21. Complotto

"No, non se ne parla. Non ci pensare proprio."

Tsunade aveva incrociato le braccia, era furiosa.

"Stare a contatto con Naruto deve averti influenzato negativamente, Kurama" le disse "Ciò che proponi è irrealizzabile, necessita di un lavoro diplomatico enorme e, come se non bastasse, è altamente rischioso perché in caso di fallimento porterebbe alla rovina dell'intera comunità ninja."

Kurama sorrise.

"Se la mette così sembra davvero stupido" disse "Ma ti assicuro che funzionerà. Si tratta di un rischio che dovete correre, anche se Alba non possiede me e Gyuki … l'ottacoda" spiegò, vedendo lo sguardo della donna "Anche se ancora non ci ha catturato e non è detto che non ci riescano, la prospettiva non è delle migliori. Non possiamo restare in questa situazione di stallo, va capovolta, altrimenti non sarete mai al sicuro."

Tsunade rimase in silenzio per qualche istante, riflettendo.
"Va bene!" disse infine "Va bene. Sappi però che non è una deisione che posso prendere da sola."

"Lo immaginavo, mi sembra più che giusto."

"Servirà un bel po' di lavoro, inoltre tu dovrai spiegarci come potremmo anche solo sperare di catturare Gyuki" disse, intenzionata a chiamare i Cercoteri con il loro nome "Lui e Killer Bee, la sua Forza Portante, sembrano essere molto uniti, come tu lo eri con Naruto."

"Non lo vedo da molto, troppo tempo" rispose Kurama "Ma so che è sempre stato infastidito dagli insetti, lo deconcentrano, inoltre la musica dolce lo fa rilassare. Solo così potremmo sperare di sconfiggerli."

Silenzio.

Un silenzio pesante, assordante.

Sasuke era abituato a stare solo, in silenzio, ma in quel momento non lo era, non veramente. Fino a poco tempo prima i suoi pensieri erano rivolti esclusivamente a Itachi e a come ucciderlo e successivamente alla vendetta su Danzo, ma in quel momento nella sua mente c'erano solo le parole di Kakashi, tutto ciò che gli aveva detto, non riusciva a non pensarci.

Kakashi diceva che non riusciva a vedere chi aveva attorno a lui, che vedeva solo i suoi problemi e non concepiva il fatto che altri potessero soffrire. Era vero? Approfittando della solitudine aveva provato a richiamare alla sua memoria i ninja di Konoha, i ninja che aveva abbandonato per inseguire potere e vendetta: si era sforzato, ci aveva provato con tutte le sue forze ma, a parte Naruto, Sakura e Kakashi, gli unici che più degli altri gli erano stati vicini, ciò che vedeva erano corpi di persone senza faccia, fantasmi che non significavano nulla per lui, perfino i suoi parenti, facce che aveva visto tutti i giorni quando era bambino, erano diventati sfocati e distanti.

"Forse Kakashi ha ragione" ammise, con un grande sforzo "Ho perso di vista ciò che era importante. Itachi mi ha lasciato in eredità rabbia e desiderio di vendetta per proteggermi, per permettermi di andare avanti, ma io non ho visto altro, sono rimasto fermo. Sono davvero così immaturo?"

Continuò a pensare a questo finché non si addormentò e iniziò a sognare fantasmi senza volto che lo inseguivano.

Era trascorso qualche giorno, al villaggio avevano celebrato il funerale di Naruto ma la tensione che c'era nell'aria non era diminuita. Dopo aver pensato a coordinare tutto, Tsunade aveva riunito quattrosquadre ninja nel suo ufficio insieme a Kurama, che aveva assunto una forma rimpicciolita per comodità.

"Ciò che sto per dirvi è strettamente riservato" iniziò, più seria di quanto l'avessero mai vista in vita sua "Vi verranno fornite informazioni di vitale importanza riguardo una missione che, sinceramente, non avrei mai immaginato di assegnare. A breve, non appena sarà tutto predisposto per partire, assalteremo il Villaggio della Nuvola per catturare Killer Bee e l'Ottacoda. Vi è tutto chiaro?" chiese..

Erano tutti presenti: le squadre di Kakashi, Gai e Asuma, più Hinata, Shino e Kiba, dal momento che Kurenai era in maternità. Tutti, dopo aver ascoltato le parole di Tsunade, si guardarono stupiti.

"Non credo che sia una buona idea" disse Kakashi "L'incidente diplomatico sarebbe enorme!"

"Non devi preoccuparti di questo" spiegò Tsunade "Si tratta di un rischio calcolato. Per ragioni di riservatezza non posso parlarne a voce ma qui" disse, indicando una serie di rotoli "Avrete tutte le informazioni di cui avrete bisogno per potervi preparare. Ora prendete ognuno un rotolo, leggetelo e tornate domani mattina per la partenza."

Kakashi, che ancora non capiva, annuì.

"Capisco." disse "Vuoi coinvolgere anche la squadra di Sasuke?" chiese, osservando che c'era un rotolo rimasto sul tavolo.

"Proprio così" rispose lei "Darò loro fiducia"

"Io non credo che …" iniziò Asuma.
"Che sia una buona idea?" chiese Tsunade "Quando leggerete i rotoli capirete. Non avranno altra scelta se non collaborare con noi, in fin dei conti ora sono dei ricercati anche da Alba."

Tutti annuirono ed uscirono.

"Kakashi" disse, rivolgendosi a lui prima che uscisse dalla stanza "Avevo intenzione di consegnare io stesso questo rotolo a Sasuke. Vorresti provvedere tu?"

Kakashi lo prese sorridendo.

"Molto volentieri."

Forse dopotutto c'era speranza, forse aveva la possibilità di redimere il suo allievo.

Sasuke non capiva cosa stesse succedendo, un momento prima Kakashi lo lasciva solo per riflettere sulla sua vita e sulla sua condotta e ora si presentava di nuovo per parlare a lui e alla sua squadra.

"Come sapete" iniziò, scuro in volto "Siete accusati di diversi crimini."

Sasuke espirò dal nasco, Karin sbuffò, Suigetsu ridacchiò e solo Jugo non regì.

"Madamigella Tsunade, il Quinto Hokage, ha deciso però di darvi la possibilità di redimervi e di collaborare con noi per una missione della massima importanza."

"Pensa un po'" esclamò Suigetsu "Facciamo il doppio gioco? Il triplo? Il …"

"Ormai siamo traditori di Alba" spiegò Sasuke "Ci cercheranno per ucciderci, allearci con Konoha è l'unica opzione che abbiamo."

"Cerca di stare attento, idiota!" gridò Karin, dando uno scappellotto a Suigetsu.

"Molto bene" disse Kakashi "In questa pergamena ci sono le istruzioni di cui avete bisogno. Leggetelo con attenzione e " qui Kakashi si fece più serio e determinato che mai "Sia ben chiaro: si tratta di informazioni riservate, se anche una sola di queste istruzioni uscisse da questo villaggio rischierebbe di compromettere l'intera missione. Sono stato chiaro?" chiese, guardandoli uno a uno e soffermandosi in particolare su Sasuke.

"Chiarissimo, Boss!" rispose Suigetsu, che sogghignò per meritarsi un secondo scappellotto da parte di Karin.

"Chiaro." rispose Sasuke.

"Voglio che questo punto sia più che chiaro, per voi" ripeté Kakashi "Se qualche informazione dovesse uscire da questa stanza noi lo sapremmo e voi vi giochereste la vostra unica e ultima possibilità di vedere i vostri crimini perdonati."

Nessuno rispose ma ognuno di loro stava riflettendo sulle conseguenze di quelle parole.

"Dove sono?" ripeté Naruto, cercando di sedersi dalla posizione distesa.

Non si sentiva stordito, era perfettamente lucido ma non capiva dove si trovava: era un luogo tranquillo, pacifico, silenzioso, in cui si trovava completamente solo. Pian piano si alzò e iniziò a vagare in quel luogo pieno di stanze vuote e bianche.

"C'è nessuno?" chiese, ma nessuno rispose.

Shikamaru aveva perso il conto delle partite che aveva vinto contro Asuma: avevano iniziato poco dopo pranzo e avevano continuato fin dopo il tramonto, una dopo l'altra, senza fermarsi quasi mai, se non per il tè. Asuma aveva capito cosa lo tormentava e non aveva mai parlato se non per fare qualche commento strettamente legato alla partita in corso, mentre Shikamaru sembrava intenzionato a tenere la mente occupata per non permettere ai pensieri di intrufolarsi nella sua serenità. Tutto questo era andato avanti per ore e alla fine, quando ormai il sole era sparito dietro le montagne, Asuma aveva deciso di parlare.

"Direi che abbiamo giocato abbastanza, non credi?" chiese, stiracchiandosi.

"Non sarà già stanco, Maestro!" lo canzonò lui.

"Vuoi la verità? Sì" rispose Asuma con semplicità, accendendosi una sigaretta "Ma non del gioco, quello mai. Sono stanco del tuo atteggiamento."

Shikamaru, che aveva lo sguardo puntato sulle pedine, alzò lentamente la testa.

"Cosa vuol dire?"

"Che sei un codardo, ecco cosa."

Shikamaru divenne rosso per la rabbia.

"Non …"

"Stai evitando la realtà, Shikamaru" rispose lui, espirando un sottile filo di fumo "giochi per non pensare, eppure dovrai farlo, prima o poi, non puoi evitare di pensarci in eterno."

"Io …"

"Capisco come ti senti" continuò Asuma, osservando il cielo che lentamente stava cambiando colore "Vorresti che tutto rimanesse com'è, che nulla cambiasse, eppure dobbiamo accettare tutti i cambiamenti, anche quelli più dolorosi …"

"Ma se …"

"I "se" non esistono, Shikamaru. I "se" portano solo sofferenza e impediscono di accettare la realtà così com'è perché, confido che tu lo sappia, ci sono cose che non possiamo cambiare, possiamo solo cambiare il nostro atteggiamento nei loro confronti."

Shikamaru non rispose, si limitò a sospirare.

"Chissà, magari esiste una realtà in cui Naruto è vivo e diventa Hokage" disse "Magari in quella realtà io sarei morto prima di vedere mio figlio" continuò, pensando a Kurenai "Tu cosa vorresti? Quale alternativa preferiresti? Conoscendoti immagino che vorresti un mondo in cui entrambi siamo vivi, ma purtroppo non è possibile, ci dobbiamo accontentare della realtà che abbiamo e cercare di essere felici."

Shikamaru rimase in silenzio, ricordava fin troppo bene il nomignolo che gli aveva affibbiato Temari dopo la sua prima missione da Chunin, allora piangere gli era servito, le lacrime gli avevano curato il cuore spezzato, perciò decise di ignorare i pensieri, i pregiudizi e la paura e, posata la pedina, si lasciò andare in un lungo e liberatorio pianto.

La stanza era tornata silenziosa, Sasuke aveva chiesto e ottenuto di poter tornare in isolamento, quella che per molti sarebbe stata una dura punizione aggiuntiva, per lui era il paradiso, lontano da gente che non poteva capirlo e che non faceva altro che irritarlo. Sapeva che mancava poco all'inizio della missione, presto sarebbero stati liberati e sarebbero partiti per il Villaggio della Nuvola, per questo voleva altro tempo per stare da solo, per riordinare idee e sentimenti.

Dopo la visita di Kakashi si era aspettato che anche Sakura andasse a trovarlo e infatti, poco dopo essere stato chiuso di nuovo nella cella da solo, sentì la porta aprirsi e vide la ragazza entrare.

"So già cosa ti ha detto Kakashi" disse, senza troppi preamboli "Non ripeterò parole che condivido, voglio solo farti sapere che anch'io la penso come lui."

Calò il silenzio, Sasuke non aveva voglia nè intenzione di rispondere.

"Fino a poco tempo fa credevo che i miei sentimenti fossero rimasti immutati" disse, torturandosi le mani "Ora non lo so più, ho bisogno di riflettere."

Sasuke non rispose, Sakura non poteva vedere i suoi occhi perché era ancora bendato, ma dal sospiro impaziente capì che era scocciato.

"So cosa provi," disse lei, senza celare l'irritazione "Immagino che tu mi consideri solo una scocciatura, un ostacolo per i tuoi piani ma, come ti ha detto Kakashi, esiste un mondo al di fuori del tuo ego, un mondo popolato di persone che provano sentimenti, che vivono le loro vite fatte di gioie e sofferenze. Non so se ciò che ti sto dicendo possa tornare utile a te, di certo aiuterà me a capire cosa provo per te perché, per quanto ci provi, non riesco proprio ad ignorarti."

Sakura esitò, sembrava voler dire altro, poi invece uscì dalla stanza e si chiuse sonoramente la porta alle spalle prima di chiuderla a chiave, lasciando Sasuke nel silenzio più assoluto, almeno all'esterno, perché nella sua mente le parole di lei e quelle di Kakashi continuavano a risuonare e a tormentarlo.

I preparativi erano stati ultimati, le squadre erano pronte per partire, ci sarebbero voluti alcuni giorni per raggiungere il Villaggio della Nuvola e nel frattempo avrebbero ripassato il piano, meticolosamente, per non sbagliare nulla.

Per dare meno nell'occhio ogni squadra avrebbe preso un percorso diverso e alla fine si sarebbero ritrovati fuori dal villaggio per poi procedere subito all'attacco. Le varie squadre si divisero appena fuori da Konoha e Sasuke rimase sorpreso dal fatto che li lasciassero andare senza nemmeno una scorta, dal momento che dopotutto erano pur sempre dei criminali non ancora totalmente riabilitati.

Mentre avanzavano verso la loro meta, Suigetsu ripensava a ciò che aveva fatto il giorno prima. Fin da quando Sasuke li aveva obbligati ad aiutare i Ninja della Foglia durante l'attacco al Villaggio della Pioggia aveva cominciato a perdere fiducia in lui e il fatto che successivamente fossero stati imprigionati a Konoha lo aveva definitivamente convinto. Durante la prigionia aveva pensato e ripensato su come comportarsi e tra le varie ipotesi c'era di certo il tradimento e questo era finalmente arrivato grazie a Kakashi e a quel fantastico rotolo.

Di Karin non poteva fidarsi, era troppo coinvolta emotivamente da Sasuke.

Jugo neanche a parlarne, se non fosse stato per quei momenti in cui voleva uccidere tutto e tutti, non si sarebbe mai abbassato a tradire quello che in quel momento era il suo capo, nonché unica persona di cui si fidava per tenere sotto controllo i suoi scatti d'ira.

Per questo motivo, in un momento in cui sapeva di non essere visto da nessuno, era riuscito a rubare un falco messaggero, aveva scritto un breve messaggio ed era riuscito a spedirlo a Obito, nel Villaggio della Pioggia.

"Grazie a questo" aveva pensato "Magari potrei evitare di essere ucciso da lui! Non mi fido della protezione dei ninja del Villaggio della Foglia!"

Nessuno si era accorto di nulla.