Carina POV
Ho ancora gli occhi chiusi, mentre le mie labbra interrompono quel contatto. Sento la sua mano afferrarmi dietro la nuca, chiedendomi di più, chiedendomi di non lasciarle, non ancora. Ed è in quel momento che realizzo che non è la donna che amo che ho appena baciato, non è Maya che mi chiede ancora... e che ho appena fatto una colossale stronzata. Mi allontano, cerco in ogni modo di mettere una certa distanza tra di noi, come a voler allontanare quello che è appena successo, o meglio, quello che ho appena fatto.
Mi passo la mano sulla fronte, coprendomi per un secondo gli occhi, e poi infilo le dita tra i capelli. Non posso credere di averlo fatto. Mi alzo di scatto dalla panchina, cercando di mettere ancora più distanza tra me e lei. Cammino avanti e indietro, sperando che il verde delle foglie sugli alberi mi aiuti a calmarmi, facendo lunghi respiri, come se dovessi riprendere fiato dopo una corsa. Perché quel bacio mi ha tolto il fiato... Arizona sa ancora togliermi il fiato.
"Arizona, mi spiace... non..." farfuglio, spiazzata dalle mie stesse azioni, incapace di trovare parole per esprimere la frenesia del mio cuore in questo momento.
"Carina, per favore..." replica, con gli occhi pieni di una gioia rassegnata.
"Non so cosa mi sia preso, dico davvero. Non doveva succedere, mi dispiace"
Il mio tono diventa sempre più colpevole ad ogni parola, così come realizzo sempre più ad ogni secondo che passa quanto imperdonabile sia il mio gesto.
"Io penso che tu lo sappia invece" ribatte, con tono sicuro, quasi sprezzante. Il suo sguardo... non riesco a reggerlo, non riesco a sentirlo su di me, a sentire il modo in cui sembra bruciarmi la pelle, tanto mi distrugge l'idea di essermi lasciata andare ad un tale momento di fragilità.
"No, Arizona... ti prego, no! È già abbastanza dura così!"
Una semplice frase, ecco tutto ciò che riesco a dire in questo momento, prima di voltare le spalle e andarmene, senza concederle diritto di replica.
Cerchi di trattenermi, ma non posso permettertelo... non posso permettermelo. Non ne vado fiera, ma sento solo l'istinto di mettermi in salvo ora.
Arizona POV
È difficile descrivere cosa provo sentendo nuovamente le tue labbra dopo tanto tempo poggiarsi sulle mie. E sentire di nuovo il gusto dei tuoi baci... non pensavo mi potessi mancare così tanto, ma ora... ora ne ho la prova definitiva. Ti stacchi, ti allontani da me e le tue parole, beh mi fanno sentire di nuovo il freddo, il vuoto, l'assenza. Sono qui con te, eppure sono di nuovo sola. Ti ho avuta per un attimo, un fugace momento destinato a restare tale, stando alle tue parole.
Continui a ripetermi che ti dispiace, ma io so quello che ho sentito e ho riconosciuto la Carina di quando stavamo insieme, nel modo in cui i nostri visi si sono cercati, nella dolce pressione della tua testa sulla mia spalla, come spesso accadeva dopo una dura giornata, abbracciate sul letto dopo aver fatto l'amore, quando la stanchezza era talmente tanta da non trovare nemmeno la forza di rimetterci qualcosa addosso.
Lo so che le nostre vite sono andate avanti, che la tua vita è ora con un'altra persona... ma... come potrei dire in tutta onestà che posso o voglio cancellare dalla mente questo bacio? So quello che ho sentito, so che per un attimo sei stata di nuovo qui con me, ma so anche che ora la tua mente ha come unico scopo capire cosa fare per tirarti fuori da questo casino.
Mi avvicino a te nella speranza di poterti almeno aiutare a calmare, ma appena ti sfioro il braccio ti scansi, evitando anche il più semplice contatto tra noi.
"Scusa, Arizona... devo andare" mi dici, lasciandomi qui, ancora stordita da quanto successo. C'è stato qualcosa, un piccolo pezzo del nostro passato è riaffiorato a quel semplice tocco di labbra. E non lo posso ignorare, così come non puoi farlo tu.
Non ti ho mai dimenticata: ci ho provato davvero, ma tornare qui, a Seattle, in quest'ospedale... incrociarti di nuovo nei corridoi, poterti essere vicina... tutto ciò mi ha convinta che in fondo non ho mai smesso di amarti.
Me ne sto seduta su questa panchina, cercando nella mente quante più immagini di questo attimo di noi. Voglio fissarle nella mente, finché ne sono ancora capace.
E se questo fosse anche solo un piccolo segno che ci potrebbe ancora essere una flebile speranza di poterti riavere... beh, che io sia dannata se non farò di tutto per riconquistarti!
Maya POV
"Herrera, lascio a te il comando. Manca un ora alla fine del turno, se ci sono chiamate sai cosa fare" dico, prendendo la giacca e avviandomi verso la porta, sotto lo sguardo perplesso di Andy.
"È successo qualcosa, Maya?" mi chiede, inseguendomi fuori dal mio ufficio.
Non faccio in tempo a rispondere, che dall'ingresso della caserma arriva un fattorino con un mazzo di rose.
"Si, grazie. Poggiali pure qui sul bancone" gli dico.
Tiro fuori il portafogli e gli firmo la ricevuta, lasciandolo libero in men che non si dica. Ora sono quattro gli occhi che mi squadrano attentamente. Vic e Andy sembrano volere spiegazioni.
"Oh, Maya... cosa devi farti perdonare stavolta?" chiede Vic, seduta all'altro lato del bancone. Se voglio arrivare in tempo per quando finirai il turno devo muovermi, quindi lei ed Andy dovranno fare a meno dei dettagli, almeno per ora.
"Perché diavolo devo per forza aver combinato qualcosa?"
In effetti la mia lunga fila di storie di una notte, prima di conoscerti, darebbe ragione a loro. Per non parlare degli errori commessi con te.
Ma ora è diverso... con te è tutto diverso.
Esco dalla caserma e di corsa raggiungo la macchina. Pochi minuti e sarò da te, potrò finalmente starti vicina, come ho solo potuto pensare per tutta la giornata.
Parcheggio e ti aspetto, in piedi contro la portiera dell'auto. Realizzo solo ora di essere uscita dal mio ufficio senza togliermi l'uniforme, talmente ero di fretta. Appoggio la nuca contro il freddo metallo dell'auto, godendomi questo momento in cui l'unica cosa che devo fare è aspettare... aspettare te.
Esci 15 minuti dopo la fine del tuo turno, precisa come un orologio svizzero. Ormai ho capito che questo è il tempo che ci metti a prepararti, prendere le tue cose ed arrivare al parcheggio. E confidavo in questo, altrimenti quella in ritardo sarei stata io. E avrei perso l'occasione di farti questa semplice sorpresa.
Non mi vedi subito, ma noto che porti sul viso i segni della giornata intensa che hai affrontato, della perdita della tua paziente.
Cammini spedita verso la tua auto, così decido di prendere il telefono dalla tasca e chiamarti.
"Ehi dove pensi di andare?" ti dico al telefono. Ti ridesti e voltandoti finalmente incroci il mio sguardo.
Carina POV
Come un automa esco dall'ospedale: mi sento assolutamente inerme, vuota... insomma uno schifo.
Voglio solo andare a casa. O meglio, non ne sono sicura. Andare a casa vuol dire decidere di affrontare quello che ho fatto... è inevitabile. Devo dirtelo, devo farlo, solo che oggi... oggi è stata una giornata pessima e non so dove trovare la forza per farlo.
Ok, in macchina elaborerò un piano, troverò le parole giuste da dirti.
Mi vibra il telefono ed è il tuo il nome che leggo. Rispondo immediatamente e non so se sia la stanchezza che fa brutti scherzi ma mi sembra di sentire la tua voce provenire non solo dal telefono. D'istinto mi volto e ti vedo lì, appoggiata alla tua auto, ancora in divisa, con un mazzo di rose. Perché sei così dannatamente romantica? Proprio il giorno in cui "ehi, vuoi sapere l'ultima? Ho baciato Arizona!".
Ti ho lasciata stamattina al telefono dicendoti che avevo appena perso una paziente e tu hai fatto in modo di essere qui, al termine della mia giornata, pronta per farmi sentire amata e un po' meno di schifo, per quanto possibile.
"Wow... questi sono per me?" ti chiedo, cercando di mascherare la mia voce dietro una apparente normalità.
Mi accarezzi il viso, mentre tengo tra le braccia questi fiori stupendi, e seguo quel tocco con il mio viso, cercando di prolungare quanto più possibile quel contatto. Ti lascio un leggero bacio sul polso, quasi a volerti ringraziare di amarmi così tanto. E sento il cuore accelerare, mentre gli occhi mi si gonfiano di lacrime. Scoppio in un pianto incontrollato e tu subito mi abbracci, cercando di darmi conforto, pensando di sapere perché sto così. E questo non fa che peggiorare la situazione.
