Angolo dei commenti:

Cla1969: In questo caso mi serviva il POV di Candy per mostrare quanto in lei i sentimenti stiano cambiando. Adoro il periodo della loro convivenza alla Casa della Magnolia!

Elizabeth: L'amore arriva quando meno ce lo aspettiamo e secondo me Candy era ancora confusa, all'epoca. Ma anche sulla buona strada ;-)

MariaGpe22: Volevo cercare di rendere tangibili profumi e sensazioni. Sono contenta che tu li abbia percepiti! Alla prossima!

Dany Cornwell: Hai proprio ragione!È sempre Albert che fa superare gli addii e le separazioni a Candy e lei cercando il suo profumo rassicurante sulla maglietta sta facendo grandi passi avanti, anche se ancora non lo sa. Il taglio di capelli, invece, doveva proprio essere funzionale e pratico, ma Albert lo fa anche a livello emozionale: avrà una sorpresa, anche se non subito! Ho fatto bene, quindi, ad alternare queste missing a "Chained Hearts", almeno prendete un po' fiato XD

Ericka Larios: Se fossero rimasti alla Casa della Magnolia e Albert non avesse recuperato la memoria, forse la loro storia sarebbe sbocciata prima!

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Ricordi

La nausea era passata e il dolore alla testa si era attenuato, riducendosi a un pulsare costante a livello delle tempie. Era come un'emicrania che a ogni battito cardiaco gli restituiva un ricordo, costringendolo a socchiudere gli occhi per non rimanerne ferito o abbagliato.

E le ferite erano numerose.

Lo sguardo azzurro e severo di suo padre, che gli ricordava di essere educato con la zia Elroy e non farla preoccupare con le sue fughe; quello più dolce di sua sorella, che avrebbe volentieri preso il suo posto per non caricarlo di una responsabilità troppo grande per lui; e quello pieno di dolore di Georges, mentre gli riferiva che Anthony era morto.

Ma, mentre camminava senza meta con le mani affondate nelle tasche, chiedendosi se il peso dei ricordi lo avrebbe travolto, Albert, o meglio William Albert Ardlay, si rese conto anche di tutto ciò che di meraviglioso aveva vissuto.

Il suo viaggio in Africa si era trasformato in una sorta di fuga precipitosa a causa della guerra imminente; tuttavia, prima di restare vittima dell'esplosione del treno aveva raggiunto il punto più alto della libertà agognata. Nei cieli sterminati del deserto. Nella savana dove gli animali non sarebbero mai stati messi in gabbia. Nelle albe tinte di rosso fuoco e nei tramonti roventi sul lago Turkana che lo stupivano e lo commuovevano al contempo. Tutto ciò sarebbe rimasto impresso nei suoi occhi e nel suo cuore per sempre.

Adorava Lakewood e i suoi boschi, ma l'Africa sarebbe stata sempre il suo sogno più grande e in quel momento Albert desiderò tornarvi per rimanere.

Quando entrò nel parco, però, lasciò fluire nel cuore l'unico sentimento che aveva tentato di arginare prima che divenisse un fiume in piena e che in realtà era già impetuoso. Un fiume agitato in cui si gettava una cascata.

La stessa cascata che aveva unito il suo destino con quello di Candy. Anche se non era corretto, perché quella bambina l'aveva già incontrata anni prima, su una collina. E ora si rendeva conto, con un sorriso stupito, che lui non era altri che... il suo Principe della Collina, il proprietario di quel medaglione che gli aveva mostrato tante volte alla Casa della Magnolia.

Sopraffatto dagli eventi recenti, Albert si lasciò cadere sull'erba profumata, sdraiandosi con le gambe incrociate e le braccia dietro la nuca: la prima cosa che gli era venuta in mente, nel retrobottega del ristorante, non era stata l'Africa. Né suo padre o sua sorella.

Era stata Candy, con il suo sorriso e le sue lentiggini.

Candy infermiera che uno strano destino gli aveva permesso di rincontrare grazie a una bomba messa su un treno in Italia, rischiando la vita. Candy ragazza determinata che in quello stesso parco l'aveva inseguito e convinto a restare. Candy donna che gli aveva detto di considerarlo come un fratello.

Albert sospirò a fondo, domandandosi cosa avrebbe fatto d'ora in poi.

Era partito da Londra quando quel sentimento nel proprio cuore era ancora in stato embrionale e la lontananza da lei lo aveva persino alimentato, suo malgrado. Perdere la memoria e quindi se stesso era stato come abbattere ogni barriera, ogni filtro: senza quasi rendersene conto, si era innamorato.

Innamorato perdutamente. Nonostante lei fosse più giovane e amasse un altro uomo che aveva dovuto lasciare.

Lui era il suo tutore legale, una specie di padre adottivo... Dio, era tutto così complicato! La cosa più giusta da fare sarebbe stata parlarle subito, rivelarle la propria identità e andarsene prima che scendesse un'altra notte, continuando a occuparsi di lei da lontano.

Si mise a sedere di scatto, fissando la superficie dell'acqua increspata da un leggero alito di vento. Il solo pensiero di andare via gli stringeva il cuore in una morsa e gli faceva salire un groppo in gola. Non voleva, non voleva affatto separarsi da Candy e lasciare la vita che stavano conducendo!

Ma poteva ingannarla? Restare senza rivelarsi avrebbe equivalso a dirle una bugia a fin di bene? Il bene di chi? Il suo o il proprio?

Albert si afferrò la testa fra le mani con un gemito, sentendo l'emicrania aumentare. Avrebbe dovuto pensare a Georges e alla zia Elroy che da più di due anni non avevano sue notizie! Invece il suo problema maggiore era Candy, da sola in quell'appartamento, con la ferita ancora aperta di Terence, i sorrisi che sapeva essere frutto di grande sforzo.

Sì, sarebbe rimasto ancora un po' per lei. Ma avrebbe contattato Georges quanto prima per tranquillizzare la sua famiglia, questo doveva farlo. La mente volò a Stair, che aveva conosciuto appena e stava rischiando la vita in Europa.

Avvertendo sulle spalle il peso delle proprie responsabilità ma anche una grande determinazione, Albert cominciò a dirigersi verso casa. L'accogliente, calda e luminosa casetta dove Candy lo aspettava. Come una moglie.

Scosse la testa, sorridendo a quel pensiero: no, ovviamente Candy non era sua moglie, eppure il modo in cui si occupavano insieme della casa e pianificavano le spese...

Albert pensò con amarezza che avrebbe preferito risvegliarsi da quella sorta di lungo sonno sapendosi povero e senza un impero da mantenere. Avrebbe lavorato come e più di prima. E magari, col tempo, con gli anni, lui e Candy...

Si fermò quasi in mezzo alla strada, rischiando di farsi investire di nuovo e si affrettò ad attraversare fino al marciapiede opposto. Stava facendo pensieri egoisti e questo non era da lui. La sua priorità era sempre stata il bene di Candy e non l'avrebbe certo aiutata continuando a stare con lei sotto allo stesso tetto! Aveva già perso il lavoro e come zio William poteva redimerla. Diamine, avrebbe potuto darle un reddito mensile e una casa più grande, ma era certo che lei non li volesse. D'altronde aveva già espresso, in passato, il desiderio di non essere più una Ardlay per seguire la propria strada.

Cosa doveva farne, dunque, di quella sua identità ritrovata? Sotto alla finestra illuminata nella sera ormai imminente, Albert esitò, forse per la prima volta in vita sua. Diviso tra il desiderio ardente di restare con Candy e quello di essere sincero.

Fu dopo aver salito le scale con la schiena quasi curva e aperto la porta che capì che doveva rimanere, anche se il suo cuore si stava spezzando in mille pezzi.

Perché Candy era lì, addormentata o svenuta in mezzo ai giornali dove si parlava di Terence, gli stessi che aveva nascosto perché non li trovasse. Poteva vedere sul suo bel viso punteggiato di lentiggini le tracce delle lacrime e, mentre la portava sul proprio letto perché riposasse meglio, carezzandole il volto senza riuscire a impedirselo, mormorò: "Vorrei tanto vederti felice".