Allungai le braccia sopra la testa, sentendo i miei muscoli stirarsi mentre aspettavamo che qualcuno si avvicinasse. Yuri, Jean ed io eravamo vestiti di nero, nascosti in un boschetto di alberi che correva lungo uno dei sentieri meno frequentati. Il suono di voci in lontananza ci allertò della presenza di qualcuno e tutti e tre ci immobilizzammo, aspettando la nostra occasione.
Eravamo a circa a metà delle prove ed era tempo per noi di sconvolgere un po' gli studenti. Piazzavamo sempre un ostacolo qua e là, a volte sotto forma di incursioni diurne, a volte facendo gruppo contro gli studenti senza lasciargli il tempo di recuperare, a volte attaccandoli in luoghi in cui pensavano di essere al sicuro come la mensa o l'infermeria. Quell'anno avevamo deciso di attaccarli nel loro giorno libero: domenica.
C'erano diversi posti in cui avevamo progettato di attaccare gli studenti intorno al campus, ed è stato solo per pura fortuna che Rose passasse davanti al luogo in cui eravamo appostati io e il mio gruppo. Vidi Yuri e Jean lanciarmi uno sguardo interrogativo, concedendomi l'ultima parola sulla possibilità di lasciare che lei e gli altri del suo gruppo camminassero oltre senza che li aggredissimo o di andare avanti nel nostro piano di attacco. Nessuno dei guardiani che partecipavano alle prove si era avvicinato a Rose da quando le erano state dimezzate le ore di servizio, nemmeno Alto, e sapevo che quella situazione stava iniziando a darle sui nervi. Era di nuovo pronta a mettersi alla prova, non solo con i suoi compagni e istruttori, ma anche con sé stessa.
Feci un deciso cenno del capo, segnalando ai miei partner che eravamo pronti, che Rose era pronta, e sapevo che quello sarebbe stato il test più importante per entrambi.
Jean si avviò per prima verso Rose, seguita da Yuri. Questo lasciò a me l'altro studente, il novizio Dean Barnes. Una parte di me fu grata per questo. Sapevo che non potevo andarci piano con Rose, ma non combatterla affatto mi avrebbe impedito di avere anche solo la tentazione di farlo. Jean non la conosceva molto bene e l'avrebbe trattata come qualsiasi altro studente, e Yuri la conosceva abbastanza bene da darle il meglio che poteva.
Fu chiaro già dai primi istanti della mia lotta con Barnes che non fosse al suo pieno potenziale. Anche se non avevo mai combattuto con lui prima di allora, l'avevo visto combattere spesso durante le lezioni e la sua tecnica era decisamente approssimativa in quel momento. Era più di un semplice nervosismo o confusione. Era ubriachezza. Potevo praticamente annusarglielo addosso quando mi avvicinavo abbastanza. Provò a respingermi debolmente, ma fui in grado di fargli cadere di mano il paletto con una semplice mossa difensiva. Non un attacco, non una tattica di disarmo, ma un semplice blocco.
Lo sguardo di sconfitta e paura era palese nei suoi occhi. Sapeva di essere stato sconfitto, ma proprio mentre mi accingevo ad ucciderlo con un finto morso, scomparve. Un lampo di capelli scuri lo raggiunse, spingendolo lontano dal mio campo visivo, e per un attimo mi chiesi quasi se Jean fosse venuta a finirlo prima che Rose potesse prendere posizione contro di me per combattere.
Lasciai che i miei occhi vagassero per un momento, notando che sia Jean che Yuri erano fermi da un lato, chiaro segno che avessero finito con i combattimenti, e ora stavano solo guardando gli eventi che si svolgevano davanti a loro. Mentre Jean sembrava studiare attentamente lo scontro, prendendo appunti da trasmettere in seguito per il rapporto finale, Yuri sembrava quasi divertito e pronto a lanciare scommesse.
Concentrati, ricordai a me stesso. Devi combattere contro di lei. Dalle tutto quello di cui sei capace. Non deluderla e non andarci leggero.
Potevo vedere la sottile incertezza nei suoi occhi, dopo essersi forse appena resa conto che ero io, un secondo prima che balzasse in avanti con il paletto pronto. Non mi aspettavo che attaccasse così velocemente, ma tendeva ad aprire sempre con la stessa mossa, quindi fu facile anticipare il suo colpo e contrattaccare. Sussultai quando il mio colpo le sfiorò un lato della testa, sapendo che le avrebbe colpito duramente la tempia e molto probabilmente le avrebbe fatto male dopo il combattimento, ma in quel momento non diede segni di provare dolore. L'adrenalina era una manna dal cielo in battaglia.
Come in tante altre lotte tra noi e i novizi dell'ultimo anno, sentivo che altre persone iniziavano a radunarsi e ad applaudire. A differenza degli altri combattimenti però, non si limitò ai soli studenti. Anche i guardiani nelle vicinanze accorsero a godersi lo spettacolo.
Rose ed io eravamo concentrati l'uno sull'altra, però. Incredibilmente concentrati. In pochi istanti, mi resi conto che quella lotta stava iniziando a mettermi alla prova quasi quanto metteva alla prova lei. Conoscevo i suoi schemi e movimenti, ma anche lei conosceva i miei dopo ore e ore di pratica, mese dopo mese. Stava usando questa cosa contro di me e stava funzionando. Non ero ancora senza fiato, ma lei mi stava dando filo da torcere.
Alla fine mi fu chiaro che non avrei potuto batterla usando solo tecnica e abilità, e che la nostra lotta si sarebbe ridotta alla forza bruta, il che era qualcosa a mio favore. Avevo forza e peso dalla mia parte, quindi se fossi riuscito a immobilizzarla, avrei potuto vincere.
Tentando di trovare un'apertura a mio favore, mi misi alla ricerca della sia pur minima oscillazione nei suoi attacchi, di un qualsiasi segno di sbilanciamento, e nel momento in cui lo trovai mi spinsi in avanti e non mollai finché non inciampò; la seguii quindi in quella caduta per bloccarla a terra.
Anche se avevo dalla mia dimensione e forza, lei aveva dalla sua la velocità. Non vidi il suo gomito, ma di sicuro sentii il suo impatto quando mi colpì la faccia. Non provocò alcuna frattura, ma fu sufficiente ad offuscarmi la vista per un momento e provocare un riflesso istintivo delle ginocchia, allentando la mia presa su di lei. Quello era tutto ciò di cui aveva bisogno per ribaltare la situazione a suo favore.
Veloce come una frusta, mi voltò schiena a terra, con il suo corpo a cavalcioni all'altezza della mia vita. Ognuna delle sue gambe mi bloccava una coscia e il suo avambraccio era alla mia clavicola, minacciando di scivolarmi in gola se non avessi collaborato. Cercai di scagliarla via, ma fu implacabile nel tenermi inchiodato mentre lottava per raggiungere il suo paletto. Non ebbi il tempo di scappare prima che lei ritrovasse la sua presa e sentissi la punta fredda e aguzza scendere sul mio cuore, segnalando la fine del nostro incontro.
Le avevo dato tutto ciò che avevo e lei aveva vinto. Rose mi aveva battuto nonostante avessi fatto del mio meglio.
Non potevo essere più orgoglioso di lei. Sentivo gli applausi e l'esultanza delle persone intorno a noi, ma io ero completamente ammaliato da quanto fosse magnifica. La mia Roza. Era fantastica. Era una combattente. E, mio Dio, era bellissima.
Da così vicino, era praticamente impossibile non notare ogni dettaglio della sua bellezza. Era anche difficile non reagire a tutto ciò. Il suo corpo era ancora a cavallo del mio, e potevo sentire il modo in cui la sua mano mi teneva ancora stretto il petto, le unghie che mi affondavano leggermente nella pelle. Potevo vedere il modo in cui il suo petto si sollevava, sforzandosi per riprendere fiato dopo l'intensità della nostra lotta. La sua pelle luccicava di sudore fresco e volevo esplorarne ogni centimetro.
Forse era animalesco e primitivo da parte mia, ma il fatto che mi avesse battuto non faceva altro che alimentare ancora di più il mio desiderio. Ero sempre stato competitivo, ma il fatto che mi avesse eguagliato era tremendamente soddisfacente. Cercai di non pensarci troppo e a dire la verità fu abbastanza facile perché c'era qualcosa di più pressante in quel momento...
...a parte quello...
...lo sguardo negli occhi di Rose mi diceva che provava lo stesso. Aveva esattamente i miei stessi pensieri. Lei mi voleva tanto quanto io volevo lei ed entrambi stavamo combattendo il fatto che in quel momento non potessimo semplicemente strapparci i vestiti di dosso a vicenda. Ero quasi amaramente grato che quell'incontro fosse avvenuto davanti a un pubblico, perché se fosse successo durante una sessione di allenamento mattutina, sono sicuro che Rose ed io ormai saremmo già nudi e a metà strada verso i nostri primi orgasmi.
Per fortuna, prima che l'inebriante incantesimo della lussuria potesse prevalere sul buon senso che anche un luogo pubblico poteva offrirmi, una mano si abbassò per aiutare Rose ad alzarsi dal mio corpo prono. Yuri aiutò me ad alzarmi un attimo dopo.
"Tutto bene?" sussurrò piano, abbastanza forte perché solo le mie orecchie potessero sentirlo.
"Sì, è stato uno scontro duro. Starò bene." Mi allontanai da lui e dagli altri con il pretesto di stirare i muscoli e spazzolarmi i vestiti, mentre in realtà cercavo di respirare e di riguadagnare il controllo.
Sentii Yuri sbuffare, ovviamente per niente convinto dal mio stratagemma, ma abbastanza premuroso da distogliere l'attenzione da me per un momento.
"Ben fatto!" disse a Rose. "Ci hai battuto tutti e tre. Da manuale!"
Lo era davvero. Non l'avevo vista combattere con Jean e Yuri, ma deve averli eliminati rapidamente visto che si era scontrata anche a me. E Yuri era piuttosto bravo. Mi ero allenato con lui parecchie volte in palestra e non era facile batterlo.
"Spero... spero di non avervi fatto male." Rose stava ancora riprendendo fiato, ma la sua affermazione fu insolitamente timida. Notai che era ancora un po' agitata. Anch'io lo ero, onestamente. Sorrisi brevemente mentre gli altri scoppiarono in una risata isterica.
"È il nostro lavoro" chiarì Jean con un sorriso gentile perfezionato al campus della scuola elementare. "Non preoccuparti, siamo tosti." Tuttavia, lo sguardo che mi rivolse conteneva una traccia di presa in giro. "Ti ha preso ben bene con quel gomito, eh?"
Sfiorai nuovamente il punto in cui mi aveva colpito, appena sotto l'occhio. Come pensavo, Rose non mi aveva rotto il naso, ma probabilmente sarebbe rimasto un bel livido. Vidi un'espressione di scuse sulle sue labbra e sorrisi dolcemente per rassicurarla. "L'allieva ha superato il maestro... o piuttosto l'ha impalettato."
A diversi metri di distanza, potevo sentire il rimprovero di Yuri nei confronti di Dean: "L'alcol è vietato nel campus".
"Ma è domenica! Non siamo in servizio."
"Non ci sono regole nel mondo reale. Consideralo un test a sorpresa." Jean guardò di nuovo Rose. "Tu l'hai superato, Rose. Ottimo lavoro."
"Grazie." Rose era raggiante, splendente di autostima e speranza. Sapevo quanto significasse per lei mettersi alla prova, non solo con me, ma anche con gli altri suoi istruttori e compagni, e soprattutto anche con sé stessa. Lo aveva fatto e si era superata. I nostri sguardi si incontrarono brevemente e sentii quel fuoco divampare nuovamente in un istante, come se qualcuno avesse acceso un fiammifero dentro di me. Deve aver sentito anche lei quel calore perché guardò in basso, notando la sua maglietta e i suoi pantaloni infangati. "Vorrei poter dire lo stesso dei miei vestiti. Devo cambiarmi, Liss. Ci vediamo a cena."
Lissa la salutò, l'entusiasmo e l'orgoglio chiari nella sua voce. Yuri stava già preparando Dean per un rimprovero ufficiale per aver bevuto nel campus perché, giorno libero o meno, era comunque contro le regole di condotta studentesca. Sapevo che Jean avrebbe seguito Yuri, probabilmente per compilare i rapporti iniziali. Anch'io avrei dovuto compilare il mio, ma ero conciato male quanto Rose. Ci eravamo entrambi rotolati nel terriccio e nel fango durante la lotta e avevamo bisogno di una bella doccia.
Non potei evitare un sorriso peccaminoso mentre Rose mi guardava cautamente da sopra la spalla. I miei pensieri andarono di nuovo alla deriva in acque pericolose, e il recente ricordo del suo corpo premuto contro il mio non aiutava le cose. Già la immaginavo sotto lo spruzzo della doccia, le mie mani che lavavano via ogni goccia di fango e sudore, mentre baciavo ogni livido e punto dolorante, sussurrando dolci parole di lode mentre le davo una ricompensa degna di tutto il suo duro lavoro.
Ahimè, tutto ciò che fui in grado di offrirle era un cenno del capo, una scusa silenziosa per non potermi unire a lei nel tragitto solitario verso il suo dormitorio. Solitario come quello che avrei fatto io stesso verso il mio appartamento di lì a non poco.
Ero appena uscito dalla doccia, molto più pulito, più rilassato e meno... teso di quanto non fossi stato dall'ultima volta che avevo visto Rose, quando la mia radio iniziò a suonare segnalando un'emergenza. Non era tanto urgente da richiedere l'intervento di tutti i guardiani del campus, ma fu abbastanza da farmi stare in allerta e ascoltare il messaggio trasmesso per vedere se potessi essere d'aiuto.
"...stagno sul confine nord-occidentale. Diversi studenti reali Moroi coinvolti in un alterco fisico con utilizzo della magia."
Era piuttosto lontano, il più lontano possibile dagli edifici principali e ciò da solo rendeva abbastanza ovvio che chiunque fosse coinvolto aveva pianificato di non essere scoperto a combattere, ma a parte questo, i dettagli erano vaghi.
Le risse tra i reali erano rare ma a volte capitava, e una cosa del genere era successa anche mentre frequentavo l'accademia alla St. Basil durante l'esperienza sul campo alcuni anni prima del mio diploma. Alcuni Moroi dell'ultimo anno erano diventati un po' gelosi di tutte le attenzioni che i novizi avevano ricevuto nel corso delle settimane della prova e avevano deciso di prendere in mano la situazione. Molti erano finiti con ustioni e lividi gravi, ma la maggior parte se l'era cavata con una figuraccia da idioti per il loro comportamento.
Ero già fuori dalla porta e mi stavo avviando sul luogo dell'incidente quando stavolta squillò il mio telefono, il nome di Alberta illuminò lo schermo. C'erano poche possibilità che non avesse nulla a che fare con il bollettino radiofonico, ma non riuscivo a immaginare perché Alberta avrebbe avuto bisogno di me in particolare, considerando che il problema era causato da studenti Moroi. Lissa non era certo una che si cacciava nei guai.
Però mi sbagliavo. Ebbi a malapena il tempo di rispondere prima che la Petrov mi aggiornasse sulla situazione e mi chiedesse di dirigermi subito laggiù. Potevo sentirla correre sulla scena lei stessa.
"Belikov, non so cosa stia succedendo, ma Lissa in qualche modo ci è finita in mezzo. Rose è schizzata via qualche minuto fa, gridando che stava succedendo qualcosa vicino allo stagno Dornstan. Gli altri sono già a metà strada e anche tu devi esserci". La voce di Alberta si fermò e sentii diverse altre voci sconosciute che arrivavano dal telefono.
"Quella è pazza, amico."
"Come faceva quella stronza a sapere dove eravamo?"
"Accidenti, Ralph. Che è successo al tuo naso?" La voce di Alberta suonava più esasperata che sconvolta poiché apparentemente si era imbattuta in alcuni studenti, ed era chiaro che almeno alcuni di loro erano conciati male. Camminavo già in fretta, ma a quel punto accelerai ancora di più il passo, sforzandomi di ascoltare tutto quello che potevo dall'altra parte della linea.
La voce di Ralph era attutita, non solo per il fatto che fossi al telefono, ma anche da ciò che potevo solo supporre fosse un naso sanguinante e molto probabilmente rotto: "Stavamo solo... testando... alcune delle... abilità di Lissa. Sì. Poi Rose, lei, tipo, è sbucata dal nulla e mi ha, in pratica... mi ha attaccato. Mi ha placcato e mi ha dato un pugno sul naso! Penso che l'abbia rotto!"
"Dov'è Rose adesso?"
"Laggiù, con Lissa e Jesse."
Iniziai a correre più che potevo. Anche se era facile accorgersi che Ralph stesse mentendo su alcuni punti - vale a dire che qualunque cosa stessero facendo con Lissa non era semplicemente "testare le sue abilità" - ero anche abbastanza certo che non stesse mentendo sul fatto che Rose lo avesse attaccato. Ero sicuro che avesse avuto un'ottima ragione per farlo, o almeno che sentiva di avere una buona ragione per farlo, ma in ogni caso dovevo arrivare lì il prima possibile.
La maggior parte dei guardiani sulla scena stava ancora cercando di radunare gli studenti quando raggiunsi il gruppo, e sfortunatamente Rose e Lissa non erano tra loro. In tutto quel caos la mia prima reazione fu di trovare il Guardiano Petrov.
"Dove sono Rose e Lissa?"
"Sono più avanti" indicò la sponda del lago ancora nascosta dai cespugli. "Dovevamo prima assicurarci che nessuno dei Moroi qui si fosse infortunato. Celeste e qualcun altro sono corsi laggiù. Eddie è con loro."
Alberta mi conosceva abbastanza bene da essere comprensiva quando non aspettai ulteriori istruzioni prima di decollare verso il lago. La mia responsabilità era verso Rose e Lissa, e loro sarebbero sempre state la mia priorità. Tuttavia, non sapevo cosa aspettarmi.
Basandomi su quel poco che avevo sentito e visto da Ralph, potevo intuire che Rose fosse abbastanza arrabbiata da attaccare Jesse. Se lui avesse rappresentato una minaccia per Lissa, non ci avrebbe pensato due volte prima di punirlo. Un naso rotto, un labbro spaccato, non erano certo al di fuori della sua portata.
Tuttavia, quando Rose apparve, non mi aspettavo di trovarmi davanti una rabbia pura e senza freni. Jesse giaceva massacrato a terra, con Lissa già al suo fianco che guariva le ferite peggiori mentre Rose lottava contro la presa disperata di Eddie.
"No! Non farlo!" Urlò, sputando con rabbia le sue parole sia verso Lissa che verso Eddie. "Lasciami!"
I guardiani iniziarono ad allontanare gli studenti. Molti vennero portati via per essere interrogati, alcuni per il trattamento di lesioni lievi e altri vennero semplicemente allontanati dalla scena. Quei pochi guardiani rimasti, osservarono e aspettarono, composti e pronti a entrare in azione al primo segno di pericolo.
Per quanto volessi andare da Rose in quell'istante, sapevo che dovevo prima controllare Lissa. Lei era la mia Moroi. Era mio dovere assicurarmi che stesse bene.
Con un'ultima occhiata verso Eddie, evitando di proposito il contatto visivo con Rose perché era quasi terrificante vedere lo sguardo oscuro nei suoi occhi, mi sincerai della sua presa, esitante ma ancora stabile, su di lei e mi precipitai al fianco di Lissa.
"Principessa, sta bene?"
"Starò bene, guardiano Belikov." La sua voce era tremante, e poco più di un sussurro, ma comunque abbastanza forte da assicurarmi che stesse dicendo la verità. "Sono un po' malconcia, ma starò bene. Sono solo stanca. Rose... c'è qualcosa che non va in Rose."
Le rivolsi un'occhiata interrogativa, incontrando lo sguardo preoccupato nei suoi occhi quando qualcosa accese un fuoco furioso nei tentativi di Rose di liberarsi.
"Non potete lasciarlo andare! Non potete lasciarlo andare!" La furia di Rose si rivolse verso il team medico che si stava occupando di Jesse e si preparava a portarlo verso la clinica.
"Rose, calmati." Alberta cercò di calmarla usando lo stesso tono che userebbe un negoziatore di ostaggi. "È finita."
Fu quasi animalesco il modo in cui Rose digrignò i denti, guardando Jesse come una preda portatale via senza la sua approvazione. "Non è finita! Non finché non gli metto le mani intorno alla gola e lo strozzo una volta per tutte!"
Il freddo che scese su tutti noi non aveva nulla a che fare con la brezza di fine inverno che soffiava attraverso le valli del Montana. La furia di Rose era omicida ed era francamente terrificante per tutti quanti, studenti, insegnanti e guardiani esperti senza distinzione.
Pensavo di aver visto ogni singolo lato di Rose, ma quello... non l'avevo mai visto e non sapevo cosa fare. Penso che nessun altro lo sapesse. Potevo sentire le domande silenziose attorno a me, ma non risposi.
Rose si lanciò di nuovo in avanti, quasi liberandosi dalla presa di Eddie e questo parve sufficiente per farci uscire dal nostro stato di attonito silenzio.
«Portala via di qui» ordinò Alberta, con preoccupazione, confusione e forse anche compassione, affilando la voce. "Portala a disinfettarsi e falla calmare."
Sebbene non fosse un ordine rivolto a me in modo specifico, sapevo che era mio dovere farlo. Anche se così non fosse stato, non mi sarei fidato di nessun altro per prendersi cura di Rose in quel momento. Avevo bisogno che lei sapesse che non importava cosa sarebbe successo, nemmeno questa cosa (di qualunque cosa si trattasse), mi avrebbe allontanato da lei.
Eppure, in quel momento, vidi nei suoi occhi che ero il suo nemico. Lottò mentre la portavo via dalle mani di Eddie, sollevandolo dal difficile compito di trattenere la sua amica. Era evidente che l'energia mentale spesa era più estenuante dello sforzo fisico necessario a trattenerla. Rose cercò di scappare, scivolando dalla nostra presa e lanciandomi uno sguardo velenoso mentre le bloccavo le braccia dietro la schiena in una morsa stretta. Il puro odio oscuro nei suoi occhi, nella sua voce, nel suo intero volto... mi colpì con un terrore che non sapevo esistesse e, ancora di più, mi spezzò il cuore.
Quella non era Rose. La stavo perdendo. Forse era ormai già lontana.
