Angolo dei commenti:
Ericka Larios: Del 'capolavoro' si parla nel manga (dove possiamo ammirarlo in tutta la sua bruttezza... ehm... bellezza) e in FS dove sappiamo che Albert lo appende nello studio: non potevo mancare un missing moment così! XD
Dany Cornwell: Beh, chi non avrebbe avuto l'impulso di ridere davanti a quel disegno? E Georges per fortuna è un uomo controllato, oltretutto alla fine ha ben compreso che William non era impazzito ma stava cogliendo il valore intrinseco dello sgorbio... del ehm, disegno di Candy XD
MariaGpe22: Ahahahah certo che sono d'accordo! L'amore che emana da quel dipinto, per anacronistico che sia nello stile, è così evidente che persino Georges lo guarda ammirato! LOL!
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Il Principe della Collina
La stringeva fra le braccia, ancora commosso nel profondo per ciò che avevano appena vissuto. I suoi capelli gli solleticavano il naso, inebriandolo con il loro profumo leggero.
Ormai tutto era stato confessato, ogni maschera caduta e la reazione di Candy era andata oltre ogni sua più rosea aspettativa. Di certo, l'emozione che l'aveva colta era ben diversa da quella che aveva potuto vedere in lei quando si era presentato come prozio William!
Il che lo riempiva di gioia e di prudenza al contempo.
Sapeva che Candy gli voleva bene e tra loro c'era un legame davvero profondo che affondava le radici nel tempo, ma Albert non aveva ancora la certezza che i sogni romantici di una ragazzina fossero sovrapponibili a quelli più adulti che stava facendo lui.
Aveva percorso più di metà della strada che lo separava da lei, ma c'era ancora molto da chiarire e, anche se moriva dalla voglia di donarle il proprio cuore, sapeva che doveva andare piano con Candy. Per troppo tempo aveva sofferto per un altro uomo, anche se era quasi certo lo avesse superato, e non era affatto sicuro che si sentisse pronta ad aprirsi di nuovo all'amore.
Quello che era certo, era che tutto il nervosismo della mattina lo stava abbandonando man mano che i singhiozzi di Candy si placavano. Si era sentito come un adolescente al primo appuntamento, il che era quasi ridicolo, ma era anche la prima volta che si metteva a nudo di fronte a una donna.
In realtà, era la prima volta che si apriva così a qualcuno in tutta la propria vita.
Nascondersi e non mostrare sentimenti erano state le prime cose che aveva imparato sin da piccolo. Solo con sua sorella aveva osato far trapelare il vero Albert, ma d'altronde era davvero giovane quando lei era morta.
Aveva capito che Candy era speciale e simile a lui quando l'aveva salvata dalla cascata e scoperto che non aveva una famiglia: la loro solitudine e la loro resilienza li accomunavano senza ombra di dubbio.
Quasi quindici anni prima, su quella collina, aveva incontrato una bambina piangente che lo aveva stupito con la sua spontaneità e per la quale aveva quasi provato invidia. A lui non era stato concesso di versare nemmeno una lacrima quando aveva perso suo padre e Rosemary.
Ora, invece, aveva tra le braccia una donna alla quale non si vergognava di mostrare le proprie emozioni e debolezze.
Era uno dei motivi per cui l'amava, ogni giorno di più, e desiderava condividere con Candy la sua intera vita.
Alzò il viso su di lui asciugandosi gli occhi e Albert s'impose di aiutarla in quell'operazione, limitandosi a sfiorarle la pelle solo con le dita e non con le labbra. Se fosse stata già sua, le avrebbe passate sulle palpebre umide, sulle gote punteggiate di lentiggini, sulle guance rosee... e sulla bocca schiusa in un sorriso.
Senza rendersene conto, stava già contravvenendo alle sue intenzioni di gentiluomo avvicinando il volto a Candy e socchiudendo gli occhi.
Non devo baciarla ma... oh, accidenti, sto proprio per farlo!
Come poteva impedire al proprio corpo di fare ciò che il cuore anelava ma la mente razionale gridava fosse sbagliato?
Fu il suono del clacson a spezzare l'attimo in cui anche Candy sembrava disposta a imitare quel gesto, non ritraendosi, ma anzi sporgendosi verso di lui.
Forse l'ho solo sognato... e forse ho sognato anche che stavo per baciarla.
"Chi può essere?", domandò lei in tono curioso.
Non era arrossita e sembrava tranquilla, il che gli confermò che forse Candy non si aspettava nulla di più che un bacio sulla fronte come era già accaduto in un'occasione.
Ripetendosi che era meglio così, che l'avrebbe spaventata bruciando le tappe, Albert rispose allontanandosi un poco da lei: "Credo sia Georges, abbiamo un appuntamento di lavoro. Non lo aspettavo così presto, però".
Stava per voltarsi quando Candy lo afferrò per le braccia, con urgenza: "Quando potrò rivederti?", chiese guardandolo negli occhi.
Il tempo si fermò.
Perché vuoi rivedermi, Candy? Per questa amicizia profonda che ci lega? O perché ti sei appena resa conto che sono il tuo Principe della Collina e sei innamorata di questa immagine che hai costruito nel tempo?
Sapeva che l'altra faccia della medaglia sarebbe stato il dubbio che Candy potesse idealizzarlo invece di considerarlo il solito Albert di sempre, ma non sarebbe mai tornato sui suoi passi.
"Tornerò ogni volta che mi sarà possibile e continuerò a scriverti. Tu mi risponderai?", le chiese inclinando il capo per accompagnare la domanda.
"Certo, certo che ti risponderò!", gridò con veemenza. Poi si frugò in tasca e tirò fuori ciò che le aveva chiesto di restituirgli solo pochi minuti prima.
La campanella sulla spilla tintinnò mentre Candy se la portava prima al cuore e poi gliela porgeva con un sorriso di pura gioia: "Questa è tua, principe. Te la restituisco".
Albert prese un respiro profondo, sapendo che aveva poco tempo e che Georges lo stava aspettando dietro la collina con il motore acceso, pronto ad andare via. Ma voleva comunque che Candy comprendesse quanto valore avesse quel momento per lui.
Prese la spilla, guardandola brevemente: quante volte gliel'aveva mostrata, mentre era senza memoria? E quanta emozione aveva provato quando, una volta recuperati i ricordi, si era reso conto che era stato il primo amore di Candy quando lei aveva solo sei anni!
D'impulso, emulò il gesto di lei portandola al cuore, quindi tese la mano perché la prendesse: "Adesso è tua. È sempre stata tua". Come il mio cuore, avrebbe voluto aggiungere, ma sperava che lei lo avesse compreso.
E, infatti, mentre la riprendeva con mano tremante, non staccò gli occhi spalancati dai suoi, l'espressione stupita. Ne era felice? O era spaventata dall'implicazione di ciò che aveva appena fatto?
Un altro colpo di clacson lo fece quasi imprecare, ma riuscì a mantenere la compostezza offrendole il braccio: "Mi accompagni alla macchina?".
Candy sorrise e rimise in tasca la spilla, afferrando il suo braccio e stringendosi a lui. Il tragitto fino alla strada fu troppo breve per i suoi gusti e lei si staccò poco prima di arrivare, come fosse in imbarazzo.
Salutò Georges con la solita allegria, anche se con meno entusiasmo delle volte precedenti. Albert la capiva benissimo: aveva cercato di scegliere un giorno in cui avrebbe avuto tempo sufficiente a farle quell'importante confessione, ma rifiutare il tè di Miss Pony e salire quasi subito sulla collina non era bastato.
Il suo braccio destro aveva pure origini francesi, ma la sua puntualità era davvero svizzera.
"Mi dispiace, signore, ma hanno anticipato l'appuntamento", disse l'uomo a mo' di scuse. Doveva essersi reso conto che aveva interrotto un momento importante, suo malgrado.
"Non preoccuparti, va tutto bene, Georges", rispose scuotendo la testa e sperando di essere abbastanza gentile e bravo a mentire.
Si volse un'ultima volta verso Candy che aveva di nuovo gli occhi lucidi e per un attimo si vide mandare all'aria gli affari, i viaggi di lavoro e tutti i piani commerciali solo per poter restare accanto a lei.
"Non lavorare troppo, Albert, cerca di riposare ogni tanto. Attenderò con ansia le tue lettere". La voce era già incrinata e lui resistette a malapena all'impulso di abbracciarla.
"Te l'ho promesso e te lo prometto di nuovo, Candy".
Uno scambio di sguardi, di sorrisi, il battito del cuore che gli rimbombava nelle orecchie. E Albert dovette voltarle le spalle per salire in macchina.
Vide Georges salutarla con un leggero inchino e lei muovere la mano per ricambiare. Lo fece anche lui, abbassando il finestrino, guardando la figura della donna che amava allontanarsi sempre di più e correre agitando la mano in aria e gridandogli un "arrivederci, Albert" che gli fece solo venir voglia di saltare giù dall'auto in movimento.
Stava portando l'altra mano alla tasca? Stava riprendendo la sua spilla per portarsela al cuore? Accidenti, non la vedeva quasi più!
"A presto, mia piccola Candy", mormorò, le parole portate via dal vento.
Un giorno, Candy... un giorno parleremo, io e te. Forse, questa distanza che oggi dobbiamo sopportare ti aiuterà a fare chiarezza nel tuo cuore. Tu mi attenderai e io farò lo stesso con te. Ora le mie speranze sono molto più forti che in passato.
Appoggiandosi allo schienale del sedile posteriore, Albert chiuse gli occhi, pervaso da una nuova serenità.
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Candy guardò in direzione della strada finché la macchina non fu un puntino lontano e non la scorse più. Corse di nuovo sulla collina, stringendosi al cuore la spilla del principe e si arrampicò sull'albero fino al ramo più alto che poté, come aveva fatto quando Annie era andata via.
L'auto era una macchia nera indistinta sulla strada circondata dal verde.
Nuove lacrime le scesero sulle guance mentre prendeva un respiro tremulo e profondo. Ma erano lacrime consapevoli, piene di gioia.
Nel profondo del suo animo, Candy sentì che un cerchio importante era stato appena chiuso e ora, tenere la spilla al petto equivaleva a stare fra le braccia di Albert. La staccò un poco da sé con un misto di emozione e imbarazzo e la guardò.
"Albert... il mio prozio William. E il mio Principe della Collina", mormorò stringendola fra le dita.
Come potevano, in un solo uomo, convivere personalità così diverse eppure così simili tra loro? Un ragazzo con lo spirito libero; un benefattore che le aveva salvato la vita e le era stato accanto nei momenti più difficili; il sogno della sua infanzia.
Albert era il suo stesso destino, realizzò in un ansito, e quell'implicazione le smorzò il fiato. Era stato l'unica, vera costante nella sua vita da quando aveva solo sei anni e ora non riusciva più a fare a meno della sua presenza.
Quanto era stata felice di ritrovarlo a Londra! E quanto aveva desiderato stargli vicino nel momento in cui era tornato a Chicago, fragile e senza memoria! E che sofferenza sapere che era andato via, all'improvviso, dopo più di due anni di convivenza!
In quel periodo, nonostante avesse inizialmente sofferto per la perdita della sua relazione con Terry, aveva trovato una deliziosa stabilità nella quotidianità che condividevano.
Albert lo smemorato gentile che lavorava in un ristorante e cucinava per lei.
Candy, l'infermiera che tentava di fargli recuperare la memoria.
Fratello e sorella. Infermiera e paziente. Amici. Eppure, in cuor suo, Candy sentiva che il loro rapporto aveva una profondità speciale, che diventava sempre più marcata man mano che il tempo li univa. Lo percepiva in lui e in se stessa. E ora...
L'ultima svolta dell'auto elegante l'aveva fatta sparire in via definitiva dalla sua vista, ma la solidità del piccolo oggetto che aveva in mano era la prova tangibile che Albert era lì, con lei. E ci sarebbe sempre stato.
E lei desiderava solo che continuasse a essere così per sempre.
