Tempio dell'Acquario

Camus era in biblioteca ormai da ore, avendo trascorso l'intero pomeriggio e parte della serata a leggere un libro seduto su un piccolo divano di pelle; stava per alzarsi ed andare a preparare qualcosa da mangiare per cena, quando avvertì un cosmo familiare all'ingresso del suo tempio. Perdeva sempre un battito quando sentiva quel cosmo, e immaginando che stesse chiedendo il permesso di passare, rimase interdetto quando si rese conto che il proprietario del cosmo insisteva nel rimanere all'ingresso, nonostante gli fosse stata concessa l'autorizzazione per proseguire.

Stava chiedendo il permesso di entrare?!

Sebbene l'agitazione gli avesse attanagliato lo stomaco, cercò, come suo solito, di mantenere la sua espressione imperturbabile, e dopo essersi preso qualche istante per ridestarsi dall'emozione, concesse al visitatore il permesso di entrare nella parte privata del tempio, avviandosi verso il soggiorno per riceverlo.

- Buonasera Camus - l'ospite lo salutò inclinando leggermente il capo.

- Buonasera Milo... a cosa devo la tua visita? - la voce monotona come sempre, in realtà Camus stava combattendo una lotta interiore per non abbattersi sullo Scorpione. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi...e poi anche baciarlo!

- Perdonami per l'ora, ma ho bisogno di parlarti. Scusami... stavi cenando? - stranamente remissivo, Milo teneva gli occhi bassi sul pavimento.

- No, e non credo che tu sia venuto qui per informarti sulle mie abitudini alimentari... - nonostante il tono rigido, Camus aveva notato l'imbarazzo di Milo. Il suo atteggiamento gli sembrò alquanto strano; nelle rarissime volte in cui gli aveva rivolto la parola, lo Scorpione era sempre stato sarcastico oltreché maleducato. Ora era stranamente docile...

- Sì, hai ragione, ma ho bisogno di chiederti alcune cose e che tu abbia la pazienza di rispondermi... - la voce tradiva i suoi nervi, e questo non passò inosservato all'Acquario che, senza dire nulla, fece segno con la mano di sedersi su una delle poltrone del soggiorno, mentre lui si accomodò su quella di fronte accavallando le gambe ed incrociando le braccia.

Un silenzio imbarazzante regnò nella stanza, prima che l'ottavo guardiano, inspirando profondamente, si decidesse a prendere la parola.

La verità è che Milo aveva passato l'intero pomeriggio a rimuginare su quanto accaduto negli ultimi giorni e, non da ultimo, quella stessa mattina al Colosseo. Le parole di quei marmocchi, per quanto irritanti potessero essere, avevano lasciato molti dubbi dentro di lui. Ripensò a quello che aveva fatto, alla sofferenza che aveva provocato ai suoi compagni, a come avesse approfittato dei tormenti di Shaka, al dispiacere che indirettamente aveva causato a Mu... Mu non meritava tutto questo, era sempre stato gentile con lui, anche se non avrebbe potuto dire altrettanto di sé. Rimuginò su quanto accaduto con Camus...forse era vero, si era comportato in modo infantile con il suo partner, gli aveva chiuso ogni possibilità senza dargli uno straccio di motivazione; tuttavia, sapere che il francese potesse avere una vita oltre lui, superandolo, gli aveva aperto un buco nero dentro il cuore. Si rese conto di non avere nulla in questa nuova vita, se non l'invidia ed il disprezzo. Non voleva più questo.

- Camus... cosa c'è tra te e Mu? - facendosi coraggio, riuscì a pronunciare le parole che lo avevano tormentato tutto il giorno.

Spiazzato, l'Acquario alzò entrambe le sopracciglia meravigliato, ma quando riuscì a prendere coscienza della domanda, la rabbia prese il sopravvento sulla sorpresa - Che diavolo stai dicendo Milo?! - la voce, non più calma, sembrava più una sorta di ringhio.

- Quello... quello che molti vociferano... - Milo, sorpreso dalla reazione del sempre calmo e schivo Camus, balbettò la risposta.

- Con che diritto osi farmi questa domanda?! -.

- Hai ragione, non ho nessun diritto, ma questo non vuol dire che non mi importi! - Milo lottò contro sé stesso per trattenere le lacrime.

Camus incassò le parole di Milo, guardandolo intensamente negli occhi - È per questo che hai fatto a Mu quella carognata?! Per gelosia Milo?! -.

- Non ho fatto tutto da solo Camus... mi assumo le mie responsabilità ma non quelle degli altri! - Milo si passò nervosamente una mano tra i capelli.

- Shaka ha le sue colpe, questo è certo, ma tu hai sguazzato dentro questa storia Milo! Avresti dovuto incoraggiarlo a parlare con il suo partner, non metterli l'uno con l'altro... ti rendi conto della sofferenza che hai provocato? Hai idea del male che hai fatto a Mu? - in piedi, stringendo i pugni, lo sguardo fiammeggiante puntato sullo Scorpione.

- Mu...sempre Mu! - anche Milo si alzò, fronteggiando Camus - È l'unica cosa che ti interessa vero? E non mi hai ancora risposto... che cosa c'è tra di voi?! -.

Esasperato, il francese si lasciò cadere sulla poltrona tenendo una mano sulla fronte - Siamo amici Milo! Ricordi ancora cosa significa? A-m-i-c-i - scandì ogni lettera - un tempo li avevi anche tu... prima di mandare tutto all'Inferno! Mu mi è stato vicino quando nessuno si era neanche accorto di quanto stessi male... è stato grazie a lui se sono tornato ad avere una vita normale - poi, puntando i gomiti sulle ginocchia, alzò gli occhi per guardarlo intensamente - hai una vaga idea del perché stessi male Milo? -.

Lo sguardo colpevole rivolto al pavimento, Milo abbassò il capo in segno di sconfitta - Sì, lo so... perdonami Camus, perdonami per essere stato così cieco... -.

Prendendo coraggio, Milo si costrinse a guardare il compagno, che aveva sgranato gli occhi per la sorpresa - Perdonami per tutto il male che ti ho fatto... non so che cosa mi sia successo, so solo che quando mi sono svegliato in questa nuova vita ho sentito qualcosa che non avevo mai provato prima...rabbia...volevo fartela pagare per tutte le lacrime che mi hai fatto versare Camus, volevo farti sentire cosa si prova ad essere ignorati e trattati freddamente, volevo...accidenti non so neanche io cosa volevo! - poi, inginocchiandosi davanti all'Acquario, gli prese le mani tra le sue - Ma ho capito che non posso, non è giusto farti pagare qualcosa che è nella tua natura... tu sei così Camus, schivo, riservato, freddo, ma io mi sono innamorato di te esattamente come sei, e in tutto questo tempo che sono stato lontano da te mi è mancato tutto... mi sono mancati i tuoi rimproveri, il tuo broncio, la tua riservatezza... ti amo Camus... non come prima... molto di più... - detto ciò, non riuscì più a trattenere le lacrime.

Camus era statico; non avrebbe mai sperato di poter sentire quelle parole uscire dalla bocca dell'ottavo guardiano. Tuttavia comprese che quel periodo di lontananza era stato difficile anche per Milo; riconobbe la sua parte di colpa, probabilmente c'erano state volte in cui aveva davvero esagerato, ma si era ripromesso che, se mai fossero riusciti a sistemare le cose tra di loro, avrebbe cercato di smussare i lati più difficili del suo carattere. Non sapendo cosa rispondere, perché nessuna parola avrebbe potuto esprimere l'emozione di quel momento, lasciò che fossero le azioni a parlare.

Chinandosi su di lui, lo strinse in un abbraccio e scostando dolcemente i capelli che gli ricadevano sul viso aggrappandosi alle lacrime, posò un bacio delicato su quelle labbra che gli erano tanto mancate.

Per lunghi secondi, dimenticarono entrambi tutto ciò che era intorno a loro, lasciando solo i battiti del proprio cuore a scandire il ritmo di quel momento.

Né Milo né Camus avrebbero potuto dire quanto tempo durò quella intimità, a lungo sopita... il bacio, cominciato timidamente e con tenerezza, in breve tempo divenne profondo ed appassionato. Dopo aver chiesto il passaggio con una delicata carezza sulle labbra, la lingua di Milo gustò finalmente il sapore di quella bocca che gli era tanto mancata...esplorarla dopo tanto dolore e molte lacrime gli fece capire quanto tempo avesse sprecato inutilmente. Camus abbracciava con passione il suo compagno; nonostante il turbinio di emozioni che smuovevano il suo cuore ed il suo cervello gli rendessero quasi impossibile respirare, ingaggiò quella dolce lotta tra le loro bocche in cui ognuno cercò di prendere il dominio sull'altro. Istintivamente, anche le loro mani presero vita... Milo si insinuò sotto la maglietta di Camus, carezzandogli la vita snella per poi salire lungo la schiena... il brivido che scaturì sotto la pelle del francese per espandersi come una scossa di elettricità, facendolo gemere nella bocca del compagno, istigò ulteriormente lo Scorpione, portando la sua eccitazione ad un livello quasi esasperante...

Fu la mancanza di aria che li costrinse a separarsi...dopo essersi persi l'uno negli occhi dell'altro, assorbendo il rispettivo dolore, come se con questo gesto potessero finalmente metabolizzarlo, le loro fronti si unirono...il respiro cominciava a farsi pesante. Quello che era iniziato come una riappacificazione, stava diventando la naturale esigenza di due anime che urlavano per appartenersi di nuovo.

- Milo... - con lentezza e fatica Camus si allontanò dolcemente da Milo, tenendogli il viso tra le mani - te lo chiedo per favore... non stasera... -. Sebbene il francese avesse ormai disperato di poter avere indietro il suo partner, c'erano ancora molte cose da chiarire tra di loro, e per quanto entrambi desiderassero appartenere nuovamente l'uno all'altro, le ferite dei rispettivi animi richiedevano tempo e pazienza per poter guarire definitivamente.

Sebbene fosse impaziente di riprendersi ciò che per troppo tempo aveva stupidamente lasciato andare, lo Scorpione capì perfettamente quello che il compagno gli stava chiedendo; in risposta, gli accarezzò teneramente una guancia, ponendo un leggero bacio sulla fronte - Lo so Camus... e sono d'accordo con te. Ora che finalmente ti ho ritrovato, non ha senso avere fretta... giusto? - il francese annuì, continuando a guardarlo negli occhi.

Ciò che seguì a quella riunione, fu una scena che entrambi avevano sognato per lungo tempo... la testa di Milo serenamente appoggiata sul grembo di Camus, che faceva scorrere placidamente le dita tra le morbide ciocche blu.

Nonostante il tempo fosse scandito dalla serenità che finalmente, dopo molto dolore, regnava nell'undicesimo tempio, Milo friggeva impaziente per la domanda che gli turbinava nel cervello; i pensieri degli ultimi giorni, in un modo o nell'altro, lo avevano portato sempre allo stesso punto, e nella sua mente aleggiava un dubbio che esigeva chiarezza.

- Camus? -.

- Hmmm? - l'Acquario si sporse in basso per poter guardare Milo negli occhi, mentre continuava ad accarezzargli i capelli.

- Ho bisogno di chiederti una cosa, però... - alzando la testa, Milo mise il suo indice davanti al naso - devi promettermi di non arrabbiarti! -.

Camus alzò un sopracciglio guardandolo tra il divertito e il sospettoso - Se me lo chiedi è perché già sai che mi arrabbierò, giusto? -.

Milo annuì solennemente - Infatti sono certo che non ti piacerà, ma ho bisogno di sapere... - prese un respiro profondo, mentre il francese lo guardava attentamente -Ti premetto che non ho intenzione di dubitare del tuo amore e, ad essere onesti, non l'ho mai fatto, neanche in questi ultimi mesi... - vedendo una smorfia sul volto di Camus aggiunse - non fare quella faccia, non è mai stato questo il problema, lo sai, te l'ho spiegato...però...voglio dire...beh... - il nervosismo tradiva il suo imbarazzo - insomma...se non mi amassi come sono sicuro che mi ami... - sottolineò le ultime parole - prenderesti in considerazione l'Ariete come tuo...beh...fidanzato? - gli occhi sul pavimento, non credeva di averlo chiesto davvero.

Tuttavia, la reazione di Camus lo lasciò spiazzato. Immaginando che l'Acquario si sarebbe arrabbiato, si stava già schiaffeggiando mentalmente per aver rovinato l'atmosfera romantica , che erano riusciti a creare...ma vedere il sempre pacato e serio Camus scoppiare a ridere, lo lasciò completamente disarmato!

- Perché ridi? - basito da quel comportamento, Milo non sapeva se unirsi alla sua risata e lasciar cadere l'argomento, oppure sentirsi offeso.

- Me lo stai chiedendo davvero? Mi fai una domanda così stupida e pretendi anche che resti serio?! - l'undicesimo guardiano non riusciva a nascondere l'ilarità.

- Perché sarebbe una domanda stupida? - Milo sbuffò imbronciandosi ed incrociando le braccia.

- Perché la risposta è così scontata... - il francese cercò di ricomporsi per dire qualcosa che, di sicuro, avrebbe richiesto delle spiegazioni - ovviamente prenderei in considerazione Mu! -.

Dopo aver sentito le parole del compagno, Milo spalancò gli occhi ed aprì la bocca incredulo - E me lo dici così? Come se fosse la cosa più normale del mondo?! -.

Dopo aver ritrovato la sua naturale compostezza, Camus fece sedere Milo su una delle poltrone e, prendendolo per le spalle con delicatezza, si preparò a spiegare ciò che aveva detto.

- Milo, guardami bene, ora ti chiederò di fare una cosa, così potrai capire da solo quello che ho detto... -.

Per nulla convinto, lo Scorpione guardò sospettoso il suo compagno; quella rivelazione, fatta con leggerezza spiazzante, non gli era piaciuta per niente...Che accidenti significava ovviamente prenderei in considerazione Mu? Che lui, Milo, era così facilmente intercambiabile?! Che diavolo aveva questo Ariete di così speciale da piacere a tutti? Non era spiritoso, anzi, era piuttosto serio, non faceva mai nulla di divertente, se ne stava quasi sempre in disparte...possibile che persino Camus, il suo "gelato", non fosse immune al fascino incomprensibile di quest'uomo?!

Tuttavia, doveva saperne di più, quindi a malincuore annuì alla richiesta di Camus.

- Può sembrarti strano, ma...chiudi gli occhi Milo... - restìo, lo Scorpione fece ciò che gli aveva chiesto il suo compagno - ora immagina di essere semplicemente te stesso, il vero Milo, e di non avere legami affettivi...prova a pensare che io e te siamo solo amici e che tra di noi non ci siano mai stati né amore né complicazioni sentimentali... sei libero e felice di avere una nuova possibilità di vivere... - Camus parlava con un tono di voce calmo, mentre accarezzava dolcemente una mano di Milo tra le sue - bene, ora pensa a Mu e sentiti libero di lasciar fluire i tuoi pensieri...-.

In un primo momento, Milo non capì quasi nulla...dove stava andando a parare Camus? Era una specie di tranello? Comunque, nonostante la stranezza di quella richiesta, decise di stare al gioco dell'Acquario e, anche se con tutte le riserve del caso, chiuse gli occhi, convinto che quelle bizzarre richieste non lo avrebbero portato da nessuna parte.

Per prima cosa cercò di entrare nello stato d'animo descritto da Camus...un po' gli dispiaceva dover far finta di non amarlo, ma lo aveva chiesto lui... immaginandosi libero, senza amarezze, senza sofferenze, senza complicazioni, e con una nuova vita da dover riscrivere daccapo, una piacevole sensazione di benessere si impadronì del suo corpo e del suo cervello.

Fantasticò di essere in cima ad una scogliera a guardare il tramonto, mentre un vento leggero gli scompigliava i capelli e rinfrescava la pelle del suo viso su cui danzavano le ciocche ribelli. Concentrandosi un po' riuscì a sentire l'odore del mare che gli permeava le narici, mentre il rumore delle onde che si infrangevano contro le rocce fungeva da perfetta colonna sonora a quel momento di pura serenità; quell'immagine aveva il sapore della... libertà! All'improvviso avvertì una presenza accanto a sé, e girandosi leggermente vide il bel sorriso del primo guardiano che, con le sue grandi iridi smeraldo, lo fissava con un'espressione indecifrabile. Un piccolo brivido gli percorse la colonna vertebrale. A ben pensarci, dietro il suo aspetto sempre calmo e gentile, Mu era circondato da un'aura di mistero...fabbro celeste, alchimista delle stelle, tra gli ultimi discendenti di una civiltà antica e perduta, colto, intelligente, brillante ma riservato, con la capacità di teletrasportarsi e di leggere nel pensiero, e, non da ultimo, onestamente...bello! Per un attimo gli tornò in mente una scena vissuta poco tempo prima...stava salendo la gradinata dopo aver terminato l'allenamento pomeridiano al Colosseo, quando, arrivato davanti al tempio dell'Ariete, si trovò davanti Mu pronto a scendere per raggiungere Shaka che stava meditando in una delle radure che costeggiavano il Santuario; il primo guardiano indossava una delle sue tuniche, solo che questa, a differenza delle altre, arrivava a metà coscia, lasciando scoperte le gambe. Sorpreso, non poté evitare di guardare le gambe snelle e forti dell'Ariete; inoltre la tunica, leggermente scollata, lasciava intravedere una parte del petto ben forgiato... un altro brivido lo percorse, proprio come era successo quel giorno, quando si era ritrovato a pensare che Mu potesse essere davvero sexy quando voleva...

Spalancando gli occhi, trovò Camus che lo fissava divertito - Per tutti gli dei dell'Olimpo Camus! Io...io... -.

- Non devi spiegarmi niente Milo - un sorriso si allargò sul viso dell'Acquario - non posso conoscere i tuoi pensieri, ma conosco le sensazioni...ora puoi capire quanto ti amo! -.

- Hai ragione Camus...ora mi sento anche peggio per quello che ho fatto a Mu! - Milo sospirò triste, ripensando alla sofferenza che aveva causato all'Ariete per un suo capriccio - credo di dovermi scusare con lui, anzi, vado subito a spiegargli che cosa è successo! - fece per alzarsi, ma Camus lo trattenne per un braccio.

Lo Scorpione guardò interdetto il suo compagno, una muta domanda sul suo viso.

- Avrai modo Milo, ora lascialo in pace, Mu ha bisogno di tranquillità... - spiegò Camus - e poi, come hai giustamente detto prima, non hai fatto tutto da solo...con tutto il rispetto, credo che a Mu le tue scuse servano a ben poco...se lo conosco un po' non è neanche arrabbiato con te... - indugiò per alcuni secondi prima di prendere un respiro profondo - spero solo che l'idiota di Shaka torni sui suoi passi e riesca a convincerlo! -.

- Perché parli così Camus? Shaka si è già ravveduto, e dopo la scenata che ha fatto alla cena di Saori, è ovvio che si sia pentito...perché Mu non dovrebbe perdonarlo? - per Milo la questione era molto semplice, tuttavia, non sempre le cose sono facili quando non dipendono da te.

Camus scosse la testa negativamente - Parli così perché non conosci Mu! - lo Scorpione si accigliò, una punta di gelosia lo infastidiva per quella confidenza spesso sottolineata dall'Acquario - è sempre disponibile e cortese con tutti, ma, credimi, è molto difficile conquistare la sua fiducia, e basta un attimo per perderla. Quello che lo ha ferito non è stato quello che Shaka ha detto, per quello lo ha già perdonato...ma quello che non ha detto - Camus guardò Milo negli occhi - Shaka ha preferito tenere i suoi turbamenti per sé invece che affrontarli con il suo compagno...è questo che gli ha fatto male! -.

Milo comprese le parole di Camus, in effetti neanche lui aveva pensato a tutte le complicazioni che sarebbero derivate dal suo comportamento. A questo punto, tuttavia, capì che poteva fare ben poco per appianare le cose...ora stava a Shaka dimostrare a Mu che lo amava davvero!

Milo prese il viso di Camus tra le mani, per dargli un altro bacio prima di tornare nel suo tempio, ma prima di andare via sfoggiò un sorriso malizioso al suo partner - A proposito, mi stavo quasi dimenticando...sabato sera andremo insieme ad Atene? -.

Camus lo guardò con affetto - Mi sono già messo d'accordo con Mu e Aphrodite per andare insieme a loro... - poi, vedendo lo sguardo esasperato rivolto al cielo del compagno, aggiunse - ma so che sarai lì ad aspettarmi, ed è questo ciò che conta... - dopo averlo preso per un ultimo bacio appassionato, lo lasciò andare via, ma solo per il momento...