Quando giunge il momento di fare qualcosa non passa certo inosservato, fa rumore gli occhi si girano automaticamente nella sua direzione, chi dichiara di non essersene accorto certamente finge. Ancora torna in gioco il timore del cambiamento, la paura di chiudere una porta per aprirne un'altra della quale ormai ti stai rigirando le chiavi tra le dita da parecchio tempo. In alcune occasioni queste porte possono presentarsi più di una per volta e arrivare a coinvolgere diverse persone contemporaneamente.

Il momento è ora.

Kisame aveva capito il significato di questo sin da molto giovane, quando, per amore, aveva sfidato il giudizio della gente e persino la sua stessa famiglia. Ogni scelta nella sua vita era stata difficile, calcolata, pensata e ripensata, molte avevano avuto delle conseguenze dolorose sia per lui stesso che per le persone che aveva avuto accanto, tuttavia non si era mai pentito di nessuna di esse. Era completamente sicuro di quello che stava facendo riportando Kakuzu a casa sua. Aveva deciso di accompagnarlo al cancello di quella grande casa in mattoni rossi immersa nel suo grande giardino, la luce rossa del tramonto inoltrato faceva scorgere un gazebo bianco posto sotto due grosse querce, là sotto erano stati posizionati un tavolo con due panche di legno, era sceso perché aveva l'impressione di non averlo ringraziato abbastanza per la proposta che gli aveva fatto quel pomeriggio. Proprio mentre aveva preso fiato per iniziare a parlare, i suoi occhi di ghiaccio erano caduti un un cartello giallo fosforescente appeso al cancello con la scritta vendesi. Guardò per un istante il viso candido di Sasuke rimasto in macchina al posto del passeggero, a giudicare dall'espressione del moretto lo sconcerto doveva essere ben visibile sulla sua faccia nonostante si fosse sforzato di nasconderlo.

Kakuzu gli venne in soccorso sorridendo: "questa casa è troppo grande per me, in fin dei conti sono solo; pensa che quel tavolo che vedi non l' ho mai utilizzato, purtroppo è soltanto da poco che ho capito l'importanza di avere degli amici"

"Kakuzu, non dire stupidaggini, io se avessi saputo come stavano realmente le cose ci avrei pensato un attimo prima di dirti subito di sì."

"Tranquillo, Kisame, era diverso tempo che mi frullava l'idea di farmi un appartamentino più piccolo, gli amici potrò invitarli anche lì, no? Ho già diverse proposte che sto valutando, è questa l'asta più importante che ho fatto nella mia vita."

L'omone gli aveva fatto l'occhiolino prima di sparire dietro il cancello. Kisame era rimasto di ghiaccio, tuttavia si dovette sforzare di apparire più normale possibile, Sasuke e Itachi non avevano certo segreti l'uno nei confronti dell'altro, se ora il minore si fosse fatto assalire dalle remore, l'altruismo e la bontà infiniti di Itachi gli avrebbero impedito di aderire ai progetti che avevano Kisame e Kakuzu a proposito della palestra. Sulla strada che li stava conducendo a casa di Sasuke, erano rimasti entrambi in silenzio per molto tempo, il moro ascoltava il sommesso fruscio della strada sotto le ruote, si decise a parlare prima che fosse troppo tardi, non potava arrivare il momento di scendere senza che lui avesse espresso il suo pensiero, i tempi delle occasioni perdute per paura o per il troppo orgoglio dovevano essere archiviati il più presto possibile.

"Kisame, non era necessario che Kakuzu arrivasse a tanto, Itachi, Shisui e Yahiko avrebbero comunque trovato un posto degno, sono tutti e tre giovani, belli e dotati, io credo che forse non sia il caso."

"Eccoci arrivati al punto, Sasuke, parli da persona che non sa cosa significhi avere degli amici. Il mio non vuole essere un rimprovero, sono perfettamente al corrente delle prove a cui ti ha costretto la vita, vorrei soltanto che questo ti servisse da insegnamento ora che gli amici li hai. È così che ci si comporta, la vita non ha avuto modo di insegnartelo e allora te lo spiego io, Nagato è l'esempio più calzante di come fare qualcosa per gli altri aiuti anche noi stessi. Anche Kakuzu sta scoprendo adesso il valore dell'amicizia, ciò che sta facendo per Itachi, Shisui e Yahiko si trasformerà in felicità anche per lui. Adesso fammi un favore, Sasuke, inizia dalla tua famiglia, Madara è tornato anche per conoscere te, e questo è anche il desiderio di suo fratello Izuna, credo che il minore non conosca neanche Itachi e Shisui. Dai e ricevi tutto il loro calore e amore, lo meritate tutti quanti; Itachi ti considera la sua vita, ogni volta che si addormenta pronuncia il tuo nome" su quelle ultime parole gli occhi di Kisame erano diventati lucidi.

Nel frattempo erano arrivati, Sasuke osservava il portone di casa sua attraverso il finestrino del Land Rover Defender sentendo la grossa mano di Kisame posarsi sulla pelle scoperta della sua coscia, le luci erano tutte spente, Itachi doveva essere ancora steso dalle gocce che lui stesso gli aveva rifilato; sapeva benissimo perché chiamava spesso il suo nome nel sonno, quel giorno lo avrebbe perseguitato per tutta la vita, quel ricordo non sarebbe mai potuto sparire, tuttavia l'amore avrebbe potuto alleviarne il dolore.

"Grazie, Kisame."

L'uomo aveva annuito sorridendo, lo seguì con lo sguardo finché non sparì dietro la porta di legno, il tono del moretto era stato sincero, quel giorno aveva imparato un sacco di cose da cui avrebbe potuto trarre solo benefici, Kisame, ancora una volta, si sentì soddisfatto di avere contribuito a cambiare la vita di qualcuno per il meglio.

Beh, Itachi, te l'ho riportato, come volevi tu.

Sospirò avviando di nuovo il motore, la sua immensa pazienza gli sarebbe tornata ancora utile.

Sasuke aveva l'impressione di volare mentre camminava sul parquet dell'ingresso, si stava rendendo conto di quanto fosse ancora vuota quella casa. Il giorno in cui Itachi era tornato, quando lui era andato a prenderlo all'ospedale in cui era stato portato Nagato, era stato convinto che potessero bastare loro due a colmare quel silenzio, che potessero bastate l'uno all'altro come se questo potesse escludere tutto il resto del mondo senza che ne avessero risentito. Era astato fermamente convinto di ciò fino ad appena due giorni prima, girando quel filmino nel salotto. Tuttavia quelle parole che Kisame aveva pronunciato durante quel pomeriggio erano già là che spingevano, dentro la sua testa senza che lui avesse il coraggio di ammetterle o anche solo di guardarle. Ancora una volta si era trovato prigioniero in una gabbia che lui stesso aveva costruito, era stata una prigione dorata stavolta, ancora più subdola, l'amore sbagliato nei confronti di suo fratello da cui era stato accecato gli aveva fatto credere di poter essere di nuovo felice nella solitudine più assoluta. Salendo le scale di legno che conducevano alle camere da letto, godendo ancora di quel leggero scricchiolio che non lo avrebbe mai annoiato, aveva finalmente compreso che arricchire la sua vita di amici e del bene della famiglia non gli avrebbe certo tolto l'amore di suo fratello. La stanza di Itachi aveva la porta socchiusa, come sempre, era un'abitudine che avevano da quando erano bambini, nel caso in cui uno dei due fosse stato assalito dagli incubi durante la notte, poteva trovare conforto nella vicinanza dell'altro. Prima di crollare addormentato aveva fatto in tempo a togliersi quei bellissimi vestiti con cui era uscito per andare da Kisame ripiegandoli precisi su una delle due sedie che costituivano il semplice arredamento di quella stanza. Il telefono con cui aveva scritto l'ultimo messaggio avendo intuito le sue intenzioni, era abbandonato sul suo petto sfuggito dalla mano destra completamente molle, era stato così urgente avvertire Kisame che non aveva neanche fatto in tempo a tirarsi le coperte fino in cima. Sasuke sorrise togliendogli il telefono e coprendolo come si deve.

"Nii – san?" lo aveva chiamato a voce piuttosto alta tuttavia era ancora in preda al sedativo, le labbra leggermente aperte, i lunghi capelli sciolti e scomposti sul cuscino, aveva biascicato lievemente con la bocca ma niente di più.

"D'accordo, ho esagerato un poco" lo baciò delicatamente sulla fronte prima di scendere di nuovo di sotto.

Si può organizzare una cena all'ultimo momento e senza avere praticamente niente in casa?

Certamente, ciò che importava davvero erano le persone, la famiglia, per questo smise di prestare attenzione al frigo e alla credenza vuoti afferrando felice il telefono; avrebbero ordinato in seguito il cibo preferito di ognuno, in fin dei conti i gusti di Madara e Izuna nessuno aveva mai avuto modo di conoscerli.

Il primo ad arrivare fu Shisui, entrò tranquillamente dal momento che Sasuke aveva lasciato la porta aperta, da ora in poi lo sarebbe stata sempre per la famiglia e gli amici. Il più piccolo aveva appena finito di apparecchiare la tavola, certo sette persone avrebbero dovuto un po' stringersi tra le sedie e la cassapanca ad angolo addossata al muro, tuttavia Sasuke stava provando una nuova sensazione entusiasmante all'inverosimile ad avere la casa tutta piena della sua famiglia.

Non era mai accaduto.

Si era voltato verso il cugino più grande che aveva fatto capolino nel salotto, con un sorriso smagliante. Shisui fu talmente felice di vedere quell'espressione mai apparsa su quel viso bellissimo, che solo per poco non cadde preda della commozione. Si abbracciarono subito, senza bisogno di parole e convenevoli, anche il più grande era cambiato, il bellissimo sguardo molto dolce, una giacca di jeans semplice, giusto per difendersi dalla frescura di una serata ancora non pienamente estiva, aveva un profumo leggero e discreto, Sasuke non seppe distinguere se si trattasse di deodorante, sapone, o l'ammorbidente usato per il bucato.

"Allora, sei pronto?"

Shisui gli aveva posato una mano su una spalla, con la stessa espressione che aveva quando lui e Itachi, ragazzini, avevano un comportamento quasi paterno nei suoi confronti nonostante lui non facesse altro che essere geloso.

Sasuke sospirò: "se così si può dire."

"Itachi?" Shisui lo aveva domandato temendo che non ci fosse, era vero che il loro rapporto negli anni era cambiato, tuttavia la sua intensità non si era abbassata, non sarebbe stato possibile cancellare con un colpo di spugna tutto il loro passato e i forti sentimenti che li avevano sempre uniti. Le cose stavano cambiando per tutti, la felicità sembrava finalmente bussare alle loro porte dopo una vita di dolore, Shisui aveva deciso di stare vicino a quei due ragazzi che erano stati più sfortunati di lui diventando la loro roccia. Era pronto ad esserlo anche per Yahiko, la sua lontananza da Nagato sarebbe presto terminata ed entrambi sarebbero stati travolti da una cascata di emozioni. Nonostante tutto il rosso quella sera si era dimostrato felicissimo di lasciarlo andare a quella riconciliazione con la famiglia decisa all'ultimo minuto.

Nessuno adesso ha più il diritto di impedirvi di essere felici, state tranquilli io sarò sempre con voi.

Gioire della gioia degli altri quando essa è merito tuo, era stato fondamentale da capire anche per Shisui e Sasuke; questo non significava certo avere di nuovo Itachi tutto per se dopo che la relazione con Nagato era terminata in quel mondo, ma piuttosto desiderare il bene delle persone a cui si tiene di più senza tuttavia dimenticarsi di se stessi.

" Itachi appena riesco a svegliarlo lo faccio scendere, ancora non sa niente di questa cena, ho pensato tutto così all'improvviso."

Risero entrambi non appena il più piccolo ebbe terminato di raccontare la storia delle gocce, Shisui gli aveva scompigliato affettuosamente i capelli e Sasuke non aveva reagito infastidito come era accaduto in precedenza. Un bussare educato e leggero alla porta li fece tornare seri, i due cugini si erano guardati in quegli occhi così grandi e simili, le ciglia di Shisui leggermente più lunghe e incurvate all'esterno. Sasuke deglutì prima di avviarsi ad aprire, alla fine era stato lui ad organizzare la serata di conseguenza era suo dovere accogliere gli ospiti. Un Obito semplice e sorridente era apparso sulla soglia, una polo viola con decorazioni grigie sulle maniche, jeans dello stesso colore di quella sottile riga, il più grande di tutti poteva sembrare a prima vista vestito completamente casual, tuttavia quel piccolo abbinamento faceva intuire come così non fosse. Quell'occhio lievemente segnato dalle vecchie cicatrici si assottigliò in una gioia sincera, Kisame aveva detto che Madara e Izuna erano ospiti a casa sua, Sasuke intuì che non solo il loro rapporto era ripreso nel migliore dei modi, ma che anche la sua idea di quella riunione era stata molto apprezzata.

La voce squillante e cristallina di Rin ruppe il silenzio, baciò sulle guance Sasuke lasciandogli lievi tracce di quel rossetto brillante e naturale che era solita indossare, aveva una delle sue solite gonnelline svasate, era color prugna, le ballerine della stessa tonalità e una maglietta nera dal tessuto brillante in microfibra, incredibile come riuscisse ad avere sempre l'aspetto di una liceale. Gli porse il dono che gli aveva portato per ringraziarlo dell'invito, si trattava di una composizione di varie delizie, dolci e due bottiglie di prosecco in un paniere di vimini, il moretto si domandò se lo avesse già in casa regalato da qualcun altro o se fosse riuscita a metterlo insieme lei con le sue mani in quel poco tempo; in ogni modo faceva la sua figura e Sasuke li ringraziò con gli occhi luccicanti. La donna aveva salutato anche Shisui con la stessa energia e positività, nessuno poteva avere più alcun dubbio sui motivi per cui Obito se ne fosse innamorato a prima vista.

Molto pittoresca questa casa, un tocco di classe nella città.

Uhm…

Di sicuro si fa notare, e poi io apprezzo lo stile classico.

Tu ti stupisci mentre io non ho mai avuto dubbi sul buongusto della nostra famiglia.

Obito e Rin si voltarono sorridenti verso l'esterno sentendo quelle due voci, una giovanile ed entusiasta, l'altra calma e pacata, nonostante fosse ormai sera i loro visi sembrarono come illuminati dal sole. Sasuke e Shisui si erano scambiati uno sguardo stupito ma, allo stesso tempo tempo impaziente, in attesa di sapere, in attesa di loro.

"Avanti, cosa aspettate? La serata è in vostro onore."

Obito li aveva incitati facendo un passo verso l'interno al fine di lasciare libera l'entrata. Sasuke si era sentito gelare trovandosi praticamente un altro se stesso di fronte, da piccoli particolari si rendeva ora conto di non trovarsi di fronte a uno specchio. L'altro era entrato come un terremoto festoso, la camicia colore cartazucchero infilata nei pantaloni neri, lo stesso suo viso con le labbra leggermente più carnose e gli occhi dal taglio un poco più affilato, da quando Izuna si era tagliato il suo lungo codino la pettinatura era simile a quella del più piccolo, con la differenza che Sasuke prestava più attenzione a tenere il tutto perfettamente in piega.

"Ecco il pulcino della famiglia!"

Fino a poco tempo prima Sasuke si sarebbe sentito molto seccato ad essere apostrofato così da una persona che non conosceva pur essendo un parente, tuttavia Izuna non poteva certo essere praticamente identico a lui in tutto, no? Un carattere così allegro non poteva che fare bene all'umore di tutti. Il moretto sorrise abbandonandosi nell'abbraccio che l'altro gli dava. Anche Shisui era la prima volta che lo incontrava.

"Perbacco, questi ricci così setosi sono una rarità" Izuna aveva posato una mano sui capelli di Shisui : "perdonate i miei commenti sulla casa di poco fa, ma io sono un fotografo, di conseguenza adoro osservare ogni cosa."

"E infatti sei matto come tutti gli artisti!"

Una risata generale aveva fatto da sfondo alla battuta di Obito. Solo una persona era rimasta seria, tuttavia il suo viso era attraversato da un'espressione serena e posata; Sasuke riusciva a scorgere la sua sagoma in penombra ancora immobile sulla soglia del portone, era alto, forse più di tutti gli altri anche se di poco, tuttavia i suoi occhi avevano sempre evitato di posarsi su di lui fino ad ora. Obito si era voltato verso di lui con un'espressione indulgente, lo guardò intensamente inclinando la testa di lato, la sua mano destra si tese fino ad afferrarlo delicatamente da un braccio. Lo tirò lievemente per convincerlo ad avanzare.

Sasuke aveva immaginato decine di volte l'incontro con Madara, l'aveva sognato in diverse varianti, in ognuna di queste il maggiore appariva sempre in una posizione dominante; in qualche occasione lo aveva visto in cima a una scalinata mentre lui stava sotto, in altre il suo viso era deformato da un'espressione di profondo disprezzo con un sorriso sarcastico di cui sembrava addirittura compiaciuto, in altre ancora a fare da sfondo alla scena c'era un cielo completamente nero, questo appariva più che altro nei sogni, in quelle immagini oniriche addirittura indossava un'armatura rossa simile a un samurai. Adesso Sasuke era rimasto pietrificato da quel senso di irrealtà che si trovava in netto contrasto con quella che era sempre stata la sua immaginazione. Non aveva mai pensato niente in quel modo, Obito e Rin sorridenti, Shisui che gli aveva posato le mani sulle spalle forse intuendo il suo stupore e la sua difficoltà, di nuovo aveva quell'atteggiamento paterno nei suoi confronti che lui non aveva mai apprezzato.

Grazie, Shisui, di tutto, vedrai che non è troppo tardi per una nuova vita.

Solo l'aspetto di Madara non era mai stato per lui un mistero, nel corso del tempo Obito gli aveva mostrato qualche foto, lo aveva fatto con diverse persone, in realtà, nella speranza che ciò lo aiutasse a ritrovarlo. Sapeva che aveva un fisico statutario e i capelli molto folti, certamente un uomo molto energico e sicuro di se, tuttavia non avrebbe mai detto di vedere quel sorriso bonario incurvare le labbra simili a quelle di Itachi, non avrebbe mai pensato di osservare quelle fossette sotto gli occhi accentuate della gioia di aver ritrovato la famiglia; niente orgoglio, nessuna arroganza, ancora una volta Sasuke era stato ingannato da quelle spiegazioni che si era voluto dare in autonomia. Era elegantissimo, un gilet grigio scuro e pantaloni dello stesso tessuto e colore, una camicia bianca e leggera. Si avvicinò, le parole non servivano, strinse in un unico abbraccio sia lui che Shisui, il suo corpo era caldo e protettivo, Sasuke si lasciò andare affondando il viso in quella massa di capelli incredibilmente morbida, aveva la certezza di poter contare su qualcuno, ora, la sicurezza e la gioia di una mano tesa e solida ogni volta che lui ne avesse avuto bisogno, anche solo per un consiglio, non doveva più fare affidamento unicamente su se stesso. Il giovane udì lo scricchiolio leggero di parquet che aveva sempre adorato tanto, Madara allentò l'abbraccio per guardare in quella direzione, Sasuke non poteva credere che i suoi occhi fossero lucidi, rimproverò se stesso per averlo immaginato per un sacco di tempo completamente privo di sentimenti.

Itachi era fermo circa a metà delle scale, di nuovo impeccabile, si era preparato come quella mattina quasi avesse intuito ciò che aveva organizzato Sasuke nonostante fosse stato nel mondo dei sogni fino a poco fa, lo sguardo magnetico sapientemente messo in evidenza senza esagerare.

Eh, no, Nii – san, non posso mai fartela, non sono mai riuscito.

Quel pensiero aveva fatto sorgere un sorriso sulle labbra del più giovane di tutti, Itachi scendeva facendo scorrere lo sguardo da Izuna a Madara per poi fermarsi sul viso del più grande, calmo posato, Sasuke era al corrente di quanto accaduto quella mattina a casa di Kisame, tuttavia non scorse rabbia, dolore o rancore negli occhi del fratello. Madara decise di riprendere da dove erano rimasti all'inizio di quell'intensa giornata stringendo Itachi tra le braccia non appena ebbe abbandonato l'ultimo gradino, non percepì quel corpo sottile irrigidirsi e neppure diventare gelido, ma lo sentì solo godersi quella stretta; seguendo l'istinto, gli posò un bacio sulla tempia.

"Tu devi essere Itachi, mio fratello mi ha parlato un sacco di te."

Itachi aveva guardato piacevolmente sorpreso quel ragazzo praticamente identico a Sasuke che aveva parlato, il fatto che Madara avesse raccontato così tanto di lui a Izuna era la dimostrazione come avesse sempre voluto bene a tutti loro nonostante la lunga lontananza.

"Che ne dite se ordiniamo del sushi, non ti preoccupare Nii – san, sono previsti anche i tuoi adorati onigiri."

L'allegria li aveva avvolti con il suo calore, quasi fosse stata qualcosa di morbido e tangibile, non era solo il ritorno di Madara ad essere protagonista ora, ma anche il cambiamento affiorato in Sasuke, finalmente si stava godendo la sua vita come sarebbe dovuta essere, Itachi gli passò affettuosamente un braccio intorno alle spalle mentre si avviavano verso il salotto. Il posto a capotavola fu occupato da Obito, sarebbe spettato a Madara tuttavia nessuno aveva voluto metterlo ancora più in difficoltà di quello che avrebbe potuto essere nonostante la sua apparente serenità. Obito e Rin avevano iniziato ad animare la serata raccontando aneddoti divertenti sulla loro vita, Izuna li seguiva a ruota con il suo carattere aperto e chiassoso, decisamente tutto l'opposto della maggior parte della famiglia. Gli sguardi si posavano a turno sul viso di Madara, stavano tuttavia attenti a non fissarlo tutti all'unisono, ci riuscivano perfettamente come se si fosse instaurata una sorta di inconsapevole telepatia. Madara lo sapeva che erano tutti in attesa di lui, di ascoltare il suo racconto, le motivazioni della sua assenza, erano in ansia di ricevere una conferma di quel bene che aveva sempre voluto loro ma che non aveva saputo dimostrate nel migliore dei modi, tuttavia gli stavano concedendo tempo, tutto quello di cui aveva bisogno. Quando decise di iniziare a parlare finalmente gli occhi si puntarono tutti su di lui, erano sguardi curiosi, sorridenti, non esistevano né dolore e né rimprovero. Madara raccontò la verità, ogni più piccolo particolare della sua vita, se le persone ti amano devono farlo per quello che sei, non ha senso apparire diverso, somigliante a qualcun altro, o omettere delle parti di te che poi finirebbero comunque per venire a galla. Izuna annuiva comprensivo sentendolo parlare del difficile rapporto che aveva avuto con il padre, la madre e con lui stesso quando era stato ragazzino, la felicità del minore aumentò sentendolo dichiarare di voler riallacciare i rapporti con i due anziani genitori i quali abitavano sempre nella stessa casa. Quante cose era accadute in quell'abitazione! Madara guardò Obito come per fargli capire che non ci sarebbe stato niente di male ora a parlare di un Natale di tanti prima, in fin dei conti erano in famiglia e se le confidenze non si facevano lì con chi sarebbe stato possibile? Gli occhi del maggiore divennero lucidi, il modo di amare assoluto che aveva fatto parte di Madara lo aveva condotto in un baratro di intensa sofferenza rimasto nel silenzio fino a quella sera. Madara aveva fatto una lunga pausa, prima di proseguire un profondo respiro, ora i ricordi dolorosi avrebbero coinvolto tre persone. Kisame era stato una parte importante della sua vita, era stato là che aveva maturato la decisione di isolarsi, Obito lo ascoltava intensamente, aveva addirittura allungato una mano per afferrare la sua, avrebbe fatto lo stesso gesto con Itachi se fosse stato seduto lì accanto; fu sostituito in questo da Sasuke. Madara aveva lasciato andare due lacrime lente e liberatorie una volta terminato di dare questa spiegazione, Obito e Itachi si erano alzati per andare ad abbracciarlo.

"Madara, non devi sentirti in colpa, qui se esiste qualcuno che ha sbagliato quello sono soltanto io, purtroppo ero giovane e il dolore era finito con l'inghiottirmi facilmente" Obito gli aveva posato un bacio sulla testa.

"Non devi addossarti nemmeno i miei di errori, io ho trascurato Kisame per quasi due mesi e tu non potevi sapere niente, siete entrambi delle persone che hanno molto sofferto e io ci ho messo del mio" Itachi gli aveva sussurrato dolcemente quelle parole stringendogli forte la mano.

"Madara, hai preso la decisione giusta stasera, e anche tu, Sasuke, sono onorata di fare parte di questa stupenda famiglia" Rin era illuminata dal suo stesso sorriso.

Il momento più difficile era stato superato tuttavia la sua intensità sarebbe rimasta per sempre. I brindisi che fecero subito dopo furono i più belli della loro vita . Madara in questo momento si trovava un po' in una situazione di stallo, gli anni che aveva passato lontano erano finiti inevitabilmente col lasciargli delle grosse lacune; avrebbe dovuto ricominciare la sua vita praticamente da capo. Aveva perduto un sacco di cose ma non la famiglia, era così straordinaria da averlo riaccolto e capito come se non fosse passato un solo giorno, decise che avrebbe tratto da qui la forza necessaria per rifarsi una nuova vita, mai come in quell'istante aveva avuto la certezza assoluta di potercela fare.

Il rilassarsi dopo la cena era arrivato naturale, Shisui, Obito, e Izuna si erano accomodati su quel basso divano a ridere e scherzare, Rin accoccolata sul tappeto a gambe incrociare sembrando ancora più ragazzina, Sasuke riusciva a conversare con loro pur essendo intento a sparecchiare la tavola portando i piatti a Itachi che li stava lavando i cucina.

"Lascia pure, Sasuke, finisco io, dobbiamo essere tutti grati solo a te per questa serata."

Il moretto sorrise senza fare obiezioni, le intenzioni di Madara erano sin troppo chiare, in fin dei conti anche se lui non era stato presente quella mattina a casa di Kisame, gli era bastato guardare in che stato era tornato a casa il fratello per comprendere l'intensità delle emozioni che erano state in gioco. D'accordo, si era trattato di un equivoco, tuttavia se Madara non fosse uscito di lì con il cuore in pace quella sera, Sasuke avrebbe sentito sicuramente il rimorso di non aver fatto il suo dovere divorarlo.

Itachi non si era stupito di vedere altre mani ora posargli i piatti sul lavello, si era accorto che non si trattava più di Sasuke già sentendolo entrare, entrambi erano sicuri di se, tuttavia era riuscito a fare una fulminea distinzione tra sicurezza matura e sicurezza… ingenua.

"Itachi, io più che dirti che mi dispiace terribilmente non so fare, mi addolora anche vedere come la tua salute sia peggiorata."

Il sospiro che aveva fatto Madara alle sue spalle era stato intriso di tristezza. Itachi si era voltato sorridente afferrandogli entrambe le mani, quelle del minore erano rese fresche e morbide dal contatto dell'acqua.

"Madara, quello che ti ho detto prima davanti a tutti era la verità; tu non mi conoscevi praticamente per niente, anche se sei venuto a sapere che lavoro sono stato costretto a fare fino a poco tempo fa, di certo non eri al corrente di quanto fosse stressante la situazione; sono stato reduce di una relazione finita in modo drammatico e tutto questo stress ha peggiorato i miei sintomi. Desideravi semplicemente riprendere la tua vita da dove era rimasta e non posso certo biasimarti per questo, ti assicuro che io avrei fatto lo stesso. Tu questa mattina hai solo visto la copertina del libro e lo sai che non è giusto giudicare solo da questo. Promettimi solo una cosa, considera questa sera come l'inizio di una nuova vita, quella che tutti ci meritiamo, ti assicuro che le cose stanno già cambiando e senz'altro non torneranno indietro."

Stavolta fu il più piccolo a stringerlo in un abbraccio.

"Grazie, Itachi."

"Grazie a te per non aver mai smesso di volerci bene."

Madara uscì sollevato dalla piccola cucina, non fu per niente stupito di trovarsi davanti un Sasuke sorridente e per niente pentito della sua origliata.

"Otouto, mi porti il mio telefono per favore?"

"Nii – san, io pensavo che per oggi tu avessi smesso di combinare guai" tuttavia il moretto aveva ubbidito e ora era di fronte al fratello che si stava asciugando le mani, togliendosi il grembiule celeste da cucina per rimanere di nuovo con i pantaloni rossi di pelle e lo smanicato nero.

"Lo so, tuttavia questa famiglia è talmente meravigliosa che sarebbe un peccato lasciarla incompleta, non credi?"