100 anni prima;
Si narrava di un villaggio che 50 anni prima venne devastato dai draghi, la furia aveva ucciso tutti gli abitanti, sembrava nessuno fosse sopravvissuto, a parte uno, un cadavere che camminava, le descrizioni dicono avesse capelli grigi e neri, colpa di cenere, l'abitante aveva occhi infossati e neri pelle decadente, labbra che coprivano poco i denti grigi pieni di fuliggine, contorti le espressioni facciali in una sorta di disgusto verso l'accaduto al proprio corpo, o l'aver realizzato che tipo di orribile maledizione aveva posseduto il suo corpo e lo spirito.
Vagare vuota senza pace, senza volontà fino a quando, con se solo una fiaschetta con dentro tanto liquido quanto ne aveva bisogno per guarirsi, lottò in diversi eserciti, aiutò i bisognosi, ma se ne andava sempre senza compenso, senza fama, un misterioso essere, ma tutti erano d'accordo nel dire che era morta ma non lo era, l'essere copriva il volto scarno e bruciato mentre camminava via, molti la cacciavano via non gli serviva un corpo maledetto.
Molti le hanno lanciato sassi, infilzata con bastoni, colpita con vetro, mentre la disgraziata andava via, pensavano fosse la morte incarnata il suo stato pietoso la non comunicazione il doversi nascondere.
Tutto questo lo provava ogni giorno dal giorno in cui era divenuta così, maledetta, guardava e toccava il marchio sul petto in mezzo a dove prima c'erano due seni che non ricordava neanche, ora era un legamento, i suoi abiti bruciati venivano spazzati via dal tempo lasciandola con solo un reggiseno di fortuna e un tanga.
Lei continuò così fino a quando non raggiunse il luogo più profondo del giardino di Radice oscura, c'era un tempietto disabitato, ha affrontato tante battaglie, era molto stanca era "morta" se si può chiamare morte, tra le decine alle ventine di volte contro quei cavalieri che non sapeva neanche chi fosse il loro signore, sapeva però che non c'era draghi c'era solo il silenzio quindi decise che quello sarebbe stato per un po' il suo rifugio.
Trovò un mortaio, un vecchio orticello di piante mediche abbandonato, un banco di spezie non utilizzato e qualcos'altro, facendo uso delle conoscenze e per non entrare nel vuoto decise di cominciare a creare delle cure, ma tenendosi sempre nascosta.
Molto più tardi.
Delle donne terrorizzate e disperse in quel luogo notarono la vecchia chiesetta e vi entrarono, supponendo che fosse vuota cercarono qualche segno di vita visto che era tenuta bene, abitabile se non fosse mancato il cibo, c'erano un sacco di medicine, ma nessuno che ne faceva utilizzo, poi la videro rimanendo scioccate dalla tetra orribile vista, pensavano le avrebbe attaccate, ma le ignorò andando di nuovo a fare ciò che voleva fare, una delle donne la uccise ma lei si riformò subito spaventandole, mentre loro urlavano l'essere sospirò e si mise seduto da una parte, si chiesero cosa stesse facendo, fino a quando non hanno visto che stava mischiando qualcosa per poi metterlo in tre ciotole e lasciarle incostudite.
-Per noi?- chiese la donna.
L'essere annuì porgendo la ciotola, una delle tre la prese e ne bevve un sorso, era una zuppa di funghi, capirono allora che era innocua, non voleva fare del male a nessuno, quel luogo lo aveva reclamato per se, ma era pronta ad andarsene via.
-Quelle pozioni curative lei hai create tu?- chiese la donna che voleva essere una flebotoma, annuì
-allora Insegnami ti prego!- affermò, l'essere rimanette sconcertato
-so che è presto per fidarci di te, ma io sono interessata a diventare una infermiera nel campo di guerra tra i soldati di Lord Gwyn il Lord del sole, se facessi quel tipo di pozioni mi prenderebbero subito, non saprei solo lanciare miracoli- la supplicò.
L'essere annui alzandosi e facendo cenno alle donne di avvicinarsi, allora gli fece vedere come preparava il composto, rimasero scioccate.
Il destino volle che le tre donne una volta ripresesi e abbandonato il luogo cominciassero a esercitare la professione, altre speziali volendo sapere quale fosse il trucco di tanta bravura furono inviate dall'essere dicendo che era il migliore in questo campo.
Da allora giunsero dall'essere molti allievi, alcuni per darle un nome la chiamarono "Logora" in quanto rappresentava come si stava trattando, comunque stava l'essere insegnava a tutti coloro che erano disposti a imparare.
Qualche mese più tardi.
Radura dei draghi.
Quattro cavalieri vennero inviati dal loro signore a perlustrare la zona, volevano avere una zona tattica per attaccare, stavano progettando questa guerra da molto ma serviva una mappa tattica di tutto, e mentre stavano percorrendo un ponte videro qualcosa di appoggiato su un crepaccio, era di scheletro e carne marcente un drago.
-Che schifo- si lamentò il Cavaliere in armatura blu.
-Dobbiamo rimuoverlo- suggerì il cavaliere con i capelli biondi chiaramente disgustata.
-Io non lo tocco- affermò l'altro.
Il capo spedizione un cavaliere dall'armatura leonina d'orata e i capelli che formavano il suo pennacchio rosso, decise di infilzarlo con la lancia per smuoverlo, peccato che quel drago non fosse morto, anzi era più che vivo e alzando la testa sputò fuori una gran quantità di miasma tossico, chi era alle pareti si era allontanato, la stessa fortuna non l'ha avuta il capo spedizione che è rimasto lì, il cavaliere in blu e argento lo ha dovuto portare via, mettendosi in fuga con gli altri.
Non sapevano come lottare contro un drago o meglio non conoscevano punti deboli di essi, ma ormai lontani tolsero l'elmo del capitano vedendolo tossire, la febbre si era alzata e sembrava soffrire, in panico i cavalieri lo portarono di nuovo indietro.
Petite Londo, castello del re del Sole.
Le vedette videro i quattro cavalieri tornare, furono quindi annunciati, il re voleva precipitarsi quando notò il cavaliere in blu tenere quello d'orato sulle spalle e si stava dirigendo in infermeria.
La stessa Infermiera gridò quando tolsero l'armatura del cavaliere, tecnicamente aveva delle vene pulsanti che erano blu e viola, come se il ragazzo avesse sbattuto violentemente, era in realtà opera del veleno che si propagava, in quel caso l'infermiera provò di tutto tra spezie, medicine e miracoli, niente quella cosa era inestinguibile.
Allora Gwyn fece arrivare da ogni dove medici su medici, ma tutti ci provavano ma non migliorava niente, anzi molte volte non succedeva nulla, tutti davano a Gwyn la stessa identica cattiva notizia, il cavaliere leonino sarebbe morto, anche la regina provò senza successo.
-Ornstein era un brav uomo, povero ragazzo- commentò un cavaliere al giaciglio del malato, sentendo ciò anche il cavaliere si demoralizzo, non voleva morire, era giovane e in salute ma ora piangeva per essersi offerto, pregò davvero ogni dio o dea per un ascolto per inviare qualcuno che riuscisse a dire il contrario dei medici e dei cavalieri, i suoi amici e compagni gli rimanevano vicino pensando siano i suoi ultimi attimi, lui ha capito e portava una maschera di cera, ma ne aveva anche il terrore.
-Non sappiamo più chi cercare, li abbiamo provati tutti!- ringhiò il giovane figlio del Lord del sole tirando un pugno sul muro del castello, il primo genito, era agguerrito contro il mondo, Ornstein era il suo maestro e un secondo padre si come il primo era troppo impegnato verso altri orizzonti e l'unica di cui sembrava importargli fosse Gwynevere, una bambina capricciosa e insopportabile, il cavaliere leonino è stato l'unico a dargli attenzione e ora lo stava per perdere.
Quando entrava in infermeria non riusciva a guardarlo in faccia, quando tornava senza un medico capace di dare una diagnosi diversa.
Anche in biblioteca non c'era niente, nulla più assoluto, parlò implorante con le lacrime a pizzicare gli angoli degli occhi all'infermiera, mentre il suo "maestro" dormiva chiedendole anzi supplicandole di dirgli se c'era un modo per salvarlo.
La donna sospirò ma ricordò -In passato sono stata in un luogo, lì c'era un essere morto che non lo era, ha praticamente insegnato a tutti quello che le chiedono come guarire con spezie creando unguenti, può rivolgersi a esso, si trova a radice oscura inoltrata, da lì c'è un piccolo tempio entri e la troverai ci sono donne disposte a imparare da lei- gli spiegò.
Il volto tornò di nuovo a illuminarsi, c'era un ultima possibilità, dipendeva da quell'essere, doveva subito imbarcarsi in viaggio, e ciò che fece senza avvisare nessuno, prendendo poche cose utili e correndo per raggiungere quel luogo con una mappa.
Le voci dell'essere si sparsero tra mito e verità, il primo genito del Lord del sole trovò delle allieve dell'essere e si fece indicare la strada, purtroppo era lastricata di pericoli e arrivò ad ammalarsi lui stesso per trovare quel luogo, pregando sonoramente di trovarla.
Per disperazione solo un uomo precedente guarito guardò il giovane distrutto e stanco di questa continua ricerca.
-Provi a radice oscura, lì c'è la Flebotoma non morta che cercate-
Fu lì che si diresse per ultimo per quanto pericolosa fosse la zona, disperato e senza più volontà raggiunse quello che sembrava un tempio, le donne che erano all'esterno raccoglievano fiori, muschio, bacche e ogni sorta di ingrediente, quando una lo vide armato di lancia scappò al suo interno, come le altre, solo una non fuggì, le mani esili con ossa quasi scoperte e pelle carbonizzata nera, mentre in qualche punto era cianotica e anche contusa, raccoglieva le spezie, si sentì sorridere non ostante l'essere fosse disgustoso, la speranza che viveva ancora, si avvicinò cauto per afferrarle una mano, un po' di pelle annerita si attaccò ma ottenne l'attenzione desiderata.
-Sei Logora?- le chiese, annui con un respiro affannoso di chi aveva polmoni intasati da molto fumo, annaspava parole.
-Cosa desideri?- uscì sofferto dalla bocca del cadavere.
-Ho bisogno di lei, di quello che sa fare- le disse.
Lei respirava sofferta e annuiva
-sa che è una non morta?- fu un ancella a domandarlo.
-Si, ma è urgente, devo portarti via al castello del Lord del sole, non c'è tempo- rispondeva era urgente per quello che riguardava il cavaliere del leone.
-Lasci che venga una di noi, la nostra maestra non si mostra mai ai nobili, li teme- disse un'altra ancella.
-Non c'è tempo la terrò coperta e non la farò parlare se necessario- promise il principe portando via la non morta.
Al castello sembrava lunga la strada, per cui dovettero usare un teletrasporto.
Arrivati la non morta si era coperta come meglio poteva mentre il ragazzo la portava a corte, inginocchiandosi il giovane primo genito parlò a nome della donna.
