Naruto sospirò facendosi scivolare il telefono, con la batteria ormai scarica e rovente, in tasca. Si appoggiò al muro osservando per un attimo Kakuzu che era uscito per fumarsi una sigaretta. Quell'uomo, considerato sempre da tutti, lui stesso compreso, soltanto come uno spietato spilorcio senza sentimenti adesso aveva il viso squadrato e rude deformato dall'apprensione. I suoi chiari e luminosi occhi verdi erano puntati sul marciapiede, sembrava paralizzato e incapace di ragionare nemmeno quel poco che serviva per prendere la decisione di sedersi su una delle diverse panchine che si trovavano davanti all'ingresso dell'ospedale. Naruto capì al volo quanto ci tenesse agli amici. Sì, perché erano suoi amici i ballerini del Susanoo, Obito e sua moglie, per quanto potesse sembrare strano che una persona come lui avesse stretto dei legami.

Ho capito, tu sei quel tipo di persona che non stringe rapporti tanto facilmente, ma quando lo fa, se li lega a doppi nodi sul cuore.

Qualunque parola ora sarebbe stata superflua, Naruto la decisione di sedersi sulla panchina, invece, la prese; si accasciò sulla spalliera guardando il cielo e perdendosi nello stesso colore dei suoi occhi. Era stato tutta la mattina a informarsi su come si procede in casi del genere, era chiaro che quello di Nagato era stato un gesto insano che richiedeva dei trattamenti obbligatori e specifici, tuttavia lui aveva interceduto per occuparsene personalmente, era certo che affidarlo alle normali procedure avrebbe contribuito ad arrecargli ulteriori danni.

Sì perché darebbero la precedenza agli aspetti fisici puntando a guarire prima il corpo quando tu hai bisogno di tutto il contrario.

Non lo conosceva se non attraverso quello che aveva sentito raccontare da Kisame, tuttavia aveva compreso in pieno la fame d'amore che lo aveva così distrutto sia nel corpo che nell'anima. Aveva intuito al volo che Nagato era vittima di quel dolore che spassa spesso inosservato agli occhi degli altri e, proprio per questo, tanto devastante. Era un incompreso, lo aveva capito dalla reazione del fratello Yahiko, lo era stato molto probabilmente per tutta la vita e questo lo portava a lottare strenuamente per rendere visibile quel dolore trasparente per le persone, con ogni mezzo possibile, corpo compreso. Questa battaglia era diventata l'unico scopo della sua vita. Tutto l'amore del mondo per Nagato non sarebbe bastato, era come versare acqua in un bicchiere senza fondo. E quell'amore lui lo avrebbe voluto da Itachi, ora, come da piccolo lo aveva desiderato dalla famiglia e dal fratello. Naruto era certo che tutti si erano fatti in quattro per darglielo, tuttavia per Nagato non era mai abbastanza, mai nella forma e nei modi che avrebbe desiderato.

Non è colpa tua, Nagato, è la tua malattia che ti ha impedito di esprimerti, tu desideravi qualcosa che allo stesso tempo pensavi di non meritare per cui lo rifiutavi nel medesimo istante in cui ti veniva dato, questo contrasto è finito col dilaniarti.

Nagato, suo malgrado, era finito con l'annientare sia se stesso che le persone che aveva avuto accanto, Naruto non avrebbe mai pensato di vedere uno bello, sexy, e sicuro di se come Yahiko distrutto e investito dalle emozioni in quel modo. Lo aveva visto esibirsi al Susanoo e questo aveva raccontato molto di lui, si divertiva a sfoggiare il suo corpo e la sua personalità su quel palco certo di fare presa sempre su chi lo ammirava. Itachi, poi, era completamente devastato, aveva annullato se stesso chissà per quanti anni distruggendo all'inverosimile la sua salute già fragile facendo un lavoro disumano e cercando di dare tutto l'amore possibile a Nagato senza chiedere mai niente in cambio e mettendo i suoi bisogni sia emotivi che fisici sempre in fondo a tutto il resto.

Kisame, la tua persona speciale è lui, l'ho capito, lo guardi come se fosse il tesoro più prezioso e raro della terra, questa immensità esplode nel tuo sguardo anche mentre lo sfiori appena, è una cosa che su di te non avevo mai visto e ne sono davvero orgoglioso.

Nonostante tutto Naruto sorrise, Kisame non era più il ragazzo insicuro che aveva conosciuto anni prima, non era più colui che dava tutto solo per non far soffrire gli altri. Ora donava il suo cuore, sì, ma per qualcuno che era parte integrante della sua felicità e lo faceva senza temere il giudizio altrui. Aveva messo la sua persona speciale in cima alle sue priorità e questo equivaleva a l'averci posto anche se stesso. Naruto non poteva che esserne fiero e non poteva fare a meno di pensare che anche lui aveva avuto la sua parte molto importante in questo avendo sempre trovato le parole giuste al momento giusto.

Questo sono io e non solo perché sono il sindaco, la mia personalità è sempre stata così. Altre persone adesso hanno bisogno di me e io ci sarò per tutti.

"Posso?"

Quella domanda di Obito non era giunta per niente inaspettata, Naruto lo sapeva che prima o poi gliela avrebbe posta e stava attendendo che lui si prendesse i suoi tempi.

"Ma certo" aveva fatto il gesto di farsi da parte per lasciargli spazio sulla panchina nonostante non ce ne fosse bisogno.

"Ci sono così tante cose da dire che io… non so da che parte cominciare. Direi di iniziare facendoti le mie scuse, io detesto le persone che si giustificano perciò eviterò di farlo io stesso incolpando l'incidente, la perdita dei miei genitori, la disgrazia subita dai miei cugini o il momentaneo abbandono di Rin del mio comportamento nei tuoi confronti e in quelli di Kiba, Kisame e Madara; la colpa è stata mia, posso solo dirti che ora sono consapevole di aver preso una grossa cantonata. Non devi perdonarmi e non pretendo che il nostro rapporto ritorni quello che era un tempo, avevo solo bisogno di dirti tutto questo."

Obito parlò tenendo gli occhi fissi su quel marciapiede che quel giorno stava rischiando seriamente di essere consumato non dai piedi, bensì dagli sguardi di tutti coloro che erano lì. Appena finito di parlare fece per alzarsi per tornare da dove era venuto ma dovette arrendersi alla mano di Naruto che lo spinse con decisione di nuovo seduto premendo la sua spalla sinistra. Non solo lo premette nuovamente verso la panchina, ma lo afferrò costringendolo a raddrizzare quella schiena che stava curva da quando erano arrivati lì ottenendo così un contatto visivo. Il viso del moro era contratto e mogio, quello di Naruto riusciva ad essere disteso e solare anche in una situazione come quella.

"Hai ragione, Obito, il nostro rapporto non potrà più tornare ad essere quello di prima. Ora ha tutte le carte in regola per diventare quella vera amicizia che non riusciva a svilupparsi. Anche io nella mia vita ho subito una disgrazia essendo stato abbandonato da entrambi i genitori, tuttavia ero molto piccolo e non ricordo nemmeno i loro visi, pensa, ce li ho presenti solo perché li ho visti in fotografia. Per questo mi ritengo molto più fortunato di voi, non so cosa sia accaduto ai tuoi cugini ma sono avvenimenti che a voi sono capitati ad una certa età per questo sono finiti con lo sconvolgervi quella vita che già aveva iniziato a prendere la sua direzione. Non posso giudicare ma posso sforzarmi di comprendere; il fatto che tu mi abbia detto queste parole significa che adesso sei pronto per fare entrare altre persone nel tuo cuore, il duro lavoro lo hai fatto tutto tu per cui io non ho bisogno di spiegarti più niente. Sono felice che tu sia tornato!"

Naruto lo aveva abbracciato, sapeva sempre quando era il momento corretto sia di fare determinati gesti che di dire certe parole, spesso le persone si chiedevano come ci riuscisse ma lui non avrebbe saputo che risposta dare ad un quesito del genere, questa qualità faceva parte della sua persona dalla nascita ed era un agire naturale e istintivo. Obito si arrese alle sue braccia senza irrigidire i muscoli e stringendolo a sua volta, il biondo ne fu immensamente soddisfatto. Lo sguardo turchese passò sopra la spalla di Obito andando ad incrociare quello di Kakuzu che era sempre lì appoggiato al muro poco distante da loro. L'omone dai capelli lunghi aveva finito di fumare già da un po' per cui fu chiaro a Naruto che si era trattenuto esclusivamente per ascoltare il loro discorso. Il biondo non provò il minimo fastidio per questo, anzi, certo che le sue parole gli fossero state utili, gli sorrise annuendo lievemente. Vide Kakuzu comprimere le labbra, forse avrebbe voluto ricambiare la complicità, magari era imbarazzato per essere stato colto in flagrante a guardarli o entrambe le cose. Tuttavia, quando Naruto lo vide oltrepassare con calma la porta a vetri per tornare all'interno, fu certo di avere fatto breccia anche nella sua rude corazza.

Itachi si sentiva un poco meglio, dal momento che non avvertiva più quei tonfi irregolari e violenti dietro lo sterno che gli avevano fatto compagnia infinite volte da quando era piccolo, aveva deciso di mettersi seduto, sia pur con molta cautela, sulla barella su cui era disteso da quando erano arrivati.

"Vai pure a prendere una boccata d'aria, Kisame, io vado a bere qualcosa."

"Sei sicuro di farcela ad alzarti? Se vuoi ti porto qui quello che vuoi."

Itachi addolcì lo sguardo, quell'uomo era di una premura impressionante pur conoscendolo da pochissimo.

Kisame, non sai niente di me eppure sembra che tu abbia capito già tutto, il delitto più grande del mondo sarebbe far soffrire anche te, spero che tu possa legarti a qualcuno che i pensieri te li tolga non che te li faccia accumulare. Io sono troppo per chiunque.

"Ti ringrazio di tutto ma ho bisogno di sgranchirmi un po' le gambe."

Itachi gli aveva rivolto un piccolo sorriso prima di iniziare a scivolare giù da lettino, come lo aveva scorto muoversi Kisame lo aveva circondato con le sue braccia possenti afferrandolo per posarlo di peso ma con delicatezza sul pavimento. Il corpo sottile di Itachi fu squassato da un mare di brividi, scosse lievemente la testa per ricacciarli da dove erano venuti, se si fosse legato lui per primo a Kisame sarebbe stata una rovina.

Kisame lo guardava allontanarsi lungo il corridoio, pareva danzasse anche solo camminando, quella tuta attillata di cotone nero era la sola cosa che gli era rimasta da indossare, tuttavia sul suo fisico perfetto anche una cosa cosa così semplice finiva col calzare a pennello. I suoi splendidi capelli erano dello stesso colore dalla maglia smanicata tuttavia diversi, quella tonalità leggermente polverosa si notava solo se messa a contrasto con qualcosa di molto simile.

Ti prego, non sentirti responsabile per Nagato, non sentirti in colpa per qualunque disgrazia succeda nel mondo, le persone non sono danneggiate dalla tua vicinanza ma dalla tua mancanza. Io sarò distrutto se tu deciderai di tenermi a distanza.

Itachi era seduto al tavolo del bar sorseggiando lentamente dell'acqua frizzante fresca. Avrebbe desiderato un caffè, un tè o una cioccolata calda tuttavia qualunque cosa contenesse un minimo di caffeina o sostanze eccitanti avrebbe potuto fargli traballare di nuovo il cuore. Per arrivare lì era dovuto passare di fronte al vetro da cui Yahiko non si era scostato neanche per un secondo, non aveva avuto il coraggio di fermarsi, non aveva nemmeno voltato la testa per guardare Nagato.

Non sei nient'altro che un vigliacco, Itachi, sai benissimo che Nagato è arrivato a questo per causa tua.

Sospirò chiedendosi cosa avrebbe potuto fare di diverso nei suoi confronti, se la verità sul suo lavoro l'avesse detta prima sarebbe cambiato qualcosa o li avrebbe condotti allo stesso risultato? Impossibile capirlo, con Nagato la sensazione di camminare sui gusci d'uova era stata sempre presente e costante, prevedere le sue reazioni di fronte a determinati eventi era sempre stato pressoché impossibile. Forse Nagato era giunto a tanto perché lui non lo aveva amato abbastanza, ma era pur vero che una eventuale rottura della relazione avrebbe potuto fargli commettere qualche sciocchezza ancora peggiore.

Ero stato sempre certo che se a lasciarmi fossi stato tu sarebbe stato tutto meno indolore, a quanto pare mi sbagliavo.

Qualcuno spostò una sedia alla sua sinistra posando subito dopo una tazzina di caffè accanto al suo bicchiere, la presenza ingombrante di Kakuzu occupò il misero spazio che rimaneva ancora a quel piccolo tavolo circolare. Itachi non ne fu stupito, lui si trovava tra le poche persone ad aver compreso che l'omone possedeva un cuore anche se ben mimetizzato nella sua rudezza, d'altronde ci lavorava insieme e a stretto contatto da oltre dieci anni.

"Se desideri altro a parte l'acqua te lo prendo io" la voce di Kakuzu sembrava angolosa come il suo viso, tuttavia Itachi ormai lo conosceva abbastanza da coglierne le minime sfumature, ora era l'amico a parlare e non il manager.

"No, grazie, mi sono appena alzato da quell'accidente di barella, non ho nessuna voglia di tornarci subito" Itachi accennò un sorriso stiracchiandosi la schiena.

Inaspettatamente, la grossa mano di Kakuzu afferrò una delle sue stringendola forte in quello che era chiaramente un gesto rassicurante, Itachi sgranò leggermente gli occhi, tuttavia lo stupore durò pochi istanti, era generato solo dal fatto che solo adesso Kakuzu aveva smesso di nascondere quei sentimenti che nutriva in realtà da una vita.

Chissà se anche io potrò permettermi questo lusso, un giorno.

Kakuzu iniziò a parlare come se gli avesse letto nel pensiero: "non crucciarti così, Nagato era al limite, ormai, ed era solo questione di tempo, dovresti piuttosto ringraziare te stesso, se non ci avessi chiamati tutti stamattina per forzare quel portone Dio solo sa come sarebbe potuta finire. Hai sempre avuto un intuito molto sopra la media, Nagato è salvo grazie a te. E poi… sempre grazie a te oggi la maggior parte delle persone che sono qui hanno messo a posto i grandi dubbi e problemi che avevano in sospeso da anni, ma per questo non è necessario che io ti spieghi niente, basta solo che tu ti dia un'occhiata intorno."

Itachi sospirò, non disse niente ma come sempre i suoi occhi parlarono per lui.

"E poi, Itachi, sono certo che da ora in poi Nagato troverà qualcuno capace di comprendere tutte le pieghe della sua complicata anima" Kakuzu si fermò un attimo per fargli un occhiolino: "quello che ho appena detto vale anche per te, non vorrei vederti allontanare la tua possibilità di farti una vita serena a causa del tuo solito timore di rovinare sempre tutto e di generare catastrofi. Lo so quello che ti è successo da giovane e ti comprendo, ma la verità è che non potevi più resistere a lungo facendo un lavoro come quello, facevo finta di niente le volte in cui ti raccoglievo dal pavimento facendo la faccia scocciata, ma dentro di me sapevo che nessuno di noi avrebbe potuto reggere se ti fosse accaduto qualcosa di serio. La vita cambia di continuo e mai rimane la stessa, noi abbiamo il dovere di assecondarli questi mutamenti, chissà che non ci portino a qualcosa di positivo."

Kakuzu gli lasciò la mano dandogli un piccolo colpetto prima di alzarsi per tornare da dove era venuto.

Kisame si era avviato lentamente verso l'esterno, Itachi aveva bisogno di tempo, questo lo aveva già previsto ed era disposto a concedergli tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno. Tanti erano i fatti di cui gli avrebbe parlato lungo il procedere del loro rapporto e lui doveva essere pronto ad accogliere tutto come la linea più piccola accoglieva il movimento della linea più grande nella composizione del suo tatuaggio.

Quel disegno che coprivi per non farti riconoscere da tuo fratello, oggi siamo tutti qui tranne lui, forse ora stai pensando alle parole che dovrai usare quando lo avrai di fronte, sono certo che saprai trovare le più giuste del mondo. Forse, quando quel disegno è nato, non avevi bene pensato al suo significato, l'ho visto io, il primo giorno il cui ci ho messo gli occhi sopra, un giorno ti spiegherò il mio punto di vista perdendomi nell'ossidiana dei tuoi occhi, quello sarà uno dei giorni più belli della mia vita.

Intanto era giunto su quel marciapiede consumato sia dai loro sguardi che dalle loro emozioni, la luce del sole lo investì per qualche istante alla stregua di un'esplosione atomica quando cancella la linea dell'orizzonte. Non appena i suoi occhi si abituarono all'intensa luminosità vide due volti sorridenti girati nella sua direzione, in attesa di lui; Obito e Naruto lo stavano guardando da sopra la spalliera di quella panchina che sarebbe passata alla storia come se non stessero aspettando nient'altro. Si avvicinò, non c'era bisogno di spiegare niente, era come se non fosse passato neanche un giorno da quando quel biondino gli aveva raccontato della sua vita a quel tavolo pieno di bottiglie e di fumo a casa di Obito tanti anni prima; gli tornava tutto alla memoria come se fosse accaduto il giorno prima, il sorriso del moro aveva atteso anni ma ora finalmente era giunto per onorare quel rapporto con quella luce negli occhi che era solo assopita, non morta. Kisame si prese il suo posto facendo rimanere Obito in mezzo tra lui e Naruto; quella sera in casa sua, seduto a quel tavolo c'era un'altra persona che ancora per il momento mancava. Il suo rapporto con Naruto procedeva con la massima naturalezza senza aver perso la sua intensità, aveva solo cambiato forma e colore come un frutto nelle sue diverse fasi di crescita e maturazione.

Kisame si ritrovò stretto in un abbraccio così improvviso da toglierli il tempo di pensare ma non le parole: "bentornato, Obito!"

"Bentornati a tutti voi"

Naruto si era unito a quella stretta cercando di accoglierli entrambi tra le sue braccia senza avere speranze di riuscirci.

Quando l'abbraccio si allentò, furono accolti tutti e tre dal sorriso affabile di Rin e dagli occhi magnetici di Shisui, erano giunti piano e silenziosamente davanti alla panchina concedendo loro tutto il tempo che quella meravigliosa riconciliazione aveva meritato.

La donna si era rivolta principalmente al marito ma solo perché sarebbe impossibile per chiunque concentrare lo sguardo su più persone contemporaneamente, tuttavia il suo dolce sorriso era per tutti: "Shisui sta andando a prendere Sasuke, ha certamente un sacco di cose da chiarire con suo fratello, Obito potresti avvertire Itachi? Io vado un po' da Yahiko."

Obito sorrise, il sole che gli illuminava lo sguardo non svelava alcuna differenza tra l'occhio vero e la protesi: "io credo che ora ci sia qualcuno che abbia delle parole decisamente migliori delle mie da rivolgere a Itachi."

I suoi occhi neri incontrarono quelli celeste ghiaccio di Kisame.