Era passata una settimana.

Una settimana nella quale i problemi non si erano risolti, anzi.

Grazie all'avvocato Murray la famiglia Crawley aveva avuto conferma di ciò che Lady Violet (la madre di Robert) aveva detto a Cora, e cioè che esisteva un altro possibile erede al titolo.

Era un avvocato a Manchester, orfano di un cugino in terzo grado di Robert che faceva il medico.

Questo era tutto ciò che sapevano per ora.

A questo si aggiungeva il malcontento di Thomas, che si scervellava cercando un modo per liberarsi di John Bates.

Solo Anna cercava, in modo quasi morboso, di aiutarlo.

Gli stava sempre seduta vicina, lo guardava quando lui e altri non prestavano attenzione, e lo aiutava in caso di bisogno.

Il povero uomo si comportava al meglio e dava ciò che di meglio aveva da offrire e Robert era contento di lui.

Ma Cora, istigata dalla malalingua della O'Brian, insisteva sul fatto che dovesse liberarsene.

All'inizio disse che si era comportato male omettendo il fatto che non camminava bene, ma quando il marito rispose di essere a conoscenza della sua zoppìa, lei cambiò tattica.

Fece leva sulla sua giustizia e il suo buon cuore chiedendogli se fosse corretto affidargli un lavoro del quale era conscio egli non potesse svolgere al meglio.

Mary ed Edith al solito coglievano ogni occasione per punzecchiarsi.

La secondogenita piangeva al ritorno dalla voglia funebre per James e Patrick Crawley, che la famiglia aveva chiesto si tenesse in chiesa quella domenica, mentre la prima le diceva stizzita di smettere di dare spettacolo e che era lei ad aver perso il fidanzato, cosa che continuava a sottolineare.

Solo Sybil riusciva, con non poca fatica, a farle andare d'accordo e calmarle.

Sarah O'Brian cercava dei modi tutti suoi per aiutare "l'amico" a vendicarsi ed ottenere così il posto che gli spettava. Ovviamente i motivi erano puramente egoistici.

Voleva sapere informazioni riservate sul futuro di Downton. Informazioni che Lord Grantham non avrebbe mai detto a sua moglie in sua presenza.

Informazioni che la padrona, pur essendo di modi più sciolti data la sua natura americana, non avrebbe mai divulgato con lei.

Informazioni che solo il valletto di sua signoria avrebbe potuto sapere, sempre SE avesse voluto e avesse usato ogni astuzia per estorcergliele.

La cosa che piú avrebbe potuto turbare Downton quel giorno e scuotere le fondamenta però, fu una breve discussione avvenuta nel pomeriggio tra i due capi Charles Carson ed Elsie Hughes.

Era breve, è vero, ma densa di significato.

Certo non sempre erano d'accordo su tutto ma da lì ad alzare la voce per questioni miste (di lavoro e personali allo stesso tempo) non era mai accaduto.

Fortunatamente orecchie malevoli non erano in giro per origliare e ricattare. E la pietra spessa delle pareti assorbì ogni sussurro, parola a voce alta e sguardo.

Entrambi rimasero molto colpiti da quanto si dissero, tanto che quella sera fecero fatica a guardarsi durante la cena e se ne andarono a letto senza il solito bicchierino.

Mentre Elsie si pettinava i lunghi capelli e Charles si sistemava nel letto singolo dall'altra parte del corridoio, entrambi ripensarono alla conversazione. Entrambi sapendo che non avrebbero dovuto arrabbiarsi troppo.

Entrambi sapendo che non dovevano leggere troppo dietro le parole e gli sguardi una dell'altro.

Entrambi sapendo che il giorno dopo rischiava di essere più difficile del precedente se non avessero presto messo le cose in chiaro o per lo meno a posto.

Entrambi sperando che avrebbero potuto far finta di niente ma che non sarebbe stato corretto, che alla lunga sarebbe tornato a galla.

Eppure era più facile a dirsi che a farsi.

Era rimasto estasiato da lei. Era così timida, così titubante.

Non l'aveva mai vista così.

E lui era così attento alla sua domanda. Così ricettivo.

Se solo questo significasse ciò che entrambi i loro cuori segretamente e separatamente desideravano...