Problemi di Percorso

POV Magrakh, Capitolo 3: Una forza misteriosa


Con un orco sospettoso, una battaglia, un'esperienza ultraterrena, e la Pietra del Drago.


14:00 AM, Tirdas 18 di Ultimo Seme, 4E 201

Magrakh deve ammettere che la ragazza potrebbe non essere una strega.

È anche improbabile che sappia usare la magia, perché non la vede disposta a rischiare di morire sotto delle macerie pur di nasconderlo.

Tuttavia, non intende scordare ciò che ha visto nella fortezza di Helgen. Forse era la magia di qualcun altro, o forse una pergamena magica…

In questo momento però, quello che sa per certo è che è pazza come pensava.

Magrakh osserva il pendio Sud dei Colli Perigliosi, cercando di proteggere gli occhi dal sole e individuare una cavità nella superficie scoscesa.

"Ecco," dice Pellegrina per l'ennesima volta, indicando la parete, "la vedi?"

Per diversi minuti ormai, l'orco ha fatto del suo meglio per non imprecare, cercando pazientemente di scorgere l'ingresso di una grotta che alla ragazza sembra così ovvia. Ed è cercandola e facendo dei passi all'indietro che inciampa su qualcosa.

"Ancora non mi hai detto come fai a sapere di questo tunnel." Dice, ricordandosi solo all'ultimo momento che cercare di ottenere delle risposte sensate da lei è un po' come cercare di pescare a mani nude.

"Giusto, 'esplorando', lascia perdere. Perché stavi esplorando un–" Guardando su cosa aveva inciampato nota dei resti scheletrici nascosti dall'erba alta, e girandosi attorno ne vede molti altri fare capolino qua e là– "cos'è questo, un massacro?"

Ignora per un secondo il fianco della montagna e si massaggia il collo. Tutt'intorno ci sono arbusti e massi che sporgono dal terreno, con qualche cespo di quelle graminacee che riescono a crescere ovunque.

E ossa.

Non sono le ossa di persone, troppo grandi e differenti di forma, e questo è tutto ciò che gli impedisce di scappare via quando si rende conto della grande quantità di scheletri che sono sparsi attorno a lui.

"Penso che sia un cimitero," dice Pelle.

Magrakh la guarda accigliato.

"No, davvero, i mammut tendono a tornare nello stesso posto quando sentono che il loro momento sta arrivando. Potrebbe essere questo."

"Pensavo che i giganti li mangiassero, non li allevano come bestiame?"

"Oh, sì, li mungono e fanno anche il formaggio! Forse hai ragione tu, e non è un cimitero ma un terreno di caccia," dice, dissotterrando un teschio di troll.

Magrakh si guarda attorno con più attenzione.

In quest'area appartata e nascosta dai costoni della montagna, qualcosa ha trascinato e accumulato degli scheletri animali durante un lungo periodo di tempo. I resti non sono di piccola taglia, infatti–a parte delle singole ossa sparse qua e là–lo scheletro più piccolo ha le dimensioni di un orso, mentre i più grandi sono chiaramente mammut.

Cosa potrebbe nutrirsi di queste creature se non i giganti?

La risposta gli arriva accompagnata dal ricordo di un ruggito e di penetranti occhi rossi.

Quando respira di nuovo, si rende conto che aveva smesso. Uno sguardo fugace alla ragazza fa capire che è indifferente o ignara della natura di questo luogo.

"Ehi ragazza," dice.

"Ti ho detto che mi chiamo Pellegrina," sbuffa, "Pelle, se vuoi."

"Non m'importa! Mi hai portato nella sala da pranzo di quel drago?"

La ragazza sembra interdetta, sbattendo le palpebre e boccheggiando come un pesce.

"Ehm, non credo? Voglio dire, alcuni di questi scheletri sono qui da molti anni. Il drago è apparso solo ieri."

Magrakh scuote la mani, frustrato. "Non pensi che, forse, ha deciso di mostrarsi solo ieri? Doveva pur essere da qualche parte prima di allora!"

Esattamente come quella mattina, Pellegrina si gira verso di lui con un'espressione accondiscendente che ha imparato a odiare. Sa che la sta usando per cercare di metterlo a suo agio, ma non funziona.

"Non credi che se per anni un gigantesco drago avesse fatto spuntino della fauna locale a due passi da Whiterun, qualcuno se ne sarebbe accorto un po' prima?"

Detto così, sembra che la ragazza abbia ragione…ma non c'è bisogno di ammetterlo.

"Va bene, muoviamoci. Se riesci a vedere la dannata grotta, lancia tu il rampino."

A Magrakh sarebbe piaciuto avere un rampino vero e proprio. Quello che hanno invece, è una vecchia corda dalla cantina della strega legata al gancio che veniva usato per essiccare la carne. La stupida idea di usare qualcosa del genere è ovviamente stata dalla ragazza ma, dopo aver testato lui stesso la resistenza della corda, le ha dovuto concedere un tentativo.

Dopotutto c'è un tesoro in ballo.

Pellegrina fa oscillare il rampino da quattro soldi alcune volte prima di tirare. Esso sbatte sulla roccia e poi ricade a terra tristemente.

"Ci sei andata vicino?"

"No! Non ho la forza per lanciarlo abbastanza lontano, te l'ho detto."

"Rilassati ragazza, ti sto solo chiedendo se la direzione è giusta."

"Per lo più, ma è molto più in alto. Secondo me facciamo prima ad arrampicarci. Se partiamo da quel lato c'è abbastanza pendenza per–"

"E io penso ancora che tu sia pazza. Sai cosa accadrebbe al tuo corpo se scivolassi da lassù?"

"Mi farei la bua?" Dice, grondante di sarcasmo.

Magrakh strappa la corda dalle sue mani. "Non farà troppo male se prima ti si spezza il collo."

Dopo alcune oscillazioni, lancia il rampino, e il gancio afferra alcune sporgenze in maniera affidabile.

"Lì va bene?"

"No, no. È più in alto e molto più a destra. Non vedi quell'ombra? È proprio lì!"

"Sì, sì, l'hai già detto," borbotta l'orco prima di rimuovere il rampino.

Gli serviranno molti altri lanci e tante, fastidiose correzioni prima che il gancio faccia presa sul punto giusto, e solo dopo che riesce a capire dove sia il dannato buco.

Di certo non c'era 'un'ombra allungata che assomiglia vagamente a una spada', ma le perdonerà lo sforzo se ne varrà veramente la pena di 'imbrogliare gli antichi Nord', come dice lei.

Magrakh non è contrario al derubare le tombe, dopotutto i morti non fanno uso di oggetti, ma tra la mattinata persa a lanciare il rampino, e il rischio comportato dall'arrampicarsi in una fessura buia della montagna, inizia a sentirsi un po' sciocco.

"Allora, capisco perché non Riverwood, potrebbero esserci dei Manto della Tempesta sopravvissuti a Helgen." Dice Pelle, come se non gli avesse fatto questa domanda prima d'ora. "Ma perché non Whiterun? Ancora non è stata toccata dalla guerra civile che ha causato la tua cattura."

"Perché ero un prigioniero, e alla gente non interessa sapere il perché," risponde nuovamente, non potendole dare la vera risposta.

"Sì, ma–" soffia infastidita– "e allora? Hai intenzione di evitare ogni città per il resto dei tuoi giorni?"

"Per un po', sì. Finché non si calmano le acque."

"Quali acque, Magrakh? Un drago ha raso al suolo una città, non è un gossip di campagna che smetterà di girare dopo qualche giorno!"

Sa che non ha tutti i torti. Ci vorrà del tempo prima che la notizia di quel che è successo a Helgen raggiunga altre città, a causa del piccolo numero di sopravvissuti, ma quando arriveranno le voci, si diffonderanno come un fuoco nella steppa. Dureranno almeno finché il drago rimarrà in giro.

Il tunnel si apre in una grotta che le torce fanno fatica a illuminare nella sua interezza, creando ombre inquietanti sui bordi più lontani delle pareti.

Al centro c'è un piedistallo con un teschio appoggiato sopra, e Magrakh lancia un'occhiataccia alla ragazza.

"Cosa c'è? È una tomba. Ci sono i morti nelle tombe!"

Ovvio, ma si aspettava che i corpi fossero nei loro loculi, e non sparpagliati come suppellettili come nella capanna della strega.

I due devono saltare e arrampicarsi su un dislivello del terreno per poter raggiungere il fondo della grotta, dove si può procedere attraverso un altro tunnel. Magrakh spera che il passaggio non si biforchi mai, perché l'idea di perdersi e morire nelle viscere della terra gli fa tornare a galla ricordi orribili di incidenti in miniera.

Questo tunnel è diverso dal primo, perché è stato chiaramente scavato dagli uomini. Si fa strada serpeggiando tra terra e pietra, abbastanza ampio da essere attraversato da robusti Nord in armatura pesante, ma ci sono punti più ristretti e altri in cui della terra si è riversata dentro, ma è ancora camminabile. Ed è molto, molto lungo.

Si sente giustificato per aver portato una quantità di torce che la ragazza aveva definito 'ridicola', non avendo voluto rischiare di rimanere al buio in una tomba.

Magrakh non sa come la ragazza abbia potuto sopportare di dormire in quella cantina piena di resti umani e apparati di stregoneria, ma in fondo lei è…strana.

Molte persone sono strane, come gli sfortunati che sono stati toccati da Sheogorath e che si comportano in modo imprevedibile, o i vecchi eremiti che vivono lontano dalla civiltà, assalendo chiunque si avvicini. E quegli strambi degli alchimisti, che preparano e bevono felicemente elisir creati con qualsiasi schifezza trovata in giro, come i funghi cresciuti sui cadaveri della guerra.

Ma la stranezza di Pellegrina va oltre 'a cavallo delle norme della società'. È una stranezza che è caduta da cavallo molto tempo fa, e non è mai tornata in sella.

Non ha mai sentito un accento simile al suo da persone provenienti da Cyrodiil, Hammerfell, o High Rock. La cadenza gli ricorda il parlato dei Khajiit, ma lei non è di certo un gatto.

Indossa i pantaloni come se fosse una bracciante o una guerriera, eppure è chiaro dal fisico e dal portamento che non sia mai stata né l'una né l'altra, anche se possiede l'indifferenza e lo stomaco di una veterana.

Non riesce a identificare la sua provenienza neanche dai vestiti.

Le cuciture e i dettagli sulla sua borsa sono degni di una pellettiera esperta e costosa, e anche se i suoi vestiti sembrano essere semplici a primo acchito, sono tinti con colori rari e accesi, e il materiale è robusto e di qualità. Molto diverse dalle vesti della comune gente, sbiadite e fragili dopo anni di lavaggi, ricucite decine di volte.

Prima che venissero rovinati dalla caduta di Helgen, non c'era una singola macchia o toppa, e ora che ha sostituito la sua bella giacca con un maglione infeltrito trovato nella capanna, vede come le crei disagio pizzicando la pelle.

Sospettava già che la sua famiglia fosse abbiente, eppure Magrakh viene da Markarth e ha conosciuto ricchi bastardi tutta la sua vita. Nessuno di loro ha mai indossato cose simili.

Ha visto gli abiti rustici ma caldi delle nobildonne Nord, i colori profondi e i tagli eleganti degli elfi scuri, e l'austera pomposità dei Thalmor.

L'idea che lo stile di quello che Pellegrina indossa gli sia così estraneo, in aggiunta al ricordo di quando l'ha incontrata, gli fa accapponare la pelle.

"E Falkreath?" Chiede la ragazza dopo un po'.

Magrakh sospira. "Falkreath cosa?"

"È una città più piccola di Whiterun, giusto? Ho sentito che lo Jarl non è molto...onorevole, se capisci cosa intendo."

"Non so cosa intendi," dice, impassibile, decisamente capendo cosa intenda.

"Voglio dire che è un bastardo arrogante e viziato, a cui importa solo che il suo cibo sia ricco e le sue tasche ancor più ricche."

Si mette a ridere. "Oh, è questo che intendevi?"

Non conosce lo Jarl di Falkreath, ma è d'aiuto che le stesse parole possano essere applicate a diverse persone con potere.

"Quello che voglio dire è che probabilmente non gli importerà se eri un prigioniero quando Helgen è stata distrutta."

È questo il prodotto di ingenuità o ignoranza? Magrakh le dà un'occhiata in uno di quei momenti in cui si gira per parlargli.

Perché ovviamente la sta facendo andare per prima nel tunnel inquietante. È abbastanza coraggiosa da farlo senza lamentarsi, e quel poco nervosismo che mostra lo fa rilassare, dimostrando che ancora teme ciò che è saggio temere.

"Non è così semplice," dice Magrakh, "e fidati di me, non vuoi provare a prevedere i capricci di una persona con il potere, specialmente uno Jarl."

Lei non commenta, e dopo un po' si rende conto che sta aspettando che elabori.

"Soprattutto uno che è avido e arrogante come dici tu. Per quanto ne sai, potrebbe interessarsi di qualsiasi cosa se trovasse un modo per sfruttarlo."

"Pensi che ti potrebbe ricattare?"

Magrakh alza le spalle, ma poi si rende conto che non può vederlo. "Potrebbe. Come ho detto, è meglio non provare a prevedere le mosse di questa gente. Sono lunatici e pericolosi, una pessima combinazione."

Pelle tace nuovamente, e Magrakh immagina che stia riflettendo sulle sue parole. Ha notato che passa spesso il tempo a pensare attentamente a quello che le dice, o a scrivere nel suo diario. Perché ovviamente la ragazza benestante sa leggere, scrivere, e ha un diario.

Tra tutte le cose che avrebbe potuto rubare ai suoi genitori prima di partire, perché un diario e un sacchetto di sale? Perché non monete e gioielli? O alcuni degli abiti di sua madre da rivendere?

Scuote la testa. Come possono un diario e un dipinto essere così importanti?

Stava scrivendo di me? Non può fare a meno di pensare. E perché?

Quelli che scrivono spesso delle loro esperienze sono di solito ricognitori o spie, e lui non crede che lei sia una ricognitrice.

Sa troppe cose che non dovrebbe sapere, e ogni tanto se ne viene con uscite inquietanti come "preleviamo il grasso dalla pancia di questa strega".

Magrakh è sospettoso sul motivo per cui si trovava a Helgen proprio il giorno in cui una creatura leggendaria è apparsa e ha distrutto quella che era una città significativa, sia per l'economia del paese che per le truppe Imperiali della guerra civile.

La ragazza continua a insistere nel mantenere viva la loro alleanza, che ha già servito al suo scopo. Non devono nulla l'uno all'altro: lei gli ha salvato la vita, e lui l'ha tenuta in vita durante la fuga.

Forse vuole davvero tenerlo vicino per protezione–magari ha perso delle guardie del corpo a Helgen?–ma perché Magrakh continua ad accettare nonostante i numerosi segnali che non sia una buona idea?

'Io sono un'umana, e non me ne frega un cazzo di quanto sei verde o di quanto siano grandi i tuoi denti.'

Magrakh storce le labbra in una smorfia.

È una ragazza sospetta, che mente ogni volta che apre bocca, e che è più strana del sopportabile.

Ma anche Magrakh è un tipo sospetto che ha mentito più volte, ed è stato definito 'strano' nella sua vita. Dopotutto è un criminale con una taglia sulla sua testa. Forse Pellegrina nasconde un segreto simile? Avrebbe senso, e sarebbe anche un po' ironico. Ma che tipo di crimine avrebbe compiuto?

La osserva da capo a piedi lungo il noioso cammino, rinfrescando la sua torcia di tanto in tanto.

Non è una brigante, e non è una strega. Sheogorath potrebbe averla influenzata, ma non le sembra una vera e propria cultista di Daedra.

Sembrava piuttosto arrabbiata con i suoi genitori. Forse la vera ragione per cui ha lasciato la sua vita agiata è perché li ha uccisi?

È anche molto informata sulle tane di tipi loschi e ha un buon occhio per le cose di valore. Potrebbe essere una ladra o una tombarola professionista. Le due cose potrebbero anche essere correlate: dopo essere rimasta senza soldi, potrebbe essersi data a delle attività illecite che i genitori hanno scoperto, e lei li ha zittiti per sempre.

Spiegherebbe molte cose, tranne quello che le ha visto fare ad Helgen.

Ma cosa ha visto di preciso?

Stava morendo dissanguato, e un drago distruggeva la fortezza sopra di loro. Potrebbe aver allucinato il tutto?

No, no. So cosa ho visto.

Magrakh si preoccupa ancora di più, perché se non è una strega o una cultista di Sheogorath, ma una semplice ladruncola o anche solo un'assassina, quale potrebbe essere la fonte della magia che ha visto?

Forse c'è qualcosa di peggio che non ha ancora contemplato.

Dopotutto dietro a quell'aspetto da donna di città, così similmente ignara di conflitti e sofferenze, si nasconde un personaggio inquietante e malizioso che a volte si lascia sfuggire.

Qual è la vera Pellegrina?

"Scommetto che sarebbe più facile vendere ciò che troveremo a Whiterun piuttosto che a Falkreath. O una qualsiasi altra città, perché dubito che i paesini di campagna abbiano i soldi o l'intenzione di comprare antichi artefatti."

"Rubi spesso dalle tombe?"

"No, in realtà è la mia prima volta!" Pelle ride.

Non ci crede neanche per un secondo.

"In effetti Whiterun è diventato il nesso di commercio più importante di Skyrim, ci sono sicuramente persone disposte a comprare gingilli strani e antichi. Ma pensiamoci se troviamo qualcosa da vendere."

Pelle si gira per tirargli uno sguardo che dice 'so che ne troveremo', e quella convinzione gli infonde fiducia così facilmente che non può non trovarlo preoccupante.

Alla fine, dopo quella che è sembrata una passeggiata attraverso l'intera montagna, il passaggio si conclude. È un vicolo cieco.

"Che enorme perdita di tempo..."

"No, no, non lo è," Pelle sbuffa. "Che c'è, pensavi che il retro non avesse una porta?"

Magrakh dà un'occhiata migliore al muro di pietra e vede solo pietra sporca di terra. Cerca fessure o catene, ma tutto ciò che vede è il lavoro di uomini che hanno prestato molta cura nel levigare la pietra alla perfezione.

O quella che una volta era la perfezione, prima che il tempo facesse il suo lavoro erodendo la pietra e lasciando che la natura spargesse dappertutto insetti e piante.

"C'è un meccanismo da attivare dall'altra parte che apre la porta di pietra." Dice Pellegrina.

"Se il meccanismo viene attivato dall'altra parte," dice Magrakh, con la pazienza di un uomo che crede ci possano essere ricchezze oltre quel muro, "come pensi di aprire la porta?"

"A dire il vero pensavo di romperla."

"Cosa?"

"Beh, non ci sono leve o pulsanti su questo lato, ma è comunque pietra. La porta non può essere troppo spessa, altrimenti sarebbe troppo pesante per un meccanismo. A proposito, di quale meccanismo si tratta? Gli antichi Nord non avevano ingranaggi, gas, o elettricità come i Dwemer, e neppure i loro boiler, quindi non può essere troppo complicato."

Magrakh sospira. Non poteva farne parola prima che arrivassero fin qui? Perché è evidente che sapeva di quest'intoppo.

"Solitamente lavoravano con meccanismi a pressione," dice, cercando di aiutare nel nome di possibili guadagni.

"Ok, ma come fa a muovere una porta, o meglio, una lastra di pietra? Voglio dire, non può salire, può solo scendere, giusto?"

"Di solito è così che funziona la gravità."

"Sì, perché diamo per scontato che sfrutti la gravità, quindi significa che c'è qualcosa sotto la porta per tenerla su ed evitare che cada in una fessura."

Se non avesse una torcia in mano, Magrakh incrocerebbe le braccia

"Hai un piano o stai cercando di capire la tecnologia centenaria degli antichi Nord proprio ora?"

La ragazza lo guarda interamente, non i gli occhi o il viso, ma dai piedi alla testa.

"Beh, ho portato un piccone...tu hai detto di essere un minatore, giusto?"

L'impertinente, piccola, sfrontata sgancia il piccone dalla borsa. Pensava che l'avesse portato per assisterla nella scalata!

Magrakh fa del suo meglio per assicurarsi che i suoi lineamenti da orco s'increspino nel cipiglio più meschino che riesca a produrre, solo per il gusto di vederla intimorita.

E nonostante ciò trova comunque il modo di fargli un sorrisetto imbarazzato. "Scusa."

Le strappa il piccone dalla mano.

"Altrimenti potremmo provare a spostare la porta spingendola. Chi dice che il meccanismo sia ancora funzionante o abbastanza robusto da resistere alle manomissioni? Come hai detto, sono passati secoli!"

Mag resta in silenzio, scocciato dall'intoppo, ma fa un gesto che dice 'dopo di te'.

Pellegrina ha la decenza di non lamentarsi e gli consegna la sua torcia. Poggia la borsa e il tubo a terra e, dopo aver pulito la parte peggiore della sporcizia, spinge la pietra con tutta la sua forza.

Com'era prevedibile, alla pietra non importa affatto, ma lei continua a sbuffare, scivolando tra una spallata e l'altra. All'inizio, vedere i suoi stupidi sforzi lo fanno sorridere, ma dopo un po' i grugniti diventano noiosi e, francamente, imbarazzanti.

"Va bene, basta," dice, pronto a picconare la parete, ma appena dopo averlo detto si sente un 'clic', simile al rumore di ceramica che s'incrina.

Pelle si ferma e condivide uno sguardo con Magrakh.

"L'hai sentito, vero?"

Conferma con un cenno del capo e la fa spostare, passandole le torce.

Ora è il suo turno di spingere con tutte le sue forze, sdrucciolando con gli stivali sulla pietra polverosa, e dopo essersi stufato di spingere passa a dare spallate finché i suoi muscoli non si indolenziscono. Imperterrito, inizia a calciare la pietra, e Pelle si unisce di nuovo facendo lo stesso.

Tra tutti i loro colpi sentono un altro clic, e poi un rumore stridente e–

Il muro si muove, sbuffando polvere e detriti e bloccandosi dopo alcuni centimetri.

"Dai, ce l'abbiamo quasi fatta!" Con l'entusiasmo di un bambino, Magrakh si lancia contro la pietra e, dopo altri calci e spinte, la porta ricomincia a stridere.

Avviene all'improvviso e fa molto rumore, facendoli sobbalzare all'indietro quando terriccio e sassi cominciano a cadere giù attorno a loro. Per un momento temono che l'intero tunnel stia collassando, e Magrakh va nel panico.

Si è allontanato già di una trentina di metri quando cala il silenzio.

Gli antichi Nord saranno anche stati un mucchio di teste di zucca con una malsana idolatria per i loro morti, ma sapevano bene come lavorare la pietra. Dopotutto ci sono dei buoni motivi per i quali così tante rovine Nord sono ancora in piedi e vengono esplorate tutt'oggi.

"Non riesco a credere che abbia funzionato," Pelle dice da accanto il passaggio, tutta impolverata.

Il tunnel non è crollato, e il muro di pietra non è scomparso del tutto nella fessura sotto di esso, ma è sufficiente per garantire loro accesso.

Magrakh la raggiunge con trepidazione e danno un'occhiata. È molto buio, ma ci sono alcuni preziosi sprazzi di luce provenienti da fessure sul soffitto.

Entrano lentamente.

Questa non è una stanza, ma una caverna naturale all'interno della montagna, ulteriormente modificata dai Nord scolpendo dei gradini e una pedana al suo centro, e costruendo un distintivo muro curvo che troneggia di fronte a un singolo sarcofago, a malapena visibile.

Il posto sembra immenso così seminascosto dalle ombre e circondato dall'eco di acqua scrosciante.

La ragazza, nota improvvisamente, ha sfoderato la spada.

Non sentendosi a suo agio ad averla armata a pochi passi da lui, Magrakh sgancia la sua nuova ascia.

L'ha esaminata quella mattina. Il manico ha segni d'uso ma il legno è relativamente nuovo. La testa invece è in acciaio e ha raccolto una discreta quantità di graffi e uso che hanno levigato l'intaglio sul piatto fino a farlo sbiadire quasi completamente.

"Vorrei avere una cote per affilarla," sbuffa.

Pelle gli dà una gomitata, facendo segno di far silenzio.

"Ragazza," dice infastidito, "abbiamo appena preso a calci un muro! Se ci fosse ancora qualcuno in vita, avrebbe già–"

Il coperchio del sarcofago stride, scivolando di lato e cadendo con un tonfo echeggiante.

Pelle gli lancia un'occhiataccia, ma lui non riesce a distogliere lo sguardo dalle dita ossute che si aggrappano ai lati del sarcofago, in modo che il cadavere essiccato all'interno possa levarsi in piedi.

Prima che si alzi del tutto, una freccia lo colpisce al petto, dove incontra il metallo di una corazza e viene deviata.

"Merda," la ragazza–che senza che lo notasse ha posato la torcia e rinfoderato la spada–incocca un'altra freccia.

Il morto non ha apprezzato il gesto, e gli occhi luminosi–perché sono luminosi?–puntano immediatamente verso di lei.

Da quando i corpi morti da secoli hanno gli occhi?! È tutto ciò che il suo cervello riesce a pensare nella sorpresa del momento.

Nel frattempo, la creatura ha tirato fuori i piedi dal sarcofago, e ruggisce indignata quando un'altra freccia la colpisce, questa volta più in basso, penetrando la pancia priva di armatura.

"Mag, non stai tirando frecce," gli dice Pellegrina.

Probabilmente è quello che avrebbe dovuto fare, sfruttando il vantaggio d'altezza che hanno da in cima le scale.

Tuttavia, il morto si sta già muovendo verso di loro, cosa che nessun corpo con i muscoli secchi e rigidi dovrebbe essere in grado di fare.

La vista lo fa rabbrividire.

Non c'è tempo per sganciare il suo arco, può solo affrontare la lunga spada della creatura con la sua ascia.

Lo aspetterò quassù. Poi magari lo butto giù per le scale, questo dovrebbe dare alla ragazza il tempo di tirare un altro colpo e farmi avvicinare in sicurezza. È quello che pensa Magrakh.

"Fus Ro Dah!" È ciò che grida il morto.

Una raffica di vento freddo e stantio lo colpisce come un cavallo in corsa, buttandolo col culo a terra diversi metri più indietro.

"Mag!" Grida la ragazza, e sente una freccia spezzarsi da qualche parte in lontananza.

I passi irregolari di piedi scalzi su pietra salgono gli scalini con fretta.

Magrakh ringhia. "Che diavoleria era quella?"

Si alza in piedi, stringe la presa sull'ascia, para la sferzata verso il basso dello spadone–che è ancora abbastanza affilato da scheggiare il suo manico–e si meraviglia di come il morto si prenda una freccia in gola come se fosse il morso di una zanzara.

Ora che è abbastanza incazzato da tornare in sé, dà una spallata al bastardo, facendolo cadere giù dalle scale come voleva.

Si gira verso la ragazza, che ha un'espressione opportunamente preoccupata.

"Ti ho detto di non chiamarmi 'Mag'!" Grida.

Magrakh raggiunge il non morto in fondo alle scale, ancora nel processo di raddrizzarsi, ma il suo colpo d'ascia viene parato.

Siccome sta ancora tenendo una torcia sulla sinistra, decide di farne buon uso e la sbatte sugli occhi della creatura. Questo la fa infuriare, ma qualunque stregoneria lo stia animando gli permette di vedere indipendentemente dalle condizioni dei suoi 'occhi'.

Ora che lo scontro si è spostato, Magrakh si toglie dalla linea di tiro, anche se ha sentito la ragazza riposizionarsi e le frecce hanno smesso di arrivare.

Schiva una sferzata e cerca di restituirne una altrettanto forte, ma questa volta il non morto non sembra molto interessato a parare e si prende l'ascia sulle costole, dove sente rompersi un sacco di ossa.

Non che la creatura sembri percepire i danni fisici provocati.

Dalla sua destra, Magrakh vede la ragazza avvicinarsi con il suo arco, quindi si sofferma per lasciarla mirare. La freccia a bruciapelo va all'insù, perché lei è più bassa, penetrando nel collo e uscendo dal naso, provocando finalmente una sofferenza visibile.

Il non morto ulula, infuriato, e il suono terrificante echeggia nella caverna.

Ma ha anche smesso di attaccare, così Magrakh approfitta del momento di stallo e gli taglia la testa.

Osservano il corpo cadere e rimanere immobile, esattamente come dovrebbe essere un cadavere.

Continuano a guardarlo per assicurarsi che rimanga tale.

Dopo un buon minuto, Magrakh allenta la presa sulla sua ascia e prende alcuni respiri profondi.

Dando qualche sguardo intorno sembra confermare l'assenza di altri mostri. L'aria è stantia e odora di calcare e melma, ma è tutto calmo.

"Era un draugr?" Chiede.

"Sì," risponde la ragazza.

"Sapevi che sarebbe stato qui?"

"No," dice, ma poi si rimangia le parole. "Be' sì. Non ne ero certa, ma lo immaginavo. È un'antica tomba Nord."

La fissa. Ora che l'adrenalina e la paura stanno cominciando a scemare, sente solo la rabbia.

"Per quale motivo non hai pensato di avvertirmi?"

"È un'antica tomba Nord."

"Così hai detto."

"Le tombe Nord tendono ad andare di pari passo con i draugr," dice.

"Ah sì?" Nonostante le parole innocue, il tono di Magrakh è chiaramente una minaccia.

Pellegrina mette via l'arco e alza le mani. "Sì. Non lo sapevi?"

"Ho vissuto a Skyrim per tutta la vita e ho sentito diverse storie sui draugr, ma non ne avevo mai visto uno prima. La maggior parte delle persone non ne vede uno nella sua vita. Tu come lo sapevi, miss Cyrodiil?"

"Um, lo sapevo come so degli zombi nelle fogne sotto la Città Imperiale, anche se non ci sono mai stata. Ci sono un sacco di creature inquietanti e pericolose di cui conosco l'esistenza senza averle mai viste, come vampiri e licantropi."

"Ben informata, quindi."

Pelle sospira. "Ho letto molti libri di folclore e alcuni bestiari. Niente di tutto ciò è conoscenza segreta, sai?"

"Vero, ma l'uscita nascosta di un'antica cripta nordica che–" gesticola al draugr senza testa– "chiaramente non è stata esplorata prima d'ora, non dovrebbe essere segreta?"

"Più o meno," dice con un'alzata di spalle, "la presenza di tali passaggi è piuttosto comune. La posizione esatta non è di dominio pubblico, ma tutto ciò che ho fatto è stato esplorare e notare una grotta."

"No," dice Magrakh, mostrando più frustrazione di quella che vorrebbe, "no, non hai notato una grotta, hai 'notato' una piccola fessura sul dorso di una montagna, senza alcun accenno che potesse essere più profonda di un metro o due."

"Magrakh…"

"Cosa!"

"C'è un gigantesco tumulo in cima a questa montagna."

"Ma che significa? Non ti rendi conto di quante grotte, fessure, e altri fottuti buchi ci sono intorno a qualsiasi montagna con o senza tumuli?"

La sua voce echeggia nella caverna, spingendo una famiglia di pipistrelli a trasferirsi altrove; il movimento improvviso li fa sobbalzare.

"E va bene!" Sibila Pelle. "Sapevo che c'era qualcosa qui dentro, perché sono già passata per quello stupido tunnel, perché mi sono già arrampicata su per quella parete rocciosa senza rompermi l'osso del collo."

Prende fiato e si massaggia le tempie.

"Quando ho visto il tunnel, ho capito di aver trovato qualcosa creato dall'uomo, e quando ho trovato il finto vicolo cieco ho capito di cosa si trattava."

Magrakh spalanca le braccia, facendo tremare la fiamma della torcia.

"Allora per quale cazzo di ragione non me l'hai detto?"

"Perché," risponde Pelle, senza alzare la voce in quel modo esasperante che fanno le persone quando vogliono mantenere la calma anche se non sono calme, "non so mai cosa è sicuro dirti!"

"Che vorrebbe dire?"

"Mi stai osservando come se da un momento all'altro dovessi trasformarmi in un troll pronto a mozzarti la testa, e lo fai dalla caduta di Helgen. Tutto quello che dico lo analizzi come un cazzo di detective, tutto quello che faccio lo osservi con cautela. Mi hai anche minacciato stamattina! Sei grande e grosso, e a differenza mia sai usare quell'arma. Fai paura, ok?"

Magrakh la fissa in silenzio, non sapendo cosa dire.

"Mi piace viaggiare con te, ma non so mai se quello che dico finirà per essere la cosa sbagliata da dirti, e non voglio prendermi un'ascia in testa come la strega."

Stai fingendo di non sapere perché ti tratto così, o sei davvero ignara? Magrakh vuole chiedere.

Quello che ti ho visto fare a Helgen, cos'era? Quasi lo dice ad alta voce.

Ma quello che fa alla fine è voltarsi, strappare la spada dalla mano del draugr, e dirigersi verso il grosso baule accanto al sarcofago.

Non ha intenzione di continuare quella sciocca conversazione, almeno non adesso. Sono venuti qui per denaro, quindi è meglio che trovino qualcosa dopo quello che hanno dovuto affrontare.

La ragazza lo segue a qualche metro di distanza.

Attorno al sarcofago ci sono un sacco di cose inutili e rovinate dal tempo, forse i possedimenti del Nord sepolto, e tra queste cose ci sono anche delle piccole gemme. Letteralmente.

Trova anche delle monete di un conio antico, ma fatte degli stessi materiali della valuta di oggi, quindi se non valessero come artefatto potrebbe comunque ricavarne qualcosa.

Stranamente, ciò che cattura gli occhi della ragazza è una tavoletta di pietra intagliata con la mappa di Skyrim. L'avvolge in un panno e la mette al sicuro nella sua borsa. Chissà, potrebbe interessare a uno studioso, e forse era proprio la ragione per la quale voleva razziare questo posto.

Poi, senza che possa discernere il motivo, sente di doversi rivolgere al muro curvo di fronte al sarcofago.

Ora che l'adrenalina non gli sta più annebbiando i sensi, e che le sue gambe hanno smesso di tremare, può sentire qualcos'altro prendere il suo posto.

Una specie di ronzio, una vibrazione che può sentire espandersi nel corpo, e nella mente.

È appena udibile, e inquietante da sentire in un posto come questo, ma anche la ragazza sembra sentirlo perché sta fissando il muro con quell'espressione affascinata che ha quando concentra tutta la sua attenzione su qualcosa.

La presenza della ragazza gli sembra solo un puntino comparata all'intensità del momento. Magrakh si sente spinto ad avvicinarsi al muro; per la prima volta nella sua vita, sente di poter leggere.

Il suo sguardo si muove sorpreso su un alfabeto intagliato–quasi graffiato–sulle pareti interne del muro, che proprio come una lapide scrivono 'qui giace il guardiano della Pietra del Drago'.

Probabilmente parla della tavoletta.

Ma la storia descritta nel muro gli sfugge, perché i suoi occhi non riescono a guardare oltre una parola in particolare: Forza.

Per pochi squisiti secondi, il mondo intero svanisce tutt'attorno a lui e perde ogni significato.

Non resta che la Forza, e Magrakh ne ingoia il significato come un idromele spumoso.

Forza.

Fus.

Poi, in un modo molto più rapido di come tutto è iniziato, il mondo ritorna con il suono di acqua che scroscia, il calore della torcia nella mano della ragazza, e il dolore di tutte le fatiche degli ultimi giorni.

È un diluvio di emozioni.

La Forza rimane, ovviamente, prendendo il suo posto assieme a qualsiasi altra cosa che ha imparato nella sua vita attraverso lavoro sodo o anni d'insegnamenti.

Come estrarre minerali della roccia, che ha fatto sin da quand'era adolescente, o come le leggi di Malacath che sua nonna gli ha inculcato fin da quando è nato. E quelle dei Divini, perché anche loro sono importanti, insisteva sempre sua mamma.

Ci sono altri concetti preziosi nella sua zucca, e tra questi ora c'è anche la Forza, imperterrita come un fiume e impetuosa come una tempesta.

Quando ritorna in sé, guarda quello che lo circonda e nota che la ragazza è seduta a terra, copiando i simboli–le parole–sul suo diario, ignorandolo completamente e apparentemente ignara delle sensazioni che gli hanno appena cambiato la vita.

Lancia un'occhiata furtiva al diario, e anche lì le parole che sta copiando hanno senso per lui.

Magrakh sa leggere…e sa leggere solo una lingua morta.

Non sa cosa cazzo sia successo, ma per una volta lei non sembra esserne la causa.

Ma qualcosa è successo e, per la prima volta da quando il drago ha raso al suolo Helgen, si chiede se ciò che ha visto quel giorno nella fortezza non fosse qualcosa che la ragazza–o chi per lei–aveva causato, ma piuttosto qualcosa che solo lui poteva vedere.

Si gira verso il fondo della stanza, dove in teoria si trova l'entrata, e si ritrova a riflettere mentre esamina la collezione di oggetti che hanno trovato nella cripta del tumulo.

C'è un intero complesso di tombe di chissà quante stanze, e contenenti chissà quanti altri tesori...ma sicuramente altri draugr li custodiscono.

"Ehi Mag," la ragazza dice, come se non avesse chiarito a sufficienza di non chiamarlo così, "secondo te l'oro degli abitanti di Helgen è stato sciolto dal drago?"

L'orco considera la domanda.

Se l'oro e l'argento sono stati colpiti direttamente dal fuoco del drago, si sono sciolti di sicuro. Ma non tutto è stato colpito direttamente dal drago, bensì dall'incendio che ha causato, e ci sono oggetti, come le gemme, che possono resistere alle fiamme. Ovviamente c'è anche tutto quello che è rimasto protetto da forzieri, cantine, e casseforti.

Può vedere che la ragazza sta pensando la stessa cosa dal modo in cui sta sogghignando.

"Andiamo a fare shopping?" Cinguetta.

Magrakh, ancora stordito ma parzialmente rassicurato da quello che è successo, annuisce al prospetto di altro d'oro.


Note

Il prossimo capitolo è dal POV di Pellegrina, dove le rovine di Helgen vengono esplorate e Pelle torna a casa.