Capitolo 8 : Avvertimenti
Le settimane scorrevano velocemente. Dicembre era ormai alle porte. Hermione era guarita dall'influenza e Draco cercava in tutti i modi di evitarla. Nonostante vi provasse in tutti i modi, la cosa si stava rivelando altamente difficile, anche perché essendo Head Boy e Head Girl dovevano lavorare insieme. O per lo meno, era sempre Hermione quella che lavorava. Lui in sua presenza non riusciva a smettere di fissarla e rivivere quei momenti. Per fortuna quella domenica ci sarebbe stata la partita a distrarlo. Slytherin versus Gryffindor. Non poteva assolutamente perdere. Tutte le sue attenzioni dovevano essere rivolte esclusivamente al Boccino.
DOMENICA
La giornata era stupenda. Un tiepido sole illuminava il campo da Quiditch. La partita più attesa dell'anno era finalmente giunta. Tutti gli occhi erano puntati sull'eterna lotta fra i due migliori cercatori d Hogwarts: Harry Potter contro Draco Malfoy.
Anche Hermione stava osservando attentamente la partita. O almeno così sembrava. Di solito avrebbe urlato e fatto il tifo per Harry, ma oggi no. Oggi doveva riflettere. Il suo sguardo era fisso sui due ragazzi, ma la sua mente lavorava su altri pensieri. Ed era tutta colpa di Malfoy. Ogni volta che lo vedeva un campanello suonava nella sua testa. Sapeva che avrebbe dovuto ricordare qualcosa, ma non sapeva cosa. Come se non bastasse provava anche una forte ansia. La causa erano le sue visioni. Ormai ne era certa. Non potevano essere altro che visioni. Aveva fatto una ricerca in proposito in biblioteca: aveva scoperto che nel 90 dei casi le visioni si avverano e le sue non erano delle più piacevoli. L'unica cosa di cui era certa è che nulla gli sarebbe accaduto sul campo da Quidditch. O almeno così credeva.
Draco non riusciva a togliersi di dosso Potter. Entrambi avevano avvistato il boccino e la battaglia era iniziata. La velocità delle loro scope era impressionante, gli spettatori facevano fatica a seguirli. Poi fu un attimo. Entrambi i cercatori finirono sotto le gradinate. Tutti rimasero col fiato sospeso, lo stadio divenne improvvisamente silenzioso. Poi si udì un colpo. Hermione fu la prima a precipitarsi giù dalle scale. Quando giunse sul campo vide Harry emergere sulla sua scopa, tutto impolverato ma raggiante. Nella sua mano destra reggeva il boccino. Un boato di gioia si levò dagli spalti dei Gryffindors.
#Dov'è Malfoy?# e aumentò il passo. "Harry! Dov'è finito Malfoy? Perché non è insieme a te?" "E io che ne so? Sarà ancora là sotto." La ragazza corse sul bordo del campo e guardò giù. Dovette aspettare che la polvere si diradasse del tutto per riuscire finalmente a vederlo. Era sdraiato, immobile, per terra. La sua scopa giaceva a pochi metri da lui. Hermione tirò fuori la bacchetta e fece levitare il ragazzo fino sul prato. Nel frattempo erano accorsi il preside e ad alcuni professori. "Ottimo lavoro Signorina Granger, adesso ce ne occuperemo noi." Disse Dumbledore quando raggiunse la ragazza. " Dieci punti a Gryffindor per aver aiutato un compagno di un'altra casa. E che questo atto possa servire da esempio a tutti. "
Draco fu portato in infermeria. Il braccio destro e la gamba sinistra erano rotti. A tutto questo si aggiungeva una commozione cerebrale. Madama Chips era convinta che in una settimana sarebbe tornato come nuovo.
La notizia si sparse velocemente per la scuola. Quando Hermione lo venne a sapere, tirò un sospiro di sollievo. Harry e Ron subito se ne accorsero.
"Hermione!" sbottò Ron "Non eri mica preoccupata per quello? Vero?"
"Oh Ronald, non iniziare, ti prego!"
"Harry! L'hai vista vero? Era preoccupata per quell'essere."
"Hermione posso sapere cosa ti sta succedendo?"
"Adesso basta!" rispose seccata Hermione "Sono io che dovrei chiedervelo!" I due ragazzi la stavano osservando con tanto di occhi. "È vero che si tratta di Malfoy, ma è pur sempre un nostro compagno di scuola, un ragazzo della nostra età."
"Cosa c'entra questo adesso?" le domandò Ron sbigottito. "Se si fosse fatto male Harry non penso che Malfoy si sarebbe preoccupato per lui."
"E allora? Chi se ne frega! Smettila di osservare quello che fanno gli altri! Inizia un po' a pensare con il tuo cervello!" E se ne andò. Harry e Ron si fissavano sbalorditi.
"Ma che le è preso?"
"Boh! Sarà in quel periodo"
"Quel periodo?"
"Ma sì dai. Quel periodo in cui le donne diventano intrattabili e nervose. Credimi è una cosa insopportabile. Ogni volta che mia sorella è in quel periodo io la evito."
" Cavoli! Ron non ti invidio proprio!"
" Già. Ma poi passa. Senti perché siamo ancora qua? andiamo a festeggiare!"
"Giusto! Andiamo!" E se ne andarono anche loro.
Hermione percorreva decisa i corridoi. # Ma quand'è che Ron smetterà di rompermi le scatole? Adesso sai che faccio? Per dispetto vado a trovare Malfoy! Così imparano quei due!# e in due minuti si trovò di fronte all'entrata dell'infermeria. Stava per aprire la porta quando questa si spalancò davanti a lei. Pansy Parkinsons uscì di corsa e per poco non travolse Hermione. # Uh-oh, qualcuno ha litigato con il suo fidanzato!#
Draco era sdraiato con lo sguardo rivolto verso il soffitto. Sentì dei passi avvicinarsi al suo letto.
"Pansy è inutile che ci riprovi. Ho detto di no."
" Non è forse meglio controllare con chi stai parlando prima di aprire bocca?"
"Ah sei tu Granger! Perfetto! Oggi è proprio la mia giornata! Prima mi distruggo, poi perdo la partita, poi arriva Pansy a rompere e adesso tu a sfottermi! Perfetto!"
"Ti sbagli Malfoy, non sono venuta qui a sfotterti. Anche se mi piacerebbe, ma abbiamo fatto un patto e io rispetto sempre i patti."
"Come tutti i bravi Gryffindors, vero Granger? E allora che cosa vuoi?"
" Sono venuta qua per fare un dispetto a Ron."
Draco si voltò a fissarla.
"Non avevi detto che mi non avresti preso in giro?"
"Infatti. Sono stata franca con te."
Questa volta sul volto del ragazzo apparve un sorrisino sarcastico.
" Wow Granger. Sai che questo non è un comportamento da Gryffindors?"
" Quindi? Ma cosa avete tutti? Se faccio qualcosa di diverso dal normale, subito cominciate a rompere le scatole!"
" Ehi Granger! Vacci piano! Se ti sto rompendo le scatole, allora vattene."
Hermione si fermò un attimo a pensare.
"Hai ragione, non è colpa tua. Sono io che in questo periodo sono molto nervosa!" # Ma cosa sto facendo? Non dovrei confidarmi con Malfoy!#
"Granger comincio a sospettare che tu non sia tanto normale."
Hermione gli rifilò con uno sguardo di rimprovero.
"A quanto pare stai bene, quindi me ne vado." E si alzò. Ma una mano le prese il braccio.
"No aspetta. Stai qui ancora un po'."
La ragazza lo fissò sorpresa.
"Bè meglio tu che il silenzio no?"
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Draco fissava il soffito. I suoi occhi ormai si erano abituati al buio. Non riusciva a prendere sonno. Da ormai tre giorni giaceva nel letto dell'ospedale della scuola. La Granger non era più venuta a trovarlo. E questo gli dava fastidio. Anzi, più che dargli fastidio lo faceva stare male. Draco non sopportava di stare male, e soprattutto non riusciva a capire perché ci stesse tanto male. Ripensava all'altro giorno. Quando lei gli aveva detto che se ne sarebbe andata, aveva provato una fitta al cuore. Non voleva che se ne andasse, stava bene con lei. Un dubbio si stava insinuando nella sua mente…..Le voleva bene? Non lo sapeva. L'unica cosa di cui era certo era che senza di lei stava male. Una sensazione simile l'aveva provata solo con sua madre. Con Pansy non gli era mai successo e neanche con nessuna delle ragazze con cui era stato.
"Buonasera Draco"
Le pupille del ragazzo si allargarono. Il suo cuore iniziò ad aumentare i battiti a causa della paura. Non riuscì a pronunciare una sola parola.
"Cosa succede Draco? Non si saluta più il proprio padre? Non quello che ti ho insegnato."
"Buonasera padre." Rispose Draco freddamente, cercando di mantenere la sua voce calma.
"Così va meglio. Ora, ti starai chiedendo cosa di faccio in questo posto e a quest'ora della notte."
# Sicuramente non sei venuto a trovare tuo figlio brutto bastardo #
"Ebbene Draco sappi che sono molto deluso per quello che è successo qualche giorno fa. Ed è per questo che sono qua. Non tollero che un Malfoy si faccia umiliare in questo modo. CRUCIATUS!"
E da quel momento Draco chiuse la sua mente cercando di non pensare a nulla. Ma di fronte agli occhi gli venne automaticamente l'immagine della Granger. # Forse pensando a lei farà meno male #
Suo padre abbassò momentaneamente la bacchetta per osservare il ragazzo. Draco a causa del dolore era caduto giù dal letto e adesso si contorceva per il dolore provocatogli dall'incantesimo.
" Un'altra cosa Draco: ho saputo che ultimamente sei in buoni rapporti con quella schifosa mezzosangue."
Draco non potè fare a meno di osservare preoccupato il padre.
"Allora è vero." Il tono era diventato più minaccioso. "Esigo che tu la smetta immediatamente. Se così non fosse questo è solo un assaggio di quello che ti capiterà. CR-"
"MALFOY!"
Lucius Malfoy si trovò di fronte il preside Albus Dumbledore.
"Buonasera Dumbledore."
"Potrei sapere che cosa ci fa lei qui signor Malfoy?"
" Ovviamente sono venuto a trovare mio figlio."
" Ovviamente."
" Non è nei doveri di un padre accudire il proprio figlio?"
"Certamente. Ed è anche dovere di un buon padre rispettare le scelte dei figli."
I due uomini si squadrarono a lungo.
"E adesso signor Malfoy, la pregherei di lasciare la scuola, suo figlio dopotutto ha bisogno di riposo."
"Certamente. Allora Draco, sono stato abbastanza chiaro?"
"Cristallino." Rispose il ragazzo cercando di sollevarsi. E con un cenno del capo, Lucius Malfoy lasciò la stanza.
Non appena se ne fu andato il preside aiutò Draco a rimettersi a letto.
"Mi dispiace signor Malfoy di non essere riuscito ad intervenire in tempo."
"Non si preoccupi signor preside, ci sono abituato."
"Si ricorda quello che le ho detto all'inizio dell'anno, vero?"
"Certo. Ma…non avrò mai il coraggio di denunciarlo."
"Dovrebbe farlo invece, non può continuare così. Sa che io senza prove non posso proprio aiutarla."
"Lo so. Ma sono troppo codardo e vigliacco per farlo."
Il preside osservò a lungo il ragazzo che aveva di fronte, e provò un forte senso di impotenza.
"Forse qualcun altro saprà convincerla meglio di me. Buonanotte signor Malfoy."
Draco non riuscì a comprendere le ultime parole del preside, ed essendo troppo stanco per pensarci si addormentò di un sonno senza sogni.
