Come avete visto, ciò che appare può trarre in inganno e la verità può nascondersi per i motivi più diversi. Naruto è innocente, la vittima di una subdola macchinazione, ma basterà per liberarlo dall'odio e dalla paura degli altri? Se avete visto Avatar, la leggenda di Korra, ricorderete che Aang disse proprio a Korra che "Quando tocchiamo il punto più basso siamo pronti per i cambiamenti più grandi". Accadrà lo stesso anche a Naruto?

Fatemi sapere se questa storia vi piace, le vostre recensioni mi aiutano ad andare avanti e sono sempre per me fonte di ispirazione!

Un abbraccio e buona lettura

Mini

3. Kurama

Kakashi era furioso. Non era certo del perché Shikaku, Inoichi e Choza avessero tentato di uccidere Naruto, ma qualche idea se l'era fatta. Ascoltandolo aveva già iniziato a pensare dove poter trovare le prove di ciò che era successo, così decise di iniziare dalla casa di Naruto.

L'appartamento del giovane ninja era disabitato da tempo, c'era polvere ovunque e il disordine di chi ha lasciato la sua casa senza sapere che poi non ci sarebbe rientrato.

Kakashi annusò l'aria, escluso l'odore della polvere e del cibo andato a male, percepì qualcosa di diverso. Si avvicinò lentamente all'odore, ma non riusciva a identificare da dove venisse, perciò usò la tecnica del richiamo per avere l'aiuto di Pakkun.

"Kakashi!" esclamò il carlino "è bello vederti. Di cosa … cosa è successo qui?" chiese, notando il caos e la puzza che regnavano nella casa.

"Ho bisogno che tu mi trovi una cosa" spiegò "Un vestito macchiato di sangue" aggiunse.

Se quella notte Inoichi aveva tagliato la gola a Naruto, la maglia macchiata del suo sangue doveva essere ancora lì, ne sentiva lievemente l'odore.

"Questa è casa di Naruto, vero?" chiese lui, notando il suo odore sotto tutti gli altri.

"Esatto."

"Cosa …" iniziò a chiedere, ma Kakashi alzò la mano.

"Naruto è stato accusato di tentato omicidio" spiegò Kakashi "Ma da quello che mi ha raccontato credo che si stesse solo difendendo. Ho bisogno di trovare le prove di ciò che dice."

"Quindi ti serve una maglia sporca di sangue, eh?" chiese Pakkun, iniziando a cercare "Sento qualcosa … sento qualcosa … eccola!"

Il carlino si avvicinò ad un mobile e indicò l'ultimo cassetto.

"Sono certo che sia qui dentro." disse, rivolto a Kakashi.

"Molto bene, grazie" rispose lui, aprendo il cassetto, che però era pieno di maglie pulite.

"Qui non c'è niente!" esclamò "Sei certo?"

Pakkun annuì e riprese ad annusare.

"Te l'assicuro, è qui! Guarda dietro il cassetto!"

Kakashi estrasse l'intero cassetto e, proprio dietro, incastrata tra il cassetto e il fondo del mobile, c'era una maglia sporca di sangue. Kakashi sospirò. Naruto aveva avuto intenzione di proteggerli fin dall'inizio. Prese la maglia e la mise in un sacchetto, che ripose nel suo marsupio.

"Andiamo. Devo andare da un'altra parte. Vuoi venire con me?" chiese.

"Certo! Ormai sono curioso di capire cosa è successo!"

Molte settimane prima

Plic plic plic

Naruto era solo, l'unica cosa che gli faceva compagnia era il rumore di una goccia d'acqua che cadeva ritmicamente su una piccola pozzanghera nella sua cella e che veniva poi assorbita dal terreno.

Naruto era solo, quel rumore era diventato pian piano assordante, ma non abbastanza per mettere a tacere ricordi e pensieri. Perché lo volevano uccidere? Cos'era successo? Ricordava con una stretta al cuore il momento in cui Yamato gli aveva detto che sì, era stato lui a ferire Sakura. Era forse per quello? Per quel motivo lo avevano chiamato mostro? O forse era perché aveva involontariamente quasi ucciso Jiraya? Il senso di colpa per ciò che aveva fatto era pesante come un masso, si sentiva schiacciato, poi erano arrivati Shikamaru e gli altri … e Iruka. Le parole del Maestro Iruka lo avevano ucciso dentro. Lui era stato il primo a dargli fiducia, a fargli percepire affetto e ammirazione … e ora? Ora era tutto finito.

Plic plic plic

Il rumore della goccia era una tortura, una goccia al secondo, ogni secondo di dolore scandito con quel suono freddo e distante. Naruto chiuse gli occhi.

Plic plic plic

Era sempre lì, sempre presente, sempre … Cos'era? C'era qualcosa di diverso, vero? Perché si sentiva bagnato? Naruto aprì gli occhi e si ritrovò, come già in precedenza, in quel luogo dove dimorava la Volpe a Nove code.

"Dove … dove sei?" chiese.

In lontananza sentì un lieve ringhio così si alzò e, lentamente, percorse i corridoi che, infine, lo portarono di fronte al grande cancello. Sorrise tristemente, vedendo la Volpe che era la causa di tutti i suoi problemi.

"Sei qui anche tu, eh? Sei in prigione, proprio come me."

La Volpe ringhiò ma non rispose.

"Potresti anche parlare, sai?" lo rimproverò Naruto "Siamo soli, tanto vale parlare tra di noi, no?"

La Volpe sembrò colpita dalle sue parole, ma si voltò, dandogli le spalle.

"Mi hai messo nei casini e adesso mi ignori?!" chiese Naruto, quasi gridando.

La Volpe restò in silenzio per qualche istante, poi lentamente voltò solo il muso per guardarlo.

"Se salvarti la vita lo consideri metterti nei casini sì, l'ho fatto." sussurrò, per poi tornare a voltarsi.

Naruto strinse i pugni.

"Mi avresti salvato? Da cosa? Dalla morte? Non credo. Hai impedito che mi uccidessero, ma … questo non è vivere" mormorò "Tutti mi odiano, tutti mi considerano un mostro … tutti…"

Il silenzio calò, Naruto alzò lentamente lo sguardo.

"Non ricordavo che fosse così doloroso" disse "Quando ero un bambino vedevo l'odio negli occhi degli altri ma non capivo perché, quando Mizuki mi disse che mi odiavano a causa tua qualcosa era cambiato nella mia testa, avevo cominciato a pensare che non era me che odiavano ma te e …"

Naruto si avvicinò al cancello, non poteva oltrepassarlo nonostante le sbarre fossero distanti l'una dall'altra, ma voleva essere il più vicino possibile alla Volpe.

"È così che ti sei sempre sentito?" chiese infine, guardandolo intensamente.

La Volpe non rispose.

"Senti … immagino che tu abbia un nome, giusto?" chiese ancora, cercando di dialogare con lui.

Silenzio.

"Mi dispiace" mormorò Naruto "Sono stato un ipocrita. Biasimavo chi mi trattava come un mostro e ho fatto la stessa cosa con te."

Silenzio.

"Non credo che tu mi abbia aiutato solo per un tuo proprio tornaconto, vero?" chiese, con tono di sfida "Jiraya mi ha spiegato che, se dovessero estrarti dal mio corpo io morirei, ma se io venissi ucciso tu potresti tornare in vita, giusto? Non moriresti per sempre, il tuo charkra continuerebbe ad esistere, come è stato per la Tartaruga a tre code."

Silenzio.

"Se avessi lasciato che Inoichi e poi Choza mi uccidessero saresti stato libero!" continuò Naruto, sempre più agitato "Perché mi hai salvato? Perché hai pensato a me?" aggiunse, stavolta quasi sottovoce "Hai pensato a me" continuò "Dopotutto, non sei un mostro."

La Volpe non rispose nemmeno a quelle parole, così Naruto si inginocchiò accanto alle sbarre e restò così, raggomitolato.

"Ti dispiace se resto qui per un po'?" chiese.

Silenzio.

"Va bene, tanto non c'è nulla, lì fuori …"

La scoperta di Kakashi gli aveva dato nuova energia, era evidente che Naruto avesse detto la verità sul primo attacco, quindi era plausibile che anche ciò che era avvenuto nel negozio fosse vero. Certo, avrebbero anche potuto dire che avesse attaccato per primo per vendicarsi, ma lui era certo che il primo fosse stato Choza.

Dal giorno dell'attacco il negozietto era stato ricostruito e il proprietario aveva riaperto. In quel momento c'erano un paio di clienti, così Kakashi aspettò che uscissero prima di entrare.

"Buongiorno!" disse cordialmente "Vorrei comprare qualche verdura."

"Certo! Certo! Qualsiasi cosa, Maestro Kakashi!" rispose il negoziante "Ho delle carote veramente saporite e …"

"Vanno benissimo. Oltre a questo …"

"Sì?"

"Avrei bisogno di qualche informazione."

"Informazione?" chiese l'uomo, dubbioso "Certo, se vuole sapere dove sono coltivate …"

"No, non riguardo alle carote" lo interruppe Kakashi "Riguardo ciò che è successo qui due mesi fa."

L'uomo impallidì.

"Non mi piace ricordare quel giorno" spiegò, tremando.

"Posso immaginarlo. Ma ricorda di aver visto qualcosa di particolare?"

"No" rispose lui, scuotendo la testa "Ero uscito per procurarmi della merce, quando da lontano ho visto Choza Akimichi scaraventato lontano e i mio negozio distrutto. Mi sono nascosto, ovviamente, e mi sono avvicinato solo dopo, quando tutto ormai era calmo."

Kakashi annuì, pensieroso.

"Per caso qui ha qualche videocamera di sorveglianza?" chiese, guardandosi attorno.

"Sì! Ne ho una, molto nascosta, da lì vedo tutto."

"È rimasta danneggiata durante l'attacco?"

L'uomo non rispose, trattenne il fiato per un istante, poi corse via.

Kakashi stava per inseguirlo, ma vide che invece si era fermato nel retrobottega, alla ricerca di qualcosa e infatti dopo pochi minuti tornò con una videocassetta.

"Nessuno mi aveva mai fatto queste domande, prima" ammise "Di solito io guardo le registrazioni solo in caso succeda qualcosa e ci registro sopra il giorno dopo. In questo caso, però, ho ritenuto più prudente tenere da parte il nastro e usare il giorno dopo uno nuovo. Eccolo" disse, porgendoglielo "Non ho avuto il coraggio di guardare."

Kakashi lo ringraziò.

"Ecco a lei" disse, porgendogli una somma molto alta, che copriva abbondantemente il costo delle carote.

"Grazie, signore!" disse l'uomo "È tanto, troppo!"

"No, forse grazie a lei potrò salvare la vita di un ninja!"

Molte settimane prima

I giorni passavano e Naruto non accennava a voler abbandonare la gabbia della Volpe. Il silenzio che regnava lì dentro era lo stesso che c'era nella prigione, perciò per lui non faceva alcuna differenza. Di tanto in tanto usciva solo per poter mangiare qualcosa ma, consumato rapidamente il suo pasto, tornava al suo posto accanto a colui che ormai aveva smesso di considerare un mostro. Pian piano Naruto aveva iniziato ad aprirsi. Aveva iniziato con qualche battuta, poi gli aveva riportato alla memoria qualche aneddoto, infine aveva iniziato a confessargli desideri e paure che non aveva mai espresso ad alta voce e forse nemmeno avuto il coraggio di pensare e che, fino a quel momento erano rimasti chiusi nel suo cuore.

"Sai, ho sempre desiderato diventare un ninja, ma non avevo compreso fino in fondo il significato di questo desiderio. Volevo essere come tutti gli altri, volevo che tutti mi accettassero, che mi concedessero il loro affetto, volevo davvero meritarmelo, meritare di essere vivo, di respirare … ma ora, ora vorrei solo un po' di pace, il mondo dei ninja è avvelenato dall'odio e dalla paura. Per questo non voglio dire ciò che mi hanno fatto, se lo dicessi tutti li odierebbero e questo odio avrebbe conseguenze anche su Shikamaru, Choji e Ino. è così che succede, l'odio diventa come una valanga, sempre più grande, fino a quando non ci si dimentica perché si ha iniziato ad odiare."

Quando Naruto iniziava a parlare la Volpe non rispondeva, se ne stava in silenzio, ma Naruto sperava che in realtà lo ascoltasse, ormai si era abituato a quella situazione, quasi quasi gli sarebbe piaciuto restare così per sempre, in quel luogo dove non avvertiva odio né paura.

Vedendolo camminare per strada a nessuno sarebbe venuto in mente che Kakashi, in realtà, fosse agitato. Un osservatore esterno avrebbe detto che era tranquillo e anche Pakkun, accanto a lui, non lasciava trasparire la minima emozione. Nessuno dei due voleva far capire quanto fossero impazienti di tornare a casa.

"Kakashi!"

Si voltò, qualcuno lo aveva chiamato, era Shikaku.

"Dimmi" disse lui, con un tono neutro che celava perfettamente i suoi sentimenti.
"Madamigella Tsunade vuole parlarti per una nuova missione che dovrai compiere con Sakura e Sai."

"Devo andare subito?" chiese, pensando alla cassetta che, ben nascosta, attendeva solo di essere guardata.

"No, non c'è fretta" rispose lui "Puoi andarci anche domani mattina, ma dal momento che ti ho visto ho pensato di avvisarti subito."

"Bene" rispose lui "Ora, perdonami, ma devo andare."

"Qualcosa non va?" gli chiese Shikaku, osservandolo.

"No, tutto bene, sono solo stanco e se, come dici tu, domani mi attende una missione, sarà bene che mi riposi."

Shikaku continuò ad osservarlo per qualche altro istante. Che avesse intuito qualcosa? No, impossibile. Forse lo aveva visto al negozio? Eppure aveva comprato le carote proprio per non destare sospetti …

"Bene, ci vediamo." concluse.

Kakashi sospirò, avrebbe voluto accelerare il passo per tornare a casa prima, ma non voleva insospettire Shikaku, che ogni tanto ancora lo guardava.

"Non sei troppo ansioso?" gli chiese Pakkun sottovoce.

"No, la prudenza non è mai troppa" rispose Kakashi "Ora, però, non parlarmi più, se non fino a quando saremo tornati a casa.

Pakkun sospirò, ma lo seguì.

Quando finalmente arrivarono a casa, Kakashi crollò sul divano, esausto, ma subito si riprese e, mentre Pakkun si accomodava su un cuscino, lui inserì la videocassetta, andò a chiudere le tende e iniziò a guardare.

Poche settimane prima

Era trascorso altro tempo. Naruto aveva smesso quasi del tutto di mangiare, se ne stava lì accanto alla Volpe, parlandole o restando semplicemente in silenzio

Non sembrava che il Cercoterio volesse comunicare, ma Naruto non demordeva, voleva dialogare, essergli amico, dargli ciò che a lui, ormai, sarebbe stato negato.

Ogni giorno, quindi, se ne stava lì seduto, ignorando il mondo esterno, per parlare con lui o per stare semplicemente in sua compagnia. Passarono i giorni e, dal momento che la Volpe non dava segno di disprezzare la sua presenza, aveva continuato a parlare e a stargli accanto. Quel giorno, però, accadde qualcosa di diverso.

Tutto era silenzioso, ma all'improvviso sentì la Volpe muoversi e girarsi verso di lui. I suoi grandi occhi rossi sembravano incuriositi.

"Non demordi, eh?" chiese, quasi per prenderlo in giro.

Naruto sorrise, nonostante fosse dimagrito, sembrava sereno al suo fianco e la Volpe capì che era sincero, che voleva davvero diventare suo amico.

"Kurama" disse semplicemente "Mi chiamo Kurama."