall fosse freddo, rigido, controllato e incasellato dagli ordini che riceveva, piuttosto che pensare di avere davanti una persona che mia figlia iniziava a vedere in modo diverso e che, soprattutto, godeva della sua fiducia più di me.

Solo dopo ho realizzato che Squall vedeva molto più chiaro di me, anche se alcune cose non le sapeva. Ma non era quello a chiudergli gli occhi; lui vedeva benissimo che non era tutto bianco o tutto nero, ma che c'era tutto un ventaglio di colori in mezzo, che tanti altri non avrebbero colto. Lui non si faceva domande sugli ordini ma non perché non avesse nulla da dire, solo perché sapeva benissimo che risposte avrebbe ricevuto. Si trovava da una parte; se si fosse trovato dall'altra, probabilmente si sarebbe sentito dire, allo stesso modo, che erano nel giusto. Giusto e sbagliato, nemico o alleato...lui capiva che non erano che facce delle stessa medaglia, e dipendeva solo dalla faccia che si stava guardando decidere chi fosse nemico e chi alleato.

Solo dopo ho capito che lui non era freddo, era razionale. Era quello che serviva a Rinoa, per darle un po' della sicurezza e della stabilità e serenità che io, con la mia iperprotettività, non sono mai riuscito a darle.

Pensavo che Rinoa andasse protetta. Pensavo fosse mio dovere proteggerla più di quanto avessi potuto fare con sua madre e il problema, forse, è stato che pensavo di doverla proteggere da me. Invece avrei dovuto pensare che era la menzogna che l'avrebbe ferita. Avrei dovuto pensare che avevo davanti una bambina ferita che si trovava all'improvviso senza la mamma che adorava, e che aveva bisogno di stare con suo padre per superare quel dolore. Avrei dovuto pensare che Rinoa non meritava di stare con una donna estranea solo perché io avevo paura di perdere anche lei.

Anzi; è stato proprio per questo che l'ho persa. E so che devo essere grato ad un uomo che disprezzavo per aver avuto la possibilità di averla qui davanti oggi, disposta a sentire la mia spiegazione e a crederci, senza bisogno di controllare i documenti non ufficiali che tengo nascosti ancora più degli altri. So che devo essere grato a Squall se oggi Rinoa mi ha detto che si sta creando una famiglia e vuole che io ne faccia almeno un po' parte...so che se non ci fosse stato lui, accanto a lei, Rinoa non avrebbe mai trovato il coraggio -la forza di entrare in questa stanza.

Gli devo essere grato di questa seconda possibilità, che mi sembra di poter avere anche con mia moglie.

Julia...

La mia Julia adorata, che fuggì quella sera senza riuscire ad ascoltarmi, promettendomi nel dolore che mi avrebbe ascoltato, quando sarebbe stata in grado di farlo. La mia Julia adorata che uscì con le lacrime per la rabbia, con una promessa per me, l'uomo che l'aveva più ferita, sulle labbra...e poi non è più potuta tornare a sentire cosa avessi da dirle.

La mia Julia adorata che mi abbandonò quando più avevo bisogno di lei.

Quando Rinoa aveva più bisogno di lei.

Tutto questo è...incredibile.

Perchè dopo tutti i miei tentativi di riavvicinare almeno Rinoa, se non potevo farlo con lo spirito di Julia che mai è venuta nemmeno nei miei sogni, non pensavo davvero che avrei vissuto quello che è successo oggi. E non so davvero cosa potrà succedere in futuro, perché credo che oramai ci sia ben poco che io possa fare per cambiare le cose. E' stata lei a decidere quando ritornare da me, a nulla sono valsi i miei regali, le mie telefonate...è stata a lei a capire quando era pronta per sentire cosa fosse successo, quella spiegazione che non sono mai riuscito a dare, a nessuna delle due.

E' stata lei che ha deciso che poteva perdonare; che poteva almeno ascoltare. Perdono? Non sentivo di meritarlo perché non ho fatto nulla per lei, in questi anni, se non pensare che tenerla chiusa qui dentro, con tutti i lussi che potevo regalarle, fosse abbastanza a proteggerla dal mondo...o forse più semplicemente dalla verità che non volevo scoprisse.

Invece lei è uscita. Come sua madre, ha volato libera verso quello che la aspettava e quando è arrivato l'ha affrontato con tutta la sua debolezza e la sua forza. E' arrivata la guerra ed è arrivato l'amore e Rinoa è riuscita a viverli fino ad oggi, fino ad essere là in giardino con Squall mentre io rifletto qui su quello che è successo e su quello che potrà essere.

Ancora una volta, sono abbracciati. Sembra che ci sia qualcosa tra loro, una forza irresistibile che li avvicina l'uno all'altra e che io non potevo pensare di contrastare, la sera della parata -l'ultima sera in cui vidi Rinoa...-, chiudendo mia figlia qui dentro perché là fuori ci sarebbe stato pericolo. Il pericolo ero io, non Squall; era una scusa che non fosse addestrata. Lei sapeva combattere benissimo e me l'ha provato durante quei mesi. E Squall mi ha smentito proteggendola, salvandola, amandola più di quanto io fossi pronto a fare.

Me ne stavo chiuso nel mio dolore, vedovo così giovane e con una bambina che mi guardava con gli occhi grandi di sua madre, adoranti e ammirati, e si aspettava una carezza, un bacio, una coccola che le facesse sentire un po' meno la mancanza della madre.

E' ironico che anche oggi mi sia sentito bloccato e i gesti d'affetto siano venuti da lei: un abbraccio, un bacio.

Forse è anche normale che sia lui, là in giardino, a stringersela al petto mentre ascolta tutto quello che lei gli sta raccontando, ed è normale che sia lui ad accarezzarle i capelli, a baciarle la fronte...a darle l'affetto fisico, mentre io sono ancora troppo bloccato anche solo per pensarci. Forse con il tempo diventerà più facile starle accanto, abbracciarla quando andrò a trovarla, baciarla quando verrò via...forse con il tempo riuscirò a dare un po' d'affetto alla bambina che ho ferito attraverso i nipotini che potrò prendermi sulle ginocchia.

Magari con una formina di cera, come quelle che portavo a Rinoa e Julia quando ancora eravamo felici e insieme, e che ho riportato oggi alla mia bambina, anche se non so spiegare il perché. Forse volevo prepararla. Farle capire che comunque sono il suo papà e che anche se non l'ho mai dimostrato molto, la amo con tutte le mie forze. E so che una formina di cera non può spiegare tutto questo, ma...mi è sembrata quello che serviva, per la nostalgia, i ricordi, tutto quello che so che Rinoa ha sentito e vissuto là dentro e che io ho sentito e vissuto qua fuori, sapendo che lei era nella mia casa.

E tutto questo, grazie a lei, a lui.

Grazie alla sua forza, al suo amore...alla testardaggine che ha ereditato da me e che oggi le è servita per tornare qui senza volerne uscire due minuti dopo.

Sono teneri, insieme.

E io un po' sono geloso, vorrei avere la mia bambina un po' per me, per viziarmela e guardarla farsi donna, farsi grande...invece me l'hanno già portata via, e io la guardo da lontano mentre se ne sta rannicchiata addosso al suo fidanzato -dovrò abituarmi anche a questa parola...- e si lascia coccolare. E io non riesco a pensare altro che sono teneri, che sono felice per la mia piccolina, che sono grato a lui, che...che non potrei volere altro.

Se non, forse...

...se non un segno di Julia, che anche lei ha sentito, m'ha ascoltato, m'ha...quantomeno capito. Non chiedo perdono, non ne ho il diritto; non avevo scelta ma se almeno avessi avuto coraggio, avrei potuto -forse- evitare così tante cose che sono successe dopo...ma in fin dei conti non me ne pento. Non ora: non ora che Rinoa là sotto ride ed è felice, non ora che qualcosa di buono anche le bugie hanno fatto.

Vorrei solo un tuo segno, amore; un segno che anche se sei chissà dove, in qualche modo m'hai sentito e hai mantenuto la promessa che hai fatto uscendo. E' vero, mmmmh, che se c'è qualcosa che vi tiene legati alla terra non potete riposare in pace? Sei rimasta attaccata a questi luoghi, Julia, mentre io cercavo il coraggio di raccontare tutto alla tua fotografia, senza mai trovarlo...perché ero troppo vigliacco, o troppo ferito...? E' per questo che mi sembrava che fossi appiccicata ai miei vestiti, che i tuoi occhi mi spiassero mentre evitavo la nostra bimba e mi chiudevo qui, a rimuginare su...su tutto?

E se sei ancora qui, li vedi anche tu, i nostri ragazzi?

Come farò, senza di te, a stare accanto a Rinoa il giorno del suo matrimonio? Perchè sarà allora che ci mancherai di più, sai? Perchè non ci sarai ad aiutarla a vestirsi, non ci sarai quando sarà agitata e dovrà calmarsi, non ci sarai ad aspettarla e rassicurarla con un sorriso. Non ci sarai quando lei sorriderà e noi ci commuoveremo perché sarà così bella e radiosa, e...e noi sapremo che non è merito dei geni, ma dell'amore. E saremo felici che l'abbia trovato...che farò, Julia, una volta che l'avrò accompagnata all'altare e consegnata a suo marito...accanto a chi mi siederò, trattenendo le lacrime perché è una perdita che succede sempre troppo presto, ma io devo mostrarmi forte? Chi mi rassicurerà che non c'è bisogno di fare il papà iper-protettivo, che non c'è nessun bisogno che Rinoa venga protetta, allora? Ci sarai lo stesso forse? E come potrò riconoscerti?

Come posso anche solo sperarci, se in tutto questo tempo non sei mai venuta nemmeno nei miei sogni a rassicurarmi ed ascoltarmi?

Non so dove cercarti, Julia...

Elinor dice che Rinoa ti ha sempre trovato nelle stelle. E' lì che vivi? Nella notte? Tu amavi il tramonto. I momenti in cui nulla è nitido, ma tutto è sfuocato e crea i colori più impossibili.

Devo cercati nei tramonti, Julia?

Devo cercarti là fuori o basta che ti trovi qua dentro?

Eri tu a non voler venire, o io che non sapevo accettarti?

Forse...

Forse deve succedere come per Rinoa. Forse verrai da me quando sarai pronta a sentire quello che ho da dirti, come sono andate le cose e perché te l'ho taciuto invece che confessartelo, semplicemente e immediatamente. Forse a nulla serve che io mi scervelli per capire come avvicinarti: forse arriverà il momento in cui vorrai ascoltarmi e magari sarò io a non voler parlare, ma non importerà nulla.

A me, basta pulire il mio nome di fronte a voi due, e il resto non conta. Quando, come, perché...passano tutti in secondo piano. Mi basta che voi possiate ancora pensare a me senza...non so, rancore, odio, disprezzo, mi basta che possiate pensare a me come si pensa ad un marito e ad un padre.

Non so davvero come andrà a finire, Julia. Non ho più davvero il controllo di niente e Rinoa...Rinoa è grande, oramai, e ha trovato la sua strada. Nulla che io possa -che io voglia ostacolare. So già che sarà lei ad accettarmi come vorrà e quando vorrà, e tutto quello da cui sarò escluso andrà bene. So che me lo merito; so che mi son guadagnato ben poco in questi anni, in cui le ho riservato freddezza e l'ho costretta a cercare calore altrove.

Ma non importa. Tutto quello che potrò avere è già abbastanza, è già più di quanto potessi sperare.

L'unica cosa che desidero ora è la tua comprensione, Julia. Non il perdono, non mi aspetto tanto; ma la comprensione, l'ascolto...il fatto che tu mi venga a trovare nei sogni, questo sì.

Ma quando sarai pronta tu.

Prometto che ti piangerò come meriti. E non più chiudendomi qui dentro evitando il giudizio del mondo, le parole di conforto false e melliflue così come quelle sincere. Non ha senso. Tu non l'avresti voluto, avevi così tanta vita addosso che non potevi desiderare, per quanto fossi infuriata con me allora, che mi chiudessi in una prigione di vetro a fissare il giardino in cui giocavi con la piccola, o ad accarezzare fotografie annegando di colpa.

E prometto anche che ti ricorderò come meriti...viva, solare, sorridente e bellissima, magari mentre suoni il pianoforte, e io e Rinoa che fingiamo di ballare...ma sempre viva, reale, non più pallida e immobile come ti ho vista l'ultima volta.

Ricordo, ancora adesso, che avevi un sorriso sul volto. Avevi visto la tua vita passarti davanti, Julia? Era normale tu ne fossi orgogliosa e felice. Avevi fatto così tanto in quel poco tempo, cancellato i ricordi di una guerra orribile e inutile con la tua canzone, avevi amato, avevi avuto Rinoa, eri così impegnata in qualsiasi cosa...non potevi non sorridere di tutto quello che era stato. Vorrei tanto, sai, che tu avessi potuto fare di più, avere ancora davanti tutto il tempo che meritavi...e che io sento di averti portato via, e non so come mitigare questa colpa. Dovrò aspettare, mmmh? Hai promesso e io so che manterrai la promessa.

E ti prometto, anche, che io e Rinoa, il giorno del suo matrimonio, faremo in modo che la tua mancanza sia sentita come tu avresti voluto.

E prometto che ti aspetterò...quando vorrai.

Foss'anche questione di anni.


Nota dell'autrice per non so quale motivo, questo sito non accetta le righe di puntini con cui io sono solita rendere il silenzio dei miei personaggi. Evviva la volontà dell'autore, insomma, proprio all'insegna del rispetto. Per leggere i capitoli interi e non malamente tagliati, per favore andatesul mio profilo sull'EFP (lo trovate nel mio blog)e scegliete il racconto che preferite.
E scusate l'inghippo che non riesco a risolvere.