Quando Shaka entrò nella sala, la festa era ancora in pieno svolgimento.
I suoi compagni d'armi sembravano trovarsi incredibilmente a loro agio in quel convivio.
A parte qualcuno come il cavaliere dell'Acquario che, dopo aver salutato i compagni d'armi, alcuni con difficoltà perché il tasso alcolico si era decisamente alzato, aveva imitato l'amico tibetano tornandosene al proprio tempio, gli altri sembravano divertirsi.
Al centro della sala, Aphrodite e Deathmask stavano improvvisando dei passi di danza; più che altro Aphrodite, dato che Deathmask, cercando di stare dietro al compagno, non faceva altro che incespicare e pestargli i piedi.
In un angolo della sala, seduti su un comodo divano, Aiolia e Marin stavano conversando piacevolmente; vedere il Leone così rilassato in compagnia di qualcuno non poteva fargli altro che piacere.
Vicino al buffet c'erano Aldebaran e Saga, palesemente ubriachi, che tentavano di ballare un ballo latino americano, nonostante la musica indicasse tutt'altri ritmi.
Dohko stava cercando di ballare un lento insieme a Shion, ma la lunga veste del Patriarca gli rendeva il compito molto difficile; scivolava ogni due passi, rendendo Shion incredibilmente frustrato nel ritrovarsi ad abbracciare l'aria quasi tutto il tempo.
Facendo vagare lo sguardo, ora nuovamente celato dietro le palpebre chiuse, trovò il primo dei suoi bersagli.
Ikki, dopo l'episodio che lo aveva visto protagonista poco tempo prima, era tornato dai suoi compagni, anche se stava piuttosto in disparte.
Essere allontanati dal sesto guardiano con fastidio gli faceva male, tuttavia, doveva ammettere di aver tentato di approfittare della situazione. Nonostante fosse inciampato, anzi, con la coda dell'occhio era riuscito a scorgere un movimento sospetto dell'ottavo guardiano in seguito al quale era capitolato, la Vergine non gli aveva mai dato la libertà di accarezzarlo. L'indiano era sempre stato molto chiaro nel rifiutare i suoi approcci. Inoltre, anche se i pettegolezzi su quanto accaduto tra Mu e Shaka era giunti anche alle sue orecchie, lui stesso li aveva trovati strani, sapendo che il cuore dell'indiano era blindato al mondo con il suo tibetano all'interno.
Stava bevendo l'ennesimo sorso dall'ennesima bottiglia di birra, quando una voce ben nota lo fece trasalire dai suoi pensieri.
- Che diavolo credevi di fare Fenice? -.
Voltandosi di scatto trovò, a pochi passi, il cavaliere della Vergine. La voce forte e rabbiosa lasciava intuire lo sguardo minaccioso dietro agli occhi chiusi. Non era il caso di scherzare in quel momento.
Tentando di mantenere la sua postura e di non dare a vedere le sue emozioni che, inevitabilmente, affioravano trovandosi davanti all'uomo per il quale nutriva dei sentimenti, rispose con un tono di voce fermo - Senti Virgo, mi dispiace per quello che è accaduto, ma, al di là di quello che stai pensando, non l'ho fatto apposta - sbuffando nel vedere l'espressione dura di fronte a lui aggiunse - può capitare, no? Credo che Milo sia inciampato dietro di me portandomi con sé... - ma non riuscì a terminare la frase perché, al solo menzionare il nome dell'ottavo guardiano, l'indiano si voltò e come una furia si allontanò da lui lasciandolo solo e interdetto.
Che ho detto? Mah...sarà anche bello come il sole, ma, quanto è strano! Mu deve essere un santo nel vero senso della parola!
Muovendosi senza molto riguardo tra le persone che affollavano la sala, finalmente Shaka riuscì a trovare la persona che stava cercando.
Nella sua mente aveva collegato tutto: Milo, approfittando del suo momento di confusione, gli aveva avvelenato i pensieri. Dopo aver allontanato Camus dalla sua vita, era diventato amaro e meschino. Vedere la felicità intorno a lui lo aveva portato a voler distruggere quello che lui non aveva. Probabilmente tutto ciò che aveva detto, o almeno una buona parte di esso, erano fandonie millantate nel tentativo di stuzzicare il suo orgoglio.
E se anche qualcosa di vero ci fosse stato, ormai non gliene importava più nulla.
Certo, non sarebbe scappato dalle sue colpe, perché se Milo aveva portato il caos nella sua vita, era stato lui stesso a permetterglielo con i suoi stupidi dubbi, ma per questo stava già pagando un prezzo alto dato che l'uomo che amava si era allontanato da lui. Ma averlo coinvolto in una scenetta da rotocalco davanti a Mu, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso colmo.
Milo stava ballando e ridendo insieme a Misty. Pur avendo bevuto, era ancora piuttosto sobrio, a differenza dell'amico che barcollava nel tentativo di reggersi in piedi. Quando una furia bionda si abbatté sullo Scorpione strattonandogli un braccio senza riguardo, il cavaliere d'argento cadde a terra sul proprio sedere.
Milo, ancora euforico per il ballo tentò un approccio disinvolto - Ciao biondo! Ti stai divertendo a ... - ma si zittì immediatamente, quando vide il cosmo del sesto guardiano cominciare ad alzarsi pericolosamente.
Shaka era fuori di sé.
La scena naturalmente attirò l'attenzione dei cavalieri che si trovavano nei paraggi; nonostante il volume della musica attutisse ciò che stava per accadere, i compagni d'armi furono allertati dall'ira dell'indiano che non tardò a manifestarsi.
- Sei un miserabile Milo! Una inutile spina nel fianco degli altri ed un flagello per te stesso... - la voce di Shaka era bassa e profonda, ma abbastanza chiara da raggelare il sangue di chi ascoltava.
Milo fece istintivamente un passo indietro e mise le mani avanti nel tentativo di calmare il suo compagno d'armi, ma, pur aprendo la bocca per parlare, non riuscì a dire nulla perché l'altro lo precedette.
- Non mi interessa che cosa accade nella tua triste vita, né perché sei talmente amareggiato da non poter sopportare di vedere gli altri felici, ma tieni bene a mente quello che sto per dirti... non avvicinarti mai più a me né tantomeno a Mu, non voglio che cammini, parli, respiri vicino a me o a lui! - la rabbia nella sua voce rendeva faticoso parlare, ma continuò - credi che avermi coinvolto in una ridicola scenetta ti renda divertente agli occhi dei tuoi mediocri amici? Non otterrai niente perché nessuno si fida più di te insetto! Risolvi i tuoi problemi con l'Acquario... se ne sei capace... ma al prossimo tentativo di mettere zizzania nella mia relazione, non sarò così gentile come sono stato finora. Ti manderò in uno dei sei inferni Scorpione, e non sarò nemmeno così cortese da dirti quale! -.
Aphrodite e Deathmask, essendo i più vicini a loro, avevano sentito tutto chiaramente.
Nel tentativo di calmare gli animi, e di non attirare più attenzione del dovuto, data anche la presenza di Saori che, per fortuna, o per meglio dire, grazie al volume della musica, non si era accorta di nulla, Aphrodite si avvicinò all'indiano.
- Perchè parli così Shaka? - lungi dal voler difendere Milo, Dite aveva intuito che cosa fosse accaduto, ma voleva la conferma da Shaka.
Milo nel frattempo era in piedi, davanti ai suoi compagni ed alcune amazzoni che avevano assistito alla scena e che ora lo guardavano con sospetto. Un finto sorriso di traverso, il mento alzato, in realtà avrebbe voluto che una voragine gli si aprisse sotto ai piedi e lo portasse via da quel posto.
Nessuno dei suoi amici lo aveva difeso. Nessuno aveva speso una parola per lui.
La Vergine piantò gli occhi chiusi sullo svedese, la mascella ancora contratta per la rabbia - Niente che non farai anche tu quando questa calamità naturale tenterà di dividere te e Maschera! - disse indicando con una smorfia in direzione dello Scorpione.
Non avendo altro aggiungere né volendo continuare a dare spettacolo, girò i tacchi, dirigendosi a passo svelto verso l'uscita in direzione del sesto tempio.
Tempio dell'Acquario
- Camus! Camus! - Aphrodite, senza annunciarsi all'ingresso, entrò trafelato nell'undicesima casa.
- Camus! Stai dormendo? - non avendo trovato il cavaliere in soggiorno, aprì senza cerimonie la porta della camera da letto.
- Stavo... - la voce impastata dal sonno, Camus, si girò verso la porta con malcelato fastidio, rivolgendo all'intruso un'occhiata ostile. Vestito solo dei pantaloncini del pigiama, si sistemò il lenzuolo per rendersi un po' più presentabile ed accese la lampada che teneva sul comodino.
- Ti chiedo scusa Camus, ma non potevo aspettare... non hai idea di che cosa è accaduto pochi minuti fa... - una mano sulla fronte a sottolineare la teatralità del momento, Dite si sedette sul bordo del letto accavallando le gambe.
Camus si sfregò il viso con le mani per eliminare il sonno residuo e con un sospiro si tirò a sedere appoggiando la schiena alla testiera del letto e abbracciando le gambe piegate sotto il lenzuolo - Dite, ti giuro che se è una delle tue solite sciocchezze, stavolta congelerò tutte le tue rose e per molto tempo non potrai... -.
- Taci e ascolta! - Dite lo interruppe puntando l'indice nella sua direzione. Una smorfia sul viso del francese lo incoraggiò a continuare.
- Milo... hai presente? -.
- Una vaga idea diciamo... - anche l'Acquario era dotato di un certo senso dell'ironia, tutto suo, ma ce l'aveva.
- È stato lui... tutto quello che è accaduto oggi è stato provocato da lui! - vedendo le sopracciglia di Camus aggrottarsi ed unirsi, Dite raccontò quanto accaduto pochi attimi prima, lo sfogo e le minacce di Shaka, non omettendo il fatto che anche l'incidente che aveva portato il sesto guardiano a rotolare sul pavimento insieme alla Fenice, che prima dello Scorpione era stato pesantemente redarguito dall'indiano, fosse stato causato da lui.
- Lo sapevo! Dannazione, sospettavo che fosse colpa sua! - Camus si passò una mano tra i lunghi capelli color acquamarina, poi, anticipando la domanda di Dite, aggiunse - non ho detto niente perché non avevo alcuna prova... già così mi odia, figuriamoci se lo avessi accusato apertamente senza motivo... - un sospiro accompagnò le ultime parole.
- Il punto sei proprio tu Camus! - l'indice nuovamente puntato verso l'amico.
Il francese si limitò a guardarlo, senza dire nulla. Sospettava anche questo.
- Secondo quello che ha detto, o meglio, ringhiato Shaka, Milo ha intenzione di dividere tutte le coppie che si sono unite dopo la nostra rinascita... ed il motivo sarebbe che, non essendo riuscito ad appianare le cose con te, non sopporta di vedere gli altri felici! - concluse incrociando le braccia.
Lo sguardo di Camus vagò per la stanza senza soffermarsi su un punto in particolare - Ho fatto tutto quello che potevo Dite, stavolta non mi sono risparmiato... ma non posso costringerlo ad accettarmi nuovamente nella sua vita se non lo desidera - concluse sospirando tristemente.
Un sorriso enigmatico si allargò sul volto dello svedese mentre guardava l'amico di traverso - Per questo ci sono io mio caro Camus! -.
- In che senso? - il francese strinse gli occhi. Con le idee di Dite non si poteva mai sapere...
- Niente che debba terrorizzarti così Acquario, e per favore leva quell'espressione dal tuo viso altrimenti ti verranno le rughe! - si alzò dal letto e si avviò verso la porta ma prima di andare via aggiunse - è arrivato il momento che lo Scorpione amareggiato si renda conto di un paio di cosette... e non solo lui! Anche se istigato, credo che anche l'aspirante Buddha abbia bisogno di rimettere i piedi per terra... buonanotte Camus! - ed infilò la porta dalla quale era entrato pochi minuti prima.
Sospirando, Camus spense la lampada e si distese di nuovo nel suo letto. Non sarebbe riuscito a chiudere occhio, quella sarebbe stata una lunga nottata...
Tempio della Vergine
Shaka stava meditando sul suo altare di pietra a forma di loto.
Concentrarsi per poter arrivare ad uno stato meditativo profondo era stato particolarmente difficile. Ogni volta che chiudeva gli occhi nel tentativo di rilassarsi, le immagini della giornata gli scorrevano davanti come se stesse guardando un film.
Soprattutto, due occhi color smeraldo gli rendevano impossibile pensare ad altro.
Alla fine, dopo innumerevoli tentativi, riuscì a concentrarsi. Aveva davvero bisogno di parlare con il suo maestro.
- Shaka, Shaka... che ti sta succedendo? - finalmente riuscì a sentire la voce che tanto aveva desiderato ascoltare negli ultimi giorni.
- Maestro! Io... non lo so... temo di essermi perso completamente, ma allo stesso tempo non riesco ad andare contro ciò che desidero... - la confusione del sesto guardiano era evidente; ora che finalmente era riuscito a connettersi con il suo maestro, poteva dare libero sfogo a tutti i suoi dubbi.
- Shaka... il fatto che tu non abbia mai percorso le strade sulle quali stai camminando, non implica il fatto che ti portino in un luogo sbagliato. Perché pensi che la tua missione valga meno se la svolgi con il cuore pieno? Perché pensi che una cosa escluda l'altra? Mi viene quasi il dubbio che tu abbia perso di vista la vera missione che Atena ha affidato a te ed ai tuoi compagni... e probabilmente hai dimenticato un'altra cosa fondamentale Shaka... -.
Le parole che il suo maestro pronunciò dopo furono un duro colpo al suo orgoglio.
- Anche io ero solo un uomo... - dopodiché seguì solo un lungo silenzio.
Riconnettendosi lentamente con l'ambiente intorno a sé, Shaka uscì dalla trance ed aprì gli occhi. Una lacrima sfuggì dagli occhi per rotolare fino alle sue labbra.
Come aveva potuto essere così cieco?
La missione della dea... l'amore sopra ed oltre tutto.
Comprese perfettamente ciò che il maestro gli aveva detto... ancora una volta aveva messo il suo orgoglio sopra tutto e tutti, non rendendosi conto che è solo il fatto di essere un umano a renderlo finalmente vivo. L'amore lo aveva reso semplicemente un uomo migliore.
Sconfitto da sé stesso, si alzò dal loto per andare a dormire; stanco e completamente svuotato, avrebbe desiderato potersi concedere qualche ora di sonno, ma quando si mise al letto, una delle mani andò istintivamente verso l'altra parte...la sensazione di vuoto gli fece male.
