Digimon Adventure 02 Reload
Una fanfiction di Digimon scritta da: Justice Gundam
Capitolo 3 – Il passato di Ken, Parte 1
"Dunque, fatemi riassumere la situazione… mentre eravate impegnati nei lavori di ricostruzione, sono apparsi dal nulla questi Allomon inferociti che hanno iniziato a distruggere ogni cosa senza alcun motivo… è così?"
Era ormai calata la sera su Odaiba, e il gruppetto dei Digiprescelti (esclusi Mimi e Michael, che erano tornati in America) si era ritrovato davanti al cancello della scuola, e stava parlando con Koushiro riguardo quanto era accaduto. Iori, con in braccio Upamon, annuì.
"Sì, è andata proprio così… poi Daisuke-san ed ExVeemon si sono accorti che non si trattava di Digimon veri e propri, ma di creature artificiali generate dalle Dark Towers." Aggiunse il possessore dei Digimentals della Conoscenza e dell'Affidabilità.
"Erano anche forti, quei bestioni!" fece eco Upamon, saltellando e agitando le 'pinne' ai lati del suo corpo "Pensate che uno di loro ha sconfitto Flamedramon con un solo attacco! Non avevo mai visto niente di simile, se non da Chimeramon!"
"Già, abbiamo avuto modo di vederlo anche noi…" mormorò Taichi, poi si rivolse di nuovo al suo amico dai capelli rossi "E poi, tu dici che nello stesso momento in cui sono comparsi questi Allomon, il tuo programma ha rilevato la presenza di Dark Towers nella zona in cui ci trovavamo… e le ha perse un istante dopo!"
Koushiro annuì cupamente. "Già, e ora mi spiego anche il perché. I loro dati erano stati riconfigurati, dando loro un nuovo aspetto e una nuova funzione. Il mio programma, settato sulle caratteristiche e sugli attributi corrispondenti alle torri, non le ha più riconosciute."
Daisuke rimase con la bocca semiaperta. "In altre parole?"
"In altre parole, il programma di Koushiro-kun non ha capito che si trattava di Dark Towers trasformate, in quanto le loro caratteristiche non corrispondevano più." Spiegò Miyako, anche lei esperta di computer.
"Ah… capito…" mormorò Daisuke, mettendosi una mano dietro la nuca.
"Quello che non ci spieghiamo è: chi potrebbe aver fatto una cosa del genere? Se l'Imperatore Digimon fosse ancora in circolazione, non avrei dubbi a riguardo, ma ora che non c'è più, non ho proprio idea di chi..." disse Takeru "Purtroppo, quello che possiamo dire per certo è che c'è qualcos'altro che minaccia il Mondo Digitale!"
"E non è da escludere che questo qualcosa, o qualcuno, stesse usando Ken come una pedina per i suoi piani…" aggiunse Yamato, senza riuscire a nascondere un certo nervosismo "In questi giorni, dovremo stare attenti a quanto accade a DigiWorld… ho un brutto presentimento a riguardo."
Tutti annuirono, ugualmente preoccupati. "Va bene, ragazzi…" fu Taichi infine a prendere la parola "Per oggi, credo che sia meglio tornare tutti a casa e riposarci. Domani andremo di nuovo a DigiWorld, e cercheremo di capire cosa sta accadendo. Va bene?"
"Buona idea. Io cercherò di contattare Jyou-kun e lo informerò degli ultimi sviluppi. Magari domani potrà venire anche lui…" replicò Koushiro.
I bambini prescelti, dopo aver dato i loro cenni d'assenso, cominciarono a separarsi, per tornare ognuno alle proprie case, quando un foglio di giornale svolazzante attirò l'attenzione di Sora. La ragazza aveva visto di sfuggita una foto che le riusciva familiare…
"Hey, ragazzi, guardate un po'!" esclamò Sora, tenendo fermo il foglio con un piede "Qui c'è una notizia molto interessante…"
I Digiprescelti, incuriositi, andarono a vedere: sul foglio c'era la foto di un ragazzo che sembrava avere la stessa età di Daisuke, con capelli blu, lisci e piuttosto lunghi, divisa scolastica grigia, e uno sguardo acuto… che però tradiva una certa arroganza. Appena sopra di essa svettava il titolo, in inchiostro nero:
Ritrovato il ragazzo-prodigio scomparso
Ken Ichijouji ritorna a casa
Per qualche istante, il gruppetto dei bambini prescelti rimase in silenzio, osservando i titoli e l'immagine di colui che era stato loro nemico fino ad appena due giorni prima. Poi, Iori parlò, la voce piena di astio.
"Alla fine… ha deciso di tornare…"
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Quella sera, in un piccolo appartamento del quartiere residenziale di Tamachi…
Ken era seduto sul suo letto, avvolto dalle tenebre, le braccia attorno alle ginocchia. Non riusciva a liberarsi dell'angoscia e del senso di colpa che attanagliavano il suo cuore. Neanche la felicità di aver riabbracciato i suoi genitori in lacrime, di essere tornato alla propria casa, aveva fatto molto per alleviare le pene dell'ex-Imperatore. Il Mondo Digitale era stato devastato… I Digiprescelti avevano passato le pene dell'inferno… Wormmon era morto…
…ed era tutta colpa sua! SUA!
"Cosa ho fatto… che cosa sono diventato…" mormorò il ragazzo, scuotendo la testa e tenendo lo sguardo fisso sul suo D-3… lo stesso strumento con cui aveva schiavizzato tanti Digimon innocenti. Pensare che era stata quella la fonte di tutto…
"Osamu… se solo non fossi stato così stupidamente geloso di te… forse le cose sarebbero andate diversamente…" mormorò Ken, sforzandosi di ritornare con la mente al momento in cui, per la prima volta, era entrato in contatto con il Mondo Digitale. C'erano ancora tanti buchi nella sua memoria…
…e l'ex-Imperatore aveva tutta l'intenzione di riempirli.
(FLASHBACK)
"Guarda, Ken, si fa così…" disse con tono gentile un ragazzino occhialuto dai corti capelli blu-azzurri, tenendo in mano un soffietto intinto nell'acqua saponata. Soffiò delicatamente, e delle bolle di sapone si librarono delicatamente nell'aria, riflettendo i colori dell'iride.
Ken, che all'epoca aveva solo sei anni, spalancò gli occhi e rise di gioia davanti a quello che, per un bambino della sua età, era uno spettacolo mozzafiato. "Grazie, fratellone Osamu! Sei fantastico!"
Osamu si volse verso il suo fratellino e sorrise a sua volta. "Sai, Ken…è in momenti come questi che mi sento davvero felice. Quando stiamo assieme, quando sono semplicemente Osamu Ichijouji… non il 'bambino prodigio' che tutti acclamano…"
(FINE FLASHBACK)
Era vero. Osamu Ichijouji era veramente un bambino prodigio. Il figlio che ogni genitore avrebbe voluto avere. Non solo era straordinariamente intelligente, al punto che il suo quoziente intellettivo aveva raggiunto i livelli di un genio… era anche atletico e bravo in tutti gli sport… non c'era da stupirsi del fatto che fosse così popolare…
E proprio questo fatto, col tempo, aveva finito per creare un divario tra i due fratelli. Una spaccatura che, iniziata come una piccola crepa, si sarebbe trasformata in un abisso… Ken si era sempre sentito inadeguato, paragonato al fratello maggiore. In fondo, lui che cosa aveva di tanto eclatante? Nulla. Era un bambino normalissimo, come tutti gli altri. La gente avrebbe sempre parlato di lui come 'il fratellino del geniale Osamu Ichijouji'…
(FLASHBACK)
Un anno dopo…
Era un momento di esultanza per la famiglia Ichijouji… era il giorno in cui Osamu aveva vinto una competizione di matematica, riuscendo a battere anche studenti liceali, con diversi anni più di lui.
Il geniale ragazzino, che all'epoca aveva soltanto undici anni, stava mostrando con orgoglio il trofeo che aveva ricevuto, e stava raccontando, pieno di entusiasmo, come si era svolta la gara e quali problemi si era trovato a risolvere.
La madre di Osamu e Ken era meravigliata davanti al trofeo. "E' stupendo, Osamu-chan!" Il padre rispose con un sorriso. "Beh, come altro poteva andare? Dopotutto, nostro figlio è un genio riconosciuto! Siamo così orgogliosi di te, figliolo…"
Osamu sorrise, ricevendo con modestia le lodi. "Beh, faccio del mio meglio…"
Eppure, mentre osservava i suoi genitori e suo fratello seduti sulla poltrona, a ridere e parlottare allegramente, il piccolo Ken non riusciva a condividere la loro gioia. Li sentiva lontani… anche se erano appena ad un metro di distanza, sembravano quasi non vederlo. Continuavano a discutere, sorridere, come dimentichi del fatto che c'era qualcun altro. Al centro dell'attenzione c'era Osamu, come sempre…
Certo, Ken sapeva bene che era suo fratello maggiore il più degno di lodi e attenzione. Eppure… eppure…
Sospirando, Ken tornò nella camera che lui e suo fratello condividevano. Prima o poi, Osamu sarebbe passato in camera, e allora, forse, avrebbero potuto passare un po' di tempo assieme… di quei tempi, con la scusa delle competizioni, delle interviste, e quant'altro, non avevano avuto quasi più occasione di stare assieme… come facevano prima…
Mentre il ragazzino apriva la porta, una tenue luminescenza, proveniente dal computer di Osamu, attirò la sua attenzione. Incuriosito, Ken entrò, richiuse la porta dietro di sé, e andò a vedere: il computer era acceso, ma lo screensaver era attivo, segno che la macchina era rimasta accesa e inattiva per un po'. Ma ciò che Ken notò subito fu un piccolo oggetto appoggiato vicino alla tastiera… un piccolo congegno, che stava comodamente in una mano, con uno schermo a cristalli liquidi, e vari bottoni sparsi su una delle sue facce. Per qualche motivo, Ken si sentiva come se quell'oggetto lo stesse chiamando…quasi come se quel piccolo congegno fosse stato creato appositamente per lui…
Dopo qualche attimo di esitazione, il ragazzino tese la mano verso il congegno… e lo afferrò. Quasi immediatamente, lo strano oggetto cominciò a brillare di luce propria, e Ken sentì uno strano calore penetrare dal palmo della sua mano e diffondersi nel suo corpo. Senza che nessuno avesse toccato il mouse, lo screensaver scomparve, facendo spazio ad una strana finestra, completamente priva di tag identificativi, e circondata da quelle che sembravano essere componenti elettroniche stilizzate. Meravigliato, Ken alzò il congegno che aveva trovato, puntandone lo schermo verso la finestra, come per istinto…
Tutto accadde in un istante. Lo schermo del computer sembrò esplodere in un caleidoscopio di luci e colori, mentre il piccolo Ken si proteggeva gli occhi con una mano…non riuscì a trattenere un urlo quando il suo piccolo corpo venne risucchiato dallo schermo e gettato in quel vortice multicolore…
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Le luci abbaglianti durarono un attimo, e prima ancora di poter capire cosa stava accadendo, il piccolo Ken si ritrovò ad appoggiare i piedi su un tappeto erboso. La freschezza dell'aria aperta gli riempì le narici, assieme ad un dolce profumo di primavera, mentre sentiva la calda luce del sole sulle braccia e sul viso. Non capendo cosa fosse successo, Ken aprì timidamente gli occhi…
…per poi spalancarli dalla sorpresa. Dovunque si trovasse, quella non era certo casa sua… e neanche Tamachi, e neppure Tokyo, se era per quello… lo scenario era mutato così drasticamente, che il ragazzino non si sarebbe stupito se qualcuno gli avesse detto che non era nemmeno più in Giappone!
In quel momento, Ken si trovava in una stupenda foresta, colma di rigogliosa vegetazione e fiori dai vivaci colori…
Meravigliato, Ken fece qualche passo in avanti, cercando di cogliere ogni singolo particolare dello scenario che lo circondava. "Che… posto è questo? E'… è bellissimo… ma… dove mi trovo?" Si chiese "Si tratta… di un mondo all'interno del computer?"
Un'innocente risatina fu l'inaspettata risposta alla domanda di Ken. "Beh, non proprio all'interno del computer… questo è il Mondo Digitale, o DigiWorld se preferisci. Benvenuto!"
Sorpreso, Ken si guardò attorno, cercando di capire a chi appartenesse la voce che gli aveva risposto. "Ma… chi… chi ha parlato? C'è qualcuno qui?"
"Sono sul ramo alla tua destra, Ken!" proseguì l'allegra vocina. Aveva un tono così affabile e cordiale, che non ci voleva la sensibilità e il buon cuore di Ken per rendersi conto che si trattava di un amico.
Il ragazzo volse lo sguardo alla propria destra, per vedere, ad appena qualche metro da lui, una buffa creaturina verde a striature nere, simile ad un bruco lungo come l'avambraccio di un uomo. Numerose zampine verdi, terminanti con una piccola ventosa rossa, permettevano all'insetto di rimanere saldaente attaccato al ramo, e la coda terminava con quelli che sembravano essere un paio di pungiglioni rossi. Due lunghe antenne stavano sulla testa del simpatico bruco, e la bocca, ornata da un paio di piccole mandibole, si apriva verticalmente.
"Sei… sei stato tu a parlare…" mormorò Ken, senza fiato. In risposta, il piccolo bruco annuì, muovendo allegramente le sue antenne.
"Finalmente ci incontriamo, Ken! E' da tanto tempo che aspettavo questo momento! Io sono Wormmon, e sono un Digimon!"
"Wormmon? Un Digimon… non è la prima volta che sento questo termine…" mormorò Ken, prendendo in braccio la piccola creatura. Poi, si ricordò: appena qualche mese prima, aveva visto quegli strani mostri che avevano infestato Tokyo… poi c'era stato l'episodio della nebbia di Odaiba, e poi il continente nel cielo… "Ma certo! Tu sei una di quelle strane creature apparse qualche mese fa… non credevo che ne avrei mai conosciuta una…"
"E invece, sei capitato proprio nel nostro mondo! I casi della vita sono davvero molteplici, eh?" replicò Wormmon sorridendo.
"He, heh… sì, hai ragione… ma cosa volevi dire prima… dicendo che mi hai aspettato per tanto tempo?"
"E' così, Ken… tu sei un Digiprescelto, uno dei pochi esseri umani a cui sia dato il privilegio di accedere a DigiWorld. E ogni Digiprescelto è abbinato ad un particolare Digimon che gli fa da compagno, aiutante, amico…e quel congegno che tieni in mano, il Digivice, è la chiave per entrare in questo mondo. Già da molto tempo… fin da quando sono nato… sapevo che un giorno tu saresti venuto e saresti diventato il mio compagno. Ho aspettato con pazienza… e finalmente quel momento è arrivato!" spiegò Wormmon.
Ken era spiazzato. A LUI era stato concesso un simile privilegio? Perché a lui? Perché non ad Osamu? Avrebbe avuto più senso se a ricevere il Digivice fosse stato suo fratello… lui era più adatto… cosa aveva Ken che Osamu non aveva?
"Io… ancora non capisco… perché sono stato scelto io per entrare in questo mondo… ci saranno mille persone più adatte di me… per esempio, mio fratello Osamu! Lui è un genio, ed è bravo anche negli sport… se diventare un Digiprescelto è davvero un tale privilegio, sarebbe più giusto se fosse stato scelto Osamu…"
Wormmon scosse la testa pacatamente. "Ken, diventare un Digiprescelto non è questione di intelligenza, capacità o fortuna… dipende dalle qualità della persona, e tu hai una delle qualità più importanti per la conservazione dell'equilibrio di questo mondo: la bontà."
"Bontà?" ripetè Ken, sentendosi pervaso da una grandissime emozione. Quell'imprevista gita in quel mondo parallelo si stava già trasformando in una delle esperienze più emozionanti della sua vita. Tra le sue braccia, Wormmon annuì.
"Esatto, Ken. Tu sei il Digiprescelto della Bontà. Allora, siamo amici?"
Questa volta, Ken non ebbe un attimo di esitazione. "Certamente, Wormmon! Sono felice di averti conosciuto!"
"Fantastico!" esclamò il Digimon bruco, pieno di entusiasmo "Allora, che dici, facciamo un giretto qui attorno? Ti farò conoscere meglio il Mondo Digitale!"
"Certamente… ma poi come farò a tornare nel Mondo Reale?" chiese Ken, ricordandosi all'improvviso di quel non trascurabile particolare.
Con un cenno della testa, Wormmon indicò un luogo alle spalle di Ken. "Da quella parte!" Il nuovo Digiprescelto volse leggermente la testa, e vide una televisione, accesa ma priva di segnale, dietro di lui. "Quando sei entrato a DigiWorld, è da lì che sei emerso. Non devi fare altro che puntare il tuo Digivice in direzione dello schermo, e il gioco è fatto!"
"Ho capito! Allora, vediamo un po' com'è questo Mondo Digitale!" propose Ken, sorridendo.
"Certamente!"
Mentre i due nuovi amici si incamminavano assieme, Wormmon comodamente seduto sulla spalla del suo partner umano, il piccolo Ken si sentiva pervaso da una gioia e un conforto mai sentiti prima: aveva conosciuto un amico, un vero amico, e sicuramente, lui sentiva, ne avrebbe conosciuti altri. Stava visitando un mondo fantastico, che ben pochi potevano dire di aver visto fino ad allora. E poi, gli dava una certa gioia anche il fatto che, finalmente, lui poteva fare qualcosa che Osamu non poteva fare…
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Qualche minuto dopo, Ken e Wormmon erano di ritorno dopo una breve, ma suggestiva, passeggiata nella foresta digitale.
"Allora, Ken, che te ne pare di DigiWorld? Ti è piaciuto?" chiese Wormmon.
"DigiWorld è un mondo stupendo!" rispose Ken, con un largo sorriso "Mi piacerebbe poter restare ancora… ma i miei genitori e mio fratello si preoccuperebbero non vedendomi tornare per cena! Posso tornare a farti visita domani?"
"Quando vorrai, Ken! Io ti aspetterò sempre!"
"Grazie, Wormmon! E' stata una giornata stupenda!"
Detto così, Ken puntò il suo Digivice verso lo schermo televisivo da cui era entrato, e, dopo aver rivolto un ultimo saluto al suo Digimon, scomparve nel vortice iridato che lo aveva portato a DigiWorld…
"Tornerò presto, vedrai!"
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"Ken! Cosa ci fai lì?"
Pochi secondi dopo il suo ritorno nel Mondo Reale, Ken era stato accolto da questa brusca domanda… da parte di suo fratello Osamu, che era entrato nella camera e aveva visto Ken armeggiare attorno al computer.
Colto di sorpresa, Ken non riuscì neanche a pensare ad una risposta. "Ehm… ecco… avevo visto qualcosa sul tuo computer, e volevo vedere di cosa si trattava…"
Osamu, lo sguardo terribilmente freddo dietro gli occhiali che indossava, indicò il Digivice che il fratello minore teneva in mano. "Questo qualcosa… sarebbe quello?"
"Ehm…" Ken non riuscì a trovare le parole per rispondere, mentre guardava il congegno che stava nel palmo della sua mano.
"Ti ho detto tante volte di non toccare le mie cose!" proseguì Osamu, senza attendere una risposta "E tu, con quell'oggetto che hai in mano, sei andato a fare qualcosa al mio computer, giusto?"
"No! Non ho fatto niente al tuo computer! Lo giuro!" esclamò Ken, sentendosi accusato ingiustamente. Nonostante Ken provasse un po' di gelosia nei confronti di Osamu, suo fratello maggiore rimaneva comunque il suo idolo e una figura di riferimento… l'idea che LUI lo potesse credere capace di fargli un torto era insopportabile.
"Allora, cosa stavi facendo lì davanti al mio computer con quell'aggeggio? Me lo spieghi?" ripetè Osamu, senza perdere quel tono alterato.
Ken non ne potè più. Sentiva crescere in lui una rabbia indescrivibile, che non riuscì più a contenere: "Lo vuoi sapere cosa stavo facendo? Stavo aspettando che tu arrivassi, perché volevo parlare con te! Con la scusa delle olimpiadi di matematica, in questo periodo non ci siamo quasi più parlati perché tu eri chiuso in camera a studiare! Ma a quanto pare per te era più importante stare a sentire le lodi di mamma e papà, non è vero? E' più importante arrivare primo a quella stupida gara che stare con me, non è così?" Ken terminò la frase scoppiando in lacrime, scartò suo fratello, e fece per uscire. Ma si bloccò sulla soglia, per gridare un'unica, fatale frase, dettata più dalla rabbia e dall'invidia che da qualsiasi pensiero razionale…
"Sei uno stupido, Osamu! Ti odio! VORREI CHE TU NON CI FOSSI PIU'!"
Osamu sentì improvvisamente un tuffo al cuore, e un forte senso di colpa prenderlo alla bocca dello stomaco. Il suo fratellino… voleva solo stare un po' con lui… si era sentito trascurato, e lui lo aveva trattato in malo modo… che razza di fratello maggiore era? Preso dal rimorso, quasi non si rese neanche conto del fatto che Ken se ne era andato sbattendo la porta…
"Ken! Come ti permetti di parlare così a tuo fratello?" sentì la voce di sua madre sgridare Ken. Eppure, sentiva che in quel momento sarebbe stato più giusto sgridare lui. Del resto… era stato lui a comportarsi da pessimo fratello…
Osamu sospirò. Quella sera, probabilmente Ken non avrebbe voluto neanche parlare con lui. Decise che, l'indomani, avrebbe parlato con Ken e si sarebbe scusato.
"Sì… è la cosa migliore da fare…"
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Il giorno dopo…
Ken, di ritorno da scuola, stava camminando lungo il marciapiede, assorto nei suoi pensieri… gli tornava alla mente il litigio con Osamu la sera prima, e quelle terribili parole che gli aveva urlato in faccia…
(Ti odio! VORREI CHE TU NON CI FOSSI PIU'!)
"Ho esagerato…" mormorò tra sé il ragazzino dai capelli blu "Non avrei dovuto dire una cosa del genere… non appena lo rivedrò, mi dovrò scusare…" Quel mattino, Osamu aveva cercato di parlare con lui, ma Ken si era rifiutato di stare ad ascoltarlo, ancora arrabbiato per la sera prima (sia per il litigio in sé che per la solenne sgridata che si era preso dai suoi genitori… fattore quest'ultimo che non aveva che rafforzato la sua convinzione che Osamu fosse il 'preferito'). Tuttavia, la mattinata era servita a far sbollire la rabbia e a far parlare di nuovo la ragione. Ken sospirò, sistemandosi la cartella sulle spalle, e proseguì.
"Ken! Fratellino, aspetta!"
Il ragazzino alzò lo sguardo, volgendosi verso il marciapiede dalla parte opposta. Quasi per caso, Osamu si trovava proprio lì, e si accingeva ad attraversare la strada. Ken gli sorrise, come a fargli vedere che non ce l'aveva più con lui, e questo sembrò dare una certa serenità al suo geniale fratello maggiore.
"Aspettami, Ken! Adesso arrivo!" esclamò Osamu, dando una rapida occhiata in entrambe le direzioni e cominciando a percorrere l'attraversamento pedonale, senza badare al discreto numero di persone che lo stavano guardando, riconoscendo il bambino-prodigio più famoso del Giappone. In quel momento, Ken si sentiva sollevato. Finalmente, avrebbe avuto la possibilità di chiedere scusa…
Il sollievo durò fin troppo poco. Osamu era appena a metà strada quando, con un infernale stridio di pneumatici sull'asfalto, una macchina rossa fece irruzione da una strada laterale e proseguì ad alta velocità esattamente verso il passaggio pedonale dove si trovava Osamu. Era chiaro, dalla traiettoria che stava seguendo, che l'autista era tutt'altro che sobrio.
Anche se accadde tutto in un secondo, sembrò quasi che il mondo si muovesse al rallentatore. Mentre la maggior parte dei passanti si allontanava impaurita, Ken sentì la macchina rossa azionare i freni, evidentemente in un disperato tentativo di evitare l'impatto… sentì di nuovo lo stridio delle ruote, talmente forte da fargli fischiare i timpani…
Purtroppo, la velocità che il veicolo aveva accumulato era troppo elevata. In un istante di puro orrore, la macchina colpì in pieno Osamu, che non aveva avuto i riflessi abbastanza pronti, sollevandolo sul cofano e facendo poi ripiombare a terra, inerte come una bambola di pezza…
Tutto il resto, fu solo un lampo indistinto per Ken: a malapena si accorse della macchina rossa che faceva un testacoda e si fermava sulla corsia opposta, costringendo altri automobilisti a frenare per evitare un 'effetto domino'; a malapena sentì le urla disperate dell'autista che, sceso dall'auto, si era appena reso conto di quello che aveva fatto, e le esclamazioni della gente…
"Oh mio Dio, che ho fatto! Che ho fatto!"
"E' un ragazzino! Un ragazzino è stato investito!"
"Presto, un'ambulanza!"
…tutto quello che Ken riusciva a vedere era il corpo di suo fratello riverso sull'asfalto. Tutto quello che sentiva era il battito del proprio cuore che era salito alle stelle, e di nuovo quella maledetta frase della sera prima…
"…che tu non ci fossi più…"
"Vorrei che tu non ci fossi più…"
"VORREI CHE TU NON CI FOSSI PIU!"
Era stato accontentato nel modo più atroce. A Osamu era accaduto proprio quello che lui aveva voluto! LUI… aveva ucciso… suo fratello…
"No…" mormorò Ken, mentre le lacrime cominciavano a scorrergli lungo le guance "No… non è possibile… io… non volevo dire quelle cose… io… volevo… chiederti scusa… E' tutta colpa mia… non è giusto… non puoi essere morto… Osamu-niisan… OSAMU-NIISAAAAAAN!"
(FINE FLASHBACK)
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"Io... non avrei mai dovuto dire una cosa del genere..."
Ken scosse la testa e si passò una mano sugli occhi per scacciare le lacrime che, ancora dopo tanto tempo, minacciavano di scendergli dagli occhi. Fin da quel giorno fatidico, non aveva mai potuto perdonarsi quelle parole, e non aveva mai smesso di considerarsi responsabile della morte di Osamu. E, sentendosi in dovere di 'restituire' in qualche modo Osamu ai suoi genitori, aveva cercato di imitarne gli incredibili successi accademici e sportivi. Sfortunatamente, era un tentativo destinato al fallimento: in fondo, era Osamu quello verso il quale la natura era stata più generosa...
E così, ancora una volta, si doveva rendere conto della sua impossibilità di competere con il fratello maggiore.
Rivolse ancora una volta lo sguardo al suo Digivice, ripensando all'evento che aveva cambiato le cose ancora una volta...
CONTINUA…
Note dell'autore: Ho deciso di dividere questo capitolo in due parti perché non mi ero accorto di quanto lungo fosse diventato… che volete farci, quando ci si mette a scrivere non ci si rende conto di quanto si faccia… le dita si muovono da sole sulla tastiera! Ad ogni modo, che ve ne pare? Spero di aver 'catturato' come si deve il personaggio di Ken… e di caratterizzarlo ancora meglio nel prossimo episodio, dove terminerò il flashback sul suo passato, e che vedrà il ritorno in scena di Wormmon! Lasciatemi un commento, e alla prossima!
