Angolo dei commenti:
MariaGpe22: Grazie di cuore, ho cercato di individuare i momenti più importanti per Albert e Candy, e non solo. Anche io ero curiosa di sapere cosa pensassero e come agissero in certe fasi delle loro vite e questo è ciò che ho immaginato!
Elizabeth: Albert e Candy si ritroveranno spesso a provare sentimenti simili, condividendoli senza saperlo...
Dany Cornwell: Grazie di cuore, mi fa davvero piacere che apprezzi il modo in cui tento di mostrare quanto il rapporto tra Candy e Albert sia mutato nel tempo! Sì, inizia piano, come un affetto fraterno, poi diventa una forte amicizia e infine... l'amore! Grazie, alla prossima!
Guest: Grazie mille a te per seguirmi! Sono felice che ti piacciano i miei tentativi di recuperare i momenti persi!
Ericka Larios: Il legame invisibile che unisce Candy e Albert non si allenta neanche quando sono lontani, hai ragione! E Albert è fragile e forte al contempo, il vero punto di riferimento di Candy e dell'intera famiglia!
- § -
Alcuni dialoghi di questa one-shot sono ripresi dal manga. Tuttavia, non ne detengo i diritti e li uso senza scopo di lucro.
- § -
Londra
Albert si tolse la giacca logora e si lasciò cadere sul letto senza neanche sfilarsi le scarpe: l'albergo nel quale alloggiava era molto piccolo e senza pretese, però era pulito e fungeva magnificamente da base per il suo duplice lavoro.
Quello allo zoo e quello di uomo d'affari.
Pensando che un giorno si sarebbe sbagliato e avrebbe indossato il completo elegante per andare a curare gli animali suscitando lo stupore generale, aveva preferito lasciare ogni vestigia della vita da signor William nell'ufficio del centro, dividendo letteralmente in due la propria esistenza.
La luna era alta fuori dalla finestra e lui voleva solo dormire dopo la serata intensa che aveva appena vissuto, ma aveva bisogno di una doccia e di abiti puliti. Così, si costrinse ad alzarsi per procedere, andando con la mente alle ore precedenti: come potevano accadere così tante cose in poco tempo?
Lo zoo aveva chiuso alle diciotto come ogni sera e, visto che aveva voglia di camminare, aveva deciso di tornare in albergo a piedi. In uno dei vicoli meno frequentati aveva udito i rumori inequivocabili di una rissa e si era sporto un poco per capire se potesse intervenire in qualche modo.
Quello che aveva visto lo aveva sconvolto: il ragazzo non poteva avere più di quattordici o quindici anni
l'età che aveva Anthony
e veniva tenuto fermo per le braccia da qualcuno molto più robusto di lui, mentre altri due si occupavano di prenderlo a pugni in viso e nello stomaco. Tre contro uno, che vigliacchi!
Aprendo l'acqua e facendola scorrere sulle membra stanche mentre cercava il sapone, Albert si accorse che gli pizzicavano le nocche. Aveva colpito quel tanto che bastava per difendere il poveretto che aveva detto di chiamarsi Terence, però doveva aver picchiato forte.
Accompagnarlo alla Saint Paul School gli aveva evocato ricordi della sua gioventù e lo aveva fatto pensare a Candy, che di certo riposava in una di quelle stanze.
"Sei sicuro di potercela fare da solo? Vuoi che chiami un medico?", aveva domandato al ragazzo, che barcollava evidentemente ubriaco. Non condivideva affatto il suo comportamento, considerando che studiava in una delle scuole più prestigiose di Londra, tuttavia sperava che avesse imparato la lezione.
"No, non voglio che scoprano che sono uscito di nascosto. Ho già il mio bel da fare di giorno con queste gentili... signore". Albert aveva inarcato un sopracciglio, divertito: non sapeva se sentirsi più empatico verso le suore o verso di lui. "Non so come ringraziarti per avermi aiutato, sei un angelo caduto da cielo".
Aveva riso forte: "Oh, no, non sono affatto un angelo: chiamami pure Albert. Lavoro allo zoo Blue River, se vuoi puoi venirmi a trovare un giorno di questi, così ci facciamo due chiacchiere tra uomini".
Il ragazzo aveva sorriso, si era asciugato del sangue secco al lato del labbro ed era sparito dietro il muro di cinta, saltando con un'agilità che non aveva creduto possibile viste le sue condizioni.
Era stato mentre tornava verso il centro e decideva di bere qualcosa in un bar prima di tornare in albergo che il destino ci aveva messo lo zampino.
Si avvolse in un asciugamano, strofinando con vigore i capelli con un altro, e frugò nel piccolo armadio in cerca del pigiama. Una goccia gli scivolò da una delle ciocche e gli cadde su una mano, ricordandogli le lacrime di Candy quando lo aveva rivisto.
Lei era inconfondibile e si era precipitato in strada riconoscendola dai folti capelli biondi legati in due code, credendo di avere le allucinazioni: cosa ci faceva in quel posto, in piena notte?! Aveva appena fatto in tempo a chiamare il suo nome, attirandosi la sua ira.
E il momento in cui si era voltata fino a riconoscerlo, con grande emozione, era rimasto impresso nella propria memoria.
Candy non era solo più alta ed evidentemente cresciuta. Il suo viso mostrava già i tratti che avrebbe assunto da adulta, pur rimanendo giovane, e il suo abbraccio sincero prima che la facesse volteggiare lo aveva riempito di una gioia tanto profonda che pensò di non averla mai provata prima.
Non era stato l'abbraccio dell'amico vagabondo già adulto alla piccola Candy piangente, maltrattata dai Lagan e devastata dalla morte del suo Anthony. Era stato quello di due amici con diversi anni di differenza, ma così simili in quella gioia gloriosa che avrebbero potuto passare quasi per coetanei.
"Cosa c'è di sbagliato, in me?", si domandò mentre tirava fuori il pigiama e si apprestava a indossarlo.
"Lasciati guardare, sei diventata bellissima!".
"Anche lei signor Albert!".
"Bello io? Grazie del complimento!".
Albert si lasciò cadere sul letto con un sospiro, il braccio destro ripiegato sugli occhi chiusi. E, dietro alle palpebre, il viso sorridente punteggiato di lentiggini lo guardava piantandogli nei propri due occhi di un verde brillante dove sembravano riflettersi le stelle.
Ora capiva il vecchio detto che affermava che gli occhi sono lo specchio dell'anima. Quella di Candy era pura, semplice, sensibile eppure forte. Era una bambina divenuta donna sotto ai colpi implacabili della vita che ancora aveva molta strada da fare.
E su quella strada, lui sperava di poterla incontrare sempre.
Si tolse il braccio dal viso, spalancò gli occhi nella semioscurità e rise di se stesso. Oh, no, non era certo come pensava, vero? Non si stava davvero infatuando
innamorando
di un'adolescente che tra l'altro aveva fatto adottare dalla sua famiglia e di cui era tutore legale! Era tutta un'illusione nella testa e nel cuore, esacerbata dalla solitudine. Forse avrebbe dovuto innamorarsi seriamente di una donna della propria età: peccato che, con la vita che stava facendo, era pressoché impossibile. Nella migliore delle ipotesi, ci avrebbe pensato la zia Elroy a presentargli delle signorine in età da marito quando si fosse infine mostrato alla famiglia.
Albert rabbrividì all'idea.
Non c'è paragone, non ci sarà mai paragone. Perché io sono molto più simile a Candy che non alle esponenti dell'alta società.
"Ah, accidenti!", esclamò mettendosi a sedere di scatto. Lo aveva fatto di nuovo, aveva pensato a Candy in maniera sbagliata! Candy non sarebbe mai potuta diventare la sua fidanzata per più di un motivo e lui cominciò a sentirsi davvero a disagio, soprattutto per la differenza di età.
Torna in te, Albert! Non essere immorale!
Ma, immorale o no, mentre tentava di prendere sonno sdraiandosi ancora e girandosi su un fianco, il volto più maturo e sorridente di Candy lo accompagnò fin nei propri sogni.
