Angolo dei commenti:

Elizabeth: Georges mi ha sempre affascinata perché è un personaggio persino più misterioso di Albert e soprattutto gli è sempre stato accanto. Nel manga non compare molto, ma si intuisce anche dal romanzo quanto sia grande il suo cuore, anche se sembra sempre composto e serio ;-)

Charlotte: Sono contenta che ti piacciano le mie interpretazioni di questi momenti mai descritti. E mi fa piacere anche che tu riconosca Albert, adoro caratterizzarlo!

Dany Cornwell: Il famoso filo rosso non poteva che unirli fin da subito. Ovviamente all'inizio Candy è troppo giovane e Albert non può che provare per lei istinto di protezione e sommo affetto. Ma col tempo... Grazie di cuore a te!

Ericka Larios: Domanda interessante! Immagino che sia come dici tu, però, Georges non aveva la posizione dello zio William e Albert poteva invece proteggerla meglio anche se a distanza. E in effetti, alla fine, è l'unico che può renderla felice in ogni modo possibile!

Cla1969: Mi hai appena dato un'altra idea LOL, non ho parlato del rapimento qui perché siamo ancora in una fase precedente: i Lagan avevano stabilito di mandarla in Messico, ma poi hanno anticipato di qualche giorno e la comunicazione dello zio William è giunta quasi in contemporanea. Certo è che sia Albert che Georges farebbero di tutto per la piccola Candy ;-)

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Anthony

L'impulso di raggiungerli era stato forte, ma Albert era rimasto nascosto, accampandosi lontano dal luogo in cui si stava svolgendo la caccia alla volpe e dai sentieri che sarebbero stati battuti. Con una smorfia di disappunto, lasciò cadere la legna che aveva raccolto per cominciare ad accendere il fuoco per la sera: non era orgoglioso della decisione che aveva preso, tuttavia sapeva che era una tradizione di famiglia e che se avesse scelto di dare un ballo per la presentazione di Candy, la zia Elroy avrebbe avuto da ridire.

Raccolse un mucchietto di foglie secche tinte dei colori autunnali e le sparpagliò sulla catasta. Non gli dispiaceva dormire all'aperto, però a breve la temperatura sarebbe stata troppo rigida e avrebbe dovuto cercare un altro riparo. Alla pensione dove aveva soggiornato brevemente stava rischiando di attirare troppo l'attenzione, visto che Georges lo andava a trovare spesso per parlare della famiglia e di lavoro. Tuttavia, ormai non poteva più tornare nemmeno alla capanna, o avrebbe davvero rischiato di lasciare gli Ardlay senza patriarca prima ancora di prenderne il comando: l'ultima volta gli avevano persino sparato addosso. Oltretutto, Georges gli aveva accennato ad alcuni affari che avrebbero dovuto seguire a Londra con l'anno nuovo e doveva entrare nell'ottica che i suoi giorni per i boschi di Lakewood erano ormai agli sgoccioli.

I passi sull'erba lo allertarono prima ancora che avesse tempo di tirare fuori i fiammiferi dalla sacca e Albert guardò nella direzione del rumore per capire se avrebbe avuto tempo di far sparire la legna, cancellando le proprie tracce. Ma quando guardò nella luce arancione del tramonto, fu stupito nel vedere che si trattava di una sagoma nota.

Poupee emise uno squittio sommesso e lui l'accolse fra le mani quando gli saltò in braccio: era la prima volta che gli sembrava spaventata vedendo Georges e il cuore accelerò nel petto. Aumentò il ritmo quando vide il capo chino, le spalle leggermente curve e il passo stanco di qualcuno che non abbia più nulla da perdere.

Con orrore, tentando di deglutire, Albert si rese conto che era lo stesso Georges di quando era morta Rosemary e, in parte, il medesimo che lo aveva ritrovato sulla collina quando aveva diciassette anni. Prostrato, distrutto, disperato, rassegnato: gli occhi erano asciutti ma rossi, quando infine gli fu davanti.

Nessuno dei due ebbe il coraggio di proferire parola.

Candy... è successo qualcosa a Candy! Dev'essersi fatta male, oppure...

"Signorino William". Quella non era la voce di Georges. Era spezzata e colma di dolore.

"Cosa è successo?". Aveva cominciato a tremare senza accorgersene e Poupee corse via.

"Il... il signorino Anthony... è...".

Anthony?!

"Cosa? Cosa è successo ad Anthony?!", chiese con voce urgente, posandogli le mani sulle spalle, trattenendosi a stento dallo scuoterlo.

"Mi dispiace, mi dispiace tanto". Scosse la testa, soffocando un singhiozzo. "È caduto da cavallo durante la caccia alla volpe e... è morto".

E tutto si fermò.

Il vento, il mondo, persino il proprio respiro. Gli parve che anche quel Georges che piangeva silenziosamente prendendo lunghi sospiri per ricomporsi non fosse reale. Perché nel mondo reale erano già morte tante persone a lui care e Anthony aveva solo quindici anni. E poi lui e Candy avevano stretto un legame speciale, da quel che aveva saputo, quindi si aspettava che un giorno il nipote gli chiedesse la sua mano. Magari tra qualche anno, quando entrambi avessero terminato gli studi e lui fosse già stato a capo...

"Signorino William? Va tutto bene?".

Albert sbatté le palpebre, come risvegliandosi da un sogno. Georges era lì, era reale e si stava asciugando gli occhi con un fazzoletto, fissandolo preoccupato.

"Come è successo?", chiese in un sussurro che non seppe se avesse udito.

"Il cavallo si è impennato, forse a causa di una tagliola nascosta nell'erba, e il ragazzo è stato sbalzato a terra con violenza. Quando siamo accorsi, udendo le grida della signorina Candy, era già troppo tardi".

Lei era lì! Dio onnipotente, era lì e ha visto tutto!

Di colpo, davanti agli occhi gli passarono le immagini di Rosemary con Anthony appena nato in braccio. Il viso scavato, sofferente, ma un sorriso che avrebbe illuminato la stanza più buia mentre se lo stringeva al petto.

"Ora ho due tesori, Bert. Te e il mio piccolo Anthony". Così aveva detto e aveva dedicato gli ultimi anni della propria vita a loro, quasi sempre da sola perché Vincent era spesso lontano.

Perdonami, Rose. Non sono riuscito a proteggerlo... ora è tornato da te... Darei la mia vita per riavere la sua.

La consapevolezza che Anthony non fosse più in quel mondo lo colpì lentamente ma in modo inesorabile, come una mano impietosa che lo sospingesse verso un baratro senza fine. E Albert indietreggiò, quasi fuggendo da quella realtà che non voleva e non poteva accettare. Si allontanò fino a sbattere la schiena contro il tronco di un albero e allora si arrese e si lasciò

precipitare

cadere. Poggiò i gomiti sulle ginocchia e abbassò il capo, intrecciando le dita sulla nuca, tra i lunghi capelli. E aveva di nuovo otto anni e suo padre era morto lasciandolo orfano. E ne aveva quattordici e Rosemary aveva appena esalato l'ultimo respiro chiamando il suo bambino.

E tornarono, le lacrime, dopo tanti anni in cui aveva potuto non versarne, tornarono e a lui sembrò di affogarvi. Le sentiva, calde e implacabili, che gli rigavano il viso e cadevano da qualche parte sull'erba, mentre le sue spalle si scuotevano e Poupee emetteva una sorta di miagolio che sembrava un pianto.

Immerso in una sofferenza che gli sembrava densa e cupa, sopraffatto da un senso di colpa che non sapeva se avrebbe mai superato, Albert sentì una mano sulla spalla e seppe che stavolta era quella confortante di Georges. Con il corpo intorpidito, rialzò piano la testa, passandosi un braccio sul viso, e gli chiese di Candy.

"La signorina si è sentita male, ma so che sta riposando e che Archibald e Alistair sono con lei".

Albert annuì più volte, come riflettendo. Avrebbe voluto dire a Georges di accertarsi che lei stesse bene e che avesse tutto il sostegno necessario. Avrebbe desiderato correre a casa per presenziare ai funerali di Anthony e per chiedere personalmente perdono a Rosemary, sulla sua tomba. E avrebbe voluto persino consolare la zia e i nipoti, anche se questi ultimi non lo conoscevano. Ma, soprattutto, avrebbe voluto aver avuto più tempo per stare con Anthony, che doveva aver incontrato l'ultima volta quando aveva sette anni e lui stava per partire per l'università.

Dio, quanto è ingiusta la vita!

Il tempo parve dilatarsi all'infinito, laddove poco prima sembrava immobile. Gli sembrò di essere rimasto lì seduto, con i gomiti sulle ginocchia, per ore o per anni, tentando di inghiottire le lacrime per tornare a essere forte. Ma ogni volta che pensava di esserci riuscito, i volti di Rose e Anthony riapparivano fino a riempirgli la mente e lui credette di morire con loro.

"Ho chiesto al guardaboschi di occuparsi dei terreni più a est. Può ritornare alla capanna, se vuole: la notte è molto fredda".

Albert alzò finalmente il capo: "Grazie, Georges, lo apprezzo molto. Lì... avrò un po' di tempo per pensare". Pensare? No, aveva bisogno di tempo per ricostruirsi, per superare quello che era il lutto più doloroso perché inaspettato: aveva visto suo padre consumarsi nel lutto della propria solitudine e nel lavoro; Rosemary lottare contro la malattia come una guerriera. Ma Anthony... Anthony era forte e in salute e, soprattutto, era felice e pieno di vita.

"Tornerò tra qualche giorno per vedere se necessita di qualcosa", disse la voce lontana di Georges, mentre lui si rimetteva lentamente in piedi. "Vuole che l'aiuti?", chiese accennando alla legna.

Scosse la testa: "Preferisco fare da solo. Finché le mie mani saranno impegnate e potrò tenere anche la mente occupata, il dolore non potrà sopraffarmi. Vai, ora... torna da loro. Hanno bisogno di te".

Georges lo guardò intensamente per alcuni istanti: i suoi occhi sembravano dire che anche lui aveva bisogno di qualcuno. Ma no, non era così. Era stato solo a lungo, con gli animali e i libri come unici compagni e avrebbe affrontato quel dolore nel medesimo modo, da uomo.

Non sarebbe stato facile, lo sapeva, né era sicuro che sarebbe mai stato in grado di accettarlo o di perdonarsi. Tuttavia era necessario andare avanti, perché la vita continuava per lui come per Candy, Archibald, Alistair e la zia Elroy. Lui era il prozio William e doveva essere una roccia.

Salutò Georges con un cenno mesto della mano, vide le sue labbra tremare come se stesse per dirgli qualcosa e poi tacere e sentì il peso leggero di Poupee che si arrampicava lungo la schiena per atterrargli sulla spalla. Meccanicamente, l'accarezzò traendo conforto dalla sua piccola amica cominciando a camminare col passo stanco di un vecchio. Un vecchio prozio.

Sentì la presenza di Georges alle proprie spalle a lungo, prima di ricordarsi che aveva lasciato la legna esattamente dov'era prima: aveva importanza? Non credeva, sarebbe ritornato il giorno successivo per riprenderla e usarla nel caminetto della capanna. Ora voleva solo allontanarsi da lì e restare solo.

E, soprattutto, non voleva voltarsi per mostrare le sue lacrime a Georges.