Sala patriarcale

Quando Shaka arrivò al tredicesimo tempio, le sue orecchie erano già ampiamente ferite dalla musica assordante. Abituato al silenzio del suo tempio o, al massimo, al rumore degli attrezzi di Mu quando gli teneva compagnia alla fucina, la confusione creata da tutte quelle persone insieme era la ciliegina sulla torta per garantirgli un sicuro mal di testa.

La sala era gremita, come tutti i mesi, di cavalieri di ogni ordine e grado, comprese le amazzoni, che nelle occasioni ufficiali continuavano ad indossare la maschera, nonostante Saori avesse dato loro il permesso di toglierle quando volevano.

Istintivamente, cercò tra la folla una testa di capelli color lavanda, ma l'unica simile che vide si rivelò essere quella di Saori. Sbuffando, si avvicinò al buffet, dove si trovavano alcuni compagni d'armi; non era in vena di fare conversazione, ma non potendo rimanere fermo ed immobile all'ingresso, si diresse verso i suoi parigrado, sperando che non gli rivolgessero alcuna domanda sui fatti recenti.

Saga e Aldebaran stavano discutendo allegramente, il secondo più del primo, dato che aveva già dato fondo a diversi bicchieri di vino.

- Ehi Shaka! Sei venuto? - domandò Saga sorpreso vedendo il biondo avvicinarsi a loro.

- Avevo scelta? - Shaka rispose con una smorfia.

- No, beh, sai... - Aldebaran cercò di dire qualcosa, ma il tasso alcolico gli impediva di intavolare un discorso decente - niente - concluse alzando le spalle.

Arrivato da cinque minuti, Shaka aveva già voglia di tornarsene al sesto tempio. Quel convivio per lui non aveva alcun senso, era andato pensando di stare lì il minor tempo possibile per fare la sua presenza, ma soprattutto, per poter finalmente parlare con Mu.

Ma qualcuno aveva altri piani.

Milo aveva puntato l'indiano da quando aveva messo piede nella sala del Patriarca. In disparte, era circondato da alcune amazzoni e da Misty, il cavaliere d'argento della Lucertola, con cui lo Scorpione si intratteneva di tanto in tanto, in vari modi, quando non aveva voglia di stare da solo. Per ovvie ragioni, l'argomento del giorno era la separazione di Vergine ed Ariete, e l'ilarità che regnava in quel gruppo, denotava che anche lì l'alcol stava svolgendo il suo ruolo. In nessun altro modo cavalieri di rango inferiore avrebbero potuto sghignazzare dei loro superiori.

Da un lato della sala si potevano vedere anche i cavalieri di bronzo, che, essendo i più vicini a Saori, non avrebbero mai potuto mancare a questi eventi a cui la ragazza teneva tanto.

Milo sapeva, come tutti, che Ikki di Phoenix aveva sempre avuto, dal momento dello scontro nella battaglia delle dodici case, una passione malcelata per un "certo" biondo, che però, ogni qualvolta aveva provato ad avvicinare, non gli aveva mai nascosto il suo disinteresse.

Shaka aveva molto apprezzamento per i ragazzi che coraggiosamente avevano sfidato il mondo per amore della propria dea, tuttavia, i suoi sentimenti finivano lì.

Intravedendo nella presenza di Ikki una possibilità di mettere una pietra tombale sulla relazione tra i cavalieri più spirituali del Santuario, Milo si diresse verso i ragazzi di bronzo, fingendo interesse nei loro confronti.

- Buonasera ragazzi, è un piacere rivedervi! - sorridente, Milo interruppe il loro discorso - che si dice? -.

- Buonasera Milo! - Seiya rispose allegramente, probabilmente stava approfittando di quella serata per bere un po' più del solito - beh, stavamo commentando la grande notizia del giorno... sai...la rottura... - decisamente su di giri, non aveva notato di parlare a voce un po' alta.

- Niente che ci riguardi! - lo interruppe Shun che, sempre gentile e corretto, non aveva intenzione di spettegolare su quel fatto privato.

- Ah, sì, molto spiacevole... - Milo finse un'espressione contrita, poi rivolgendosi a Ikki, che non aveva neanche risposto al suo saluto - che ne pensi Ikki? -.

- Che non siano fatti miei...nè tantomeno tuoi! - fu la secca risposta della Fenice che, facendo vagare lo sguardo intorno alla sala, prese un lungo sorso di birra direttamente dalla bottiglia.

Bene, bene, pensò Milo, questo sciocco ragazzo farà giusto al caso mio...

Infastidito dalla presenza dell'ottavo guardiano, Ikki lasciò i suoi compagni per dirigersi verso il buffet. Se da un lato la notizia della rottura tra Mu e Shaka lo aveva reso felice, perché poteva nuovamente nutrire la speranza che il biondo lo notasse, dall'altra gli sembrava tutto molto strano. Nessuno più di lui aveva osservato Shaka nel corso del tempo, e sapeva, nonostante questo gli facesse male, che nel cuore del sesto guardiano fosse tatuato il nome dell'Ariete. Non gli sembrava possibile che, da un momento all'altro, un amore così forte fosse semplicemente svanito. Doveva esserci sicuramente dell'altro.

Concentrato sui suoi pensieri, non si era accorto che lo Scorpione lo stava osservando da vicino, pronto a rilasciare il suo veleno.

Dopo essersi servito un'altra bottiglia di birra e deciso a tornare di nuovo dai suoi compagni, Ikki sentì improvvisamente incespicare i suoi piedi in qualcosa di indefinito, finendo rovinosamente addosso alla persona più vicina, facendola rotolare con lui sul pavimento. Sconvolto, si rese conto che la persona che aveva trascinato con sé nella rovinosa caduta, e che ora giaceva sotto il suo corpo guardandolo con odio, altri non era che il cavaliere della Vergine.

- Levami subito le mani di dosso! - il ringhio del sesto guardiano lo riportò alla realtà.

Non volendo fare scenate, dato che era già l'argomento del giorno, Shaka aspettava che Ikki lo liberasse. Se fosse dipeso da lui, lo avrebbe mandato all'inferno. Nuovamente. Ma quella sera, con la dea presente, non era opportuno mostrarsi scontroso con uno dei suoi pupilli.

Il capitombolo aveva attirato l'attenzione degli altri cavalieri vicini al buffet, che guardavano la scena divertiti, tuttavia, il volume della musica rendeva impossibile sentire la voce alterata della Vergine.

Letargico a causa dell'alcol all'interno del suo corpo, nonché emozionato dal fatto di avere sotto di sé l'uomo che gli faceva battere il cuore, Ikki si dimostrò lento nel reagire alle minacce di Shaka. Istintivamente, scostò una ciocca di capelli dal viso del bellissimo cavaliere sotto di lui, sperando di poter finalmente rivedere le sue incantevoli iridi azzurre.

In quel momento, Shaka sentì un brivido freddo scendergli lungo la spina dorsale, ma non a causa di ciò che stava facendo Phoenix, anzi, stava per prendergli tutti e cinque i sensi, ma per l'improvvisa presenza di un cosmo che riconobbe immediatamente.

Voltando lo sguardo in direzione dell'ingresso, vide, da dietro le palpebre chiuse, Mu che lo guardava con orrore.

Accanto a lui Camus, apparentemente imperturbabile ma notevolmente allarmato, faceva scorrere lo sguardo tra l'amico, palesemente sconvolto, e l'indiano, che tentava di scrollarsi di dosso l'ingombrante Fenice. Non gli era sfuggito il particolare che Milo fosse nei paraggi.

- Credo che la festa per me sia già finita Camus... tu rimani, io vado a casa, per oggi ne ho avuto abbastanza... - un triste sorriso sul bel viso pallido - grazie di tutto amico mio - non volendo continuare ad assistere alla scena che si era ritrovato davanti, oltreché umiliato per la seconda volta in quel giorno, il tibetano si voltò per infilare in fretta la porta dalla quale era appena entrato insieme all'Acquario, che aveva annuito comprensivo alle parole del primo guardiano.

Con il volto impassibile, anche se dentro di sé era dispiaciuto per Mu, il francese rivolse un'occhiata ostile allo Scorpione, che sembrava assistere alla scena divertito. Non aveva più dubbi sul fatto che fosse responsabile di quanto stava accadendo.

Sentendo lo sguardo di Camus su di sé, Milo gli rimandò uno sguardo di sfida, sul suo viso un sorriso beffardo.

Intanto Shaka, che finalmente era riuscito a liberarsi di Ikki con poche cerimonie, corse dietro al tibetano, deciso a spiegargli tutto.

- Mu! - uscito fuori dalla sala patriarcale la sua voce si perse nel nulla. Il corridoio era già deserto, ma proseguì, Mu non poteva essere lontano.

Determinato a raggiungerlo, uscì dal tredicesimo tempio, avrebbe parlato con Mu anche se avesse dovuto attraversare l'intero Santuario!

Lo trovò che aveva superato il tempio dei Pesci, ovviamente vuoto.

- Mu! Fermati per favore! - la voce dell'indiano echeggiò tra i corridoi bui e deserti.

Il tibetano tuttavia non accennò a fermarsi, rendendo chiara la volontà di non volerlo ascoltare.

- Mu, devi ascoltarmi ti prego! - deciso a non lasciarlo andare via, l'indiano lo raggiunse e lo fermò tenendogli un braccio, ma quello che vide quando l'Ariete si voltò gli portò la sensazione di una coltellata in pieno petto.

Il bellissimo viso del primo guardiano era rigato da copiose lacrime; i suoi occhi, gli smeraldi che tanto amava, solitamente luminosi, riflettevano tutto il dolore che provava, e le labbra, sempre spiegate in un dolcissimo sorriso, tremavano per il dispiacere che provava.

- Perché Shaka? - Mu lo guardò negli occhi, dietro a quelle palpebre perennemente chiuse - perché mi odi così tanto? - liberandosi a fatica dalla presa che sembrava non volerlo abbandonare, fece per voltarsi, rendendo chiara l'intenzione di andarsene.

Shaka tuttavia era determinato a non lasciarlo andare. Prima avrebbe dovuto ascoltarlo, perciò lo oltrepassò e gli si piantò innanzi, deciso a non farsi sfuggire l'unica occasione di spiegarsi che avesse avuto in quella maledetta giornata.

- Mu, ascoltami... - la voce dell'indiano aveva quel tono dolce che usava solo con l'Ariete - io non ti odio, anzi, è l'esatto contrario, ti amo come non ho mai creduto fosse possibile amare... - i suoi occhi, finalmente aperti, fissavano il compagno con sguardo supplice.

- Che stai dicendo Shaka?! - gli occhi sgranati, la voce, solitamente calma, tradiva lo sgomento dopo le parole ascoltate - se solo poche ore fa mi hai detto esattamente il contrario! Davanti a tutti i nostri compagni! - .

- Tutto ha una spiegazione Mu, se solo hai la pazienza di ascoltarmi, non ti chiedo nient'altro... - continuava a fissarlo negli occhi, come se con quel gesto potesse calmarlo.

- Sei disposto anche a spiegarmi perché un istante fa ti rotolavi sul pavimento con Ikki? - la rabbia di Mu non poteva essere contenuta dallo sguardo della Vergine - per gli dei Shaka! Se non mi amavi più potevi dirmelo, ma questo...questo non è neanche da te! - Mu si strofinò nervosamente il viso con le mani.

L'indiano, pur riconoscendo le sue colpe, non avrebbe lasciato correre quel malinteso - No, Mu! Ti giuro, su ciò che ho di più caro, che è stato Ikki a cadermi addosso! - e vedendo uno dei tika del compagno alzarsi, segno che non era affatto convinto, aggiunse - lo sai, come l'ho sempre saputo io che Ikki ha una cotta adolescenziale per me...ma sai altrettanto bene che non gli ho mai dato alcuna importanza, né speranza... non ti ho mai dato motivo di dubitare della mia fedeltà, così come hai fatto tu, nonostante... - si zittì, rendendosi conto di essere andato troppo oltre con le parole.

Shaka stava per nominare il quinto guardiano, ma poiché era sempre stato convinto che Mu non si fosse reso conto dei sentimenti che il Leone nutriva per lui, temette che metterlo in mezzo in una situazione come quella, potesse aprirgli una porta nel cuore del suo compagno.

Tuttavia, capendo di non poter lasciare cadere l'argomento, cercò di pensare velocemente a qualcosa da dire, ma Mu lo anticipò.

- Nonostante Aiolia... - la voce di Mu aveva perso la rabbia di qualche momento fa, ma il tono era insolitamente freddo.

- Lo sai? - Shaka sgranò gli occhi dalla sorpresa.

- L'ho sempre saputo... - Mu rivolse al compagno uno sguardo tagliente - non sono così sciocco come credi Shaka... -.

- È l'ultima cosa che penserei di te... - Shaka scuoteva lentamente la testa in segno di diniego - perché non mi hai mai detto niente? -.

Un sorriso amaro comparve sul volto del tibetano - Perché non ho mai voluto darti inutili preoccupazioni! Ho sempre saputo dei sentimenti di Aiolia, e, pur provando per lui un grande affetto, non ho mai potuto ricambiarlo - poi, alzando gli occhi al cielo per ricacciare indietro le lacrime, aggiunse - E vuoi sapere perché non sono mai riuscito a provare per lui o per chiunque altro qualcosa che non fosse affetto o stima? -.

Shaka non riusciva a staccare lo sguardo dal volto dell'Ariete. Anche se non era il momento, pensava che fosse bellissimo.

- Perchè amo e ho amato sempre e solo te, idiota! - le lacrime trattenute ricominciarono a segnare il volto di Mu.

L'indiano stava facendo un enorme sforzo per non sciogliersi in un pianto liberatorio, ma non poteva, o avrebbe perso quell'occasione.

Con delicatezza prese le mani di Mu tra le sue, e, incoraggiato dal fatto che il tibetano lo avesse lasciato fare, inspirò a fondo - Ascoltami Mu, ho sbagliato, quello che ho detto oggi non è vero... ti chiedo scusa, per la mia sconsideratezza, e soprattutto per non averti rivelato i dubbi che hanno oscurato i miei pensieri negli ultimi tempi... - anche se i nervi lo stavano mettendo a dura prova continuò - Mu, mi hai dato una felicità che mai, in vita, avrei creduto di poter provare - pose una mano tremante sulla guancia del tibetano in una timida carezza - sai che per tutta la mia esistenza mi sono preparato alla morte, sono sempre stato pronto a morire... ma quando mi sono ritrovato a dover vivere di nuovo sono rimasto spiazzato dai sentimenti che non credevo di avere. Non ho mai considerato l'amore come un'opzione nella mia breve vita, ma amarti mi ha riempito talmente tanto che, ad un certo punto, ho avuto paura di non riconoscermi più, di non sapere più chi fossi... quando, l'altro giorno, quel dannato Scorpione mi ha fatto tutte quelle domande sono andato fuori di testa... sapere che stavo abbandonando la mia missione per amore di una sola persona, che l'uomo più vicino agli dei si stava perdendo in piaceri mondani con un semplice umano, che nessuno mi riconosceva più... - Shaka era particolarmente loquace, forse eccessivamente, non rendendosi conto che l'uomo che gli stava di fronte, a dispetto di quello che molti pensavano, era tutto fuorché un semplice umano.

Alla menzione dello Scorpione, Mu strinse gli occhi. Ripensando all'espressione che aveva visto quel pomeriggio sul viso di Camus, collegò il tutto, ma decise di pensarci più tardi.

- È quello che pensi Shaka? Che io sia un semplice umano? - la domanda di Mu interruppe il suo monologo, lasciandolo sorpreso e spiazzato.

Vedendo l'espressione inquieta dell'indiano, Mu lo afferrò per le spalle scuotendolo dolcemente - Ti svelerò un segreto Shaka... io SONO un semplice umano, e ti dirò di più... sono contento di esserlo, e lo sono talmente tanto che non rovinerei mai l'occasione che la nostra dea ci ha dato di poter vivere finalmente come semplici umani... - lo lasciò andare con delicatezza, e mosse qualche passo indietro con l'intenzione di riprendere il suo viaggio verso il primo tempio, ma prima di voltarsi aggiunse - nonostante tutto quello che c'è nella tua testa, che non sempre comprendo, e probabilmente tu stesso fai fatica a capire, sei umano anche tu Shaka... -.

Statico, Shaka assorbì le ultime parole di Mu, ma prima di vederlo scomparire aveva bisogno di sapere qualcos'altro - Aspetta Mu! Dimmi solo se ho qualche speranza di poter sistemare le cose... -.

Mu si fermò per un momento, ma non rispose né si voltò, prima di ricominciare a camminare.

Shaka guardò il suo compagno allontanarsi, gli occhi fissi sulla sua figura finché non lo vide scomparire nel buio che permeava gli ampi colonnati tra le case.

Mu gli aveva dato molto su cui meditare.

Tuttavia, nonostante la tensione che aveva accompagnato il loro incontro, ed il dolore tangibile da parte di entrambi, un raggio di luce si fece largo tra le pesanti nubi che da giorni stazionavano nella mente e nel cuore dell'indiano.

Mu se n'era andato, è vero, ma non aveva rinnegato il loro amore, anzi... gli aveva detto di amarlo, di averlo sempre amato, e anche se quell'amore ora era la causa principale della sua sofferenza, era ancora lì dov'era sempre stato...granitico nel cuore dell'Ariete.

Inoltre, pur non avendogli dato speranze, non le aveva neanche negate.

Non lo avrebbe lasciato andare via. Sbagliare è umano, d'altronde, come Mu gli aveva appena ricordato, anche lui non era nient'altro che un semplice umano... ma perseverare sarebbe stato da stupidi, e, anche se umano, essere uno stupido non era certo tra i piani contemplati da Virgo Shaka in questa nuova vita!

Determinato nei suoi propositi, decise innanzitutto di mettere le cose in chiaro con chi stava sguazzando in quel caos che aveva contribuito a generare, quindi, girando i tacchi, tornò quasi di corsa al tempio del Patriarca, risoluto a mettere fine una volta per tutte a questa storia.