"Ti devo dire una cosa." Ieri siamo salpati da Dorne dopo aver l'ultimo carico di ossa di drago, ovviamente non abbiamo raccolto tutte le ossa, sarebbe stato impossibile senza farsi notare, abbiamo recuperato solo quelle più piccole, e comunque siamo riusciti a raccoglierne più di di un centinaio in appena un mese. Avremmo potuto prenderne di più, ma perché rischiare la fortuna, con la quantità che abbiamo racimolato possiamo già rivaleggiare con le casate maggiori di Westeros in termini di ricchezza. E ora, dopo appena una giornata di navigazione, Elia mi raggiunge nella mia cabina, con uno sguardo che non riesco a capire, sembra preoccupata per qualcosa ma non ho la minima idea di cosa possa essere. Mi fa cenno di sedermi e la accontento più che volentieri data la sua evidente preoccupazione. Provo a pensare a diversi motivi per cui potrebbe essere preoccupata ma non riesco a trovarne uno. L'unico motivo della sua afflizione che mi può venire in mente sarebbe troppo ridicolo per essere vero, beh, in realtà potrebbe non essere così inverosimile. Ma non capisco perché dovrebbe essere ansiosa per questo, mi renderebbe solo felice, a meno che non sia preoccupata per la mia reazione. Qualunque sia il motivo della sua preoccupazione ha poca importanza, lo affronteremo insieme. Espirando ansiosamente un'ultima volta mi prende le mani, prima di fissarmi dritto negli occhi e dare voce finalmente alle sue preoccupazioni. "Sono incinta." E il mio cervello smette di funzionare.

'Madre, per favore, se puoi sentirmi ascolta la mia supplica. Dona la tua benedizione a Elia e proteggila durante il parto. Tu, che sei madre proteggi la mia Elia, donale la tua forza. Non portarmela via.'

Continuo a pregare in ginocchio, appena fuori dalla stanza in cui Elia sta attualmente partorendo, assistita da nutrici che hanno assistito a migliaia di parti, oltre ad essere madri loro stesse. Non posso fare a meno di preoccuparmi, ho passato solo qualche mese alla Fortezza Rossa ma ho sentito pure io che i primi due parti hanno lasciato Elia in fin di vita, e ho paura che un terzo possa rivelarsi fatale. Siamo sbarcati a Valyria oramai mesi fa, evitando i luoghi di abitazione dei malati di morbo grigio, loro, essendo una possibile fonte di infezione di questo malanno senza cura, vengono abbandonati sulle coste dell'antica Valyria. Ironico, se si sa apprezzare questo tipo di scherno sottile, un luogo maledetto per persone maledette, peccato che non siano maledetti né i malati, né le terre valyriane. Ho fatto vendere agli schiavi alcune ossa e ho pagato i migliori costruttori affinché ci dessero un luogo in cui vivere, da chiamare casa, oltre a un ulteriore compenso per mantenere il silenzio su questa faccenda. Avrei potuto semplicemente ucciderli, ma avrebbe soltanto attirato attenzioni indesiderate la scomparsa di alcuni lavoratori, più attenzioni di quanto sia disposto a sopportare. Non mi illudo di poter restare nascosto per sempre, prima o poi gli uccellini di Varys o qualcun altro troppo curioso per il suo bene ci avrebbe scoperto, spero solo di rimanere nascosto abbastanza da far crescere i bambini in tranquillità, senza dover scappare o preoccuparsi di assassini pagati da Westeros o di qualche nobile fissato in cerca del nobile sangue dell'antica Valyria. I costruttori hanno fatto un ottimo lavoro in relativamente poco tempo, una magione in stile dorniano adesso si affaccia sulla costa, più camere di quante ne useremo mai, un giardino interno, un piccolo orto vicino agli alloggi dei servitori, gli stessi schiavi che ci hanno portati qua sono stato convertiti in servitori, occupandosi delle varie mansioni della villa. Questi mesi sono passati in fretta, sono stati mesi felici come non ne ho mai avuti, ma adesso la preoccupazione mi sta divorando, non voglio che tutto questo finisca. Sentendo qualcuno inginocchiarsi accanto a me apro gli occhi e noto la piccola Rhaenys inginocchiata accanto a me. "Preghiamo insieme padre, così avrò dei bellissimi fratellini." Le sue parole innocenti riescono a calmarmi quel tanto per permettermi di pensare chiaramente, così la avvolgo in un abbraccio prima di rimanere in un confortevole silenzio, interrotto solo dalle urla provenienti da dentro la stanza. In questi mesi mi sono avvicinato molto a Rhaenys e Aegon, dopo la piccola chiacchierata in barca la bambina adesso mi vede come il suo nuovo padre, cercando un po' affetto ogni volta che ne ha opportunità, mentre il piccolo sta iniziando a parlare e probabilmente crederà che sia il suo padre biologico, almeno fino a quando non gli racconterò della sua storia. Questa famiglia che si è creata mi rende grato ogni giorno, e ora spero di coronare questo sogno, con la nascita dei miei figli biologici, e con Elia.

La porta si apre dopo non so quanto tempo, Rhaenys si è addormentata tra le mie braccia, così l'ho portata nella sua camera, lasciandola riposare tranquillamente. Non lascio tempo alla nutrice di parlare prima di entrare dentro la stanza, Elia è coricata sul letto, una coperta che la copre mentre tiene tra le sue braccia i nostri figli. 'Grazie Madre'. "Signore, il parto è andato bene, non si è presentata nessuna complicazione." Registro distrattamente le parole della nutrice prima che esca dalla stanza. Finalmente soli mi avvicino a Elia, che accorgendosi di me mi sorride brillantemente. Mi siedo accanto a lei e prendo uno dei gemelli tra le mie braccia. Pura soggezione nel mio sguardo mentre fisso la creaturina tra le mie braccia, gli occhietti chiusi, le braccia strette al petto. Lo fisso intensamente prima di sentire la risata melodiosa di Elia. "Sono due maschietti. Come li chiamiamo?" Rifletto attentamente sulle sue parole, due maschietti, due leoncini, sangue del mio sangue, la mia eredità nel mondo, pensandoci non posso fare a meno di trattenere una lacrima. "Arwyn e Laenor." Mi bacia dolcemente la guancia, asciugando la lacrima che mi cadde dagli occhi. "Mi piacciono, Arwyn e Laenor, i miei piccoli leoncini." Sentendola chiamare amorevolmente i nostri figli un dolce calore mi avvolge il petto, la precedente ansia e preoccupazione sostituiti da puro affetto e felicità. "Ti amo." Sbotto improvvisamente, gliel'ho già detto diverse volte durante il nostro tempo passato insieme, ma non l'avevo mai sentito chiaramente come adesso. "Ti amo anch'io, mio leone." Mi risponde prima di baciarmi dolcemente. Il rumore della porta che si apre interrompe il nostro momento, una Rhaenys molto assonnata entra nella stanza e si avvicina al letto. Mi tira la manica, con gli occhietti ancora mezzi chiusi, e allarga le braccia. Capendo cosa vuole la prendo in braccio e me la appoggio sul petto, dove si rannicchia. "Questi sono i tuoi fratellini Rhaenys, Arwyn e Laenor. Sei la loro sorella maggiore, quindi dovrai prenderti cura di loro." Con una vocina assonnata risponde mentre osserva i neonati. "Stai tranquilla mamma, mi prenderò cura di loro, quando cresceranno gli insegnerò a impugnare un coltello, così sapranno difendersi dai cattivi." La mia espressione si fa sottile, pensando che forse non è stata una buona idea darle il coltello ricavato dal dente di drago, ma sentendo Elia ridacchiare divertita non posso fare a meno di sorridere ironicamente, probabilmente dovrò stare particolarmente attento a Rhaenys per un po' di tempo, almeno fino a quando non capirà la pericolosità delle armi. Abbasso lo sguardo per parlarle riguardo il suo presunto insegnamento su qualcosa che ha utilizzato soltanto per giocare, solo per vederla addormentata, le sue manine che si appendono alla mia maglietta. Le si apre leggermente e esce un po' di bava, non posso fare a meno di ridacchiare a questa vista, ma la sua espressione si infastidisce leggermente, forse infastidita dal movimento del mio petto. Solo quando smetto di ridacchiare la sua espressione si rasserena visibilmente, e non posso fare a meno di notare un qualcosa di evidentemente sbagliato sulle evidenti pretese territoriali. Ridendo scherzosamente, Elia si fa beffe delle mie difficoltà. "Jaime, se continua così diventerò presto geloso, mi stai rubando la mia unica figlia." Sorrido brillantemente alle sue parole, e la avvolgo con la mano libera, facendola appoggiare alla mia spalla. Le prendo il neonato e lo stringo a me, lasciandola libera. "Riposa Elia, devi essere stanca." Annuendo alle mie parole mi da un bacio prima di chiudere lentamente gli occhi, assaporando il tepore del momento, e solo dopo qualche minuto inizia finalmente a dormire.

Questa, questa è la vita che ho sempre desiderato senza saperlo, questi momenti quotidiani danno veramente significato alla vita, senza più la presenza di sogni profetici a tormentarmi. I forti e nobili signori di Westeros possono tenersi il loro onore, le loro terre, ricchezze e storie fantastiche di tempi lontani, a me basta questo. Guardando fuori dalla finestra vedo l'aurora che illumina l'orizzonte, una bellissima luce rosata illumina il panorama, invadendo la camera, e donando all'aria un'atmosfera surreale, quasi magica.

Continuo così a godermi il momento, assaporandone ogni secondo, non pensando a nulla, immaginando il futuro, e allo stesso tempo aspettandolo con impazienza. Ma per ora va bene così, mi rilasso semplicemente, sperando che questo momento duri per sempre, o almeno il più a lungo possibile. Tuttavia il bussare alla porta infrange le mie speranze, riportandomi velocemente alla realtà. Facendo attenzione poggio i neonati all'interno delle culle poste accanto al letto, le avevo fatte costruire alcune settimane fa, non essendo sicuro di quando sarebbero nati i bambini. Finalmente libero mi alzo, tenendo Rhaenys tra le mie braccia, prima poggiarla sul materasso, accanto a sua madre. Evidentemente infastidita dall'improvvisa mancanza di calore si muove un po' in cerca di una fonte di calore, fino a quando non trova Elia, e le si attacca, avvolgendola con le sue piccole braccia. Mi godo questa scena idilliaca prima di lasciare finalmente la stanza, facendo attenzione a fare meno rumore possibile. Ad attendermi fuori dalla porta c'è uno dei servitori, non possiedono nomi, i loro proprietari non si sono preoccupati di affibiargliene uno, così ho deciso di dargli un nome io. Feci un cenno al servitore che cominciò a parlare. "Pochi minuti fa ha attraccato una barca poco lontano da qui, li abbiamo inizialmente ignorati pensando che fossero mercanti che cercavano un posto per riposare, tuttavia si è avvicinato un uomo proveniente dalla barca e ha chiesto specificatamente di lei, signore." Mi irrigidisco alle sue parole, le peggiori possibilità si fanno strada nella mia mente, temendo che tutto possa finire in un attimo. La paura mi assale, rendendomi difficile pensare con chiarezza, fino a quando non penso a Elia, Rhaenys, Aegon e i piccoli Arwyn e Laenor. Sì, devo pensare a loro, ho promesso di proteggerli e farò tutto il necessario affinché quello che abbiamo non venga rovinato. Respirando pesantemente mi volto verso il servitore, cercando di calmarmi. "Ha detto qualcos'altro?" "Sì, ha chiesto di riferirti che si chiama Varys, dicendo che lo avresti riconosciuto, inoltre ha aggiunto che è l'unico a sapere della permanenza vostra, della principessa Elia, e dei suoi figli qui." Il ragno, ovviamente l'ha scoperto, siamo stati negligenti. Però ha detto che è l'unico a sapere che siamo qui, trovo difficile fidarmi di lui, ma se così non fosse non sarebbe l'unico a essere venuto a trovarci, a seconda di come è finita la guerra potrebbero esserci degli assassini con lui e sta solo tentando di sviarci, fingendo di presentarsi da solo. Va bene, basta, è inutile fare supposizioni senza conoscere le sue reali intenzioni. Facendo un ultimo respiro profondo mi calmo, almeno, fingo di esserlo, e mi incammino verso il nostro ospite inaspettato e indesiderato. Mille domande mi sorgono in mente durante il tragitto, ma le respingo tutte quando vedo il maestro dei sussurri nel nostro giardino. Non è cambiato per nulla durante la nostra assenza, la totale mancanza di peli sul volto lo incorona univocamente come uno degli uomini più unici di tutta Westeros. Le sue vesti, volte a coprirlo completamente, non nascondono il suo stomaco prominente. Quando i suoi occhi mi notano si avvicina lentamente, facendomi un cenno col capo in segno di saluto che ricambio. Non perde tempo e inizia a parlare. "Non voglio perdere tempo, sapendo di non essere un ospite gradito, quindi la farò breve. Voglio che Aegon Targaryen sia il futuro sovrano dei sette regni." E quando finì di parlare seppi immediatamente che la conversazione che avremmo avuto non mi sarebbe piaciuta.