Carina POV

Il rumore martellante della sveglia mi desta dal confortante sogno in cui ero immersa. Non appena la spengo, ecco che un altro rumore dà il buongiorno alle mie orecchie: a quanto pare, cara Maya Bishop, tra i tuoi innumerevoli - e a tratti adorabili - difetti, devo segnare anche che russi. Non me ne sono mai accorta finora, complice un po' di fortuna e il fatto che tra le due quella mattiniera sei decisamente tu.

Riesco a sgattaiolare in cucina, dopo aver afferrato dei vestiti puliti, e preparo la colazione. Non mi hai fatto dormire molto stanotte, quindi decido che la soluzione migliore è mettere su una moka da 4. Caffè doppio per entrambe, apprezzerai.

Prima di uscire di casa, decido di lasciare qualcosa di pronto per te, insieme ad un biglietto.

- Il caffè è nel thermos, e nel Tupperware trovi i waffle... torno presto, buona giornata. Ti amo! C. -

Oggi è stata un'impresa trovare parcheggio, così per evitare di fare troppo tardi, mi vedo costretta ad entrare dal pronto soccorso. Di solito evito, più che altro perché non sai mai che casi assurdi possono esserci. Oh, non tanto perché abbia paura di trovare cose "spaventose", quanto perché, data la mia fiducia nell'infinita stupidità umana, temo di imbattermi in casi che mi facciano venir voglia di restare a vedere.

Appena entro in pronto soccorso, trovo Teddy.

"Ehi Carina, allora? Com'è andata la serata con la tua domatrice d'incendi? Ieri sera sei sfrecciata via appena hai potuto... immagino avessi i tuoi buoni motivi per avere fretta!" mi chiede, ridendo con una punta di malizia.

"Ciao Teddy... eh è andata bene. Sai, per quanto faccia la dura, Maya sa essere anche molto romantica..." le rispondo, prima di gelarmi. Mi accorgo che la sua attenzione è altrove in questo momento.

"Aspetta... ma quella è... Arizona!" mi interrompe Teddy, mentre la vede arrivare dal corridoio, per farle cenno di raggiungerci e salutarla con un abbraccio.

"Oh Teddy, che piacere rivederti!"

"Wow... Arizona Robbins... si può sapere che ci fai qui?" continua Teddy, entusiasta di trovarla qui, prima di essere riportata alla realtà dal suono del suo cellulare.

"Oh è Meredith, ha bisogno di un consulto, devo andare... ma io e te bionda, non abbiamo finito, dobbiamo prenderci un caffè quanto prima."

Mi saluta, prima di andarsene via di corsa, e così restiamo io e Arizona... e sinceramente non ho intenzione di rimanere qui davanti a lei nemmeno un secondo di più.

"Buona giornata" dico svogliata, pronta per togliermi da questa situazione.

"In realtà, Carina, volevo chiederti se potevamo prenderci due minuti per parlare..." mi chiede, con un tono di voce decisamente in punta di piedi.

"Ho dei pazienti, Arizona e... e sinceramente non mi va di parlare!" rispondo, fredda, caustica.

"Ti chiedo solo un paio di minuti... non dico ora, ma più tardi magari, o nei prossimi giorni..."

Nei prossimi cosa? No, aspetta...

"Cosa intendi? Pensavo fossi qui per un consulto... resterai in città?"

Le mie domande incalzano, mi servono risposte. Spero solo che la sua risposta sia che è per il consulto che le serve qualche giorno in più.

"In effetti dovrei parlarti anche di questo..."

No... no, no, no, no! Non può succedere, non ci posso credere, ma soprattutto non posso farle vedere che sto così, quindi afferrò la mia borsa e mi avvio verso gli ascensori.

Premo insistentemente il pulsante di chiamata, mentre lei mi si avvicina di nuovo.

"Carina, ti prego, parliamo. Ti chiedo solo questo."

"Avrei voluto parlare un anno fa, Arizona. Ora vado, ho dei pazienti che mi aspettano."

Chiudo la conversazione come si chiudono le porte di questo ascensore, davanti a me, dopo aver selezionato il piano. Ci guardiamo dritte negli occhi per un ultimo istante. Quegli occhi blu... avevo quasi dimenticato il loro effetto su di me.

Sto quasi per uscire dall'ospedale, quando Jo mi raggiunge, correndo.

"Dottoressa De Luca, aspetti!"

Quando mi raggiunge ha il fiatone, ma si ostina a voler iniziare subito ad espormi il caso.

"Dovrebbe vedere... queste immagini..."

"È la paziente di Owen? La ragazza arrivata oggi pomeriggio?"

"Si... il dottor Hunt... crede che sia... uhhh, che sia bene farla partorire ora e voleva lei per questo caso"

"No..." rispondo decisa. Ci metto un secondo a leggere quello che mi serve del resto della cartella e a capire che la soluzione migliore è un'altra.

"Chiama la Robbins" continuo, decisa. "Intendo subito, Wilson! Io intanto vado dalla paziente. Dille di raggiungermi lì."

Ci mancava, la ciliegina sulla torta. A turno finito, un intervento d'urgenza. Con lei.

Del resto ci sono situazioni in cui sai qual'è la scelta migliore. E Arizona nel suo campo è sempre stata la migliore.

Maya POV

Inizia a farsi un po' tardi e dal bigliettino che mi hai lasciato stamattina, pensavo avresti finito presto. Controllo di nuovo il cellulare per vedere se mi hai scritto, come fai di solito quando ci sono emergenze a trattenerti. Niente, nemmeno un messaggio da stamattina. Dev'essere stata davvero una giornata infernale.

Decido di scrivere ad Andy, per sapere se ha voglia di passare per una birra. Un po' come facevamo ai vecchi tempi, sotto il porticato di casa di suo padre: io, lei e Vic, a prendere per il culo l'ultimo novellino arrivato o quelli del turno B, oppure a spettegolare delle nostre ultime conquiste, sempre attente alle orecchie lunghe del capitano Herrera.

- Dammi 15 minuti e son da te. Devo portare rifornimenti? -

- Ho tutto, basta che porti qui le tue chiappe, Herrera! -

Non so se sia per il mio messaggio, ma ci mette veramente poco ad arrivare. La faccio accomodare, mentre tiro fuori due bottiglie dal frigo e mi armo di cavatappi, prima di raggiungerla sul divano.

Si è messa comoda, del resto conosce bene casa mia e per un periodo questa è stata anche casa sua.

"Allora Maya, che succede?" mi chiede, certa ci sia qualcosa sotto a questo mio invito.

Devo ammettere che un po' mi offende la sua domanda.

"Non c'è niente, Andy... non posso voler passare una serata con la mia migliore amica?"

"Dov'è Carina?"

Il suo tono si fa indagatore, per non dire sospettoso.

"Al lavoro"

"Oh Maya, non dirmi che hai già mandato tutto a puttane!" mi dice, come se non avesse sentito nemmeno la mia risposta.

"Ehi, ma per chi mi hai presa?" rispondo, questa volta davvero offesa. Se questa è la stima che ha di me la mia migliore amica, direi che sono a cavallo!

"Fammi indovinare... qualcosa che non va però c'è..."

"Non capisco di cosa parli" rispondo, i gomiti appoggiati alle ginocchia, prima di mandare giù un altro sorso di birra.

"Oh, lo sai benissimo... perfino l'etichetta di quella povera birra l'ha capito!"

Mi rendo conto di aver fatto a brandelli quella striscia di carta umida, avvolto intorno al corpo della bottiglia. Restano solo alcuni pezzi, insieme a dei residui di colla, e delle gocce di condensa che mi bagnano le dita.

"Arizona è in città" annuncio, con una frase secca, decisa.

"Arizona... aspetta, quella Arizona? Intendi la ex di Carina?"

Il suo stupore va di pari passo con il mio pentimento per aver dato il via ad una conversazione che non sono sicura di voler affrontare.

"Ma non si era trasferita a New York, dalla ex moglie, con la figlia?" mi chiede, incuriosita.

"Si... resterà in città per poco, è venuta per un consulto..." continuo, poco convinta.

"Aspetta, ma l'hai saputo da Carina?"

"In realtà me l'ha presentata ieri sera... l'abbiamo incrociata quando sono andata a prenderla in ospedale e ci siamo conosciute."

"Ohhh... non mi dirai che sei gelosa? Ah, Maya Bishop messa in soggezione da una ex?"

"Non... non è per quello."

"Allora vuoi dirmi cosa c'è che non va, Maya?" mi chiede, e capisco che ha smesso di prendermi in giro ed è pronta ad ascoltare tutto ciò che vorrò dirle.

"La reazione che Carina ha avuto, quando l'ha vista... non era solo sorpresa... sembrava fosse tornato a galla tutto, come se fossero passati due secondi dal momento in cui avevano messo la parola fine alla loro storia. Ha ancora tanto rancore dentro, per quello che le ha fatto, e la capisco... solo che pensavo di essere riuscita a farle mettere una pietra sopra al passato, che fosse felice con me, che fossimo felici! A quanto pare non ci sono riuscita per il momento... del resto dovevo capirlo da come era iniziata la giornata..."

Ripenso a quella frase nel sonno... sarebbe passata via, come un soffio di vento, se non l'avessimo vista fuori dall'ospedale proprio poche ore dopo.

"Perché che è successo?"

"No vabbè, niente di che..."

"Maya, dai puoi dirmelo... l'hai fatta arrabbiare? L'hai svegliata alzandoti prima dell'alba per andare a correre?"

Un giorno capirò perché Andy pensi sempre che sia io il problema.

"Perché nel sonno l'ho sentita chiamare Arizona... e le chiedeva di non lasciarla"

L'espressione sul suo volto cambia e fa trasparire tutta la sua sorpresa. Poi, cercando di arrampicarsi sugli specchi al posto tuo, inizia a dirmi che il cervello ci può fare strani scherzi nel sonno, che sicuramente non è ciò che provi.

"Tranquilla Andy, ho preso quella frase esattamente per quello che è... è la serie di sfortunate coincidenze a non piacermi. E ancora meno aver visto quanto sexy sia la sua ex."

"Paura di non reggere il confronto, Bishop?" mi chiede, provocando. Se la ride.

"Ma dico, l'hai vista? Farebbe vacillare le convinzioni anche della etero più convinta... forse dovrei presentartela: mi libererei di un potenziale problema e tu magari allargheresti i tuoi orizzonti!"

Dopo questa mia perla di saggezza, mi lancia un cuscino in faccia, con un colpo inaspettato e dirompente quasi quanto un ceffone ben assestato e riacquisto in un momento la precedente serietà.

"A parte gli scherzi... non mi interessa nulla di Arizona, o della sua breve comparsa da queste parti. Voglio solo che Carina con me sia felice, tutto qui."

Dopo qualche secondo di silenzio, in cui mi guarda apparentemente colpita dalla saggezza delle mie parole, allunga la bottiglia verso di me, per brindare.

"Questo è parlare, capitano... alla ricerca della felicità!"