Mantenere i buoni propositi è quasi sempre molto doloroso, sembra facile resistere e che sia semplice attuarli fino a che la realtà non ci colpisce in faccia come uno schiaffo che non si è nemmeno visto arrivare. Per Kisame era stato relativamente facile rendersi conto che Itachi si trovava in un momento estremamente difficoltoso della vita e per questo aveva bisogno dei suoi spazi, di tempo e tranquillità, tuttavia aveva percepito, oltre al ceffone, un colpo di pistola sparatogli senza pietà nel petto dopo che era rientrato dalla sua passeggiata e non lo aveva più trovato. Il sentimento d'amore nei suoi confronti era più intenso di quanto non avrebbe mai detto fino a pochi istanti prima, non si sarebbe mai aspettato di perdersi così tanto nel vuoto che aveva lasciato andando via, anzi, non aveva neanche previsto la tanta afflizione provocatagli dal fatto che Itachi non era tornato a casa insieme a lui.
Eppure lo avevo calcolato, mi hai detto un'infinità di volte di voler andare da Sasuke, ma ora mi sto accorgendo che dentro di me mi aspettavo tutt'altro, un desiderio che rifiutavo di ammettere a me stesso.
La conversazione inaspettata intrattenuta con Kakuzu gli aveva aperto gli occhi ancora di più sulla situazione di Itachi. Quello che era accaduto a Nagato quel giorno rappresentava solo la punta dell'iceberg, il moro, nonostante i suoi occhi gridassero aiuto disperatamente, aveva taciuto tutto quanto soprattutto di fronte a lui. Da Kakuzu aveva appreso che la frattura della spalla era stata la fine di una promettente carriera, ed era chiaro il desiderio del suo manager di fare qualcosa per lui. Kisame aveva compreso che lo aveva quasi pregato di assumerlo nella sua palestra pur non dichiarandolo apertamente. Dallo stesso Itachi, nel corso della conversazione che aveva avuto con Obito al telefono, aveva conosciuto il disastro successo con Nagato il quale aveva scoperto il suo lavoro al Susanoo, da Obito aveva avuto la notizia che lui e il fratello erano stati vittime di una disgrazia da piccoli. Kisame cercava di rimettere insieme i pezzi mentre tornava verso casa in macchina, ormai era ora di pranzo e non vedeva l'ora di rientrare a lavoro al fine di sfondarsi con una dura sessione di allenamento fatta esclusivamente per dimenticare. Era andato via senza salutare nessuno, nemmeno Naruto, aveva sentito crollargli il mondo addosso vedendo che Itachi non c'era più, e pensare che era tornato indietro frettolosamente, dopo aver parlato con Kakuzu, esclusivamente per lui. Doveva togliersi dalla testa quel dolore che ora gli faceva bruciare gli occhi di quelle lacrime che sapeva troppo errate ed esagerate per avere il permesso di mostrarsi. Era consapevole di non poter pretendere l'esclusiva nella vita e nel cuore di Itachi dopo così poco che si conoscevano. Sapeva anche che non poteva provare gelosia nei confronti di Obito e Kakuzu che sapevano molto più di lui del passato del moro.
Obito è il cugino, Kakuzu lo conosce da una vita, cosa pretendo io? Eppure ti amo, accidenti, lo so dalla prima volta che ti ho visto nascosto dietro a quella maschera, io ti ho confessato della mia storia con Madara; tu hai fatto il grande sforzo di dichiararmi che sei la donnola ma sembra quasi che tu ti sia pentito subito dopo di averlo fatto. Mi sfuggi, mi tieni a distanza, mi sento messo da parte e non ne capisco il motivo.
Kisame sospirò non riuscendo a farsene una ragione, Itachi era spezzato dalla vita, un cristallo frantumato di cui diverse persone stavano affidando nelle sue mani i vari frammenti, questo significava che riconoscevano in lui qualcuno perfetto per stare accanto al moro, tuttavia l'ostacolo maggiore era rappresentato da Itachi stesso.
Quella casa che Kisame aveva tanto adorato fino a due giorni prima adesso si era come trasformata in una fredda prigione, si era scoperto ad odiare persino il rumore del cancello, sarebbe stato naturale vedere Itachi scendere dal quella amaca che era piaciuta tanto anche a Naruto, per correre gioioso nella sua direzione saltandogli al collo; detestò il tintinnio delle chiavi nel portone, aveva l'impressione che avessero rimbombato dentro un silenzio sconfinato, all'interno di un vuoto talmente impalpabile e leggero da far venire le vertigini. Avrebbe voluto annunciare sono tornato varcando quella soglia, avrebbe desiderato qualcuno che veniva a stringerlo nel calore di un abbraccio e a cui era mancato anche solo per poche ore. Itachi era una persona taciturna tuttavia capace di riempire quel nulla con la sua sola presenza.
Solo per me è così, solo io riseco ad accorgermi della melodia della tua anima dietro il tuo silenzio, deve esserci un motivo perché a me è stato concesso questo dono che nessuno ha.
Le lacrime spingevano ma lui aveva deciso di non lasciarle andare, non era giusto stare così male sia nei confronti di se stesso che in quelli di Itachi, d'altronde Naruto lo aveva avvertito che avrebbe potuto fare un capitombolo con la benda sugli occhi accettando quelle chiavi che lui gli aveva dato, tuttavia il biondo aveva insistito affinché seguisse il suo cuore poiché questa era sempre la cosa giusta da fare.
Naruto, sei veramente sicuro che io abbia tutti gli strumenti necessari per affrontare tutto questo senza crollare? Non mi dispero e vado avanti solo perché mi fido di te.
Persino prepararsi il pranzo aveva avuto il ruolo di una distrazione dal momento che di fame non ne aveva, sentiva lo stomaco pieno d'angoscia e lo spazio per il cibo non c'era più. Tuttavia trovava Itachi all'interno di ogni più piccolo gesto che faceva, mentre cucinava si rese conto che gli mancava da morire la domanda mai fatta: cosa vorresti da mangiare? Seguita dalla mai nemmeno pensata: come è andata oggi?
Scosse la testa chiedendosi come fosse possibile avvertire la mancanza di azioni in realtà mai compiute, e perché gli accadesse di sentire il vuoto lasciato da parole mai pronunciate. Kisame aveva sempre detestato le case buie e in penombra con le finestre strette, tuttavia in quel momento si sentiva soffocare persino mentre osservava, sollevando un attimo lo sguardo dall'angolo cucina, il suo salotto bianco illuminato a giorno dall'immensa vetrata. Si servì quel pranzo solitario senza la minima voglia di mandarlo giù, era stato seduto a quel tavolo con Naruto la sera in cui il loro rapporto era mutato in qualcosa di diverso, senza sentire, nelle ore e nei giorni successivi, quella stilettata da cui veniva infilzato adesso. Non riusciva a fare a meno di pensare che l'ultima volta che si era seduto lì Itachi si trovava di fronte a lui, accennò un piccolo sorriso rammentando che per cena gli aveva chiesto gli s'mores, il dolore lo colpì di nuovo subito dopo realizzando che l'ultima persona a sedersi su quella sedia che aveva davanti era stato proprio Itachi.
Magari è rimasto un tuo capello là sopra, qualche piccolo filamento di quella tuta semplice che avevi e che il tuo magnifico corpo riesce a far risultare perfetta, forse, accavallando le gambe, hai lasciato per sbaglio qualche piccolo granello di terra sul legno del tavolo… particelle di te che non hanno motivo di stare qui insieme a me se tu e il tuo cuore siete da tutt'altra parte.
Nemmeno da adolescente, durante la tormentata storia con Madara, era stato capace di formulare pensieri del genere. Mentre faceva degli enormi sforzi per mandare giù ogni boccone, immaginava la conversazione che avrebbe avuto o voluto avere con Itachi se in quel momento fosse stato lì a condividere quel pasto con lui.
Se vuoi, puoi raccontarmi cosa è accaduto con Nagato.
Immaginò le sue mani afferrare quelle bianche e delicate del moro attraverso il tavolo dicendo questo, non le concepì fredde e gelide come erano state le rare volte in cui le aveva toccate, bensì tiepide e accoglienti e sempre con quel bellissimo smalto viola sulle unghie. Con gli occhi della mente vide Itachi abbassare lo sguardo per un attimo, sospirare per poi piantare quei bellissimi occhi di ossidiana lucida di nuovo sudi lui. Nel momento in cui Itachi avrebbe dovuto iniziare il racconto Kisame si perdeva nella nebbia, aveva immaginato mille modi e nessuno in cui Nagato poteva aver saputo la verità sul lavoro di Itachi, tuttavia i suoi dubbi non finivano qui ma si espandevano a ideare le eventuali parole offensive gridate, spintoni, schiaffi, tirate di capelli oggetti rotti o qualcosa del genere. Tuttavia Itachi era tutt'altro che una persona violenta mentre Nagato lo era solo verso se stesso.
Non oso pensare a quanto dovete aver sofferto nella vita entrambi.
Quel dialogo immaginario comprendeva anche due domande che non avrebbe mai posto ad Itachi nella vita reale bensì avrebbe atteso che fosse stato lui di sua iniziativa a parlarne, si trattava del suo desiderio di sapere cosa era accaduto a lui e Sasuke da piccoli e come aveva fatto a fratturarsi la spalla. Aveva intuito che l'incidente accaduto nell'infanzia rappresentava il principale senso di colpa di Itachi, talmente intenso che era finito a stravolgere e modificare il suo carattere. Kisame si chiese se realmente la responsabilità fosse interamente sua o se fosse stata esasperata dalla situazione e dalla personalità di Itachi.
No, tu sei una persona intelligente e con i piedi per terra, quell'evento è qualcosa di molto grave.
Probabilmente Itachi, oltre che la paura di rivangare il dolore ricordando questo, aveva anche quella di essere giudicato erroneamente dalla persona che aveva di fronte, Kisame si tranquillizzò un poco a questa idea, ora stava a lui fortificare il legame con Itachi per infondergli quella fiducia di cui aveva bisogno.
Parlami del tuo rapporto con Sasuke.
Non esistevano dubbi, ormai, che la persona più importante nella vita di Itachi fosse il fratello minore, tuttavia oltre la forza del loro legame, Kisame aveva percepito una grande perdita probabilmente riguardante il rapporto stesso; il cuore di Itachi era dilaniato, lo aveva sentito nella sua voce mentre chiamava il nome del fratello piangendo nel sonno; a dire la verità ancora prima, mentre lo aveva sorpreso assopito di fronte all'entrata della palestra, ancora non sapeva chi fosse Sasuke in quel momento tuttavia già aveva preso i contorni di una persona essenziale.
Una perdita spaventosa, un buio, un vuoto, più cerchi di nasconderti più per me diventi un libro aperto, credo di essere il primo che non si ferma ad osservare solo la copertina; e questo mi viene, oltretutto, naturale e istintivo.
Il moro non aveva mai menzionato i genitori ma solo i cugini, Kisame sperava che dietro a ciò non ci fosse un passato di violenze e abusi. Una situazione complessa di fronte alla quale si sarebbero tirate indietro la maggior parte delle persone ma che lui si sentiva di affrontare come mai gli era capitato in precedenza. Ecco perché Nagato era arrivato a fare un gesto così estremo, la realtà di Itachi era stata davvero troppo per una persona fragile come lui, il rosso avrebbe avuto bisogno di una persona ottimista, positiva, e che si trovasse perfettamente a proprio agio nella vita e nel mondo, non che invalidasse i problemi di Nagato, ma capace di accoglierli e alleggerirli per quanto possibile. A Kisame venne di nuovo in mentre il tatuaggio di Itachi, con quella linea piccola che si adatta al movimento della più grande e per l'ennesima volta ebbe la certezza che anche lui doveva cullare il dolore della persona che amava, si sentiva pronto a farlo come non lo era mai stato in vita sua; era esattamente ciò che desiderava ed era come se fosse nato per questo.
Ti va di dirmi perché stai male? Io potrei darti qualche consiglio.
Mentre lavava i piatti e riordinava, Kisame non poteva fare a meno di ricordare quanto si era spaventato trovando Itachi raggomitolato sul pavimento dello spogliatoio, era stato l'unico ad accorgersi che non era uscito e non osava immaginare a cosa sarebbe potuto accadere se fosse rimasto tutta la notte buttato su quel pavimento. Il dubbio che forse non avrebbe potuto sopravvivere gli aveva raggrinzito letteralmente il cuore non appena aveva sollevato tra le braccia quel corpo trasformato in un misero fagotto, era così gelido da dare l'impressione di non avere più nemmeno una goccia di sangue all'interno e leggero in modo innaturale. Mentre Tsunade lo visitava si era perso dentro uno spazio sconfinato in cui nemmeno il tempo esiste, la sua vita era in sospeso, il suo cuore fermo nell'attesa di sapere se quello di Itachi avrebbe continuato a battere in modo di avere la conferma di poter continuare anche la sua di vita. Sia lui che la dottoressa si erano trovati d'accordo sul fatto che fosse afflitto da un problema cardiaco, probabilmente congenito, peggiorato inesorabilmente da stress, fatica e mancanza di nutrienti. Sicuramente Itachi non aveva mai condotto la vita che avrebbe dovuto per stare meglio, anzi, tutto il contrario. Mentre si vestiva per recarsi nella sua palestra, Kisame si accorgeva di avere tutto perfettamente ben chiaro; come doveva comportarsi con Itachi e cosa gli serviva per stare meglio.
Ora dipende tutto da te, io sono qui, sta a te aprire gli occhi per vedermi.
Kisame non aveva trovato nei massacranti allenamenti che si era autoimposto il sollievo che aveva sperato, sentiva quella turbina di angoscia che girava alla massima potenza, scavargli ancora dentro allo stomaco. Non l'aveva iniziata a sentire davanti alla porta blindata sbarrata di Nagato e nemmeno quando lo avevano trovato più morto che vivo con le vene tagliate dentro la doccia, ma era partita nel momento in cui si era accorto che Itachi era andato via senza aspettarlo e salutarlo, senza pensare di rivolgergli anche una parola soltanto. Aveva presso d'assalto il macchinario dei glutei mentre ripensava ai momenti in cui era stato accanto a Itachi mentre stava steso su quella barella, di tanto in tanto lo aveva sfiorato per fargli sentire che c'era, aveva visto chiaramente i contrasti che combattevano dentro il moro quando si era alzato per andare al bar ti desidero ma non voglio averti; tu mi stai accanto ma più lo fai più mi costringi ad allontanarti, sembrava dire. Hidan si stava allenando accanto a lui tuttavia in quel momento sembrava Kisame quello che aveva appena concluso un corso di gestione della rabbia. L'uomo dai capelli argentati e quasi glitterati lo stava osservando con un'espressione bonaria ma senza dire niente, in realtà quella sera tutte le persone presenti parevano capire che qualcosa non andava, sebbene lui non avesse spiegato a Karin di che imprevisto si trattava, avevano tutti più o meno intuito che lui non era più lo stesso dal giorno in cui Itachi e Nagato erano entrati da quella porta. Gli occhi di Kisame, a dire la verità, si rivolgevano spesso verso l'ingresso, in fin dei conti Itachi si era orientato verso di lui con lo scopo di allenarsi e risolvere i problemi alla spalla, sperava ora, che non avesse rinunciato al quell'intento.
D'accordo, se non vuoi me almeno vieni per portare a termine il tuo obiettivo.
Perché pensava questo? Davvero si sarebbe accontentato soltanto di vederlo o questo gli avrebbe fatto ancora più male? La sera che iniziava a farsi strada attraverso l'ampia vetrata lo sprofondò di nuovo nell'ansia facendogli ricordare che tra poco si sarebbe dovuto ritornare di nuovo a casa da solo. Quando finalmente si era deciso ad andare a farsi la doccia e a cambiarsi era rimasto solo, stava pensando all'eventualità di trascorrere ancora un paio d'ore fuori, magari andando in qualche bar, tuttavia consapevole che si trattava solo di una scusa per ritardare il rientro a casa, quando sentì qualcuno entrare dalla porta. Non negò mai a stesso che la velocità con cui uscì dallo spogliatoio gli era stata imposta dalla speranza che fosse stato Itachi ad arrivare.
Sicuramente Tayuya aveva letto la delusione sul suo viso, ma poco più tardi Kisame fu certo che era stato già tutto messo in conto. La sua ex moglie sorrise alzando una mano in segno di saluto, era sola.
"Ho accompagnato Hidan a casa mi sono cambiata e ora eccomi qua, da quello che vedo hai bisogno di qualcuno che ti distragga un po', a mio avviso una bella bevuta ti stava già passando per la testa ancora prima di vedermi."
Kisame annuì sinceramente felice di quella inaspettata sorpresa, qualcuno con cui distarsi e parlare era proprio ciò di cui aveva bisogno. Mentre la seguiva per le strade del centro, non poté fare ameno di notare come non avesse perso la sua energia e il modo in cui riusciva ad avere sempre qualcosa di stonato nell'abbigliamento, quella sera indossava un paio di pantaloncini corti di jeans che le stavano decisamente mosci e, invece di metterle in risalto le forme, la appiattivano ulteriormente, una canottiera molto più larga di quello che le sarebbe effettivamente servito infilata dentro alla cintura, era nera con la scritta forever young rosa fosforescente sul davanti. Tutto questo le conferiva un aspetto decisamente piatto, la solita borsa a righe da gitana e degli enormi orecchini a disco con disegni floreali argentati sullo sfondo nero completavano il look. Una fascia elastica bianca, colore che non c'entrava niente col resto, tra i lunghi capelli rossi a trattenere la folta frangia ribelle. A Kisame però fece piacere constatare come non fosse cambiata di una virgola. Tuttavia questo, come gli aveva spiegato Naruto la prima sera in cui avevano fatto l'amore, era una delle particolarità che rendevano unica Tayuya e che la facevano ricordare alle altre persone.
"I vestiti sono fatti per stare comodi, non potrei stare in giro tutto il giorno con scarpe che fanno male, pantaloni che stringono o calzini che lasciano i segni anche dopo ore che li hai tolti" questo era solita spiegargli quando ancora stavano insieme.
Dal momento che iniziava a fare caldo, la maggior parte dei bar stavano optando per mettere i tavoli all'aperto, Kisame e Tayuya si sedettero in un posto che serviva aperitivi a base di sushi. La stessa strada dove era uscito la prima volta con Madara, l'aveva ripercorsa in compagnia di Sarana dopo che lui era scomparso, lo aveva ferito solo guardandola attraverso il finestrino di un autobus, e infine aveva visto l'inizio della storia con Naruto. Pur essendo sempre la stessa, quella via, aveva mutato forma un'infinita di volte, quella sera ne aveva assunta una decisamente gradevole, le luci, l'aria mite e il brusio della gente risvegliarono in Kisame le stesse sensazioni di quel mercatino in cui aveva acquistato il suo quarzo opalino che ancora era lì, appeso al suo collo, a prendersi ogni sua preghiera di cambiamento.
Brindarono sorridenti, lei con con il suo enorme e spesso boccale di birra dovette misurare la forza per non frantumate il calice sottile di vino bianco di Kisame, questo gesto fece tramutare l'espressione statica in risate sincere, nonostante tutto Kisame riusciva a prendere la serata con leggerezza e questo non sfuggì certo a Tayuya.
"È la prima volta che vedo un'espressione del genere sul tuo viso Kisame, si tratta di qualcosa che per anni ho desiderato invano per me ma che su di te è nata in un attimo, dopo che quel rosso magrissimo e quel moro sono entrati nella tua palestra, tuttavia come ti dissi già un quella occasione, ti vedevo distratto già da qualche giorno prima."
Si era appollaiata sulla sedia nel suo solito modo contorto infilandosi in bocca in pezzo di sushi al salmone.
"Wow, questi sono il miei preferiti!" esclamò esultate come una bambina finendo di masticare.
Kisame rise di nuovo, tuttavia evitò di dire qualcosa per non portarla fuori strada, attendeva con molto interesse la fine del discorso che ava iniziato.
Sorseggiò il suo enorme boccale di birra prima di continuare: "nemmeno la sottoscritta aveva mai avuto quell'espressione di cui ti parlavo, ho sentito i miei muscoli facciali comporla per la prima volta in presenza di Hidan, e anche lui stesso l'ha dedicata a me. Sei innamorato, Kisame, nasconderlo soprattutto a te stesso non servirebbe a niente."
Tayuya era sempre la solita, andava sempre dritta al sodo senza mezzi termini, ti sbatteva in faccia la realtà con così tanta evidenza da lasciare spiazzati, per questo occorreva sempre del tempo prima di trovare le parole adatte a risponderle. Tuttavia non lo faceva in modo indelicato, molto spesso, come quella sera, la sua finalità era quella di aprire gli occhi alla persona che aveva di fronte per il suo stesso bene.
Kisame aveva abbassato per qualche secondo gli occhi celesti sul suo piatto, poi le aveva rivolto di nuovo lo sguardo, la fronte si corrugò dal momento che non aveva alzato la testa: "sei sempre stata una tipa che sa il fatto suo, questo non lo si può certo negare."
La rossa aveva posato il suo boccale sul tavolo producendo un tonfo, con il vigore degno del colore dei suoi capelli: "vedo che la strada è un po' in salita."
Kisame raddrizzò le spalle concedendosi un sorso di vino prima di continuare: "lui purtroppo non ha avuto una vita facile, è stato coinvolto in un incidente da piccolo insieme al fratello e Nagato, il rosso che hai visto tu, il suo compagno, dopo una vita di estreme sofferenze questa mattina ha tentato il suicidio, ma non ti preoccupare si riprenderà, è riuscito a procurarsi solo delle ferite superficiali, quelle peggiori le ha nell'anima."
Gli occhi marroni di Tayuya si erano sgranati mentre il sorriso le moriva sulle labbra, tuttavia Kisame aveva un estremo bisogno di buttare fuori tutto e lei lo conosceva abbastanza da poterselo permettere, allungò una mano attraverso il tavolo per afferrargli il polso.
"Mi dispiace, Kisame, ma so che tu sei una persona estremamente sensibile, buona e intelligente, avevo notato anche io i loro occhi così tristi quando sono venuti quel giorno per iscriversi, ho capito subito che quel bellissimo moro aveva fatto breccia nel tuo cuore, ho visto come lo guardavi mentre andava via durante i festeggiamenti di Naruto. Come si chiama? Sono certa che entrerà a far parte del gruppo anche lui, come anche Nagato, non vedo l'ora di vedervi felici tutti e tre."
"Itachi, ma non credo che… cioè insomma voglio dire… io non so ancora come evolverà la situazione."
Per venire da te…. La frase che gli aveva detto Itachi raggiungendo la palestra camminando più di un'ora sotto il sole, gli venne in mente improvvisamente dopo che era stata quasi seppellita da tutti gli avvenimenti di quella difficile giornata.
"Non arrenderti, Kisame, avete bisogno l'uno dell'altro, è vero, potrebbe volerci del tempo, ma io dall'esterno riesco a vedere tutto questo perfetto incastro, una volta che sarete felici voi due lo diventerà anche Nagato. Mi rendo conto che la situazione è un po' complessa, se hai bisogno di un'amica io lo sai che sono la prima."
Kisame la guardò leggermente stupito ma lo era più che altro da se stesso, era la prima volta che ammetteva a voce alta i suoi sentimenti nei confronti di Itachi, sentirli materializzati in parole e voce aveva fatto in modo di cristallizzarli dando loro una consistenza palpabile.
"Un sentimento vero come questo l'ho visto poche volte in via mia, Kisame, ma è impossibile che si perda."
Era vero, le persone speciali erano impossibili da perdere, come era accaduto con lei, Naruto e Obito, persino Sasori era stato una prova di questo, e chissà, magari la speranza esisteva ancora anche per Madara.
Il sorriso di Tayuya era scomparso apprendendo la notizia di Nagato, tuttavia la serenità non si era mai allontanata dai suoi cocchi scuri. Non era una donna che aveva l'abitudine di mentire o di perdersi in fronzoli, nemmeno parlando, ecco perché, nonostante l'andamento di quella giornata, Kisame riuscì a concludere la serata enormemente sollevato. Scherzò con Tayuya fino all'una di notte passata, prima a quel tavolo e poi passeggiando per la via ormai deserta, non più per allontanare il momento del rientro a casa, ma piuttosto perché si stava divertendo sinceramente trovando nuova energia. Era un uomo fortunato, circondato da amici veri e rari che gli volevano bene in modo sincero, si sentì quasi in colpa per essere scivolato nella tristezza solo perché Itachi non era tornato subito a casa con lui.
Le cose belle non sono mai le più facili, e tu Itachi sei una meraviglia rimasta nascosta troppo a lungo; non ha importanza quanti ostacoli dovrò superare per stare al tuo fianco, sono pronto a correre e se anche dovessimo prendere due strade diverse, il silenzio che ho intorno sarebbe pieno della mia soddisfazione, quella di aver tentato. E sarebbe colmo dei miei amici.
