Si sentiva una sciocca.

Aveva sperato che andasse con loro al villaggio o almeno la raggiungesse.

E invece...

Prese a calci dei sassolini sulla via, proprio come quando era bambina, e si avviò sempre più vicino a Downton.

Quel luogo suscitava in lei sentimenti contrastanti.

Da una parte era un rifugio, non l'avrebbe mai definita casa ma comunque era un'alloggio che le permetteva di avere da vivere. Dall'altra era la sua sala delle torture personale, che la teneva lontano dal suo amore.

Erano così vicini eppure così lontani.

'Sei una sciocca! Sarebbe vero se lui ti ricambiasse. Invece non sai nemmeno se prova lontanamente dei sentimenti più che di amicizia per te. Ma d'altronde perché dovrebbe. Ha dichiarato chiaramente a voce e più volte coi fatti quantenga a Downton e ai Crawley. Elsie, se mai hai o avrai posizioni nel suo cuore, sarai sempre la numero 2!' pensò tristemente.

Una volta tornata si chiuse nel suo salotto e non ne uscì fino a quando Anna venne ad avvisare che la cena era pronta.

Una parte di lei si era risentita del fatto che lui non fosse andato a cercarla, un'altra parte invece ne era grata.

Lo aveva volutamente evitato nel pomeriggio, dati i suoi pensieri al rientro.

Non avrebbe mai potuto sedere con lui per un the pomeridiano, parlando dei piani per la settimana dei Crawley, quando aveva passato l'intera mattinata a pensare a lui e a quanto volesse ricambiasse i suoi sentimenti.

La signora Hughes apprezzava i momenti rubati col signor Carson ma ahimè spesso, specie ultimamente, preferiva stare sola.

Sorrise pensando alle parole:

"Tutti i giorni son notti per me,

finché io non ti vedo,

e giorni luminosi son le notti

quando mi appari in sogno".

Era proprio vero!

Quando non c'era le mancava da morire, ma stava invecchiando e si era accorta da quella fatidica conversazione sulla famiglia, che stava abbassando la guardia. Era sempre stata coraggiosa in tutto tranne quando si parlava del suo maggiordomo preferito, o meglio l'unico maggiordomo.

Da bambina era più coraggiosa dei ragazzi, correndo a perdi fiato da una collinetta all'altra solo per entrare nelle grotte più buie che, si diceva, fossero infestate da streghe e fantasmi.

Era stata coraggiosa quando aveva aiutato in una giornata piovosa sua madre a partorire, senza l'aiuto di nessuno perché di un mese in anticipo e il padre al lavoro.

Ci voleva coraggio a lasciare tutto e tutti,trasferendosi poco più che ragazza solo per trovarsi in un paese dove solo che apri bocca ti guardano strano per il tuo accento.

Ci era voluto coraggio a non farsi mettere i piedi in testa sul lavoro.

E la sua forza di volontà non era bastata quando, guardando per la prima volta quello che sarebbe diventato il futuro maggiordomo di Downton Abbey, naufragò violentemente in quelle pozze marroni.

Lo stesso coraggio che le faceva dire NO a tutti i lacchè e giovani garzoni che le ronzavano attorno, era andato a farsi benedire nel momento in cui lui si sistemò il ricciolo bagnato sulla fronte, e per poco lei non fece cadere la biancheria nella pozza accanto a lui.

Una cosa che la signora Hughes non sapeva mentre andava a tavola era che il signor Carson l'aveva evitata per lo stesso identico motivo, rinchiudendosi nell'umida cantina.

Poi era andato direttamente a suonare il gong e via in sala a servire la cena.

Ma sarebbe dovuto scendere. Aveva fame e un uomo delle sue dimensioni ce ne vuole per riempirlo e soddisfarlo.

Le sue labbra si contrassero quando la vide al suo posto in piedi intenta a parlare con Anna.

Le corde del suo cuore si tirarono.

Anna fece un cenno come a tranquillizarlo, non aveva raccontato nulla alla governante di lui.

Il signor Bates la imitò.

Solo allora si permise di guardare la donna accanto a lui e, quando gli sorrise timidamente, lui si sciolse.

"Ho un'annuncio da fare. Domani siamo invitati a recarci in paese per una riunione speciale dell'ospedale. Non so altro. Prego, mangiamo"