LENTA AGONIA
Una ottima idea ebbe, un posto perfetto per vedere la sua amata prima di entrare in ufficio. Scelse un locale perfetto, piccolo e accogliente con dolci di vario tipo e dell'ottimo caffè. Nemmeno a lei dispiaceva il locale. Gli sorrise "E' perfetto, mi piace" a quell'ora non c'era ancora la ressa di gente in fila per il caffè alla cassa. Le ciambelle glassate erano favolose con un profumo dolce sublime. Una briciola rimase attaccata sull'angolo della bocca; Parker passò col dito sulla briciola lasciandola cadere "Mi piace come mangi" arrossì "Grazie. E tu mi piaci come bevi" rise dolcemente assottigliando gli occhi. Le dita delle mani si sfiorarono aggrappandosi sul dorso, le dita di lui toccarono le ossa minute della mano.
Purtroppo la chiamata di Torres interruppe il momento magico costringendo l'agente dell'NCIS a rispondere. La chiamata durò pochi minuti ma a vedere l'espressione in volto significava che la loro colazione giunse al termine. Notò quella ruga sulla fronte quando le scocciature si presentavano. "Devo andare, hanno nuove novità sul caso". Jessica si rabbuiò ma capiva la situazione "Certo vai pure" finse di non darle alcun fastidio "Mi libererò e staremo insieme stasera".
Parker l'aiutò ad alzarsi per via del peso del ventre ingrossato. Jessica rimase incinta da Parker ed l'ottavo mese lo sentiva; amava sempre di più quel bambino che cresceva in grembo. Non pianificarono mai di avere figli soprattutto per via della sua difficoltà di legami con i bambini ma questo era tutto suo, da amare e da curare.
La riportò a casa promettendole di tornare da lei presto con in bacio sulla fronte e sulle labbra "Ti amo tanto"
"Ti amo tanto anche io" ripose lei.
Torres lo aspettò nella sua auto nel parcheggio del NCIS con un braccio penzolante a cavallo del finestrino completamente abbassato. McGee serviva a Parker on ufficio mentre con Torres sorvegliavano un sospettato del caso in corso Wyatt Hill occhi infossati e pelle color caramello alto con gambe lunghe, quasi pareva di avere delle molle al posto dei piedi infatti per gli agenti risultò difficoltoso stargli dietro.
Torres correva veloce distribuendo il giusto sforzo in tutto il corpo ma anche per lui arrivò il punto di non tenere più il passo.
Parker gli corse dietro arrivando dalla parte opposta lo seguì fino ad un vecchio ristorante in ristrutturazione ancora con il materiale da finire, sacchi di cemento, barattoli di pittura, scale appoggiate al muro. Il cartello giallo segnalava i lavori in corso con a fianco i dispositivi di protezione individuale obbligatori.
Entrò anche lui scontando il cellophane agitando la pistola in pugno in posizione di difesa. Alcune travi di legno dovevano ancora essere fissate altre invece ancora da sostituire, marce e scricchiolanti. Fece attenzione spostandosi verso la parte portante. Si addentrò in un'altra stanza mezza imbiancata, la ispezionò prima di lasciarla per poi proseguire e non vide nessuno. La presa lo immobilizzò da dietro si azzuffarono e la pistola in pugno scivolò a terra restando disarmato. Si difese come meglio poteva ma Rufus Ness non volle tornare in prigione con l'unica soluzione di lasciare la città; estrasse un oggetto con lama a priva vista poteva sembrare un coltello, non lo vide chiaramente ma sentì la sua lama penetrare nel fianco.
Emise un suono poi le pupille si restrinsero sentì un bruciore provenire dal fianco, abbassò il capo ed un alone rosso si espanse sulla camicia azzurra. Cadde a peso morto dal dolore accasciandosi a terra sul fianco. Non poteva perdere la lucidità doveva rimanere razionale e cercare di chiamare aiuto. Prima di peggiorare e svenire era essenziale uscire da quel luogo chiuso. Si fece forza compiendo diversi passi.
Pensò al mantra delle Bene Gesserit del mondo Dune "Non devo avere paura, la paura uccide la mente …." La ripeté tutta più volte con la forza per continuare a camminare verso la porta"Jessica arrivo da te …. Jess non andartene'' teneva la mano sulla ferita premendo per fermare l'emorragia ma il dolore lancinante gli impedì di raggiungere l'uscita.
Nessuna traccia di Rufus Ness e nemmeno di Parker, Torres lo chiamò più volte senza ottenere risposta. Si accorse solo in un secondo momento del telefono di Parker rimasto in auto. Volle aspettare ad avvertire Jessica per non dare allarmismi inutili "Dannazione!" Diede un pugno sul cofano della macchina cercò di calmare il problema riempì i polmoni d'aria chiamando McGee "Tim! Parker è li con te?'
"No" rispose era solo alla scrivania "Sono solo io, ho nuove informazioni. Ma dalla tua domanda immagino che non sia con te"
"No McGee è per questo che ho chiamato. Ha lasciato il telefono in auto. Stavamo inseguendo Rufus Ness ma poi sono spariti entrambi". All'NCIS non c'era e questo non andava bene, magari era da Jessica ma allora lo avrebbe avvisato. La testa esplodeva di domande con la preoccupazione alle stelle Jessica non doveva sapere nulla.
Si decise di non fare trapelare nulla sulla scomparsa del capo soprattutto nessuna parola con Jessica. Torres e McGee setacciarono i dintorni dove avvenne la sparizione con ogni aiuto delle forze speciali. Intanto Parker disteso a terra immerso nel rosso riapri gli occhi con fatica riuscì a muovere gli arti e per di più sanguinava ancora "Alden devi svegliarti. Svegliati Alden" la voce gli rimbombava nella testa, la poteva vedere il viso di Jessica attaccato al suo dirgli quelle parole "Jess…. Arrivo Jess!" Non riuscì ad alzarsi ma la mente voleva combattere per sopravvivere.
Flashback 1
Jessica chiusa nel bagno del appartamento aprì la confezione del test di gravidanza; si sentiva nervosa ma quel passo doveva compierlo prima o poi e il momento giunse. Fece il test e sul piccolo rettangolare la linea rossa segnava la gravidanza. Indugiò nel rivelarlo non si sentiva in grado di crescere un figlio o figlia col suo lavoro pericoloso e non conosceva le intenzioni di lui non ne discussero mai. Tutto il giorno non disse nulla, al lavoro non osava guardarlo distoglieva sempre lo sguardo da lui.
A giornata terminata non vedeva l'ora di coricarsi "Va tutto bene? È tutta mattina che sfuggi a me"
"Va tutto bene sono … sono stanca" aggrottò la fronte non convito "Ci siamo detti che per qualunque cosa potevamo discuterne ci vediamo da tre mesi ormai".
Tirò indietro la sedia del tavolo sedendosi su essa con un senso di vergona non osò vedere il volto di lui "Dimmi che hai" si inginocchiò alzandole il mento col dito "Sono incinta. Il bambino è tuo se è questo che ti preoccupa"
"Non mi è mai passato in mente che potessi tradirmi" una valanga di emozioni lo investì si portò le mani sulla bocca "mio dio sarò padre! Lo vuoi tenere vero? Perché faremo di tutto per crescerlo al meglio tu ed io" quegli occhi verdi sinceri ed intensi non gli negarono questo suo desiderio di crescerlo insieme. Lo abbracciò forte poi scattò in camera da letto.
La raggiunse coricandosi a fianco a lei. Lo vide li e rotolò da lui "Pensavo che non volesse il bambino e che mi avresti lasciata, come sai non sono capace di legarmi ai bambini"
"Non potrei mai lasciarti, io ti amo così come sei e come mamma saresti la migliore" si accoccolarono stretti uno contro l'altro. Le accarezzò la fronte come le piaceva tanto.
Fine flashback ↑
Passarono quattro ore e di Parker nessuna traccia. Un coltello insanguinato senza punta finì sul tavolo di Kasie. Le analisi furono completate e il campione di sangue risultava appartenere a Parker. Ferito, solo e senza aiuti si trovava appeso al filo tra vita e morte. Torres decise di informare Jessica.
"No! Non è possibile!"
"Jess è sparito sotto i miei occhi stavamo inseguendo l'assassino e poi ho perso i contatti. Mi spiace". Si sentì il cuore spezzato tremava non accettando la realtà.
Si sentì mancare scagliava pugni sul petto di Torres "Non può essere vero! Non può essere vero!"
"Ti prometto che non cessiamo le ricerche" non fece nulla, si lasciò colpire da lei prima o poi si sarebbe resa conto che non serviva a nulla, la lasciò sfogare. Avvertì una fitta sul grembo tirando un grido si piegò in due dal dolore "Jess … siediti" poco dopo una seconda fitta "Sembra che ci siamo!" Commentò lui un poco spaventato. Il tempo era scaduto in anticipo ma il bambino in grembo voleva uscire "Senza Alden non posso aveva promesso di esserci"
"Credo che tu non abbia scelta" la terza doglia arrivò più forte obbligando a correre in ospedale.
Gridava e si contorceva "Qui abbiamo un problema" strinse in denti con del dispiacere per il sedile in pelle "Ce la faremo tranquilla" le acque si ruppero "Il sedile è un problema secondario Jess …". Con la domanda "lei è il marito?" si sentì in imbarazzo rispose solo che era un amico. Le ostetriche la prepararono per il parto nella sala libera. Non volle essere lasciata sola e la mano di Torres bastava per tranquillizzarla anche se preferiva Parker; gli promise di restare al suo fianco quando il giorno sarebbe arrivato ma quel giorno non fu li con lei.
Parker sentiva di non poter più resistere alla lenta agonia, chiuse gli occhi respirando lentamente ascoltando i suoi battiti, il respiro, il corpo si alleggeriva aprì e dietro di essa una forte luce chiara candita; un luogo di pace e silenzio ne pene, ne sofferenze solo tranquillità eterna.
Flashback 2
"Ma è il tuo compleanno Jess!"
"Non voglio una festa in grande stile Alden"
"Andiamo non sarà una festa ma una bevuta tra amici e poi più tardi una festa privata solo per noi". Non poteva resistere a quell'aria da cucciolo "E va bene … " si pronunciò lei.
Dopo tutto si svolse tranquillamente, un festa tra amici qualche birra e una torta con le candeline sopra "Il tuo regalo lo avrai stasera"sussurrò lui.
Come promesso a casa le consegnò uno astuccio stretto e lungo legato da un fiocco rosso "Buon compleanno Jess …" lo aprì con voglia; gli occhi brillarono come stelle allo sguardo con la collana in oro rosa con una stella al centro brillante. "Alden è bellissima!"
"Bellissima come la donna che amo" stampò le labbra alle sue senza staccarle. "Tocca me ricambiare al tuo regalo" con intimità finirono il compleanno distesi sul comodo letto.
Fine flashback ↑
Tra la luce candida vide Jessica che gli sorrideva "Torna da me" allungò la mano e con presa salda l'agguantò risvegliandosi "Parker resta con me, non mollare ora ce ne andiamo di qui tieni duro" McGee non si separò mai da lui non poteva permettersi di perderlo Jessica aveva bisogno di lui "McGee ho tanto sonno mi svegli tu ok?" il corpo stava cedendo "Dai campione resta aggrappato a Jessica" si stava addormentando ed i paramedici non arrivarono ancora strinse la mano insanguinata "La senti la stretta?" annuì con fatica "Vuol dire che sei ancora vivo resta aggrappato a lei".
Jessica sudava e gridava stritolando la mano di Torres. Il neonato uscì sporco di sangue con urla potenti dando sfogo ai polmoni "E' una maschio" esausta ma felice lo volle stringere in braccio avvolto dentro la coperta. Lo cingeva bene saldo per proteggere la piccola creatura "Quale nome vogliamo dare?"
"Leto" rispose fiera della creatura. Nacque con un mese di anticipo sembrava in forma ma comunque necessitava di controlli per precauzione.
Reggeva il piccolo vagando con la mente su Parker preoccupata di non vederlo più. Pianse. "Nick dov'è Parker?" distolse lo sguardo da lei "Non ho avuto ancora notizia da McGee". La lasciò sola in camera per riposare chiuse la porta dietro di se "McGee lo hai trovato?"
"Si stiamo arrivando ora Nick! Non è in buone condizioni. Come' il bambino?"
"E' un maschio!".
Parker mezzo sveglio riusciva a identificare le luci sul soffitto in rotta verso la sala operatoria libera del piano. "Jessica … Jess …. Non ti mollo!" la maschera d'ossigeno nascondeva il suo borbottare. Il capo chirurgo dava il meglio per salvargli la vita ma il frammento della lama viaggiava su per il cuore "Forza non mollare" la poteva vedere salire velocemente. un piccolo frammento che poteva creare danni enormi. Il cuore si stava fermando e lo schermo pulsava e suonava la linea rossa lampeggiava "Lo stiamo perdendo"
"Dobbiamo chiudere e rioperare" propose un medico nella sala "No! Non voglio correre rischi". Introdusse più affondo lo strumento chirurgico afferrando il frammento. "Sei salvo amico".
Operazione lunga e dura. "E'salvo Jess l'operazione è finita ora dorme ma si riprenderà". Torres le porse un bicchiere d'acqua sedendosi sul bordo del letto. Dormì per almeno tre ore sotto il controllo di farmaci. Jessica si sedette sulla sedia, gli toccò la mano e poi la fronte "Jessica"
"Ciao amore" rideva con le lacrime agli occhi "è nato! Un maschio"
"Un maschio?" annuì "Leto, in onore del tuo amato duca Leto Atreides" Torres entrò in camera porgendo il bambino in grembo alla madre "Vi lascio soli".
"Alden questo è tuo figlio" mosse le dita della mano per poter toccare il corpicino minuto per il momento non era in grado di prenderlo in braccio subì un operazione lunga ed il dolore stava tornando. "So che ti è difficile ora prenderlo in braccio ma non vedo l'ora che tu possa farlo" appoggiò Leto sul petto di lui; Parker lo cinse con un braccio contemplando la creatura dormire coperto dal pigiama azzurro "Vi amo tanto" diede un bacio dolce sulle labbra dandogli lo spazio per conoscere suo figlio.
