Tonight, I want to give it all to you
In the darkness, there's so much I want to do
And tonight, I want to lay it at your feet

"I was made for lovin' you" - Kiss

"Tobirama, Madara non ha più nessuno. Se diventasse Hokage potrebbe considerare tutti come la sua famiglia."

Tobirama lo aveva guardato cupo: "Se nomini tu qualcuno è dittatura, dovrebbe decidere il popolo."

"Sì, lo so. L'Hokage deve essere seguito spontaneamente senza forzare nessuno" Hashirama aveva abbassato lo sguardo sospirando, Madara ormai era sgradito per l'aggressività dimostrata.

Si trattava di sensibilità, aspettative disattese ed estrema sofferenza, peccato che Hashirama fosse l'unico ad averlo capito.

"Hai sentito?" Hashirama era sobbalzato.

"Cosa?"

"C'è qualcuno là fuori" Hashirama era corso alla finestra.

"Smettila, siamo soli."

No, la presenza era forte, deformava lo spazio.

Hashirama era corso fuori, non sopportava più la pressione. Tornare a casa era impossibile, anche reggere lo sguardo della moglie non amata era opprimente. Inutile essere gentili, le donne se ne accorgevano sempre.

Passeggiare da solo nel bosco era diventata la sua attività preferita, l'unica che gli consentisse di stare in pace, spesso scendeva la sera senza che se ne rendesse conto.

Pensava di essere solo, ma non lo era. Un pianto sommesso e straziante gli aveva avvolto il cuore in un groviglio di spine.

"Madara!" Hashirama si era fatto male inginocchiandoglisi accanto. Madara era rannicchiato tra le radici di un albero.

"Ehi" scostava capelli intrisi di lacrime e muco dal viso di Madara.

"Vattene. Smettila di distruggermi" Madara nascondeva gli occhi arrossati. Hashirama aveva avvertito una forte zaffata di alcol.

"Invece sono qui per farti stare bene" Hashirama baciava le palpebre leggermente rigonfie che amava tanto.

Madara non si sottraeva mai alle sue labbra.

"Ti vanno un po' di Inarizushi? Senza uova, tu le detesti."

"Hashirama, non dimentichi mai come li voglio" Madara sorrideva tra piccoli singhiozzi residui "Chi si muove adesso? Mi servirebbe un cavallo."

"A cosa servo io?" Hashirama aveva allargato le mani ridendo. Poi si era alzato: "Sali in groppa al tuo destriero."

Madara gli era saltato in braccio ridendo, era stato il suono più bello che Hashirama avesse mai udito. Le sue braccia intorno al collo il gioiello più prezioso.

"Che fantino pesante!" Hashirama fingeva di protestare e barcollare, l'assestarsi il corpo dell'amico era stato un gesto affettuoso.

Madara aveva riso ancora, Hashirama si era sentito posare un bacio sui capelli.

"Fila, ronzino!" Madara gli aveva scalciato lieve sulle cosce "Ho fame."

Hashirama aveva iniziato a correre, dopo qualche metro era inciampato ed erano rotolati ridendo nell'erba. Un bacio dopo uno sguardo intenso, Madara aveva foglie tra i capelli e la luna alle spalle. Poi erano ripartiti più calmi. Hashirama adorava il modo che aveva Madara di salirgli il groppa con un balzo.

Strada facendo, Madara sembrava essersi addormentato, Hashirama se lo sentiva premuto sulla schiena, avvertiva il battito del suo cuore. La testa di Madara sulla spalla, una lunga ciocca nera ad attraversagli il petto.

Il corpo di Madara sobbalzava leggermente a ogni passo, il contatto aveva acceso il bassoventre di Hashirama senza fargli desiderare di più. Era perfetto così.

Quanti possono essere i giorni più belli della vita? Forse uno solo, Hashirama lo stava vivendo adesso.

Parole, 501