Angolo dei commenti:
Dany Cornwell:Hai detto bene: se Candy si fosse innamorata davvero di Stair anziché di Terence, il poveretto sarebbe comunque dovuto morire perché lei finisse fra le braccia di Albert. Dopo di lui, in effetti, Stair è il personaggio che amo di più, molto più del fratello Archie. Chained Hearts andrà avanti senza interruzioni, una volta finiti i missing moments, ma ce ne saranno ancora molti e cercherò di coprire anche i vuoti del romanzo. Grazie di cuore, alla prossima!
Ericka Larios: Archie si è dovuto rassegnare, suo malgrado, a restare solo amico di Candy e visto che anche Stair ha fatto lo stesso... da queste parti si dice 'mal comune, mezzo gaudio'. La delusione è condivisa e pesa meno...
Charlotte: Anche io ho sempre pensato che Archie sia rimasto con Annie per via di Candy e della pena che provava per lei. E anche a me piace pensare che, alla fine, un po' di amore per lei lo provi: sarebbe tristissimo, altrimenti. Grazie a te!
Elizabeth: A volte mi chiedo perché l'autrice abbia voluto che tutti si innamorassero di Candy: è un po' un cliché, anche se il suo è un bel personaggio, Ma tant'è e anche Archie e Stair si aggiungono a quelli che sospirano per lei.
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Albert scopre che Candy è scappata da Londra
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Autunno
Le sponde del lago Turkana erano immerse nella luce arancione del tramonto e Albert si sentì, come ogni sera, quasi il padrone del mondo. Era maestosa quella terra. Selvaggia e incontaminata, rappresentava quasi uno scorcio della sua stessa anima.
Come vorrei restare qui per sempre...
Si trattava di un pensiero che gli attraversava spesso la mente, anche in quel momento, mentre sedeva sull'erba secca e ammirava i raggi sfiorare e incendiare la superficie delle acque. La gestione degli animali e i compiti che svolgeva al villaggio erano profondamente diversi da quello che faceva al Blue River, soprattutto considerando che aveva imparato anche ad avere a che fare con gli esseri umani. Ora sapeva ascoltare il battito del cuore di un bambino piccolo tanto quanto sapeva controllare lo stato di salute di un elefantino appena nato. Ovviamente si trattava di rudimenti che gli erano utili per allertare veterinari e medici professionisti, ma che gli consentivano di verificare che tutto fosse nella norma.
Albert fece un respiro profondo, riempiendosi i polmoni dell'aria umida e salmastra: avrebbe desiderato studiare veterinaria o medicina e rendersi più utile per il prossimo. Tuttavia, sapeva bene che anche ricoprire il ruolo meno entusiasmante di patriarca controllando azioni e freddi numeri poteva dare delle soddisfazioni ed essere d'aiuto a tante famiglie. Non che fosse la stessa cosa, certo...
Non respirerò mai la stessa libertà, lo stesso senso di utilità...
Chiuse gli occhi e non li riaprì nemmeno quando sentì dei passi dietro di sé: poteva essere Meredith, l'infermiera che gli ricordava tanto Candy, oppure uno dei suoi colleghi dell'ospedale che aveva bisogno di aiuto, così li riaprì e si volse.
Fu stupito di vedere, invece, il capo villaggio con una lettera in mano. Possibile che Georges avesse qualcosa di urgente da comunicargli? Da quando era arrivato aveva ricevuto solo una missiva nella quale lo erudiva sui numerosi mal di testa della zia Elroy e altre questioni meramente legate agli affari.
"È arrivata in città con la posta di stamattina, ma l'abbiamo ricevuta solo adesso", spiegò l'uomo nel suo inglese un po' stentato.
Albert confezionò il suo sorriso più sincero, considerato che una punta di preoccupazione gli stava crescendo nel petto, e ringraziò nella lingua locale tentando di emularne al meglio la pronuncia: "Asante!".
L'uomo annuì, allontanandosi con discrezione, e lui si ritrovò a fissare la busta che riportava molteplici timbri e francobolli, ma la grafia inconfondibile di Georges. La aprì, tirò fuori il foglio e scattò in piedi alle prime righe.
Con gli occhi fuori dalle orbite, rilesse una seconda e persino una terza volta, camminando sulla riva del lago senza curarsi del rischio di finirci dentro, vista la concentrazione con cui si imprimeva a fuoco ogni singola parola.
La signorina Candice ha lasciato la scuola e ne ho perse le tracce. La direttrice suor Gray mi ha comunicato che si è verificato uno sgradevole equivoco quando è stata vista nelle stalle con il signorino Granchester in piena notte. L'intenzione della direttrice era quella di espellerla dalla scuola, ma Terence Granchester si è assunto la colpa dell'accaduto e ha deciso di abbandonare gli studi: pare che la notte dopo questa notizia, la signorina sia fuggita. Mi consenta di puntualizzare che suor Gray ha accennato a una presunta lettera scritta da terzi che avrebbe incastrato i due giovani, purtroppo non ne so molto di più. La direttrice mi ha fatto avere anche il diario che la signorina Candice ha lasciato al prozio William, lo conservo per lei sottochiave nell'ufficio di Chicago. Assieme al diario c'è un breve messaggio nel quale ringrazia di cuore la famiglia Ardlay per averla adottata, tuttavia fa sapere che vorrebbe trovare la sua strada da sola. Sappia che mi sono mosso fin da subito per avere sue notizie e le prometto che le scriverò di nuovo non appena ci saranno novità.
Georges Villers
"Santa pazienza, Candy!", proruppe con un sospiro spazientito, quasi lei fosse lì davanti a sé. Abbassò la mano nella quale stringeva la lettera e si passò l'altra tra i capelli, che si stavano schiarendo in maniera impressionante e sembravano quasi gli stessi di quando era bambino.
È stata vista nelle stalle con il signorino Granchester in piena notte...
Preferiva non soffermarsi su quella parte
ma Terence Granchester si è assunto la colpa dell'accaduto
oppure avrebbe attraversato l'oceano a nuoto per affrontare quello che gli era sempre sembrato un ragazzo scapestrato ma in fondo nobile di cuore, domandandogli cosa diavolo gli passasse per la mente.
Una presunta lettera scritta da terzi che avrebbe incastrato i due giovani...
Assieme alla certezza che, in fondo, non fosse accaduto nulla di scandaloso, prendeva forma anche il sospetto di chi avesse scritto quelle righe. Peccato che non potesse farci niente e che ormai la frittata fosse fatta.
Pare che la notte dopo questa notizia, la signorina sia fuggita.
Passeggiò per un po' avanti e indietro, riflettendo. Doveva aspettarselo da una come lei, pronta a scappare persino da una punizione per partecipare alla festa di maggio: anzi, era stato proprio lui a suggerirglielo con i vestiti che le aveva mandato! Per non parlare delle volte in cui lo aveva fatto per andarlo a trovare allo zoo insieme a Terence e ai suoi nipoti...
Tuttavia, mentre tentava di calmarsi fissando un punto lontano della savana, Albert dovette ammettere che non credeva si sarebbe spinta così in là dopo meno di un anno di scuola. Con amarezza, si rese conto che quella che credeva una decisione adatta a lei si era rivelata quanto mai sbagliata: aveva cercato di mettere in gabbia una gazzella e non appena ne aveva avuto l'occasione lei era scappata.
Sperava solo che non ci fossero leoni affamati nelle vicinanze e che la sua... protetta
la mia Candy
fosse sana e salva, ovunque fosse fuggita.
"Cosa devo fare, adesso?", chiese al sole che si tuffava nel lago, schermandosi con il dorso della mano. Una parte di sé voleva partire subito, l'altra stava lavorando a pieno regime per capire dove se ne fosse andata Candy.
A cercare Terence. Alla Casa di Pony. Negli Stati Uniti. Le cose potevano coincidere oppure no: se fosse andata alla ricerca del ragazzo a cui teneva doveva per forza sapere dove vivesse. Le origini erano inglesi, quindi poteva darsi che non fosse andata tanto lontano. Ma se davvero voleva trovare la famosa strada senza aiuti... allora significava che gli somigliava più di quanto non avesse mai immaginato.
Quel pensiero ebbe il magico potere di calmarlo e di farlo pensare più lucidamente. Sedette di nuovo, incrociando le gambe e ripiegando la lettera: anche lui se n'era andato di casa da giovanissimo, ma era comunque maggiorenne e aveva terminato gli studi. Inoltre, alle spalle c'era sempre il contatto con la propria famiglia. Persino in quel momento, in cui si trovava all'altro lato del mondo, Georges sapeva come comunicare con lui.
Candy aveva solo quattordici anni e, nonostante il nome che si era premurato di darle per proteggerla e accudirla, nessuno sapeva dove fosse.
Albert si coprì il viso con le mani, sopraffatto: certo, era una ragazza in gamba e né i muri, né le strade deserte di Londra, tantomeno una soffitta l'avevano mai fermata. Ma era pur sempre un'adolescente esposta a pericoli di ogni genere. Con un brivido, ripensò all'uomo che la stava conducendo al confine con il Messico per volere dei Lagan e dal quale Georges l'aveva in pratica strappata via.
Si alzò in piedi bruscamente, tornando a grandi passi nella sua capanna per scrivere una lettera di risposta, indicando al suo braccio destro le mete che aveva in mente e dove poteva cercare Candy. Dedicò saluti quanto mai affettati e frettolosi ai suoi colleghi e si mise subito alla scrivania rudimentale che aveva realizzato con le proprie mani.
Eppure, mentre finiva di scrivere, si rese conto che la mente di Georges avrebbe dovuto essere molto più veloce dei servizi postali e dell'inverno che sarebbe arrivato entro poco più di due mesi. Non dubitava che lui fosse in grado di arrivare da solo a quelle conclusioni e di nuovo pensò che forse era il caso di partire subito.
E se invece, in quelle settimane, mentre la lettera era ancora in viaggio l'avesse già ritrovata? Oppure fosse in procinto di farlo? Avrebbe dovuto lasciare tutto quello che stava costruendo con quelle persone sapendo che non avrebbe potuto fare molto, una volta rientrato?
Per la prima volta in vita sua, Albert si ritrovò nell'impasse di non sapere cosa fare di preciso. Candy era una sua responsabilità e teneva a lei, tuttavia decise di dare fiducia sia a Candy che alle capacità di Georges, così imbustò la lettera per spedirla e si diede una scadenza.
Avrebbe atteso un mese, massimo un mese e mezzo, e poi avrebbe deciso se ripartire.
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Primavera
Albert immerse le mani nell'acqua e se la portò al viso: la sensazione di fresco fu impagabile e rise quando vide i bambini giocare sulle sponde schizzandosi a vicenda.
Uno dei più grandi gli si avvicinò e ingaggiò con lui una sorta di piccola lotta, cui rispose regredendo a sua volta all'età di dieci anni. Da ragazzino non poteva giocare con nessuno e quel periodo in Africa a volte gli pareva una sorta di riscatto dal passato.
Certo, non erano mancati i momenti difficili, perché la vita in quei luoghi era dura e spietata e non sempre si potevano salvare uomini e animali feriti. Tuttavia, avrebbe ricordato finché fosse vissuto il viaggio sino in Egitto in groppa a un cammello, quando si era ritrovato di fronte alla maestosità delle Piramidi, o il sorriso di Meredith quando avevano fatto nascere insieme un neonato che sembrava destinato a non farcela.
Quel giorno, la giovane infermiera aveva pianto, abbandonando per un istante la sua professionalità e lui, commosso a propria volta, l'aveva accolta fra le proprie braccia come avrebbe fatto con Candy.
Che le somigliava tantissimo.
E che, per fortuna, aveva inviato allo zio William e al suo amico Albert alcune lettere nelle quali parlava del suo ritorno in America, anche se per sommi capi.
Alzando le mani per chiedere una tregua al bambino ridente che sembrava voler riversare solo su quello strano uomo bianco l'intero contenuto del lago, Albert ricordò quanto si fosse sentito sollevato quando, a meno di due mesi dalla comunicazione della fuga, aveva potuto appurare che Candy stava tornando alla Casa di Pony.
Quel giorno mi è sembrato che un macigno mi fosse stato tolto dalle spalle.
Quando tornò al campo base, vestiti e abiti erano già praticamente asciutti e, anzi, Albert cominciò ad avvertire il caldo anche più di prima. Entrò nella propria capanna per verificare le provviste per il pranzo e vide che qualcuno gli aveva lasciato una busta sul tavolo.
Sedette riavviandosi una ciocca dalla fronte e vide che era di Georges.
Signor William, spero stia bene.
Le scrivo perché ho ricevuto una richiesta molto particolare dalla signorina Candice: pare che abbia deciso di studiare per diventare un'infermiera.
Albert spalancò le palpebre, stupito. Solo alcuni mesi prima le aveva scritto dicendole che lì con lui c'era un'infermiera americana di quasi vent'anni che le somigliava... e ora Candy voleva intraprendere proprio quella carriera? Di certo si trattava di una mera coincidenza, era sicuro che ci fossero stati ben altri motivi per convincerla a prendere una decisione simile.
Tuttavia, non poté impedirsi di sorridere immaginandola con la divisa, intenta a praticare fasciature o a fare iniezioni. Con un sospiro, procedette con la lettura.
Chiede pertanto al prozio William se può avere il permesso di recarsi presso l'Istituto Mary Jane di Chicago dove la direttrice, una vecchia amica di Miss Pony, le consentirà di formarsi per poter poi conseguire il diploma.
Posò la lettera aperta sulla scrivania e si alzò, guardando fuori dalla piccola finestra, preda di sentimenti contrastanti fra loro. Era fiero di Candy e da un certo punto di vista la invidiava persino: lei poteva scegliere davvero cosa fare della propria vita, perché non aveva vincoli ed era libera come il vento.
E l'ammirava, l'ammirava perché in un mondo ideale e privo di pregiudizi, lei sarebbe stata la sua metà perfetta. Il completamento della propria anima.
Albert serrò le palpebre, quasi potesse in quel modo tenere lontano da sé un sentimento che, invece di regredire, stava esplodendo in tutta la sua forza proprio in quel momento, confermando che ci aveva visto giusto.
Candy era speciale. La sua vita così difficile fin da piccola l'aveva forgiata e ne aveva fatto una donna indipendente che sapeva quello che voleva e non esitava a conquistarlo.
È per questo che io... che io...
Si volse di scatto, chiudendo forte i pugni, cercando di concentrarsi sulla risposta da scrivere e non sul proprio cuore che sembrava voler uscire dal petto attraversando le costole.
Scrisse a Georges di comunicare a Candy che approvava la sua decisione, nonché di fargli avere sue notizie non appena si fosse diplomata. Aggiunse anche di non preoccuparsi, perché lui stava bene e stava seguendo i progetti che si era prefissato.
Fu mentre la imbustava che capì che doveva fare qualcosa anche lui, prendendo esempio da quella piccola, ammirevole donna. Doveva sciogliere quel legame, spostarsi troncando ogni rapporto con la sua famiglia, per un po'. Voleva mettersi in gioco seriamente e non con il paracadute allacciato.
Candy, infermiera a Chicago. Io, libero qui in Africa.
Voleva crederci davvero, Albert, e gettarsi nel futuro a mani basse. Sarebbe stato anche un modo per sentirsi più vicino a lei.
Forte di quella decisione, Albert uscì di nuovo nel sole e decise che la nuova tappa della sua vita sarebbe iniziata di lì a pochi giorni. Se la sarebbe cavata, dimostrando a se stesso che poteva farcela.
Non c'era nulla che potesse andare storto.
