Spesso ciò che acconsente ad una persona di aprire gli occhi e togliersi le fette di prosciutto da davanti sono le cose più inaspettate. Non è detto che debbano essere per forza avvenimenti o sensazioni positive, anzi, molto spesso non lo sono affatto; quello che però è certo è che si tratta sempre di circostanze che potrebbe mai poter immaginare. Nel caso di Sasuke l'evento capace di fargli cadere i paraocchi era stata una immensa sensazione di vuoto, una mancanza così vasta e devastante da apparire quasi densa. La gigantesca lacuna di tutti gli anni persi nel rapporto con la sua famiglia, soprattutto con Itachi, causata da una lunga catena di fraintendimenti da cui non era stato capace di liberarsi, tutto a causa del suo carattere fiero e della sua grinta, che sì,
Sono stato tutto stupido da non saper usare neanche i doni che madre natura mi ha concesso!
Ora che si rendeva conto di essere creato questa trappola con le sue stesse mani, facendo della volontà di colmare questa voragine di vuoto che aveva alle spalle, il nuovo scopo della sua vita. L'unico modo in cui riuscire a farlo era una intensa compensazione delle precedenti manchevolezze, mossa dall'intenso desiderio di rimediare, un po' quando ci si abbuffa in seguito a diversi giorni di digiuno. Sasuke era divorato dal timore che se le cose non vengono fatte al momento giusto non può mai avere lo stesso valore, intensità e risultati che hanno avuto se fossero state fatte quando sarebbe dovuto.
In fondo un bambino impara a camminare entro un anno e non apprendere questa capacità mai fino in fondo se fosse tenuto fermo fino all'età di dieci anni, non raggiungerebbe mai risultati ottimali.
Sasuke era fermamente convinto dell'esistenza di sorta di finestre temporali in ogni aspetto della vita e che quelle che avrebbe dovuto utilizzare per consolidare il rapporto con il fratello maggiore erano ormai serrate da tempo.
Mentre precipita inesorabilmente nel precipizio di vuoto che percepiva essendo aperto nel bel mezzo del suo petto, Sasuke fu raggiunto da tutte quelle immagini davanti alle quali era passato e ripassato ogni giorno essendo però completamente cieco. Solo ora i suoi occhi che riescono a registrare l'estrema magrezza del fratello maggiore e quel grido di dolore che scaturiva silenziosamente da suoi occhi tuttavia la prorompenza di fiume che sfonda la diga.
Eri soltanto un bambino all'epoca, è stato un errore che hai fatto per mostrare a me come affrontare affrontata la vita, ho imparato alla perfezione ciò che hai voluto insegnarmi quel giorno, ora è giunto il momento che sia io a fare qualcosa per te .
Sasuke era voluto andare via solo con fratello prendendo l'autobus, non sapeva se avrebbe potuto reggere agli sguardi che si doveva scambiati Itachi e Shisui andando con loro in macchina. Se esisteva ancora intesa tra i due non se la senti di scoprirlo proprio in quel momento; adesso sarebbe dovuto essere la sua di occasione, non si sarebbe potuto perdonare la colpa di non agire di nuovo ora che riuscirebbe a vedere. Il suo momento era adesso, era giunta l'ora di donare a Itachi tutto quell'amore che lui stesso aveva elargito senza chiedere mai niente in cambio, ora vedeva tutti i sacrifici che aveva fatto durante tutta la vita affinché non gli mancasse niente, aveva chiaro anche il motivo del suo apparente allontanamento: gli stava concedendo del tempo per comprendere mettendo da parte se stesso ei suoi sentimenti come sempre. Sasuke ora aveva intenzione di indirizzare tutta la sua abbondante energia in questo, a ricoprire il suo fratello maggiore di nient'altro di quell'affetto che meritava. Il vuoto che sentiva aprirsi sotto ai suoi piedi era immenso, abbastanza sconfinato che Sasuke sentiva il suo cuore battito e a casaccio in quello spazio, era tanto senza limiti da far girare la testa facendogliela sentire leggera, tuttavia gli apriva occhi. Finalmente è arrivato a vedere, aveva avuto ben presente la mano magra e gelida di Itachi mentre gliela afferrava per condurlo con se lungo la strada, vedeva la sua rassegnazione nel modo in cui lo aveva seguito senza opporre la minima resistenza e salutando tutti rapidamente. Ormai non gliva sfuggi più la malinconia che si celava dietro a quel sorriso con il quale rispondeva al suo che invece era colmo di carica e di fermezza. Aveva avvertito chiaramente il costato sporgente di Itachi mentre gli aveva cinto la vita con un braccio camminando in quella leggerezza che solo il nulla avere più.
Eh sì, il vuoto è leggero.
Sasuke aveva l'impressione di udire i suoni distorti, persino la sua stessa voce mentre si sedeva di fronte al fratello sull'autobus.
"Adesso andiamo a casa" aveva usato un tono rassicurante mentre si chinava in avanti per afferrare le mani del fratello.
Aveva capito che itachi momentaneamente non possedeva niente se non i vestiti che indossava, gli avrebbe dato tutto ciò di cui aveva bisogno senza costringerlo a parlare; questo pensiero fece accentuare ancora di più il sorriso comprensivo che ora ornava il suo splendido viso, ora sì che era perfetto. Era consapevole che Itachi avrebbe dovuto chiarirsi in maniera approfondita con Nagato, ma avrebbe fatto in modo che questo accadesse solo dopo che il suo Nii – san fosse stato certo che il loro legame sarebbe stato saldo come se tutto quello spazio vuoto non fosse mai esistito.
Io l'ho creato questo vuoto, io ho reso così pallido il tuo viso e così scavati i tuoi occhi, io nessun altro. Sono il peggior nemico sia tuo che di me stesso, perdonami Nii – san.
Nonostante l'amarezza sorrideva, sapeva che Itachi aveva bisogno di questo, i suoi sorrisi avrebbe dovuto rimuovere tutti quegli anni di dolore, così come le lievi carezze che gli faceva sulle mani. Per questo continuava a mentre sorridere infilava le chiavi nel portone di casa e varcavano la soglia senza smettere di tenersi per mano.
"Bentornato" Sasuke aveva sempre pensato che quella casa fosse stata lei stessa un baratro di vuoto senza più i saluti gioviali, gli sguardi amorevoli ei sorrisi dei genitori. Era semper stato convinto che quelle mura non sembra più valore se non c'era nessuno accoglierlo mentre rientrava fiducioso e sorridente con in spalla lo zainetto della scuola; Itachi, vedendolo, lo prendeva sempre in giro a causa della riga da disegno che sporgeva e che rischiava di demolire le tanto amate statuine di porcellana della mamma ad ogni suo movimento, per questo correva sempre a calmarlo abbracciandolo sorridente.
La tua pelle è sempre così calda e accogliente, Nii – san?
Sasuke aveva sempre pensato che niente avesse più senso se non poteva più nascere la sua gioia sentendo il profumo della cena mentre tutti aspettavano solo lui che rientrasse dalla palestra con le guance arrossate e piene di vita. Adesso, per la prima volta, può vedere che forse poteva anche bastare loro due per poter tornare a quei nostalgici ricordi e compilare quel vuoto che pareva rimbombare sia fuori che dentro di lui. Osservò Itachi varcare quella soglia, i suoi occhi nuovi lo fecero accorgere di quanto camminasse lento e con le spalle leggermente curve, il silenzio che invadeva la casa gli diede modo di amplificare tutte le sensazioni che stava percependo.
"Nii-san?" il suo tono appariva preoccupato, tuttavia si rese subito conto di avere parlato più che altro per se stesso, come se fosse stata una sorta di verifica per capire se quell'era la realtà o semplicemente un sogno.
"Perdonami, Otouto, ma ho avuto una giornata abbastanza impegnativa, è meglio che io vada a riposare."
Sasuke aveva preso fiato per dire almeno una parte di tutte quelle cose che avevano aspettato anni, tuttavia si fermò consapevole del rischio che esisteva di gridarle tutte insieme e in modo sconclusionato, lasciato andare Itachi guardandolo si mentre avviava su quelle ampie scale di legno che erano state testimonianze di uno dei più brutti giorni della loro vita dopo l'incidente, a Sasuke sembrò ancora di udire le grida di suo zio mentre trascinava giù da lì Itachi e Shisui pieni di lividi e grondanti sangue. Seguì il fratello con gli occhi fino a che non scomparve dietro la parete di legno che costituiva l'inizio del piccolo corridoio che portava alle camere, era rimasto incantato dal suo modo di muoversi come se danzasse.
Un ballerino…
Si era seduto sul basso divano bianco opaco sul quale passato quasi tutte le serate solitarie della sua giovinezza, nella medesima posa, con i calzini bianchi immacolati indossati e le gambe incrociate con la destra sulla sinistra, la stessa posizione di sempre infinitamente cambiato. Di solito quando si sedeva lì era per guardare qualcuno dei suoi film di combattimento o di guerra preferiti, non era mai accaduto che si mettesse a fare uno zapping assolutamente senza senso come quel giorno. La sua mente non registrava altro se non sensi di colpa, la sera di quel Capodanno era venuto a sapere che Itachi non stava bene sin dalla nascita ma tutta la famiglia deciso di non dire niente a lui per non compromettere il loro rapporto e le loro attività. Sospirò rammentando la sua confessione di quella sera, dal giorno dell' incidente aveva cercato di annullare se stesso e le sue emozioni esclusivamente per evitare di coinvolgere ancora in qualche suo errore , così facendo avevato peggiorare la sua salute. Anche per questo era finito per fratturarsi la spalla finendo a lavorare chissà dove…
È tutta colpa mia, Nii – san, se tu fossi stato davvero a fare quel mestiere disumano che sospetto da tanto, non sono nessuno per rimproverarti qualcosa. E hai fatto tutto per me.
Che Nagato aveva dei seri problemi era sempre stato evidente, tuttavia adesso Sasuke si chiedeva cosa poteva essere accaduto per portarlo a fare un gesto del genere, molto probabilmente Shisui ne era al corrente, se lui ancora una volta era stato tenuto all'oscuro di tutto non era un tradimento, bensì l'ennesimo gesto di protezione da parte di Itachi nei suoi confronti. Sentì scendere una tenerezza infinita dentro tutto il corpo, gli venne in mente che non dato a Itachi aveva nemmeno qualcosa di comodo per riposare. Mentre saliva lui stesso quelle scale i ricordi della sua vita gli passarono davanti agli occhi, non quelli legati all'incidente o spiacevoli per qualunque altra ragione, tutti bensì gli occhi di Itachi che lo guardavano con infinito amore, le carezze della mamma, i complimenti pieni di orgoglio del padre quando portava a casa le sue pagelle scolastiche, le risate la domenica nella villa in campagna, come se tutti in quel momento erano stati lì con lui argli che stava agendo nel modo giusto. Camminava completamente silenzioso, i movimento così fluidi che sembrava volare, solo qualche lieve scricchiolio del parquet; riconsiderò in quel preciso istante quando aveva adorato quel lieve rumore da piccolo.
Come aveva immaginato Itachi era andato in quella che era stata la sua vecchia stanza lasciando la porta socchiusa, Sasuke bussò piano notando che all'interno era tutto completamente silenzioso e buio. Non ottenendo risposta spinse piano la porta.
"Nii-san?" sussurrò pianoforte.
Ancora una volta avvertì una lieve attesa, si fermamente pazientemente per consentire ai suoi occhi di abituarsi all'oscurità, la prima che immagine scorse fu quella dei vestiti di Itachi piegati in modo impeccabile sulla sedia che si trova vicino alla finestra di quella stanza arredata in modo semplicissimo. Era come se Itachi aveva sempre considerato gli elementi puramente estetici e decorativi come delle distrazioni, ecco perché nella sua stanza erano sempre stati presenti solo l'armadio, una scrivania e due comodini tutti in stile rigorosamente minimal e di un tono di marrone più rispetto chiaro al pavimento. Non aveva mai avuto niente per ascoltare la musica o per rilassarsi, si trattava di attività che Itachi aveva sempre preferito compire in salotto per condividerle con la famiglia.
Nii – san, ci sarebbe stato solo da ammirarti per questo e invece io sono stato solo capace di disprezzarti.
Dopo qualche secondo iniziato a scorgere le sagome in modo più nitido, il fratello stava raggomitolato sotto le coperte con i capelli a nascondergli quasi completamente il viso.
"Nii-san?" provato ancora una volta.
Itachi sembrava dormire immobile e silenzioso, Sasuke si avvicinò lentamente fino ad arrivare a sedersi sul letto. Gli accarezzò i capelli scoprendogli il viso, li aveva sciolti, il suo elastico rosso era posato sul comodino. Quel gesto, che aveva visto fare alla mamma tante volte per entrambi, lo aveva evitato per tutta la vita per non dover affrontare il dolore che inevitabilmente portava con sé, fino a quella sera aveva sempre fatto a meno persino di pensarci. Ora però le sue mani si muovevamo delicatamente sui capelli di seta del fratello come se tutto quel nulla che li aveva divisi non fosse mai esistito. Aveva indossato una delle sue vecchie felpe che si trovavano in quell'armadio semplicissimo da una vita. Sasuke si sentì ulteriormente riprovevole ripensando a quante volte aveva provato il desiderio, sopraffatto dal rancore,
Ci siamo ritrovati adesso, non permetterò che ci perdiamo di nuovo.
No, decisamente non poteva perderlo e aveva il dovere di chiedergli scusa, non poteva parlargli adesso anche se il suo istinto impetuoso gli ordinando di scuoterlo per stavarlo per poter vuotore il sacco. Aveva di accarezzarlo per l'ultima volta prima di lasciarlo riposare godendo della sua pelle finalmente bianca ma caldissima, quando Itachi iniziava ad agitarsi nel sonno.
"Sasuke..." aveva mormorato angosciato.
Il sorriso era scomparso come dal viso del minore, durante quel Capodanno Itachi gli aveva confessato come quel maledetto giorno lo tormentasse ogni volta che chiudeva gli occhi.
"Tranquillo sono qui, è tutto a posto" Sasuke lo aveva afferrato per le spalle con delicatezza e fermezza al tempo stesso, le lacrime che solcarono inconsapevolmente le guance scavate del fratello si trasformarono in due spade affilatissime che gli affettarono il cuore in solo colpo. Veniva da piangere anche a lui gli massaggi mentreava il petto per tagliare il suo respiro affannoso, notò che indossava ancora la collana che gli aveva regalato per il suo decimo compleanno, nonostante si trattasse solo di bigiotteria rappresentava probabilmente il gioiello più prezioso che possedeva. Sasuke si rese conto di essere sempre stato il suo primo pensiero e la persona più importante della sua vita, capì per la prima volta quando doveva essere stato angosciante sopportate il dolore di essere stato la causa della perdita e quanto il nasconderlo aveva dei genitori aggravati ulteriormente la situazione, nonostante questo Itachi aveva vissuto per lui. Sasuke si chinò per baciarlo sulla fronte, gli concedere ancora qualche carezza non si fu calmato.
Inizia adesso la nostra vita, io ti prometto che non mi volterò mai più indietro per contemplare gli errori commessi, ma mi concentrerò sul futuro lottando con tutte le mie forze affinché sia come lo meritiamo.
Era scesa la sera all'esterno, era la prima volta che un evento del tutto naturale ormai come questo aveva la capacità di scatenare in Sasuke un'intensa inquietudine, si sentiva allargarsi la già smisurata sensazione di vuoto che nel petto e questo faceva lo tremare di quello che hai definito ingenuamente freddo fino a pochi prima.
Forse non ho mai avuto veramente freddo mia vita, si trattava di sentimenti che io ero troppo orgoglioso per ascoltare di conseguenza ceravano di farsi strada come meglio potrebbe.
Doveva riconoscere che rimanere da solo in preda a quei brividi gli faceva paura, non aveva mai ammesso di essere intimorito da qualcosa anche con se stesso, tuttavia stavolta era diverso, la soluzione a questo sgradevole faceva parte stessa del cambiamento che aveva deciso di intraprendere. Si era tolto i pantaloncini di jeans con cautela per evitare di fare troppo rumore ora che Itachi pareva avere un sonno tranquillo per infilarsi sotto le coperte con lui. Accoccolarsi accanto al suo corpo caldo ebbe il potere di calmare immediatamente il suo tremito. Abbracciò dapprima lentamente e poi sempre più con decisione il corpo del fratello arrivando fino al limite che poteva permettersi per non svegliarlo.
"Sono qui, fratello mio" sussurrò posandogli un bacio sulla fronte.
Itachi aveva emesso un lieve gemito facendo il minore di tenerezza. Le labbra sottili di Sasuke scesero con delicatezza sulle lunghe ciglia chiuse di Itachi, gli sfiorò entrambi gli occhi.
"Non ti lascerò andare mai più."
Ora la testa del più piccolo era posata sul petto dell'altro mentre le sue mani seguivano la linea della vita sottile e dei fianchi, sebbene Itachi ultimamente fosse fin troppo magro, il suo corpo non aveva perso la naturale armoniosità, era semplice per Sasuke intuire che non dovrei mai potuto mantenersi tale non mangiando niente e facendo solo il guardiano.
Qualunque tu sia stato costretto a fare io so che è stato frutto dell'amore che provi, non hai da chiedere perdono a nessuno, né a me e né a Nagato.
L'ammirazione che Sasuke aveva sempre provato nei confronti del fratello non era mai scomparsa anche se così aveva creduto per molti anni, adesso, come da piccolo, adorava sia la sua personalità che il suo corpo. Aveva sempre desiderato per se stesso aspetti del suo carattere, come la capacità di donare tutto il possibile ricevendo in cambio solo la felicità della persona che da lui riceveva la quale molto spesso anche di accorgeva di lui, aveva sempre venerato la raffinatezza di quelle mani e dei loro movimenti, quella spiccata intelligenza che sembrava trasmettersi in ogni azione che faceva ma che tuttavia non lo aveva mai reso arrogante. Sasuke rammentò il calore che provava da piccolo ogni volta che Itachi lo abbracciava, i brividi che avvertiva quando lo prendeva per mano,
Per questo sentì una smania così intensa da essere quasi dolorosa nel basso, mentre le sue labbra si posavano a suggere il sapore di quelle così tenere e calde del fratello addormentato.
