Kisame si era sempre domandato se la violenza a fin di bene potesse essere lecita oppure no. Forse non lo è quando la persona che hai davanti non ti interessa, quando non si tratta di un tuo amico, nel caso in cui, seppure ti accorgi che sta commettendo un madornale errore, ti puoi permettere di rimanere indifferente e proseguire per la tua strada restando comunque con la coscienza pulita, senza chiederti per il resto della tua esistenza quante lacrime dovrà versare rendendosi conto di aver sbagliato. E Kisame non era mai stato capace di rimanere indifferente davanti al dolore, non conosceva Sasuke la prima volta che lo aveva visto seduto a quel tavolo al Susanoo, non aveva ancora scoperto che la donnola era davvero il fratello che stava cercando. Il moretto non gli aveva detto nemmeno il suo nome, ma lui non era stato più capace di dimenticare quello sguardo disperato, aveva già letto nei suoi occhi tutto l'amore che era capace di dare. Magari lo faceva a modo suo, sono i rapporti con le persone che insegnano come ci dobbiamo comportare e quali sono le modalità per esternare i sentimenti, tuttavia la solitudine non li cancella e non impedisce di provarli in tutta la loro intensità e sincerità. Quella sera al Susanoo Kisame già aveva capito che quei ragazzi avevano bisogno di lui, non sapeva ancora in che modo sarebbe riuscito ad aiutarli, tuttavia era certo che lo avrebbe fatto. La violenza a fin di bene sembra quasi un paradosso, eppure Kisame non fu mai certo come quel giorno che in alcuni casi fosse lecita. Non si tratta di violenza estrema, ovvio, non è necessario giungere a ferite fisiche, in fin dei conti anche le punizioni date ai bambini al fine di educarli, i brutti voti, le sgridate e i divieti infliggono dolore. Il dolore è un mostro, ma in alcuni casi bisogna servirsene per annientare mostri più grandi. Sasuke non avrebbe mai capito determinate cose se non fosse stato trascinato giù da quelle scale forzatamente da lui e Kakuzu, condotto fino a dove avevano la macchina e chiuso dentro in loro compagnia, doveva almeno ascoltarle le loro parole, Kisame aveva scorto una breccia nel suo orgoglio che lo stava facendo aprire verso ciò che era veramente giusto. Lungo la strada era in lacrime, Kisame era consapevole di quanto costasse a una persona come lui mostrare le proprie debolezze; veniva da piangere anche a lui, in tutto questo aveva perso Itachi probabilmente per sempre, tuttavia questo non poteva impedirgli di aiutarli, sarebbe stata l'ultima buona azione che avrebbe fatto prima di sprofondare completamente nella sofferenza.
Forse io e te saremo come le linee del tuo tatuaggio, Itachi, vicinissime, una accoglie il movimento dell'altra pur consapevole che non si incontreranno mai…
"Mi state sequestrando, appena me ne vado di qui vi beccate una bella denuncia!"
Sasuke in lacrime sul sedile posteriore del Land Rover Defender con Kakuzu che gli circondava le spalle con un braccio, Kisame li guardava dallo specchietto retrovisore seduto al posto di guida.
"Quando avrai ascoltato tutto ciò che devo dirti sbloccherò le portiere e potrai andartene, ma prima devi starmi a sentire" Kisame aveva messo tutto il suo cuore nel tono della sua voce, non gli interessava che, così esposto, avrebbe potuto essere facilmente calpestato, forse non avrebbe più avuto la possibilità di donarlo a nessuno. A te, Itachi : "io amo tuo fratello come nessuno ha fatto mai, è stato per questo che sono venuto la seconda volta al Susanoo dopo anni e ho fatto di tutto solo per parlarci, non conoscevo il suo viso, sempre nascosto da quella maschera, e nemmeno il suo nome, eppure avevo visto il suo dolore. So che vi è successo qualcosa di grave, non devi raccontarmelo se non vuoi, non ha importanza, tuttavia io lo avevo intuito solo guardando Itachi, da come si muove, il modo in cui parla, come respira…"
Sasuke aveva abbassato lo sguardo, il pianto si era fatto meno violento e anche Kisame dovette ingoiare le sue lacrime prima di proseguire.
"L'ho amato da morire dalla prima volta che l'ho visto, c'eri anche tu, era presente il sindaco quella sera, Naruto, ci siamo messi insieme pochi giorni dopo ed è diventata una delle storie più importanti che ho avuto. Lo vedesti vincere l'asta, voleva fare un regalo a me, stavamo festeggiando il mio diploma, ma come sicuramente ricordi, io rifiutai sotto i tuoi occhi. Passarono otto anni senza che io riuscissi a togliermi Itachi dalla testa, pensa che mi ero persino sposato. Gli ho parlato, l'ho incontrato nella mia palestra. Questa mattina è venuto a trovarmi dopo più di un mese che non avevo sue notizie, ma io… probabilmente l'ho perso per uno stupido equivoco."
Kisame non riuscì a trattenere un singhiozzo mentre quelli di Sasuke si erano arrestati, i suoi occhi parevano essere diventati ancora più grandi e adesso lo stava guardando attraverso lo specchietto con quello sguardo risucchiante tuttavia aperto all' ascolto come ora lo era il suo cuore, nessuno avrebbe avuto dei dubbi sulla sincerità dei sentimenti di Kisame.
"Avrò anche perduto l'amore della mia vita ma questo non mi impedirà di volergli bene e di fare quanto in mio potere per aiutarlo, assumerò lui, Shisui e Yahiko nella mia palestra. Per quanto riguarda Nagato non ha alcuna responsabilità, lui e Itachi sono due persone piene di problemi e sofferenza, nonostante si siano impegnati entrambi al massimo questi erano più grandi di loro. Ti assicuro che quando entrambi si sentiranno meglio le cose saranno completamente diverse. Nagato ha già chi lo sta aiutando, si tratta di Naruto, ho avuto modo di incontrarlo, ha già fatto degli enormi progressi, la persona che era destinato ad essere sta riemergendo dal dolore che lo aveva sommerso. La tua rabbia è scaturita dal fatto che non ha saputo comprendere il bisogno di tuo fratello di adattarsi a svolgere qualunque lavoro, io credo che dovreste parlarvi perché si è trattato soltanto di incomprensioni e supposizioni sbagliate . Quello che sto cercando di farti capire, Sasuke, è che a volte dandosi le risposte da soli, perché non si ha la fortuna della compagnia degli amici o per qualunque altro motivo, si finisce per fare degli errori giganteschi e irreparabili. Adesso comunque è Itachi ad avere bisogno di tutto il nostro sostegno."
Le parole che Kisame doveva far comprendere a Sasuke erano terminate, aveva visto il suo viso cambiare sotto ai suoi occhi mentre faceva quel discorso, era stato un mutamento profondo arrivato per restare, forse queste erano quelle parole che il moro aspettava di sentirsi dire da tutta la vita, quelle che gli sarebbero rimaste dentro a livello inconscio e delle quali non sarebbe mai stato consapevole se non sentendole dire da qualcuno. Sasuke era stato uno di quei pochi fortunati ad aver trovato la persona giusta, quella capace di tirare fuori quelle parole con la capacità di smuovere le montagne. Le aveva custodite dentro per tutta la vita senza conoscerle, quelle parole, solo adesso aveva potuto vederle grazie a Kisame. Ora la persona che era stata capace di leggergli l'anima in maniera così chiara, si era accasciata sul volante della sua macchina in preda ai singhiozzi. Il moretto guardava paralizzato e incapace di respirare le sue spalle muscolose tremare, quelle grandi mani così desiderose di dare e ricevere carezze coprivano quel viso disperato e quegli occhi celesti che ora non vedevano più nessuna speranza.
Sasuke sentì i suoi polmoni aprirsi all'improvviso come se fossero stati pieni colla, se non avesse ripreso fiato sarebbe svenuto, sentiva già la testa girare, tuttavia lo aveva fatto anche per un altro motivo, doveva dire qualcosa di importante e di vero senza temere di perdere niente, l'amore di Itachi, perché così non sarebbe stato : "Kisame, io lo so il motivo per cui sei venuto diretto qui, ti ha avvertito Itachi. Avrebbe potuto chiamare Shisui oppure Obito, ma anche qualunque altra persona. Lui mi conosce bene tuttavia lo stesso vale per me; non lo hai perso, come puoi vedere sei stato il suo primo e unico pensiero."
Era stato così anche il giorno in cui si era lasciato con Nagato per venire nella sua palestra armato solo di un paio di scarpe da ginnastica, il rosso glielo aveva confessato dopo la cena a casa di Naruto. Kisame aveva sollevato la faccia dal volante della sua macchina, le lacrime scendevano calde e vellutate sulle sue guance, sempre copiose, ma ora non erano più solo di dolore, le parole di Sasuke avevano riacceso una scintilla di speranza. Anche lui era molto intelligente, inevitabile che fosse arrivato da solo a capire come erano andare realmente le cose.
La vita via ti ha costretto a cavartela da solo da subito, si vede, ti prometto che da ora in poi avrai quello che ti meriti.
"È vero, mi ha scritto un messaggio, appena l'ho letto mi sono precipitato qui. Ha iniziato dicendomi che lui non avrebbe potuto intervenire perché impossibilitato a muoversi entro poco tempo. Sasuke, se sai cosa intendeva ti prego di dirmelo, questa frase mi ha gettato nell'angoscia più nera, se anche non volesse più vedermi io ho bisogno di sapere che sta bene."
Sasuke, prima di rispondergli lasciò andare un sospiro liberatorio, Itachi non avrebbe sofferto mai più. Quello era l'amore che meritava, se davvero voleva bene a suo fratello avrebbe dovuto fare di tutto affinché prendesse quella strada, ecco il motivo per cui parlò a Kisame con un sorriso: "Tranquillo, gli ho semplicemente messo qualche goccia di sedativo nel tè, tuttavia non posso mai fargliela, è troppo sveglio. Ha certamente intuito ogni cosa iniziando a sentire l'effetto, al massimo adesso starà dormendo come un sasso. Era sconvolto rientrando dal vostro incontro e volevo dargli un poco di sollievo, tuttavia vedo che anche per te è così e che non vi siete spiegati bene in qualcosa. Io credo che potremmo parlarne meglio davanti a una bella birra, che ne dite?"
"E così, Madara è tornato…"
Gli occhi grandi e neri di Sasuke sembrarono guardare oltre quella strada che aveva visto praticamente tutta la vita di Kisame, era stata segnata dai momenti più salienti della sua esistenza sia positivi che negativi, da quando era stato un quindicenne che cercava di attirare disperatamente l'attenzione del rappresentate d'istituto di cui si era innamorato, fino ad ora. Il moretto sembrava scorgere qualcosa che agli altri non era dato vedere, come se quella che avessero davanti non fosse nient'altro che un'interfaccia digitale creata appositamente per nascondere la realtà ma soltanto Sasuke si fosse accorto di questo. Kisame aveva atteso che finisse le sue due canoniche birre per passare alla terza, quello era stato il momento in cui aveva capito di poter arrivare finalmente al sodo. Aveva rivolto un'occhiata a Kakuzu che se ne stava col gomito appoggiato sul tavolo di ferro battuto con l'ennesima sigaretta della giornata tra le dita e un calice di vino talmente scuro da sembrare nero; Kisame si era chiesto come facesse a reggere quella combinazione senza dare di stomaco. L'omone lo stava fissando impaziente anche lui di sapere cosa era accaduto quella mattina. Aveva visto in che stato era uscito Kisame dal bagno della palestra e le sue parole rivolte al nulla non erano certo stata frenate da quella sottile porta di plastica bianca e liscia. Prima di iniziare a spiegare loro come erano andare le cose a casa sua, Kisame aveva abbassato lo sguardo su quel bracciale d'argento col teschietto, nessuno sapeva che era un dono di Madara di tanti anni prima, tranne Madara stesso. Gli vennero le lacrime agli occhi, era inevitabile, il fatto che non si fosse mai tolto quel gioiello stava a testimoniare come non avesse potuto archiviare una persona così importante nella sua vita. Tuttavia adesso il rapporto si era trasformato come aveva fatto quello con Naruto.
"Io non so se Madara sia davvero disposto ad accettare questo, credo che alla fine sia tornato perché principalmente spinto dal mio ricordo e da quello della sua famiglia, vi vuole bene come lo ha sempre voluto a me, è una persona che quando ama lo fa in modo assoluto e totalizzante, ecco perché finisce sempre a soffrire terribilmente. Sappi, Sasuke che, nonostante nel mio cuore ormai ci sia solo Itachi, non potrò mai smettere di volere bene a Madara. Ho commesso un errore stamani è vero, sono stato mosso dalla sofferenza che mi ha arrecato il silenzio di Itachi e la scomparsa improvvisa di Madara, i dubbi su quali siano i sentimenti di tuo fratello per me mi hanno logorato. Sembrava tutto a posto il giorno in cui venne nella mia palestra quando mi rivelò di essere lui la donnola, la cena che abbiamo fatto a casa mia, la notte che abbiamo trascorso insieme… E poi dopo quello che è accaduto a Nagato non lo avevo più visto e né sentito."
Il moretto aveva sospirato togliendo finalmente gli occhi dalla strada per guardare i due che aveva davanti, si erano seduti all'esterno di un bar, la musica saliva leggera verso il cielo come sa fare solo nell'aria estiva. Anche i rumori erano ormai quelli tipici dell'estate, il chiacchiericcio della gente, le ragazze che iniziavano a camminare con le gambe scoperte, ragazzi che cominciavano a risvegliare scooter e moto dal loro letargo invernale.
"Kisame, ti comprendo e infatti non ti do nessuna colpa così come non te la da Itachi, lo dimostra il fatto che ti ha cercato poche ore dopo. Era già una persona provata dalla vita e il gesto di Nagato lo ha gettato ancora più nello sconforto, non ha avuto praticamente rapporti nemmeno con me in questo mese, tuttavia ti racconterà ogni cosa rendendoti partecipe della sua vita, ti assicuro che non lo sopporterai più dopo che avrà iniziato a parlare; lo vedo che già non può più fare ameno di te. L'unico suo timore è quello di far soffrire gli altri, per questo quando sta male si chiude ancora di più" Sasuke aveva sorriso trasformando il suo bellissimo visto in dolcezza infinita, quell'espressione si trasformò rapidamente in una risata divertita ma comprensiva: "noi Uchiha abbiamo un pessimo carattere, chi per un verso e chi per un altro, benvenuto in famiglia."
Tutti e tre allungarono le mani sul tavolo per stringersele a vicenda, erano felici. Felici che Madara fosse tornato dalla sua famiglia, Sasuke praticamente non lo conosceva ma adesso sprizzava gioia da ogni poro per avere finalmente questa opportunità. Felici che Itachi e Kisame avessero la rara fortuna di aver trovato l'amore, quello vero; felici che finalmente tutti avrebbero avuto un lavoro degno. Sasuke si guardò di nuovo intorno, quella strada era sempre la stessa eppure diversa, mutata in pochi secondi sotto i suoi occhi.
No, sono io ad essere cambiato, lei è lì ferma da secoli. E io? Io… non sarò più il nemico di me stesso da oggi, so che ora le cose belle arriveranno da me come se avessero le gambe, e quando le vedrò dovrò lasciarle passare.
"Beh, io credo che una serata come si deve debba essere piena di amici" Kisame aveva tirato fuori il telefono sorridente e finalmente sollevato. Mentre scriveva, sembrava che quello schiacciasassi sotto cui era finito all'inizio della giornata, fosse stato disintegrato da un pugno gigante che lui stesso aveva sferrato. Kakuzu e Sasuke non si erano chiesti chi fossero i nuovi invitati finché non li avevano visti arrivare dopo una manciata di minuti nelle loro divise verdi e grigie da volontari. Il viso di Naruto sembrava illuminato dalla luce che scaturiva dai suoi capelli biondi, dello stesso colore di un allegro sole estivo quando sembra così piccolo, a mezzogiorno, in mezzo all'azzurro sconfinato senza nuvole e il canto delle cicale rallegra il mondo come se la bella stagione non dovesse mai terminare; un cielo nei suoi occhi turchesi come Kisame non aveva mai visto. Tuttavia la cosa più straordinaria era il sorriso di Nagato, addolciva quel viso che finalmente si era riappropriato dei suoi naturali lineamenti, della sfumatura rosata della pelle. Le labbra, non più secche e screpolate, incurvate in quell'espressione sincera e meritata, erano coinvolti nel sentimento anche i suoi occhi, così rari da essere posseduti solo da due persone sulla terra, i riflessi viola talmente intensi da sembrare quasi il colore predominante, entrambi scoperti, il suo ciuffo rosso vinaccia non serviva più per nascondere il viso. Erano giunti a piedi abbracciati camminando spediti e sicuri per quella via che ne aveva viste così tante, ora erano là di fronte a quel tavolo davanti a un moretto dalla bocca spalancata e due uomini muscolosi e sorridenti, continuavano a tenersi stretti.
"Perbacco che caldo, Sasuke, mi accompagni dentro a prendere una birra?"
Il dolore che aveva attraversato Nagato nella sua vita avrebbe fatto in modo che egli avesse la massima empatia nei confronti di qualunque persona per sempre.
Trascorsero diversi secondi prima che il moro si decidesse ad alzarsi dalla sedia, fece prima passare i suoi occhi scuri attraverso i visi di tutte le persone che stavano a quel tavolo, erano pacati e sereni, in attesa di lui, cosa aspetti? Sembravano dire.
Ho degli amici… ho degli amici!
Sasuke ancora stentava a crederlo, quando si decise a mettersi in piedi guardarono tutti Nagato prenderlo a braccetto per condurlo dentro al bar, la divisa da volontario gli calzava a pennello, era ancora molto magro tuttavia i suoi miglioramenti erano evidenti. Si erano immersi nel caldo soffocante del locale, Nagato aveva sbuffato per la fila che avrebbero dovuto fare: "certo che qui una bevuta te la fanno sudare, nel vero senso della parola."
Sasuke stava con lo sguardo a terra, sopirò visibilmente alzando la testa ma continuando a non guardarlo: "perdonami, Nagato."
Il rosso aveva sorriso indulgente senza togliergli quello sguardo bonario di dosso: "mi chiedi scusa perché ami tuo fratello?"
Il moro lo aveva finalmente guardato, la sua espressione meravigliata parlava per lui.
"La tua reazione nei miei confronti è pienamente comprensibile, gli errori commessi sia da me che da Itachi non sono venuti dai veri noi. Anche se ci volevamo, e ci vorremo sempre molto bene, il dolore ci aveva trasformati facendo uscire fuori qualcosa che non era reale. Il vero me, sebbene perso di vista per molto tempo, ho scoperto che stava ancora lì, lo sto recuperando piano piano e per questo devo ringraziare Naruto e tutto l'amore che è capace di donarmi. Kisame è l'unico ad avere la chiave del cuore di Itachi, solo il vero amore rende possibile quel miracolo per cui non è mai troppo tardi."
Erano finalmente giunti al bancone, il barista aveva dovuto attirare la loro attenzione perché si stavano sorridendo a vicenda dando l'impressione di voler restare così per sempre.
Per Naruto era semplice procurarsi bevute saltando la fila, le ragazzine assunte come cameriere stagionali si scioglievano letteralmente come neve al sole quando il sindaco le fermava tirandole per le maniche della maglia con quel sorriso furbetto, anche Kakuzu e Kisame naturalmente approfittarono del privilegio. Quando Nagato era sparito all'interno del bar portandosi dietro Sasuke, gli occhi turchesi di Naruto lo avevano seguito mentre le sue guance si colorivano leggermente; questo aveva fatto comprendere agli altri due quanto il biondo fosse soddisfatto della conversazione che stavano per avere, non era certo un caso se Nagato aveva fatto in modo di restarci da solo.
"Nagato arriverà ad essere felice, già è sulla strada giusta; tuttavia le persone come lui è come se avessero sviluppato una sorta di frizione con la capacità di scollegare la mente dal corpo facendo credere alla testa di poter sopravvivere da sola senza quella inutile zavorra di carne che sta sotto, anche se ingranano di nuovo la marcia come sta facendo lui adesso, non dimenticheranno il meccanismo che li ha portati a questo e la tentazione di mettersi di nuovo in folle starà in agguato per tutta la vita, ad ogni contrarietà o dispiacere che inevitabilmente verranno a trovarsi davanti. Nagato sta imparando a gestire il suo dolore alleviando quello degli altri, gioendo dei loro sorrisi sapendo che questi sono merito suo, questa è una delle chiavi necessarie per sbloccare il suo cuore. Io sarò là pronto a rimetterlo dritto ogni volta che sbanda anche a costo di riempirlo di lividi e fargli gli occhi neri, tu questo Kisame lo sai bene."
Naruto era sempre il solito, una risata fece da inevitabile colonna sonora alla sua simpatia.
"La chiave di tutto è l'amore, è questo che fa essere sicuri di come sarà il resto della vita. Io lo so che anche tu, Kisame, già hai chiaro il tuo futuro, ma proprio tutto, quelle immagini che ti mostrano subito come invecchierai accanto alla persona che ami. Io quella chiave te l'ho data, vai e apri quella porta, la tua vita è là che ti aspetta."
Kisame aveva sorriso davanti al suo occhiolino, i suoi dubbi si dissiparono completamente quando Nagato e Sasuke tornarono finalmente a sedersi a quel tavolo, il modo in cui Naruto guardò il rosso era certo che sarebbe stato lo stesso in cui si sarebbero guardati lui e Itachi la prossima volta che si sarebbero incontrati. Ora potevano godersi in pieno la serata, gli amici e il loro avvenire.
