Ognuno di noi ha delle parole che desidera ardentemente sentirsi dire, quelle frasi, dette al momento giusto e in modo sincero, avrebbero il potere di renderci le persone più felici della terra. Tuttavia, per un motivo o per un altro, questi concetti ci restano quasi sempre seppelliti nella mente al livello inconscio; se qualcuno non intervenisse tempestivamente a pronunciarli sbattendoceli in faccia come uno schiaffo, non sapremmo neanche quali sono di preciso, rimarrebbero lì prigionieri tuttavia intenti a spingere e a graffiare facendoci stare male non rendendo noto il perché. È inevitabile, hanno una forza immensa, queste parole, quando escono dalla bocca di qualcuno davanti al fortunato interlocutore, smuovono le montagne, mandano in frantumi fortezze costruite e collaudate nell'arco di diversi anni, possono addirittura cambiare aspetti del carattere di chi le ascolta dopo una vita trascorsa a desiderarle senza saperlo.

Anche Kisame aveva custodito parole così importanti dentro di se, Tayuya ne aveva colto qualche sfaccettatura, piccoli bagliori qua e là, mentre Nagato, percorrendo la strada già tracciata da lei, aveva centrato il bersaglio. La freccia che finisce su un obiettivo del genere non fa mai male, per Kisame il dolore era stato spazzato via in un istante. Il tormento del dubbio, quel non sapere cosa Itachi provasse per lui a cui non riusciva a trovare una risposta. Il moro era in ogni suo gesto, lo ritrovava anche dentro quelli più semplici, normali e quotidiani, era il suo primo pensiero la mattina, si immaginava spesso di conversare con lui, cosa avrebbe fatto o detto se Itachi fosse stato lì, ogni sera si addormentava pensando all'ossidiana lucida dei suoi occhi, i suoi sogni erano pieni di lui. Aveva detto ti amo, il fatto che lo avesse fatto mentre Itachi era addormentato non rendeva certo quel sentimento meno sincero. Aveva scelto qual momento per non turbare ulteriormente la difficile situazione del moro, mentre pronunciava quelle parole aveva nutrito la speranza che potessero raggiungerlo comunque anche se filtrate dai sogni.

E io, Itachi? Sono altrettanto per te?

Dopo la rottura con Nagato era corso da lui, Kisame sembrava essere stato il suo primo pensiero, aveva fatto chilometri a piedi sotto il sole con delle scarpe che gli pendevano dalle mani e nient'altro.

Per venire da te.

La donnola sono io, hai capito che quelle non erano le mie scarpe, hai visto la tua mano piena di fondotinta…

La telefonata a Obito che gli aveva fatto ascoltare di proposito, le lacrime che aveva lasciato andare di fronte a lui per Nagato e Sasuke. E poi? Da quando si era alzato da quella barella dirigendosi verso il bar senza neanche voltarsi indietro sembrava che il giorno precedente non fosse mai esistito. Era andato via con il fratello senza nemmeno salutarlo e adesso era più di un mese che non aveva sue notizie. Kisame non vedeva via d'uscita per sottrarsi a questo loop infinito, si sentiva soffocare come se il cielo stesso lo opprimesse, quello era sempre stato il periodo dell'anno che aveva amato di più sin da quando era molto piccolo, la primavera che, piano piano, cede il passo all'estate; i ricordi di quando faceva wind surf da ragazzo, sempre vividi e rivissuti ogni volta con un sorriso, adesso ferivano per il solo fatto di esistere. Era stato incapace di riconoscere se stesso finché non aveva visto gli occhi di Nagato, così particolari, fissi dentro ai suoi. La forza e la sicurezza che era capace di emanare quel corpo annichilito erano state un treno in corsa da cui si era fatto gentilmente investire. Solo chi ha conosciuto il vero dolore ha la capacità di comprendere quello altrui, solo chi ha sofferto sul serio riesce a trarre la piena soddisfazione che sta dietro al gesto di aiutare gli altri. Aveva trovato in Nagato, in pochi minuti, tutte quelle risposte che lo tormentavano ridendogli in faccia dalla notte in cui Itachi aveva dormito accanto a lui. Faceva male realizzare come Itachi e Nagato si fossero feriti a vicenda, sia pure in buona fede, per tutta la durata del loro legame. Due persone tormentate allo stesso modo, sia pure per motivi diversi, non possono mai trarre giovamento dallo stare insieme, uno trascina in basso l'altro e viceversa; questi erano quei casi in cui la ricerca di un diverso che sia anche complementare è fondamentale per risollevare la persona depressa. Nonostante Nagato fosse arrivato a tanto dopo aver saputo a quale lavoro disumano era costretto Itachi, quella sera Kisame aveva scorto una luce del tutto nuova su quel viso scavato, le parti si erano invertite, era stato il rosso a risollevare lui da una situazione di estremo sconforto. Ecco che Naruto aveva compiuto di nuovo il miracolo con quella persona bisognosa di spinte ogni volta che prende qualche sbandata, su cui Kisame aveva tanto scherzato quando ancora nessuno dei due conosceva Nagato. Il biondo era sempre stato consapevole della propria natura, e ora, nell'arco di poco più di mese, non solo Nagato aveva compreso che Itachi svolgeva quel mestiere non certo per divertimento, ma aveva iniziato a ritrovare il vero se stesso perso di vista da anni. Era arrivato addirittura al punto di voler aiutare sia lui che Itachi avendo compreso che erano diversi ma complementari come lo era lui con Naruto, quello che manca ad uno lo ha l'altro e viceversa, in questo modo due persone possono formare un tutto che non dovrà più soffrire per la carenza di qualche aspetto fondamentale per la felicità. Aveva deciso di aiutare sia Itachi che Kisame spianando la strada per farli avvicinare.

Kisame era arrivato addirittura a sorridere mentre apparecchiava la tavola per tre, quella sera non aveva voglia di imbarcarsi in dialoghi silenziosi e immaginari partoriti unicamente dalla sua testa, ma desiderava vederlo pieno di sorrisi e di allegra quel salotto; di giorno era illuminato dalla luce del sole, la sera sarebbe esploso inseguendo l'energia di Deidara, aveva infatti invitato lui e Karin a cena quella sera. Non sapeva come erano riusciti Tayuya e Nagato a dargli tutta quella certezza, entrambi gli avevano confermato che Itachi aveva solo bisogno di tempo, che si trattava di una persona che aveva sofferto e a cui le situazioni difficili non erano ancora terminate, che il loro legame era talmente forte e indissolubile da averlo avuto entrambi ben chiaro dopo pochi istanti. Kisame si stava domandando se Itachi avesse messo in chiaro le cose con Sasuke quando il solito Ammazza la vecchia strombazzato in strada lo fece trasalire: il marchio di fabbrica di Deidara, lo usava già dai tempi in cui lo aveva conosciuto durante quel famoso Capodanno da Kiba; la loro gioventù, inevitabilmente costellata di errori, stranezze ed intense emozioni. Si incamminò ad aprite il cancello lasciando il portone aperto prima che quel terremoto biondo li demolisse entrambi. La sgommata che fece Deidara sul suo vialetto immacolato lasciò degli orrendi sfregi neri, L'immagine appena vista non poté fare a meno di portare di nuovo Kisame a quella sera quando lo svalvolato biondo era partito con la sua macchina imbottita di esplosivi hand made per fare il suo spettacolo che li aveva lasciati tutti con il fiato sospeso. Il suo pensiero tornò automaticamente a Hinata, la timida moretta che si era conquistato in quella occasione: Stavolta con lui una rossa altrettanto discreta, tuttavia quella con Karin stava prendendo la piega di una storia importante, Kisame lo stava notando già da diverso tempo; la rossa andava via via sciogliendosi perdendo la sua tendenza ad arrossire per ogni stupidaggine da quando stava con lui e Deidara, dal canto suo, aveva smesso di guardarla con gli occhi rapiti dal desiderio fisico nei confronti dell'ennesima ragazza che il biondo aveva trasformato in preda, ora in quelle strane e grandi pupille si intravedeva anche qualcosa di più. Sembrava che la coppia si fosse accordata su come vestirsi quella sera, Karin indossava una gonna corta di jeans blu scuro con una camicia a maniche corte dello stesso colore, smalto della stessa tonalità sia sulle mani, che sulle unghie dei piedi le quali sbucavano elegantemente da sandali neri di pelle. Lo stesso identico blu trovava spazio sulle righe della camicia di Deidara, si intersecavano tra loro formando dei quadrati sullo sfondo bianco, i jeans di lui parevano fatti dello stesso materiale e tinta della gonna di lei. Il biondo riusciva ad essere elegante e vistoso persino se la camicia stava fuori dai pantaloni, era corta abbastanza da non apparire trasandata sebbene l'ultimo bottone fosse stato lasciato sganciato di proposito, quel blu pareva scelto ad arte per essere di due toni più chiaro dei suoi occhi facendoli risaltare come non mai anche se lui aveva l'abitudine di ripassarli con la matita nera in modo molto marcato. I due non erano certo arrivati a mani vuote, Deidara con due bottiglie di vino bianco in mano mentre Karin aveva una torta di fragole e panna.

"Per stasera dovrai dire addio alla tua dieta, Kisame."

Il biondo aveva sogghignato mentre le guance di Karin si erano leggermente colorate, i piedini fasciati toccarono le loro punte mentre i talloni si separavano in una vezzosa posa da l'ho fatto io con le mie mani. Deidara l'aveva stretta in un abbraccio stampandole un sonoro bacio per poi lasciarsi andare un un sorrisone che sembrava dire sono orgoglioso di te. Kisame si sentì sollevato per avere avuto la conferma di averci giusto invitando quei due a cena. Aveva proprio voglia di un po' di svago.

"Perbacco, Kisame, ti sei sistemato proprio bene, questa stanza di per se non è tanto grande, tuttavia la disposizione che hai fatto dell'arredamento rende l'idea che lo sia, il bianco, poi fa il resto."

Deidara si era piazzato al centro del salotto circondandosi il busto con la mano destra mentre teneva la sinistra puntata sotto il mento. La musica da cocktail che Kisame aveva messo nel suo fedelissimo stereo li avvolgeva che se fosse acqua gradevolmente tiepida. Lo sguardo serio e concentrato che aveva assunto il biondo esaminando l'ambiente, aveva fatto sorridere Karin e Kisame.

"Ho fatto bene a portare del vino bianco, vedo, il profumo di frutti di mare che sento non mi inganna."

Senza dare agli altri due il tempo di replicare, Deidara si era fiondato nell'angolo cucina scoperchiando la padella che Kisame aveva sul fuoco.

"Guardate cosa so fare!"

Il biondo, afferrata una grossa forchetta di legno, aveva iniziato a lanciarsi moscardini e gamberetti in bocca al volo facendo ridere a crepapelle gli altri due, forse Karin era la prima volta che si lasciava andare così.

Quando una persona arriva a cambiare così tanto significa che è proprio innamorata.

"Argh… mi sono ustionato la lingua, Karin!"

Gli altri due avevano le lacrime agli occhi, la ragazza gli era andata in soccorso porgendogli un bicchiere di vino fresco; i tre amici così fecero il primo brindisi.

Mentre mangiavano i deliziosi spaghetti, Kisame guardò di nuovo quella sedia che aveva davanti, il fatto che ora fosse occupata da Deidara non gli suscitò assolutamente nessun pensiero sgradevole, anzi, sorrideva osservando come l'innata allegria del biondo crescesse ad ogni bicchiere di vino, sia Kisame che Karin stavano notando che forse esagerava un po', tuttavia non potevano fare a meno del buonumore che portava per questo lo lasciavano fare. Kisame considerò solo la abissale differenza che esisteva nel modo di mangiare tra Deidara e Itachi. L'unica volta che si era seduto lì, il moro aveva afferrato gli onigiri che Kisame gli aveva preparato al volo come se fossero state corde di violino, li portava alla bocca con una lentezza disarmante, sfiorandoli solo con le labbra vellutate prima di mangiarli mentre Kisame faceva più silenzio possibile per captare tutti gli impercettibili rumori che produceva. Deidara, di contro, era trascinante per il chiasso e per gli enormi morsi che si metteva in bocca continuando a parlare senza scrupoli, nessuno annullava l'altro, ognuno era unico e con le sue caratteristiche e, nella vita, c'era bisogno di tutto, ci si poteva innamorare di entrambi.

"Karin, ti ho mai raccontato come io e Kisame ci siamo conosciuti?"

Kisame si sentì passare per un instante un brivido gelido lungo la schiena, Deidara, ormai senza freni inibitori, stava per tirare fuori il Capodanno da Kiba. Era incredibile la scioltezza con cui il biondo riusciva a parlare di tutto nei minimi particolari, addirittura era arrivato a rivelare di Hinata davanti alla sua attuale ragazza senza quest'ultima se la prendesse, anzi, Karin appariva molto interessata e divertita.

In fin dei conti sono avvenimenti di quando eravamo giovani, non c'è niente di male ad averli vissuti, anche Karin avrà le sue di peripezie della gioventù.

Kisame si rilassava riscaldato dal vino mentre Deidara rammentava lo spettacolo di fuochi d'artificio con cui animò quella festa sotto gli occhi colmi d'ammirazione di Karin.

"E poi, non sai cosa è successo dopo."

Il biondo aveva assunto un'espressione furbetta mentre il suo sorriso si piegava un po' maliziosamente verso destra. Kisame dovette fingere disinvoltura mentre snocciolava, per filo e per segno, quel divertente incidente che era accaduto per causa di Tayuya. Karin era diventata un attimo seria passando gli occhi da uno all'altro prima di scoppiare a ridere a crepapelle seguita dal suo fidanzato, l'ilarità di Kisame fece seguito a quella degli altri più che altro per il fatto di sentirsi immensamente sollevato dalla reazione positiva della rossa.

"Mi fa piacere sapere che siete amici da così tanto tempo, Deidara è sempre stato un mattacchione, mi sento onorata di fare parte del gruppo" Karin aveva sorriso mentre con le dita spostava gli occhiali asciugandosi le lacrime uscite per il troppo ridere.

Il sorriso di Deidara si era fatto dolce l'abbracciò mentre i suoi occhi scintillavano: "Non ti abbiamo ancora detto la cosa più importante, Kisame, io e Karin a settembre ci sposiamo."

Se non fosse intervenuta Tayuya a fargli passare una serata divertente, se non avesse parlato con Nagato, se non avesse avuto il sostegno di Naruto mentre gli consegnava le chiavi per aprire quella porta aperta sul proseguimento del suo cammino, sentendo quelle parole Kisame sarebbe crollato. Forse gli sarebbe venuto da piangere a causa di tutte le sue speranze di trovare una persona a cui volere bene perdute, tutti i suoi amici che trovavano l'amore tranne lui. Non avrebbe avrebbe abbracciato tutti e due sorridendo sinceramente, gli sarebbe stato impedito di avvertire la gioia scorrere nelle vene di entrambi, sicuramente non avrebbe dedicato loro l'ultimo brindisi della serata.

"Kisame, l'amore è in arrivo anche per te, stanne certo, io di solito non mi sbaglio su questo."

Il biondo aveva pronunciato quelle parole guardandolo intensamente negli occhi e stringendo forte le sue mani, l'energia che aveva attraversato le sue pupille fece comprendere a Kisame che lui era la terza persona a dargli quella conferma in poco tempo.

Loro da esterni vedono tutti molto più di me che ci sono dentro, lo sento che hanno ragione, stasera mi sento finalmente vivo dopo tanto tempo.

La sua ritrovata gioia gli permise anche di godere di Deidara e Karin che si baciavano sul divano accanto a lui praticamente ignorandolo mentre si rilassavano guardando un film comico, le mani del biondo si infilavano sotto la gonna di lei in un modo che fece capire a Kisame di essere considerato da entrambi uno di famiglia, il suo intimo di pizzo nero era ormai completamente allo scoperto. Deidara si era sdraiato si di lei che lo avvolgeva con le gambe magre ma ben fatte, il biondo infilava la sia mani dentro all'intimo, si vedeva praticamente tutto tuttavia, Kisame, non si sentì imbarazzato ma immensamente felice. Il reggiseno di Karin venne allo scoperto dopo che Deidara gli ebbe fatto saltare i primi tre automatici della camicia di jeans, il seno era piccolo ma molto elegante e grazioso, il rosso lo baciava facendo diventare la pelle bianca di Karin piena di brividi, Kisame poteva vederli a occhio nudo dalla posizione in cui si trovava. I loro sospiri si erano progressivamente affievoliti fino a scomparire, quando Kisame se ne accorse si voltò nella loro direzione scoprendo che erano crollati entrambi addormentati, d'altronde si erano scolati le due bottiglie di vino portate da loro più altre due che aveva Kisame. Il padrone di casa si era alzato sorridendo e scuotendo la testa per andare a prendere una coperta, era primavera inoltrata tuttavia loro erano entrambi praticamente mezzi nudi. Prima di coprirli sfilò gli occhiali a Karin che le stavano mezzi storti sul viso, raccolse i lunghi capelli di Deidara che, dalla sua testa appoggiata sul seno della ragazza, finivano quasi sul pavimento, dovette soffocare una risata vedendo la sua bocca sgraziatamente aperta nel sonno. Mentre si avviava nel corridoio per dirigersi nella sua stanza, si ritrovò a pensare a come sarebbe stato quando anche lui e Itachi avrebbero avuto una spontaneità come quella, lo visualizzava lì in casa insieme con lui ormai spontaneamente. Mentre si addormentava col sorriso sulle labbra fantasticò di Itachi addormentato accanto a lui, chissà se avrebbe tenuto la bocca aperta come Deidara addirittura russando?

Amerei comunque tutto di te.