L'uomo sulla luna

(Man on the Moon)

"Sono molto colpita signor Black."

Trasalendo visibilmente, Sirius Black alzò lo sguardo verso la sua insegnate di Astronomia. Tanto per cominciare aveva creduto di essere da solo nella Torre di Astronomia.

La professoressa gli sorrise.

"Non sto facendo del sarcasmo, per quanto devo ammettere di essere sorpresa di trovarla qui. Pensavo di aver chiuso per la notte."

Sirius arrossì.

"Lo aveva fatto," rispose. "Ho aperto io per la notte."

La professoressa Starkey rise.

"Ben detto giovanotto. Ma," aggiunse indicando la pergamena su cui Sirius stava lavorando, "sono colpita. La maggior parte degli studenti non si accollano l'onere di calcolare a mano le fasi lunari.

Sirius guardò i calcoli e le date che aveva di fronte.

Il tassello mancante. Una mappa delle fasi lunari.

Sirius deglutì, in parte per l'enormità di quanto aveva scoperto ed in parte con la consapevolezza di dover continuare la conversazione.

"Beh," disse infine, "i calendari possono essere imprecisi, no?"

"Dipende dai calendari," disse Starkey. "I miei sono abbastanza accurati. Li pubblico ogni anno nell'Almanacco del Mago."

"Se lo avessi saputo mi sarei risparmiano un sacco di lavoro." Bene, pensò: sii disinvolto. Pensa nel presente. Forse non noterà che stai tremando.

Starkey rise: "Non essere mai dispiaciuto di aver fatto del lavoro in più. Infatti, solo il mese scorso, uno dei suoi compagni di dormitorio ha notato che ho sbagliato a calcolare il sorgere della luna di almeno trenta secondi"

"Si, Remus è molto bravo in Astronomia," disse Sirius. Una parte di lui sperava che Starkey dicesse, "Oh, non è stato il signor Lupin," ma chi altri avrebbe potuto essere? Accidenti, la pergamena apparteneva a Remus. L'aveva sottratta mentre l'altro ragazzo stava cenando. Era andato da solo nella Torre di Astronomia per cercare di interpretarla, ma solo perché pensava che li sarebbe stato solo. Sapeva che la pergamena era importante per l'altro ragazzo, ma sapeva anche che si sarebbe potuto trattare solo del compito di Aritmazia; il suo compagno, sebbene frequentasse solo il secondo anno, frequentava già un paio di classi avanzate. Non voleva confrontare Lupin con le prove della sua… studiosità.

Tuttavia Starkey confermò i sospetti di Sirius.

"Si" disse, sembrando compiaciuta. "Il signor Lupin e un astronomo estremamente dotato. Penso che abbia preso il suo talento da sua madre."

Continua a parlare, si disse. Fa conversazione. Sirius frugò nel cervello per trovare il poco che sapeva dell'altro ragazzo.

"La sua mamma è un astronomo Babbano," disse. "Guarda le meteore o qualcosa del genere."

"Sta conducendo un esauriente studio delle lune di Giove," disse Starkey.

Si ricordò improvvisamente di un'altra cosa che Remus gli aveva detto.

"Professoressa, è vero che i Babbani hanno mandato delle persone a vivere sulla Luna? Lo ha detto Remus, ma…"

"E' difficile crederlo, non è vero? La scienza dei Babbani è progredita enormemente negli ultimi secoli – non hanno raggiunto il livello della magia, naturalmente, ma in alcuni ambiti ci hanno superati."

"Così ci sono veramente Babbani che vivono sulla luna?"

Starkey ridacchiò: "Pensò che abbia frainteso il signor Lupin. I Babbani hanno davvero inviato un certo numero di esploratori sulla luna, ma nessuno di loro vive li. Penso che restino lì solo per alcuni giorni."

"Penso così sia più credibile."

"Direi di si. Signor Black?"

"Si, signora?"

"Le dispiace se chiudo per la notte? Definitivamente, intendo?"

Sirius colse l'allusione.

"Vado." Poi, come misura preventiva disse: "Grazie per non avermi messo in punizione."

"Ah, ma lo sto facendo. Domani sera mi dovrà spiegare esattamente come ha superato le serrature."

"Sissignora."

Si affrettò ad uscire, riflettendo che la punizione avrebbe potuto essere molto peggiore.

Sapeva che sarebbe dovuto tornare alla torre dei Grifondoro. Il suo primo impulso fu di andare da Dumbledore, ma Dumbledore doveva già saperlo per forza. Avrebbe potuto usare un Incantesimo della Memoria su Sirius per fargli dimenticare quello che aveva scoperto su Remus Lupin e Sirius decisamente non voleva che succedesse.

Normalmente, quando Sirius camminava soprapensiero, si ritrovava fuori dalla torre dei Grifondoro, di fronte alla ritratto della Signora Grassa. Questa volta si ritrovò in infermeria.

"Signor Black?

Sirius si voltò e si trovò faccia a faccia con la guaritrice della scuola, Madam Pomfrey. Fece un ampio sorriso; James sarebbe stato geloso. Il suo migliore amico e compagno di dormitorio, James Potter, aveva una cotta per lei (Sirius se l'era presa quando James lo aveva confessato: "E' così vecchia! Deve avere almeno venticinque anni").

"Sei malato, signor Black? Altrimenti stai violando il coprifuoco."

"Posso vedere Remus per favore?

"Sta dormendo signor Black. E, come ho già detto, stai violando il coprifuoco."

Sirius frugò nelle tasche ed estrasse una Cioccorana.

"Posso lasciargliela? Con un biglietto? Per favore?"

Poppy PomFrey sospirò. Sapeva che, prima o poi, sarebbe dovuta diventare molto più dura con gli studenti… ma non stanotte. Quel povero ragazzo non aveva mai avuto visite; questa era la prima volta che uno dei suoi compagni chiedeva sue notizie.

"Puoi lasciargliela sul comodino. Ma non osare svegliarlo!"

"Non lo farò signora. Grazie signora."

Sirius appoggiò il dolce sul tavolino accanto al letto di Lupin. Osservò l'altro ragazzo per un momento. Il chiaro di luna filtrava da una finestra vicina, inondando il viso del ragazzo addormentato, facendolo sembrare ancora più pallido del solito. O forse era veramente così pallido, così esausto. Aveva lunghe ciglia castano dorato, delicatamente ricurve. Le sue labbra erano pallide, leggermente dischiuse e ricordavano sempre a Sirius delle fragole. Una delle mani era posata sul petto, le dita sottili piegate con grazia.

Non sembrava un mostro.

Ma lo era.

Sirius prese la mappa lunare dalla tasca. La aprì e scrisse in fondo "Io so."

La lasciò accanto al dolce.

La mattina seguente, a colazione, Remus Lupin era silenzioso e riservato – non che normalmente non lo fosse. Lanciò delle lunghe occhiate a Sirius, il quale, come al solito, stava scherzando con James. Peter, anche lui come suo solito, li ascoltava, ridendo delle loro battute e praticamente pendendo dalle loro labbra.

Finalmente Sirius si voltò verso di lui.

"Hai trovato il dolcetto?"

Lupin annuì.

"Ehi, da quando dai a Lupin dei dolci, scemo?" chiese James amichevolmente.

"Da quando è stato male. Ha passato la notte in infermeria."

"Sei andato in infermeria senza di me?" chiese James, offeso.

"Certo! Pensi che mi sarebbe piaciuto essere messo in imbarazzo da un grosso imbecille sbavante come te?" Poi continuò, fingendosi estasiato: "Oh, Poppy" gemette, imitando l'accento di James "ti amo così tanto! Ti prego, fuggi con me!"

"Scemo!" James iniziò a lanciargli contro pezzetti di croissant.

"Cosa hai avuto?" chiese Peter gentilmente.

"Oh, ecco –"

"Si" disse James, improvvisamente interessato "pensavo avessi detto che tua madre stava male."

"Lei è stata male il mese scorso, buffone quattrocchi" disse Sirius. "Snape gli ha fatto il malocchio. Gambe di Gelatina".

James fece una smorfia.

"Mi dispiace Loopy."

"Non c'è problema" sussurrò Lupin.

"A dire la verità c'è" disse Sirius, gettando un braccio sulla spalla dell'altro ragazzo. "Non ti preoccupare, penseremo a come vendicarci di Capelli Unti." Sorrise a Lupin che sembrava molto confuso.

"Ho, ehm, ricevuto il tuo messaggio" disse esitante il ragazzo.

"Ooooooooooh, hai scritto a Loopy una lettera d'amore?" squittì James fingendosi eccitato.

"Si" disse Sirius, " gli ho confessato il mio amore eterno. Siamo finocchi e ci speseremo il giorno di

San Valentino."

"Uhm, non penso proprio" disse Remus a voce bassa, spostando via dalla spalla il braccio di Sirius.

James e, dopo un momento, Peter risero deliziati.

"Penso di avere io possibilità migliori con Pomfrey.

Sirius faceva coppia con James in tutte le classi ad eccezione di Storia della Magia. Peter e Remus erano gli unici tra i compagni di stanza che riuscissero a restare abbastanza svegli da poter prendere appunti; James e Sirius erano stati messi in punizione quando persino l'ignaro Binns aveva notato che entrambi erano profondamente addormentati. Peter era stato contento di poter passare più tempo idolatrando James da vicino. Sirius venne affiancato a Remus.

Fu probabilmente questo, ipotizzò Sirius, che lo aveva reso più che solo vagamente consapevole dell'esistenza dell'altro ragazzo. Remus era silenzioso in modo quasi soprannaturale e stava sempre sulle sue. Non giocava a Quidditch e, per quanto ne sapeva Sirius, non andava nemmeno alle partite. Non faceva nulla che esigesse compagnia. Sirius era stato felice di divertirsi con James e disposto a tollerare che Peter li seguisse ovunque. Lupin… Lupin semplicemente non veniva rilevato dal suo radar personale. Sapeva che l'altro ragazzo c'era e gli parlava, ma la cosa non andava mai oltre uno scambio di cortesie.

Improvvisamente, però, era stato costretto a stare in compagnia di Lupin con poco altro che potesse distrarlo. James e Peter sedevano dall'altra parte della classe e Sirius non voleva rischiare un'altra punizione con Binns; la prima era stata così noiosa che era disposto a giurare di esserne quasi morto. Così iniziò a concentrarsi sul suo nuovo partner. Notò uno schema – ogni volta che iniziava a pensare a Remus Lupin, la sua mente iniziava a vagare. Se si sforzava di pensare all'altro ragazzo, aveva una reazione fisica – un mal di testa o di stomaco o un dolore improvviso. Se, ignorando il dolore, continuava a concentrarsi sull'altro ragazzo, i sintomi peggioravano: nausea, vertigini.

In altre parole, tutti i sintomi di un eccellente Incantesimo della Memoria.

Iniziò, quindi, ad osservare con attenzione il modo in cui James e Peter interagivano con Remus Lupin. Non lo facevano. James sembrava essere a malapena consapevole dell'esistenza dell'altro ragazzo. I suoi soprannomi per Lupin cambiavano continuamente: oggi Loopy, ma domani – se James gli parlava – sarebbe potuto diventare Loops, o Looper, o Loony, o qualsiasi altra variazione. Peter sembrava più consapevole, ma in modo irritato, quando l'altro ragazzo gli sottraeva la preziosa attenzione di James o Sirius.

Così era appropriato, pensò Sirius, che fosse durante una lezione di Binns che scrisse a Lupin un altro messaggio. Penso di aver capito quasi tutto. Vorrei che tu mi precisassi alcuni dettagli.

Lupin gli rispose: Dopo pranzo? Abbiamo una pausa.

Si.

Lupin fissò a lungo la pergamena, poi scrisse: Lo dirai?

Non lo so.

Liberarsi di James e Peter dopo pranzo era stato difficile. Tanto per cominciare, James non riusciva a capire perché non fosse invitato. All'improvviso, però, gli venne mal di testa. L'incantesimo della Memoria, pensò Sirius – e Peter tornò con lui al dormitorio.

Seduto di fronte al lago sotto un albero, Sirius si rese improvvisamente conto di non sapere da dove incominciare. Alla fine, con tono indifferente, disse: "Così sei un lupo mannaro".

"Si" rispose Lupin a voce bassa.

"E' abbastanza ovvio, se consideri tutti i segni. Strano che mi ci sia voluto un anno e mezzo per capirlo".

"Non è così" la voce di Lupin era incredibilmente bassa. "Non la prima volta".

"L'hanno scorso, quando l'ho capito?"

"Novembre. Dopo solo tre lune piene".

"Sono bravo" disse Sirius, un po' orgoglioso di se.

"Davvero".

"E Dumbledore ha posto un Incantesimo della Memoria su di noi? Su Jamey, Peter e me, intendo dire. Ovviamente non su di te".

"E' così".

"Perché?"

"Ecco, sei come… uscito di testa".

"Davvero?"

"Si. Tutti voi l'avete fatto. Ma tu – tu eri davvero furioso. Hai detto che non volevi dividere il dormitorio con un mostro".

"Ho detto questo?"

"Hai detto anche di peggio".

"Cosa?"

Lupin alzò lo sguardo su di lui.

"Vuoi davvero saperlo?"

"Si. Cos'altro ho detto?"

"Tu… tu hai detto che sono un abominio contro natura. Hai detto che dovrei essere abbattuto".

Sirius restò a bocca aperta.

"L'ho detto io?"

"Gia".

"Tu cos'hai detto?"

"Non molto. Soprattutto ho pianto".

"Non ti posso biasimare".

Entrambi fissarono a lungo il lago. Poi Sirius disse, molto gentilmente: "Lo sento spesso a casa".

"Cosa senti?"

"Mia madre me lo urla. 'Sei un abominio contro natura e dovresti essere abbattuto'. Sai, se indosso vestiti Babbani o ascolta musica gabbana. Accidenti, una volta me lo ha detto quando mi a scoperto a mangiare delle caramelle gabbane".

"Tua madre lo dice? A te?"

"Già. Così, guarda, mi dispiace davvero di averlo detto. Nessuno dovrebbe sentirlo".

"Grazie".

Stettero in silenzio un altro po'. Questa volta fu Remus a rompere il silenzio.

"Allora, cosa farai?"

"Beh, chiederò a Dumbledore di toglierci l'Incantesimo della Memoria. James e Pete hanno il diritto di sapere. Tu… tu hai il diritto di, non so, di non vivere ai margini. Dovresti essere parte del gruppo".

"Se… e se, quando Dumbledore toglierà l'Incatesimo, mi odierai di nuovo? Adesso sei davvero gentile, ma forse fa solo parte dell'Incantesimo".

"Bene, allora lo rimetterà e tutto tornerà come prima. Ma voglio provare".

"Okay".

Quando Sirius e Remus rientrarono nel dormitorio, James e Peter li stavano aspettando con la novità che Dumbledore voleva vederli nel suo ufficio.

"In qualche modo deve saperlo" disse Sirius.

"Probabilmente è l'Incantesimo" ipotizzò Remus.

"Quale incantesimo?" chiese James.

"Dumbledore ve lo dirà" disse Sirius. Non voleva rischiare un'altra scenata nel dormitorio.

In seguito Remus ricordò quell'incontro come il più difficile che avesse avuto a scuola; neppure la pressione dei NEWT fu paragonabile all'aspettare che Dumbledore annullasse l'Incantesimo della Memoria.

Ricordarono che Lupin era un lupo mannaro. Ricordarono lo scontro nel dormitorio. Ricordarono James e Sirius che affrontavano Dumbledore esigendo che Lupin venisse espulso. Ricordarono i singhiozzi frenetici del lupo mannaro mentre li implorava di perdonarlo: "Mi dispiace di aver mentito, volevo solo degli amici, io volevo solo piacervi, per favore, mi dispiace, per favore…"

A Sirius sfuggì un singhiozzo mentre riacquistò memoria di questo particolare ricordo; afferrò Remus tra le braccia e disse: "Non hai nulla di cui scusarti. Mi dispiace per tutte le cose orribili che ti ho detto, mi dispiace tanto".

"Non posso credere di essermi comportato così" mormorò James. "Devi odiarmi".

Lupin scosse il capo: "Mai".

"Bene, allora sei migliore di me" disse James. "Io non potrei perdonare qualcuno per avermi detto le cose che io ho detto a te".

"Si che potresti" disse piano Lupin. "Se dovessi farlo. Così potresti…"

"Così potrei cosa?" chiese James.

"Così potresti avere degli amici" terminò Sirius. Sciolse Lupin dall'abbraccio, ma fece scivolare una mano in una di quelle del lupo mannaro.

"Allora… è tutto?" chiese Peter. "Adesso saremo tutti amici… come se niente fosse?"

"Sarebbe la situazione ideale" disse Dumbledore. "Capisco che saranno necessari degli aggiustamenti da parte di tutti voi. Devo però dirvi, ragazzi, quanto sono orgoglioso di voi. L'Incantesimo della Memoria era programmato in modo che iniziasse a svanire non appena foste stati abbastanza maturi da gestire la situazione. In effetti, avevo detto a Mr. Lupin di non aspettarselo".

"Perché gli avete detto una cosa simile?" chiese Sirius un poco offeso..

"Perché la speranza può essere crudele" disse piano Remus, stringendo la mano del suo nuovo amico.

Per quello che lo riguardava, il prossimo compito di Sirius era quello di riempire gli spazi vuoti relativi a Lupin. Iniziò a cena, interrogando instancabilmente l'altro ragazzo sulla sua vita, sulla sua famiglia, su tutto quello a cui riuscì a pensare. Infine giunsero all'astronomia.

"Starkey giura che è vero" disse Sirius quando James si rifiutò di credere che i Babbani avessero mandato un uomo sulla luna. "Dice che non ci vivono, ma ci hanno inviato degli esploratori".

"Hanno riportato delle rocce" disse Lupin. "Le ho viste".

"Ti è… ti è successo qualcosa quando le hai viste?"

Lupin sorrise.

"Si… mi sono sentito bene. Ma non penso sia stato perché erano pezzi della luna. Penso sia stato perché arrivavano da un posto incredibilmente lontano ma erano li, davanti a me. E' stato davvero bello".

Sirius fece qualcosa che aveva fatto per la prima volta solo quel mattino: mise un braccio intorno alle spalle di Lupin.

Questa volta, Lupin si lasciò andare un poco.

Non ha più paura, pensò Sirius. E neppure io.