AHMANET:NON CREDERAI AI TUOI OCCHI

2006

Chicago,Illinois.

Un uomo apriva il retro di una lunga auto rossa,mentre la moglie portava dei pacchi nel palazzo di mattoni.

L'uomo aveva i capelli bianchi,corti,indossava un giaccone verde scuro,maglietta grigia,jeans blu e scarpe nere.

La moglie aveva lunghi capelli castani,giaccone nero,maglietta nera, pantaloni neri e scarpe neri.

"Ecco qua."disse l'uomo.

"Posso portare qualcos'altro?"disse la moglie.

"Si?"disse la moglie.

"Un altro?"disse lui dandole una borsa.

"Certo, non c'è problema."disse lei.

"Va bene."disse lui estraendo una valigia grande "Vuoi questa?"

"No."disse lei ridendo.

"Eh..."disse lui.

"Ce la farei se volessi."disse lei.

"Si,certo."disse lui chiudendo gli sportelli.

"Grazie comunque,amore."disse lui.

"Figurati."disse lei.

"I ragazzi sono di sopra."disse lui.

"Sono nervosa."disse lei.

"Lo so,ma andrà tutto bene,te l'assicuro."disse lui.

I 2 suonarono il campanello della porta di casa.

Una ragazza con i capelli biondi lunghi andò ad aprire la porta.

Indossava una maglietta verde,jeans neri e scarpe nere.

"Vieni Jack."disse lei che aprì la porta ai 2.

"Ah,ok,è tutto qui."disse il padre "Vieni ad aiutarmi?"

"Ah,Sully viene ad aiutarci e offre la pizza."disse la figlia uscendo.

"La pizza!"disse lui "La pizza,d'accordo."

La madre appese uno specchio e vide il riflesso del figlio più piccolo.

Aveva i capelli neri,lisci,maglietta grigia,con maniche bianche,pantaloni neri e scarpe nere.

"Ciao."disse lei.

"Jack,vieni qui un momento."disse il padre e l'altro si avvicinò.

"Vorrei che portassi via questa roba dall'armadio."disse il padre dandogli dei sacchi con dentro i palloni "Mettili sotto il tuo letto,fa un po' di spazio per i cappotti di tua sorella.

Ecco qua...tieni..."

Il padre gli diede delle borse "Prendi questa...e questa..."

Il padre gli mise la maschera da giocatore di baseball "...e che ne dici di questa?

Molto bene.

Grazie."

Il bambino andò via.

"Stai bene?"disse il padre.
"Si,non sono tanto sicura che stia bene lui."disse la madre.
"Vedrai che gli passa."disse il padre baciandola "Dagli tempo."

La madre si mise ad aprire una valigia e la figlia entrò con uno scatolone insieme all'amica.

L'amica aveva i capelli neri ,legati,maglietta nera,gonna nera e stivali neri.

"Sully,lei e Trische."disse la bionda "Trische,lei è Sully."

"Ciao."disse lei e la madre rispose.

"Grazie dell'aiuto."disse la madre.

"È un piacere."disse Sully.

"Spero che abbiate fame,voglio ordinare."disse la madre.

"Bene."disse Sully "Digli di mandare Billy,è un fico da paura.

Felice di averti conosciuta."

"Grazie,piacere mio."disse la madre.

"Sono contenta che tu ti sia trasferita."disse la figlia.

"Grazie."disse la madre che la abbracciò "Così sarà più facile fregarti i vestiti."

Jack portò le mazze in camera sua e mise la roba sotto il letto.

"Jack?"disse la madre.

"Potresti bussare?"disse lui.

"Oh,scusa."disse la madre sedendosi sul letto"Mi dispiace per l'armadio.

So che è molto difficile per te,Jack.

Se vuoi parlare di qualsiasi cosa,io...ne sarei davvero felice."

"Io non ti chiamo mamma,ok?"disse lui.

"Lo so,tanto non mi piacerebbe."disse lei "Trische va benissimo,ok?"

La notte seguente Jack aprì la porta del bagno e si trovò nel corridoio pieno di porte.

Sentendo un urlo si voltò e si avvicinò alla porta esterna aprendola.

Vide i vicini che portavano con loro qualcuno.

La figura aveva una felpa grigia,cappuccio,pantaloni neri e scarpe nere.

"Piano tesoro."disse la madre e la figura singhiozzava.
"Ti tengo io."disse il padre "Ti tengo io.

Attenta a dove metti i piedi."

"Ehm...salve signor Flaming."disse Jack.

Il padre lo guardò,non salutò e poi entrò nell'appartamento.

Fuori dalla porta c'era Toshio accucciato.

La notte dopo il bambino sentì dei botti provenire dal muro della sua stanza e vide una foto cadere dal muro,così si mise seduto sul letto e appoggiò la testa al muro sentendo una porta che si apriva.

Jack aprì la sua porta e vide la figura incappucciata scendere le scale,poi la seguì e arrivò ad un seminterrato sporco dove c'erano ammassati degli oggetti vecchi e si mise dietro una colonna.

Poco dopo vide la figura che rovistava nell'immondizia e prendeva dei fogli di giornale.

La figura si fermò e lui si nascose tra i bidoni.

La persona prese i giornali e tornò indietro.

Il giorno dopo la madre si svegliò e il letto era vuoto.

"Oh no..."disse Trische.

La figlia era in cucina e il fratello a tavola.

"Cosa vuoi,marmellata e burro di noccioline o insalata di pollo?"disse la sorella e vide che il fratello era come depresso.

"Ieri sera...hai sentito?"disse Jack.

"Complimenti,hai vinto l'insalata di pollo."disse lei.

"Laura."disse lui voltandosi "Non hai sentito?

C'erano dei rumori.

Dai vicini."

Laura si appoggiò all'entrata della cucina e incrociò le braccia "Cos'è successo?"

"Ho sentito i Flaming che rientravano l'altra sera."disse lui "Erano veramente...strani."

"Strani?"disse lei "In che senso?"

"Ieri..."disse il bambino.

"Scusate ragazzi."disse la madre arrivando con la vestaglia addosso "Perché non mi avete svegliata?"

"Giorno."disse Laura.

Poco dopo Laura camminava con l'amica in strada.

Lei indossava un giubbotto nero,pantaloni grigi,scarpe nere e borsa nera,l'altra indossava giaccone bianco,jeans e scarpe chiare,con una borsa chiara.

"Ti hanno presa?"disse Sully.

"Sono quasi sicura di farcela."disse Laura.

"Ah,certo che ce la farai."disse l'altra "Sei nervosa?"

"No,veramente no."disse Laura.

"Dovevi provare anche tu."disse Sully.

"Oh,per favore."disse Laura.

Dietro di loro c'era il bambino che aveva un cappello invernale scuro,con il bordo rosso,giaccone blu,jeans blu,scarpe nere e zaino nero.

Jack si fermò un istante,guardò delle finestre in alto e vide che erano piene di fogli di giornale attaccati alle pareti e che qualcuno li stava mettendo in quel momento.

"Jack?"disse Laura "Jack?

Vieni,sbrigati."

Il telefono squillò e la madre rispose "Pronto?

Ciao,Ronny."

Lei camminò in salotto e si sedette sulla poltrona verde,accanto al divano e poggiò la ciotola sul tavolo "Sul serio?

Non me l'ha mai detto.

Forse ha lasciato un messaggio,non ti so dire.

Vedi,questo non lo direbbe mai a me,ma lo direbbe a te.

Perché gli piaci ,ecco perché.

Ah,non fare il modesto."

La porta alle sue spalle si aprì.

"È importante essere professionali,ma devi anche avere la tua vita."disse lei che si voltò vedendo il marito che era entrato e aveva un'espressione di rabbia sul viso.

L'uomo indossava un lungo cappotto grigio,camicia blu,cravatta blu,pantaloni grigi e scarpe nere.

"Chi era al telefono?"disse lui cercando di apparire normale.

Lei si alzò "Era Ronny.

Ti senti bene?"

"Ah...ho dimenticato le chiavi."disse lui.

"Vado a vedere in camera."disse la donna che andò via.

Lui si mise in mezzo al corridoio con un'espressione furiosa e strinse talmente tanto le chiavi nella mano che sanguinò,poi si guardò la mano perplesso.

Laura suonò al campanello di Sully indossando un vestito senza maniche rosso e blu,con la pancia scoperta e gonna blu cortissima.

Sully aprì,indossando il vestito nero e aveva uno sguardo fisso e assente.

"Che ti è successo?"disse lei "Stai male?"

L'altra non rispose e in mano aveva una bottiglia di plastica piena di latte.

"Che te ne pare?"disse lei e l'altra si mise a bere il latte.

"Sully,ti senti bene?"disse Laura avvicinandosi e l'altra la fisso improvvisamente,impaurendola,poi abbassò la testa e vomitò il latte nella bottiglia.

Il telefono di Laura squillò e lei rispose "Jack?

No,stai tranquillo,arrivo subito."

Lei attaccò il telefono e guardò sconvolta l'amica "Devo andare."

Laura andò via e aprì la porta della camera del fratello "Jack?"

Laura aprì una seconda porta che conduceva allo sgabuzzino dove c'erano le foto e lo vide rannicchiato in un angolo.

Laura cadde a terra dallo spavento "Dio...Jack,ma che ci fai li?"

"Avevo paura."disse lui.

"Di cosa avevi paura?"disse lei.

"Di Trische."disse lui "E di papà.

Stavano litigando,Laura."

"Dove sono?"disse lei.

"Io...non lo so."disse lui "Vorrei tanto che ci fosse la mamma."

Lei lo abbracciò "Jack..."

In piena notte Jack si sedette e sentì i botti sul muro,ci mise una mano sopra e si spaventò sentendo le vibrazioni e i colpi.

Il bambino aprì la porta e si avvicinò a quella a fine corridoio trovandola aperta "Signor Flaming?"

La casa era piena di cartacce a terra.

Lui seguì i botti e arrivò ad una porta,ci mise l'orecchio sopra,poi aprì la porta e arrivò in una stanza dove c'era la figura incappucciata che si stava tagliando i capelli neri furiosamente e,nel farlo,dava gomitate al muro.

La figura lo vide e si spaventò.

"Ciao."disse lui e la figura si rannicchio.

Si udì il suono di qualcosa che strisciava sui vetri e il bambino vide Ahmanet dalle fessure tra i giornali,poi corse via.

La sorella accese la luce e lui si fiondò nel suo letto coprendosi con le coperte.

"Che ti prende,Jack?"disse lei.

"Sono andato dai vicini e...ho visto..."disse lui.

"Sei andato dove?"disse lei.

"Qui accanto."disse Jack "Ho visto qualcosa alla finestra.

Degli occhi."

"Stai tranquillo,Jack."disse lei coprendolo "Stai tranquillo."

"C'è qualcosa che non va,Laura."disse lui.

"Ok,domani prometto che ci vengo con te,d'accordo?"disse lei e lui annuì "Adesso cerca di dormire un po'."

Lei spense la luce.

Sully era nel suo letto la stessa notte.

Accanto a lei,sul comodino, c'erano confezioni di latte vuote.

La ragazza aprì gli occhi e morì sentendo il verso di Toshio.

La mattina dopo il padre si sveglio e non vide la moglie,poi controllò la sveglia "Maledizione."

Il padre si alzò e andò in cucina sedendosi al tavolo e trovò della roba sui fornelli.

Lui indossava una maglietta nera e pantaloni neri con delle righe.

La moglie era nella stanza del figlio e aveva la testa poggiata al muro.

Lui prese una tazza e si sedette,poi lei andò a cucinare.

"Sei tornata tardi ieri sera."disse lui "Dove sei stata?

Così la bruci."

Lei si mosse e mise la pancetta nel piatto dell'uomo.

"Fai shopping per 3 ore anche oggi?"disse l'uomo irato "E lasci il cellulare spento?

PENSI CHE NON SAPPIA COSA FAI?

MI CREDI STUPIDO?"

Lui prese uno dei pezzi di pancetta con la forchetta mentre lei gli andava dietro "E non sai prepararmi una merdosa,SEMPLICISSIMA COLAZIONE!"

Lei gli versò l'olio bollente in testa e lui urlò,poi lei lo colpì con la padella facendolo svenire,si sedette al tavolo e mangiò tranquillamente.

Jack e Laura salirono le scale del palazzo la sera seguente.

Lui si fermò e guardò la porta in fondo al corridoio.

"Ehi,stai bene?"disse Laura.

"È una cosa brutta."disse Jack.

"Che cosa?"disse lei.

"Li ci vive una cosa brutta."disse il bambino "È quella che sta facendo andare male tutto."

"Vieni,Jack,andiamo."disse lei che arrivò alla porta d'ingresso e la trovò mezza aperta "Papà?

Trische?"

I 2 entrarono e provarono ad accendere la luce,ma senza successo.

"Papà?"disse lui.

Laura andò ad aprire un armadio a muro prendendo una torcia.

Il fratello la prese per man cominciarono a camminare.

"Aspetta qui."disse lei proseguendo e lasciandogli la torcia "Papà?

Trische?"

Jack illuminò una scarpa a terra e poi vide delle tracce di trascinamento nella polvere,le seguì entrando in una stanza e inciampò cadendo a terra.

Andando a prendere la torcia vide le gambe del padre dietro al letto,si avvicinò e lo vide morto,con la testa sanguinante,poi urlò e corse via.

"LAURA!"urlò Jack correndo per la casa "LAURA!"

Il bambino sentì dei suoni provenire dal bagno e la trovò affogata nella vasca.

"LAURA!"urlò lui soccorrendola e appoggiandola al muro "LAURA!

LAURA,NO!

LAURA!"

"Jack."disse la voce della madre e lui spostò la tenda non vedendo nessuno.

La madre apparve dalla parte opposta nella vasca con il volto pieno di vene nere "Non vieni a fare il bagno?"

Le mani di Ahmanet le afferrarono la testa e la portarono sotto l'acqua.

Jack corse fuori e andò alle scale,ma poi sentì delle grida femminili provenire dalla casa in fondo al corridoio e si fermò.

La porta si aprì, la figura incappucciata uscì e si accasciò a terra piangendo.

Lui le si avvicinò e si chinò.

La figura alzò la testa e rivelò essere Allison.

"Aiutami."disse lei afferrandolo "Ti prego,devi aiutarmi."

"È TUTTA COLPA TUA!"urlò il bambino "CHE COS'HAI FATTO?

CHE COS'HAI PORTATO QUI?"

"Mi ha seguito qui...mi hanno seguito qui."disse lei piangendo mentre Ahmanet scendeva le scale.

Lei si voltò sentendo dei rumori,poi l'occhio destro di Ahmanet fu visto dentro il cappuccio della donna dal bambino terrorizzato,le sue mani le afferrarono il volto,trascinandola via e i vestiti caddero a terra vuoti.

Il bambino prese i vestiti e li osservò.

Le mani di Ahmanet uscirono dalle maniche del giaccone e lo afferrarono,poi uscì anche la testa che emise il verso.