CAPITOLO 10: A signal

Richard era nervoso. Girava avanti e indietro per la stanza da tempo ormai. Ari lo guardò con la coda dell'occhio.

"La vuoi piantare?"

Richard si fermò di scatto. "Scusa, ma..non pensi che sia l'ora di chiamarli?"

Ari sorrise. "Tranquillo! Lasciamoli ancore bollire nel loro brodo"

Donner sbuffò. "Forse per te questo è divertente, ma per me non lo è affatto! Sai quanto ci mettono a capire che ero tuo complice?" disse arrabbiato.

"Ti ho detto che non ti devi preoccupare. A quest'ora avranno già capito che era il tuo sangue." ribattè calmo Ari osservandolo. Richard ormai cominciava ad essere una palla al piede e lui detestava quella categoria. Guardò il cellulare spento di Dinozzo. "Ma si" disse più a se stesso che al suo compare "mettiamo fine alla loro agonia"

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Kate, Ducky e McGee avevano raggiunto Abby e Gibbs in laboratorio. Nessuno di loro si capacitava della scoperta.

"Quindi in realtà è stato rapito anche l'agente Donner, non era suo complice" disse stupefatta Kate rivolgendosi a Gibbs.

Lui annuì con scarso entusiasmo. C'era qualcosa che non andava, se lo sentiva. Il suo cellulare squillò e rispose sovrapensiero senza guardare il display. "Gibbs"

"Ciao Jehtro" Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille. La sua espressione mutò subito diventando furiosa.

"Ma guarda chi si sente, Ari" Appena finito di pronunciare quel nome il resto del team portò immediatamente la sua attenzione su di lui. "Come sta Tony?" chiese preoccupato.

"Ma...è appoggiato qui da qualche parte" disse con noncuranza.

"Voglio parlare con lui"

"Mi dispiace, ma non è possibile" Ari sapeva che i due uomini i capivano al volo. Non voleva certo rischiare che si mettessero d'accordo a sua insaputa.

"Sappiamo entrambi che in realtà vuoi me, perciò avanti...io sono qui che ti aspetto Ari"

L'uomo ridacchiò. "Quanta fretta Jehtro! Innanzitutto le condizioni le detto io. Voglio che tu e Kate vi presentiate all'indirizzo che la brava Abby sicuramente rintraccerà dal cellulare di Dinozzo. Se vi presentate, lascerò libero Tony"

"Perchè anche lei?" Kate intuì di essere stata chiamata in causa ed un brivido le corse lungo la schiena.

"Solo perchè ho voglia di rivederla" disse beffardo Ari "Dopo la lascerò andare"

Gibbs fece una risatina amara. "Non credo ad una sola parola che dici!"

"Sei libero di pensare ciò che vuoi, ma l'accordo resta"

"E se rifiutassi?"

"Non credo che lo faresti, Jehtro. Non vorrai lasciare il povero Tony nelle mani del lupo cattivo, vero?" detto questo riagganciò ridendo.

Gibbs rimase in silenzio per un pò. 'Sta pensando a qualcosa' si disse Kate. "Allora?" gli chiese.

"Devo presentarmi al suo rifugio. Dopo lascerà libero Tony"

"E ci devi andare da solo?" chiese la ragazza scettica.

"Si"

Kate sbuffò. "Gibbs non sono stupida! Ho capito che Ari vuole anche me"

"Ma tu non verrai Kate. E' un ordine!" ribattè duro Gibbs.

"Davvero! E se per caso Ari non considerasse rispettati i termini dell'accordo? Io non voglio che Tony muoia e so che non lo vuoi neanche tu. In più hai bisogno di qualcuno che ti copra le spalle" Kate riaddolcendosi gli posò una mano sul braccio. "So badare a me stessa"

Gibbs la guardò con il suo sguardo di ghiaccio cercando di farle abbassare gli occhi, ma lei non cedette. L'uomo sospirò e annuì brevemente. "D'accordo. Ci andremo insieme"

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Tony fin da quando era piccolo aveva imparato che possedeva una dote, che forse da molti non era considerata tale. Riusciva a fare imbestialire le persone. Gli piaceva farlo. Portarli fino al limite e poi farli esplodere. A volte questa sua dote poteva portarlo nei guai, ma in altre, come in questo caso, poteva essergli utile. Guardò il suo controllore. era il momento di iniziare a giocare.

"Sai che hai le scarpe slacciate?" gli disse con tono amichevole.

L'uomo abbassò lo sguardo per controllare e quando vide che erano a posto, ritornò a leggere il giornale.

"Ma non hai freddo?" gli chiese Tony "Io sto congelando. Non è che potresti portarmi un maglioncino?"

"Mi hai preso per il tuo laschè?" domandò spazientito l'altro.

"A parte il fatto che si dice lacchè, e poi scusami tanto, signor dipendente di Ari. Mi era sembrato il contrario" rispose beffardo.

"Io non sono il lacchè di nessuno!" ribattè duro l'altro. 'Mmm, un tipo piuttosto scuscettibile' pensò Tony 'Meglio sarà più facile!'

Decise di innervosirlo ancora di più. Con il piede battè ripetutamente il piede contro il legno della sedia. Prima piano poi sempre più veloce.

"Smettila!" gridò l'uomo.

"Perchè non ti piace? Dopotutto mi annoio e non so cosa fare. pensavo che un pò di musica avrebbe rallegrato l'atmosfera" disse divertito Tony "Ah già, dimenticavo. Probabilmente non hai senso musicale"

L'uomo si alzò afferrando un coltello e si avvicinò a Tony minaccioso. "Se non la pianti ti infilzo come una sardina!" e dicendo lo prese per il colletto e gli fece vedere il coltello.

Dinozzo non si lasciò intimidire. "Si dice: ti infilzo come una bistecca" L'uomo fece per dargli un pugno, ma il ragazzo ribattè "Non vorrai deludere Ari. Se non sbaglio ti ha detto di comportarti bene con me"

"Ha ragione" disse una voce perentoria dalla cima delle scale "Lascialo andare Sahib!"

L'uomo riluttante si allontanò da Tony. Il ragazzo gli sorrise e gli fece l'occhiolino.

Ari si appoggiò alla balaustra delle scale con il cellulare di Dinozzo in mano. "Fra un pò arriverà la cavalleria"

FINE DECIMO CAPITOLO