Aphrodite, in piedi davanti all'armadio aperto, si limitò a rivolgergli uno sguardo omicida, senza dire nulla. Tra le mani una piccola borsa di pelle, in cui stava riponendo alcuni effetti personali di Mu.

- Che cosa stai facendo Pesci?! - l'indiano sentì rapidamente il sangue salire al cervello vedendo che qualcuno che non fosse lui toccava con disinvoltura le cose di Mu, e proprio lì, nella loro camera da letto. I denti serrati, avanzò pericolosamente verso il dodicesimo guardiano che, per nulla intimidito, continuava a fare ciò che stava facendo prima di quell'interruzione.

- Niente che non mi abbia chiesto Mu esplicitamente - rispose in tono annoiato, sottolineando l'ultima parola, mentre piegava e riponeva con cura una delle tuniche del tibetano.

- Che significa questo? Dove diavolo è Mu?! - Shaka non si preoccupò neanche più di mantenere la solita impassibilità...vedere quella scena, un estraneo nella loro camera da letto, nel loro luogo più privato, profanare la sacralità della loro intimità, lo rendeva furioso.

- Calmati Buddha! - un sopracciglio alzato, il mento sollevato, non avrebbe dato a quel biondo arrogante la soddisfazione di sapere che il suo amico non stava affatto bene.

- Mu è vivo e vegeto, e sta bene. Anche se, devo ammetterlo, hai fatto un lavoro eccellente oggi! Comunque, prima che tu possa agitarti, mi ha solo chiesto di prendergli alcune cose per cambiarsi. È a casa di Camus, e, se ben ricordi, questa sera è prevista la cena che Saori organizza tutti i mesi insieme a tutti i cavalieri... hai presente? Quella a cui non puoi non andare se vuoi continuare a ricevere acqua, elettricità,... - accompagnava le parole con un gesto della mano, come se stesse parlando ad un bambino.

Shaka, statico, fissava con gli occhi chiusi un punto immaginario. Aveva completamente dimenticato l'evento. Dopo tutto quello che era accaduto quel giorno, la cena con Saori era l'ultimo dei suoi pensieri...anzi, neanche quello.

Tuttavia, la dea era stata molto chiara quando aveva inaugurato la tradizione mensile di cenare tutti insieme al tredicesimo tempio...nessuno escluso, tutti i suoi cavalieri, comprese anche le amazzoni, avrebbero dovuto condividere quel momento di fratellanza ed amicizia.

- Ok, io ho finito, me ne vado - agitando solo le dita, Aphrodite passò davanti a Shaka, che, ancora immobile nella sua posizione, non rispose - ci vediamo più tardi - la sua voce più lontana, mentre usciva dalla casa dell'Ariete portando con sé la borsa che aveva preparato.

Allo Scorpione, che era rimasto fuori dalla camera da letto, riservò solo uno sguardo di traverso.

Milo aveva ascoltato tutto, l'idea che ora Mu fosse insieme a Camus, condividendo l'intimità del suo tempio, lo stava facendo impazzire. Ma quando fece per avvicinarsi al sesto guardiano, ciò che vide che gli fece gelare il sangue nelle vene, facendo morire sul nascere qualsiasi parola.

Shaka aveva aperto gli occhi, e la sua espressione poco amichevole non lasciava adito a dubbi. Da lì a breve lo avrebbe attaccato.

Non nascondendo la paura sul suo volto, lo Scorpione fece alcuni passi indietro, temendo che, se si fosse girato di spalle, il soggiorno di Mu sarebbe stato l'ultima cosa che avrebbe visto prima di morire di nuovo; solo quando fu certo di essere fuori dalla vista della Vergine, girò i tacchi, dirigendosi verso l'uscita del tempio ad una velocità sorprendente.

Rimasto solo, Shaka vagò con lo sguardo per la stanza, sentendo una lama conficcarsi nel suo cuore. L'arredo era semplice, ma curato nei mini dettagli; ognuno di quei mobili era stato creato da Mu, e nella sua semplicità era stato fatto con cura, con precisione, con amore, come tutto quello che Mu faceva con le proprie mani...una lacrima di dolore gli sfuggì dagli occhi attraversandogli il viso fino alla linea del mento.

Proprio lì, su quel letto pulito ed ordinato, si erano dati l'un l'altro con amore la prima volta... i ricordi gli attraversarono la mente, mentre le scene di passione e di estasi che avevano vissuto in quella stanza gli strinsero il cuore in una morsa dolorosa.

Non potendo indugiare oltre in quel luogo, poiché, a causa della sua avventatezza si era privato lui stesso di quel diritto, con rammarico si voltò per lasciare la stanza, chiuse con cura la porta e si avviò verso l'uscita in direzione del sesto tempio, dove, solo con i suoi rimpianti, avrebbe avuto tutto il tempo di meditare prima di dover andare alla cena di Saori.

Tempio dell'Acquario

- Come stai Mu? - Camus si stava asciugando i capelli con un asciugamano, un altro legato alla vita, era appena uscito dal bagno, dopo aver lasciato che l'amico si lavasse per primo.

Fino ad allora erano rimasti in silenzio per tutto il tempo; anche durante il viaggio che avevano fatto insieme dal Colosseo all'undicesimo tempio, Camus aveva rispettato la volontà di Mu. Sapeva che avrebbe parlato solo quando si fosse sentito pronto. Lo ha rispettato come aveva sempre fatto Mu con lui.

Gli smeraldi fissi sul pavimento, Mu si destò quando sentì la voce dell'Acquario.

Un sorriso triste sul volto, si voltò verso l'amico scuotendo lentamente la testa da una parte all'altra - Non lo so Camus, ti giuro che da quando ho lasciato la mia casa questa mattina, non ho capito più nulla - seduto sul divano del soggiorno, coperto solo da un telo legato alla vita, i capelli color lavanda ancora umidi lasciati ad asciugare all'aria, Mu si strofinò il viso con le mani - credimi, vorrei piangere, ma mi sembra tutto talmente surreale, che non riesco a fare nemmeno questo... - un sospiro pesante gli sfuggì dalle labbra.

Camus stava per dire qualcosa quando una voce squillante echeggiò all'ingresso del suo tempio.

- Ragazzi...siete presentabili? No, beh, non è tanto per me sia chiaro, sapete che non mi formalizzo, anche perché le docce comuni sono sempre state all'ordine del giorno in questo Santuario... ma non credo che Maschera sarebbe tanto felice all'idea che io sia qui insieme a due statue greche di immenso splendore! - a dispetto di quanto detto, Dite era entrato senza cerimonie nel soggiorno di Camus, strizzando l'occhio mentre pronunciava l'ultima frase.

- Niente che tu non abbia già visto prima, innumerevoli volte... - le braccia incrociate, Camus si limitò ad una leggera increspatura delle labbra. Da quando frequentava Mu aveva inevitabilmente preso più confidenza con Aphrodite e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, quello svedese pazzo riusciva a metterlo sempre di buonumore.

Mu rispose con un sorriso gentile - Grazie per esserti disturbato, Dite, mi hai fatto un grande favore, non avevo proprio voglia di vedere nessuno passare da casa mia né di dover rispondere alle domande... -.

- E hai fatto bene mio caro! - lo interruppe prontamente lo svedese - Non sai chi si è presentato a casa tua mentre stavo preparando le tue cose... - aggiunse facendo dondolare la borsa di pelle che portava ancora tra le mani.

Mu e Camus si guardarono perplessi, aggrottando le sopracciglia.

- Proprio lui...il tuo Buddha personale! - disse puntando l'indice verso l'Ariete - E permettimi di dirti che non era per niente contento di vedermi in camera tua...credo che stesse per togliermi uno dei sensi - aggiunse pensieroso portando il dito alle labbra.

- Shaka... - Mu alzò uno dei tika che aveva sulla fronte, perplesso, riflettendo su quello che aveva detto Dite. Che ci faceva Shaka a casa sua?

- Aspetta perché non era solo - il dodicesimo guardiano si rivolse a Camus - c'era anche il tuo ex amico, lo Scorpione amareggiato... ma credo che Buddha, dalla faccia che aveva, lo abbia mandato in uno dei sei inferni dopo che sono andato via! - aggiunse alzando le spalle.

Camus strinse gli occhi, il sospetto che aveva avuto quella mattina si stava rafforzando... Milo c'entrava qualcosa in tutto questo, e se così fosse, non era affatto stupito. Tuttavia, per quanto sapesse che Milo aveva le sue ragioni per essere ferito e amareggiato, indipendentemente da qualunque idea avesse in testa, non gli avrebbe permesso di fare del male ad altre persone, soprattutto ai suoi amici.

- A che cosa stai pensando? - anche triste e avvilito, Mu poteva quasi sentire il rumore degli ingranaggi mentali di Camus che lavoravano incessantemente.

- Niente, solo qualche idea qua e là - Camus fece un gesto di noncuranza con la mano - ma non appena avrò le idee un po' più chiare, sarai il primo a conoscerle -.

Mu annuì senza insistere, ma qualche idea cominciò a formarsi nella sua mente.

- Bene, ragazzi, allora ci vediamo più tardi! Vado, altrimenti chi lo sente il mio italiano... - con gli occhi rivolti al cielo in un'ultima espressione buffa, Dite lasciò i suoi amici per salire la rampa finale che portava al suo tempio. Avrebbe dovuto prepararsi per la serata, e ci sarebbe voluto, come al solito, molto, molto tempo.

Senza aggiungere altro sull'argomento, anche Mu e Camus si prepararono per andare alla famigerata cena organizzata da Saori.