Akira si riteneva più fortunato di tutti gli altri bambini perché lui, a differenza loro, aveva un evento in più da attendere con trepidazione nell'arco dell'anno. Come tutti aveva il Natale, la Pasqua, il compleanno sia suo che dei genitori; per la prima volta, tra poco, avrebbe sperimentato cosa significa vivere il primo giorno di scuola, ma lui restava comunque un gradino sopra tutti i suoi amici. Nessuno di loro, infatti, sapeva in cosa consistesse la festa dell'uva.
Akira saltava di gioia vedendo la mamma iniziare a fare i preparativi per andare tutti insieme alla tenuta di Zio Mada. Si accorgeva sempre quando il periodo si avvicinava, lo capiva dalla tipica angolazione presa dal sole dopo che aveva appena smesso di essere a picco e rovente, in quel momento Akira iniziava a pregustarsi la splendida attesa.
Non che da Zio Mada non ci andassero in altri periodi dell'anno, la porta era sempre aperta soprattutto per lui, ma quella era l'occasione in cui erano proprio tutti presenti e ognuno faceva la sua parte in un incastro perfetto. Il primo anno in cui avrebbe visto finalmente la cantina operativa, per questo Akira seguì le attività curiosissimo e in maniera più partecipativa non più attratto solo da Kakuzu che gli faceva guidare il trattore. Anche perché un anno più grande, stava molto attento alle spiegazioni che gli faceva il papà su come afferrare i grappoli e tagliarli con le forbici senza ferirsi le dita, Akira aveva voluto provare a coglierne qualcuno capendo di essere davvero bravissimo. Zio Mada gli aveva insegnato che ogni chicco è un frutto a sé e che, di conseguenza, ha sempre una maturazione e un gusto leggermente diverso da tutti gli altri, anche nello stesso grappolo. Akira ne aveva assaggiati alcuni qua e là spiccandoli con le piccole dita con precisione maniacale, socchiudeva gli occhi concentratissimo ma queste minime differenze non le avvertiva proprio mai. Kakuzu gli spiegò, ridendo, che una persona non può coglierle, ma tutte insieme rendono il vino unico e ogni anno diverso.
Akira sapeva di averli tutti intorno, erano là anche se non li vedeva, nascosti dalle foglie, sentiva sempre le loro voci allegre.
Questa volta l'uva non fu prelevata da un camion tassativamente entro mezzogiorno ma finì dentro il gigantesco e chiassoso macchinario che Akira non aveva mai visto in funzione, per poi raggiungere, attraverso un gigantesco tubo di plastica flessibile, l'interno delle enormi botti d'acciaio. Era straordinario, magnifico e solo suo, per questo Akira si riteneva molto più fortunato di tutti gli altri bambini; questo avrebbe fatto parte della sua vita per sempre e avrebbe contribuito a tenerli tutti uniti. Ogni anno sarebbe stato più grande e gli avrebbero affidato mansioni sempre più importanti. Era la sua famiglia e sarebbe durata per sempre. Ecco perché, per Akira, fu così impossibile da capire quello che successe dopo, appena prima che tutti si potessero sedere alla consueta lunga tavolata allestita nel prato davanti casa a gustarsi il delizioso pranzo che, come sempre, preparava loro la mamma.
"Non ci posso credere che il nostro vino uscirà da lì tra poco senza ancora avere un nome" commentò Madara sedendosi a tavola appena reduce dalla doccia con ancora i capelli bagnati: "Akira puoi suggerire qualcosa anche tu se vuoi, oppure invitare qualche tuo amichetto per darci una mano."
"Scherzi, Madara?" disse Obito ridendo vedendo l'espressione contrariata del figlio "Lui è gelosissimo della sua attività speciale, figuriamoci se desidera perdere questa esclusiva. Come farebbe a vantarsene con gli amici?"
"Qualcuno qui assomiglia anche a Zio Sas'ke da quello che vedo!" Madara fece l'occhiolino al piccolo mettendoselo sulle ginocchia.
Sasuke non riuscì a nascondere l'espressione compiaciuta nonostante gli immani sforzi di mostrarsi indifferente.
"Shisui, andiamo via. Ho bisogno di venire a casa con te."
La voce di Itachi li fece sobbalzare tutti non certo per il consueto tono tranquillo, ma per il tenore delle parole dette. Itachi non sarebbe mai arrivato a una frase di un tale calibro davanti a tutti se non fosse successo qualcosa di seriamente grosso. Per questo Sasuke sbiancò cercando risposte sul viso di Sakura mentre Kisame era altrettanto sconcertato.
Itachi non badò a nessuno ignorando il disorientamento lasciato dietro di sé mentre si dirigeva a passo spedito verso la macchina di Shisui e Yahiko senza sbagliare la direzione di un solo millimetro. Era appena uscito dal suo turno alla doccia ed era anche strano che si fosse presentato in ciabatte, con la camicia beige completamente aperta e l'asciugamano ancora in mano che finì gettato senza attenzione sul prato. Era completamente sconvolto pur riuscendo a mantenere un solido controllo. Sasuke non poté fare a a meno di pensare che lui, in una situazione del genere, sarebbe sbottato costringendo almeno quattro persone a tenerlo fermo affinché non facesse mosse avventate.
Non oso nemmeno immaginare la causa di tutto questo, la puzza di guai è soffocante.
Kisame si alzò dalla sedia per raggiungere il marito dopo che si fu seduto sul sedile posteriore della macchina di Shisui, tutti lo videro inginocchiarsi sulla ghiaia per parlare con Itachi, la distanza impediva di sentire voci e parole.
Rimasero là venti minuti buoni mentre Hinata si sforzava di far ripartire la conversazione: "Shisui, visto che sei un poeta potresti trovarlo tu un nome per il vino."
Izuna strinse sotto al tavolo la mano della moglie per rassicurarla di aver fatto la cosa giusta, Shisui annuiva facendo un sorriso storto e sforzandosi di non far finire la coda degli occhi di continuo verso Itachi e Kisame. Yahiko, al contrario, si era voltato per fissarli senza scrupoli.
"Va bene. Madara ti prometto che il nome sarà pronto per tempo, sempre se a te non viene in mente qualcosa di meglio." questo l'ultimo tentativo di Shisui di sdrammatizzare la situazione. Non aveva la più pallida idea del perché Itachi avesse espresso il desiderio di andarsene in sua compagnia lasciando lì Kisame e tutti gli altri senza spiegazioni. Il dubbio che c'entrasse qualcosa la richiesta fatta al cugino a proposito del finto provino di danza lo attanagliò impietosamente. Non gli restò che pregare di conoscere tutto al più presto o avrebbe rischiato la morte per crepacuore.
La risata all'unisono partita dopo l'ultima frase di Shisui, suonò tirata e non allegra come sempre. Intanto Kisame era riuscito a convincere Itachi a uscire dalla macchina del cugino e lo stava riportando indietro, la faccia del moro era abbattuta e sconvolta, non c'era niente che potesse fare per nascondere i postumi delle lacrime appena versate. Kisame si sedette al suo fianco mogio e con lo sguardo basso.
Il prossimo a prendere posto al tavolo uscendo dal bagno fu Naruto, in realtà mancava solo lui e tutti lo stavano aspettando già da un po'. Il biondo non sembrava più lui, la sua consueta allegria pareva essere stata inghiottita da un buco nero, le guance arrossate, gli occhi tristi e bassi. Nagato quasi sussultò vedendolo in quello stato, tuttavia evitò di fare domande davanti agli altri.
Era tutto cambiato in pochissimi minuti e questo Naruto non se lo sarebbe mai aspettato. Se solo avesse saputo avrebbe evitato volentieri, aveva l'impressione di aver mandando in frantumi una bellissima vetrata solo sfiorandola con la punta di un dito. Se avesse previsto, si sarebbe fermato e radunato tutti i responsabili di quel disastroso equivoco per redarguirli come si deve nonostante fosse consapevole che alla base di certe omissioni devono esserci, per forza di cose, ragioni molto più che valide. Lui non era forse sempre stato presente e disponibile per ascoltare e, se possibile, risolvere qualunque problema?
D'accordo, non so fare miracoli, però se un amico mi confessa di essere in difficoltà non lo abbandono certo a sé stesso.
Naruto aveva fatto il suo ingresso nel bagno di Madara, situato al primo piano dell'abitazione, ignaro di ogni cosa; pimpante e fiducioso come quella giornata di festa dell'uva li stava rendendo tutti quanti. Non aveva programmato di parlare con Itachi, se lo era semplicemente trovato davanti in modo casuale e le parole pronunciate da Naruto immediatamente dopo erano uscite in maniera altrettanto naturale.
Il gigantesco macchinario che macinava l'uva faceva sentire le vibrazioni fino a lì attraverso il terreno e le mura dell'abitazione, al momento se ne stava occupando Kakuzu, dopo sarebbe stato sostituito da Madara. Naruto aveva appena scorto Akira affacciarsi dalla porta eccitato come non mai, Naruto gli aveva sorriso attendendo il suo turno di entrare in doccia. Il bambino era poi uscito correndo giù dalle scale in cotto rosso e dalla stretta volta rimbombante, rispondendo al richiamo di Rin che lo invitava a raggiungerli a tavola.
Dal momento che il bagno era occupato, Naruto si era rimesso ad attendere il suo turno, sentiva l'acqua scosciare ma non aveva la minima idea di chi ci fosse dentro. Nemmeno Itachi si aspettava di trovarlo lì, in realtà avrebbe potuto esserci chiunque o nessuno nel momento in cui il moro uscì indossando leggeri pantaloni neri, la camicia ancora aperta e l'asciugamano con cui si stava tamponando i lunghi capelli ancora grondanti acqua. Naruto fece appena in tempo a constatare come Itachi fosse mozzafiato anche senza trucco e pur non essendo perfetto come Sasuke. Il tipico fisico da acrobata sottile ma tonico attirava l'attenzione senza troppo chiasso. Esisteva anche la possibilità che il biondo avesse intavolato quel discorso per riportare la situazione sul binario della normalità, non avrebbe saputo dirlo, non ebbe mai il tempo necessario per analizzare tutto nel dettaglio visto quello che accadde subito dopo.
"Itachi, questo è davvero l'anno più bello della mia vita e so che non sarà l'unico. Anche grazie a Nagato ho capito che, quando si raggiunge la vetta della felicità, si arriva lì per restarci, basta solo rimanere fermi" Itachi non poteva vedere le guance di Naruto arrossarsi di emozione all'improvviso, ma il tono del biondo tradì lo stesso la sfumatura trasmettendola ai sensi sopraffini del moro.
Itachi gli rivolse un dolce sorriso: "Mi fa pacere soprattutto per Nagato. Purtroppo l'ho visto soffrire così tanto anche per questo ma lui è straordinario, riesce a fare tesoro persino del dolore per migliorare le persone a cui tiene. È l'anno più bello della vita di tutti noi."
Itachi evidentemente aveva preso bene la proposta di Kisame di incontrare Kabuto, Naruto non lo aveva mai visto così sereno e per questo tirò un immenso sospiro di sollievo: "Tra poco sarà il mio compleanno e non sai quanto io sia felice che tu possa godertelo in un modo diverso, non mi serve che tu mi faccia regali mi basta questo. Forse non sarà possibile risolvere tutto prima di quella data, ma cosa importa? Vorrà dire che ti gusterai quello del prossimo anno comprese tutte le diavolerie di Deidara."
Naruto si rese conto che presto non sarebbe più stato possibile nascondere a Itachi il gesto di massaggiarsi la nuca come stava facendo adesso. Tuttavia il biondo si pietrificò all'istante vedendo il bel viso di Itachi incupirsi all'improvviso.
"Perdonami, Naruto, ma sto facendo fatica a seguirti."
"Parlavo della visita che Kabuto ha accettato di farti a fine mese, ci ho parlato personalmente trovandolo molto disponibile. Kisame e Sasuke farebbero di tutto per aiutarti, e anche io." Il tono del biondo si spense facendosi leggermente tremolante e al moro questo non era certo sfuggito.
"Kisame e Sasuke." la voce di Itachi si era trasformata in un sussurro che Naruto era certo essere un sibilo di rabbia mascherato "E tu."
"Itachi, io pensavo che tu ne fossi al corrente" Naruto parlò mettendo d'istinto le mani in avanti "Ti amano e hanno le migliori intenzioni del mondo, in fondo si tratta soltanto di una visita. Cerca di capirli se non hanno trovato un momento opportuno per dirtelo, d'altronde sono successi diversi imprevisti ultimamente."
"Peccato che Kisame non abbia mai fatto mistero del disappunto che Kabuto gli suscita. Mi ha tenuto nascosta la provenienza della protesi che mi permettere di vivere fino a quando è stato possibile e questo lo sai anche tu. Visto che tanto ormai sono diventato un fenomeno da baraccone a causa dello sbaglio di Shisui va bene tutto, no? Compreso usarmi da cavia per un nuovo esperimento. Non capisco perché facciate così tanta fatica ad accettarmi ora che finalmente sono sano e felice." Adesso la durezza sfuggiva alla voce di Itachi.
"Le impressioni di Kisame sono state accentuate da un momento di disperazione, credeva di averti perduto. Lui e Sasuke desiderano solo darti il meglio…"
"D'accordo, Naruto, basta così. Mi sottoporrò alla visita così possiamo chiudere questa storia e continuare la vita da dove era rimasta."
Il tono di Itachi, devastante come una sottilissima lama molto affilata, inchiodò Naruto sulla soglia della scalinata, gli occhi di oceano seguirono il moro finché non scomparve, una lacrima percorse la pelle di pesca solo allora. Se contattare Kabuto gli era sembrata la scelta migliore del mondo fino a pochi minuti prima, adesso Naruto si biasimava duramente per non aver dato il giusto peso alle parole di Shisui pronunciare due anni prima nello studio di Tsunade con un Itachi appena emerso dal coma a pochi metri di distanza.
"Dobbiamo accettarlo per quello che è. È sempre lui, si tratta sempre della persona che amiamo."
Purtroppo l'errore commesso da Shisui durante l'intervista era finito con l'annebbiare il buonsenso di cui era sempre stato ampiamente dotato. Un errore madornale in cui anche Naruto era caduto con tutte le scarpe.
Fino a che punto? Fin dove abbiamo effettivamente il diritto di spingerci pur di aiutare qualcuno?
Quando Naruto si lasciò avvolgere dal getto dell'acqua calda le lacrime ci svanirono nel mezzo. Non avrebbe mai potuto essere in collera con Kisame e Sasuke per non aver messo al corrente Itachi del progetto, Naruto conosceva benissimo a quali blocchi, dubbi e sensi di colpa si va incontro nei momenti di difficoltà improvvise. In fondo pure lui non aveva appena omesso, davanti a Itachi, che lo stesso giorno anche Konan sarebbe stata lì per farsi visitare da Kabuto?
Konan quel giorno si era sentita come rinascere una seconda volta dopo tanto soffrire. Per ringraziare Rin di averla tanto aiutata, era rimasta in sua compagnia a casa per aiutarla a preparare il pranzo.
"Non ricambierò mai abbastanza quello che state facendo per me." Konan sembrava brillare di luce propria anche sono affettando le verdure su un tagliere di legno con un coltello troppo grande per le sue mani piccole e delicate, d'altronde in quella casa si potevano trovare solo oggetti adeguati a due uomini entrambi dal fisico abbastanza imponente.
Rin si ripulì le mani dalla farina lasciatale dalle tagliatelle che stava preparando per abbracciare l'amica da dietro: "Far cadere il tuo immenso amore nel vuoto sarebbe un peccato, così come perdere la tua felicità. A cosa servono se no le amiche?"
"Io e Neji siamo entusiasti sia per noi che per Itachi, ci daremo manforte a vicenda affrontando la visita nello stesso giorno." I meravigliosi sorrisi di perla di Konan erano tornati a splendere facendola sembrare il doppio più bella di quanto già non fosse "Kabuto è un uomo un po' bizzarro ma bisogna ammettere che nel suo campo ci sa fare. Non bisogna mai giudicare dalla copertina."
"Non si può certo dimenticare il miracolo che ha fatto con Itachi, praticamente lo ha rimesso a nuovo. Siamo fortunati ad essere i migliori amici del sindaco più amato del mondo." Rin si rimise sorridente al lavoro.
Konan si immerse con il viso nel sole che entrava dalla finestra. Mai gettare la spugna, quando tutto sembra perso ecco che la vita inizia di nuovo migliore di prima. Ancora non era possibile sapere se sia i suoi problemi che quelli di Itachi avrebbero potuto avere una soluzione, ma la scintilla della speranza appena riaccesa era bastata da sola a farle vedere il mondo in un modo completamente diverso. Era stata sufficiente a far riemergere completamente la vera sé stessa dalle tenebre in cui aveva rischiato di perdersi.
Ecco perché Konan non aveva potuto credere ai suoi occhi assistendo all'immagine di Itachi così sconvolto e di Naruto così innaturalmente triste.
Inaspettata pioggia
che subito evapora sulla sabbia calda
scivola sul mio viso
come una lacrima.
Pianto per una certezza
crollata troppo in fretta.
Il mutare dei ruoli,
il cambiamento
non si addice alla dura quercia
che ha costruito la sua corazza nel dolore,
ma solo al giunco gentile,
ingenuo.
che si piega fiducioso nel vento
senza guardare al passato,
e senza sognare il domani.
Il mare canta
sotto il cielo nero,
note di addio per una passione spenta
all'improvviso
come una candela
a cui il vento strappa la fiamma.
Non c'è una ragione...
Uno sprazzo di sole
riaccende il dubbio
ma sopra le spesse nubi
rotolano sassi.
Mi verrà chiesto perché
ma non c'è una ragione.
"Temporale estivo" di Shisui Uchiha.
