Avventura sulle Alpi – capitolo 22
Presentazioni al palazzo del Doge
Alain e io raccogliamo la nostra roba per lasciare la locanda.
"Sassoin!"
"Si Generale!"
"Tra non molto saremo al Doge, Sassoin ti proibisco di cacciarti nei guai, non credere che non ti controllerò."
"Signore, non penso che a palazzo divideremo la stessa stanza, Andrè, Gerard ed io, alloggeremo di sicuro negli nelle stanze della servitù, quindi la mia prigionia è terminata!"
"Tu credi Sassoin?! Ti ricordo che sei in punizione fino al nostro rientro a Parigi, questo è un ordine del tuo Comandante non dimenticarlo!"
"Cosa pensate di fare, di farmi mettere agli arresti appena arrivati signor Generale?"
"Poi vedremo Sassoin adesso sbrighiamoci, gli altri saranno di sotto ad aspettarci."
Oscar e io ci incontriamo nel corridoio, ci scambiamo uno sguardo fugace, l'espressione timida mi intenerisce, penso al bacio che ci siamo scambiati la sera prima, mi emoziono, mi sento estasiato solo a vederla, adesso aspetto che mi confessi il suo amore, adesso davvero mi sentirò il suo fidanzato.
In un solo istante ho pensato a tutto questo, rinsavisco, mi accorgo che tra le mani ha il suo bagaglio, la guardo mi avvicino e le dico:
"Buongiorno Oscar."
"Buongiorno Andrè"
"Lascia a me Oscar porto io."
"Grazie Andrè!"
Lo guardo, sento il cuore in gola, stamattina mi sono svegliata con un'emozione addosso inspiegabile, ora è qui davanti a me, non so che dirgli, e nemmeno come comportarmi, provo disagio, mi batte forte il cuore non riesco a dirgli niente.
"Oscar scendiamo di sotto, la colazione sarà già pronta, ai bagagli ci penserà il personale della locanda, li sistemeranno loro sui cavalli, su andiamo, e poi se rimaniamo ancora qui tra non molto uscirà fuori tuo padre."
"Si Andrè, è meglio andare di sotto!"
Consegniamo il bagaglio, Oscar e io ci sediamo al tavolo nell'attesa che ci portino la colazione. Continuiamo a guardarci con tenerezza, per qualche istante ancora, è lei che rompe il silenzio.
"Andrè dov'è Gerard?"
"L'ho lasciato di sopra era quasi pronto, ma qui non vedo nemmeno tuo padre e Alain."
"Forse siamo arrivati in anticipo Oscar …"
"Forse …"
Lo guardo mi sento a disagio non riesco a sostenere il suo sguardo, mi emoziono come una ragazzina.
"Oscar …"
"Dimmi Andrè …"
"Ieri sera … è stata la serata più bella della mia vita … io Oscar … ho dormito pochissimo … il ricordo del bacio che …"
Mi sento avvampare per le parole di Andrè, lo guardo appena e abbasso lo sguardo, non riesco a dirgli niente, sono confusa.
"Oscar io … ieri ho capito che tu … tu … tu mi ami … ti prego Oscar non lasciarmi nell'incertezza … so che è così però vorrei che me lo dicessi …"
Arriva l'oste con le pietanze.
"Ecco servita la vostra colazione signori, appena scenderanno gli altri ospiti, servirò le altre portate."
"Servite pure adesso, ci siamo tutti!"
"Arrivano subito signori."
"Buongiorno, a quanto vedo siete mattinieri!"
"Buongiorno signor Generale."
"Buongiorno a voi."
Vedo Alain sorridermi e mi dice: "Dormito bene Andrè?"
"Benissimo Alain, e tu hai riposato?"
"Certamente, cos'altro potevo fare!"
"Sassoin risparmiaci la tua ironia, piuttosto prendiamo posto, dobbiamo sbrigarci, non voglio più perdere tempo!"
"Agli ordini Signor Generale!"
Arriva l'oste che ci serve le portate, vedo Gerard prestare attenzione alle voci che giungono dalla strada e chiede all'oste che comprende un poco di francese: "Signore cos'è tutto questo trambusto? C'è molta confusione in strada!"
"Si signore, voi siete forestieri, forse non sapete che qui da noi la ricorrenza del carnevale è molto sentita: è la gente in strada che si prepara per l'evento di stasera, la festa durerà per tre giorni, se vi fermerete per un po' avrete modo di divertirvi … con permesso …"
Vedo Alain, sorridere con soddisfazione, ma mio padre incalza: "Sassoin, non ci sperare lo sai che sei in punizione."
"Vedo la delusione sul volto di Alain e non dice nulla.
"Bene abbiamo finito di fare colazione, La Salle, Sassoin, Andrè andate a prendere i cavalli, Oscar e io adesso arriviamo."
"Sissignore!"
Andrè e gli altri lasciano la locanda, vedo mio padre saldare il conto, è così soddisfatto del servizio che lascia una cospicua ricompensa all'oste, che felice ci saluta.
Usciamo dalla locanda, Andrè mi consegna le briglie del mio Cèsar, le nostre mani si sfiorano, che emozione, sento il cuore battere forte, spero di non arrossire, non voglio che gli altri se ne accorgano.
Che effetto che mi fa adesso Andrè, ci siamo toccati un'infinità di volte e non ho mai provato mai nulla, allora lo vedevo come un amico, sono cosciente che quel sentimento adesso va aldilà dell'amicizia e della fratellanza.
Lo guardo appena e gli dico: " Grazie Andrè!"
Siamo in sella ai nostri cavalli, li portiamo al passo; l'oste ha detto il vero, qui si respira aria di festa, la gente è in fermento, si respira allegria, si preparano tutti per la festa di stasera, attraversiamo la città fino ad arrivare al palazzo del Doge. Davanti a noi scorrono i palazzi Veneziani, molto diversi da quelli della nostra Parigi. Qui si vede l'influenza di mondi diversi, dell'oriente fuso con l'occidente. Palazzi di aspetto curioso, diversi gli uni dagli altri. E poi i canali, un'infinità di canali, di ponti, di piccoli passaggi. E l'odore salmastro del mare che arriva ovunque ed imprenia la città- Qui le vie si chiamano calli, i quartieri sestirti. Non ci sono carrozze, ma gondole nei canali. I trasporti avvengono tutti via in piazza San Marco, e da qui ammiriamo, in lontananza, le altre isole che compongono questa strana città.
Finalmente siamo arrivati: siamo davanti al palazzo, giù dai nostri cavalli e briglia alla mano, ad accoglierci è il capitano delle Guardie Reali.
Mio padre si fa avanti: "Sono il Generale Augustin Reinyer François de Jarjeyes, inviato di sua Maestà Luigi XVI di Francia, sono atteso da sua maestà l'imperatore Josefh!"
"Sono stato infornato del vostro arrivo, adesso vi farò accompagnare da un sottoposto dal primo ministro, prego Generale da questa parte."
"Un momento comandante, desidero essere accompagnato da mio figlio il colonnello Oscar François de Jarjeyes e dai suoi soldati."
"Va bene signor Generale prego da questa parte."
Vedo l'ufficiale impartire l'ordine a un sottoposto.
"Soldato, accompagnate loro signori dal primo ministro!"
"Agi ordini Comandante!"
Percorriamo i corridoi del palazzo, piccoli, se paragonati a quelli ampi e luminosi di Versailles.
Il soldato, ci affida al cerimoniere di corte, percorriamo l'ennesimo corridoio, ci annuncia a un ennesimo cerimoniere, dopo qualche istante di attesa abbiamo il permesso di entrare nell'anticamera e prima di entrare mio padre ci dice:
"Sassoin, La Salle, voi rimanete qui nei corridoi."
"Si signore!"
Andrè su andiamo entra!"
Il cerimoniere ci fa attendere è andato ad annunciarci.
"Ma signore io … non…"
"Andre da questo momento non sei più un semplice soldato, ti presenterò a tutti come il promesso sposo di mia figlia!"
"Cosa? Ma padre?"
"Ma Generale!"
"Zitti voi due, tra poco saremo alle presenza del primo ministro, camminate senza protestare."
"Padre ma vi rendete conto che …"
"Cosa hai da ridire?"
"E che … che …"?
"Lo vedi? Non hai nulla da dire, su entra!"
"Padre io in questo momento sono vostro figlio e non vostra figlia!"
"Non ti capisco Oscar!"
"Padre ma Voi non vi rendete conto che io … io .."
"Io che Oscar?"
"Padre indosso abiti maschile, possibile che non ve ne rendiate conto?"
"Poco importa Oscar, dopo tutto siamo in terra straniera e qui certo non conoscono le nostre usanze, mi giustificherò dicendo che da noi è normale che la figlia di un nobile possa intraprendere la carriera militare, ora basta protestare!"
Andrè ed io ci scambiamo uno sguardo, siamo sorpresi, dalle parole alquanto inaspettate di mio padre.
Vediamo uscire il cerimoniere, non posso oppormi più a mio padre, percorriamo accanto l'anti camera fino a raggiungere la stanza del primo ministro.
"Prego signori da questa parte."
Entriamo, il primo ministro ci viene incontro per i convenevoli, mio padre si presenta e presenta noi.
"Sono il Generale Augustin Reinyer François de Jarjayes e lei è mia figlia il Colonnello Oscar François de Jarjeyes, e questo giovane è il suo fidanzato, Andrè Grandièr"!
Vedo il primo ministro confuso ma non ribatte, credo che abbia frainteso l'italiano di mio padre, dopo lo smarrimento iniziale ci fa accomodare e cominciamo a parlare della nostra missione.
"Alain chissà perché il Generale ha voluto che l'accompagnassimo."
"Bho va a capire cosa c'è nella testa di quell'uomo."
"Alain .."
"Si"
"Hai visto quante belle cameriere che ci sono qui a palazzo!"
"Che fai Gerard mi prendi in giro?"
"No Alain c'è una che ho appena visto è bellissima, guardala!"
"Dove?"
"E' alle tue spalle …"
"Chi delle due?"
"Alain che ti prende, possibile che non l'hai notata?! E' quella con i capelli castani … quanto è bella!"
La ragazza sta spolverando un mobile, ma appena alza il viso, mi folgora con la sua bellezza, rimango inebetito dal suo volto angelico, mi incanto, non riesco a distogliere lo sguardo da lei, lei neanche si accorge di me, continua a lavorare, dopo un po' lascia il corridoio e va via insieme all'altra ragazza.
"Alain ehi Alain ti sei incantato?! Hai visto che bellezza?!"
"Si si Gerard … è … è …"
"Alain che ti prende non hai mai visto una donna?"
"Co … cosa vai dicendo stupido?! … E' solo che … che … è stupenda Gerard … spero di rivederla …."
"Accidenti Alain non ti ho mai visto così, quella ragazza non è che ha fatto breccia nel cuore del più grande donnaiolo ahahah!"
"Non dire idiozie, solo perché la trovo interessante non significa nulla imbecille!"
"Ahahah"
Le due ragazze si allontanano lungo i corridoi quando l'una dice all'altra: "Sabrina hai notato quei due forestieri poco fa?"
"Quali forestieri Marta?!"
"Come non li hai visti? Uno dei due non ti ha tolto gli occhi di dosso, ci mancava poco che si avvicinasse, possibile che tu non te ne sia accorta?"
"Assolutamente, e poi come sai che sono stranieri?"
"Li ho sentiti parlare, sono Francesi …"
"Hai capito cosa dicevano?"
"Solo qualche parola, erano troppo distanti per capire cosa dicessero, ma parlavano di te."
"Cosa vuoi che mi importi Marta, preferisco stare lontana dagli stranieri e poi io neanche li ho visti!"
"Ehi Alain Alain, che faccia che hai, dovresti specchiarti, secondo me stai pensando ancora a quella ragazza!"
"Non dire idiozie Gerard!"
"Alain sono tornati, eccoli."
"Chi?"
"Come chi?! Il Generale e gli altri!"
"Allora signori venite da questa parte, vi accompagno ai vostri alloggi, prego."
Mi avvicino ad Andrè e gli sussurro: Andrè cosa ha detto quel tizio e poi dove stiamo andando?"
"Ci accompagna ai nostri alloggi, ci hanno assegnati delle stanze singole."
"Questa si che è una bella notizia!"
Continuiamo a percorrere i corridoi sembrano non finire mai, finalmente arriviamo alle stanze.
Ecco Signor Generale, vi ho disposti come da Voi richiesto: qui alloggerete voi Generale la Vostra stanza è comunicante con quella dei vostri collaboratori, così potrete tranquillamente lavorare in sintonia …"
"Benissimo è quello che volevo."
"Accanto ci sono le due camere una è per il colonnello e l'altra è per il … il … fidanzato di Vostra figlia.
Bene signori vi lascio potete sistemarvi, con permesso."
"Io non ho capito una sola parola Andrè, ma una cosa è certa vedo una camera comunicante e di sicuro è per te così il Generale ti tiene sotto controllo!"
"Ti sbagli Sassoin quella stanza appartiene ai miei collaboratori, e non mi riferisco ad Oscar e Andrè."
"Co .. cosa volete dire Signor Generale?"
"Che lì ci andrai tu insieme a La Salle …"
"Co … cosa?"
"Così io potrò sorvegliati e tenerti sotto controllo, e a una certa ora ti chiuderò dietro … la cosa non vale per il soldato La Salle."
"Ma …. Ma …"
"Nessun ma Alain, ricordati che sei agli arresti per le tue continue bravate .."
"Ma Comandante Oscar …"
"Basta Alain, questo è un ordine e non si discute!"
"Agli ordini Comandante Oscar …"
Mio padre, La Salle e Alain entrano nelle loro stanze, Andrè ed io ci allontaniamo appena, prendiamo alloggio poco più lontano da quello di mio padre, che ci segue con lo sguardo, lo ignoro, ormai ci sono abituata, rassegnata.
Sento lo sguardo addosso di Andrè, prima di entrare lo guardo anch'io, gli dico sotto voce:"A dopo Andrè!"
"A dopo Oscar."
Mi sorride, com'è dolce il suo sorriso, chiudo la porta alle mie spalle, mi siedo alla poltrona che è accanto alla scrivania, guardo la stanza: un ampio camino a scaldarla, un comodo letto a baldacchino, sul pavimento dei tappeti a coprire il legno che lo compone, due poltrone ed una porat che conduce nell'attigua toilette, con una grande vasca al centro. Vedo sullo scrittoio dei fogli, un pennino e dell'inchiostro, la tentazione ed il bisogno di scrivere a mia madre, è tale che non resisto:
"Gentilissima signora Madre,
mai come in questo momento necessito del Vostro aiuto e dei Vostri saggi consigli. Una serie di questioni attanagliano il mio cuore, cuore di donna, che non pensavo neppure di possedere. Cuore che tutti credevano di ghiaccio, forgiato nelle punizioni di mio Padre, nella ricerca costante della Sua approvazione.
Ebbene, questo cuore si è messo a palpitare. Si, invero all'inizio non lo credevo possibile neppure io. Ma è verità, batte, forte, per Andrè. Il mio Andrè. Il bambino con cui ho condiviso tutto: i giochi, i duelli, gli studi. Il Fanciullo che mi ha aiutata e supportata sempre, che ha reso possibile che il sogno di mio padre divenisse realtà. Il ragazzo che mi ha accompagnata a Versailles, che mi ha fatto da attendente. L'uomo, splendido, che è diventato ora.
Ebbene, questo cuore folle, che batte, non riesce però a far giungere alle mie labbra quelle due semplici parole che tanto vorrei comunicargli. Aiutatemi Voi, consigliatemi Voi. Si merita di sapere quanto forti siano i sentimenti che nutro per lui.
E poi io, donna? Io, con il corpo segnato dai duelli, con numerose cicatrici a testimonianza della mia vita di soldato, magra, piatta, a dispetto di tutti i canoni della bellezza femminile. Davvero Andrè potrà trovarmi attraente, senza questa divisa addosso? Davvero potrà accettarmi così, con i pantaloni ed il gilè? Perché vedete, io con un abito femminile mi ci vedo poco. Scollato, smanicato, con i segni della mia vita di lotte visibili.
Non fraintendetemi, io sono fiera e felice della vita che ho, del soldato che sono, del senso del dovere e della giustizia che ho appreso, anche da mio padre. Ma non sono certo una donna comune, non come tutte le altre.
E poi, Vi è mio padre. Sembra essere ormai ossessionato dall'idea della discendenza, dal casato, degli eredi. Vuole questo matrimonio, ed in effetti ora lo desidero anche io, ma ci osserva, ci controlla, ci segue ovunque. Ormai è ingestibile. In verità, lo preferivo nella versione padre severo che deve allevare un figlio maschio, seppure maschio non è. Questo Padre mi è sconosciuto, e mi preoccupa parecchio.
Lui decide, lui organizza, lui pianifica. Come se fosse su un campo di battaglia. Lui chiede ragguagli, Lui indaga. Lui….come vorrei che foste qui Voi, ad aiutarmi, a consigliarmi. Mai come ora, necessito della Vostra presenza materna.
Ho il terrore di cosa ci aspetterà al nostro rientro a Parigi, una festa di fidanzamento, un matrimonio. E poi, se i nipoti che tanto desidera non dovessero giungere? In fondo, con la vita che faccio, con l'età che ho, quante probabilità ci sono che il mio corpo possa generare la vita? Che il mio grembo possa ospitare un figlio di Andrè?
O se fossero femmine, come me, come noi? Impazzirebbe ancora? Sappiate che non gli permetterò mai di intromettersi, mai. Dovessi incrociare la mia lama con la sua.
Ecco, tutti questi dubbi, queste paure, mi ossessionano. La notte, quando cerco conforto ne sonno. Il giorno, mentre galoppo su Cesar. Solo quando resto davanti ad Andrè, quando vedo i suoi occhi, tutto scompare.
Aiutatemi Voi, parlate Voi con mio padre, acquietatelo, ed aiutatemi.
La Vostra amatissima figlia
Oscar François"
