THANOS:SIGNORE DELLA GUERRA
2018
FLASHBACK
La pietra dell'infinito verde era fluttuante nello spazio.
VOCE NARRANTE DI KAZANTRA
"Tempo
Viviamo un un prisma,non in una linea"
FINE FLASBACK
VOCE NARRANTE DI THANOS
"Ho schioccato le dita.
E…
Vado alla deriva dentro me stesso,da solo con il mio passato,il mio presente.
La mia mera esistenza è al tempo stesso una cosa pensante e leggerissima.
Il Tempo non è una freccia o una linea,o qualche altra metafora.
Il Tempo non è un concetto astratto.
Il Tempo è una gemma.
Con la gemma,tutta la storia è accessibile per me.
Io sono dentro la storia.
Io sono la storia.
Vi assisto,la ripeto e la vivo nello stesso istante quantico.
Per la prima volta,dopo tanti anni,contemplo il globo incappucciato d'arancio che è Titano.
Da migliaia di chilometri di distanza,il pianeta non sembra cambiato affatto dalla mia partenza,non
c'è segno dello scompiglio che regna sotto quella coltre di nebbia.
Di colpo,sono passati anni,e le mie truppe si stanno dando battaglia con quelle di Sua Maestà
Cath'Ar a bordo dell'Executrix.
I corpi si disperdono nello spazio mentre i leviatani si ammassano per sferrare un secondo attacco.
E ora Korath dice a Ronan: "Thanos è l'essere più potente dell'Universo!"
E Ronan,lo stolto,risponde: "Non più."
Sganciato dal presente,osservando senza interferire,esamino con la mia vita e le mie certezze
mentre queste si compiono.
Sono l'ovvia conclusione della mia stessa profezia.
L'avvertimento di Korath si è avverato,e ora sono davvero l'essere più potente dell'Universo,e
percepisco la realtà dal punto di vista del potere assoluto.
Poco più che ragazzo,mi porto il bicchiere alle labbra.
Il liquido dentro è verde,frizzante,fin troppo dolce,al sapore di melone,sambuco e alcol etilico.
Sono un dio bambino e mio padre mi dice "Tua madre ha perso il senno nell'attimo stesso in cui ti
ha visto."
Mia madre…
C'è una dolcezza nella sua voce che colgo solo a posteriori,posando i miei occhi di adulto sul
passato infantile.
Questo non cambia nulla.
Tutto è compiuto.
Tutto si compirà.
Molto tempo dopo,la mia nave decolla dalla superficie di Titano,per portarmi verso l'ignoto.
Dico a me stesso che tutto ciò che sono si nasconde sotto quella nebbia,e poi dico a me stesso che
non importa.
Avvolta dalla verdeggiante energia della Gemma del Tempo,la mia mente attraversa decenni alla
velocità del pensiero,roteando il gioiello della mia vita sfaccettatura dopo sfaccettatura.
"Morirai la,Titano."disse Valthlauss,soffocato dal suo stesso sangue.
"Morirai nella gloria che è Asgard."disse qualcun altro.
Resto a guardare mentre Gamora brandisce la sua picca da battaglia…
...E Daakon Ro si atteggia e mi minaccia sul mio schermo…
...E l'Estraneo mi parla tra i relitti dell'armata chitauriana "Umani...Non sono i codardi e vili che ci
avevano assicurato.
Combattono,insorgono,pertanto non possono essere governati.
Sfidarli... è lusingare...la Morte."
Sono sul mio trono volante,tra gli asteroidi,Ronan e l'Estraneo sono dietro di me.
"Con il dovuto rispetto Thanos,tua figlia ha provocato questo disastro eppure convocate me."dice
Ronan.
"Modera il tono,accusatore."dice l'Estraneo
"Prima ha perso una battaglia contro dei primitivi..."dice Ronan.
"Thanos ha affidato a te Gamora."dice l'Estraneo.
"Poi si è fatta arrestare dalla Nova Corps."dice Ronan.
"Sei l'unico qui che non ha portato risultati!"dice l'Estraneo.
"Le tue fonti dicono che intendeva tradirci sin dal principio!"dice Ronan con rabbia.
"MODERA IL TUO TONO!"dice l'Estraneo "IO PROTESTO…"
Ronan volta la punta del martello verso l'Estraneo e dall'arma,leggermente illuminata di
bianco,partono dei cerchi d'aria che fanno girare la testa dell'essere di 180 gradi.
L'Estraneo cade all'indietro.
Nebula alza lo sguardo.
Ronan guarda il mio trono "Ti chiedo solo di considerare questa faccenda seriamente."
Faccio girare il trono con la mente.
"L'unica faccenda che non prendo seriamente,bimbo,sei tu."gli rispondo io"La tua politica mi
annoia.
La tua condotta è quella di un neonato lamentoso, e a quanto pare...hai reso ostile la mia figlia
preferita,Gamora.
Terrò fede al nostro accordo,kree,se mi porterai l'Orb.
Ma se tornerai di nuovo a mani vuote...le stelle si bagneranno del tuo sangue impuro."
Roana mi fissa furioso emettendo un ringhio.
Nebula si alza e cammina verso Ronan "Grazie padre,mi pare equo.
Questa è una battaglia che tu non vincerai.
Andiamo al Kyln."
Ronan se ne va e io poggio la schiena sul trono sorridendo.
Il mio ologramma appare davanti a Ronan.
"L'Orb è con me,ora."dice Ronan e Korath mostra una sfera di metallo"Come promesso."
"Portamelo."dico io.
"Si,era il nostro accordo."dice Ronan che da il martello a Korath e prende la sfera "Io ti consegno
l'Orb e tu distruggerai Xandar per me.
Tuttavia,ora che so che contiene una Gemma dell'Infinito,mi chiedo a cosa io ti serva."
"Bimbo...riconsidera la tua linea d'azione!"lo intimo io.
Ronan apre in 2 la sfera e vede la pietra viola che emana energia.
"Padrone!"dice Korath "Non puoi farlo.
Thanos è l'essere più potente dell'Universo."
"Non più."dice Ronan che mette la mano sinistra a contatto con la sfera,venendo invaso di energia
viola e urlando.
C'è un'onda d'urto viola che provoca delle crepe nel terreno.
Ronan tende la mano e Korath gli da il martello.
Ronan mette la gemma nel martello "MI CHIAMI BIMBO!?
IO METTERÒ FINE A MILLE ANNI DI INGIUSTIZIA CON XANDAR E LO FARÒ
BRUCIARE FINO AL SUO CUORE!
Poi,Thanos...verrò per te."
Avanzo tra i cadaveri degli elementali Asgardiani,i morti resti di questa civiltà divina un tempo così
fiera,mentre Fauce d'Ebano raccoglie proseliti tra i pochi superstiti.
Pesto Hulk fin quasi ad ucciderlo…
...e scaravento Gamora nel precipizio di Vormir…
...e poi-anni prima-una voce,la voce del mio unico amico: "Sei solo un vigliacco,Thanos!
Un vigliacco!
Ti nascondi dietro questa nave,dietro l'Estraneo e i chitauri,e adesso anche dietro quelle ragazze!"
Gli anni si susseguono rapidi,balzando avanti in un baleno,e io mi ritrovo a bordo della fucina dei
nani.
Le porte della camera blindata si aprono e il guanto dell'infinito è la che scintilla nella
penombra,con bagliori dorati.
Ho già visto questo momento.
L'ho già vissuto.
Accade ora per la prima volta,per la seconda volta,per la milionesima volta.
Mi allungo per afferrarlo.
"Bene."dico "Lo..."
FLASHBACK
La pietra dell'infinito rossa fluttuava nello spazio.
VOCE NARRANTE DI KAZANTRA
"La verità è una maestra più severa della morte"
FINE FLASHBACK
Nello spazio vi era l'astronave chiamata Su degli eterni.
Era un enorme cilindro di metallo sospeso in aria e un mezzo andò verso di esso.
Dentro vi erano 5 omini grigi e 3 rettili.
I rettili erano bipedi,con il muso da coccodrillo,le ali,la coda,con una tuta aderente nera addosso e
un fucile.
Gli omini grigi avevano la pelle grigia,la testa un po' allungata,gli occhi neri,la bocca piccola,ma
con denti appuntiti,il corpo sottile e 4 dita per mano.
Si misero tutti in ginocchio "Dea Kazantra."
La dea passò attraverso una grossa apertura rettangolare in una parete,alta decine di metri.
La luce dietro questa spaccatura era rossa.
Davanti a lei c'era una parete di metallo verticale con delle colonne quadrate fuse su di essa ad una
uguale distanza le une dalle altre e nella parte bassa della parete,ma a diversi metri dal suolo,vi era
un'apertura cilindrica,con le estremità curve e un vetro.
C'era una fioca luce arancione che illuminava la parte destra della stanza mentre il pavimento era
nero.
Lei allungò la mano verso di loro e dalle dita uscirono filamenti di energia bianca che entrarono
dentro i loro corpi.
"Mia dea,la stanza del trono è pronta."disse uno degli omini.
"No,voglio narrare la storia qui."disse lei "Dopo che metà di voi è scomparsa non me la sento di
restare sola."
Uno degli omini premette la scritta "registrazione"su uno degli schermi rettangolari che aveva in
mano,dopo che Kazantra si fu seduta su un trono metallico.
"Oggi vi racconterò ciò che avvenne in tempi remoti."disse lei e la luce fu abbassata"Ciò che vi
narrerò parte approssimativamente da 1,5 milioni di anni fa fino ad arrivare ai tempi recenti.
L'epoca esatta non è importante.
Ora vi racconterò un episodio che mi spezza il cuore ricordare,che mi costa dolore solo pensare.
Ci sono tanti racconti sulle origini di ciò che vi narrerò, poiché ci sono racconti che rimangono
impressi.
Le storie sulle origini di Thanos,il Titano Folle,sono tante quante le stelle rimaste in cielo.
Questa è solo una di esse.
È anche la verità.
Pianeta Titano,ere fa.
Quel luogo venerava 3 dei principali,imbevuti di potere cosmico ed immortali:A'Lars,Sui-San e
me,Kazantra
Il problema con Titano era la sua perfezione.
E persino da bambino, Thanos sapeva che nulla poteva essere veramente perfetto.
Ogni diamante aveva un difetto, e ogni anima pia aveva una macchia nera di colpa, vergogna o
irrequieta abnegazione.
Anche Titano era vittima di un'imperfezione.
E quell'imperfezione,per quanto ne sapeva lui, era Thanos stesso.
Figlio di A'Lars - l'Alto dio Mentore di Titano,architetto della Città Eterna – e dell'assente madre
Sui-San.
Thanos turbò il suo popolo profondamente quando nacque,poiché l'energia divina che aveva era
quella di un distruttore e il suo aspetto lo mostrava.
Avere un distruttore era molto,ma ora ve ne erano 2 e il secondo era Thanos.
Il suo aspetto era una scossa di adrenalina per un corpo a riposo.
Diverso sia dagli altri eterni,sia dal resto della popolazione di Titano a causa della sua
malformazione e del colorito violaceo della sua pelle,Thanos balzava agli occhi in modi e per
ragioni che non dipendevano da lui,ma che erano intrinsechi nel suo fisico.
Su Titano, la carne dei mortali riflette una gamma di splendidi colori e gli dei erano ancora più
perfetti dei mortali.
Ma nessuno era viola, il colore della Morte, il colore della sventura.
Nessuno eccetto Thanos e la sua sorella maggiore Terraxia che per molto tempo fu allontanata.
Dal vasto mare salato all'altro capo del pianeta,alla scintillante catena bronzea dei criovulcani
appena fuori dalla Città Eterna, Titano era un mondo unito,superiore alla somma delle sue parti, un
tutto coeso e magnifico.
La Città Eterna era una perfetta mescolanza di architettura e ingegneria, le altissime guglie e le torri
strette l'una all'altra erano racchiuse in una collezione di massima armonia.
Era un mondo in assoluto accordo con se stesso.
Tranne.
Per Thanos.
La sua carnagione,insieme a una serie di segni verticali-solchi che lo facevano sembrare sfigurato-
accentuava la mascella squadrata.
I suoi occhi avevano l'iride chiaro e quando diventavano neri,con l'iride azzurro luminescente erano
inquietanti.
Questi tratti erano il marchio dell'aberrazione,di una cosa mutata,per di più divina.
Se suo padre non fosse stato il dio A'Lars, sua madre,con sua somma disgrazia,qualcun'altra e non la
dea Sui-San, probabilmente sarebbe stato affidato alle cure di chissà quale struttura medica.
Punzecchiato e tormentato per tutta la vita,isolato dalla buona società.
Invece,fu lasciato nelle mani di A'Lars.
Sui-San era disgustata avendo dato alla luce ben 2 distruttori e lo allontanò poco dopo la sua
nascita,e per molto tempo lo detestò.
A 6 mesi era già in grado di camminare.
Non con l'andatura sgambettante e incerta di un bambino mortale, ma con il passo sicuro di un dio.
Sapeva già tenersi in posizione eretta, controllare i movimenti della testa e del collo.
Possedeva completa coordinazione degli arti e il suo portamento era quello di un adulto.
2 giorni prima che compisse un anno,parlò.
Non proferì una parola, bensì una frase intera: "Padre, ci sarà una festa di compleanno per me, e
madre parteciperà?"
Aveva sviluppato la capacità del linguaggio già da diverse settimane,ma aveva atteso di saper
padroneggiare appieno le sfumature della struttura sintattica,prima di pronunciare le sue prime
parole.
Prima di toccare queste 2 tappe fondamentali, Thanos già sapeva di essere diverso,in un mondo che
apprezzava la conformità e l'omogeneità sopra tutto il resto.
"Madre non parteciperà."aveva detto A'Lars.
Se il padre fosse rimasto sorpreso dall'abilità locutoria e dalla dizione di Thanos,non lo diede a
vedere.
"Provvederò a convocare i tuoi fratelli e i fedeli."disse A'Lars.
Provvederò...Questa parola introduceva gran parte della frasi di A'Lars.
Raramente il padre di Thanos toccava suo figlio, e raramente lo guardava addirittura.
Quanto ai bisogni del bambino,si limitava sempre a rispondere"Provvederò ..." e poi
provvedeva,con efficienza e disinvoltura.
A Thanos non mancava nulla,non aveva bisogno di nulla.
Solo di sentirsi parte di qualcosa.
Tenendo fede alle sua parola,A'Lars provvide a convocare i fratelli,ma dei fedeli nessuno venne,così
fece costruire un gruppo di androidi creati apposta per imitare l'aspetto e il comportamento dei
bambini veri.
Erano stati programmati per distrarre Thanos e per farlo stupidamente felice e contento.
Col tempo aveva capito come funzionassero le loro programmazioni e ne aveva riscritto gli
algoritmi.
Adesso aveva a disposizione un gruppo di automi servitori con cui divertirsi,ma che non erano in
grado di fare molto altro.
La sua mente vivace voleva di più.
"Molto bene."cedette A'Lars "E scuola sia."
Normalmente gli eterni si allevavano tra di loro,ma nessuno voleva veramente avere Thanos nei
primi tempi.
Per quanto riguarda i mortali,generazioni prima,la pratica comune era mettere i bambini nelle culle
del pensiero e istruirli mediante interfaccia cerebrale diretta.
Ma questa era una tecnica per mortali che era già stata abbandonata molto prima della nascita di
Thanos.
Adesso andava di moda aggiungere un elemento sociale interattivo nel processo di educazione,vale
a dire inserire un gruppo di bambini in una scuola in cui potessero migliorare reciprocamente
l'apprendimento teorico e facilitare la socializzazione.
Thanos era eccitato all'idea di andare a scuola.
Non aveva amici ne tra gli eterni,ne fedeli tra i mortali,a parte gli androidi riprogrammati, e non
vedeva l'ora di incontrare gli altri bambini della sua età.
"Sii gentile."si raccomandò A'Lars,mentre lo accompagnava al complesso scolastico a bordo della
loro navetta "Il luogo dove stai per andare non è una semplice scuola,ma un luogo dove preparano i
mortali per andare nel nostro tempio.
Non gli è mai capitato di avere come compagno di classe un dio,perciò non devi essere aggressivo
con loro.
Parla solo se interpellato."
"Si padre."disse Thanos che mosse la testa su e giù in segno d'assenso.
Attraverso il guscio trasparente della navetta,poteva vedere altri veicoli,le cime degli edifici e le
lontane catene montuose di Titano.
Il suo mondo era bello e in pace,e lui desiderava esplorarlo in ogni sua parte.
"Gli insegnati-sacerdoti sono stati avvisati del tuo aspetto."gli ricordò A'Lars "Cerca di non fare o
dire cose inquietanti e inappropriate."
Il suo aspetto.
Quasi senza accorgersene,fece correre un dito lungo il profilo del mento.
Durante quegli anni,sua madre iniziò a portarlo al tempio durante i periodi in cui si faceva venerare.
Thanos aveva i ricordi più diversi di sua madre.
Ricordava che non voleva avere a che fare con lui,si ricordava che iniziava a dargli delle lezioni e lo
faceva quando erano soli,come se non volesse farsi vedere.
Quando arrivavano i fedeli lui era sempre accanto a lei.
Tuttavia,per il resto del giorno,non si vedevano quasi mai all'epoca.
A un certo punto del remoto passato di Titano,per motivi che nessuno ricordava più,A'Lars aveva
fatto si che il colore viola diventasse simbolo di morte,e utilizzava un'associazione che
sopravviveva ancora nel presente,in quanto lui ne era il fondatore.
Quando i mortali di Titano morivano i loro corpi venivano coperti con drappi viola,e le luci delle
residenze venivano impostate sull'estremo violetto dello spettro per tutto il periodo del lutto.
Thanos aveva per la prima volta scoperto questo nesso quando suo padre aveva ricevuto visita da
me nel loro santuario.
Lui aveva 4 anni e io ero l'aiutante di A'Lars e sua moglie.
Avevo accompagnato una mortale anziana,venuta a cercare il consiglio del dio principale di Titano.
La mortale indossava vestiti con gradazioni viola da capo a piedi,compreso un velo che le copriva la
faccia,un velo che era dello stesso,identico colore della pelle di Thanos.
Questa coincidenza lo elettrizzò,come spesso accade con i bambini.
Dopo che la donna se ne fu andata,Thanos aveva investito suo padre di chiacchiere sulla perfetta
corrispondenza tra il colore del velo e quello della sua pelle.
E A'Lars gli aveva spiegato,senza andare troppo per il sottile,che la donna indossava quel colore
perché era in lutto.
Era una vedova,e perciò portava il colore della Morte.
La gioia di Thanos era evaporata di colpo.
Di tutte le tinte che il suo mal assortito aspetto poteva scegliere di esprimere,perché proprio il viola?
Adesso,al complesso scolastico sacerdotale,A'Lars lo condusse lungo un corridoio,sbirciando qua e
la e sbuffando di tanto in tanto per malcelato fastidio.
"Progettazione e fattura mortale di infima qualità."commentò l'eterno "Non permettere all'ambiente
circostante di corrompere il tuo divino lignaggio,Thanos."
"Non lo farò,padre."gli promise Thanos,sforzandosi di eguagliare il portamento indifferente del
genitore.
Dentro,tuttavia,era felicissimo di stare con altri bambini;sapeva che A'Lars non approvava
l'ostentazione delle emozioni,specie se un eterno era tra i mortali,perciò represse l'euforia.
Padre e figlio si fermarono davanti ad un ingresso.
Thanos attese che il padre pigiasse un pulsante per aprire la porta.
Per la prima volta nella sua vita,Thanos sarebbe rimasto separato dal padre per più di un'ora o giù di
li.
Aprì la bocca per dire qualcosa,ma A'Lars gli rivolse un cenno sbrigativo della testa e gli disse:"Non
fare tardi."
E poi gli disse "Apprendi bene,sia le cose degli immortali,sia le cose dei mortali."
Dopodiché si volto e si avviò per il corridoio che avevano percorso insieme.
Thanos annuì tra se e se,quindi entrò nella sala educativa.
Si trattava di una stanza non troppo grande con una serie di 12 capsule personali a interfaccia che
potevano essere disposte in qualunque ordine.
Al momento,erano sistemate in 2 file da 6 ed erano tutte rivolte verso la parte anteriore della
sala,dove c'era un adulto in tunica e tuta aderente grigia con le mani intrecciate dietro la schiena.
I folti capelli neri stavano impomatati sulla testa come un elmo e la sua carnagione era di un pallido
cielo mattutino.
L'insegnante sorrise e,a onor del vero,fece uno sforzo ammirevole per tentare di nascondere un
sussulto alla vista di Thanos.
Ma lui lo notò lo stesso.
La scuola era stata avvisata del suo arrivo.
Sapevano chi e che cosa fosse.
Eppure il suo aspetto riusciva a sconcertare ugualmente.
"E tu devi essere l'eterno Thanos."disse l'insegnante.
Thanos pensò che fosse una cosa assurda da dire;chi altri poteva essere se non lui?
Però il sorriso del maestro era gradevole,e Thanos tenne a mente le raccomandazioni di suo padre.
Per questo,assentì soltanto e rispose: "Si"
"Classe,abbiamo un dio tra di noi."disse il maestro "Accogliete l'eterno Thanos.
Sarà uno studente insieme a noi."
11 capsule ruotarono tutte,affinché i bambini all'interno potessero avere una chiara visuale del
nuovo arrivato.
Thanos avvertì un principio di panico di fronte a 22 occhi puntati su di lui,ma lo represse subito.
Erano bambini.
Come lui.
"Occupa pure la capsula vuota."disse l'insegnante "Oggi studieremo i colori e le fantasie."
Si arrampicò sulla capsula.
L'interno imbottito si modellò in un bozzolo mentre lui si accomodava.
Oh,qui si che si sentiva a suo agio!
Nel suo elemento.
La capsula di interfaccia era un modello più obsoleto di quella che aveva a casa,ma funzionava
bene.
Operò qualche aggiornamento sul programma,poi collegò l'apparato a quello domestico.
Colori e fantasie.
Mentre il maestro parlava e la capsula evocava le immagini che lui doveva assorbire,si rese conto di
essere già terribilmente annoiato.
Aveva già imparato da suo padre tutto quello che c'era da sapere,sui colori,dalla natura della luce
alla manipolazione dei pigmenti.
E le fantasie-dagli scacchi alle strisce e ai puntini-erano ugualmente roba vecchia per lui.
Suo padre iniziava a spiegargli la loro natura divina,l'energia cosmica che scorreva dentro di
loro,l'energia mistica e altro,mentre sua madre,oltre a ricordargli tali cose,gli stava già dando le
prime regole per mantenere su un'azienda.
Era davvero questo il modo migliore di imparare?
Soffocò la sua impazienza.
L'aveva voluto lui,dopotutto;non poteva rinunciare solo dopo qualche minuto.
Con un sospiro,impostò la capsula in modalità accelerata e fece scorrere la lezione al doppio della
velocità.
Se la scuola era noiosa dal punto di vista dell'apprendimento,quanto meno c'era sempre l'aspetto
sociale da attendere con ansia.
Voleva avere amici e iniziare anche ad avere dei fedeli.
A mezzo giorno,le lezioni furono interrotte per uno spuntino e per la ricreazione.
Thanos non era uno sciocco,sapeva bene che la componente dello sfogo fisico serviva per far
stancare gli studenti, per renderli più gestibili.
Gli sembrava di essere stato già incredibilmente gentile e rispettoso-non avendo fatto notare al
maestro gli errori che aveva commesso prima-,perciò rifiutò di prendere parte ai giochi e alle corse
sfrenate dei suoi compagni di classe e si sedette silenzioso in un angolo,mettendosi a studiare il
rudimentale ologramma di un circuito naturale artificiale.
Se migliorato,avrebbe reso i sintetici molto più simili a individui veri.
Poco dopo,andando in cortile, vide un animale,simile ad una grossa lucertola,morto a terra.
L'animale era grande quanto la testa di un bambino e si stava decomponendo.
Thanos trovò l'evento interessante ed iniziò a disegnare l'animale,sorridendo.
Poco dopo trovò anche dei video che mostravano le tecniche di combattimento corpo a corpo e le
arti marziali,cosa che trovò di estremo interesse.
Mise la modalità accelerata e dopo pochi minuti aveva memorizzato e poteva applicare tutte le
tecniche di combattimento note.
Un gruppo di bambini si radunò non lontano da lui.
Bisbigliavano e mormoravano e talvolta lo indicavano.
Lui fece del suo meglio per ignorarli,chiedendosi al tempo stesso come approcciarsi a loro.
Forse era stato un errore venire a scuola.
Forse avrebbe fatto meglio a restarsene a casa.
Non aveva immaginato di trovarsi al centro dell'attenzione,di diventare qualcuno di cui sparlare e
non con cui parlare.
Ma proprio allora, arrivò in volo una giovane eterna.
I bambini e i professori si inginocchiarono,poi lei iniziò a parlare ai piccoli.
L'eterna,di nome Gwinth,si avvicinò a Thanos.
"I mortali vorrebbero farti una domanda."disse Gwinth "E onestamente anche io."
E prima che lui potesse rispondere,lei gli chiese: "Perché sei viola?"
Thanos la guardò,lievemente confuso.
Nessuno gli aveva mai posto quel semplice quesito prima.
La ragazzina sembrava più curiosa che spaventata o disgustata.
Eppure era un'eterna,avrebbe dovuto essere la prima a disgustarsi,ancor prima dei mortali.
Forse,suo padre aveva esagerato riguardo alla reazione della gente al suo aspetto.
"Non ne sono sicuro."ammise Thanos "Dicono che è perché sono un distruttore."
"Un cosa?"disse lei.
Mentre parlavano,gli altri bambini si raccolsero attorno a loro.
Thanos tentò di trovare il modo migliore per spiegarlo,ma la verità era che persino lui lo capiva solo
in parte.
Esistevano cose chiamate "energie cosmiche"che rendevano gli eterni ciò che erano.
Qualcosa era andato storto con lui e sua sorella.
"Dove si trova l'energia cosmica?"volle sapere Gwinth che si tastò il corpo per trovarla.
Gli altri la imitarono.
Thanos scrollò il capo.
"È dentro di noi."disse Thanos "È la forza che usi per volare."
Poi gli venne un'idea e una luce gli si accese dentro;qui e ora,gli si era presentata una grande
opportunità.
Aveva l'attenzione di tutti i suoi compagni e di un'eterna che era appena giunta.
E non sembravano impauriti,solo curiosi.
Poteva spiegare loro una parte di sé…
La notte precedente aveva memorizzato la pianta della scuola così da non perdersi.
Ora,condusse il gruppo-erano una decina-lungo i corridoi,fino a un biolaboratorio riservato agli
studenti più grandi.
La stanza non era occupata,al momento,e disponeva di tutto ciò di cui aveva bisogno.
Distribuì il suo seguito attorno ad un banco da lavoro su cui c'era un filtro da microscopio,poi
rovistò in girò finché non trovò una ciotola di plastica trasparente.
Sotto lo sguardo della piccola dea e di quella nidiata di bambini,tutti che trattenevano il
fiato,Thanos fece uscire una parte di energia azzurra dal pollice.
Gli altri trasalirono al formarsi del piccolo fuoco azzurro.
Lui mise l'energia sul filtro del microscopio e la stanza si riempì di luce;la resa olografica della sua
stessa forza divina,ora proiettata in aria.
Un coro di esclamazioni ammirate si levò dagli altri bambini.
Compiaciuto,Thanos maneggiò i comandi per mettere a fuoco e rendere più nitida l'immagine.
Le onde di energia pulsavano e danzavano per la stanza.
I suoi compagni di classe indicavano e ridevano deliziati di fronte allo spettacolo.
"Questa è la mia energia."spiegò Thanos "Facciamo un confronto."
Afferrò la mano della bambina vicino a lui e le chiese di concentrarsi per far uscire l'energia dal dito
indice.
L'energia gialla iniziò ad uscire.
In quel momento Thanos,per sbagliò,urtò 1 di loro,mandandolo a 4 metri di distanza e il piccolo
iniziò ad urlare come se lo stessero sventrando.
Nessuno indicava e rideva più.
Ci fu un'istante di silenzio collettivo,compensato dall'ininterrotto pianto del bambino che urlava per
il dolore e lo spavento,e poi anche tutti gli altri scoppiarono in lacrime,come se fossero stati feriti
anche loro.
Eccola qui,la paura di cui gli aveva parlato suo padre.
Sommerse Thanos,lo avviluppò.
Mollò la mano dell'eterna e si pietrificò in un silenzio sbalordito,mentre le urla attorno a lui si
facevano sempre più assordanti.
Più tardi,Thanos aspettava nell'ufficio del supervisore scolastico,da solo.
Un rumore attirò la sua attenzione e lui sollevò lo sguardo.
A'Lars era in piedi sulla soglia della stanza.
"Questo esperimento è fallito."annunciò suo padre "Vieni a casa."
Quella notte,Thanos uscì furtivamente dal letto e si mise a origliare alla porta del cogitarium di suo
padre,lo studio dove A'Lars trascorreva gran parte del suo tempo assopito in profonde meditazioni.
Attraverso l'uscio,gli giunse una voce che non era quella di suo padre.
"Sai che ti riverisco,divino A'Lars."disse la voce "Tutti lo facciamo..."
"Parla chiaro,allora."disse A'Lars.
"Tuo figlio."disse la voce "Lui è...diverso."
"Esatto."disse A'Lars "Lo hai notato.
Mi inchinò al tuo acume."
Il sarcasmo di A'Lars zittì l'altro per un istante.
Poi:"Forse,esiste qualcosa di più adatto di una mediocre scuola,per il figlio del dio A'Lars."
"Senza dubbio."rispose lui in tono piatto"Grazie per il tuo tempo,la tua considerazione e il tuo
consiglio."
A'Lars chiuse il canale di comunicazione e Thanos,sforzandosi di sentire,udì suo padre
borbottare:"Idioti."
Era a dir poco anomalo ritirare un bambino dalla scuola per farlo educare dai genitori.
Ma l'ombra di A'Lars era lunga e la sua fama smisurata.
Inoltre...tutti sapevano che era meglio così.
Sebbene la specialità di suo padre fosse l'uso dell'energia cosmica, il culto e anche l'intelligenza
artificiale,egli stesso era piuttosto eclettico e si cimentava anche nell'architettura e nella scienza dei
materiali,e questo era il secondo motivo per il quale era divenuto un figura di spicco su Titano.
Il primo motivo erano i suoi poteri cosmici.
Il suolo abitabile sul pianeta era limitato,e A'Lars aveva trovato non solo il modo per sfruttare al
meglio quello spazio,ma anche per proteggerlo dalle vicissitudini della natura.
Le sue abilità gli avevano dato ancora più fama e potere politico anche tra gli eterni,e ciò aveva reso
ancora più umilianti l'assenza e i comportamenti isterici della moglie e la mostruosità di 2 dei suoi 3
figli.
Come padre era gelido,ma come eterno e maestro era stimolante e infinitamente brillante.
Per quanto Thanos non sopportasse di essere stato privato della possibilità di fare nuove conoscenze
e amicizie,doveva ammettere-a malincuore-che A'Lars era un insegnante di gran lunga più adatto
per lui.
Le lodi erano assai rare.
Talvolta,suo padre accennava all'intelligenza del figlio come se fosse un dato di fatto,come se
l'esistenza stessa di questa virtù rendesse le smisurate facoltà mentali di Thanos una cosa
eccezionale e banale insieme.
Le lezioni erano rapide e dovevano essere comprese immediatamente.
"Anche se sei un essere divino,l'intelletto è il tuo principale e migliore strumento."disse suo padre
una volta,durante un insolito momento di condivisione"Un giorno otterrai grandi risultati tra gli altri
eterni,potresti avere il privilegio di essere chiamato Tha-nos.
O magari addirittura T'Hanos,ma ti consiglio di non puntare troppo in alto nella gerarchia divina."lo
avvisò A'Lars.
"Ma io mi sento ancora solo."disse Thanos,sforzandosi di evitare la nota lamentosa nella voce.
Sapeva che suo padre disprezzava questo comportamento puerile.
A'Lars,sconfitto,sospirò.
"Provvederò a..."comunicò.
A'Lars mantenne la parola e provvide davvero a fare qualcosa:portò a Thanos un bambino eterno.
Ne portò alcuni,per la verità,e li fece competere per il ruolo di amico.
Solo uno superò l'esame.
Sintaa era,per definizione,la migliore amica di Thanos essendo anche l'unica.
Snella laddove Thanos era robusto,Sintaa aveva un invidiabile,normalissimo mento ben arrotondato
e la carnagione del colore accettabile delle pesche acerbe.
Era di indole allegra,contrariamente a Thanos,che invece aveva un carattere taciturno e introverso.
Col passare degli anni,Thanos,cominciò a sospettare che A'Lars avesse pagato,insistito o minacciato
la creatrice di Sintaa affinché quest'ultima diventasse la migliore amica di suo figlio.
Suo padre non avrebbe mai ammesso di essere ricorso ad una tattica tanto prosaica e disperata,ma
raggiunta l'età di 10 anni,Thanos fu in grado di capire certe parole e frasi che lo condussero a
formulare questa conclusione.
Spietati,il fato e l'energia cosmica lo avevano maledetto con una mente formidabile,che lo rendeva
ancor più cosciente della sua deformità e della strana natura del suo isolamento.
Da ciò che coglieva dagli ologrammi di notizie e di intrattenimento,comprendeva la profondità della
sua solitudine,ma non poteva fare niente per rimediare.
Nondimeno;Sintaa-a dispetto delle pressioni cui fosse stata sottoposta sua madre,l'eterna minore
Elysius- sembrava apprezzare davvero la compagnia di Thanos.
Di tutti i bambini divini che il padre aveva fatto sfilare davanti a lui per il ruolo di "amico"solo
Sintaa possedeva un sorriso tranquillo,un atteggiamento rilassato e di poche parole e uno scintillio
da birbante negli occhi.
Thanos tentò di non farsela piacere,ma fallì.
"Tu sei la prima cosa portata da mio padre che mi è gradita."disse Thanos agli inizi della loro
amicizia.
Sintaa gli rivolse un ampio sorriso.
Anche lei era troppo sveglia per la sua età,ma non era neppure lontanamente geniale quanto Thanos.
"Io non sono una cosa."gli ricordò "Sono un'eterna."
Thanos emise un grugnito d'assenso "Ma certo."
Giocavano insieme nelle stanza che lui condivideva con il padre,mai in pubblico e mai a casa di
Sintaa.
Thanos aveva inventato un modo per pitturare con la luce,mediante una serie di pennelli digitali che
raccoglievano i fotoni e li immobilizzavano temporaneamente a mezz'aria.
Lui e Sintaa passavano ore a disegnare nel vuoto,a guardare gli sfavillanti,luccicanti
ologrammi,prima che questi decadessero,dissolvendosi come lenti fuochi d'artificio.
"Posso farti una domanda?"chiese Thanos.
Sintaa parve sorpresa.
Si bloccò a metà pennellata.
"Tu non fai mai domande."disse Sintaa "Sai già tutto."
"Vorrei che fosse vero."ammise Thanos "C'è molto che non so.
Soprattutto riguardo a una cosa."
Sintaa si sistemò meglio sulla sedia.
Gli ologrammi scintillavano e danzavano attorno a lui,chimere luminose catturate e trascinate nel
mondo reale.
"Chiedi pure."disse Sintaa.
Thanos esitò.
Per la prima volta in vita sua,comprese cosa volesse dire essere agitati.
"Com'è..."disse infine "...avere una madre?"
Sintaa rise.
"Tutti hanno una madre,Thanos."disse Sintaa.
Se Thanos fosse stato in grado di arrossire,sarebbe diventato paonazzo in quel momento.
"Dal punto di vista biologico si."disse Thanos "E anche gli eterni che vengono creati,normalmente
vengono fatti da una eterna.
Ma com'è averne una,non semplicemente essere nati da lei?"
Gli occhi di Sintaa si raddolcirono.
Aprì la bocca per replicare,poi ci pensò.
Provò di nuovo e richiuse le labbra.
Andò avanti così per un po',prima di ritrovare la voce.
"Non so come descriverlo."confessò Sintaa "Non ho mai conosciuto altro."
Non ho mai conosciuto altro.
Queste parole suscitarono in Thanos un dolore acuto,che non aveva mai provato in vita sua.
Più che le parole,però,fu il tono con cui Sintaa le pronunciò.
C'era calore e conforto nella sua voce,e Thanos capì che era esattamente questo che gli
mancava:l'aiuto di sua madre.
Per quanto ne sapeva,ogni cosa su Titano,mortale e non,poteva godere dell'amore di una madre,a
parte lui.
A quel punto della sua vita,Thanos aveva la corporatura e l'altezza di un bambino più grande.
I suoi scatti di crescita erano frequenti e dolorosi.
Alto quasi un metro e settanta,il suo aspetto era quello di un adolescente e concorreva a mascherare
la mente di un genio.
Il tono della pelle era sbiadito un poco dalla nascita,ma restava pur sempre l'odiata e temuta
colorazione violacea.
Di rado si avventurava fuori dalla casa del padre.
A'Lars gli aveva detto molte volte che era meglio non turbare le persone e io glie lo ricordavo
spesso.
E intanto ero diventata la sua seconda migliore amica.
Così,quel giorno Thanos indossò un mantello che gli nascondeva la testa e gli lasciava il viso in
ombra.
Con l'orlo della cappa che gli faceva da strascico si avvicinò a un edificio non con paura,ma
piuttosto con trepidazione.
Il palazzo in questione era anonimo,basso,tozzo,una vera rarità in una città dominata da torreggianti
grattacieli e strutture che galleggiavano in aria grazie alla tecnologia antigravità.
Sintaa ne aveva sentito parlare dai genitori che lo definivano una sorta di "ospedale".
Thanos sapeva cosa fosse un'ospedale ovviamente:un posto dove si curavano le ferite.
Sui San passava molto tempo in questo particolare "ospedale".
Sua madre era malata?
Un eterno può essere malato?
Per Thanos non era possibile.
Era per questo che non gli permettevano di vederla,tranne quando andavano al tempio?
Ma in quel caso,perché non dirglielo e basta?
Che scopo aveva tutta quella segretezza,quella vergogna?
Non importava.
C'era sua madre,la dentro,e non gli interessava altro.
Indugiò sulla porta appena un attimo.
Era un ragazzino di soli 10 anni,un dio bambino,malgrado la sua intelligenza-o forse proprio a
causa di quella-era cosciente che la sua età abbinata al suo aspetto non gli garantivano grandi
prospettive di successo li.
Sapeva che il rischio di essere allontanato era proprio dietro l'angolo.
Aprì la porta nonostante questo e proseguì.
All'interno,l'aria odorava di ozono,segno che qualcuno aveva generato una forte carica elettrica.
Le mura e i pavimenti erano di colori spenti,imbottiti,e il soffitto era fatto di pannelli luminosi.
Attraversò l'atrio finché non raggiunse un'altra porta.
Aprì anche questa ed entrò.
C'era un uomo la,la fronte aggrottata dello stesso colore dell'erba sbiadita,in un giorno d'autunno.
Indossava la tunica nera e le spalline rosse di un medico,ma la sua espressione era del tutto fuorché
rassicurante.
"Thanos."esordì l'uomo con tono severo "Mi avevano detto che stavi arrivando."
Thanos e Sintaa non avevano parlato a nessuno della sua decisione di andare li.
Per la prima volta nella sua vita,Thanos comprese di essere sorvegliato.
Costantemente.
"Vorrei vedere l'eterna Sui San."disse con tutta l'impetuosità e l'intensità di cui era capace.
"Mia madre."aggiunse.
Il dottore socchiuse gli occhi e una scintilla di pietà parve animarli.
Thanos represse la rabbia che lo pervase.
Non se ne faceva niente della pietà.
"Sono veramente spiacente."disse il medico "Non posso permetterlo."
"Non ti ho chiesto il permesso."replicò Thanos,mostrando tutta la sua indignazione "Come eterno di
titano ti ordino di farmi vedere mia madre."
"L'ordine di un eterno non può contraddire quello di Sui San."disse il dottore e Thanos rimase in
silenzio.
Ora capiva che era lei che non lo voleva avere intorno.
"Di questo dovrai parlarne con tuo padre."disse il dottore con un gesto allusivo "Se non te ne
vai,dovrò chiamare un altro eterno e non voglio farlo."
Parlarne con suo padre...Lo aveva fatto.
Chiedeva di lei fin da quando aveva pronunciato le sue prime parole- "Madre parteciperà?"-,aveva
fatto di tutto fuorché supplicare A'Lars di lasciargliela vedere al di fuori dei loro incontri formali per
i culti,ma ogni possibilità gli era sempre stata negata,vietata,impedita con le parole,gli atti e mancati
provvedimenti.
"Non ostacolarmi."disse lui,e serrò i pugni.
Il medico non rise di fronte a quella scena.
Si schiarì la gola e cominciò: "Chiamerò il divino A'Lars..."
Più che vederla,Thanos percepì una rosseggiante cortina di rabbia dispiegarsi tra se e il resto del
mondo.
Senza riflettere,si avventò sul dottore.
Era un eterno dalla forza smisurata,ed era furibondo e forte,e la forza degli eterni è infinitamente
superiore ai mortali,ma Thanos eccedeva nella forza.
Essendo giovane non sapeva nemmeno come risparmiare le proprie energie.
Il medico lanciò un grido e si tirò indietro quando Thanos partì all'attaccò,saltando addosso
all'uomo e sbattendolo a terra,con facilità estrema.
Nell'attimo che ci volle perché i 2 crollassero insieme sul pavimento,una luce si accese nel petto di
Thanos e qualcosa di pesante e bagnato dentro di lui svanì.
Si sentì più fiero che mai.
Come se il mondo,d'improvviso,avesse un senso.
Fu soltanto un'istante,la frazione di secondo.
La sua mente si svuotò al momento dell'impatto con il suolo e sferrò un pugno alla testa del dottore
trapassando anche il pavimento come niente.
Improvvisamente le mani di A'Lars lo cinsero da dietro di lui e,con un gesto,l'eterno lo scagliò fuori
dalla struttura,facendolo rimbalzare sul suolo più volte,lasciando dei crateri per strada,mentre
Thanos emanava sillabe prive di senso.
Tutta la sua intelligenza ridotta alla crudezza del bisogno e del rifiuto.
Una volta caduta la maschera della cultura,tutto ciò che rimaneva era un animale,una belva scagliata
via da suo padre,mentre i boati inghiottivano le sue grida e i suoi ruggiti.
Più tardi,A'Lars andò a trovarlo nella sua stanza.
Thanos sedeva a terra,in un angolo,avvolto dall'oscurità e fissava le mani che teneva intrecciate in
grembo.
"Il dottore è morto?"chiese con urgenza Thanos "Gli ho fatto troppo male."
A'Lars schioccò la lingua "Il "dottore"è una nuova forma di vita sintetica che ho specificatamente
creato per prendersi cura di tua madre,nei momenti del bisogno.
Progettato con maggiore empatia e compassione.
Congratulazioni Thanos.
Ha trapassato il cranio di una persona che non era neppure viva...e che sin dall'inizio era stata
concepita per non saper rispondere alla violenza."
Thanos si torse le mani.
La loro immagine si annebbiò di fronte ai suoi occhi.
"Quella struttura..."continuò il padre "...è proibita per te,Thanos.
Non te l'ho mai detto,perciò non ti punirò per esserci andato,o per i danni che hai inflitto alla mia
creazione,alla struttura e alla strada."
A'Lars lo scrutò con durezza "Ma se questo dovesse ripetersi,la punizione sarà severa."
Punizione...Thanos sapeva bene cosa volesse dire.
La Stanza d'Isolamento.
Una minuscola camera appena fuori dal cogitarium di A'Lars.
Thanos sarebbe stato segregato la dentro,bombardato costantemente da luci e rumori che
l'avrebbero privato della capacità di pensare.
Era la cosa peggiore che potesse immaginare,la peggiore che avesse dovuto subire.
Eppure…
"Mia madre si trova in quel luogo."disse Thanos senza alzare lo sguardo "Come puoi tenerla
nascosta da me,tranne quelle poche volte?"
"Sei un bambino sveglio."disse A'Lars "Saprai trovare altre cose per tenere la tua mente
impegnata,a parte cercare tua madre.
Lei è irrilevante per te."
"Irrilevante?" gridò Thanos,alzandosi in piedi "È mia madre!"
A'Lars non batté neppure ciglio "Lei ti ha partorito.
Tutto qui.
Le uniche volte in cui ti vedeva era al tempio.
Non significa nulla per te e tu non significhi nulla per lei.
Dimenticala,Thanos."
A'Lars indicò la scrivania e l'interfaccia olografica sospesa sopra e attorno essa "Ritorna ai tuoi
studi.
Hai un intelletto prodigioso,che non dovrebbe lasciarti distrarre da simili preoccupazioni emotive."
Si,il suo intelletto era prodigioso.
Conosceva parole per controbattere alle argomentazioni di suo padre,ma in quel momento,era
ancora soltanto un bambino.
Un bambino che era stato in grado di avvicinarsi a sua madre,ma non abbastanza.
E al momento,non riusciva a riorganizzare le parole per formulare una risposta adatta o
sensata,perciò tornò a guardarsi le mani,fissandole.
"BASTA!"urlò una voce femminile e A'Lars vide Sui San.
"Sui San,cosa..."disse A'Lars.
"No!"disse lei.
"Madre..."disse Thanos e lei ebbe un accenno di disgusto.
"Vedi?"disse A'Lars "Per lei non..."
"Mi può vedere."disse Sui San.
"Ma..."disse A'Lars.
"Se mi cerca può vedermi."disse lei.
A'Lars rimase in silenzio fino a quando non si arrese e se ne andò.
Non ci volle molto.
Suo padre aveva sempre qualcosa di più importante da fare.
Thanos le si avvicinò e lentamente la abbracciò "Madre…
Sei qui..."
"Si."disse lei con un tono di voce appena udibile "E rimarrò con te per sempre.
Non ti farò mai del male,te lo prometto."
Sui San con il tempo di avvicinò sempre più a Thanos.
Gli faceva lunghe lezioni,a volte duravano giorni e Thanos,con la sua smisurata
intelligenza,memorizzò tutto.
Lei si assicurò che sapesse tutto di ciò che aveva costruito per la famiglia e che un giorno avrebbe
potuto governare con lei.
Anche se so che lo faceva solo perché suo padre insisteva,altrimenti non avrebbe mai fatto una cosa
simile.
Si sarebbe fatta solo vedere brevemente,ma A'Lars aveva visto una piccola speranza.
E anche Thanos lo capiva.
Tutto ciò accadeva prima che gli altri fratelli tornassero da lei.
Prima che sua madre li facesse rientrare a casa.
Non era per niente tranquilla quando doveva entrare in contatto con lui.
Eppure Thanos trovò piacevole il tempo che stettero a contatto solo loro 2.
Suo padre era assente come sempre.
Lui e Sui San si sono capiti perfettamente,il che era quasi incredibile.
Mai gli altri 2 erano stati così vicini a lei come Thanos.
Almeno prima che le cose si complicassero ancora.
I legami tra gli eterni erano cari a noi e non avevano restrizioni.
La famiglia esisteva per farsi adorare dai mortali e farsi adorare era tutto.
Non c'era nessun sentimento speciale verso nessun mortale,solo tra noi.
Non che dei mortali non ci importasse.
Servivano come esseri da usare.
Titano fu contattato da un'altra colonia di eterni che chiedeva aiuto per una guerra contro Apokolips
il pianeta dove erano i nuovi dei.
Thanos aveva partecipato allo scontro e poi era tornato in patria.
Il numero dei suoi fedeli aumentò,ma Thanos non ebbe mai dubbi:erano nel suo tempio perché
avevano paura della punizione che potevano ricevere se lo ignoravano.
Una volta Sui San era ad un tavolo di metallo con Eros,Terraxia e Thanos e improvvisamente si
mise la mano destra sul volto e il dito indice sulla tempia.
Quell'incontro era regolare,dato che voleva tenere vicini i suoi figli, sempre in lotta per la sua
attenzione, per ogni secondo di rassicurazione o per lodi verbali, e sì, il danno che potevano fare in
tutto l'Universo se li lasciava incontrollati era grande, senza dubbio, e andava tutto a beneficio di
Titano,o meglio..agli eterni di Titano."
"Madre?"disse Thanos.
Sui San guardò alla sua destra e alzò un sopracciglio in direzione del figlio.
"Qualcosa non va?" disse Thanos "Hai bisogno di qualcosa?"
Dall'altra parte del tavolo, gli occhi di Terraxia si erano ristretti.
Si sporse in avanti,guardando attentamente Sui San,cercando di vedere cosa vedeva Thanos.
Terraxia non capiva mai.
Lui vedeva molto più di lei.
Era contento di aver ottenuto questa piccola vittoria su loro 2.
"Se la mamma ha bisogno di qualcosa lei lo prenderà."disse Eros.
Thanos lanciò un'occhiata ad Eros e aprì la bocca per rispondere,ma non disse nulla però, perché
Sui San si schiarì la gola.
"Non è niente."disse Sui San "Questa sera ho organizzato una cerimonia..."
Eros emise una risatina lenta e si alzò, si avvicinò e baciò la guancia di Sui San.
"Non posso aspettare." mormorò Eros,Sui San ridacchiò e lo allontanò, poi aspettò che se ne
andasse prima di guardare Terraxia.
Terraxia,la sua prima figlia,pur essendo un distruttore, era così bella.
E così letale.
Per molto tempo fu esiliata perché sospettata di aver fatto a pezzi diversi mortali per fare pratiche di
magia nera e di averne sezionati altri per vederne l'interno.
Una cosa del genere era proibita a quel tempo.
Almeno non doveva sapersi.
Sul loro mondo non si poteva combattere o fare azioni simili.
Fuori tutto era permesso,ma su Titano vigeva l'ordine.
Sui San alzò un sopracciglio,l'altra si alzò lentamente e le diede un bacio.
"Voglio che tu guardi i progressi sul pianeta Pandora."le disse Sui San con tono freddo e senza
sorridere "A quanto pare gli elementali di quel mondo hanno lasciato i loro mortali per recarsi nelle
dimensioni spirituali.
Mi aspetto un rapporto completo sulle nostre operazioni li oggi pomeriggio.
Devo sapere se è il momento di mettersi in viaggio verso quel pianeta."
L'unica cosa che si salva di Terraxia è che lei sa quando è sconfitta.
"Sì, mamma, inizierò subito."disse Terraxia.
La dea se ne andò.
"Finalmente la calma."pensò Thanos "Finalmente da solo con porte e finestre chiuse al mondo
esterno. "
Sui San porse la mano a Thanos,lui si alzò, si inginocchiò e le prese la mano.
"Che cosa hai visto,Thanos?"disse Sui San.
"Madre,io..."disse Thanos prima di fermarsi come se non fosse sicuro di cosa dire o, più
probabilmente, si chiedeva come dirlo senza sconvolgerla.
Sui San mise un dito sotto il mento di Thanos che gli fece alzare lo sguardo su di lei,incontrando i
suoi occhi.
"Dimmi."disse Sui San.
Gli occhi di Thanos si spostarono di lato, poi di nuovo verso di lei mentre faceva un respiro
profondo"Hai toccato la tua tempia, madre."
Quello fu l'inizio.
Non accadde subito,passò molto tempo,ma tutto cominciò da li.
Sui San guardò Thanos, poi si alzò, si allontanò da lui, camminando lentamente attorno al tavolo.
"Ti è piaciuto?" disse Sui San, senza mezzi termini "Tu vuoi che io vada fuori di testa vero?
Non te lo permetterò!"
"Non capisco cosa ti succede."disse Thanos "Perché ti comporti in questo modo con me?"
Sui San illuminò i suoi occhi di energia bianca.
La rabbia di sua madre stava raggiungendo un apice di violenza che non era eguagliato da millenni.
Tutto iniziò da li.
Ci sono molti problemi associati all'eternità.
Lui è stato abbastanza sfortunato da provarli.
E non c'è niente di più tragico di una promessa non mantenuta.
Le promesse infrante simboleggiano l'inevitabile degrado delle emozioni, lo sbiadire delle memorie
passate,la rottura interiore.
Come i resti di un'antica civiltà, servono solo come un ricordo del passato, una storia persa per
sempre.
Un filo che tiene insieme 2 persone viene tagliato via,mandandole alla deriva.
Provocano ferite interiori,fanno male,sanguinano, mai per guarire dalla stessa mano che le ha
provocate.
Lei gli aveva promesso che non gli avrebbe mai fatto del male.
Ha promesso che non se ne sarebbe mai andata.
Dire che la Terra era come qualsiasi altro luogo sarebbe come paragonare una super-gigante a una
stella nana e dire che erano uguali.
La Terra avrebbe potuto fornire un raccolto sfuggito alle più selvagge immaginazioni di quasi tutti
gli uomini d'affari, potrebbe portare abbastanza profitti per durare ancora 100000 anni.
La Terra, quindi, non era solo una proprietà .
Era un tesoro.
Era il gioiello della corona della proprietà di Sui San, costruita su un retaggio di ricchezze,fedeli e
rapporti spietati, e ciascuno dei 3 la desiderava.
Ed era stata affidata a lui e lei disse che doveva averla a tempo debito.
Le promesse sono una cosa molto forte per gli eterni di Titano.
Forse lo sono sempre,anche nelle famiglie dei mortali.
Di conseguenza,Thanos non ha fatto promesse.
Se gli fosse stato offerto un accordo, avrebbe risposto che lo avrebbe preso in considerazione non
appena fossero stati pienamente in grado di discutere la questione in toto,sia che si trattasse di nuovi
adoratori,sia che si trattasse di altro.
Se si fanno affari, la faccenda deve essere molto seria, e doveva essere certo che, più che essere in
grado di discutere la questione per intero, erano capaci di portare profitto.
Ma Sui San lo aveva promesso.
Ha fatto la promessa la notte in cui suo padre non era li e Thanos era certo che lei l'avrebbe
mantenuta.
Il tempo era passato e lui non aveva mai dubitato, perché aveva promesso.
Poi gli eterni di Titano si unirono a quelli dell'altra colonia e,insieme a varie razze di mortali da vari
pianeti, andarono su Pandora,un mondo primitivo,dove gli elementali,avevano creato dei mortali e
poi si erano ritirati nelle loro dimensioni.
Quando venne su Pandora,Thanos fu istruito all'arte della guerra su mio consiglio.
Aveva sempre provato interesse per la guerra e divenne un guerriero spietato.
Essendo in una zona con poco controllo,e vedendo che i rapporti con sua madre si stavano
sbriciolando e i rapporti con suo padre erano assenti,Thanos non si frenò più.
Tutta la rabbia e la repressione si scatenarono.
Sui San e Thanos ebbero uno scontro durante uno degli eccessi del figlio,ma alla fine lui le ricordò
la parola data e la riportò alla ragione.
Tempo dopo ci furono scontri,conquiste e battaglie tra Thanos ed Eros e anche una con A'Lars.
Dopo la nostra partenza da Pandora,lei lo ha coinvolto di più nella gestione delle industrie,lo ha
lasciato fare affari, ha fatto del suo nome una leggenda.
Lei lo stava addestrando a controllare ciò che lei aveva comprato,non bastava più farsi venerare,lui
era l'erede che avrebbe fatto prosperare la compagnia fino a quando le stelle si sarebbero sbriciolate
nella polvere.
Tuttavia su Titano,il suo nome significava desolazione.
Era temuto.
Nonostante ciò,si occupava incessantemente dei suoi fedeli e con il tempo se ne affezionò,malgrado
tutto.
In seguito gli fu concessa un'autorità sulla Terra, il che non fu una sorpresa.
Le sue altre proprietà erano più piccole, meno difficili da gestire, e cadde nel nuovo progetto con
una facilità che fece sobbalzare tutti.
Eros divenne geloso,ogni giorno che passava.
Rimase sulla sua nave per visitare le sue proprietà più a lungo, fermandosi su Titano solo durante i
compleanni, se non mai.
Terraxia si faceva meno problemi.
Prese con prudenza la scelta di Sui San e passò più tempo su Cerise, ma non esitò mai a chiamarlo
con qualche notizia che avrebbe potuto trovare di suo interesse.
Era chiaro a chiunque fosse a conoscenza del funzionamento interno della famiglia che lui era il
protagonista dello spettacolo di Sui San,che però ha sempre nutrito un terrore nascosto.
Si prendeva cura di lui e non mostrava mai quello che pensava davvero,almeno non in quei tempi.
Tuttavia la situazione degenerò in altri sensi.
Fece anche altre cose, cose che le madri non facevano di solito, cose che le madri non dovevano
fare.
Cose che avrebbero dovuto disgustarlo, ma ciò non successe.
Non erano dei mortali.
E quello era il secondo problema con l'eternità: i confini tra l'essere un famigliare e qualcosa di più
cominciarono a confondersi.
Mille vite dei mortali passate insieme senza mai cambiare, e si poteva facilmente dimenticare che
uno era la prole e non il compagno, il figlio e non l'amato.
Non c'era un intervallo visibile tra genitori e figli.
La distanza tra genitori e figli c'era, ma i nostri corpi non l'avrebbero mai mostrato, e questo era ciò
che ci avrebbe traditi.
E a lui non dispiaceva essere tradito.
Lei lo tradì in ogni modo possibile, o almeno così pensava.
Ogni linea di convenzioni sociali, ogni cosa che avesse mai conosciuto per certo, ogni momento di
soddisfazione precedente era gettato nel dubbio e spazzato via dalle sue labbra al suo orecchio.
Poi improvvisamente Sui San si ritirò dentro quell'edificio chiamato "ospedale" e non uscì più.
Col passare del tempo,Thanos e Sintaa divennero inseparabili.
Una volta,si avventurarono oltre i confini della Città Eterna e scalarono le colline alla base della
dorsale criovulcanica che la circondava.
Da lassù, potevano vedere tutta la Città Eterna sotto di loro:i fluttuanti edifici ad antigravità,le
svettanti strutture simili ad aghi,con le sommità incoronate da infiorescenze di metallo e vetro,il
nero liscio delle strade congestionate dal traffico solare,e al centro di tutto…
Il MentorPlex!
Composto da oltre 500 piani fuori terra,all'inizio il palazzo era affusolato come uno spillo,poi saliva
incurvandosi in una sinusoide verticale e infine all'apice,si divaricava in un disco perfetto.
Avrebbe fornito alloggio a decine di migliaia di mortali di Titano.
Era stato progettato da A'Lars come suo tempio,come sua casa e come paradigma del nuovo
concetto architettonico della Città Eterna,dove gli edifici erano destinati ad innalzarsi sempre di più
verso il cielo per ospitare il numero sempre crescente di abitanti.
A'Lars supervisionava personalmente i lavori di costruzione ed era ossessionato dall'idea di renderlo
assolutamente perfetto.
"Il MentorPlex è il futuro di Titano"aveva detto a Thanos in un raro momento di condivisione ed
entusiasmo.
Aveva gesticolato a mezz'aria per roteare l'ologramma dell'edificio.
"Se continueremo a costruire strutture di questo tipo,cambieremo il paesaggio e il futuro di Titano
alterando al contempo il profilo della Città Eterna."pensò Thanos.
L'edificio avrebbe generato una quantità smodata di calore e causa del suo fabbisogno
energetico,ma A'Lars- brillantemente,doveva ammettere Thanos – aveva attenuato lo svantaggio
reindirizzando l'ammoniaca semicongelata presente nel sottosuolo dei vicini criovulcani,affinché
fungesse da refrigerante naturale.
Adesso,mentre affondava lo sguardo nella valle e scrutava la città che era l'unica casa che avesse
mai conosciuto,Thanos avvertì un turbamento nella sua anima.
Non riusciva a identificarlo.
Sapeva soltanto che c'era una nota stonata,una discordanza di cui ancora non comprendeva la
natura.
"C'è qualcosa che non va in Titano."pensò Thanos.
"Come hai detto?"chiese Sintaa,e Thanos si rese conto,con sua grande sorpresa,di aver parlato a
voce alta.
Mentire non gli passò neppure per la testa.
Sintaa era sua amica,e gli amici si dicevano sempre la verità.
"C'è qualcosa che non va in Titano."ripeté Thanos "Lo senti?"
Sintaa si strinse nelle spalle.
"Io sento solo il vento dei criovulcani."disse lei "Sei sicuro che siano dormienti?"
"La maggior parte lo è."rispose Thanos vagamente "Ma sul serio,Sintaa,c'è del marcio su Titano.
Spesso,mi è capitato di pensare che fossi io."
"Thanos..."disse Sintaa.
Lui fece un gesto per accantonare la preoccupazione dell'amica "Ora ho capito che è qualcos'altro."
Thanos si alzò in piedi e riprese a contemplare la Città Eterna dall'alto.
Illluminata da milioni di diodi ad alimentazione quantica,la città era tutto un prospetto fatto di
luce,una pulsante scheda madre composta da linee precise e zone di terreno minuziosamente
mappate.
Non esisteva un nome con cui chiamarla,solo la sua stessa definizione,la verità:la Città Eterna.
Anche Sintaa si alzò e cinse le spalle di Thanos con un abbraccio.
"Non ci manca nulla qui."disse Sintaa "Non c'è niente che non va.
Sei solo..."
"Troppo caustico?"disse Thanos.
"Non conosco questa parola..."ammise Sintaa "...ma suona corretta.
Andiamo,Thanos.
Siamo esseri divini con un pianeta super avanzato che ci venera.
La tua industria sta andando bene,hai fedeli che ti venerano su altri pianeti e fai ottimi affari.
Forse è solo perché qui non ti sopportano che ti sembra che qualcosa non va."
Thanos si incupì,lo sguardo puntato davanti a se.
C'era qualcosa che non sapeva identificare.
Ma per la prima volta nella sua vita,non era lui.
Sulla via del ritorno,ai margini della Città Eterna,i 2 incontrarono un caotico marciapiede
mobile,fatto di pedoni.
La mattina e il tramonto erano i momenti di maggior traffico,perché il cambio dei turni di lavoro
della metropoli avveniva proprio durante quegli orari.
Thanos e Sintaa si facevano strada con cautela in mezzo alla calca,procedendo lentamente,ma con
una certa determinazione contro la marea di pendolari.
Ogni tanto qualcuno faceva un inchino ai 2.
Non c'era molto spazio di manovra,e presto,senza rendersene conto,Thanos fu sbattuto contro un
uomo che camminava svelto nella direzione opposta.
Lui era ormai grosso e massiccio,molto più alto dei comuni eterni:l'uomo inciampò,scivolò di lato e
tentò di riappoggiare il piede in cerca di stabilità.
Sfortunatamente suddetto piede gli finì nello spazio tra il marciapiede mobile e la
banchina,facendogli perdere l'equilibrio.
Thanos capì sin troppo bene la dinamica di quel movimento,mentre guardava l'uomo barcollare da
una parte,essere sul punto di riprendersi e poi continuare a cadere.
Capì inoltre cosa volesse dire il sonoro "crac"che seguì,anche prima che l'uomo,adesso riverso a
terra,si afferrasse la caviglia e lanciasse un grido di dolore.
La folla si accorse dell'incidente solo nella misura in cui doveva aggirare l'ostacolo nel flusso di
gente.
Thanos afferrò Sintaa per un polso.
"Dobbiamo aiutarlo."insistette Thanos,trascinando l'amica al lato del marciapiede e di fianco
all'uomo.
Il ferito era ancora a terra in quell'interstizione,la caviglia era piegata in maniera innaturale e
dolorosa.
Thanos si accucciò per esplorare l'area con lo sguardo.
"Ho bisogno che ti alzi in piedi."disse Thanos all'uomo "Ti guariremo noi."
"Sei stato tu!"piagnucolò quello tra i denti serrati.
Strizzava gli occhi per resistere allo strazio "Mi hai fatto cadere!"
Sintaa ribollì di rabbia "Tu sei andato addosso lui.
Siamo 2 eterni,sai?!"
Thanos zittì l'amica con un'occhiata e gli fece segno di dargli una mano,ma Sintaa si rifiutò con
ostinazione,scuotendo la testa e incrociando le braccia sul petto.
"Questo mortale è andato contro di te e ora ti da pure la colpa."disse Sintaa "Non merita nemmeno
una goccia del mio potere cosmico per guarire!"
Così,Thanos infilò le mani sotto la gamba dell'uomo e fece leva nel tentativo di distenderla quel
quanto che bastava per disincastrare il piede dal solco.
L'uomo gridò di rinnovato dolore.
"Smettila di resistere."disse Thanos,lottando contro l'arto che si contorceva "Ti farà male solo per
un momento,poi sarai libero.
Il mio potere cosmico ti guarirà..."
Gli occhi dell'individuo si spalancarono e la paura prevalse sul dolore fisico.
"Che cosa vuoi farmi?"chiese l'uomo "AIUTO!
AIUTO!"
"Ti sto aiutando!"ribatté Thanos.
"Un mortale che piagnucola in questo modo non l'ho mai sentito..."disse Sintaa.
Un altro centimetro,forse 2,e sarebbe riuscito a tirare fuori il piede dell'uomo da quella fessura.
"AIUTATEMI!"strillò quello,con una nuova nota di urgenza e terrore nella voce.
"Sta fermo o prova ad alzarti."insistette Thanos "Posso aiutarti a..."
"FERMATELO!"urlò l'altro "CHIAMATE GLI ALTRI ETERNI!
QUALCUNO LO FERMI!"
"Ehm,Thanos…?"disse Sintaa.
Thanos alzò lo sguardo su Sintaa,poi sulla folla.
Il panico dell'uomo parve spargersi attorno e piombare anche su tutti gli astanti.
La gente si fermava,si voltava.
Fissavano Thanos,che stava cercando di estrarre il piede dallo spazio tra il marciapiede e la
banchina,un'impresa che sarebbe stata molto più semplice,se quella gamba avesse smesso di
muoversi e agitarsi.
"Tu."ordinò Thanos e indicò una persona in mezzo all'assembramento "Va dall'altra parte.
Fagli stare ferma la gamba."
L'uomo non accennò a muoversi.
"Non mi hai sentito?"protestò Thanos "Sta soffrendo!"
Nel vedere che quello non interveniva,Thanos mandò la sua richiesta a qualcun altro,una donna che
era li vicino.
Ma anche lei si ritrasse.
"CHIAMATE AIUTO!"urlò l'uomo bloccato "CHIAMATE QUALCHE ETERNO!
QUESTO MOSTRO MI HA SPINTO A TERRA!
VUOLE STRAPPARMI IL PIEDE!"
"Cosa?"disse Thanos dando le spalle alla gente "Non ho fatto niente del genere!"
"Non l'ha fatto."aggiunse Sintaa,ma era chiaro dall'espressione dell'uomo che quello aveva tutta
l'intenzione di restare testardamente aggrappato a quell'ottusa versione dei fatti.
"Incolpare un essere divino ingiustamente è tra i più gravi reati e sacrilegi che..."disse Sintaa,ma
Thanos le fece cenno di fermarsi con la mano.
E poi,Thanos udì i borbottii della folla.
Colse il suo nome,il nome di suo padre.
Lo avevano riconosciuto.
Ovviamente.
Indossava un indelebile marchio di identificazione.
L'uomo restò accanto a lui,gemeva sopraffatto dal dolore.
Thanos vide una scaglia d'osso fuoriuscire dalla caviglia,insieme a del sangue fresco.
Se solo quel tizio avesse smesso di agitarsi...se solo avesse permesso a Thanos di aiutarlo...
"Preferisci soffrire pur di non..."disse Thanos.
"Thanos."lo interruppe Sintaa,posandogli una mano sulla spalla "È meglio andare.
Questa gente è pura feccia!"
Lui non voleva andare,voleva mantenere il punto,ed era un punto molto convincente.
Ma un tremito nella voce della sua amica lo spinse a riconsiderare la situazione.
Il timore della gente si stava rapidamente convertendo in rabbia e indignazione.
Molto presto avrebbero chiamato gli altri eterni che erano molti,mentre lui era uno.
Lasciò che Sintaa lo aiutasse a rimettersi in piedi,poi insieme si incunearono tra la folla – che si aprì
al loro passaggio quasi con riluttanza – e andarono via.
"Poteva mettesi molto male."osservò Sintaa "Gli altri eterni potrebbero essere poco gentili."
Thanos si meravigliò del commento dell'amica.
Si era messa male.
E per tutte le ragioni sbagliate.
Il mero caso e la dura fatalità della sorte si erano uniti al pregiudizio,e il risultato era stato del tutto
fuorché auspicabile.
Poco dopo Thanos era nel suo tempio e riceveva i fedeli,che gli portavano delle pergamene da
firmare e alcuni,raramente,chiedevano energia cosmica per tornare giovani.
Erano quelli che ancora si rifacevano alle vecchie usanze,gli altri ringiovanivano mediante metodi
genetici,pillole e operazioni.
Thanos fece uscire l'energia azzurra dalle dita ed essa entrò dentro l'uomo davanti a se.
"Basta così."disse Thanos mettendosi le mani sulle tempie per la disperazione di ciò che era
successo prima "Non ce la faccio."
"Basta così!"disse il sacerdote "Per oggi può bastare."
La folla,senza molti problemi,se ne andò,anzi in molti sembravano felici.
Ci sono 3 tipi di divinità:quelli che sono a immagine dei mortali,quelli che sono benvoluti e quelli
che la gente teme più di ogni altra cosa.
Thanos apparteneva all'ultimo gruppo.
Ciò che Thanos aveva fatto su Pandora non poteva essere giustificato,ma su Titano aveva sempre
avuto un carattere calmo.
Mentre stava pensando si avvicinò al suo trono una donna che indossava un lungo abito viola e un
cappuccio tirato giù.
Era una donna giovane,magra,con i capelli neri legati dietro la testa,ma con varie ciocche che
cadevano ai lati del viso.
La sua pelle era pallidissima e le labbra erano spente.
"Su,un ultimo piccolo sforzo."disse la donna e Thanos alzò la testa,mentre lei gli porgeva una
pergamena "Per una tua grande fedele."
La donna aveva una voce calma e gentile.
"Ah...poi si riforma la fila e devo ricominciare."disse Thanos "Oggi ho avuto una pessima giornata."
"Con discrezione,nessuno ti vedrà."disse la donna.
Thanos si alzò "Un'altra firma e mi spezzò in 2.
Mi creda."
"Che delusione,vengo da così lontano..."disse lei che sorrise,avvicinandosi al suo viso con
tenerezza.
Thanos fece un sorriso appena accennato.
Poco dopo Thanos e Sintaa camminarono per la strada.
"Una festa sacra?"disse Thanos "Hai visto che è successo,oggi,vero?"
"Un minuto e te ne vai."disse Sintaa.
Poco dopo Thanos era alla festa e camminando arrivò ad una stanza vuota,con un tavolo di metallo
e seduta al tavolo,di spalle,c'era la donna vestita di viola che lentamente si voltò verso di lui
fissandolo.
"Mi dispiace per prima."disse Thanos che si avvicinò al tavolo.
"No,non fa niente."disse la donna.
"È una situazione difficile per me."disse Thanos.
"Ti capisco benissimo,sono felice di averti conosciuto."disse lei "Ammiro tanto le tue imprese.
Certe volte ho l'impressione...che tu scriva le tue cronache appositamente per me.
Che mi legga quasi nel pensiero."
"Ha con se le pergamene?"disse Thanos.
"Certamente."disse lei che mise una pergamena sul tavolo.
Thanos si sedette e prese una penna "A chi va questa firma?"
"Ad "L"."disse la donna.
" L?"disse Thanos sorpreso.
"Si,sta per Lady."disse la donna.
"Ah..."disse Thanos che firmò.
Lady bevve un liquido da un bicchiere,poi sorrise e prese la pergamena "Grazie.
Ti va qualcosa da bere?"
"Perché no."disse Thanos che andò a prendersi da bere e tornò.
I 2 brindarono,mentre Lady rideva e poi bevvero.
"Mi piacerebbe sapere come tieni tutto a mente?"disse Lady "Prendi degli appunti,ha dei
registratori…?"
"No,io ho un'ottima memoria e comunque a volte utilizzo dei rotoli."disse Thanos "Li porto sempre
al tempio."
"Sempre?"disse Lady.
"Si,mi rassicurano."disse Thanos.
"Vorrei vederli."disse Lady.
"Davvero?"disse Thanos sorpreso.
"Non li apro,se è questo che ti preoccupa."disse Lady sorridendo.
"Va bene...la prossima volta che viene al tempio glie li mostro."disse Thanos "Ne ho 4.
Uno per gli eventi in corso,uno per gli eventi della guerra,uno per l'infanzia e l'ultimo...per i mie
pensieri,le mie opinioni."
"Non dev'essere semplice la vita che stai attraversando."disse Lady toccandogli le mani immense
con la sua mano destra"L'essere un dio,la guerra,i problemi familiari,l'odio di questo pianeta per il
colore della tua pelle.
Immagino che tu sia a rischio di un esaurimento."
"Un esaurimento?"disse Thanos che posò il bicchiere "Direi che è un po' esagerato."
"Forse,ma a volte ti sentirai molto solo."disse Lady.
Thanos sapeva benissimo che aveva ragione,era sempre stato solo.
"Si...in effetti..."disse Thanos vedendole il vestito "Ah...mi dispiace per il suo lutto."
"Lutto?"disse Lady.
"Indossa l'abito viola."disse Thanos.
"Oh,si,giusto."disse lei guardandosi addosso per un momento e poi sorrise "Non ho mai capito il
motivo per cui tutti qui temono il viola.
Questa stupida superstizione."
Era la stessa cosa che pensava Thanos.
Lo aveva sempre pensato,poiché il viola era sempre su di lui.
"Non sa quanto le do ragione."disse Thanos.
"Dammi del tu..."disse Lady.
"Va bene."disse Thanos "Io sono sempre..."
"Sempre stato emarginato."disse Lady.
"Già e sto cercando di scoprirne il motivo."disse Thanos "Voglio capire com'è cominciato quest'odio
sul colore viola.
Ho dato iniziò a degli scavi archeologici tra le rovine antiche di titano.
Risalgono a 3000 anni fa.
Forse avrò una risposta."
"E chi lo sa."disse Lady sorridendo.
Tornato a casa,Thanos aveva un'aria così avvilita e uno stato d'animo così lacrimoso che persino suo
padre non poté fare a meno di notarlo.
Con un sospiro rassegnato,A'Lars gli chiese malvolentieri che cosa avesse.
Quando Thanos gli raccontò gli eventi accaduti su quel marciapiede,A'Lars si limitò a scuotere la
testa.
"Avresti dovuto essere più accorto."disse A'Lars,e tornò subito al suo lavoro.
Thanos prese una decisione seduta stante:si sarebbe avventurato all'esterno solo se strettamente
necessario.
Non aveva senso fare altrimenti.
Poco dopo si distese sul letto.
In quel momento apparve l'immagine mentale di Sintaa nella stanza "Sei pronto?"
"No,per niente,sono depresso."disse Thanos.
"Un giro ti farà bene."disse la faccia spirituale.
Poco dopo i 2 erano seduti dentro un mezzo rettangolare volante di metallo.
"Com'è andata la giornata al tempio?"disse Sintaa.
"Hai fatto bene a non venire."disse Thanos malinconico"Ho l'impressione che i fedeli vengano solo
perché temono ripercussioni.
E la tua giornata?"
"Splendida."disse Sintaa "Come al solito."
Thanos era quasi invidioso di tali giornate stupende passate dagli eterni che sembravano sempre
contenti e forse lo erano.
"Ho incontrato una donna molto interessante."disse Thanos con un mezzo sorriso guardando davanti
a se.
"Thanos..."disse Sintaa girandosi e sorridendo "Adesso siamo passati alle mortali?"
Thanos non poté trattenersi dal ridere "Sii seria.
Abbiamo parlato tutta la sera.
Molto piacevole.
È una che ti sa ascoltare.
È attenta agli altri."
"È raro trovare chi sa ascoltare."disse Sintaa seriamente "Sopratutto su Titano.
E come si chiama?"
"L."disse Thanos.
"Come?"disse Sintaa stupita "L?"
"Sta per Lady."disse Thanos.
"Quindi non ti ha detto il suo nome."disse Sintaa.
"No."disse Thanos.
La mattina dopo i 2 camminavano dentro un parco,pieno di alberi e vegetazione.
"Ora che tua madre non c'è..."disse Sintaa.
"Mi manca."disse Thanos.
"Certo che ti manca."disse Sintaa "Ma hai campo libero."
Thanos la guardò sorridendo.
"Per venire qui?"disse lui sorridendo.
"Anche per questo."disse Sintaa "Ma volevo dire per aumentare i fedeli.
Sono mesi che ti occupi solo dell'archeologia e vai raramente al tempio.
Forse dovresti ricominciare,no?"
L'archeologia per Thanos era importante.
La sua mente gli diceva che per risolvere un problema,avrebbe dovuto trovarne le cause.
A quel punto forse avrebbe potuto far cambiare idea alla gente e agli eterni.
"Pensi che non faccia niente quando mi occupo del passato?"chiese Thanos.
"No,ma ti conosco."disse Sintaa "E poi vai a rilento.
Si,ti prende tempo,ma sei esitante."
"È una cosa importante per me."rispose Thanos "Se trovo l'origine della superstizione sul viola
forse posso farci qualcosa."
"Si,ma non è rilevante."disse Sintaa "Pensi di convincerli facilmente con delle ricerche?"
"No,per niente."disse Thanos "Ma tenterò."
Anni dopo Thanos si trovava sulla cima del MentorPlex.
Stava ammirando la distesa della Città Eterna sotto di lui,e le ondulate colline ancora oltre,dove un
decennio prima lui e Sintaa si erano seduti a osservare i robot fluttuanti affaccendarsi attorno a
quello stesso edificio,il luogo in cui adesso viveva con suo padre.
A'Lars aveva riservato per se l'ultimo piano del MentorPlex,come suo tempio e come casa.
Ovviamente.
Era scontato che suo padre avrebbe voluto guardare dall'alto il resto di Titano,così come guardava
dall'alto il suo terzo figlio.
Thanos immaginò di poter scorgere il punto esatto dove si era seduto quel giorno,anche se sapeva
che era solo un'illusione.
10 anni erano passati in un batter d'occhio,e lui aveva trascorso tutto quel tempo a sforzarsi di
documentare le puerili maniere del passato per proiettarsi nel futuro.
Si era applicato negli studi con una diligenza e un'intensità di cui persino suo padre si era accorto.
Comprendeva la complessità della fisica e della biologia,dell'astronomia e della chimica.
Sapeva riconoscere le stelle e i pianeti dando una sola occhiata al cielo notturno,era in grado di
manipolare i vari tipi di energia per creare immagini straordinariamente realistiche,capaci di parlare
e muoversi con una fedeltà che superava di gran lunga i rozzi ologrammi della tecnologia titaniana.
Sapeva esaminare i tessuti viventi a livello subcellulare,maneggiare i mitocondri e i lisosomi per
generare nuove vite.
E aveva fatto del suo meglio per dimenticare Sui San.
La sua mente,se adeguatamente stimolata,riusciva a fare molte cose,e così si era imposto di
scordarsi di lei.
Ma era impossibile.
Riusciva ad accantonare il pensiero di sua madre per settimane o mesi di fila,ma poi tornava
sempre.
Sognava il suo volto,enorme,sofferente e bagnato di lacrime.
Era l'espressione della donna al momento della sua nascita,supponeva.
Nessuno poteva richiamare alla memoria l'istante in cui era venuto al mondo,questo lo
sapeva;eppure,il sogno tornava a visitarlo con spaventosa regolarità ed era convinto che fosse un
ricordo,non un invenzione della sua mente inconscia.
2 anni prima,aveva finalmente ottenuto la prova tangibile che A'Lars aveva corrotto la madre di
Sintaa affinché la figlia diventasse sua amica:un alloggio nel tanto richiesto MentorPlex subito dopo
il suo compleanno.
A'Lars non aveva detto una parola quando il figlio gli aveva sbattuto in faccia l'evidenza,ma da
allora Thanos non aveva più visto Sintaa e aveva passato gran parte del suo tempo a
casa,dedicandosi ai suoi incessanti studi.
Tuttavia,a volte, riceveva messaggi da Lady.
In seguito,la solitudine era stata più forte della sua reticenza e in quei 2 anni Thanos aveva provato
ad uscire e a stare tra la gente.
Ma non sopportava le espressioni sui volti delle persone,il malcelato orrore,la palese repulsione.
L'unica che gli parlava normalmente era Lady,quando si vedevano al parco o si incontravano da
qualche parte,sempre gentile,sempre amichevole e dolce.
La decisione che aveva preso tanti anni prima era stata quella giusta.
Si chiedeva:ma era davvero così mostruoso?
Era davvero una creatura tanto abbietta?
O era solo il modo in cui gli altri lo percepivano?
Un'occhiata-di malavoglia-ad uno specchio qualsiasi poteva dargliene conferma.
Si.
Si,lo era.
Nondimeno,si interrogava:possibile che le cose talmente semplici e futili quanto il colore della sua
pelle e la forma squadrata del suo mento sproporzionato e solcato incutessero a tutti tale paura?
Il popolo di Titano-il suo popolo!-era forse così vigliacco da lasciarsi spaventare da qualcosa
che,letteralmente,non andava oltre la facciata?
I mortali di Titano erano troppo sofisticati per restare aggrappati ad antiche superstizioni,eppure
ancora associavano il viola al concetto di morte e di sfortuna,come se le proprietà fotorefrattive di
una sostanza avessero qualcosa a che fare con…
Sospirò.
Si sentiva esausto persino a pensarci.
Non poteva credere che fosse vero.
Doveva esserci dell'altro.
Sapeva di essere...diverso.
Oltre all'aspetto fisico,la sua intelligenza lo distingueva da tutti gli altri.
Diventava di giorno in giorno più perspicace e acuto.
Comprendeva sempre più cose,ma mai la paura che gli altri provavano per lui.
Il disgusto che avvertiva in A'Lars?
Si,quello lo capiva.
E Sui San...beh...lei aveva il terrore di lui,tanto che alla fine era scomparsa.
Era una sciagura,lo sapeva,e crescendo era divenuto ancora più minaccioso.
Le spalle si erano allargate.
I muscoli si erano gonfiati.
Era un bruto immenso,un potere divino,una forza inarrestabile,una mente geniale intrappolata nel
corpo nerboruto di un lavoratore gigante.
Lui non incedeva con grazia,i suoi passi facevano tremare i muri.
Anche quando prestava la massima attenzione,urtava la gente con le spalle e i gomiti senza volerlo.
Da tanto tempo,ormai,aveva smesso di chiedere scusa.
Tanto nessuno lo ascoltava.
Ma non poteva continuare così.
Ben presto,avrebbe dovuto trovare la sua strada nel mondo,non sopra di esso.
Sarebbe dovuto entrare a far parte della Città come dio permanente,come se stesso.
Ma in che modo poteva riuscirci,se veniva rifiutato?
In un insolito momento di assoluta disperazione,pose ad A'Lars questa stessa domanda.
Cercava una spiegazione,un barlume di saggezza che poteva essergli sfuggito fino a quel
momento,qualcosa da impiegare per cambiare i cuori e le menti di Titano.
Accadde una notte in cui A'Lars andò a fargli visita nella sua stanza.
Era tardi,Thanos era esausto e gli occhi gli bruciavano per quanto aveva pianto,dopo aver passato
ore a studiare la sua energia cosmica,senza chiarire in alcun modo perché fosse diventato una
creatura simile.
Forse,con una parte di energia di sua madre…
Seduto alla scrivania,si accasciò sulla sedia,poi posò la fronte stanca sul palmo della gigantesca
mano.
Se neppure il suo genio riusciva a decodificare la sua stessa aberrazione,era inutile.
A'Lars,come sempre,entrò senza bussare o chiedere all'intelligenza artificiale della casa di
annunciarlo.
La sua voce colse Thanos di sorpresa,e lui resistette all'impulso di sobbalzare per lo spavento.
"Volevo solo ricordarti che domattina partirò per il Cratere di Rakor."gli disse il padre "Starò via 3
notti per il sopralluogo geografico.
Fa in modo di..."
"Restare a casa."brontolò Thanos "Si.
Lo so.
Restare in casa il più possibile,onde evitare che la sola vista di me metta a soqquadro l'intera società
titaniana.
È una lezione che ho appreso."
"Prendo nota del tuo sarcasmo."disse A'Lars "E non lo apprezzo."
Thanos ruotò sulla sedia verso suo padre "Loro mi odiano,padre!
Hanno paura di me!
E non ho fatto niente per meritarlo!
Niente di niente!"
"Si."disse A'Lars "E non puoi farci nulla."
Come al solito,l'empatia di A'Lars era inesistente.
Thanos emise un lamento e si alzò in piedi,sbracciandosi mentre parlava.
"Perché?"disse Thanos "Che ho fatto di male?"
A'Lars incrociò le braccia sul petto e scrutò il figlio con freddezza "Lo hai detto tu stesso:niente.
Ogni specie nell'Universo teme istintivamente il suo predatore."
"Predatore?"disse Thanos che gemette ancora,esasperato,angosciato "E chi avrei aggredito?"
Per un attimo,il ricordo della sua visita all'ospedale gli balenò nella mente.
In verità,in seguito,aveva appreso che si chiamava "clinica psichiatrica",e non era un luogo dove si
curavano le ferite e le malattie fisiche.
Ma mai una clinica aveva ospitato e accudito un'eterna.
La reminiscenza di ciò che aveva fatto era vivida e realistica come fosse appena accaduto.
Il sangue artificiale,così viscido sul suo pugno…
Ma A'Lars era il proprietario dell'istituto e dei sintetici che lo mandavano avanti,e aveva insabbiato
l'episodio di rabbia infantile di Thanos.
Nessun altro lo sapeva.
"Sei intelligente."disse suo padre "E la tua intelligenza porta con se una separazione,un distacco
dagli altri.
A livello inconscio, la gente lo avverte e lo interpreta come una forma di crudeltà.
Come una minaccia.
Se poi a ciò si somma il fatto che sei un eterno e si aggiunge il tuo...aspetto,ecco che provano paura.
E inevitabilmente,ciò che temono,odiano."
Il padre lo spiegò in maniera così razionale e gelida che Thanos smise fugacemente di considerarlo
un problema grave.
Ma poi assorbì il vero significato di quelle parole e afflosciò le spalle nel comprendere cosa volesse
dire A'Lars esattamente.
"Quindi non posso fare niente."disse Thanos "Mi odiano senza ragione,perciò non esiste alcuna
logica che possa applicare,nessuna argomentazione da addurre,per far loro cambiare idea."
"No."sentenziò A'Lars con irrevocabile finalità "Toglitelo dalla testa.
Sei quello che sei,il mondo è quello che è,e tu non puoi cambiare nessuna delle 2 cose."
"Ma allora che farò nella mia vita?"gridò Thanos "Come faccio a trovare la mia strada,se sono tanto
detestato e temuto?"
A'Lars rimase immobile e in silenzio così a lungo che Thanos si chiese se non fosse finalmente
riuscito a zittire il grande dio.
Fu pervaso da una folle soddisfazione e le sue labbra si curvarono in un sorriso.
Ma alla fine il padre si strinse nelle spalle "Tutte le creature trovano la propria strada.
Persino il letame ha un suo scopo.
Anche tu troverai il tuo."
Prima che potesse rispondere A'Lars se ne andò,seguito dal suono della porta che si chiudeva dietro
di lui,e Thanos era rimasto da solo,con quell'inutile sorrisetto sghembo e la certezza che suo padre
lo ritenesse un mucchio di letame.
Il giorno dopo Thanos era seduto, aveva davanti a se delle schermate ed apparve un rettangolo
luminoso,segno che qualcuno lo chiamava.
Era sorpreso,dato che nessuno lo aveva mai chiamato.
Thanos ci cliccò sopra "Si?"
"Salve."disse una voce femminile "Sono Lady."
"Ah..."disse Thanos sorridendo e alzandosi.
"È un po' folle chiamarti così,lo so."disse lei "Non sapevo se farlo o meno."
"Nessun problema."disse Thanos.
"Per caso sei libero,per andare al parco?"disse Lady.
"Ah,si."disse Thanos sorridendo.
Poco dopo Thanos era arrivato al parco.
Lady lo aspettava seduta su una panchina come sempre,davanti ad un ruscello.
Thanos sorrise vedendola e si avvicinò.
La donna indossava lo stesso vestito viola.
"Scusami,avevi di certo qualcosa di meglio da fare."disse Lady sorridendo.
"No,assolutamente."disse Thanos "Le mie giornate sono solo impegno,quasi 0 rapporti.
Mi fa piacere vederti.
Abbiamo sempre parlato di me,ma io non so niente di te."
"Non c'è niente di interessante."disse Lady voltando la testa leggermente,ma mantenendo un
atteggiamento gentile.
Thanos pensò a quella frase.
Evidentemente lui non era l'unico ad essere solo.
D'altronde da quando la conosceva non l'aveva mai vista in compagnia di qualcuno.
Erano come 2 fiamme sole che si erano trovate.
"Per me si."disse Thanos "Ma se non vuoi..."
"Io osservo gli altri."disse Lady "O meglio,io osservo le morti degli altri."
"Una addetta agli obitori?"disse Thanos.
"In un certo senso."disse lei "Ho un ruolo che mi fa sembrare come invisibile.
Ci sono abituata."
Anche Thanos avrebbe voluto non essere visto.
Almeno non avrebbe veduto quelle espressioni di disgusto sulle facce della gente.
Ma su di lei non c'era paura ne disgusto.
"Tu non hai...mai avuto paura di me?"disse Thanos.
"Paura?"disse Lady guardandolo "Perché mai?"
"Il mio aspetto mette paura."disse Thanos.
"Tesoro,sei bellissimo."disse Lady.
Thanos la guardò per qualche istante e rimase quasi bloccato,poi fece un mezzo sorriso.
"Grazie."disse Thanos.
"È la pura verità."disse lei.
Questa donna non lo temeva,ma era...attratta?
La conversazione andò avanti e Thanos parlò di suo padre,mentre la donna lo ascoltava con molta
attenzione.
"Io e mio padre siamo come 2 estranei,malgrado viviamo insieme."disse Thanos "Mia madre era
tornata a casa da quell'istituto,ma ora ci è tornata,presumo di sua volontà.
Forse li la aiutano meglio che a casa.
Mio padre ha sempre detto che avrebbe "provveduto a tutto" e in un certo senso lo ha fatto,ma...con
la freddezza di un uomo di affari."
"Mi spiace."disse Lady.
"Io ho paura di farmi vedere in giro."disse Thanos "Per via di come reagisce la gente."
"Lo so."disse lei "Sono dei pazzi per i miei gusti.
E pure fanatici."
"Già,non capisco perché."disse Thanos "Mi è sempre stato detto che il viola era il colore della
Morte,e che gli eterni l'avrebbero scacciata fino alla fine dei giorni."
"Si,conosco la litania che gli dei si fanno cantare nei loro templi di metallo."disse Lady "Cosa
vogliono saperne loro della morte.
Ma tu non mi dici tutto."
Thanos,sorpreso,la guardò.
"I rapporti che hai avuto con tua madre?"disse Lady "Intendo quelli riservati."
"Chi…."disse Thanos.
"Lo sanno tutti."disse Lady.
"Lo sanno tutti?"disse Thanos.
"Tra gli eterni è una cosa che viene accettata e poi un'eterna come Sui San si sa chi frequenta."disse
Lady "O chi frequentava.
I tuoi fratelli sono andati via tutti,non è vero?"
"Si,mi hanno lasciato."disse Thanos "Ognuno ha le sue proprietà e viene qui raramente.
Ultimamente non si sono più visti.
Eros è sempre geloso del fatto che ho ereditato un pianeta che voleva e Terraxia...beh lei ha la mia
stessa malformazione.
Si dedica alla guerra e..."
"E alle orge in massa,lo so."disse Lady "Quello che fanno gli eterni è ben conosciuto."
"Devo andare ora."disse Thanos alzandosi "Spero di rivederti in giro."
"Mi rivedrai sempre in giro."disse lei "Forse prima di quanto pensi."
Il tempo passò.
E così Thanos se ne stava da solo sulla vetta del MentorPlex,in cima al mondo.
In lontananza,i robot scivolavano e fluttuavano nel vuoto,trasportando lastre di titanio e alluminio
da innestare nell'ossatura centrale di quello che sarebbe stato il MentorPlex 2,in costruzione
all'interno dei resti del Cratere di Rakdor.
Altro spazio abitabile per altre persone.
Thanos ricevette una chiamata e rispose.
"Sei a casa?"disse Lady.
"Si, sono a casa."disse Thanos.
"Vorrei invitarti a cena da me."disse Lady "C'è una casetta di metallo dentro il parco,io abito li."
"Davvero?"disse Thanos.
Thanos non ricordava di aver mai sentito parlare di un'abitazione nel parco,e lui li ci andava spesso.
Forse ora capiva perché lei era quasi sempre li.
Si teneva vicino casa.
"Va bene,ci verrò."disse Thanos.
Thanos,una sera si recò nel parcò e trovò un'abitazione di metallo.
Aveva con se un fiore.
Suonò il pulsante e lei gli aprì.
"Ben arrivato."disse Lady accogliendolo con un sorriso.
Entrando trovò una sala da pranzo con un tavolo di metallo enorme,ma vuoto.
"Sono il primo?"disse Thanos "Pensavo di aver fatto tardi."
"Per niente."disse Lady.
"Comunque,questo è per te."disse Thanos.
"Avevo detto niente regali e niente fiori."disse Lady.
"Scusami."disse Thanos.
Lei gli mise la mano sinistra sul volto e gli fece cenno di abbassarsi.
Thanos lo fece e lei gli diede un bacio sulla guancia sinistra,poi gli parlò all'orecchio destro "Non
preoccuparti,ti perdono."
Quel gesto turbò molto Thanos,ma in senso positivo.
Si sentiva bene e per qualche ragione la donna gli ricordava la madre.
"I miei fiori preferiti sono le rose nere."disse Lady.
"Nere?"disse Thanos.
"Si."disse Lady.
Thanos sapeva che cos'erano le rose:un fiore di rara bellezza importato da altri mondi dai mortali
che lo servivano al di fuori di Titano,gli unici che non lo temevano.
Ma mai aveva udito di rose che avessero il colore della notte,il nero.
I 2 erano seduti su un divano poco dopo.
"Potrebbe essere il "dopo"il contenuto del nuovo papiro."disse Lady.
"Cosa?"disse Thanos.
"Quello che sta succedendo negli ultimi tempi."disse Lady sorridendo.
"Grazie,ma sto lavorando su degli scavi archeologici nella zona desertica di Titano."disse
Thanos"Sembra che la prima setta che abbia venerato mio padre,quando giunse su Titano millenni
fa, vivesse in quella zona.
Mio padre non mi ha mai voluto rivelare molto al riguardo e la storia passata degli eterni è nota solo
ai più anziani che se la tengono stretta.
So che la superstizione del colore viola viene da li,da quel gruppo.
Lo ha fondato mio padre."
"Oh,l'archeologia non fa per te,e poi potresti provare a frugare tra i suoi papiri sacri."disse Lady.
"È troppo furbo per darmene la possibilità."disse Thanos.
Lui aveva pensato di frugare tra le cose di suo padre fin da quando era piccolo,anche se il motivo
all'epoca era sua madre.
"E poi ancora non riesci ad accettarti?"disse lei "Ormai sei già oltre quello.
Fattene una ragione e basta."
Poco dopo Lady apriva una bottiglia "Va bene.
Ormai non verranno.
Sarà una cena per 2."
"Aspettiamo un po'?"disse Thanos.
"No."disse lei.
"Chiama,almeno siamo sicuri."disse Thanos.
"No,fatica sprecata."disse Lady che versò da bere "Li ho invitati come ogni anno e come ogni anno
non sono venuti."
Thanos si sentì dispiaciuto per lei.
In qualche modo gli ricordava la sua condizione.
"Anche a casa mia non viene mai nessuno."disse Thanos.
Lady lo abbracciò "Vieni qui.
Per fortuna che sei venuto.
Non sai cosa significhi per me."
Quando i 2 smisero di abbracciarsi i loro visi restarono vicini per qualche istante.
Una volta terminata la cena Thanos le diede dei fogli "Questi sono i pochi dati sulle scoperte
archeologiche che ho ricevuto.
Vorrei che li vedessi.
Mi farebbe molto piacere una tua opinione."
"Promesso."disse Lady.
Il giorno dopo,una nota squillante risuonò,e Thanos si volto sorpreso verso la porta.
Suo padre non c'era,lo sapevano tutti;eventuali visite erano immotivate.
Per un momento Thanos pensò che fosse Lady.
La telecamera dell'ingresso mostrò Sintaa,che spostava nervosamente il peso da un piede all'altro
durante l'attesa.
La sua amica era sempre giovane,come tutti gli eterni,in un'età compresa tra i 18 e i 20 anni.
I suoi capelli erano lunghi e setosi,accorciati a mo di spuntoni sul davanti e sulla parte posteriore
della testa,il resto era liscio e gli scendeva sulla nuca e sulle spalle.
Aveva un atteggiamento spontaneo e disinvolto,una rilassatezza che Thanos invidiava.
"Che ci fai qui?"domandò Thanos,pigiando il pulsante che gli permetteva di comunicare con il
corridoio esterno.
Sintaa si guardò attorno finché non individuò le telecamere,poi fissò direttamente lo spioncino
digitale "Che domanda ridicola.
Soprattutto da parte di un genio.
Sono qui per vederti."
Thanos arricciò le labbra.
"Vattene."disse lui e spense il dispositivo video.
Un momento dopo,la porta tremò negli infissi sotto una raffica di colpi.
Sintaa,quella zotica,si era messa a battere il pugno sull'uscio.
Thanos riattivò la telecamera e la osservò sbalordito.
"Fammi entrare!"sbraitò Sintaa,le sue urla erano a stento percettibili attraverso la porta "Non me ne
andrò finché non mi avrai fatto entrare,Thanos!
Non costringermi a buttare giù la porta.
Ricorda che sono un'eterna!"
La repentina irrazionalità di Sintaa scatenò un conflitto in Thanos,quello tra l'indignazione e la
preoccupazione.
Dopo un'altra serie di colpi insistenti,Thanos cedette e aprì.
Incorniciata dal riquadro d'ingresso,Sintaa riuscì ad esibire un sorrisetto obliquo.
"Ecco!"disse lei "Ci voleva tanto?"
Vedendo che Thanos non diceva nulla aggiunse "Questa è la parte in cui dovresti invitarmi a
entrare."
"Entra…?"disse lui.
Era più una domanda che un invito,ma Sintaa la interpretò come un benvenuto e varcò a grandi
passi la soglia,passandosi una mano sulla nuca per aggiustarsi i capelli.
"Grazie."disse Sintaa.
L'anticamera era spaziosa e disadorna,in pieno stile titaniano.
Le mura curvavano dolcemente dal pavimento al soffitto e davano la sensazione di stare racchiusi
all'interno di un grande e accogliente uovo.
Un'intera parete era occupata da una vetrata enorme,che seguiva la linea delle pareti con
inappuntabile precisione.
I mobili galleggiavano a mezz'aria.
Sintaa scelse una poltrona fluttuante da cui poteva ammirare il panorama della Città Eterna e si
sedette.
Come da programma,un tavolino volante gli scivolò davanti e si fermò.
Thanos sapeva che c'era tutto un rituale da seguire quanto si ricevevano ospiti in casa,in particolare
se erano eterni.
Lui non lo aveva mai fatto per nessuno,ne altri lo avevano mai fatto per lui,però aveva letto
qualcosa a proposito.
Così,spedì in dispensa uno dei suoi androidi-bambini potenziati-ora riprogrammato per servire da
cameriere-affinché andasse a prendere qualche fetta di torta e dell'acqua al miele.
Nel frattempo,attese in silenzio,con le mani incrociate dietro la schiena.
Sintaa,da parte sua,sembrava del tutto a proprio agio e studiava Thanos con un sorriso
imperscrutabile.
"Pensavo..."cominciò Sintaa,ma Thanos lo interruppe alzando una mano.
"La consuetudine vuole che attendiamo i dolci."disse lui.
Sintaa scrollò le spalle.
Un istante dopo,l'androide ritornò con un vassoio di cibi e bevande.
Thanos lo prese e si fermò di fronte alla sua ex amica.
"Perché sei venuta qui,Sintaa?"disse Thanos "Mio padre non ha più nessun obbligo nei confronti
della tua famiglia."
L'espressione di Sintaa si inacidì "Da quando gli hai detto che sapevi dell'accordo con mia
madre,tuo padre non mi ha più permesso di vederti.
Ho tentato diverse volte,ma me lo ha sempre impedito.
Era costantemente qui o nei paraggi,oppure venivo a sapere della sua assenza quando ormai era
troppo tardi.
Così,non appena ho sentito che sarebbe,partito per alcuni giorni,sono venuta subito."
Thanos posò il vassoio sul tavolino e si sedette davanti a Sintaa.
"Perché?"disse Thanos.
Sintaa ridacchiò e scosse la testa "Perché,brutta sciagura violacea,tu mi piaci sul serio.
Sei mio amico.
Ed è ora che tu conosca altri eterni,oltre a me.
Vivi quassù in isolamento completo,intrappolato nel palazzo di titanio di tuo padre,e non sai
neppure interagire con le persone.
Perciò ho intenzione di prestarti qualche mio amico.
Che ne pensi?"
"Non credo che questo faccia parte d'accordo con A'Lars."disse Thanos.
"Al diavolo A'Lars!"esclamò Sintaa con appagante soddisfazione,come se avesse atteso anni per
dirlo e solo adesso avesse trovato le parole "Quelli delle generazioni più antiche di Eterini sono i
peggiori.
Non ha mai stretto alcun accordo con me,hai capito?
L'accordo l'aveva con mia madre.
Quello che c'era..."e mosse la mano avanti e indietro per indicare se stessa e Thanos "...era reale."
Reale.
La realtà della sua amicizia con Sintaa gli era sempre parsa problematica e fragile.
Thanos congiunse le dita delle mani di fronte a se e si chinò in avanti,pensieroso.
Non riusciva a immaginare una situazione in cui a Sintaa sarebbe tornato utile mentire.
Non riguardo a questo.
Spremette le portentose meningi e ,in un folgorante,subitaneo istante di rivelazione,capì che non
aveva bisogno di usare il cervello.
Qui non si trattava del sapore dei quark,dello spin degli elettroni,della creazione degli
enzimi,dell'energia cosmica e mistica o dei piani di clivaggio dei cristalli.
Qui entrava in gioco l'emozione.
La logica non poteva essere applicata.
Non era applicabile.
"Sei mia amica."disse Thanos con estrema lentezza.
Sintaa applaudì,e addirittura strinse le labbra per lanciare un fischio acuto e penetrante.
"Finalmente l'ha capito!"disse Sintaa "Signore e signori,il giovane dio genio di Titano ci è
arrivato!"
La sua pelle non poteva mostrare rossore,tuttavia Thanos sentì il sangue affluirgli alle guance.
Girò la testa altrove.
"Idiota."disse Thanos.
"Un idiota con un bel programma per la serata."disse Sintaa che balzò in piedi e afferrò Thanos per
un braccio "Andiamo."
Il cielo non si oscurava mai del tutto sulla Città Eterna.
La città stessa sembrava fatta di luce,le brillanti superfici venate di tubature luminescenti che
splendevano ancora più fulgide con l'attenuarsi del giorno.
Si incamminarono fuori dal MentorPlex.
Il cielo era ingombro di navette e aereozattere,ostruito dal traffico artificiale.
A terra,sui marciapiedi,la situazione non era migliore.
Thanos,troppo alto e troppo robusto,era conscio di quanto fosse sconcertante la sua presenza.
La gente che percorreva i caotici,affollati marciapiedi cercava di stargli alla larga,spostandosi per
lasciarlo passare,finendo addosso e sopra le altre persone.
E nonostante questo,vide che era impossibile impedire alle sue spalle e ai tuoi gomiti di urtare
rudemente i passanti,ai suoi piedi di schiacciare i piedi degli altri.
Tentò di non farci caso.
Era concentrato su un altro pensiero.
Si chiese cosa sarebbe successo se si fosse verificata un'emergenza improvvisa.
Se tutta quella calca avesse dovuto mettersi a correre.
Sarebbe stato il caos.
"È zeppo di gente."si lamentò Thanos "Peggio di com'era un tempo.
Di solito,non mi spingo così lontano da casa.
Non me ne ero accorto.
Dall'alto non si vede."
"Ecco perché dovresti mettere il naso fuori,di tanto in tanto."scherzò Sintaa al suo fianco,facendosi
strada in mezzo a un gruppo di persone che procedevano nella direzione opposta.
"Già tempo fa pensavo fosse impraticabile,ma così..."disse Thanos.
"La situazione migliorerà dopo la costruzione del MentorPlex 2 e del MentorPlex 3."disse
Sintaa"Tuo padre non sarà un granché come genitore,ma bisogna ammettere che,in quanto a
pianificazione urbanistica,non ha rivali.
Tutto il flusso sarà reindirizzato verso l'alto,come sempre."
Thanos grugnì una sorta si assenso.
Suo padre aveva progettato la Città Eterna,supervisionato la terraformazione di Titano per farne un
luogo abitabile.
Dovette rammentare a se stesso che suo padre,per quanto distante e inflessibile potesse
essere,sorreggeva un carico di responsabilità insostenibile per qualsiasi mortale e qualsiasi altro
eterno di minor valore.
A'Lars poteva essere perdonato per le sue infinite distrazioni e mancanze.
Con sua grande sorpresa,Thanos scoprì che stava sorridendo.
15 minuti in compagnia di Sintaa,ed era già molto più felice.
Arrivati nel distretto dei divertimenti,Sintaa lo condusse attraverso la folla fino a una discoteca,dove
la luce e le ombre pulsavano a tempo con una musica dai bassi martellanti.
Thanos si fermò,scatenando la rabbia e la frustrazione di quanti tentavano di proseguire lungo il
marciapiede.
Una discoteca?"rombò Thanos "Ma per chi mi hai preso,Sintaa?"
"Per un immortale e noiosissimo guastafeste che non ha mai speso un minuto della sua vita lontano
dallo studio o dalla guerra."disse Sintaa "Persino gli altri eterni vengono qui.
Credo che tu abbia bisogno di passare un po' di tempo con altre persone e smetterla di scervellarti
tanto.
E magari,anche provare a fare qualcosa di folle e drastico,come baciare un'eterna."
Thanos esplose in una risata inorridita "Baciare un'eterna?
Ma se nemmeno le mortali mi vorrebbero!
Sei impazzita per caso?
Guardami.
Guarda loro!"
Indicò il fiume di mortali che gli scorreva attorno;tutti facevano del proprio meglio per non fissare
troppo a lungo e troppo attentamente la cosa deforme che si ergeva in mezzo a loro.
Sintaa agitò una mano per disperdere le preoccupazioni dell'amico,come se fosse un cattivo
odore"Un solo bacio con un'eterna e ti toglierai dalla testa tutti questi idioti provinciali e i loro
volgari pregiudizi.
Hai passato la vita a farti convincere da tuo padre che sei inutile,che la tua stazza e il tuo aspetto ti
rendono un mostro.
E poiché lo crede lui,che è un eterno,lo credono anche i mortali."
Thanos aprì la bocca per ribattere,ma Sintaa lo zittì con un gesto.
"La colpa è tutta sua,non tua."disse Sintaa "Ma credimi quando un'eterna e la sua energia cosmica
incontra la tua,lo senti.
Il legame,la natura interconnessa delle cose.
Fai parte di Titano,Thanos,e io te lo dimostrerò.
Stanotte."
Thanos si lasciò condurre dentro la discoteca.
La gente lo fissò con tanto d'occhi mentre cercava di passare dalla porta,che era troppo bassa per lui
e ulteriormente ristretta da un manipolo di persone che sostava all'entrata.
All'interno,l'aria era pesante e stantia e l'ambiente era silenziosissimo.
La musica c'era solo fuori,perché all'interno era desonorizzato.
Era come se,superando la porta,Thanos fosse stato immerso in un vuoto in cui tutti i rumori erano
isolati.
Si tappò le orecchie per un istante,udì il fidato battito del proprio cuore e si tranquillizzò un poco.
Gli ci volle un attimo per combattere il senso di claustrofobia.
Si trattava di un silencurium,una "discoteca muta",in cui i suoni erano proibiti ed eliminati mediante
uno speciale rivestimento acustico del pavimento.
Sulla pista da ballo al centro,un globo palpitante di luci multicolori lampeggiava e
sussultava,circondato da corpi che roteavano e si strofinavano l'uno contro l'altro in una
languida,indecorosa pantomima.
Il silenzio era così chiassoso da risultare assordante-quiete totale,totale assenza di qualsiasi rumore.
Era un luogo dominato dalle impressioni.
Senza una musica a guidare i loro passi,i ballerini si muovevano assecondando il proprio corpo,con
una gestualità che gli osservatori interpretavano liberamente.
Di spettacoli se ne vedevano tanti quanti erano gli avventori del locale.
Sintaa condusse Thanos a un tavolo dove c'erano 2 eterne in attesa.
Una era Elysius- una bellezza dai capelli neri-che si alzò appena vide Sintaa,sua figlia,spalancò le
braccia e la baciò.
Thanos non manifestò stupore,dato che conosceva bene tale situazione.
Chiaramente,l'amica era accoppiata-almeno per il momento-con sua madre,cosa successa anche e
lui.
Sintaa fece segno a Thanos di unirsi al tavolo con loro.
L'altra eterna aveva i capelli castani lunghi.
Gli rivolse un sorriso timido e si spostò per fargli posto tra lei e Sintaa.
Thanos voleva parlare,ma le regole e la scienza del silencurium lo impedivano.
E così,sedette in silenzio,le mani intrecciate in grembo,e si mise a osservare il turbinio della calca
danzante.
Persino la pista,dove i corpi cozzavano tranquillamente,sembrava troppo affollata.
I mortali indossavano tute policomatiche con oleonastri cangianti lungo le gambe,e spalline
trasparenti piene di un liquido viscoso che seguiva languidamente i movimenti delle spalle.
Era la moda,e gran parte dei ballerini indossava un abbigliamento simile:pantacollant aderentissimi
dalle tinte e dalla luminosità sempre diverse,toppe al neon sui gomiti e stivali alti fino al ginocchio
con rifiniture di sfavillanti ologrammi.
Gli eterni indossavano abiti diversi,larghi nei periodi di pausa.
Thanos,banale e compassato con i suoi pantaloni marroni,stivali marroni,con ginocchiere e
maglietta blu scuro di gomma aderentissima,senza maniche e la placca d'oro alla base del collo che
copriva parte del petto,si sentiva ancor più fuori posto.
Ma col passare dei minuti,vedendo che la gente si concentrava soprattutto sulla pista da ballo,il suo
imbarazzo diminuì e le sue spalle si fecero meno rigide.
Rispetto al trambusto e al baccano del mondo esterno,il silencurium era un paradiso.
Aveva già sentito parlare di esperienze di deprivazione sensoriale,ma quel posto abbinava
l'isolamento acustico all'immersione percettiva,annullando ogni suono allo scopo di acuire tutti gli
altri sensi.
Si girò verso la ragazza accanto a se,la quale gli rivolse un altro sorriso.
Provò a sfoderarne uno anche lui,come sempre cosciente che il suo brutto mento gli deformava
l'espressione.
Un robot galleggiante passò loro davanti,con un vassoio pieno di bicchieri sospeso a mezz'aria di
fronte a se.
La ragazza fermò l'automa con una mano,afferrò 2 bevande e pagò con la lettura dell'impronta
digitale.
Poi porse uno dei bicchieri a Thanos con aria interrogativa.
Lui lo prese.
Lo studiò.
Sorseggiò il contenuto.
Era verde,frizzante e sin troppo dolce,al sapore di melone,sambuco e alcol etilico.
Ma lei lo beveva,e così fece anche lui.
Osservando la pista da ballo per un po',i corpi che si dimenavano come indotti sa segnali
nascosti,contorcendosi e girando a tempo con le pulsazioni del globo luminoso.
Le ombre guizzavano,tremolavano sulle pareti,sul soffitto e sul pavimento,alteravano le loro
configurazioni secondo le movenze sincopate dei danzatori.
Thanos era perso nello spettacolo,nella pura essenza estetica,nell'impeccabile sincronismo e
urgenza di tutto ciò.
Fuori,la ressa dei corpi era fastidiosa e caotica.
Li dentro era arte.
Perse la cognizione del tempo e sprofondò nei singoli momenti.
Poi sentì un tocco sul dorso della mano,una lievissima sensazione di contatto.
Era la sua compagna,che lo guardò con una proposta scritta in volto.
"Fuori?"mimò l'eterna con il labbiale.
Thanos adocchiò Sintaa,che sollevò un sopracciglio e annuì,quindi si alzò in piedi.
Con suo grande stupore,la ragazza lo prese per mano e lo guidò attraverso la folla fino all'uscita.
All'esterno,il frastuono improvviso lo assalì come se fosse una cosa solida.
Distorse il viso in un'espressione di sofferenza-passi,musica,colpi di tosse,voci urlate.
Un miscuglio di suoni,tutti amalgamati a formare una sorta di ariete uditivo che gli sconquassava i
sensi.
Lei gli restò a fianco,stringendogli la mano enorme per dagli tempo di riadattarsi al mondo
fragoroso.
"È dura la prima volta."gli disse l'eterna,quando Thanos la guardò con la mente di nuovo limpida.
"Riabituarsi."chiarì lei.
Era la prima volta che udiva la sua voce.
Non c'era nulla di speciale in essa,ammise,eppure aveva voglia di risentirla.
"Parla ancora."le disse lui.
Lei rise.
"Il genio non sa parlare del più e del meno."disse l'eterna.
"No."disse Thanos "Ma mi piace il suono della tua voce.
Devo offriti un argomento di conversazione?"
La ragazza scosse il capo.
"No,non fa niente."disse lei "Mia madre dice che non sto mai zitta,perciò è bello vedere qualcuno
che voglia effettivamente ascoltarmi."
Fece una pausa.
"Allora."disse lei "Il famigerato Thanos.
Figlio di A'Lars."
"Figlio di Sui San."precisò Thanos "Come fai a saperlo?"
Era un tentativo di fare una battuta,e funzionò.
Gli occhi di lei si accesero di ilarità.
"Hai l'aria di uno che si chiama Thanos,immagino."disse lei "Non Jerha,Dione o..."
"Sintaa?"domandò lui.
Si gettò una rapida occhiata dietro le spalle,ma l'amica era ancora nel silencurium.
"No,sei sicuramente un Thanos."disse lei.
Lui inclinò la testa.
"La tua pelle non sembra nemmeno viola sotto questa luce."disse l'eterna.
Non sapeva che rispondere.
Non era colpa sua se l'energia cosmica di cui il suo corpo aveva dato origine al suo aspetto viola.
Eppure,la cosa gli aveva creato imbarazzo e vergogna durante tutta la sua vita di individuo
consapevole.
"Allora,pensò che mi piaccia la luce qui."rispose Thanos.
Lei si strinse nelle spalle "Adoro il viola.
È il mio colore preferito."
Thanos annuì e annuì ancora.
Era per questo che Sintaa aveva scelto di farlo sedere accanto a questa eterna?
Perché lei non era orripilata dalla sua carnagione?
Ma affermare che il viola era il suo colore preferito…Su Titano equivaleva a dire che la morte era la
la parte preferita dell'esistenza.
Mentre lui rifletteva su questo,la giovane lo scrutò con un'ara quasi divertita.
Alla fine,come se avesse trattenuto il fiato,gli chiese:"Davvero non ti ricordi di me?"
Thanos si bloccò.
"Ricordarmi di te?"disse Thanos.
Emarginato com'era,i suoi incontri nella vita erano stati pochi e preziosi.
Com'era possibile che ne avesse dimenticato uno?
"Sono Gwinth."gli disse lei "L'eterna Gwinth.
Delle tue tragiche 4 ore di scuola formale."
Il ricordo gli sovvenne all'improvviso.
L'ologramma della sua energia.
L'incidente che aveva scatenato le urla.
E la bambina volante che,con tanta innocenza e senza accusarlo di niente,lo aveva interrogato sulla
sua pelle viola.
Ricordò anche che gli era stata nominata quando era su Pandora da un eterno di un'altra colonia,ma
non l'aveva incontrata.
"Sei cambiata tantissimo."commentò Thanos.
Poco garbatamente,si rese conto troppo tardi.
Lei scoppiò in una risata quasi musicale "Succede.
Tu,invece sei sempre lo stesso.
Solo più grande e grosso.
Non posso credere che sia veramente tu.
È fantastico rivederti."
Lui le strinse la mano,ma fece bene attenzione a dosare la sua forza "Piacere di conoscerti,eterna
Gwinth.
Per la seconda volta."
"Sintaa dice che sei un genio."disse Gwinth.
"Sintaa dice molte cose."disse Thanos.
"Quindi,non lo sei?"disse Gwinth.
Trovava divertente questa...questa...cosa.
Si chiamava "scambio di battute",giusto?
Il piacevole duello verbale tra 2 persone.
Ne aveva sentito parlare,ma era abituato a usare le parole soltanto per discutere con suo padre o per
dare ordini agli androidi.
"Non ho detto questo."disse Thanos "Ho detto solo che Sintaa dice molte cose."
La ragazza piegò un angolo della bocca verso l'alto e parve ridacchiare.
Si muovevano tra la folla,fianco a fianco,ancora per mano.
La massa si apriva per lasciali passare;gli sguardi disgustati e scandalizzati non si potevano
evitare,Thanos si sentì obbligato a scusarsi con lei per tutte le brutte occhiate che la gente le stava
indirizzando.
Lei si limitò a scrollare le spalle.
"Quando Sintaa ci ha detto che era amica tua..."disse lei "...nessuno voleva crederci."
"Perché non mi ritenevate in grado di avere un amico o perché non mi ritenevate in grado di
sopportare Sintaa?"disse Thanos.
Lei rise "Sei divertente.
E non ti sforzi per niente di esserlo,il che ti rende ancora più esilarante.
Semplicemente,non volevano crederci.
Tutti sapevamo di te.
Te ne sei andato,ma sei ancora famoso."
"Famigerato,vorrai dire."disse Thanos.
Lei fece una risatina per escludere l'idea "I nostri genitori ne parlavano tutto il tempo,soprattutto
quando hanno saputo che avresti frequentato la nostra scuola,e poi quando l'hai lasciata.
Dicevano che A'Lars e Sui San avevano dato alla luce un..."
Gwinth non completo la frase.
"Non temere ho già sentito ogni genere di insulti."la rassicurò Thanos "Mostro magari?
Essere grottesco?
Aberrazione?
Distruttore?"
"Noi non siamo i nostri genitori."sussurrò Gwinth a occhi bassi "Noi non odiamo o temiamo una
cosa solo perché è diversa."
Fulminò con lo sguardo un passante che li fissava a bocca aperta "Non come questi mortali
imbecilli qui,che non sanno accettate le cose.
Che hanno paura perché è più facile che pensare."
"Il loro timore è comprensibile."disse Thanos,che si trovò inaspettatamente a prendere le loro parti
contro se stesso "E persino logico.
Da un punto di vista evolutivo.
La sicurezza tribale dipende dall'allontanamento e dall'esclusione di elementi estranei.
La paura e l'odio del "diverso" o del "deforme"hanno senso persino per i mortali."
"Forse millenni fa,quando gli eterni non c'erano e la vita era più breve."argomentò Gwinth "Ma
adesso?
È solo un retaggio del loro passato."
"Dimentichi la religione fondata da mio padre che critica il viola?"disse Thanos.
"Appunto."disse lei "Un pregiudizio senza fondamento."
Thanos smise di camminare e abbassò lo sguardo su di lei.
La ragazza fece un sorriso beffardo "Non sarò un genio,ma neppure un idiota.
Smettile di difendere quelli che ti odiano."
Thanos la condusse attraverso la folla fino a una piattaforma al di sopra del marciapiede.
Era una piazzola d'atterraggio per robot e netturbini,ma al momento era vuota.
Cingendole i fianchi con le grandi mani,la issò sulla piattaforma e poi vi si arrampicò anche lui.
Sotto di loro,la folla riempì e inghiottì immediatamente lo spazio che loro avevano occupato;era
come se non fossero mai stati la.
"Non riesco a odiarli come fanno loro."le spiegò Thanos "Prima di conoscere te,pensavo che Sintaa
fosse l'unica a non detestarmi e a non essere terrorizzata da me."
La tristezza le velò gli occhi "Davvero?
Solo Sintaa?
Tua madre?"
"Mia madre è stata con me per un po',ma ora ci ha lasciati."disse Thanos.
"E tuo padre?"disse lei.
Thanos scosse la testa "A'Lars non ha paura di me.
E non penso che mi odi,in fondo.
Ma prova disgusto nei miei confronti."
"Che razza di ipocrita."sbottò lei infervorata "È tuo padre.
Sei nato da lui."
Thanos ridette "Forse è proprio per questo che gli faccio tanto ribrezzo."
Puntò un dito in lontananza,verso il MnetorPlex "Guarda le sue opere.
Sono tutte attorno a te.
Questa città è il suo vero figlio.
Il figlio che ha sempre voluto.
Bello,perfetto,ordinato e obbediente."
"E sovraffollato."commentò Gwinth seccamente.
Con una risata,Thanos indicò lo scheletro che era l'ossatura incompleta del
MentorPlex 2 "Risolverà anche questo problema."
E poi una sensazione quasi dimenticata:una carezza sul viso.
Sul mento mostruoso,per l'esattezza.
Le mano di Gwinth,minuta e delicata,era liscia e morbida sulla sua ponderosa mascella.
Thanos inclinò leggermente la testa lasciando che il palmo di Gwinth la accogliesse.
"Ti va di baciarci?"domando la ragazza.
Risposte di vario tipo si diedero battaglia sulla sua lingua per conquistarsi il diritto di uscire dalle
sue labbra:spavalderia,maschilismo,rifiuto,consenso.
Alla fine,scelse di essere onesto.
"Mi piacerebbe molto."disse Thanos.
Lei non disse nulla,si sporse semplicemente verso di lui e premette le labbra sulle sue.
Quando baci un'eterna,lo senti.
Il legame,la natura interconnessa delle cose.
La promessa di Sintaa gli riecheggiò all'infinito nella mente.
Mentre baciava Gwinth,Thanos sentì...l'umida,molla pressione della sua bocca.
Il respiro,caldo sulla sua guancia.,l'energia dentro ciascuno.
E provò…
Gioia.
Diede un nome a questa emozione prima ancora di esserne sicuro,poi ne ebbe la conferma.
Gioia.
In quei secondi in cui le loro labbra si toccarono,conobbe di nuovo la felicità della sua vita.
Era come se l'unione di loro 2 creasse qualcosa di nuovo,qualcosa che era stato lontano fino a pochi
istanti prima.
Il suo cuore era soltanto un organo,una sofisticata pompa biologica che si era formata mentre
l'energia cosmica scorreva in lui.
Eppure...eppure,pareva cantare.
E tutto solo per un bacio.
"A cosa stai pensando?"chiese Gwinth con gli occhi scintillanti di energia quando si separarono.
"Non sto pensando."rispose Thanos come folgorato "Per la prima volta nella mia vita,non sto
pensando affatto."
Rifletté.
"E tu?"disse Thanos "Dopo aver baciato il famigerato Thanos?"
"È stato come baciare un qualsiasi eterno."si meravigliò lei,come se avesse scoperto un miracolo.
Lui rise assieme a lei.
Il suo umore,il suo spirito,entrambi alleggeriti.
D'improvviso,ebbe un'illuminazione.
Su qualcosa di nuovo e vecchio allo stesso tempo.
Una brusca consapevolezza si incuneò tra loro.
"Devo andare."disse Thanos "Perdonami,ma c'è una cosa che devo fare."
"Adesso?"fece lei strabuzzando gli occhi.
Thanos non le diede nemmeno il tempo di protestare oltre.
La aiutò a scendere dalla piattaforma e la lasciò la in mezzo alla gente.
Si fece largo tra la folla,per la prima volta contento che tutti si ritraessero e si facessero da parte al
suo passaggio.
"Thanos!"gridò Gwinth,persa dietro di lui "Thanos!"
La ignorò.
Non aveva altra scelta.
Il pezzo del puzzle che era rimasto smarrito per tutta la sua vita adesso era saltato fuori,e una volta
posizionato insieme agli altri,rivelò…
Delle possibilità.
Finalmente.
La clinica psichiatrica era rimasta la stessa dall'ultima vola che Thanos vi aveva messo piede,ma la
sua percezione del luogo era cambiata.
Da bambino,pensava che fosse un ricovero per coloro che-come sua madre-erano afflitti da malattie
mentali incurabili.
Un luogo costruito e gestito da suo padre per compassione nei confronti dei meno fortunati di
Titano.
Ma nei giorni seguenti alla sua visita,Thanos aveva appreso la verità:la clinica esisteva solo ed
esclusivamente per Sui San.
Lei era l'unica paziente,l'unica internata.
A'Lars l'aveva eretta e mantenuta non per generosità di spirito,ma per non doverci più pensare.
Aveva chiuso Sui San li dentro e così se n'era liberato.
Quando lei era tornata lui inizialmente era ostile,poi aveva "provveduto"a far si che lei desse
determinate lezioni al figlio,prima che sparisse ancora.
E adesso.
Eccolo.
Un intero edificio destinato ad accudire una sola paziente:Sui San.
La madre assente.
L'eterna folle.
Un sacrilegio simile non era concepibile,per questo il padre non aveva fatto sapere a nessuno del
"manicomio divino".
Per quanto tempo,si chiese Thanos,A'Lars aveva considerato di condannare il suo mostruoso figlio
allo stesso destino?
Perché Thanos non era finito dentro una cella insieme alla sua povera madre?
Pura fortuna?
Forse perché nessuna cella lo avrebbe mai tenuto.
Di certo,non per pietà del padre,giacché di A'Lars non ne aveva nemmeno un briciolo.
"Il mio cervello."pensò Thanos.
A'Lars aveva riconosciuto l'enorme intelligenza della sua progenie e aveva pensato che potesse
tornargli utile.
Questa era l'unica ragione logica per lasciare Thanos a piede libero.
Nel corso degli anni successivi alla sua nascita,non si era mai dimostrato degno di quella
indulgenza nel modo in cui suo padre avrebbe voluto.
Per quanto ancora A'Lars avrebbe tollerato la sua presenza?
Il bacio con Gwinth aveva risvegliato in lui l'idea dell'appartenenza,della famiglia,dell'amore.
Di sua madre.
Thanos temeva la Stanza dell'Isolamento più di quanto temesse di perdere la vita,per questo non era
più tornato li da quando lei era scomparsa.
Ma poi c'era stato il bacio.
Il bacio grazie al quale aveva compreso di potersi integrare,di poter appartenere a qualcosa.
Lui meritava di appartenere a qualcosa.
Una volta,Sintaa gli aveva detto che tutti gli esseri viventi avevano una madre.
Thanos sapeva di avere una voragine dentro di se,un posto che sua madre avrebbe dovuto riempire
con il suo amore e per un po' lo aveva fatto.
Prima,credeva di non meritare più quelle cose,ma poi Gwinth,con la sua dolcezza e il suo bacio,gli
aveva dimostrato che si sbagliava.
Doveva vedere Sui San e ricercare quel legame,o almeno provarci.
Se non altro,avrebbe preso una parte della sua energia cosmica,cosa che non aveva più fatto quando
era tornata.
Forse,sua madre non gli avrebbe detto quello che voleva sentirsi dire o sapere;magari non gli
avrebbe neppure rivolto la parola.
Ma quanto meno,Thanos avrebbe ottenuto quell'energia.
Scoperto se c'era una connessione con ciò che gli era accaduto nel grembo materno.
E forse-ma solo forse-sarebbe riuscito ad aggiustare se stesso.
Umettandosi le labbra,entrò nell'ospedale.
Un'ondata di ricordi lo travolse,lo lasciò grondante e si raccolse ai suoi piedi in una pozza.
Ciò che da bambino gli era sembrato tanto grande e luminoso adesso pareva angusto e fioco.
Comprese che le pareti insonorizzate servivano a impedire alle urla di Sui San di raggiungere
l'esterno.
Spalancò il palmo della mano e lo appoggiò sul materiale molle,che cedette sotto la pressione delle
sue dita.
Quante grida d'aiuto avevano ingoiato quei muri?
No.
Sui San avrebbe potuto distruggerle facilmente.
Ma allora cosa?
Una fiamma d'odio divampò in lui.
Non poteva restare impunito.
A dispetto della sua posizione tra gli eterni,A'Lars non poteva trattare la sua sposa in quel modo e
passarla liscia.
Thanos raggiunse la stessa sala di accoglienza in cui era entrato da piccolo.
Allora,aveva solo le impressioni di un bambino,una percezione infantile e approssimativa del suo
temperamento e delle sue emozioni.
Adesso non più.
Un bipede sintetico stava in piedi di fronte a lui,abbigliato con la stessa tunica nera del "dottore"che
Thanos aveva aggredito anni prima.
Sembrava identico a quello del passato.
Era proprio lui,oppure l'ultima versione dello stesso modello?
D'improvviso,si ricordò il sangue biocombustibile.
Nondimeno il ricordò era ancora tangibile e potente.
"Thanos."esordì il sintetico in tono di disapprovazione "Mi avevano detto che stavi arrivando."
Lui tradusse la frase tra se: "I sensori di sicurezza hanno rilevato la tua energia divina e trasmesso
l'informazione alla mia corteccia cerebrale,la quale ha subito avviato una funzione pre-
programmata.
Perché tuo padre ha pensato a tutto,anche all'evenienza di un tuo secondo tentativo.
Reprimendo la rabbia nei confronti di A'Lars,Thanos si costrinse a ricordare le parole che il padre
gli aveva detto secoli prima: "Il "dottore"è una nuova forma di vita sintetica che ho
specificatamente creato per prendersi cura di tua madre.
Progettato con maggior empatia e compassione.
Congratulazioni Thanos!
Hai pestato a morte una persona che non era neppure viva...e che sin dall'inizio era stata concepita
per non saper rispondere alla violenza."
Maggiore empatia e compassione…
Thanos spalancò le braccia in segno di pace e umiltà e disse "Perdonami per l'intromissione.
Non intendo farti del male o mancarti di rispetto."
Fu soltanto un istante,ma l'esitazione del sintetico gli disse che stava modificando i suoi parametri
in risposta.
Ora che sapeva che aveva a che fare con un essere artificiale e programmato,Thanos poteva
manipolarlo come se stesse eseguendo un codice.
"Non hai fatto male a nessuno."disse il sintetico con gentilezza.
"Ho bisogno del tuo aiuto."disse Thanos che parlò con un tono di voce quanto più pietoso e patetico
possibile,solo un gradino sopra al pianto vero e proprio.
Maggiore empatia e compassione.
Cercava deliberatamente di stimolare i protocolli di aiuto e assistenza della macchina,mostrandosi
debole,indifeso e bisognoso.
"Ti prego."continuò Thanos "Aiutami,ti supplico.
Ho bisogno del tuo aiuto."
Il robot inclinò la testa da un lato "Le mie istruzioni sono di chiederti di andartene."
"Io voglio andarmene..."mentì Thanos senza difficoltà "….ma non ci riesco.
Mi serve il tuo aiuto per farlo."
Il sintetico gli rivolse la sua versione di un sorriso"Sarei lieto di agevolarti questo sforzo,Thanos."
Lui annuì con aria solenne "Voglio andarmene,ma non posso.
Non prima di aver parlato con Sui San.
Puoi aiutarmi,per favore?"
Il sintetico scosse la testa,ma Thanos notò in lui una serie di microspasmi oculari,come se tentasse
di conciliare i 2 compiti contrastanti:aiutare le persone,impedire l'accesso a Thanos.
Erano comandi incompatibili.
"Ti prego."ripeté Thanos e considerò anche di prostrarsi in ginocchio.
Tuttavia,A'Lars aveva senz'altro previsto che il figlio sarebbe ricorso a una tale teatralità,e aveva di
certo programmato la macchina per resistere anche a questo.
Serviva qualcosa di più,oltre ai gesti vuoti e facilmente riconoscibili.
"Ho bisogno del tuo aiuto per essere di nuovo completo."insistette Thanos.
Queste parole gli sfuggirono di bocca senza riflettere,ed erano così dannatamente vere poiché
mancavano di malizia.
"Non ho più visto mia madre da molto."disse ancora Thanos "Non l'ho più vista tranne che nei miei
sogni.
Voglio rivederla.
Ti supplico.
Permettimi di vederla.
Lascia che parli con lei.
È l'unica che possa dirmi chi e che cosa sono.
L'unica che mi capisce.
L'unica di cui importi."
Gli occhi del robot scattarono su e giù.
La neutrale che era,la sua espressione si fece prima commossa,poi severa.
Alla fine,quando Thanos si era arreso,la bocca dell'automa si incurvò nella simulazione di un
sorriso.
"Ma certo,Thanos."disse l'automa "Ti accompagno."
Non fu un percorso lungo,giacché l'ospedale era piuttosto piccolo,essendo destinato ad una sola
occupante.
Il che era ancora più sacrilego vista la natura dell'occupante.
Il sintetico condusse Thanos lungo un corridoio oltre una curva.
Durante il tragitto,vide altri sintetici vestiti in maniera simile e tutti gli rivolsero cenni cortesi e
assenti.
"Eccoci."disse il robot,indicando una porta.
Thanos pigiò il pulsante per aprirla,ma non accadde nulla.
Il sintetico premette felicemente il bottone al posto suo,e l'uscio scorrevole si spalancò.
Thanos esitò.
"Questa è la sua stanza."disse l'accompagnatore con gioiosa sicurezza.
Lo sapeva.
Sapeva che questa era la sua stanza,eppure,d'un tratto i suoi piedi non ne volevano sapere di
muoversi.
"Ti senti male?"domandò il sintetico "Posso procurarti degli aiuti,se occorre.
Descrivi come ti senti."
Il tono sollecito della macchina gli aveva infine logorato fino all'ultimo nervo.
Fu questo,più di ogni altra cosa,a staccare i suoi piedi dal pavimento e a farlo avanzare nella stanza
prima che la porta si richiudesse.
L'ambiente era piccolo e ben illuminato.
Le pareti imbottite,un dato che da solo gli disse molto sulla condizione di sua madre;significava che
lei aveva la tendenza ad urlare e si accorse anche di varie parti appena rifatte,il che significava che
lei aveva la tendenza a gettarsi contro i muri.
C'era un letto fluttuante su un lato,ma nessun altro arredo.
Nessun effetto personale che Thanos potesse identificare.
Un'ondata di collera nei confronti di A'Lars gli montò nel petto.
Sua madre non era stata rinchiusa per essere curata,ma per essere allontanata.
Come un mobile vecchio.
E ora era davanti a lui.
Thanos la guardò dopo tanto.
Il suo primo pensiero fu:"È bellissima come sempre."
Forse,tutti i figli erano disposti a trovare belli i propri genitori.
Ma Thanos non pensava che fosse così;A'Lars non si sembrava un eterno particolarmente attraente.
Sua madre,in compenso,era sempre stata stupenda.
Persino in quell'ambiente angusto e antisettico,la sua bellezza era abbagliante.
La sue pelle splendeva e i suoi capelli sembravano liquidi,una cascata d'inchiostro nero che ricadeva
sulle spalle.
Osservandola,si scoprì a domandarsi ciò che il mondo sicuramente si chiedeva:"Com'è possibile che
un essere divino così incantevole avvia messo al mondo me?"
Lei sedeva per terra a gambe incrociate,le mani posate sulle ginocchia,il respiro regolare.
Thanos riconsiderò subito il suo astio nei confronti del padre.
Sui San pareva stare bene,in pace e calma.
Forse,quel luogo così spogliò le si addiceva.
Pochi stimoli sensoriali.
Nulla che potesse turbarla.
Mentre lui la guardava,l'eterna muoveva dolcemente la testa da una parte all'altra,e su e
giù,tracciando un rilassato simbolo dell'infinito.
Canticchiava a bocca chiusa con un mormorio appena accennato.
Thanos fece un passo verso di lei e si schiarì la gola.
Gli occhi della madre si schiusero lentamente,sognanti.
"Madre,sono io."disse Thanos "Tuo figlio.
Thanos."
La testa della donna continuò a descrivere il suo indolente 8 rovesciato,gli occhi persi nel vuoto.
Lui si avvicinò e,con tenerezza e un lieve tocco,le prese il mento tra il pollice e l'indice per guidare
la sua attenzione sul suo volto.
"Madre."ripeté Thanos.
Le sue pupille ancora non mettevano a fuoco nulla,erano contratte come punte di spillo.
"Madre,sono qui."disse Thanos "Sono venuto qui per aiutarti."
D'improvviso,la vista della donna si focalizzò su di lui.
Sbarrò le palpebre con una brusca,inorridita immissione di fiato.
In un istante,allontanò la mano di Thanos con uno schiaffo che produsse una leggera onda d'urto che
fece tremare leggermente la struttura e sgattaiolò all'indietro,strisciando via come un granchio.
Il respiro che aveva trattenuto esplose ora in un grido di terrore.
Thanos lanciò uno sguardo alle sue spalle,ma poi ricordò le morbide pareti insonorizzanti.
Nessuno l'avrebbe sentita.
"Madre."disse ancora,e tese entrambe le mani per mostrarle che non aveva cattive
intenzioni "Madre,sono tuo figlio.
Il tuo bambino."
"Tu!"ansimò lei,addossandosi a una parete "Tu!
Io ti ho visto!
Ho visto la tua faccia quando sei nato!"
"Si."disse Thanos "Quando sono nato.
Mi hai tenuto tra le braccia,non ricordi?
E poi sei tornata da me per alcuni anni."
"PURTROPPO!"urlò lei.
Gli occhi di Thanos luccicavano di lacrime mentre avanzava un passetto dopo l'altro verso di
lei,muovendosi lentamente per non spaventarla di più.
Lei trasse un altro respiro e si rannicchiò in un angolo.
"Sei un demone!"urlò lei "Sei la Morte!
L'ho visto nei tuoi occhi!
Ti usciva dalle orecchie e colava sul mio ventre nudo quando sei nato!
Tu sei la morte!
Sei la morte!"
Nell'udire queste parole,Thanos si immobilizzò nell'atto di sollevare la mano per accostarle i capelli
dalla fronte.
"Madre."disse Thanos che si asciugò le lacrime "No,madre.
Sono solo tuo figlio.
Il figlio che hai istruito."
"MORTE!"sbraitò Sui San e si raggomitolò a terra con le ginocchia strette al petto,la resta nascosta
tra le gambe "TI SCACCEREMO FINO ALLA FINE DEI GIORNI!
MORTE!
MORTE!
MORTE!
TU LA RESPIRI!
LA MANGI E LA TRASUDI!
TU!
SEI!
MORTE!
MORTE!
MORTE!"
Continuò a ripeterlo ancora e ancora,finché i suoni non si confusero tra loro e divennero un solo
prolungato urlò senza senso;si distingueva soltanto la "t",ed era incredibile che i suoi denti non
andassero in pezzi per la violenza con cui la pronunciava.
Ogni volta che Thanos tentava di avvicinarsi,di confortarla,Sui San rovesciava la testa all'indietro e
cacciava un ululato stridulo che gli perforava le orecchie e l'anima.
Si ritrasse indietro,raggelato,al centro della stanza.
Non poteva aiutarla,ma non poteva neppure lasciarla in quello stato,non era forse così?
Sui San si mise a grattare la parete con la mano destra.,poi dopo un'ora era ferma davanti a Thanos e
lo guardava con aria severissima,stando in silenzio.
"Devi calmarti,Madre."disse lui "Ti prego."
Lei si mise seduta sul letto a mezz'aria.
Il medico entrò,portò un vassoio volante e una sedia volante.
Thanos mise la sedia in un angolo alla destra della porta,poi mise il piatto a terra.
"Portamelo."disse Sui San raggomitolata sul letto con la schiena attaccata al muro.
Thanos si alzò e portò il vassoio a lei.
"Sono stanca."disse Sui San.
"Di questo luogo?"disse Thanos.
"No."disse lei mettendosi la mano destra sulla fronte "Questa tortura non ha mai fine."
Thanos provò un'enorme pena per sua madre.
La rabbia contro A'Lars cresceva ogni momento di più,ma soprattutto il dispiacere per sua madre.
Aveva avuto delle crisi in passato,si vedeva che aveva paura,avevano combattuto,si erano amati e
altro...ma ora era peggio di quanto l'avesse mai vista.
"E giorno o notte?"disse Sui San.
"Prego?"disse Thanos.
"La luce è sempre accesa,non ci sono finestre e io non ho bisogno di dormire,è giorno o notte?!"urlò
Sui San con rabbia e seccatura.
"Tu cosa preferiresti?"disse Thanos.
"Notte."disse lei.
"Infatti lo è."disse Thanos "Madre,vorrei che tornassi.
Avevi fatto delle promesse."
Sui San si alzò in piedi guardandolo con occhi sbarrati "Pensi che sia una bambina viziata?
Una bambina che non mantiene la parola?"
"No,madre."disse Thanos.
Thanos poteva pensare di tutto,ma non che fosse una bambina viziata,era sempre inflessibile
quando gli dava lezioni di economia,in più,mentre il padre gli parlava dell'energia cosmica che
scorre dentro di loro,sua madre gli aveva insegnato ad usare la magia,cosa che suo padre non
voleva.
Una lacrima bagnò l'occhio destro di Sui San che si mise seduta sul letto.
Thanos avvicinò la sedia volante standoci seduto sopra e pigiando un tasto sul bracciolo "Ti
spiace?"
"Mi dispiace per le urla di prima."disse Sui San.
"Non importa."disse Thanos.
Era la prima volta che sentiva sua madre scusarsi in tutta la sua vita.
Doveva essersi spezzata completamente.
"Lui si è dimenticato di me."disse Sui San.
La rabbia nel petto di Thanos aumentò "Temo di si."
"Qui non sono nulla."disse Sui San.
"Io non ho dimenticato."disse lui "Cerchi uno scopo?"
"Tu no?"disse lei.
"Sempre."disse Thanos.
Appartenere a qualcosa era ciò che Thanos aveva sempre voluto ed era qualcosa che non aveva mai
trovato.
"Ti ho insegnato la magia."disse lei "Ti piace ancora?"
"No,madre."disse Thanos.
"A me si."disse Sui San "Che cosa ti piace?"
"Non essere aggredito da mia madre."disse Thanos facendo un mezzo sorriso "Non credevo che
un'eterna potesse ammalarsi mentalmente,ma devi guarire,madre."
"Come posso guarire,se non sono nemmeno malata?"disse Sui San.
"Allora cosa sei?"disse Thanos curioso.
"Io ho visto...Morte."disse Sui San "È venuta per te.
Io ho pregato,ma non sono stata sufficientemente forte,neanche con gli incantesimi.
Non so neanche se la si possa combattere."
Thanos rimase in silenzio e fissare il vuoto per un po' "Sono solo superstizioni…
Leggende..."
Sui San rimase in silenzio.
"Hai...qualcuno?"disse Sui San.
Thanos non se la sentiva di parlare di Gwinth,dato che con sua madre aveva avuto rapporti intimi.
Non sapeva come poteva reagire ad una notizia simile,ma poteva parlare dell'altra.
"L'eterna Sintaa."disse Thanos "Siamo amici da sempre."
"Sintaa."disse Sui San chiudendo gli occhi,lacrimando e facendo un mezzo sorriso.
"Devi guarire."disse Thanos "Ti prego.
Soffro troppo nel vederti così.
Non riesco a smettere di pensarci.
La vita la fuori per me è tremenda.
A volte vorrei tornare ai tempi della guerra su Pandora,ma non voglio lasciare Titano.
E comunque non lascerei mai te.
Magari ce ne andremo da qui insieme,non sarebbe bello?"
Sua madre era in totale silenzio,si limitava appena a guardarlo.
"Non vorresti tornare?"disse Thanos.
Sui San fece scendere delle lacrime dagli occhi "Mi sento così sola."
"Gli altri eterni?"disse Thanos.
"Non vengono mai a trovarmi."disse lei "Non uscirò mai da qui."
"Si,che uscirai,madre."disse Thanos alzandosi.
"Non ci sarebbe niente nella mia vita oltre il terrore che ho vissuto."disse Sui San.
Thanos sapeva bene a che cosa si riferiva.
Il terrore di avere un figlio così mostruoso che l'aveva mandata fuori di testa.
"Tuo padre non mi toccava da quando sei nato tu."disse lei alzandosi "Sono stata con un solo eterno
da allora."
Sui San si alzò gli andò vicino e lo abbracciò forte,poi anche lui le circondò la schiena con le
braccia.
La madre si alzò a mezz'aria arrivando all'altezza del suo viso e lo baciò sulle labbra.
Sui San si voltò e si sedette,seguita da Thanos che fece lo stesso.
"Perché torni a trovarmi?"disse lei.
"Non è ovvio,madre?"disse Thanos "Perché ti amo."
Lei spalancò gli occhi e si allontanò,seguita da lui.
"Sta lontano!"disse Sui San "2 distruttori sono usciti da me.
La prostituta..."disse guardando da un'altra parte,poi rivolse lo sguardo a Thanos "E l'animale.
Lei ha preso la mia anima."disse Sui San indicando con la mano destra l'uscita senza muovere
troppo l'arto "Tu il mio corpo."
Sui San illuminò di energia bianca sia le mani che gli occhi.
"Madre…?"disse Thanos mentre la struttura tremava leggermente "Che stai facendo?"
"Ho un ultimo desiderio."disse lei "Voglio che tu mi uccida."
Thanos spalancò gli occhi.
Non poteva credere di averlo sentito realmente.
Una frase simile uscire dalla bocca di sua madre.
"No..."disse Thanos.
"Se non lo fai,ci scontreremo e la città verrà devastata."disse Sui San che si mise in ginocchio
davanti a lui mentre il volto di Thanos veniva segnato dalla tristezza "Ti imploro.
La mia battaglia non può durare in eterno.
Finiscila."
Quel giorno Thanos imparò cos'è il vero tradimento.
Lei aveva appena chiesto di rompere le sue stesse promesse, tutte quelle che aveva detto a voce alta
e tutte quelle che gli aveva sussurrato all'orecchio.
Lei lo stava pregando e in quel momento Thanos andò in frantumi,in un milione di pezzi lanciati
negli angoli più remoti dello spazio.
Perché l'amava e ,anche se ciò significava infrangere ogni codice di condotta che aveva mai
imparato, anche se ciò significava strappargli il cuore dal petto,non poteva negare i suoi desideri.
I suoi ultimi, desideri.
Thanos allungò la mano destra verso di lei,facendo uscire energia azzurra che andò al centro del
petto della madre e così fece come le aveva chiesto,la sua forma esplose, e lui cadde in ginocchio
chiedendosi come mai fossi arrivato li.
Si chiedeva se si fosse mai odiato più di quanto non avesse fatto in quel momento.
Si chiedeva se poteva vivere un altro giorno.
Era un infarinatura di vetri rotti, ed era tutto per colpa sua .
Thanos premette il pulsante per aprire la porta e barcollò all'indietro nel corridoio,dove il sintetico
aspettava con pazienza.
"L'eterna se n'è andata?"disse il robot con un'espressione di tristezza.
"Si."disse Thanos che era ad un passo dal pianto "L'ha chiesto lei.
Mi ha chiesto di aiutarla…"
Il robot gli mise la mano sulla spalla "Allora hai fatto ciò che dovevi."
Una volta uscito,Thanos fu sul punto di collassare,ma si sostenne appoggiando una mano al muro
della clinica psichiatrica.
Sua madre.
La sua stessa madre.
Non era neppure riuscito a prendere l'energia cosmica,tanto era stato sconvolto.
Un dio che si comportava come un ragazzino piagnucolante,messo in fuga alla prima difficoltà...
Digrignò i denti e colpì il muro con un gigantesco pugno,trapassandolo.
Inclinando la testa all'indietro,intravide la moltitudine di stelle nelle volte spaziali che
incorniciavano Iperione,fratello nano e deforme di Titano,un'escrescenza nel cielo notturno.
Piombò sulle ginocchia e si abbandonò contro il muro,lacrimando.
Una profonda oscurità lo avvolse,seguita da una grande debolezza.
Il mondo ondeggiò,si offuscò davanti ai suoi occhi,e i colori si tinsero uno nell'altro.
Quando ritrovò la forza di alzare lo sguardo,il cielo era diventato acquerello,di sfumature,riflessi
delle luci cittadine mescolate al nero dello spazio,ai punti bianchi delle stelle e alla tonalità azzurra
di Iperione.
Non erano più cose distinte e separate.
Si erano fuse.
Erano divenute tutt'uno.
Formavano un'insieme inscindibile e interconnesso.
Thanos ripensò a quanto era accaduto poco prima,quella stessa sera,al tocco delle labbra di sua
madre e a quelle di Gwinth.
Dannazione,anche lui era un elemento del tutto.
Non era un reietto.
Che Titano lo volesse oppure no,lui ne faceva parte.
Amava il suo pianeta benché Titano lo odiasse.
Sarebbe stato semplice rispondere all'odio con l'odio e alla paura con la paura.
Fletté le dita per farvi ritornare la sensibilità e,serrando i pugni,seppe di poter diventare più di ciò
che Iperione era per Titano.
Poteva offrire il suo contributo.
Non poteva più fare niente per sua madre.
Però avrebbe risposto alla paura con l'amore.
Suo padre gli aveva detto che non poteva fare nulla per modificare la considerazione di Titano nei
suoi confronti,perciò si rese conto che era lui a dover cambiare.
Forse,poi,il cambiamento sarebbe stato reciproco.
O forse no.
Ma sarebbe stato sempre meglio di niente.
Nel caso peggiore,il suo aiuto alle persone non sarebbe mai stato ripagato con un minimo di
riconoscenza.
Ma le avrebbe aiutate lo stesso,anche se avessero soltanto imparato a nascondere la loro avversione
timorosa dietro una maschera d'innocua e blanda indifferenza.
Avrebbe incanalato l'amore che provava per sua madre,l'assente,la dissennata.
Avrebbe amato Titano e tutti i suoi abitanti.
E per un'unica ragione:perché ne era capace.
Thanos si avviò verso casa.
Aveva molto da fare.
Gli ci volle più di un'ora di cammino per le strade e i marciapiedi affollati per percorrere i sedici
isolati che lo separavano da casa.
Anche le vie aeree erano bloccate e l'ingorgo era tale da formare un brulicante tappeto di veicoli che
oscurava ampie porzioni di cielo.
Alla fine,tutte quelle persone avrebbero trovato la loro nuova casa nel MentorPelx 2 e nel
MentorPlex 3,pensò.
Su questi 2 nuovi palazzi A'Lars avrebbe fatto costruire un tempio enorme per farsi venerare.
Tutto il flusso sarà reindirizzato verso l'alto,aveva detto Sintaa.
Thanos si arrestò di colpo davanti all'entrata del MentorPlex.
Tutto il flusso sarà reindirizzato verso l'alto.
Restò li,immobile.
Gli abitanti di Titano gli passavano accanto,evitando disperatamente persino di sfiorarlo.
Da tutta la vita percepiva che c'era qualcosa di sbagliato in Titano,ma non aveva mai davvero
tentato di comprendere cosa fosse.
Adesso,decise,poteva rimediare al suo errore.
Tutto il flusso sarà reindirizzato verso l'alto.
La fatale pecca nel nucleo di Titano...La vide,ora.
Se fosse riuscito a estirpare il putrescente tumore dalla carne del pianeta e a ripristinare il tessuto
sano,forse,allora,comportamenti come quello di Gwinth si sarebbero moltiplicati.
Tutti lo avrebbero considerato un buon dio,non un predatore.
I sistemi di elevazione del grattacielo erano apparati d'intelligenza artificiale.
Sapevano regolare il traffico e far scendere un residente al piano giusto dei 500 in meno di 30
secondi.
Erano 30 secondi di troppo.
Thanos si lanciò fuori dall'ascensore e irruppe nel suo appartamento.
In lontananza,i criovulcani sobbollivano e gorgogliavano,ma lui non aveva tempo per la loro
bellezza.
Si gettò sulla poltrona dietro la sua scrivania e si mise subito al lavoro.
"Tutto il flusso sarà reindirizzato verso l'alto."pensò Thanos "Tutto il flusso sarà reindirizzato verso
l'alto.
Non se posso evitarlo."
La mattina seguente Thanos aprì la porta per far entrare Lady nel suo appartamento.
La donna indossava il suo solito vestito viola.
"Quando ti ho chiamato mi sei sembrato alquanto scosso."disse Lady "Mostrami."
Thanos le mostrò tutte le ricerche fatte e le disse delle catastrofiche conseguenze visti i dati.
"Capisco."disse Lady "È una cosa seria.
Bisogna agire subito."
"Infatti sto cercando di capire quale sia la migliore strategia."disse Thanos.
"Io..."disse Lady "Non voglio sembrarti cattiva,ne scortese...ma...posso permettermi di darti un
consiglio a riguardo?"
"Ogni idea è ben accetta."disse Thanos pronto ad ascoltarla.
"Se la popolazione è troppa,non bisogna costruire più palazzi."disse Lady "Bisogna farla
diminuire."
Thanos ci rifletté.
In effetti era una soluzione,se la popolazione tornava in equilibrio allora le cose si sarebbero
risolte"Controllo delle nascita?"
"No,troppo tempo e troppi problemi."disse Lady.
Thanos rimase sorpreso.
Questa donna di cui non aveva mai saputo il nome,era molto perspicace e intelligente.
Quando lui le aveva spiegato le cose lei lo aveva anche anticipato.
"Secondo me bisognerebbe dare una sfoltita."disse Lady "Eliminare il 50% della popolazione."
Thanos rimase in silenzio per un po' mettendosi una mano sul mento,poi finalmente parlò "In effetti.
Potrebbe funzionare.
Proverò a vedere cosa succede se questa ipotesi viene presa in considerazione e poi confronterò i
dati ricevuti."
La notte seguente,A'Lars tornò infuriato dal suo viaggio.
L'intelligenza artificiale della casa avvertì Thanos della presenza del padre non appena questi varcò
la soglia,ma Thanos non ci fece caso.
Negli ultimi 2 giorni,si era alzato dalla sedia solo 4 volte,non mangiava da oltre 24 ore e,essendo un
eterno,non ne aveva neanche bisogno;in più indossava un guanto digitale per una più agevole e
precisa manipolazione degli ologrammi.
Se gli eterni non hanno bisogno di mangiare,cominciamo con non sprecare più le risorse alimentari
aveva pensato per prima cosa.
Fissava un olografico di dati quando il padre pigiò il pulsante per aprire la porta della sua camera da
letto e si fermò all'entrata,fremente di rabbia.
"Sei stato da tua madre."cominciò A'Lars e la sua voce era carica di collera "Pensavi che fossi così
sciocco da non tenere la struttura sotto sorveglianza?
C'erano dei video.
Ho visto e sentito tutto."
"Non ho tempo per questo."rispose Thanos,senza neppure voltarsi a guardarlo.
L'olografico roteò verso sinistra;i numeri si impennarono.
Thanos emise un grugnito.
Era proprio come sospettava.
Era tutto vero.
"Non hai…?"disse A'Lars che avanzò nella stanza a grandi passi "Ti alzerai subito in piedi e
parlerai con me adesso!"
Thanos distolse la sua attenzione dagli ologrammi.
Suo padre torreggiava su di lui,con gli occhi lampeggianti di energia gialla.
La poltrona scivolò indietro leggermente e Thanos si levò in piedi affrontare il padre.
"C'è una cosa che devi sapere."disse lui ad A'Lars "È molto importante."
"Non mi fido più di cosa sia importante,ammesso che l'abbia mai fatto."disse A'Lars tra i denti "Ti
era stato specificatamente ordinato di non andare alla sua ricerca,eppure è bastato che voltassi le
spalle,perché..."
"Tu me l'hai portata via!"sbraitò Thanos "Non ti piaceva che era tornata e l'hai convinta a tornare la
dentro!"
Non aveva programmato di lasciarsi trascinare in una discussione riguardò sua madre- davvero c'era
qualcosa di molto più importante di cui parlare-,ma l'ipocrisia e il bigottismo di suo padre lo
irritavano da morire.
"L'hai fatta sparire,l'hai rinchiusa lontana da me e dal mondo."disse Thanos "Perché dovrei fidarmi
di ciò che mi comandi,padre?
Perché dovrei fidarmi di te?"
Queste parole le pronunciò tutte d'un fiato,poi si bloccò,ansante,mentre suo padre faceva una passo
indietro.
Per la prima volta nella sua vita,Thanos pensò che A'Lars avesse dei ripensamenti.
Su che cosa di preciso,non lo sapeva,ma il fatto in se era un traguardo eccezionale.
"Tua madre è impazzita nell'attimo stesso in cui ha posato gli occhi su di te."disse A'Lars a voce
bassa "L'ho convinta ad andare li dentro per proteggerti da lei.
Dalla sua follia.
Quando siete andati su Pandora ti ha attaccato fisicamente.
È stata una gentilezza nei tuoi confronti,figlio mio."
"Gentilezza?"disse Thanos che digrignò i denti "La gentilezza sarebbe stata permettermi di vederla
ciclicamente.
Nominarla.
Raccontarmi di lei.
Lasciare che vivesse nella mia mente,se non alla mia presenza!
Se non fosse tornata non l'avrei mai conosciuta!"
A'Lars schioccò la lingua "Non mi aspetto che tu capisca
Hai una mente prodigiosa,figlio,ma,a dispetto delle ere che hai vissuto, sei ancora un bambino,e la
tua comprensione è infantile.
Questa è una faccenda da adulti,e tu hai violato la regola che ti avevo imposto."
"Non mi hai dato altra scelta..."disse Thanos.
"Te le ho date tutte,invece!"tuonò A'Lars.
Gli ultimi brandelli di compassione in lui,lacerati dalla rabbia,svanirono del tutto "Potevi scegliere
di obbedirmi e lasciar stare tua madre!
Hai idea del male che avrebbe fatto a se stessa e agli altri se ci fosse stato uno scontro?
Se non avessi fatto ciò che chiedeva?"
"Piango per il tuo dolore."commentò Thanos con profondo sarcasmo.
Si toccò gli occhi per un'istante,ma quando tolse le dita,erano asciutte.
"Ah."disse Thanos "A quanto pare,no."
A'Lars ribollì di rabbia "Il tuo castigo sarà più grande di quanto..."
Thanos scrollò la testa con violenza "Padre,adesso non c'è tempo per punire una disobbedienza così
piccola..."
"Piccola?"disse A'Lars "Ti era stato esplicitamente detto di..."
"...non quando ci sono urgenti questioni di vita o di morte da considerare."disse Thanos che si voltò
verso la scrivania e la moltitudine di ologrammi che galleggiavano sul ripiano.
Da dove cominciare.
Una mano gli agguantò la spalla e lo obbligò a girarsi.
A'Lars tremava di rabbia"Non è la mia abitudine consentire a mio figlio di respingermi in questo
modo.
E non diventerà mai un'abitudine,hai capito bene,ragazzo?"
Per la prima volta,Thanos notò di essere più alto di suo padre.
E molto più massiccio.
A'Lars raggiungeva i 2 metri di statura,ed era di corporatura snella,mentre Thanos lo superava di
almeno un metro ed era molto,molto più possente di lui.
Era così da oltre un anno,si rese conto,ma solo adesso lo percepiva in maniera tanto viscerale.
Ora,in quel momento,capì di poter porre fine definitivamente alla discussione,ricorrendo al
semplice espediente di un bello schiaffo sulla faccia si suo padre.
L'idea-l'immagine-lo attraversò sotto forma di un tremito.
Thanos la represse con un brutale sforzo di volontà.
"Padre,non c'è tempo per litigare,ora."disse Thanos "Il nostro mondo è in pericolo e io ho bisogno
della tua saggezza per salvarlo."
A'Lars aprì la bocca per rispondere,poi la richiuse.
Scosse la testa e arretrò di un passo,come se,a un livello più profondo e istintivo,sapesse che Thanos
era stato sul punto di colpirlo.
"In pericolo?"disse A'Lars "Thanos,la pazzia di tua madre ti ha infettato."
Sentir nominare Sui San lo fece andare su tutte le furie.
Come osava A'Lars,colui che l'aveva imprigionata,parlare di lei con tanta leggerezza?
Con i pugni serrati,Thanos tentò di nuovo di fare appello a tutto il suo autocontrollo.
Dopo lunghi momenti,si calmò e aprì le mani.
"Padre ho bisogno del tuo aiuto."disse Thanos .
Aveva già funzionato con i sintetici e arrestò per un istante anche la rabbia del loro creatore.
A'Lars sospirò "Tu hai raggiunto da molto tempo...la crescita.
Sapevo da sempre di quello che succedeva con tua madre.
Non era un problema.
Alcune pulsioni e desideri sono comprensibili,ed e probabile che tu li stia sublimando in queste
insensate idiozie.
Provvederò a..."
"Al diavolo i tuoi provvedimenti,padre!"ruggì Thanos "Non sono un mortale adolescente eccitato
che anela a un rapporto con una donna!
Sono tuo figlio,un tuo pari a livello intellettivo,e ti sto dicendo che i nostri fedeli sono spacciati!"
Il silenzio calò nella stanza,totale e assoluto come quello dentro i confini del silencurium.
"Spacciato,hai detto?"disse il padre.
Quando A'Lars parlò di nuovo lo fece con ironia altezzosa e strisciante "Spacciati."
Thanos si era aspettato una reazione diversa da parte di suo padre.
Paura,forse.
O più probabilmente,un cenno consapevole della testa,un impeto di orgoglio paterno,l'ammissione
che la sua progenie aveva realizzato qualcosa di grande.
Una parte di lui aveva sospettato perfino che A'Lars fosse già al corrette di ciò che lui aveva
scoperto negli ultimi giorni.
Invece il padre lo guardava solo con disprezzo.
"Spacciati,padre."disse Thanos "I numeri si sommano.
Ho fatto i calcoli.
La sovrappopolazione di Titano è imponente..."
A'Lars scoppiò in una risata sguaiata e agitò una mano per accantonare la faccenda,ma Thanos
continuò:"Imponente.
Si tu hai in parte mitigato gli effetti dell'enorme densità costruendo i MentorPlex e prevenendo le
conseguenze peggiori dell'impatto,ma non durerà per sempre.
Lo spazio finirà.
E le risorse.
La risultante catastrofe ambientale sarà..."
A'Lars scosse la testa con lentezza e mestizia.
Thanos serrò la mascella e cambiò tattica "Una sovrappopolazione del genere ha ripercussioni
anche sulle condizioni igieniche e la proliferazione di germi.
Anche se tu riuscissi ad arginare l'impatto ambientale con la costruzione di altri MentorPlex e a
sfamare tutti gli abitanti dei tuoi grattacieli,i miei modelli prevedono lo sviluppo di molteplici e
ricorrenti patogeni epidemici.
Pandemie globali che decimeranno la popolazione più e più volte.
Perché la natura ricerca sempre l'equilibrio e non prova simpatia ne compassione."
"Proprio come te."pensò Thanos,ma non lo disse.
A'Lars tacque a lungo.
Così a lungo che Thanos ebbe modo di ripetersi tutto ciò che gli aveva detto?
Aveva tralasciato qualcosa?
Riteneva di no.
Erano passate grosso modo 40 ore da quando aveva avuto l'illuminazione,da quando il commento
casuale di Sintaa sul flusso di reindirizzato verso l'alto lo aveva fatto pensare al bacino
criomagmatico sotto la Città Eterna e le sue immediate vicinanze,da quando era stato indotto a
riflettere su ciò che sarebbe avvenuto se i ciovulcani avessero eruttato,vomitando ammoniaca e
metano nell'atmosfera.
Da li,aveva cominciato a cercare un modo per proteggere il pianeta dal disastro ambientale,e mentre
elaborava i piani di evacuazione,si era reso conto di quante persone vivevano nella Città Eterna.
Quante stavano accalcate in quello spazio.
Quante altre nascevano ogni minuto di ogni giorno.
I mortali di titano erano una specie sana,che una volta veniva ringiovanita dall'energia cosmica
degli eterni,e ora erano abbastanza avanzati da farlo al livello genetico con le macchine,ma non
avevano mai messo sotto controllo le nascite.
I suoi 2 fratelli,sulle colonie esterne,avevano imposto che che ci potevano essere nascite solo in
caso di morti,in questo modo avevano tenuto fermo il numero di abitanti.
Su titano invece continuavano a riprodursi,e il risultato era un mondo che si stava rapidamente
prosciugando.
Grazie alla scienza e alla tecnologia,avevano rimandato l'inevitabile.
Pero era inevitabile.
La stessa tecnologia che aveva ritardato la fine dei mortali si era limitata a modificare le probabilità
e a creare nuove inevitabilità.
Quando i nodi fossero venuti al pettine,sarebbe stata una catastrofe.
Il problema di Titano non era il pianeta in se,non erano i criovulcani e la minaccia delle loro
eruzioni di ammoniaca e metano.
Il difetto di Titano erano le troppe,maledette persone che lo abitavano.
"Dovevo dirlo questo."pensò Thanos "Dovrei dirgli proprio così,con queste stesse,esatte parole."
Fece per parlare,ma A'Lars lo interruppe.
"Non so quale mio fallimenti ti abbia portato a questo punto..."disse suo padre con voce amara e
dura "...ma ti assicuro che non ti permetterò di avvelenare il mondo su cui io sono venerato con le
tue fantasie di sventura e salvezza.
Senza dubbio immagini che la tua "scoperta"cambierà il modo in cui la gente ti guarda.
Ti vedi come un'eroe,non è così?"
Thanos abbassò lo sguardo sul pavimento.
Una parte di lui,si,immaginava che il sollievo e la gratitudine sarebbero stati la ricompensa della sua
scoperta.
Ma quale importanza poteva avere,in fondo,rispetto alla scoperta stessa?"
"Padre..."protestò Thanos "...i miei calcoli sono impeccabili.
I numeri non mentono.
Ecco."
Prese un ChIP su cui aveva codificato la sua ricerca e tutti i dati.
"Prendi questo,esaminalo tu stesso."disse Thanos "Vedrai che non sto..."
Con grande sgomento di Thanos,suo padre gli fece volare il ChIP di mano con uno schiaffo.
"La tua spavalderia..."lo schernì A'Lars "...è messa in secondo piano soltanto dalla tua
presunzione,Thanos.
Osi pensare di aver capito ciò che è sfuggito a me?
Ciò che è sfuggito agli altri eterni che governano questo mondo?"
Una breve,debole risata proruppe dalle labbra di A'Lars "Non parlarne con nessuno,e ritieniti
fortunato di esserti reso ridicolo soltanto con me,e non in pubblico."
"Preferisci vedere la tua colonia morire piuttosto che affrontare la verità?"disse Thanos che era
incredulo.
"Questa è una falsa dicotomia."disse A'Lars "Non devo scegliere fra nessuna delle 2 cose.
La verità è oggettiva ed eterna,Thanos.
Continua a vivere indipendentemente da noi."
"È un ben misera consolazione,una volta che i mortali saranno tutti morti."disse Thanos.
Con un grugnito evasivo,A'Lars si voltò per andarsene,fermandosi un istante sulla porta e girandosi
a guardare suo figlio "E stai cerco che riparleremo ancora del castigo adeguato per essere andato a
trovare tua madre."
Thanos restò assolutamente immobile con il volto privo di espressione,finché la porta non si fu
richiusa dietro le spalle di suo padre,lasciandolo solo ancora una volta.
E poi,lanciò un grido di dolore,frustrazione e imbarazzo,afferrò la scrivania e la scaraventò contro il
muro,dove si schiantò con un sonoro tonfo e un tintinnio di vetri rotti,il ripiano incrinato nel
mezzo,ma ancora intero.
Così ,la riprese di nuovo e la sbatté sulla parete,stavolta soddisfatto di vederla andare in
pezzi,disintegrarsi tra le sue mani.
Sfogò la sua ira sul resto degli arredi della stanza,e quando ebbe finito,non c'era rimasto più un solo
mobile intatto.
La sua camera era diventata una discarica di metallo,vetro e plastica,deformati,rotti e schiacciati.
A ogni passo,udiva l'appagante rumore di qualcosa che finiva di frantumarsi sotto i suoi piedi.
Con la schiena appoggiata al muro,Thanos scivolò seduto a terra,lo sguardo fisso davanti a se.
Le lampade sopra la sua testa-danneggiate dalla sua furia distruttiva-sfarfallavano,proiettando e
dissolvendo le ombre tutto intorno a lui.
Thanos non si muoveva,ma il lampeggiare delle luci dava l'impressione che tutta la stanza tremasse
e si spostasse nella sua orbita.
Lui era il centro,il fulcro,il fuoco in questo gioco,questa battaglia tra tenebre e luce.
Sommerso dall'oscurità o abbagliato dal chiarore,lui era sempre lo stesso.
Risoluto.
E aveva ragione.
Aveva ragione.
Sapeva per certo che era vero.
Poteva scorgere la fine di Titano,la morte di tutto ciò che dimorava nel suo mondo,e persino suo
padre era troppo cieco per vederlo.
Per terra,accanto a lui, c'era una groviglio di fili e frammenti di metallo.
Lo scansò soprappensiero con un gesto della mano.
Sotto,c'era un ChIP che scintillava nella luce circostante.
Thanos lo raccolse dai detriti in mezzo ai quali si trovava e lo infilò nella porta elettronica attorno al
suo polso.
I dati sciamarono subito nel casco digitale che indossava.
Era il ChIP che voleva dare ad A'Lars,una copia di tutte le ricerche.
"Il nostro mondo sta morendo."pensò Thanos"Così lentamente che nemmeno se ne accorge."
Rimase li seduto per ore,ricontrollò i calcoli 3 volte,poi 4.
Una parte di lui voleva essere smentita,voleva trovare un errore,anche 1 piccolo,una svista che
persino un bambino avrebbe individuato.
Qualsiasi cosa.
Non desiderava altro che sbagliarsi,ritenersi uno sciocco,doversi umiliare andando da suo padre e
dicendogli le tanto temute parole: "Padre,io avevo torto e tu ragione."
Ma per quanto cercasse e continuasse a ripetere i calcoli,non trovò una sola falla nel suo
ragionamento o nelle conclusioni.
Titano era spacciato.
La caduta della sua razza era inevitabile.
Espulse il ChIP e si abbandonò a un profondo sospiro.
Inevitabile.
La natura avrebbe fatto il suo corso.
Il popolo di Titano poteva rimandare il disastro il più a lungo possibile con la sua tecnologia,ma alla
fine la morte avrebbe invaso la Città Eterna e condannato al buio le sue luci.
Inevitabile.
Si appisolò per distaccarsi dalla realtà pensando a quella parola,riecheggiante nella sua mente come
un'immonda ninnananna.
Quando si svegliò dopo un numero impreciso di ore,sollevando di scatto la testa dal
petto,pensò:"Inevitabile...ma non inarrestabile."
Esisteva un modo.
L'inevitabile era un risultato destinato a verificarsi nella condizione in cui nessuno avesse fatto
niente per cambiare le cose.
In cui l'attuale corso di Titano fosse rimasto invariato.
Ma in fisica esisteva un principio secondo il quale tanto più precisamente si conosceva la posizione
di una particella fondamentale,tanto più incerta restava la sua quantità di moto,e viceversa.
Inoltre,il processo stesso di osservazione,l'atto di investire la particella con un fascio di
fotoni,inevitabilmente- inevitabilmente- alterava o la posizione,o la quantità di moto,e così le 2
grandezze erano impossibili da conoscere con il medesimo grado di accuratezza.
Thanos capì:lui era il fascio di fotoni.
Il fato di Titano poteva cambiare.
Perché lui lo stava osservando,e dunque poteva intervenire per modificarlo.
Non avrebbe soltanto identificato il problema,lo avrebbe risolto.
Poi,avrebbe presentato la sua soluzione ad A'Lars e allora-finalmente-suo padre l'avrebbe ascoltato.
Chiamò una coppia di androidi dal magazzino.
"Ripulite tutto..."disse Thanos a loro "...e installate una nuova scrivania a interfaccia."
Entrambi trillarono e cinguettarono felici nell'accingersi a svolgere i loro compiti.
Thanos li guardò lavorare;a meno che non avesse avuto successo,gli unici a sopravvivere dopo la
fine sarebbero stati gli eterni e quei robot.
Quella stessa notte Thanos aprì una cartella che mostrava i risultati delle ultime scoperte
archeologiche.
Veniva detto che la parola distruttore era stata usata per la prima volta su Titano millenni
prima,quando A'Lars ancora non era giunto.
Si diceva che tra i mortali nascevano essere deformi,violacei e molto aggressivi.
Un giorno A'Lars e gli eterni erano venuti e avevano cominciato una vera e propria opera di
sterminio di queste creature forti 2 volte un mortale comune.
Dato che questi esseri veneravano la morte,A'Lars identificò il viola con la morte e poiché aveva
salvato Titano,tale identificazione divenne una tradizione.
Thanos rimase sconvolto e con gli occhi sbarrati.
Non poteva crederci.
Prima che gli eterni arrivassero,qualcosa aveva trasformato alcuni abitanti di Titano.
E ora era successo anche agli eterni,la sua nascita e quella di sua sorella lo provavano.
Ma perché?
Cosa c'era su Titano che faceva cambiare i mortali e ora aveva fatto cambiare 2 eterni?
E perché nei millenni in mezzo non era più successo?
Tutte domande senza risposta,ma Thanos sapeva per certo una cosa:A'Lars ne sapeva molto di più
sul suo conto e non gli aveva mai detto nulla.
Gli aveva mentito e tenuto nascosto anche questo.
Il giorno seguente,Thanos si trovò in un corridoio immenso nel tempio di Gwinth,poco fuori dalle
sue stanze private.
La ragazza condivideva l'alloggio con sua madre e altri eterni.
Il corridoio era ingolfato di fedeli che andavano a venerarla e a farsi benedire;Thanos era
un'intromissione indesiderata nella loro rutine.
Ringhi e lamentele infittivano l'aria alle sue spalle.
"Perdonami per averti abbandonata l'altra notte."disse lui a Gwinth,che rispondeva da dietro la
porta"Mi hai ispirato a fare ciò che rimandavo da tempo."
Tacque un istante,chiedendosi se non fosse il caso di tacere su ciò che aveva fatto,ma poi scartò
l'idea.
Gwinth doveva sapere.
"Ho visto mia madre di nuovo."disse Thanos "Tu mi hai dato il coraggio di farlo.
Tu mi hai ispirato."
La porta si aprì un attimo dopo,come se Gwinth fosse rimasta dietro l'uscio in attesa di udire quelle
parole.
La sua espressione mostrava un misto di stupore,dolore e un'altra cosa che Thanos impiegò un
momento per identificare,perché non la conosceva affatto:compassione.
"Hai visto tua madre?"disse Gwinth.
"In un certo senso."ammise lui,porgendole la mano "Volevo tornare da te subito dopo,ma...è
sopraggiunto qualcosa.
Qualcosa di enorme.
Vuoi passeggiare con me?"
Non restò offeso dall'esitazione di Gwinth.
Era sensata,dopotutto,e in ogni caso durò poco.
La ragazza gli prese la mano "Volentieri."
La condusse alla periferia della Città Eterna,vicino ai margini della zona terraformata sicura.
Le colline ai piedi dei criovulcani apparivano vellutate e placide.
Profondo sotto terra,il criomagma gorgogliava e crepitava semighiacciato.
"Moriranno tutti?"chiese Gwinth,dopo che Thanos le ebbe esposto la sua epifania.
"Tutto ciò che vive muore."le disse lui "La catastrofe pronosticata dai miei modelli si basa su una
vasta gamma di variabili,ma avverrà.
Potrebbe succedere tra un mese,o magari tra 10 generazioni."
"10 generazioni..."mormorò Gwinth.
"Io e te saremo uguali a quel punto come oggi."disse Thanos "Ma si,tutto quello che vediamo
qui..."e fece un gesto per abbracciare l'ampio orizzonte della Città Eterna "...sparirà,e degli abitanti
non resterà nient'altro che cenere.
A meno che non facciamo qualcosa."
Gli occhi della ragazza scrutarono il suo volto come se sapessero già la risposta.
"Tu puoi salvarli?"domandò infine l'eterna.
"Credo di si."disse Thanos "Ma la domanda è:dovrei?
Il cataclisma sarà enorme;il prezzo da pagare per impedirlo non può essere di poco conto."
"Stiamo parlando della sopravvivenza dei nostri fedeli,del nostro stile di vita."ribatté Gwinth "Devi
farlo.
Devi farlo ad ogni costo,Thanos.
Salva Titano."
Lui tacque,poi si piegò per baciarla.
Il legame c'era ancora.
Non era una coincidenza o un effetto collaterale del primo bacio.
Era reale e gli martellava nel cuore come il suo stesso sangue.
Si.
Si,valeva la pena pagare il prezzo,qualunque prezzo,per salvare questo.
Thanos si accostò al padre non con paura o timore,ma piuttosto con convinzione.
La convinzione che A'Lars,l'avrebbe respinto ancora una volta.
Sapeva che non nutriva amore per lui e lo rispettava a mala pena,eppure un qualche insopprimibile
istinto filiale lo spinse a concedere a suo padre l'ultima possibilità di partecipare alla soluzione
che,Thanos ne era sicuro,avrebbe salvato il mondo.
"Padre,vorrei parlarti."esordì,ritto sulla soglia del cogitarium di A'Lars "È una questione di una
certa urgenza."
Dopo qualche secondo,la risposta giunse dal dispositivo di comunicazione montato vicino alla porta
"Cos'è,il mondo sta per finire?"disse A'Lars in tono aspro.
Thanos scelse di interpretare la frase come una domanda vera,non come un commento
sarcastico"Alla fine,si.
Ma non a breve,penso."
Non ci fu alcuna replica.
Nessuno scherno,nessuna osservazione beffarda.
Semplicemente,A'Lars non aggiunse nient'altro.
Thanos attese davanti alla porta per quasi un'ora,ma suo padre non parlò,ne uscì dal cogitarium.
E così,Thanos prese in mano la situazione.
Gli ologrammi altro non erano che semplici manipolazioni di fotoni.
E i suoni nascevano dalla vibrazione delle molecole dell'aria.
La trasmissione di ologrammi sonori era una tecnologia perfezionata già da molto tempo.
Una scienza elementare che alcuni non consideravano più nemmeno una scienza.
Faceva semplicemente parte del quotidiano.
Ma a Thanos occorreva qualcosa di un po' più efficace del solito ologramma.
Doveva inviare una trasmissione a ogni singolo abitante di Titano,in un modo che non poteva
essere ignorato.
Se A'Lars non lo prendeva sul serio,allora avrebbe affidato le sue idee all'intera popolazione.
Che fossero loro ad agire,mentre suo padre se ne restava comodo e sicuro dietro le porte del suo
studio ,intento a progettare il prossimo MentorPelx che avrebbe soltanto rimandato gli effetti della
catastrofe in cui non credeva,senza fare niente per impedirla.
Thanos sviluppò un ologramma di se stesso che era alto cento metri,con particelle fotoniche
rifrattrici grazie alle quali l'immagine pareva sempre rivolta verso chiunque la guardasse.
Il suo appello doveva essere personalmente indirizzato ad ogni individuo della Città Eterna.
Pensò di usare un'altra figura per l'ologramma,suo padre,magari.
Ma così avrebbe imbrogliato tutti.
Stava per comunicare una grande e orribile verità ai mortali di quel mondo;non poteva cominciare
con la menzogna.
Attraverso i suoi dati,conosceva il momento esatto di massimo affollamento delle strade.
Generò l'ologramma proprio durante quell'orario,facendolo proiettare da un certo numero di
androidi galleggianti,affinché torreggiasse su tutta la Città.
Dapprima,l'immagine non fece niente,si limitò soltanto a "stare in piedi"a mezz'aria.
Non ci volle molto prima che la gente la notasse,prima che le macchine volanti vi passassero
attraverso e si fermassero,bloccando il traffico aereo anche più del solito.
Dagli edifici e dalle strade,dai veicoli e dai tetti,gli abitanti della Città Eterna levarono lo sguardo al
cielo.
Accertatosi di avere l'attenzione del maggior numero possibile di Titani,Thanos lasciò che
l'ologramma trasmettesse il suo messaggio.
"Io sono Thanos,figlio di A'Lars e Sui San."disse l'ologramma "Miei fedeli,mortali di Titano,vi
saluto con grande amore,ma con paura ancora più grande.
Il nostro mondo è in pericolo,e noi dobbiamo agire con audacia per salvarlo.
Voi siete-sotto ogni aspetto-una specie magnifica.
Avete conquistato la natura selvaggia di Titano e,con il nostro aiuto,l'avete piegata alla vostra
volontà.
Avete eretto maestose strutture,domato i crovulcani,costruito monumenti d'arte,di scienza e
d'eccellenza.
E avrete fatto tutto per niente.
Poiché siete destinati alla fine."
Passò ad elencare le statistiche sui terreni coltivabili,volumi d'acqua riciclabile e tassi di mortalità e
di nascita.
Parlò brevemente degli agenti patogeni e delle pandemie.
Con una sequenza di grafici e diagrammi olografici,spiegò la rapida diminuzione dei minerali
metallici indispensabili per la costruzione di altri MentorPlex in cui ospitare la popolazione in
costante crescita.
"I MentorPlex saranno già stracolmi il giorno stesso che verranno aperti al pubblico."disse
l'ologramma "Eppure,si stima che altri 600000 mortali vivranno ancora in abitazioni troppo piccole.
La velocità con cui completate le opere edili è letteralmente insufficiente per fornire alloggio a tutti
quanti,ma anche se riusciste a mantenere il passo,esaurireste i materiali e le risorse alimentari
ancora prima di finire.
Tutto ciò che fate per tamponare questa minaccia contribuisce soltanto a deteriorare il nostro
ambiente e aumenta le probabilità che le variabili si sommino prima del previsto.
State scavando una fossa,senza accorgervi che ogni palata di terreno vi ripiomba addosso e
minaccia di sommergervi.
Vivete in un cimitero.
La vostra inumazione è soltanto questione di tempo.
Vorrei che non fosse vero.
Vorrei che niente di tutto questo fosse vero,ma sono schiavo dei fatti,della logica e dei numeri.
La conclusione è inevitabile mortali.
La mia proposta è semplice,pertanto sarà breve:al fine di scongiurare questa inevitabile
catastrofe,suggerisco di sottoporre a eutanasia circa il 50% percento della popolazione attuale.
Il dimezzamento demografico garantirà alla vostra specie il tempo e la motivazione per cambiare il
suo stile di vita;è troppo tardi per evitare questo disastro senza ricorrere a misure drastiche,ma così
avrete tutto il tempo di prevenire il prossimo.
Negli interessi di un'imparziale obbiettività,ho sviluppato un algoritmo di selezione del tutto
casuale,che sceglierà i vostri fieri martiri senza discriminazione di classe,età,condotta o credo.
Se fossi un mortale,mi sarei preselezionato nell'algoritmo per essere messo a morte.
Sarei stato felice di sacrificarmi per un bene superiore,per la sacralità e la salvezza delle nostre
future generazioni.
Ho elaborato una procedura d'eutanasia straordinariamente misericordiosa e indolore..."proseguì
Thanos "Nessuno deve soffrire.
Non siete mostri.
Secondo i miei calcoli questa soluzione assicurerà a Titano oltre 1000 generazioni di sicurezza e
prosperità.
Considerate le vite di quanti nasceranno dopo,cullati dalla consapevolezza che il sacrificio dei loro
antenati-voi-ha donato loro protezione,stabilità e benessere nell'immediato futuro."
A questo punto,l'ologramma tacque,abbastanza a lungo perché il messaggio passasse.
"Un piccolo prezzo da pagare."disse Thanos al suo mondo "Un piccolo,ragionevole prezzo da
pagare,per il bene del nostro avvenire."
Stranamente,Gwinth non rispose quando Thanos provò a contattarla.
Secondo il suo radiofaro personale,l'eterna era online e disponibile,ma non accettò la sua chiamata.
Lei fu la prima persona che Thanos pensò di sentire dopo aver trasmesso il suo messaggio.
(Tecnicamente,il messaggio non era ancora concluso;Thanos aveva impostato l'ologramma perché
ripetesse ogni mezz'ora per 4 ore di seguito,tanto per essere sicuro che tutti lo assimilassero.)
Seduto nella sua stanza a controllare la trasmissione dalla scrivania a interfaccia,Thanos non aveva
idea di come la Città Eterna avesse recepito l'annuncio.
Quando chiamò Sintaa,l'amica,angosciata,gli disse soltanto: "Che cos'hai fatto?
Che cos'hai fatto?"
Poi si disconnesse,e a Thanos rimase soltanto l'eco del suo terrore e l'immagine residua del suo
volto atterrito.
Uscì dal MentorPlex nel mondo più silenzioso che avesse mai conosciuto.
Non c'era un solo passante sulle strade solitamente gremite.
Forse tutti si erano ritirati nelle loro case per discutere il suo piano?
Poteva essere.
Lassù in alto,il suo ologramma recitava la sua tiritera.
Thanos era lieto-e anche un poco turbato-che la tecnica di rifrazione fotonica avesse
funzionato;sembrava che l'immagine parlasse direttamente a lui.
Il suo viso,alto diversi piani,lo fissava.
Era stranissimo.
Si diresse a casa di Gwinth.
Suonò più volte il campanello,e alla fine lei aprì la porta.
Le lacrime le rigavano il volto.
"Come hai potuto?"domandò lei.
"Che intendi?"disse Thanos.
Lei sgranò gli occhi "Thanos!
Thanos,hai forse perso la ragione?"
Lui rifletté per un istante "No,niente affatto."
Thanos le prese le mani.
Erano molli e prive di vita.
"Qualcosa non va?"disse Thanos.
La ragazza strappò le mani da quelle di lui e fece un passo indietro "Qualcosa non va?
Qualcosa non va?"
Allungò un braccio dietro di se,dove,attraverso la finestra dell'appartamento,Thanos vide il suo
ologramma.
"Io..."disse lui,poi fece una pausa,su umettò le labbra e rifletté con attenzione "Sto facendo
esattamente quello che mi hai detto di fare,Gwinth."
Con un'occhiata truce,lei si passò le mani tra i capelli "Quello che io ti ho detto di fare?"
Thanos ripeté le sue stesse parole "Stiamo parlando della sopravvivenza dei nostri fedeli,del nostro
stile di vita.
Devi farlo.
Devi farlo ad ogni costo,Thanos.
Salva Titano."
Inorridita,Gwinth arretrò di un altro passo "Non così.
Non così!"
"A ogni costo."ribadì lui "È l'unico modo.
Pensi forse che io non abbia vagliato tutte le alternative?
Pensi che io non abbia considerato ogni altra possibilità,prima di arrivare a suggerire una soluzione
così radicale?
Ho persino chiesto consiglio ad un'altra persona ed è lei stessa che mi ha consigliato questa
soluzione.
Non possono abbandonare il pianeta.
Lo sforzo necessario per costruire una flotta adeguata prosciugherebbe le loro risorse ancora prima
del tempo e affretterebbe..."
"Ma ti ascolti?"gridò Gwinth "Tutto ruota attorno alla logica per te!
Ma stiamo parlando della vita dei mortali!
Qui non siamo mica su un mondo straniero!
Hai idea di quanto tempo ci sia voluto per mitigare i rapporti tra gli eterni e loro?
E adesso dovremmo fare una cosa simile?"
Lui annuì velocemente.
Lo stava ascoltando oppure no?
"Si."disse Thanos "Sono vite che intendo salvare.
Be' le metà almeno."
Gwinth si coprì la bocca con le mani,di nuovo in lacrime,poi si ritirò oltre la soglia dell'abitazione e
lasciò che la porta si richiudesse tra di loro.
Per quanto Thanos pigiasse il pulsante d'entrata e per quanto bussasse non ottenne risultati.
Thanos provò con Sintaa,allora.
"Devi rimangiarti tutto."disse la sua migliore amica lentamente e con circospezione "Devi ritrattare.
Subito."
Sedevano nell'anticamera della casa di Sintaa,il piccolo salotto per gli ospiti adiacenti agli alloggi
veri e propri.
Per rispetto nei confronti della madre di Sintaa,parlarono a bassa voce,ma persino in un bisbiglio
era impossibile non cogliere l'urgenza delle parole dell'amica.
"Ritrattare?"disse Thanos "Io non ho detto falsità.
Tutto ciò che ho detto è empiricamente vero."
Sintaa emise un grugnito e si reclinò sulla sedia,con le mani poggiate sulle ginocchia "Thanos,a
nessuno interessa la tua verità empirica.
Non hai visto i notiziari.
Sono scoppiate rivolte nella Città Eterna!
Rivolte causate dal panico.
La gente si è rintanata nelle proprie case.
Gli incidenti si sono quasi quadruplicati.
Ci sono stati casi di suicidio.
Suicidio.
Lo sai quand'è stata l'ultima volta che una persona si è tolta la vita nella Città Eterna?
Per non parlare,poi,del numero."
Thanos lo sapeva eccome e stava per rispondere a Sintaa,ma l'amica lo interruppe con un gesto.
"Devi ritrattare."disse Sintaa "Di che è stato uno scherzo di cattivo gusto.
Oppure,di che hai ricontrollato i calcoli e hai capito di esserti sbagliato."
"Non farò nulla del genere."disse Thanos "Non intendo mentire."
Sintaa scrollò il capo "Allora,almeno annulla quel tuo piano sull'eutanasia.
Di alla gente che hai sviluppato una soluzione migliore."
"Non esiste una soluzione migliore."disse Thanso "Ho speso parecchio tempo e risorse mentali su
questo,e solo il mio piano garantisce successo."
"Allora,fa qualcosa che non lo garantisca,dannazione!"proruppe Sintaa balzando in piedi con i
tendini del collo gonfi per le urla "Non puoi semplicemente dire che ucciderai mezzo pianeta!"
Thanos rifletté "Però l'ho fatto."
Sintaa deglutì a fatica,come se tentasse di ricacciare in gola la risposta "Credo sia meglio che tu te
ne vada,Thanos."
"Ma..."disse Thanos.
"Non ho altro da dirti."disse lei.
"Pensavo fossimo amici."disse Thanos.
Con un lento cenno di capo,Sintaa arricciò le labbra.
Puntò lo sguardo sui propri piedi e lasciò trascorrere molto tempo prima di parlare di nuovo.
"Mi uccideresti se fossi una mortale e il tuo algoritmo mi scegliesse?"disse Sintaa.
Thanos inclinò la testa da un lato.
Era una domanda sciocca,quasi infantile.
La esaminò per un attimo nella sua mente,nel caso gli fosse sfuggita qualche sottile sfumatura.
Ma non ve n'erano.
"Certo."disse alla sua amica "Avrei ucciso anche me stesso."
Sintaa annui ancora,stavolta con la mascella serrata.
Alzò gli occhi verso Thanos,lucidi e ardenti al tempo stesso "Va a casa,Thanos.
Non ce altro da dire."
Sulla via di casa,Thanos ricevette un bollettino d'informazione sul ricevitore personale.
A seguito della sua trasmissione,1200 persone erano rimaste uccise nelle sommosse e i feriti
ammontavano a 5 volte tanto.
Arrivato a casa,si sedette al buio a meditare per 6 ore di fila.
Conviveva con la consapevolezza dell'imminente distruzione di Titano già da parecchi giorni.
Era stato completamente immerso nei dati,e di conseguenza non gli facevano più ne caldo ne
freddo.
Non aveva calcolato che la notizia della catastrofe avrebbe avuto di per se delle ripercussioni gravi.
"1200 morti."disse A'Lars che era comparso sulla soglia della sua stanza e non si disturbava
neppure a nascondere la rabbia.
Thanos non aveva mai visto suo padre così alla mercé delle emozioni.
A'Lars era quasi sempre in grado di controllarsi,di reprimere i suoi sentimenti,di lasciar trasparire
soltanto il disgusto e il fastidio che il figlio suscitava in lui.
Adesso,però,tutta la sua collera era manifesta,il viso chiazzato di rosso e contratto in un'espressione
ferina.
"1200!"disse A'Lars "Affermi di amare questo mondo,Thanos,e hai appena ucciso 1200 mortali!
Che cosa hai da dire in merito?"
Thanos ragionò per un momento.
Pensò alle future generazioni che non ci sarebbero mai state,ai bambini ancora non concepiti che
non sarebbero mai venuti al mondo,alla fine di Titano.
Era sin troppo semplice da immaginare.
Lo vide con l'occhio della mente,udì le grida dei momenti,il pianto di coloro che erano rimasti in
vita giusto il tempo di provare rimpianto.
"1200."disse Thanos "1200 anime.
Statisticamente insignificanti.
Non bastano a scompaginare il mio piano per salvare Titano.
Saremo sempre costretti ad eliminare metà della popolazione."
A'Lars lanciò un urlo disarticolato illuminando i suoi occhi di energia.
"Ho preoccupazioni ben più serie di quelle 1200 vite."disse Thanos con pacatezza "Sto cercando di
salvarne milioni e,andando avanti,miliardi.
Non posso essere ritenuto responsabile dell'accaduto.
Mi sono espresso in termini semplici.
Chi mi ha ascoltato non avrebbe dovuto cadere al panico."
"Ascoltato?"disse A'Lars "Ascoltato?
Ti sei intromesso nella vita della gente.
Hai proiettato…
Hanno visto un gigantesco mostro a cavalcioni sulla città,che prometteva di assassinare metà degli
abitanti.
Quale risultato ti aspettavi?"
"Suppongo che mi aspettassi di vederli reagire con raziocinio e compassione,non con vile istinto
animale."disse Thanos.
Suo padre arretrò di un passo,la rabbia sul suo volto commutata in una sorta di quieto orrore.
"Pensavamo che fosse tua madre la Titana Folle."disse A'Lars con la voce appena più forte di un
sussurro "Ma ora vedo che ci sbagliavamo.
Sei tu.
Thanos.
La tua mente è alterata come il tuo aspetto.
I tuoi pensieri sono deviati come la tua carne."
Thanos si schiarì la gola,si alzò in piedi,ergendosi in tutta la sua altezza.
Incrociò le mani dietro la schiena,si accostò ad A'Lars e torreggiò su di lui.
"E cosa pensi di farci,padre?"disse Thanos.
A'Lars ebbe quanto meno il merito di non battere ciglio quando rispose.
Il crimine su Titano era pressoché assente.
Non esisteva la pena capitale e non c'erano strutture che potessero contenere un essere forte e
intelligente come Thanos.
Così,il popolo di Titano decise di adottare la soluzione più diretta:l'esilio.
Non dalla Città Eterna,no.
Dal pianeta.
E così,a un'età in cui in genere gli eterni si avventuravano nella totale adorazione,Thanos non
venne catapultato nel mondo,bensì fuori di esso.
FLASHBACK
La pietra dell'infinito azzurra vagava nello spazio.
VOCE NARRANTE DI KAZANTRA
"L'universo non è infinito.
Finge solo di esserlo."
FINE FLASHBACK
L'astronave fu chiamata Exile I da coloro che ce lo misero a bordo.
Thanos la ribattezzò Santuario.
Si concesse un ultimo sguardo al suo pianeta natale mentre la nave varcava l'atmosfera esterna e
irrompeva nel nero stellato dell'universo.
L'Atmosfera di Titano,una fitta,compatta nebbia di azoto organico,assumeva una colorazione
aranciata vista dallo spazio.
La Città Eterna,inghiottita dalla foschia,era invisibile a occhio nudo dall'orbita.
Thanos disse a se stesso che tutto ciò che sapeva si nascondeva sotto quella nebbia,e poi concluse
che non importava.
Il pilota automatico per la nave era stato impostato per condurlo verso il sistema solare interno,su
mondi considerati luoghi abitabili per uno come lui.
Era la rotta più sicura,la scelta più affidabile.
Ma Thanos non nutriva alcun desiderio di sicurezza e affidabilità
Potevano bandirlo da Titano,ma oltre a questo,non potevano rivendicare il suo destino.
Per la prima volta nella sua vita,Thanos era libero.
Rinchiuso all'interno di una minuscola navicella con pochissime risorse,si,ma libero dai
ripensamenti,dall'odio,dalla paura e dal disgusto.
Libero dall'amore.
Dal bisogno dell'amore.
Non c'era nessuno da amare sul Santuario a parte lui stesso,e Thanos aveva di meglio da fare per
impiegare il suo tempo.
La nave era poco grande,ma comprendeva molte stanze,con un motore sub-luce.
Diretta verso le orbite interne del sistema solare,era dotata di velocità e potenza appena sufficienti
per portarlo su uno dei presunti mondi abitabili più vicini alla stella centrale.
Manomise il pilota automatico in un secondo.
Ogni atomo del suo essere desiderava invertire la rotta e tornare su Titano,ma così non avrebbe
annullato il suo esilio,l'avrebbe soltanto rimandato.
Gli altri eterni l'avrebbero semplicemente rispedito nello spazio.
Se invece avesse proseguito il viaggio verso l'interno,sarebbe atterrato da qualche parte nel sistema
solare,magari su un pianeta rozzo e primitivo,sprovvisto di tecnologia.
Anche con l'abilità di volare,non avrebbe potuto facilmente orientarsi nello spazio e tornare per
salvare tutti,loro malgrado.
Il Santuario non era progettato per il viaggio interstellare.
Costruita per condurlo a pochi minuti luce di distanza,trasportava una quantità limitata di
carburante.
Thanos disse al pilota automatico di stabilire una rotta per Hala,il pianeta originario dei kree,la
civiltà evoluta più vicina che fosse riuscito a localizzare.
Fieri e militareschi,i kree disponevano delle tecnologie e della competenza tecnica che gli
occorrevano.
Gli eterni erano potentissimi,ma pochi,i mortali di Titano eccezionali,ma isolati.
Il conflitto accelera il progresso scientifico e i kree avevano vissuto anni e anni di esperienza
bellica.
Possedevano eserciti,flotte,navi.
Tutto ciò che mancava a Titano.
In più,la loro divinità,l'Intelligenza Suprema,che lui presumeva fosse un elementale,era molto
potente.
Se necessario,Thanos sarebbe tornato sul suo pianeta con una legione armata alle spalle.
Qualunque cosa,pur di convincere il suo popolo ad ascoltarlo.
Quando fosse arrivato il momento,avrebbe scoperto una maniera per persuadere i kree ad aiutarlo.
Per ora l'importante era arrivare la.
I motori non erano abbastanza potenti per raggiungere Hala,così reindirizzò l'energia da tutti gli
altri sistemi,compreso quello di supporto vitale.
La temperatura a bordo del Santuario scese al di sotto del limite di congelamento.
Thanos non avvertiva il freddo e rimase a vedere la cabina congelarsi.
"Povero Thanos."disse una voce femminile alle sue spalle.
Thanos spalancò gli occhi,voltandosi e vide Lady in piedi dietro il sedile.
Lei aveva anche un lungo mantello viola che si muoveva da solo,e lo guardava con aria serena e un
po' compassionevole.
"Lady?"disse Thanos che non riusciva a crederci "Ma cosa…?"
Da dietro il vestito viola della donna partì una forte luce bianca,Thanos si riparò con le braccia.
Quando la luce scomparve i 2 non c'erano più.
Thanos si trovò improvvisamente in una dimensione argentea,con molte lingue di luce,curve di vari
colori che si intrecciavano.
Lei era ferma davanti a lui che si guardava intorno.
Poi apparve una landa desolata,orribile,nera,con il cielo rosso,senza nuvole o stelle,e una serie di
spuntoni deformi e il terreno pieno di venature,curve e increspature.
"Come hanno osato fare questo ad una creatura come te."disse Lady "Un tale potere.
Un tale glorioso potenziale."
Thanos fece un passo indietro.
Istantaneamente Lady gli apparve davanti a pochi centimetri dal corpo,toccandogli il braccio
sinistro con la mano destra "Non c'è motivo di avere paura."
"Cosa sta succedendo?"disse Thanos con la bocca socchiusa e gli occhi spalancati "Cosa sei tu?"
"Davvero non lo hai capito?"disse Lady "Eppure senti sempre parlare di me.
Mi scacceranno fino alla fine dei giorni."
Thanos spalancò completamente gli occhi "Sto...impazzendo?"
"No."disse lei con tono calmo "Possiamo essere...molto di più.
Ci temono.
Ci chiamano abomini.
Vogliamo entrambi che gli altri non ci oltraggino."
Lei gli sfiorò la guancia destra,con il dorso dell'indice sinistro lentamente,sollevandosi a
mezz'aria,per tenere la testa alla sua altezza,mentre Thanos teneva la mano sinistra all'altezza del
suo avambraccio,con il palmo aperto,ma non riusciva a muoversi per toccarla.
"Povero bambino."disse lei "Non farti abbattere.
Ti hanno mandato via.
Ciò che verrà dopo...è nelle mani del fato."
Lei si allontanò con le braccia spalancate verso il basso.
Poco dopo Thanos riapparve e cadde a terra svenuto.
Nella cabina,vagamente,come da lontano(sebbene l'altoparlante fosse a meno di 10 centimetri da
lui) si udì la voce del computer che scandiva il conto alla rovescia per la massima
combustione di carburante da lui programmata.
La rotta era tracciata.
La nave avrebbe fatto il resto.
Quando i motori divamparono e il santuario sussultò bruscamente,scattando veloce fuori dal sistema
solare,Thanos era ancora nello stato di coma.
Non vide mai la bellezza delle stelle che passavano rapide e indistinte,mentre l'astronave lo portava
oltre i confini del sistema solare e nella galassia che si estendeva fuori di esso.
E sognò.
Sognò lei.
Venne, lo toccò e gli disse cosa fare.
"Non dimenticare,quando ti sveglierai."si raccomandò Lady "Ricorda ciò che ti ho detto."
"Lo farò."promise lui,ma persino nel sogno era consapevole che non lo avrebbe fatto.
Sapeva che al suo risveglio non sarebbe riuscito a portare a termine un compito tanto elementare.
Eppure,promise lo stesso.
Nel sogno,immaginò il ricordo come una cosa tangibile e vi si aggrappò,tendolo stretto,giurando
che non lo avrebbe mai lasciato andare.
"È bello grosso questo qui!"disse una voce.
Una voce si librò nelle tenebre e nel silenzio.
Thanos tentò di voltare la testa verso la sorgente del suono,ma non riusciva a muoversi.
"Vero,mica falso!"disse un'altra voce "Mica falso!
Vero!"
"Già,lo puoi dire forte!"disse il primo.
Mani su di lui.
Attorno al suo collo.
Qualcosa di solido e pesante gli si chiuse sulla gola.
Thanos tentò di rialzarsi,scalciando contro le catene del coma.
Cercò di aprire gli occhi,ma quelli non collaboravano.
"Grosso e vivo."disse la prima voce.
"Vivo e grosso!"approvò la seconda voce.
Thanos perse la sua battaglia contro l'oscurità.
Lo inghiottì tutto intero.
Quando alla fine riaprì gli occhi,per prima cosa ripensò alla conversazione.
Ricordò lei,il suo bisbiglio nell'orecchio, la sua raccomandazione a ricordare.
E rammentava con eccezionale memoria la convinzione che avrebbe scordato tutto,che la memoria
non lo avrebbe assistito.
Infatti era successo.
Quello che lei gli aveva detto,non se lo ricordava.
Tutto questo gli sovvenne negli istanti tra quando schiuse gli occhi e quando la sua vista
cominciò a schiarirsi dal lungo sonno.
Giaceva su un letto,un affare antiquato che poggiava su nientemeno che un pavimento.
Era avvolto da coperte-coperte!-non da un comodo campo termico.
Quello non era il pianeta dei kree,capì immediatamente.
La tecnologia e gli agi dei kree erano di gran lunga più avanzati.
Non si alzò subito.
"Ricorda."gli aveva detto lei "Ricorda."
Ma non ci riusciva.
Sapeva solo di aver impostato il pilota automatico,di averla vista e di essere stato abbagliato.
Era in grado di richiamare a se tutti i minimi particolari,tranne quella dannata parte!
Serrò il pugno.
"È sveglio!"disse una voce ormai familiare "Il gigante è sveglio!"
"Sveglio e grosso,si!"disse la seconda voce "Grosso e sveglio!"
E poi,una terza voce: "Lo è.
Entrambe le cose."
Thanos sollevò la testa dal cuscino.
La stanza della quale si trovava era sporca.
Le pareti,fatte di metallo,erano punteggiate di ruggine rossastra.
L'unica fonte d'illuminazione era una sfera che brillava sulla sua testa,che di tanto intanto si
spegneva,obbligando i suoi occhi ad alternarsi tra la luce e il buio.
Un carrello su ruote,che pareva sul punto di crollare sotto il peso di una gamba piegata,stava
accostato in un angolo,e accanto a esso c'era un bipede alto e snello,con la carnagione arancione e le
orecchie a punta.
Aveva il viso paffuto,una bocca ampia e generosa,rotondi occhi gialli.
E stava a petto nudo;indossava soltanto un gonnellino verde con un cinturone,un paio di scarponi e
una sorta di collare sicuramente simile a quello che Thanos si era sentito attorno al collo.
L'individuo aveva un sorriso gioviale,il che era consolante e spaventoso allo stesso tempo;Thanos
non era abituato ad essere accolto con piacere.
Accanto alla porta,c'era un secondo bipede,ma con la pelle biancastra,segnata da puntini verdi,gote
scavate e capelli bruni a ciocche irregolari.
Magro al punto d'essere deperito,indossava degli stracci e un collare di metallo.
Sulla spalla,gli stava appollaiata una creatura che sembrava un agglomerato grigio di
protoplasma,dalla sommità del quale spuntavano la testa e il petto di un falco.
Le ali e il corpo parevano disciogliersi in quella melma grigiastra,aggrappata alla spalla dell'uomo
come una collosa montagna di muco.
"Io sono Ar Rhaigor."Disse quello arancione con voce affabile "Come ti senti?
Dovresti essere morto per asfissia,decompressione,fame e ipotermia,invece non avevi alcun danno.
Sei di certo un tipo resistente."
Thanos emise un grugnito mentre si sollevava a sedere sul letto "Sei un dottore?"
Ar ridacchio "No.
Ma quel po' di esperienza medica che ho mi rende idoneo a curare la gente su questa nave.
E devo dire che non ho mai visto una pelle dura quanto la tua."
"Nave?"disse Thanos.
Aveva programmato il Santuario per entrare in orbita e trasmettere un segnale di soccorso non
appena raggiunto il pianeta dei kree.
"Mi trovo su una nave?"disse Thanos "Quale?
Come ci sono arrivato?"
"Sei stato fortunato."intervenne l'altro.
Il suo animale ripeté "Vero!
Proprio vero!
Fortunato!
Fortunato!"
Ar Rhaigor si voltò per lanciare loro un'occhiata e si strinse nelle spalle "Hanno ragione,sai?
La tua nave era in rotta di collisione con la nostra.
Stavamo per disintegrarla,ma Sua Eccellenza non voleva sprecare l'energia dei blaster,così abbiamo
mandato una squadra per l'attività extraveicolare a spingerla fuori rotta.
Hanno rilevato i tuoi parametri vitali a bordo e ti hanno portato qui.
Parametri vitali molto strani,da quello che hanno detto.
Pensavano quasi ad un reattore di raggi cosmici all'inizio."
"Dov'è la mia nave,adesso?"disse Thanos.
Ar rivolse lo sguardo agli altri 2 "Demla?"
Gli occhi di Demla si illuminarono "A circa 12 mesi luce da quella parte"rispose,puntando il pollice
oltre la propria spalla.
"12!"gracchio lo strambo volatile "Da quella parte!
Forse 13!"
Thanos decise quale sarebbe stata a prima cosa da fare una volta aver compreso la situazione per
intero:strangolare quella fastidiosa bestia.
La seconda cosa sarebbe stata impiegare quella nave per raggiungere la sua destinazione.
Glielo dovevano,visto che avevano lasciato andare il Santuario alla deriva nell'Universo.
"In quale punto dello spazio Kree mi trovo?"disse Thanos "Quanto è lontano il loro pianeta?"
Ar rise "Spazio kree?
Era la che pensavi di esserti diretto?
L'hai mancato di parecchio."
Thanos non era uno che si adombrava facilmente,però era bravo a rimuginare.
Dopo l'uscita di Ar,Demla e quella specie di uccello,restò seduto da solo in quella stanza,riflettendo
su quanto gli era stato detto.
Si trovava a centinaia di parsec dal mondo natale dei kree,con il collo cinto dallo stesso collare che
indossavano Demla e Ar.
Ricordava le immagini degli antichi collari elettrici che aveva visto.
Era senz'altro creato per far male ai mortali o ucciderli nel caso tentassero di rimuoverlo.
Ma tutto ciò non avrebbe funzionato con lui.
Thanos sorrise guardandolo.
Non sapeva quasi nulla del veicolo su cui era,tranne il nome:Golden Berth.
Ma a giudicare dallo stato del luogo,era un appellativo ambizioso,inadeguato a rappresentare la
realtà delle cose.
Aveva del tutto mancato lo spazio kree.
"È spuntato un nuovo buco nero,vicino all'Ammasso Astrosiano."gli aveva spiegato Ar "Forse,non
era inserito nelle tue carte di navigazione.
Se così è,il tuo pilota automatico non ha calcolato l'attrazione del pozzo gravitazionale,per questo ti
ha condotto fuori rotta."
Thanos aveva ragionato un istante su questa possibilità,poi Ar gli aveva posato una mano sulla
spalla e aveva detto "Dormi,amico mio.
Tutte le cose passano,persino i nostri errori."
Amico mio:quelle erano state le parole di Ar.
Voleva senz'altro consolarlo,ma non si era abituato a essere considerato un amico con tanta facilità.
A ogni modo,accettò il consigliò e dormì,non per bisogno fisico,ma mentale.
Aveva bisogno di pensare.
Demla lo accompagno a fare una visita alla nave,qualche giorno dopo.
L'assurdo volatile-si chiama Bluko e non era affatto un volatile,bensì tecnicamente un
transmorfo,una creatura semisenziente talvolta rintracciabile nei territori rigelliani- andò con
loro,com'era ovvio,ripetendo a pappagallo tutto ciò che diceva Demla.
Thanos non sapeva cosa fosse più molesto,se gli occhi di Bluko o il modo di parlare di Demla,così
ripetitivo e scombinato.
Uno dei 2 gli fece scoppiare la rabbia quasi immediatamente.
Gli venne data una tunica grigia da indossare sopra l'abito che portava.
L'indumento era stato bianco,una volta-il colore originale si vedeva ancora in corrispondenza delle
cuciture.
Mai Thanos indossò quell'abito.
La Golden Berth era un'astronave a forma di ruota,un tubo tondeggiante che girava attorno a un asse
centrale,con 16 raggi che collegavano il mozzo ai bordi.
L'aspetto del corridoio lungo il quale Demla lo condusse,la stanza dove si era svegliato,che
scoprì essere un'infermeria,erano degli indicatori delle condizioni generali di tutta la nave.
Oblò convessi in pulsovetro rinforzato offrivano una veduta dell'esterno,ma almeno un terzo di essi
era raffazzonato con una pasta viscosa atta a tappare le crepe,le quali,altrimenti,avrebbero
risucchiato tutta l'aria della nave nello spazio.
A ogni passo,Thanos temeva di smuovere qualche parte essenziale della struttura e condannare
tutti quelli a bordo.
"Ruota un tot di volte al giorno con la forza centrale..."diceva Demla.
"Centripeta."lo corresse Thanos a mezza bocca.
"...per imitare...come si chiama,la gravità."disse Demla.
"Gravità!"aggiunse Blunko "Piedi a Terra!"
"Non è che la capisca poi tanto..."ammise Demla "...ma non me ne vado a spasso verso il
soffitto,perciò immagino che funzioni."
"Funziona si!"farfugliò Bluko.
"Chi è Sua Eccellenza?"chiese Thanos "Ar Rhaigor l'ha nominato.
È il proprietario della nave,presumo?"
Demla scrollò le spalle "Lo incontrerai presto,credo."
"Sua Eccellenza!"sbottò Bluko "In ginocchio!"
Thanos digrignò i denti e ostentò un sorriso cortese "Possiamo incontrarlo subito,piuttosto che
presto?"
Aveva già rimandato troppo il suo piano per cercare aiuto su Hala.
Non aveva voluto rivelare la sua natura,ma le formalità e le carinerie erano lussi che non poteva
permettersi.
Demla si strinse ancora nelle spalle "Si può fare,penso."
"In ginocchio!"ripeté Bluko.
Percorsero uno dei raggi della ruota,incontrando molti altri alieni.
Nessuno di loro lo guardava direttamente per più di pochi secondi-quelli che erano dotati di 2
occhi,altri meno-,e la maggior parte non si disturbava neppure di mostrare il benché minimo
interesse per lui.
Ma persino negli ambienti angusti e soffocanti della nave,dove le dimensioni erano,se non altro,un
ostacolo più di quanto lo fossero state nella Città Eterna,Thanos si sentiva…
A suo agio.
Li,in quella accozzaglia di alieni,si era finalmente integrato.
Tutti indossavano un collare identico a quello che lui portava attorno al collo.
Le stanze di Sua Eccellenza erano tutte raccolte nel mezzo della ruota.
Demla lo condusse in un'ampia e ariosa camera che,a quanto pareva,costituiva una sorta di sala del
trono.
Era scarsamente illuminata e versava nello stesso stato pietoso del resto dell'astronave;questo disse
a Thanos,che,qualunque cosa fosse Sua Eccellenza,di certo non poteva dirsi ricco.
L'individuo sedeva,appunto,su un trono di rottami.
Thanos riconobbe la gamba di una sedia che spuntava da una parte,lo smorzatore
inerziale(esaurito)di un propulsore a velocità luce,usato come parte del sedile,e altri pezzi di rottami
fusi insieme a formare il trono più brutto e arrugginito che si potesse immaginare.
Sua Eccellenza,invece era una confluenza di opposti,drappeggiato com'era di un sontuoso mantello
di velluto rosso che copriva una vecchia tuta e una blusa lurida.
Era un tipo allampanato,con la pelle cadente sotto il mento e la mascella come se avesse iniziato
un'inaspettata dieta di digiuno.
Aveva un occhio azzurro e uno marrone.
Era circondato da un manipolo di esseri armati,alcuni dei quali erano umanoidi,mentre altri avevano
troppi arti,oppure troppo pochi.
"Inginocchiati."sbottò Demla che l'aveva già fatto.
"In ginocchio!"cinguettò sonoramente Blunko.
"L'animaletto ha ragione."commentò Sua Eccellenza con voce annoiata,seppure
bonaria"Inginocchiati."
Thanos soppesò rapido la situazione.
Era più forte di tutti i presenti,lo sapeva,non potevano fargli nulla.
Ma una sparatoria in quella nave significava rischiare di continuare l'esistenza nello spazio e senza
sapere dove andare.
Comunque,ragionò,prima era meglio mettere alla prova Sua Eccellenza.
Doveva mantenere nascoste le sue doti,la sua natura per il momento propizio.
Non voleva ancora sopraffare Sua Eccellenza,però aveva intenzione di dimostrargli che non si
sarebbe piegato.
"Cautela."si ammonì Thanos da solo nella sua mente "Non esagerare,ma opponiti."
"Non sono abituato a prostrarmi."disse Thanos in tono neutro.
Sua Eccellenza sgranò gli occhi.
Quello azzurro divenne rosso,quello marrone balenò di bianco per un istante.
"Ah si?"disse l'essere "Capisco.
Be' è comprensibile.
Del tutto comprensibile."
L'essere inclinò la testa verso la creatura accanto a lui "Robbo.
Rendilo edotto."
Cereo,con chiazze di peluria grigiastra sul viso e una tonsura da monaco sulla testa,Robbo avanzò a
grandi passi verso Thanos,facendo scorrere lo sguardo su di lui.
Indossava una sudicia tunica con una tasca strappata,era più basso di lui di almeno 2 teste
e,verosimilmente, pesava la metà.
Ma proprio quando Thanos aveva cominciato a sentirsi esilarato all'idea che quel mortale
striminzito lo obbligasse a inginocchiarsi,una sensazione di qualcosa che gli entrava nella mente fu
avvertita dalla sua testa.
Il collare...Trasmissione di dolore.
Thanos sorrise.
"Tipo tosto."commentò Sua Eccellenza.
Un secondo tentativo fu fatto.
"Devo mantenere l'effetto sorpresa."pensò Thanos "Eliminarli in fretta al momento opportuno.
Per ora gli farò credere di avere tutto sotto controllo."
Thanos si mise le mani sulle tempie,fingendo di sentire dolore,e poi cadde sulle ginocchia.
"Meglio!"annunciò Sua Eccellenza "Ora,ci voleva tanto?"
Mentre Robbo si allontanava,Thanos si massaggiò le tempie,fingendo di stare male.
"Ahi."disse Sua Eccellenza con le labbra protruse "Punteruolo psichico.
Fa male,mi dicono.
È come una specie di emicrania da gelato,ma cento volte più forte."
L'essere si alzò in piedi dal trono improvvisato e si schiarì la gola,una procedura grassa e
catarrosa,che Sua Eccellenza concluse raccogliendosi l'espettorato in bocca ed espellendo un grumo
grigiastro.
Un piccolo,zampettante alieno simile a un troll accorse a mani tese per intercettare lo sputo prima
che toccasse terra,dopodiché sgattaiolò via attraverso una porta.
"Orbene..."disse Sua Eccellenza sovrastando Thanos "Cominci ad abituarti?
Questo può andar bene per te?
Perché a me conviene molto più di così,consentimi di dirlo."
I suoi occhi cambiarono di nuovo colore-da azzurro a verde,da marrone a nero-e poi tornarono
quelli di prima.
Thanos si massaggiò ancora le tempie e adocchiò Sua Eccellenza dal basso.
Da laggiù godeva di una deliziosa veduta del suo naso,2 spigolose,villose cavità
gemelle,luccicanti di moccio verdastro.
"Se la mia presenza ti arreca disturbo..."disse Thanos "...domando scusa.
Potrei facilitarti la vita,andando via."
Le sopracciglia di Sua Eccellenza schizzarono verso l'alto e lui batté le mani divertito "Andar via?
L'avete sentito?"
L'essere girò su se stesso con le braccia aperte come per raccogliere tutto il suo seguito "Vorrebbe
andarsene!"
Risatine,sbuffi e sghignazzamenti da parte della folla.
Thanos serrò la mascella e il suo mostruoso mento si increspò.
"E deve vorresti andare,di grazia?"domandò Sua Eccellenza "Siamo nel cuore del Campo Corvino.
Il sistema solare più vicino è la Desolazione di KelDim,e persino quello è lontano molti parsec,e
non ospita forme di vita,niente di abitabile.
Suppongo che potrei semplicemente buttarti fuori dalla camera stagna..."
Aggrottò la fronte mentre esaminava Thanos "Dovrei buttarti fuori dalla camera stagna?"
Thanos poteva sopravvivere nello spazio,ma li non c'era nessun luogo dove andare.
Aprire dei portali con il pensiero poteva essere rischioso,potrei finire in una stella o in una zona
sconosciuta.
Convenne che la risposta da dare era semplice,ma Thanos non sapeva come avrebbe reagito Sua
Eccellenza.
C'era il rischio che prendesse un "no"come una sfida alla sua autorità e scaraventasse Thanos nello
spazio solo per mantenere il punto.
"Sarebbe un tragico decorso degli eventi per me."rispose nel tono più contrito che poté simulare
nonostante la frustrazione.
Sua Eccellenza rovesciò la testa all'indietro e scoppiò in una serie di risate fragorose,che suscitarono
reazioni simili anche in tutti gli altri presenti.
Thanos notò che Demla,alla sua sinistra,rideva a sua volta,ma nei suoi occhi non c'era ilarità.
Bluko,stranamente,si era messo a dormire.
"Tragico!"ululò Sua Eccellenza "Ci scommetto!
Scommetto che tu…Di un po' come ti chiami,Tragico Decorso degli Eventi?"
"Thanos."disse Thanos.
Sua Eccellenza strascicò il nome,assaporandolo sulla lingua mentre lo scandiva con le labbra "E sei
abitante del pianeta del popolo viola,eh?"
"No,di Titano."proferì Thanos senza precisare che ruolo avesse e cosa fosse.
"Impossibile."disse Sua Eccellenza "Non esistono persone viola su Titano.
Si può trovare qualche squisita sfumatura di beige,si,e poi ci sono gli dei eterni che governano quel
posto,spettacolari a vedersi.
Ma di gente viola,neppure l'ombra."
"Io sono...un eccezione."disse Thanos.
Sua Eccellenza grugnì e scrollò le spalle come fare disinteressato "Fa lo stesso.
Permettimi di spiegarti come funzionerà la tua vita da oggi in poi,Thanos di Titano.
Sei a bordo del vascello Golden Berth,e come tutti gli altri ospiti di questa nave,sei mio schiavo.
Si,lo so cosa stai pensando:la schiavitù è illegale in quasi tutte le regioni civilizzate della galassia!
E hai ragione.
Lo è.
Ma questa non è schiavitù.
È...è"
Si fermò è schioccò le dita "Robbo!
Com'è quell'espressione che continuo a dimenticare?"
"Servitù vincolata,mio signore."disse Robbo.
"Ecco!"disse Sua Eccellenza che batté le mani e l'occhio azzurro divenne di un arancione acceso per
qualche secondo "Servitù vincolata.
Così si dice.
Grazie.
E quanto abbiamo speso per Thanos qui,Robbo?"
"8274 yargblat,mio signore."disse Robbo "E 16 tivillum.
Per il recupero e il vitto."
Thanos non aveva mai sentito nominare quelle unità monetarie in vita sua.
"8000!"disse Sua Eccellenza che si afferrò il petto come se fosse stato colto da un attacco di
angina"Tanto denaro,per una ricompensa così misera!
Tanto denaro,e tutto ciò che ne ricavo è insolenza!"
Menò il bastone di metallo per aria e colpì Thanos sulla parte destra del viso,rompendo l'oggetto.
Sua Eccellenza era alto,ma scheletrico.
Thanos interpreto la reazione dei presenti e finse di oscillare di lato,tramortito dal colpo.
Ansimante per lo sforzò,Sua Eccellenza si crogiolò negli applausi e nei fischi del suo seguito.
Demla batteva le mani con debolezza,con il dispiacere dipinto sul volto.
Bluko si mosse quel tanto che bastava per emettere un gracchio.
Thanos resistette all'impulso di alzarsi,agguantare il collo di Sua Eccellenza e stringere fino a fargli
saltare la testa.
Oltre al sintetico distrutto da piccolo,aveva partecipato alla guerra contro i nuovi dei di Apokolips e
su Pandora aveva fatto delle vere e proprie guerre tribali,con una ferocia tale che gli altri eterni di
Titano avevano cominciato ad evitarlo anche per quel motivo.
La sua collera guerriera,che aveva represso nel periodo che era su Titano,stava tornando a farsi viva
e Sua Eccellenza aveva veramente osato troppo.
C'era stata una volta però dove stava per cedere anche su Titano.
Quando era stato sul punto di colpire suo padre.
"È questo il mio destino dunque?"pensò Thanos "Tramutarmi di nuovo da una creatura di pensiero e
ragione,in una di basso istinto e violenza?"
"Abbiamo speso tutto questo denaro per te!"diceva Sua Eccellenza,camminando avanti e indietro e
gesticolando come un pazzo "L'estrazione extraveicolare!
Il vitto e alloggio!
Tutto di tasca mia,grazie alla mia munificenza e magnanimità!
Tutto ciò che ti chiedo in cambio è che tu sia gentile e CHE MI RIPAGHI!"
Accompagnò queste ultime parole con bastonate ripetute sulla testa e sulle spalle di Thanos.
Non li sentiva nemmeno,ma Thanos fece finta di restarne ferito e si accasciò al suolo.
Il settore in cui erano e le condizioni del mezzo.
Se non fosse stato per quelle 2 cose…
"Domando perdono per la mia impertinenza."disse Thanos a denti stretti.
Non aveva alcuna intenzione di ingraziarsi quell'assurdo babbeo e nemmeno l'avrebbe preso come
suo fedele,ma per ora la strategia migliore era stare al gioco.
Guardò Robbo,colui che controllava i collari.
Se solo riuscissi…
Sua Eccellenza sollevò un dito come per richiedere una pausa,poi si piegò in avanti,stremato e
boccheggiante per la fatica.
Un denso filamento di moccio e catarro gli penzolava dalle labbra,troppo pesante per essere
risucchiato in bocca,ma troppo appiccicoso per cadere.
"Un piccolo aiuto!"invocò lui.
La stessa creatura simile a un troll arrivò caracollante con un fazzoletto lurido,in cui poi raccolse la
sostanza tirandola via dalla bocca di Sua Eccellenza.
Fu più difficoltoso di quanto Thanos avrebbe pensato.
Sua Eccellenza si pulì le labbra con l'orlo del mantello "Dov'ero rimasto?
Ah si;ripagarmi!
È molto semplice.
Io faccio una buona azione per te,tu mi ripaghi con la stessa moneta.
Ti unirai al resto del mio esercito su questa nave,e quando arriveremo dove siamo
diretti,ammazzerai un sacco di gente per me,e poi saremo pari.
Compreso?"
Non attese la risposta "Eccellente!
Sono lieto di questa chiacchierata.
Dal momento che stai bene ti faremo uscire dall'infermeria e ti daremo qualcosa di utile da fare.
Buone cose!
L'udienza è terminata."
Gli fu assegnata una cabina umida e striminzita insieme a Ar Rhaigor.
La stanza era così piccola che Thanos picchiava la testa contro il soffitto quando stava in piedi,e con
un minimo sforzo,poteva toccare le pareti opposte anche solo allargando le braccia.
Ar valutò le dimensioni di Thanos e sospirò "Puoi prendere la cuccetta inferiore."
Nella cabina aleggiava un odore floreale che Thanos non conosceva,il che era ovvio visto che solo
in 2 occasioni si era allontanato da Titano e Ar non era mai stato sul suo pianeta.
Lo stesso Ar proveniva dal sistema Sirio.
Una dozzina di mondi orbitavano attorno a quella stella,e lui li chiamava tutti quanti "casa".
Il suo era un popolo peripatetico,errava per l'universo in cerca di discepoli che potessero apprendere
la loro particolarissima filosofia pacifista.
Ar era un medico capace che faceva del proprio meglio per sopravvivere e aiutare quante più
persone possibile,in condizioni che,volendo essere generosi,potevano essere definite a dir poco
deplorevoli.
A Thanos veniva spontaneo paragonarlo a l'unica vera amica che avesse mai avuto,Sintaa.
I 2 non potevano essere più diversi:Ar era un mortale,Sintaa un'eterna,Ar era riflessivo e taciturno
quanto Sintaa era socievole e vivace,e mentre il primo era più incline ai sorrisi sottili e ironici,la
seconda rideva con facilità e cuore.
E ovviamente,Sintaa non aveva mai messo piede fuori dalla Città Eterna;tranne quando era andata
su Pandora;Ar ,invece,aveva passato gran parte della sua vita nelle regioni periferiche della
galassia,predicando la sua filosofia agli incolti non illuminati.
Thanos coglieva una calma e sicurezza nella voce di Ar,quando quest'ultimo gli parlava dei suoi
principi,la disciplina e la serenità che si augurava di instillare in tutti quelli che incontrava.
Apprese presto che Ar meditava appena aveva un momento libero e non perdeva occasione di
esporre la sua filosofia.
"Vedi,Thanos…."disse Ar con calma la prima notte,mentre entrambi giacevano nelle rispettive
cuccette "L'Universo può essere opportunamente immaginato come un giardino.
Se lo curiamo,cresce e prospera,e anche le zone trascurate aspirano a migliorarsi,perché confinano
con le parti in cui regna l'ordine.
Più pace spargiamo,più l'Universo stesso risponde con la pace."
Thanos pensò alla parola "spargere",poi ai giardini e al letame fertilizzante.
Sembrava una metafora appropriata.
E chiaramente,l'Universo non era affatto come un giardino.
I migliori fisici potevano confermarlo:l'Universo era una ciclica e ricorrente contrazione di materia
ed energia che si espandeva e collassava secondo scale cronologiche insondabili per le facoltà dei
mortali.
In più non collassava mai tutto insieme.
Lo faceva in certe parti e in altre no,anche in quel momento,poi i ruoli si invertivano.
Ma non aveva senso tentare di spiegare tutto questo ad Ar.
"L'Universo contiene ritmo e armonia."continuò Ar "Quando sono accordati,la vita di tutti gli esseri
procede al meglio e c'è pace.
Ma l'Universo è altrettanto vero:quando portiamo pace,l'Universo è in armonia.
Più pace portiamo,più il cosmo stesso offrirà pace.
Non resti meravigliato dallo splendore dell'Universo che ci è stato donato?"
"L'unico dono che vorrei è la fine di questo sermone così,anche se non ne ho bisogno,potrei
mettermi a dormire per dimenticarmi questa nave."brontolò Thanos,poi si tirò il cuscino sopra la
testa e cercò di sprofondare nell'oblio del sonno.
Ci volle parecchio tempo.
Sognò.
Lei.
Gli disse…
Non ricordava.
"Svegliati."disse la voce di Lady.
Thanos si svegliò e la vide davanti al suo letto.
"La mie eterna mente sta forse cedendo?"disse Thanos.
"No."disse lei "Non sei matto.
Sei solo illuminato."
La ascoltò annuendo,ma non ci credeva.
Tra tutti gli eterni era stato tra i pochi ad utilizzare la magia oltre all'energia cosmica,e sapeva
dell'esistenza dell'anima,ma era ancorato completamente alla logica e alla razionalità.
Anche gli altri eterni non dimostravano grande interesse all'anima,ma lui ignorava ogni
misticismo,malgrado a volte avesse assorbito magia per avere sollievo.
Fu assegnato alla più umile fra tutte le mansioni:pulire il pulsovetro rinforzato dei 4112 oblò della
Golden Berth,che davano sulla vuota,fonda oscurità dello spazio esterno.
Sapeva quanti erano perché li contò man mano che li lavava.
Quando finì di strofinare l'ultimo,vide che il variegato equipaggio di alieni e naufraghi li aveva già
sporcati di nuovo,e così ricominciò da capo.
Percorreva ancora e ancora tutta la circonferenza della nave.
Senza inizio.
Ne fine.
Destino ignominioso per Thanos,eterno di Titano,figlio di A'Lars e Sui San,presunto salvatore di
Titano.
La mente che un tempo aveva inventato un perfetto ed equo procedimento di morte indolore,adesso
era stata messa al grattar via dalle finestre quella verdognola melma aliena che
solidificandosi,diventava una patina ruvida e porosa.
In qualche caso,dovette usare uno scalpello.
I primi 2 si ruppero.
L'unico lato positivo in quel lavoro era che lo portava in giro per tutta la nave.
Lungo i corridoi,incontrò numerosi altri "servitori vincolanti"che non erano mai neppure usciti dai
loro compartimenti.
Un'intera famiglia che lavorava in cambusa discendeva dai primi cuochi e lavapiatti della nave;non
si erano mai spinti oltre la sala mensa
("Mio nonno,una volta,portò il pranzo a Sua Eccellenza nei suoi alloggi personali."confidò a
Thanos uno dei cuochi "Ritornò che non parlava più.
In seguito,scoprimmo che Sua Eccellenza gli aveva tagliato la lingua.")
L'intera nave era un sistema chiuso in senso sia letterale-poiché era pressurizzata-,sia figurato-in
quanto niente e nessuno poteva entrare o uscire.
Avevano una società tutta loro,a bordo.
Una loro valuta.
Una loro cultura,un miscuglio di 10000 epoche e mondi diversi.
Thanos seppe trarre vantaggio dai suoi vagabondaggi per la nave.
Fintanto che svolgeva il suo lavoro,nessuno lo disturbava.
Anzi,per la verità,alcuni dei suoi compagni schiavi sembravano pure felici di vederlo.
In breve tempo,scoprì con sua sorpresa di sentirsi più apprezzato e a casa sulla Golden Berth di
quando non si fosse sentito su Titano per una vita intera.
Suo malgrado,a poco a poco,si adattò ai ritmi e alla regolarità della vita a bordo del vascello.
Cominciò a sentirsi a suo agio,accettato da quel popolo di poveracci e buffoni in un modo che non
sarebbe mai stato possibile su Titano.
Con suo grande stupore,cominciò a rilassarsi,e persino il suo atteggiamento iniziò ad assumere il
loro stesso modo di fare sbracato e disinvolto.
Se non fosse stato per il pericolo che ancora incombeva su Titano e l'oppressiva presenza di Sua
Eccellenza,forse avrebbe addirittura cominciato a godersi la permanenza sulla Golden Berth.
Nondimeno,per quanto si sentisse benaccetto,quella accozzaglia di schiavi cenciosi e leccapiedi un
po meno cenciosi non poteva competere con il ricordo di Titano e la sua gente.
Sapeva di dover scendere da quella astronave.
E trovare il modo per raggiungere l'impero kree,dove avrebbe potuto mobilitare un esercito per
salvare Titano.
Era imperativo liberare il suo popolo dalla sua stessa cecità e dal suo ego,costringerlo a riconoscere
lo stile di vita sbagliato che conduceva e a ragionare.
Tutto questo dopo aver sbaragliato gli eterni e sottomesso il pianeta.
Gli serviva un piano.
Una via d'uscita.
Se avesse avuto un corpo celeste civilizzato nelle vicinanze avrebbe semplicemente aperto un
portellone e sarebbe volato nello spazio verso il pianeta,riempiendo i mortali dell'equipaggio di
stupore.
Pensò di rimuovere il collare elettrico che indossava con la sua forza bruta,ma poi pensò che
avrebbe dato troppo nell'occhio.
Non era abituato a fallire o essere impotente.
Non aveva mai avuto bisogno di elaborare un piano che andasse oltre i suoi impulsi iniziali,e aveva
sempre lasciato che fosse il suo intelletto a guidarlo al successo.
Ora,invece,era costretto a fronteggiare i limiti imposti dalle circostanze,e questo lo mandava in
bestia.
Pensò anche di fare irruzione in sala controllo,invertire l'attuale rotta della nave e tracciarne un'altra
alla volta di Hala,Titano,ovunque,in realtà.
Ma c'erano i lealisti con cui fare i conti.
Se lo scontro a fuoco avesse danneggiato i comandi sarebbero stati guai.
E poi,Thanos non aveva idea di come si pilotasse un'astronave come la Golden Berth.
Infine;considerò la diserzione vera e propria.
Ogni giorno,lo mentre puliva,passava al setaccio tutta la nave in cerca di capsule di salvataggio
o altri mezzi del genere abbastanza potenti da raggiungere sistemi lontani.
In cerca di attrezzature che potessero tornargli utili.
Niente.
Nessun veicolo.
Sua Eccellenza poteva essere un cretino e uno svitato,ma era padrone innegabilmente incontrastato
del vascello.
Thanos era impotente.
Non aveva altra scelta che stare al gioco,per il momento.
Per il momento.
"È veramente incredibile."pensò Thanos irato"Mi sono ridotto a pulire le cose concimate!
Perché questo folle ha portato la sua nave in un luogo dove letteralmente non c'è nulla intorno e in
una regione sconosciuta dello spazio!
Se sono impotente in questa situazione,allora dovrò capovolgere la situazione stessa."comprese "E
ciò richiederà misure drastiche."
Il giorno e la notte erano solo concetti astratti su un'astronave a ruota,ma l'equipaggio cercava lo
stesso simularne l'alternanza.
Sfortunatamente,dato il vasto assortimento di mondi di provenienza,non si riusciva mai ad
accontentarsi sulle durate precise.
E così,capitava che una giornata durasse 24 ore,suddivise in intervalli diurni e notturni.
O anche una notte fosse lunga più di 30 ore,o anche un giorno che andasse avanti per una settimana.
Oppure passavano 3 ore di buio,seguite da una torbida e confusa aurora di 16 ore,e poi da un
crepuscolo cinereo almeno 10.
Era esasperante,tanto che,alla fine,Thanos imparò a ignorare del tutto la presenza o l'assenza di
luce.
Era la sua quinta settimana a bordo della Golden Berth e stava dormendo durante un ciclo di buio
effettivo,quando qualcosa lo destò dal sui profondo sonno privo di sogni.
La sua mente ricordò la voce che lo aveva svegliato...Lady lo aveva chiamato dicendo: "Svegliati."
Giacque nella cuccetta per un momento,in ascolto,udendo soltanto silenzio.
Ma c'era qualcosa di strano in quella quiete.
Qualcosa di strisciante.
Un'opportunità,magari.
"Che è successo?"chiese Thanos a voce alta,benché non si aspettasse una risposta.
"I motori si sono fermati."disse Ar,che era già svegliò e seduto con la schiena dritta "Andiamo alla
deriva."
Il silenzio.
Thanos pensò ai silencurium di Titano,ma questo gli riportò alla mente i ricordi dolorosi di Gwinth
e Sintaa,così si costrinse a concentrarsi di nuovo su quel presente.
Si era abituato a sentire il ronzio costante dei motori,così come il freddo del collare metallico sulla
pelle.
E adesso quel rumore era sparito.
Non c'era atmosfera nello spazio e,di conseguenza,nessun attrito avrebbe potuto frenare e arrestare
la Golden Berth.
La ruota avrebbe continuato a girare per inerzia,ma prima o poi la pressione interna l'avrebbe
rallentata e della gravità non sarebbe rimasto altro che un lontano ricordo.
Ancora più importante,con i motori spenti,la nave non poteva accelerare,se occorreva,ne operare
manovre.
Avrebbe semplicemente conservato l'attuale rotta e velocità finché qualcosa non l'avesse fermata.
Come un pianeta.
O una stella.
Senza motori,non sarebbero stati in grado di resistere all'attrazione gravitazionale di gran parte
degli oggetti celesti.
Si sarebbero schiantati.
E sarebbero morti.
"Non ho nessuna intenzione di essere scaraventato fuori e vagare nello spazio per millenni da
solo."rombò Thanos,trascinando le gambe fuori dal letto.
"Chi ha parlato di vagare nello spazio?"disse Ar che era seduto sulla cuccetta superiore a gambe
incrociate,braccia distese,palmi all'insù.
Aveva gli occhi chiusi.
Stava meditando.
"L'Universo non ci ha messi su questa nave e gettati nel vuoto per farci morire."disse Ar.
"Invece a me sembra proprio questo il motivo per cui l'Universo farebbe una cosa del
genere."osservò Thanos mentre si alzava "Il fatto che tu creda che il tuo destino sia più grande di
una morte silenziosa e insignificante non vuol dire che la fisica smetterà di adoperarsi per
ucciderti."
"Non c'è bisogno di credere nei piani che l'Universo ha in serbo per te,Thanos."disse Ar "I fiori continuano a crescere nonostante tutto."
"Bella consolazione,per uno intrappolato in un rottame di nave che non può nemmeno compiere
manovre."ribatté lui,e lottò per aprire l'antiquata,difettosa porta.
Riuscì a richiuderla con violenza alle proprie spalle prima che Ar Rhaigor potesse blaterare altre
sciocchezze.
Nel corso della sua permanenza sulla Golden Berth,Thanos aveva quasi inconsciamente sviluppato
una certa simpatia nei confronti di Ar;la sua fiducia in un Universo benevolo per natura,invece era
irritante.
Tutto ciò che Ar attribuiva al fato o alla bontà universale era contrario alla logica,alla ragione e alla
scienze su cui Thanos aveva edificato la propria esistenza.
Uno spiacevole difetto in quello che,altrimenti,sarebbe stato un ottimo compagno.
Avanzò per i corridoio con passo pesante.
Arrivato in sala macchine,trovò Demla che si grattava la testa di fronte a uno schermo sfarfallante
pieno di rumore statico.
L'astronave era così antica che tutti i comandi erano bidimensionali,schermi e tastiere.
Non esistevano ologrammi interattivi.
Demla era una sorta di macchinista galoppino,addetto al controllo dei motori e non era autorizzato a
fare niente tranne chiamare aiuto se qualcosa non andava.
Insieme a lui c'era Googa,il capomacchine.
Per quanto ne sapeva Thanos,Googa aveva ricevuto il lavoro perché,casualmente,si era trovato nei
paraggi al momento della morte del capo precedente.
Sue Eccellenza si arrangiava col poco che aveva.
A proposito di Sua Eccellenza,c'era anche lui,imperioso nel suo mantello di velluto,nudo fino alla
cintola con indosso un paio di mutande oscenamente attillate.
Come sempre,Robbo lo affiancava,pronto ad usare il telecomando del collare per agghiacciare il
cervello di chiunque osasse rivolgere anche solo un occhiata meno rispettosa al suo signore.
"Non voglio un macchinista di prim'ordine."diceva Sua Eccellenza a un impaurito Googa,con un
occhio che gli lampeggiava di tutti i colori dell'arcobaleno "Voglio solo che riavvii i motori.
Ci mancano ancora centinaia di anni luce di viaggio,e senza spinta propulsiva impiegheremo più di
3 secoli che avevo calcolato.
Il mio piano richiede un tempismo perfetto.
Se ritardiamo di qualche decennio,dovrò ricominciare tutto da capo."
Googa fece su e giù con la testa "Capisco,mio signore.
Ma siamo a secco.
Da quanto mi risulta,siamo troppo lontani da qualsiasi stella per dispiegare le vele solari e assorbire
luce."
"Allora trovami delle stelle!"inveì Sua Eccellenza "Siamo nello spazio!
È pieno di stelle!"
"Ma ci troviamo nel Campo Corvino,mio signore!"disse Googa "Di stelle qui non ce ne sono."
"Ecco perché si chiama Campo Corvino."aggiunse Demla speranzoso.
"Per davvero!"gracidò Bluko.
"Fa star zitta quella cosa..."ringhiò Sua Eccellenza indicando il volatile "...o la farò trasformare in
un escremento e la scaricherò giù nelle latrine."
"Scarica questo..."cominciò Bluko,interrotto da Demla che gli assestò uno schiaffo sul becco.
"Lo so benissimo perché si chiama Campo Corvino."riprese Sua Eccellenza "Ma ci saranno pure
delle stelle da qualche parte.
Io le vedo fuori dai dannatissimi oblò!"
"Sono troppo lontane,mio signore."disse Googa che fece una pausa "Ti prego,non uccidermi."
"E perché dovrei ucciderti?"domandò Sua Eccellenza "Tu sei l'unico che ne capisca di motori.
Non fare l'idiota.
Sei indispensabile."
L'essere si rivolse a Robbo "Io me ne torno a dormire.
Se questo imbecille non avrà fatto ripartire i motori tra,diciamo,un paio d'ore,fagli venire un mal di
testa tale da pisciarsi addosso e rimpiangere di non essere morto nel grembo si sua madre."
"Sissignore."disse Robbo tra i piagnucolii di Googa.
Sua Eccellenza si voltò per andar via e dovette dare una doppia occhiata a Thanos,prima che lui si
rendesse conto di essere sul passaggio.
"E tu che ci fai qui?"disse l'essere.
Thanos lo ignorò e rivolse il suo quesito direttamente a Googa,alle spalle di Sua Eccellenza "Il
collettore d'idrogeno funziona?"
Tutti i vascelli in grado di sfiorare la velocità della luce erano dotati di un collettore d'idrogeno,uno
strumento progettato per raccogliere atomi vaganti in quell'elemento dello spazio antistante la nave.
Lo spazio stesso non era vuoto assoluto e,a velocità luce,persino l'impatto con un atomo poteva
essere catastrofico.
"Perfe-fettamente fu-funzionante."balbettò il capomacchine,lanciando uno sguardo atterrito e
obliquo a Sua Eccellenza "Ahm,mio signore…?"
Sua Eccellenza si lisciò il barbiglio di carne pendula sotto la mascella "Hai qualche altra
domanda,Thanos,oppure sei qui solo solo per cianciare dei collettori d'idrogeno?"
"Ho qualche idea sulla nostra situazione."confessò Thanos "Posso?"
L'eterno indicò il pannello di comando.
Googa deglutì con un singulto e adocchiò Sua Eccellenza,il quale assentì.
Thanos tentò di farsi piccolo per potersi piazzare davanti al pannello.
Lo studio per un momento e cominciò a gesticolare a mezz'aria in cerca di comandi che non
esistevano.
Dopo un istante di confusione,provò a digitare direttamente sullo schermo di fronte a lui.
Funzionò.
"Urrà!"ridacchio Sua Eccellenza "Vittoria!"
Thanos ignorò la battuta e le rivolse le risate nervose degli altri.
Esplorò rapidamente la regione spaziale in cui si trovavano,nella remota possibilità che Googa fosse
un idiota e gli fosse sfuggito qualcosa.
Ma a quanto pareva,Googa non era affatto un idiota,almeno non in merito a quella faccenda.
Di fatto,non c'erano stelle alla loro portata.
Nessun capitano esperto o sano di mente avrebbe mai dato ordine di addentrarsi nel Campo
Corvino,senza essersi prima accertato che il combustibile fosse sufficiente ad attraversarlo.
Ma Sua Eccellenza chiaramente non era ne esperto,ne sano di mente.
Comunque,il suo destino era inestricabilmente intrecciato a quello di Thanos -per ora-,perciò a
quest'ultimo non restava altro da fare che escogitare un modo per uscire da quella situazione.
Oppure,passare ere intere alla deriva nel Campo Corvino.
Man mano che prendeva confidenza con i macchinari sotto la punta delle sue dita,gli riuscì più
semplice architettare un piano.
La Golden Berth era antica e malandata,ma gli apparati tecnologici di cui disponeva erano
abbastanza utilizzabili e funzionanti da permettergli di intravedere una soluzione.
"Non ci sono stelle..."iniziò Thanos.
"Onore a te,Ammiraglio dell'Ovvio!"gracchiò Sua Eccellenza,prima di piegarsi in 2 per un
attacco di tosse ed un eccesso di catarro.
Demla,Googa e Robbo si precipitarono tutti da lui.
"Niente stelle..."continuò Thanos,e represse la sua gioia per la violenta crisi che aveva interrotto le
battute di Sua Eccellenza "...ma una fonte d'energia vicina c'è.
Una magnetar."
Una magnetar era una densissima stella di neutroni che non emetteva luce,ma un potente campo
magnetico.
Ce n'era una a 4 giorni luce dalla loro attuale posizione.
Le magnetar non duravano a lungo-solo 10000 anni circa- dunque erano stati molti fortunati a
trovarne una ancora attiva.
"Possiamo modificare il collettore d'idrogeno..."spiegò loro Thanos "...per raccogliere le radiazioni
gamma.
È una procedura piuttosto semplice."
Il collettore in questione non rastrellava soltanto gli atomi erranti di idrogeno,li reindirizzava anche
nel settore di fusione all'interno della nave,dove potevano essere compressi per creare energia.
Googa abbandonò Sua Eccellenza e raggiunse Thanos davanti al pannello dei comandi "Be' si,ma
quella magnetar non emette nessuna radiazione gamma."
"Lo farà."disse Thanos "Possiamo impiegare gli scudi difensivi e generare una serie sovrapposta di
impulsi magnetici che..."
"Imiteranno i campi magnetici interni nella magnetar."esclamò Googa con crescente emozione.
Diede un colpetto d'anca a Thanos per allontanarlo dai comandi,ma Thanos era 3 volte più di lui e
non si spostò di un millimetro.
"Il risultato sarà un terremoto stellare sulla superficie della magnetar,che rilascerà quantità
imponenti di radiazioni gamma."disse Thanos "Potremmo catturarle e usarle per alimentare la nave.
Ma dovremmo essere accurati nel conteggio dei tempi;il terremoto stellare potrebbe durare solo 10
millisecondi."
Googa finse di controllare i calcoli di Thanos e mentre dava una rapida scorsa ai numeri sullo
schermo davanti a se,annuì con volto serio e grugnì con aria di somma importanza.
Quando ebbe finito,sollevò gli occhi impazienti su Sua Eccellenza.
Nel frattempo quest'ultimo aveva ripreso fiato e si stava pulendo la bocca con il dorso della mano
"Io..."disse l'essere "...non ho sentito altro che bla,bla,bla,cicaleccio scientifico,1,0,1,1,0,0,0,0,1."
Agitò una mano nella loro direzione "Non tediatemi con questi insulsi dettagli.
Potete fare in modo che funzioni?"
"Si!"disse Googa con prontezza ed entusiasmo.
"Si."ripeté Thanos un momento dopo.
"Bene."disse Sua Eccellenza.
Entrambi gli occhi di Sua Eccellenza si tinsero di un rosa compatto per qualche secondo- era la
prima volta che Thanos li vedeva assumere lo stesso colore.
Poi,l'uomo prese Robbo per il momento "Uccidi Googa e portami Thanos quando avrai finito."
Googa strabuzzò gli occhi "Mio signore!
Io ti ho servito per aaaagh!"
Le sue parole si mutarono in una una,strascicata sillaba mentre Robbo si avvicinava a lui.
Impassibile,Thanos osservò Googa,afferrarsi la testa,crollare in ginocchio e infine stramazzare ai
piedi di Robbo.
Un attimo dopo,le sue orbite oculari esplosero,imbrattando il pavimento di sangue.
"Quello mi toccherà ripulirlo,immagino."brontolò Demla a bassa voce.
Thanos vide il corpo di Googa tremare molto più a lungo di quanto avesse creduto possibile o
necessario.
Alla fine,si immobilizzò.
Robbo tirò su col naso rumorosamente e scrocchiò le dita.
"Che hai da guardare?"sogghignò Robbo rivolto a Thanos "Fa ripartire quei motori o aspettati la
stessa fine."
Ciò detto,girò su un piede e se ne andò.
Demla guardò Thanos ed emise un lungo,basso fischio,gli occhi sgranati per l'incredulità.
Un'istante dopo,anche Bluko fischiò.
Thanos si abbandonò a un sospiro.
Quando la porta della sala da pranzo personale di Sua Eccellenza si aprì,Thanos scorse un lungo
tavolo tutto rovinato,con una sola sedia all'estremità più lontana.
Sua Eccellenza sedeva la,trastullato da una donna che Thanos non aveva mai visto:pelle
argentea,capelli di un biondo slavato,un fazzoletto che le copriva la metà inferiore del volto.
C'erano anche alcune guardie.
Robbo lo superò con una spallata e si piazzò alla destra del suo signore.
"Thanos!"proruppe euforico Sua Eccellenza "Geniale bastardo color lavanda!
Ho sentito i motori riavviarsi 10 minuti fa."
Sua Eccellenza lo invitò con un gesto "Siediti."
Thanos si guardò attorno.
"Oh,santa Eternità!"ribollì Sua Eccellenza "Qualcuno porti una sedia a quest'uomo!
Mi avete appena fatto passare un idiota!"
Robbo e la donna si scambiarono un'occhiata eloquente,poi un'altra,e un'altra ancora,ed era chiaro
che ognuno stesse dicendo all'altro di andare.
Alla fine,la donna uscì da una porta secondaria e ritornò un momento dopo con una sedia
dall'aspetto poco stabile,che trasportò all'altro capo del tavolo e posò davanti a Thanos senza
neppure degnarlo di uno sguardo.
"Siediti!"ripeté Sua Eccellenza,con espressione e tono identici a quelli di prima,come se il
precedente invito non ci fosse mai stato.
Thanos si sedette in bilico sul bordò della sedia,la quale scricchiolò e crepitò sotto il suo peso.
"Portateci del cibo."comandò Sua Eccellenza,prima di accorgersi esterrefatto che la donna aveva già
iniziato a servirlo."Dannazione!
Aspetta che dia l'ordine prima di cominciare!
Le mie disposizioni non hanno senso se obbedisci prima del tempo!"
"Perdonami,mio signore."mormorò la donna chinando la testa.
Sua Eccellenza scrollò il capo "Allevare servitù adeguata è diventato davvero impossibile."si
lamentò "Sono su questa nave da 5,6 generazioni,e penso che inizino ad accoppiarsi da
consanguinei.
Alcune di queste specie non sono compatibili da un punto di vista biologico,per non parlare del
punto di vista anatomico-perciò sono costretto a farli riprodurre per incesto,e la cosa non ha mai
esiti positivi.
Beh,pazienza."
Si strinse nelle spalle e assaggiò qualcosa dal suo piatto "Questi mentecatti pasticcioni vanno bene
come carne da macello.
E di carne del genere ne avremo molto bisogno dove siamo diretti."
Thanos non sapeva se,a quel punto,dovesse porre qualche domanda oppure no.
La donna aveva appena poggiato il piatto di fronte a lui.
Il cibo che conteneva sembrava filaccioso e galleggiava in una salsa maleodorante che tremolava
come gelatina.
Eppure era la pietanza più invitante che avesse visto da quando si trovava a bordo del Golden Berth.
"Lo sai perché ho fatto uccidere Googa?"chiese Sua Eccellenza.
"No."rispose Thanos.
"Perché era diventato inutile."disse l'essere "Tu hai trovato la soluzione,e tu sei stato in grado di
metterla in pratica.
Non sapevo più che farmene di lui.
Io devo mandare avanti una nave disciplinata,Thanos.
Le risorse scarseggiano."
Il cibo nel piatto di Thanos,per quanto disgustoso,era forse 5 volte più abbondante della solita
razione giornaliera.
Insufficiente per l'equipaggio,si.
Volutamente.
Ma questo non era il momento di discutere di economia con Sua Eccellenza.
"Non potevi parlare con Googa?"volle sapere Thanos "Fargli presente il tuo disappunto in un altro
modo e dargli la possibilità di dimostrare il suo valore in qualche altra cosa?"
"Le parole vanno bene,Thanos,ma certe volte solo la forza bruta è efficace."disse lui "Ho idea che
tu sappia di che parlo."
No,Thanos non lo sapeva.
Il suo piano di sterminio si fondava sulla pietà e sulla compassione.
Aveva inventato un emettitore di onde alfa che avrebbe pacatamente sospeso il pensiero cosciente
della vittima,per poi arrestare del tutto l'attività del sistema nervoso autonomo.
Una morte serena,placida e indolore.
Poteva ancora esserlo.
Se solo fosse riuscito a tornare su Titano.
"Io sono un uomo esiliato,Thanos."disse Sua Eccellenza,mentre il grasso gli gocciolava dalle labbra
e gli colava sui barbigli "Lo capisci questo?"
"Più di quanto pensi."disse Thanos.
"Ah!"disse Sua Eccellenza "Ah!
Bene,allora.
Sono stato esiliato dal pianeta Killyan 300 o 400 anni fa.
Ho perso il conto a un certo punto."
"La tua specie dev'essere longeva."disse Thanos.
"Lo spero proprio."disse Sua Eccellenza "Spero che i bastardi che mi hanno buttato fuori a calci dal
mio pianeta siano ancora vivi quando arriveremo."
"Dunque,sei diretto a casa tua?"disse lui.
Questo Thanos lo capiva e lo comprendeva.
Sua Eccellenza annuì e spiegò:il piano era semplice.
Aveva sottratto la Golden Berth ai suoi precedenti proprietari un secolo prima,in prossimità dei
confini della galassia.
La nave era nuova,allora,e lui aveva deciso di usarla per tornare su Kilyan,uccidere coloro che lo
avevano deposto e riappropriarsi del pianeta.
Ma Kilyan era molto,molto lontano.
E Sua Eccellenza sapeva di essere in condizioni di drammatica inferiorità numerica.
"Non ero straordinariamente amato come sovrano."ammise lui.
"Non posso crederci."disse Thanos,ben attento a non lasciar trasparire la benché minima traccia di
ironia nella sua voce.
"Eppure,è proprio così." disse Sua Eccellenza "Non mi apprezzavano,Thanos.
Permettevo loro di tenersi metà del grano che coltivavano,metà del bestiame che allevavano!
È per la mia generosità,sono stato scacciato in malo modo e scaraventato quasi dall'altra parte
dell'Universo."
"Come hai fatto a sopravvivere?"disse Thanos che spostò il cibo nel piatto osservandolo e lo
assaggiò.
"Migliore del solito"significava comunque rivoltante.
Sua Eccellenza ignorò la domanda con un gesto della mano e continuò a parlare.
Dopo aver ripreso lo spazio ed essere partito alla volta di casa,si era reso conto che serviva un
esercito.
Non potendone pagare uno,aveva deciso di ripiegare sul ben collaudato e semplice metodo
dell'arruolamento forzato.
Fino a quel momento,aveva funzionato a meraviglia per lui.
"Perciò,tu fornisci cibo e riparo..."cominciò Thanos.
"E trasporto!"lo ammonì Sua Eccellenza "E una causa!
Non dimenticarlo,Thanos!
Una causa!
Io do significato alle vite di questi poveri derelitti sottosviluppati."
Ruttò e svuotò il calice "Esclusi i presenti,naturalmente.
Tu non sei un derelitto.
C'è qualcosa di nobile in te,Thanos."
Quando arriveremo su Kilyan,il mio esercito conquisterà il pianeta.
E poi,tutti quanti avrete l'onore di servirmi nel mio palazzo.
Il che mi pare splendido."
"Capisco."disse Thanos "Quindi,la servitù vincolata non terminerà con la vittoria dell'esercito?"
Sua Eccellenza esalo un sospiro spossato "Non essere ottuso,Thanos.
Certo che no!
Mi occorrerà protezione da coloro che avrò sconfitto.
Moti moriranno,ma non tutti.
Ne dovrò lasciare in vita qualcuno su cui regnare,non credi?
Pensa!
La deforme zucca violacea che hai sulle spalle,non usarla soltanto come appoggio per quel tuo
grottesco mento enorme."
"Si."disse Thanos.
"Ti piacerà Kilyan."disse con leggerezza Sua Eccellenza "La stagione dei moscerini dura solo
qualche mese,e quando arrivano i monsoni,il cielo si tinge di un nero incantevole per giorni e
giorni."
"Ti voglio nel circolo dei miei fedelissimi."proseguì Sua Eccellenza "Come Robbo e Bi qui."
Puntò un pollice verso la donna a mo' di presentazione "Occupati dei motori della nave.
Assicurati che andiamo nella direzione giusta.
E quando arriveremo su Kilyan,la tua vita sarà gradevole."
Thanos non disse nulla.
"Non fare l'idiota."disse Sua Eccellenza,alzando un calice "Non esiste un'offerta migliore nel raggio
di milioni di chilometri in tutte le direzione.
Non esistono nemmeno le stelle attualmente.
Che ne dici?"
Che scelta aveva?
Con un sorriso lugubre,anche Thanos sollevò il calice "Fiero di servire."disse e bevve.
Quella fu l'ultima notte che passò nella cabina condivisa con Ar.
Il giorno successivo,sarebbe stato spostato in un nuovo alloggio,più vicino alle stanze di Sua
Eccellenza.
"Pensi che si disturberà mai e dirmi il suo vero nome?"rifletté Thanos,disteso nella cuccetta
inferiore.
La voce di Ar gli giunse da sopra "Quello è il suo vero nome.
L'ha cambiato anagraficamente tempo fa.
Nome:Sua.
Cognome:Eccellenza."
Thanos grugnì.
"Se ci pensi..."commentò Ar, "...non ti è andata poi così male."
Rotolò su un fianco "Visto che domani lascerai la cabina e non ti vedrò più..."
"Certo che mi vedrai."disse Thanos "Siamo sempre sulla stessa nave."
"...volevo farti una domanda."disse Ar "Posso?"
"Certamente."disse Thanos.
"Titano è un bel posto,da quanto ho sentito."disse Ar "Perché te ne sei andato?"
Con un sospiro,Thanos si girò di lato "Non è dipeso interamente da me."
"Non interamente."disse Ar.
"Per niente."ammise Thanos.
Ar emise un basso fischio "Che avrai mai fatto?
Per essere buttato fuori dal pianeta?"
Thanos rimuginò a lungo,ma alla fine la spiegazione più semplice era anche la più vera "Ho cercato
di salvare il mondo."
Questo non turbò minimamente Ar "Ah.
Capisco."
"Davvero?"disse Thanos.
"La storia pullula di racconti su emissari del buonsenso e della virtù che non sono stati presi sul
serio ai loro tempi,a grande discapito dei loro stessi detrattori."disse Ar "Troverai il tuo giusto
riconoscimento,amico mio.
La pazienza ripaga sempre.
I fiori crescono con il tempo,non con gratificazione immediata."
Thanos brontolò e sbottò "Risparmiamelo!
Queste baggianate sull'ottimismo e la spiritualità sono pecche vergognose in una persona che
altrimenti sarebbe una compagnia assolutamente piacevole.
Perché mi bombardi con simili sciocchezze?"
Ar tacque per molto tempo,tanto che Thanos rotolò di nuovo sulla schiena.
Il viso di Ar aveva un'espressione mortalmente seria.
"Perché credo che tu,forse più di tutti quelli che ho incontrato nel corso della mia vita,ne abbia
bisogno."replicò Ar a bassa voce "Quando ti ho trovato eri senza alcun danno.
Abbiamo trovato un essere speciale,proprio noi."
"Coincidenze."disse Thanos.
"Sono su questo vascello da 13 anni."disse Ar "Mai,e dico mai,Sua Eccellenza si è scomodato a
mandare una squadra di salvataggio per recuperare una nave alla deriva.
Di solito,la fa esplodere o la evita.
Eppure,ha "salvato" te."
"Solo uno slancio di compassione."disse Thanos.
"No,Thanos."disse Ar "Un sussurro di bontà ha parlato a Sua Eccellenza e ha fermato il suo dito
prima che premesse il grilletto.
Hai incrociato la nostra strada,benché fossi diretto altrove.
Forse,il tuo esilio era destinato a mettere in moto questi eventi."
"Non c'è nessun destino."disse Thanos in tono lapidario "L'unico piano esistente quello che siamo
costretti a crearci,te lo dico da eterno di Titano.
Ar si affacciò a testa in giù dal lettino di sopra "ETERNO!?"
Ar saltò giù e gli si avvicinò "SEI UN DIO…?!"
Thanos gli fece segno con il dito indice di fare silenzio "Zitto.
O non avrò pietà nemmeno per te che mi hai aiutato."
"Oh,perdonami."disse Ar "Ma allora...che cosa ci fai qui?
Perché sei in catene e al servizio di Sua Eccellenza?"
"Perché non è ancora il momento di prendere il comando."disse Thanos "Ho finto di soffrire e ora
loro pensano di avere la situazione sotto controllo.
Li colpirò con furiosa collera e grandissimo sdegno quando verrà il momento."
Ar spalancò gli occhi,poi proseguì "Raccontami di te.
Dimmi ogni cosa."
Thanos raccontò la sua infanzia,il rapporto con suo padre e poi con sua madre,sorvolando su alcuni
dettagli,gli parlò della guerra con i nuovi dei,della sua permanenza su Pandora come "Signore della
Guerra",del suo ritorno ed esilio.
Ore dopo Ar era di nuovo sul suo lettino e assumeva la posizione di loto per le sue orazioni serali.
"Ora che conosci la mia divina natura,mi puoi credere sul fatto che non esiste alcun destino."disse
Thanos "Nessun piano superiore,nessuna salvezza,solo gli elementali e gli eterni.
E in alcuni casi i nuovi dei che rubano potere divino agli elementali,detti anche vecchi dei.
Tutto qui."
"La cosa più straordinaria,Thanos..."riprese Ar dopo un momento e il suono della sua voce che
scendeva dall'alto "...è questa:io so nel mio cuore che sei qui per una ragione.
Tu credi la cosa opposta con altrettanta convinzione,aggrappato come sei alla tua razionalità e alla
tua logica,malgrado tu conosca sia la magia,sia l'anima.
Ma per quanto sicuro tu possa essere,non potrai mai dimostrare che mi sbaglio.
E alla fine ti proverò che persino un eterno si può sbagliare."
Thanos aprì la bocca per ribattere,ma si rese conto,costernato,di non avere una risposta.
E quella notte,sognò.
Lo stesso sogno del coma.
Si ripeté.
Sognò lei.
Venne,lo toccò,gli disse cosa fare.
"Non lo dimenticare,quando ti sveglierai."si raccomandò Lady "Ricorda ciò che ti ho detto."
"Lo farò."le promise Thanos,ma persino nel sogno era consapevole di aver già fatto quella
promessa,e poi di averla infranta.
Temeva nuovamente che avrebbe dimenticato al suo risveglio,che non sarebbe riuscito a portare a
termine un compito tanto elementare.
Ma stavolta si sbagliava.
Stavolta,le parole di lei risuonavano ancora,vive nella sua mente.
Stavolta fu diverso.
"Svegliati."disse Lady e Thanos aprì gli occhi,poi si mise seduto.
"Non sei realmente qui."disse Thanos "Vorrei tanto vederti..."
"Io sono qui."disse Lady "Io sono sempre qui."
Al mattino(o almeno,ciò che convenzionalmente era indicato come tale a bordo della Golden
Berth),Thanos si svegliò e giacque sul letto,sbattendo le palpebre e fissando la cuccetta sopra di sé.
Udì,vide e sentì Ar muoversi lassù,saltare giù dalla propria branda e atterrare sul pavimento.
Ma Thanos restò disteso,immobile.
Ar si stiracchiò,sbadigliò,aprì l'acqua del piccolo lavandino ossidato della cabina.
Era talmente corroso dalla ruggine che era bucato,così avevano dovuto metterci sotto un
vecchio elmo rovesciato in cui raccogliere la perdita.
Ar compì le proprie abluzioni mattutine,poi si girò per parlare con Thanos.
"Hai un espressione orrenda."gli disse Ar "Respira profondamente.
Ritrova il tuo centro."
Thanos lo fulminò con lo sguardo.
"Che ci fai ancora qui?"gli chiese Ar "Pensavo che ti fossi trasferito nel tuo nuovo alloggio
addirittura prima che mi svegliassi."
"Ho fatto un sogno."disse Thanos,riluttante "Un sogno ricorrente.
E ho anche delle...visioni."
"Visioni del genere svelano la struttura nascosta della serendipità universale."osservò Ar con
estrema gravità "Soprattutto se è un dio ad averle.
Per quanto riguarda le visioni..."
"Smettila."disse Thanos.
"No,dico davvero."disse Ar "Se un sogno torna a visitarti più di una volta,è l'Universo che sta
cercando di comunicare con te.
E le visioni indicano che la comunicazione è molto più avanzata di quello che credevo.
È una cosa molto seria,Thanos."
Ar incrociò le braccia sul petto e si appoggiò contro il lavandino -a rischio della propria
incolumità,data la mancanza di integrità strutturale di tutto l'apparato "Raccontami."
Con sorriso e un po' di difficoltà,Thanos pensò "Quel sogno…
Quel dannato sogno..."
Lui era un eterno di intelletto e ragione,non di intuito e superstizione.
Sapeva che i sogni non erano altro che i bidoni della spazzatura dei pensieri e le idee accumulatisi
nella mente inconscia.
Erano sciocchezze ed erano inutili,eppure quel sogno…
"Una persona che conoscevo da tanto tempo..."disse Thanos.
"Chi?"disse Ar.
Thanos digrignò i denti "Una donna.
Non mi ha mai detto il suo nome,si faceva chiamare Lady.
Non ti occorre sapere altro.
Nel sogno e nelle visioni lei è morta,pero mi parla."
Ar arcuò un sopracciglio.
"Sussurra."disse Thanos "Mi ha detto una cosa."
A quel punto Ar si staccò dal lavandino,si avvicinò e si inginocchiò accanto alla cuccetta di
Thanos"Che cosa ti ha detto?"
E Thanos mentì "Di salvare tutti."
La menzogna era abbastanza vicina alla verità.
Desiderava tornare a casa,vedere di nuovo lei,rimettere a posto le cose.
Ma era in trappola.
E per quanto tramasse e complottasse,doveva aspettare.
Per aprire un portale doveva vedere dove andava o conoscere i luoghi.
Se lo faceva senza conoscere dove andava poteva ritrovarsi ovunque.
Per la prima volta in vita sua,non riusciva a trovare la soluzione a un problema.
"Salvare tutti."ponderò Ar "Un nobile scopo."
"E impossibile."non aggiunse Thanos.
Il primo giorno della sua seconda nuova vita,mentre si dirigeva in sala macchine,Thanos incrociò
Demla e Bluko nel corridoio.
Il primo lo salutò con un allegro "Giorno!" e Bluko schiamazzò in maniera irrefrenabile.
Thanos represse l'istinto di stritolare il transmorfo tra le sue mani.
Quel giorno,aveva preso la forma di una vescicola pulsante di pus con la bocca un cane e le
orecchie di vombato.
"Motori in pieno regime."riferì Demla "Vado a fare colazione!"
"Colazione."stridette Bluko,e Thanos digrignò i denti.
In sala macchine,controllò i livelli di potenza,verificò lo stato del reattore di fusione e cominciò le
operazioni ordinaria di mantenimento.
Tutta l'attrezzatura-fino all'ultimo pezzo,compresi i droni di manutenzione-funzionavano per
miracolo.
L'intero sistema di propulsione aveva bisogno di un aggiornamento completo,ma non c'erano
risorse con cui effettuare un intervento così drastico.
Secondo il suo giudizio,ai motori della nave testavano non più di 5 anni di vita.
Volendo essere ottimisti.
Iniziava a pensare che Googa fosse stato fortunato.
A proposito di Googa,era rimasta una macchia che baluginava sotto il pannello dei comandi.
Thanos la pulì con un sospiro rassegnato.
Avrebbe preferito che Sua Eccellenza non l'avesse ucciso,ma dal momento che ormai era morto,non
aveva senso abbandonarsi ai sentimentalismi.
Una volta che qualcuno cessava di esistere,che altro si poteva fare?
Sua Eccellenza si era espresso bene:Googa era diventato inutile.
Thanos aveva mentito ad Ar a proposito del sogno.
In parte perché lui stesso non era ancora certo del significato,ma soprattutto perché non voleva che
Ar si mettesse a scavare nel suo subconscio in cerca di un futile pseudomessaggio.
E poiché,ben lontano dal salvare tutti,al momento non sapeva neppure trovare una maniera per
salvare se stesso.
Sarebbe andato via da quella nave,ma quanto tempo dopo?
Avrebbe avuto possibilità di salvare il popolo di Titano?
Inoltre aveva mentito perché…
Perché pensava a lei,vederla...gli suscitava un dolore molto particolare,del tipo che quasi non si
distingueva dal piacere.
Quando Robbo andò in sala macchine per controllare come stesse procedendo il primo giorno di
Thanos,lui colse al volo l'opportunità per cercare di reperire qualche informazione sul pianeta di
Sua Eccellenza e sul viaggio alla volta di quel mondo.
I dati a sua disposizione erano scarsi,e averne di più era sempre una buona cosa.
Maggiori erano le conoscenze in suo possesso,migliore poteva essere il piano che avrebbe
sviluppato.
Le carte stellari mostravano la rotta più conveniente per Kilyan?
Esisteva una mappa dei portali nella zona?
Il viaggio interstellare avveniva in larga parte attraverso quei portali,cunicoli spaziotemporali che si
creavano naturalmente.
I motori per la velocità super luce erano costosi,delicati e difficili da mantenere.
I motori sub luce come quelli della Golden Berth,invece,erano di gran lunga più comuni,ma Googa
non aveva fatto un buon lavoro per mantenerli in ordine e funzionanti.
Era diventato capomacchine perché suo padre lo era stato prima di lui,non perché possedesse una
qualche competenza in quel settore.
Thanos riteneva-o meglio,sperava- di poter trovare una via più veloce verso Kilyan.
Una volta arrivati nelle vicinanze di un pianeta poteva anche far esplodere la nave.
Quando sentì nominare le carte stellari Robbo si limitò a ridacchiare mestamente e a scuotere la
testa.
"Ci sono delle carte,ma non ti aiuteranno."disse Robbo.
"E perché?"chiese Thanos.
Robbo si guardò attorno circospetto.
C'erano alcuni altri operai di basse lega in sala macchine,ma erano tutti occupati a scorrazzare qua e
la per rattoppare le condutture e le tubazioni che si rompevano di continuo.
"Lascia perdere."disse Robbo "Dimentica che te l'ho detto."
Il tirapiedi si asciugò una goccia di sudore dal labbro superiore.
"Ho un lavoro da fare..."insistette Thanos "Preferisco farlo bene."
"Qui abbiamo una cosa chiamata "bisogno di sapere".replicò Robbo "Tu non ne hai."
Thanos aggrottò la fronte.
Robbo sapeva qualcosa.
Non solo:voleva dirglielo.
Era così ovvio.
Chiunque avesse un segreto non vedeva l'ora di rivelarlo;non gli serviva altro che una
giustificazione.
"Sono capomacchine adesso."disse Thanos "Devo svolgere le mansioni che Sua Eccellenza mi ha
affidato.
Se sai qualcosa che possa aiutarmi..."
Lasciò la frase in sospeso,dando a Robbo l'opportunità di farsi avanti e vuotare il sacco.
Che era esattamente ciò che Robbo moriva dalla voglia di fare.
"Fai parte del circolo dei fedelissimi di Sua Eccellenza ora,perciò penso di potertelo dire..."disse
Robbo.
"Ma certo."lo incoraggiò Thanos.
"Non c'è nessun Kilyan."disse l'essere.
Robbo stesso pronunciò queste parole con un sollievo e improvvisa incredulità.
Thanos impiegò qualche momento di confusi battiti di palpebre per elaborare quella rivelazione.
E tuttavia,il suo immenso intelletto non poté produrre altro che un sussurrato e sgomento: "Cosa?"
"Voglio dire..."si affrettò ad aggiungere Robbo "...il pianeta esiste,si.
Ci siamo passati vicino una decina di anni fa.
La superficie è stata spazzata via.
Bombe a neutroni.
I palazzi sono ancora in piedi,ma tutto ciò che viveva è morto,estinto.
Il posto è così radioattivo che ti basta starnutire in quella direzione per cominciare a perdere i
capelli."
Robbo si toccò la pelata con un certo nervosismo.
Per la prima volta in vita sua,Thanos proferì le parole: "Non capisco."
"Non c'è molto da capire."disse Robbo.
"Che stiamo facendo,allora?"disse Thanos "Dove siamo diretti?"
Robbo diede una scrollata di spalle "Per la verità,non lo so.
Lui sta cercando qualcosa.
Non vuole dirmi cosa.
Ma centra con gli dei asgardiani e con qualche tipo di potere.
Dice che è in grado di resuscitare il pianeta.
Deve solo mettere le mani sull'oggetto."
"L'oggetto."disse lui.
Thanos si rese conto che stringeva così forte il pannello dei comandi che quella cosa traballante
rischiava di frantumarsi tra le sue mani.
"Esatto."disse Robbo "L'oggetto."
"E qualunque cosa sia questo oggetto,gli elementali di Asgard ne sono in possesso."disse Thanos.
"Così sostiene Sua Eccellenza."disse Robbo "Ha saputo che Asgard ogni tanto passa dalla sua
dimensione astrale a quella materiale."
"Capisco."disse lui.
Thanos non rilevò traccia di collera o delusione in lui.
A quanto pareva,Robbo era ben contento di vagabondare per l'Universo a bordo di quella trappola
mortale a forma di ruota,dispensando di punteruoli psichici all'occorrenza,e tutto in nome della
scellerata,infinita ricerca di un pazzo furioso che cercava un artefatto soprannaturale.
O era folle come Sua Eccellenza,o era un credente convinto.
Oppure,voleva tenersi per se quella misteriosa fonte di potere.
In ogni caso,non aveva più senso continuare a discutere con lui.
"Grazie per l'informazione."disse Thanos.
"Fa andare avanti la nave,puntala nella direzione indicata da Sua Eccellenza."concluse Robbo
mentre si avvia alla porta "E vedrai che andrà tutto bene."
Diversi giorni dopo,accadde l'inevitabile:un micrometeorite colpì uno dei raggi dell'astronave e lo
deformò.
Ammaccata,danneggiata e tempestata di detriti,alla fine la struttura perse anche quel minimo
d'integrità che aveva.
Persino dalla sala macchine,dalla parte opposta della nave,Thanos sentì lo stridore echeggiante dello
scafo in lega che si distorceva e si scardinava dalle saldatura.
L'intera Golden Berth vibrò e tremò nello spazio.
Quando Thanos arrivò sul posto,il raggio si era quasi del tutto staccato dal punto di congiunzione
con la ruota.
Gli schermi d'emergenza si erano attivati uno dopo l'altro per isolare l'ambiente in
decompressione,ma non sarebbero durati a lungo.
Come ogni altra cosa sulla nave,funzionavano male ed erano ben oltre la loro data di scadenza.
Un gruppo di membri dell'equipaggio ingolfava il corridoio in corrispondenza con la lacerazione.
Thanos usò le sue dimensioni e il suo prestigio per farsi strada in mezzo alla calca.
Ar Raigor era già li,inginocchiato accanto a un sanguinate vorm che non smetteva di agitarsi.
"Fermati!"sbraitava Ar "Sto cercando di farti un'iniezione!"
Ma il giovane Vorm era troppo sofferente per collaborare.
Si era trovato nel punto d'unione tra la ruota e il raggio,proprio nel momento dell'apertura della
squarcio e le lamiere che si erano staccate gli avevano aperto una profonda ferita sull'addome.
Aveva il fianco coperto di lividi,il sangue usciva a fiotti dallo stomaco.
Thanos si affiancò ad Ar e,senza dire una parola,si chinò a sferrare un pugno al Vorm,il quale perse i
sensi.
"Thanos!"lo rimproverò Ar.
"Era solo un colpetto."disse Thanos.
"Quello era un pugno!"disse Ar.
"No,la testa e il pavimento ci sono ancora."gli fece notare lui "Così ora potrai fargli l'iniezione."
"Potevi essere più delicato,però."brontolò Ar,infilando l'ago nel braccio del Vorm "Adesso dovrò
curarlo anche per il trauma cranico."
"Sempre meglio che prepararlo per la tomba."disse Thanos che si diede un'occhiata attorno.
Da quel lato del raggio sventrato,si erano raccolti i membri dell'equipaggio in preda al terrore,oltre a
un certo numero di curiosi.
Pochi passi più in la,il corridoio si curvava verso il basso in un groviglio di lamiere taglienti che
spuntavano da ogni parte.
Thanos poteva scorgere altre persone ferite che circondavano il giro di quel pozzo buio.
La gravità artificiale della nave faceva le bizze,laggiù tutto il paesaggio oscillava e dondolava in
maniera indipendente dal resto della Golden Berth.
I feriti venivano sbattuti contro lo scafo e cozzavano e rimbalzavano luno contro l'altro.
"Liberate la zona!"comandò Thanos indicando la folla.
Nessuno si mosse.
"MUOVETEVI!"gridò Thanos con tutta la voce che aveva in corpo.
La gente si disperse rapidamente e rimasero solo lui,Ar e i feriti.
"Questi campi pressurizzanti non reggeranno e lungo."disse Thanos con tono macabro "Devo
portare via quelli rimasti nel raggio."
Proprio allora,un piccolo schermo in bianco e nero incassato nella parete vicina si accese con uno
sfarfallio.
L'immagine di Sua Eccellenza riempì il display.
"Come va laggiù?"domando lui.
"Abbiamo parecchie vittime sia dentro sia fuori il raggio."gli riferì Thanos "Ma ho un piano di
salvataggio che posso attuare."
Si interruppe-uno dei campi crepitò e scoppiettò,spegnendosi con un lampo di luce azzurra e una
pioggia di scintille.
Per un istante,un vento fortissimo minacciò di risucchiare ogni cosa,poi un secondo dopo entrò in
funzione un secondo campo per compensare lo squilibrio.
Nondimeno,Thanos vedeva il nero dello spazio occhieggiare dallo squarcio nello scafo,e il gemito
prodotto dai campo gli diceva che avrebbe retto ancora per poco,date le sollecitazioni aggiuntive cui
erano sottoposti i macchinari.
"Possiamo salvarli tutti."disse Thanos "Ma dobbiamo agire il fretta."
Sua Eccellenza scosse la testa "E nel frattempo rischiamo il collasso completo dei campi,col
pericolo che metà dell'atmosfera venga risucchiata nello spazio?
No.
Neanche per sogno.
Attivate la separazione d'emergenza."
Thanos lanciò un'occhiata interrogativa ad Ar,che aveva appena finito di ricucire l'addome del vorm
con un vecchio filo.
"I raggi possono essere sganciati..."spiegò Ar a bassa voce,tirandosi indietro sui talloni e fissando le
mani insanguinate come se fossero scollegate dal suo corpo.
"Sganciati?"disse Thanos che rivolse lo sguardo verso l'alto e tutto intorno.
Notò,allora,delle cariche esplosive piazzate all'intersezione tea la ruota e il raggio,oltre a una fessura
nascosta.
Immaginò che ci fosse un dispositivo simile anche all'altra estremità del passaggio.
Le cariche avrebbero disconnesso il raggio,e da quella fessura sarebbe di certo calata una paratia per
mantenere l'atmosfera nella nave.
"Non sarà necessario."disse Thanos a Sua Eccellenza "Possiamo salvarli."
"Che intenzioni hai?"disse Ar.
"Ehi,Thanos!"intervenne Sua Eccellenza "È il pulsante alla tua sinistra.
Premilo e poi avremo finito.
Non possiamo mettere a repentaglio l'intera nave per un paio di membri dell'equipaggio."
"Ce ne sono 10."ribatté lui a denti stretti "Almeno."
"Un paio."disse Sua Eccellenza "10.
Rispetto alle centinaia a bordo?
Pensa!"
Thanos ignorò l'ordine e la porta blindata calò all'improvviso mancandolo di poco.
Allo stesso tempo un gridò si levò da Ar Rhaigor.
Thanos si voltò subito e vite che la porta era discesa direttamente sulla testa del vorm.
Il cranio era stato ridotto in poltiglia dal setto nasale in su.
Un ventaglio si sangue e materia cerebrale imbrattava la porzione di pavimento inferiore della
paratia.
"Oh!"esclamò Sua Eccellenza "Quindi quello era l'interruttore a distanza!
Ottimo."
Lo schermò si oscurò prima che Thanos potesse dire o fare qualcosa.
Ar tremava.
Per la rabbia.
L'angoscia.
Lo sgomento.
Thanos non lo sapeva,perché non era mai stato bravo a leggere le persone.
Però capì che quella situazione richiedeva un gesto d'amicizia e rassicurazione da parte sua.
Il massimo che fu in grado di fare fu posare una mano sulla spalla di Ar.
Non servì altro.
L'amico scoppiò il lacrime,si abbandonò contro di lui gli afferrò la mano come se fosse una cima di
salvataggio.
"Ce l'avrebbe fatta."disse Ar piangendo "Sarebbe guarito."
Thanos fissò la paratia.
Essendo rimasta all'interno dello scafo per tutti quegli anni,protetta e non esposta,sembrava in
ottimo stato:resistente e pulita,a eccezione dei resti della cavità cranica del Vorm sulla parte
inferiore.
E allora,Thanos vide.
Comprese.
Non poteva semplicemente escogitare una fuga da quella astronave.
Per il bene di ogni essere vivente a bordo della Golden Berth,Sua Eccellenza doveva morire.
Thanos ripromise di cercare Bi più tardi quello stesso giorno.
Durante la prima cena,gli era sembrato che lei,a differenza del leccapiedi Robbo,tollerasse a
malapena Sua Eccellenza.
Magari la donna poteva dirgli qualcosa di più.
Indossava ancora il fazzoletto che copriva la parte inferiore del viso,e questo rendeva la sua
espressione imperscrutabile.
Ma quando Thanos le chiese di parlare in privato le sue sopracciglia si arcuarono con un'allusività
che lui non poté ignorare.
Si appartarono in una piccola area di lanciò,deputata a ospitare una delle capsula di salvataggio che
l'astronave non poteva ancora vantare.
Tutte le navette erano state usate,apprese Thanos,100 anni prima,quando l'equipaggio originale era
fuggito a gambe levate dalla follia di Sua Eccellenza.
"E così,odi Sua Eccellenza e vuoi ammutinarti."disse Bi in tono pragmatico,prima che Thanos
potesse aprire bocca.
Lui rimase di stucco e,per un momento,non emise altro che una sequela di "ehm" e "uhm".
"Non fare l'innocente,Thanos di Titano."gli disse la donna "Tu sei nuovo qui.
Tutti i novellini vogliono detronizzare Sua Eccellenza e scappare da questa trappola mortale il
prima possibile.
Non sei stato qui abbastanza a lungo da farti annientare lo spirito ,o fiaccare la mente da Robbo.
Perciò,ovviamente,vuoi allearti con me,fare fuori il vecchio e portare la nave verso una più sensata
e logica destinazione."
Thanos aveva pianificato di sondare con cautela il punto di vista di Bi,rivelandole i suoi propositi
solo quando e se fosse stato sicuro che la pensavano allo stesso modo e che poteva fidarsi di lei.
Tanti saluti a quell'idea.
"La mia mente non può essere fiaccata."disse Thanos "Ho finto di provare dolore quella volta.
Il collare non può farmi niente."
Lei sbatté le palpebre impercettibilmente e i suoi occhi scattarono qua e la "I collari?"
"I punteruoli psichici."disse Thanos.
Bi scrollò la testa "Oh,povera me.
Tu proprio non capisci,vero?
Pensi che…
I collari non hanno nulla a che vedere con i punteruoli psichici.
È Robbo stesso che li provoca,è il suo potere.
È un proiettore psichico e uno dei più potenti.
I collari servono solo a identificarci.
Un vezzo di Sua Eccellenza,per verità.
Gli ricordano casa sua."
Con le dita,Thanos toccò il collare che portava attorno al collo.
Per tutto quel tempo,aveva creduto che l'intrusione mentale fosse dovuta all'oggetto.
Che l'aggeggio fosse un'arma.
E invece,non era altro che un ornamento.
Dunque era Robbo il vero problema.
"Perché è così leale a Sua Eccellenza?"volle sapere Thanos "È intrappolato qui dentro come tutti
voi."
"Alcune persone guidano."rispose lei stringendosi nelle spalle "E altre vogliono essere guidate.
Lo fa sentire parte di qualcosa di più grande."
"Ma non ha senso."disse Thanos.
"Non ho mai detto che ne avesse."disse lei.
Thanos fece una smorfia "Voi siete molto più numerosi di Robbo.
Non è possibile che sia in grado di proiettare i punteruoli psichici su tutti quanti allo stesso
momento.
Perché non..."
"Perché non lo abbiamo sopraffatto,ucciso lui e Sua Eccellenza e preso il controllo della
nave?"chiese Bi.
La domanda era più diretta e brutale di quanto Thanos avrebbe desiderato,però era onesta "Si."
Lei scosse il capo "Sarebbe inutile.
Dobbiamo tenere in vita Sua Eccellenza."
"E perché?"disse Thanos.
"Hai mai sentito parlare di circuiti simpatici?"disse Bi.
Doveva ammettere di no.
"Non ho molta familiarità con il viaggio spaziale."disse Thanos.
"È piuttosto semplice."disse Bi "Questa astronave è in rapporto di correlazione quantistica con il
cuore di Sua Eccellenza.
Se il muscolo smette di battere,i motori vanno su di giri e fanno saltare in aria la nave,uccidendo
tutti quelli a bordo."
Rifletté per un attimo "Beh,alcuni potrebbero anche sopravvivere,forse,ma la decompressione
esplosiva li ucciderebbe subito dopo,perciò sarebbe inutile superare indenni la deflagrazione,non
credi?
Se pensi che la rottura del raggio sia un disastro...immagina cosa accadrebbe se tutta la nave facesse
quella fine."
Thanos dondolò sui talloni.
Sua Eccellenza non godeva di buona salute-giornalmente,l'uomo espelleva una quantità di catarro
sufficiente a riempire un boccale-,e coloro che aveva schiavizzato sembravano fin troppo ansiosi di
mantenere il loro aguzzino vivo e in salute.
Thanos ripensò a come tutti pendessero da ogni colpo di tosse o starnuto che Sua Eccellenza
produceva dai suoi colanti,crostosi orifizi.
Le creature che raccoglievano i suoi sputi.
Per sottoporti a esami clinici,non v'era alcun dubbio.
Ora sapeva il perché:la morte di Sua Eccellenza avrebbe significato la morte di tutti quelli a bordo
della Golden Berth.
"Non c'è via d'uscita."riprese Bi "Questa nave è la prigione più perfetta dell'Universo,uno
sgangherato,malandato patto suicida di metallo,vagante per la galassia finché lui non muore-e a
quel punto morremo tutti-o la nave stessa non finisce in pezzi.
"E a quel punto morirete tutti lo stesso."concluse Thanos.
"Esatto."disse Bi "Non possiamo fare altro che prolungare al massimo la durata della nostra vita e
sperare in un miracolo."
Tirò giù il fazzoletto per la prima volta,e allora lui vide che la parte inferiore del suo volto non era
altro che un grosso muso da rettile,la mascella bassa e allungata,una doppia fila di denti per un
totale di oltre un centinaio di aghi e la lingua biforcuta.
"Tu sai fare miracoli,Thanos di Titano?"domandò la donna "Se la risposta è no,lascia perdere."
Giacque svegliò tutta la notte.
In parte perché doveva ancora assorbire le nuove informazioni raccolte da Bi,ma soprattutto perché
temeva l'ennesimo ripresentarsi di quel sogno.
Girandosi e rigirandosi sul letto,mise insieme il guazzabuglio di fatti nella sua testa.
La salute di Sua Eccellenza.
Il circuito simpatico.
Il punteruolo psichico e i collari,e il morto pianeta Kilyan,che gli rievocava il pensiero di Titano e
dell'ineluttabilità della sua sorte,il cui compimento avrebbe voluto impedire a tutti i costi…
E quel potere.
L'oggetto,qualunque cosa fosse.
Sua Eccellenza sembrava convinto della sua esistenza,ma d'altra parte quell'uomo era pazzo.
Ciò nondimeno ogni tanto anche i pazzi avevano ragione.
Ogni tanto.
Chiuse gli occhi.
Vide sua madre nella clinica psichiatrica divina,mentre urlava che lui era "morte!
MORTE!
MORTE!"
"Svegliati."disse Lady e lui lo fece.
Vide la donna che stava marcendo di fronte ai suoi occhi.
Le sue guance erano scavate e ingiallite,la sua pelle stava appassendo.
"Lady!"disse Thanos "Lady!"
La luce investì Thanos che si ritrovò nella strana dimensione che aveva visto un'altra volta.
Vedendo l'aspetto della donna indietreggiò,ma non vide uscita.
"Non è ancora il momento di andare!"disse lei "L'inizio del tuo viaggio è vicino.
Tutto intorno a te diventerà buio,allora ci sarà qualcuno che ti condurrà per mano e ne sarai lieto.
Non devi aver paura.
Conoscerai anche dei momenti di incredibile luce."
L'intera zona divenne nera e si formò una specie di specchio alla sua sinistra.
Thanos se ne accorse sentendo le risate della donna e la vide dentro lo specchio in lontananza
"Credi che sia magia?"disse lei "No,io non sono una maga."
Lady si avvicinò a Thanos da dentro lo specchio,mentre lui faceva un passo indietro "Affrettiamoci
adesso perché devi devi attraversare ancora diverse apparizioni prima di tornare!
Cercavi me,vero?
Proprio come tua sorella.
Era questo che volevi no?
Sarò con te adesso!"
"Ma tu chi sei?"disse Thanos.
"Loro mi scacceranno fino alla fine dei giorni."disse Lady avvicinandosi allo specchio "Cos'è non
capisci?
Sono ciò, che è stato dimenticato da molti,malgrado io sia sempre presente nella loro vita,in ogni
loro momento,ciò dentro cui tutti passano,prima di andare oltre.
Ma i mortali mi chiamano con un solo nome.
Un nome che incute paura a tutti.
MI CHIAMANO!..."
Lo specchio si ruppe e apparve uno scheletro incappucciato avvolto nell'abito viola "LA MORTE!
LA MORTE!"
Lo scheletro allungò le mani verso di lui,poi cadde a terra in un mucchio d'ossa e,dopo un lampo,
Thanos si trovò nella cabina.
La mattina seguente aveva un nuovo piano in mente.
Con sua piacevole sorpresa,questo lo riempì di speranza.
Lo analizzò da ogni punto di vista mentre giaceva sul letto,calcolando la probabilità,compensando
variabili.
Il piano,concluse felicemente,avrebbe funzionato.
Avrebbe richiesto astuzia e cautela.
Avrebbe richiesto un aiuto.
Ancora più importante,avrebbe richiesto estrema violenza.
Il suo corpo era in grado di ricorrere alla violenza,lo sapeva molto bene.
In passato,quando combatteva su Pandora,quando combatteva contro i nuovi dei,e quanto aveva
torreggiato su A'Lars,si era sentito come se il suo corpo fosse separato da lui,un essere
indipendente,con volontà e desideri tutti suoi.
E talvolta,ciò che voleva e desiderava era soltanto mettere le mani attorno a un collo.
È stringere.
Pertanto ,si,il suo corpo poteva ricorrere alla violenza.
Era disposto ad uccidere metà della popolazione dei suoi fedeli,quindi anche la sua anima poteva.
Fare fuori una manciata di alieni sulla Golden Berth così da salvare tutti gli altri era un vero e
proprio scherzo.
Ar fu lieto di vederlo,ma Thanos non aveva tempo per le amenità.
"Possiamo parlare in privato?"gli chiese Thanos.
Guardandosi attorno,Ar scrollò le spalle "Siamo soli."
"Quest'area è sorvegliata?"disse Thanos.
L'amico rise "Paranoia?
Proprio tu?
Pessima scelta di stile,amico."
"Ha parlato quello che se ne va in giro senza maglietta."ribatté Thanos "Siamo sorvegliati oppure
no?"
"Certo che no."disse Ar "Sua Eccellenza non ha abbastanza consiglieri fidati per controllare tutta la
nave.
Bastano la paura e l'interesse personale a tenere in riga l'equipaggio."
"Non per molto ancora."disse Thanos,e riferì ad Ar quello che aveva appreso- che Kilyan era uno
specchietto per le allodole,che alla nave restavano al massimo 5 anni di vita e che Sua Eccellenza
non aveva nessun piano B.
Ar prese tutte quelle notizie così come ci si poteva spettare.
Restò a boccheggiare così a lungo che Thanos temette di doverlo resuscitare.
"Kilyan è una terra desolata?"disse Ar che tremò mentre lo diceva e cercò a tentoni qualcosa a cui
aggrapparsi.
Si accasciò su un letto "Lo abbiamo superato 10 anni fa?"
"Nessuno avrebbe mai voluto vivere la,comunque."disse Thanos seccamente.
Era l'unica consolazione che aveva da offrire.
"Sarebbe stato sempre meglio di questo!"gridò Ar "Meglio di questa dannata nave,che puzza
costantemente di immondizia e flatulenza perché non possiamo nemmeno arieggiare gli ambienti in
tutta sicurezza!
Meglio che mangiare gli stessi 10 piatti che il personale della cambusa riesce a rimettere insieme
dai rigurgiti del replicatore di cibo!"
Ar emise un ringhio e saltò in piedi,rovesciando il letto.
Si sporse per agguantare un vassoio di strumenti medici e li scaraventò contro il muro.
Per 3 minuti buoni,sfogò la sua rabbia sulle attrezzatura e sugli arnesi attorno a lui.
Thanos lo osservava senza intervenire,sin troppo consapevole che l'ira di Ar era come una foresta in
fiamme:il fuoco non poteva essere spento,doveva estinguersi da se.
"Respira profondamente."gli suggerì con ironia,mentre una parte di se godeva nel vedere
l'imperturbabile guscio di Ar incrinarsi un poco,finalmente "Ritrova il tuo centro."
Quando Ar tirò un pugno contro la parete e si ruppe la mano,la sua collera si raffreddò,tramutandosi
in guaiti di dolore.
Thanos gli mise un braccio intorno alla spalla e lo condusse nella zona dell'infermeria che non era
stata toccata dalla sua furia.
La,gli avvolse la mano in una vecchia benda,parlando sottovoce e con calma.
"Stavo preparando i motori l'altro giorno e ho notato qualcosa sui nostri sensori a lungo
raggio."disse Thanos "Un antico portale kalami a un paio di anni luce da qui.
Se modifichiamo la rotta,potremmo imboccarlo e balzare lontano dal Campo Corvino.
Di ritorno nello spazio civilizzato."
La Golden Berth non era dotata di un motore superluce...non più.
Il nucleo di curvatura si era esaurito decenni prima.
Spingere al massimo i motori sub-luce per sfiorare la velocità della luce sarebbe stato rischioso ma
necessario,se volevano raggiungere il portale in tempi accettabili.
Ar scosse la testa "Quasi tutti i portali Kalami sono disabilitati ormai.
E poi,Sua Eccellenza non permetterebbe mai."
"Non importa più ciò che vuole Sua Eccellenza."disse Thanos "Io parlo di arrivare in un posto dove
liberare la gente di questa nave."
"Anche se il portale funzionasse,chi lo sa in quale parte dell'infinito Universo ci porterebbe?"disse
Ar.
Thanos sbuffò "Innanzitutto,ovunque sarà meglio di qui.
Per definizione.
In secondo luogo,l'Universo non è infinito,è in espansione,Ar.
Non è una credenza ,ma un fatto dimostrabile e conosciuto anche dai mortali.
Pertanto non può essere infinito perché possiede dei confini."
Ar si strinse nelle spalle "Se l'Universo è in espansione,allora dentro che cosa si sta espandendo?
Cosa c'è oltre quei confini?"
"Non ho tempo di farti una lezione di astrofisica e meccanica celeste."insistette Thanos "Abbiamo
cose più importanti di cui discutere."
"Molti tra i membri dell'equipaggio trattati con maggior riguardo sono fedeli a Sua
Eccellenza."disse Ar "E lui non può essere a ucciso a causa del circuito simpatico.
Non abbiamo scelta.
Dobbiamo fare in modo che Sua Eccellenza resti in vita il più allungo possibile,e sperare di trovare
un luogo in cui evacuare la nave prima che tutto cada a pezzi,o che lui tiri le cuoia."
"E non si sa quale delle 2 cose accadrà per prima."gli disse Thanos "Ma tu devi avere fiducia in
me:posso uccidere Sua Eccellenza e lasciare intatta la nave.
E so anche come sistemare Robbo.
Sei con me?
Sei l'unico di cui mi fidi qui dentro.
Ho bisogno di qualcuno al mio fianco.
E tu sei fondamentale per una buona riuscita del mio piano,se riesci a tollerare lo spargimento di
sangue."
Ar non ebbe bisogno neppure di un attimo per pensare,fissandosi la mano fratturata avvolta in
quella benda sudaticcia e mezza congelata,senza più traccia del gel curativo "Ci ha sempre mentito.
Si,certamente ti aiuterò."
Quando alzò lo sguardo su Thanos,i suoi occhi brillavano di rinnovata speranza e vigore "Ecco
perché sei stato mandato qui,Thanos.
Uccidere è una cosa che non sopporto,ma se questo significa liberare tutte le anime di questa
nave...allora credo che sarebbe per un bene superiore."
"Molto comodo."brontolò Thanos "Sono lieto che tu abbia risolto la cosa in questo modo."
"La tua insensibilità sarà la tua rovina,Thanos."disse Ar.
"A me va benissimo così."rispose Thano in tono burbero "Tutta la benaugurante e sconnessa
speranza nell'Universo non avrebbe saputo trovare una maniera più semplice.
Ma sono contento di averti dalla mia parte.
Ho un piano.
E ci occorrerà l'aiuto di Demla."
Ar farfugliò dallo sgomento per qualche istante,prima di trovare la voce "Demla?
Thanos,Demla è una brava persona,un'anima gentile e virtuosa,ma è così come l'Universo lo ha
fatto:più stupido di uno stronzo pietrificato.
In che modo potrebbe mai contribuire?"
Thanos si lasciò andare a un gran sorriso per la prima volta da quando era stato esiliato.
E gli diede una bella sensazione.
"Resteresti sorpreso."disse Thanos.
Rubò del materiale dalla sala macchine e qualche circuito dall'infermeria,frugando tra gli strumenti
che Ar aveva provvidenzialmente rotto.
Il suo nuovo alloggio non era tanto più spazioso o ben arredato di quello vecchio,ma almeno era
soltanto suo.
Tuttavia,non poteva correre il rischio di lavorare li.
La sua cabina era vicina a quella di Robbo e di Sua Eccellenz avevano la fastidiosa
tendenza a fargli visita senza preavviso,quando non era in sala macchine.
Sua Eccellenza lo interrogava di continuo circa il consumo di energia e di tanto in tanto,gli dava
nuove coordinate verso cui puntare la nave,sebbene non sembrassero mai seguire alcun criterio.
Da quando Thanos poteva vedere,ammesso che Sua Eccellenza stesse davvero cercando qualcosa in
possesso degli asgardiani,il suo modo di procedere consisteva nel rovistare alla cieca in mezzo a
montagne di escrementi di dinosauri nella speranza di trovare una foglia di felce non digerita.
Le visite di Robbo erano del tutto arbitrarie e imprevedibili.
Thanos capì presto che il tirapiedi di Sua Eccellenza,nonché sua principale arma,non si fidava
appieno di lui.
Forse perché avvertiva psichicamente parte dell'ostilità che Thanos covava nei suoi confronti.
O forse,si era pentito di avergli rivelato il segreto di Sua Eccellenza.
Qualunque fosse la ragione,Thanos sentiva che il tempo stava per scadere.
Doveva agire in fretta.
Così,trascorreva quanto più tempo possibile nei suoi vecchi alloggi.
Un giorno materializzò un elmetto dall'energia azzurra uscita dalla sua mano destra
L'elmo era aderente alla testa ed era di colore blu spento,ma dal centro della fronte partiva una
placca dorata simile ad una linea che percorreva tutta la parte centrale della testa.
Sopra le sopracciglia c'erano delle placche d'oro che nella parte finale delle sopracciglia,puntavano
verso l'alto a triangolo ed erano curve.
L'elmo copriva anche le orecchie e le guance.
La parte che copriva le orecchie e le guance era blu.
"È un berretto."disse Ar circospetto,mentre guardava Thanos.
"Non è un berretto."spiegò Thanos "È un elmo."
"Un elmo dunque."disse dubbioso Ar "E dove si colloca un elmo ne tuo misterioso piano?"
"Sulla mia testa."disse Thanos.
"E i corni a che servono?"disse Ar.
Thanos grugnì "A intimidire chi tenta di ostacolarmi."
"Sono certo che funzionerà."commentò Ar con approvazione "Come se la sola vista di te non fosse
già intimidatoria."
Thanos sforzò una risatina.
"Perciò,Robbo non può farti male."continuò Ar "Ma comunque non puoi toccare Sua Eccellenza.
Ci ho pensato bene:anche se provassi a sedarlo affinché il suo cuore continui a battere,la sua salute
è così precaria che probabilmente non sopravviverebbe alla procedura."
"Dormirà."gli assicurò Thanos "Per sempre
È qui che entra in gioco Demla."
"Non capisco come..."disse Ar.
Thanos glie lo disse.
Ar rimase a bocca aperta.
E non la richiuse per molto tempo.
Demla copriva il turno di notte in sala macchine,pertanto Thanos lo trovò già ad attenderlo,quando
arrivò l'indomani mattina-o almeno,ciò che sulla nave era pensato come tale.
Erano passate solo 3 ore dallo spegnimento delle luci a bordo,e adesso l'illuminazione sapeva più di
crepuscolo che di aurora,ma la differenza era minima.
Quando Thanos entrò,Demla lo assalì subito mostrando l'elenco di tutto quello che era andato
storto durante la notte,ciò che aveva fatto per riparare i guasti e ciò che non era riuscito ad
aggiustare.
Thanos finse di interessarsene,poi una volta che Demla ebbe finito,lo prese per un gomito e lo
condusse accanto al sistema di aspirazione del reattore a fusione.
Il frastuono in quel punto rendeva improbabile che qualcuno li sentisse.
"Mi serve che tu faccia una cosa per me."cominciò Thanos.
"Quello che vuoi,capo!"disse Demla con grande brio "Qualunque cosa!"
"Capo!"stridette Bulko "Serve!
Eccome!"
Se necessario,Thanos era pronto a minacciare Demla.
All'insaputa di Ar,ovviamente,era disposto persino a ucciderlo benché si augurasse di non dover
intraprendere quella strada.
Il suo obbiettivo era salvare il maggior numero possibile di quelle povere anime intrappolate sulla
Golden Berth,non massacrarle provandoci.
Non disse nulla a Demla,si limitò a guadagnare la sua spalla con occhiate eloquenti.
Demla fissava vacuamente davanti a se,senza cogliere il messaggio.
Alla fine,però comprese.
La sua espressione si fece abbattuta e si imbronciò "Oh,e dai,capo!
Dici sul serio?"
"Capo serio!"cinguettò Bluko "Capo serio!"
"Temo di si."rispose Thanos con tutta la gentilezza di cui era capace "E dovremmo farlo seduta
stante."
Demla afflosciò le spalle "Si,si,d'accordo."
"Si,d'ac..."iniziò Bluko,ma tacque quando le mani di Thanos si chiusero su di lui.
Con l'elmo sulla testa,Thanos avanzò a grandi passi per i corridoio della Golden Breth.
Dietro di lui,veniva Ar Rhaigor,che portava un ingombrante sacco termico e trascinava una
malridotta barella fluttuante.
Non furono ne fermati,ne interrogati durante il tragitto;nessuno avrebbe fatto domande all'ufficiale
medico della nave mentre questi trasportava attrezzature cliniche,e nessuno avrebbe fatto osato
sollevare un dito,un sopracciglio o un dubbio di fronte a uno dei fedelissimi di Sua Eccellenza.
Arrivato alla porta delle stanze di quest'ultimo,Thanos si fermò.
Non accennò nemmeno a rivolgere lo sguardo ad Ar,dietro di se,o a ricordargli,seppure con una sola
parola,ciò che avrebbe dovuto fare dopo.
Entrò e basta come se fosse una giorno qualunque e si stesse accingendo a cenare con Sua
Eccellenza.
L'uomo era già seduto al tavolo.
Robbo e Bi,come al solito,erano al suo fianco.
Per un momento,Thanos si chiese la donna non fosse dotata di un qualche potere.
Quella,si rese conto,era l'unica potenziale pecca nel suo piano,l'unica cosa per cui non era
preparato.
Però era pronto.
Ar era pronto.
E ancora più importante,Bluko era pronto.
Dovevano muoversi adesso.
"Thanos!"Sua Eccellenza allungò la parola : "Thaaaanos!
Thanos che piacevole sorpresa.
E che scelta interessante ,il tuo copricapo.
Non avrei mai detto che fossi un tipo da elmo.
Comunque,credevo stessi riallineando il nucleo di curvatura.
Se riuscissimo a renderlo di nuovo operativo e funzionante...saremmo fuori dal Campo Corvino in
men che non si dica!"
"Sono spiacente di informarti che in nucleo di curvatura dovrà attendere."disse Thanos "C'è una
cosa che non ti ho mai detto e vorrei farlo."
Sua Eccellenza eccellenza scrollò le spalle e si tuffò nel suo piatto.
Robo si girò appena verso Thanos con la fronte corrugata.
Possibile che avesse qualche potere oltre al puntatore psichico?
Cercava di decifrare le sue intenzioni?
Thanos si umettò le labbra.
"Dimmi pure."domandò Sua Eccellenza,ignaro di tutto e concentrato sul cibo.
"Ti ho detto che provengo da Titano."disse Thanos "Ma non ti ho detto chi ero.
Non sono un comune cittadino.
Ne un governatore.
Ne un sacerdote.
Io sono...un eterno di Titano."
Sua eccellenza sputò il cibo dalla bocca,gli occhi di Bi si spalancarono,le guardie si osservarono e
fecero commenti,mentre sua eccellenza emetteva versi incomprensibili.
Thanos ripeté le parole che aveva memorizzato "Ti darò l'opportunità di fare la cosa giusta.
Voglio che rinunci alla tua posizione e consegni a me il comando di questa nave e di tutti quelli a
bordo."
Nessuno fiatò.
L'aria si era riempita soltanto dal rumore prodotto da Sua Eccellenza che aveva ripreso a succhiare
qualcosa si molto simile ad uno spaghetto,intinto in una salsa scura e belosa.
Mentre la pasta spariva tra le sue labbra,il sugo viscido schizzò da tutte direzioni:sul suo mento,sui
barbigli,sulla tovaglia,persino sulla manica della tunica di Bi.
"Che ha detto,l'uomo morto?"chiese Sua Eccellenza con calma.
Robbo,fece il giro del tavolo,gli occhi accesi di una scintilla di perfidia,e quando gli si fu avvicinato
abbastanza,Thanos prese a barcollare,urtò il tavolo e si portò entrambe le mani alla testa e si
piegò in avanti.
"Faglielo sentire per bene,il punteruolo!"sbraitò Sua Eccellenza sputacchiando cibo "Altro che
eterno!
È un uomo mortale come noi!"
E poi,non appena Robbo fu a portata del suo braccio,Thanos smise di recitare; la sua mano si chiuse
attorno alla gola del tirapiedi e lo sollevò in aria,prendendolo alla gola con tutte 2 le mani.
"No!"urlò Sua Eccellenza.
Thanos mandò il collo e la testa di Robbo prima a destra,poi a sinistra e alla fine la strappò dal
corpo.
Uni dei soldati sparò al petto di Thanos,prendendogli il pettorale destro,ma non lo fece nemmeno
muovere.
Un altro tentò di fuggire,ma Thanos lo afferrò alle spalle con entrambe le mani,lo voltò e gli diede
una manata sul petto,facendogli esplodere la schiena e facendolo volare via,poi si avvicinò a quello
che gli aveva sparato che gli colpì la testa,ma non ottenne effetto,colpì la sua arma con entrambe le
mani,mandandolo a sinistra,poi lo afferrò e lo tirò con la mano sinistra,dalla parte opposta della
stanza.
Thanos afferrò un terzo e lo gettò a terra,poi lo afferrò con entrambe le braccia.
Altri 4 gli arrivarono addosso in quel momento e lo colpirono con il manico delle armi senza farlo
muovere di un millimetro.
Thanos si mise dritto e tutti e quattro furono scagliati via,poi prese quello a terra con entrambe le
mani e lo spezzò in 2,poi diede un colpo con la mano destra a uno dei 4 e gli fece volare via l'intero
cranio,poi afferrò il secondo uomo e gli diede un pugno allo stomaco,trapassandolo,ed estrasse la
spina dorsale,con il cranio,il terzo fuggì,mentre Thanos gettò a terra il quarto,gli mise un piede sulla
schiena e gli strappò prima il braccio sinistro,poi braccio destro e poi gli spappolò la
testa con il piede.
Thanos si schiarì la gola e tornò a rivolgere la sua attenzione all'estremità opposta del tavolo.
Sua eccellenza era andato a ripararsi dietro Bi e adesso stava rannicchiato la,puntando il dito e
gridando "AMMAZZALO!
AMMAZZALO!
FALLO SUBITO!"
Bi rimase immobile.
Poi,con un gesto lento,si tirò giù il fazzoletto dal volto e scoprì il mostruoso sporgente muso da
rettile.
Di fronte agli occhi di Thanos spalancò le fauci più di quanto sarebbe stato possibile per qualunque
altro umanoide.
Fece saettare la lingua biforcuta,ma dietro Thanos vide anche qualcos'altro,un organo tubolare di
forma allungata,con un'apertura gocciolante.
"SPRUZZAGLI IL TUO VELENO!" latrò Sua Eccellenza "FALLO ORA!"
Bi parlò "Ti serve vivo,vero?"
"Mi prendi in giro?"disse esasperato Sua Eccellenza "Lo voglio morto in questo istante!"
Ma la donna non parlava con lui.
"Mi serve vivo."confermò Thanos.
Con un breve cenno del capo,Bi richiuse la bocca e tirò su il fazzoletto.
Poi,senza neppure guardare il suo signore,si allontanò da Sua Eccellenza e dal tavolo,passò accanto
a Thanos e uscì dal corridoio.
Erano solo loro 2,adesso.
Sua Eccellenza sgattaiolò dietro la sedia,come se questo potesse proteggerlo dalla sua furia.
Con 3 ampie falcate,Thanos coprì la distanza tra loro.
"Ti darò tutto quello che vuoi!"gridò Sua Eccellenza "Tutto!
Che cosa vuoi?
Te lo darò!"
"Voglio questo."rispose lui e gli serrò le mani attorno al collo.
Con gli occhi interamente bianchi che ormai gli schizzavano dalle orbite,Sua Eccellenza disse
mezzo strozzato "Possiamo...parlarne...un...secondo?"
"Le parole vanno bene..."ribatté Thanos,ricordando e sorridendo "...ma certe volte solo la forza
bruta è efficace."
"Ucciderai...tutto...l'equipaggio..."disse Sua Eccellenza.
"Sarò io a preoccuparmi di questo."concluse Thanos e strinse più forte.
Evitò accuratamente di ucciderlo,gli fece solo perdere i sensi.
Proprio mentre Sua Eccellenza si abbandonava svenuto tra le sue braccia,Thanos udì la porta
aprirsi.
Ar e Demla accorsero nella stanza con il sacco termico e la barella galleggiante.
"Allontanati da lui!"berciò Ar "Non c'è molto tempo!"
Thanos obbedì,facendosi da parte affinché Demla e Ar potessero issare il corpo di Sua Eccellenza
sulla lettiga.
Poi,lo spinsero in tutta fretta fuori dalla sala da pranzo e sparirono in corridoio.
Thanos pensò di seguirli,ma poi decise altrimenti.
Sarebbero riusciti nel loro intento,oppure no.
E in quell'ultimo caso,la sua presenza sarebbe stata irrilevante;la Golden Berth sarebbe esplosa in
un miliardo di frammenti,come evidentemente non vedeva l'ora di fare,e Thanos sarebbe stato
scagliato nel vuoto crudele dello spazio.
Ma se avesse avuto successo…
Ah,se avesse avuto successo!
Occupò il posto di Sua Eccellenza a capotavola.
Dopo un po' la porta si aprì ed entrò Bi,che si sedette all'altra estremità del tavolo.
"Allora,adesso dovremmo chiamare te Sua Eccellenza?"disse Bi.
"Thanos andrà benissimo."disse lui "Posto che sopravvivete."
"Hai un piano."osservò lei in tono neutro.
"Ce l'ho."disse lui "Non garantisco che funzionerà,però ce l'ho."
"E se invece funziona?"chiese lei,poggiando i gomiti sul piano "Se tu diventi il padrone di questa
nave?
Hai sempre il problema dei motori ingovernabili,di un equipaggio non motivato e pressoché
inutile,e di uno scafo che cadrebbe a pezzi se qualcuno ruttasse nella direzione sbagliata."
"Cercherò di tenere sotto controllo i problemi digestivi di tutti quanti."rispose Thanos
sardonico "Dimmi:perché ti sei fatta da parte?"
"La morte era già nella stanza in ogni caso."disse lei "Se avessi ucciso Sua Eccellenza,sarei
morta,ma tanto un giorno dovrò morire comunque."
Prese il calice di Thanos e lo scolò,ma riuscì a bere sollevando il fazzoletto in modo da tenere
sempre coperta la bocca "Bello essere immortali,vero?"
"Ho i miei problemi."disse Thanos "A partire dal fatto che se non invecchi,prima o poi qualcuno o
qualcosa ti cancella."
"I miei genitori erano i discendenti di alcune tra le prime reclute di Sua Eccellenza."gli disse
lei "Non sono mai scesi da questa nave.
Erano compatibili da un punto di vista emotivo,ma non anatomico.
Io sono stata concepita in provetta,mediante una tecnologia genetica obsoleta e sorpassata."
"Sei unica in tutto l'Universo."commentò lui,e gli parve di intravedere un sorriso-
enorme,cavernoso-sotto quel fazzoletto.
"Proprio come te."disse lei che sollevò il calice alla sua salute "Conosco gli eterni.
Nessuno assomiglia a te.
Sospetto che..."
Proprio allora,la porta si aprì di nuovo.
Ar e Demla entrarono nella sala.
Il primo indossava un camice bianco imbrattato di sangue fresco e una mascherina chirurgica che
gli copriva la bocca e il naso,ma niente poteva nascondere la gioia nei suoi occhi.
"Ha funzionato!"esclamò lui.
Thanos si allarmò quando il suo cuore saltò un battito.
Una parte di lui era convinta che il piano,per quanto ben ponderato,non avrebbe mai avuto esito
positivo.
Ma poi Demla andò verso di lui e,con movenze quasi reverenziali,gli porse...qualcosa.
Un bulbo pulsante e gelatinoso,grosso modo delle stesse dimensioni di entrambi i suoi
pugni,violaceo come un livido e della stessa consistenza della gomma vecchia.
Palpitava delicatamente tra le sue mani,sussultando con un rassicurante e continuo tun-tun.
"Povero vecchio Bluko."singhiozzò Demla.
Per la forza dell'abitudine,tutti attesero di sentire l'eco di risposta di Bluko.
Ma la creatura non sarebbe tornata a parlare tanto presto.
Nelle sue mani,Thanos teneva il cuore di Sua Eccellenza,abilmente rimosso dal suo petto dalle dita
esperte di Ar.
E poi-prima che andasse in arresto-inserito dentro Bluko:il transmorfo si era lasciato convincere ad
assumere la forma di una sacca per avvolgerlo e mantenerlo pulsante.
Per quanto riguardava il circuito simpatico della Golden Berth,il cuore di Sua Eccellenza stava
benissimo.
Batteva.
E avrebbe continuato a battere finché Thanos non avesse più alcun bisogno della nave.
Con un gran sorriso,allontanò l'organo da se.
"Fase 1."disse lui e Ar,Demla e Bi assentirono insieme a lui.
Non era ancora all'apice del suo potere ed era già padrone di tutto ciò che vedeva.
Ciò che vedeva,in realtà,non era granché.
Le osservazioni di Bi,riguardo alla nave,erano corrette.
L'annuncio della morte di Sua Eccellenza e la fine della minaccia del punteruolo psichico di Robbo
contribuirono molto a lenire le paure e i timori dell'equipaggio.
Erano vissuti così a lungo sotto la tirannia di Sua Eccellenza che non sapevano in quale altro modo
condurre le proprie esistenze,perciò sebbene le loro condizioni fossero orrende,Thanos decise
lasciarle inalterate.
Per il momento.
Aveva tutta l'intenzione di liberare fino all'ultimo individuo a bordo,ma adesso era necessario che
tutti continuassero a svolgere i loro compiti.
Non avrebbe avuto senso impadronirsi della nave solo per farla cadere a pezzi.
Thanos la ribattezzò Santuario,proprio come aveva fatto per l'Esilio I.
Finché non fosse tornato sul suo legittimo pianeta,gli altri sarebbero stati soltanto dei rifugiati
temporanei.
"E adesso?"domando Bi.
Era passato un giorno e Thanos aveva trascorso tutto il tempo a diffondere notizie,a rispondere alle
domande e a occuparsi di varie questioni che Sua Eccelle aveva trascurato,in qualche caso per
generazioni,letteralmente.
"Adesso..."le rispose lui "...scopriremo ciò che Sua Eccellenza sapeva e non voleva rivelare."
"Ah,il manufatto."disse Bi con tono canzonatorio.
"Pensi che non esista?"disse lui.
Lei si strinse nelle spalle "Sono certa che gli asgardiani possiedano tanti grandiosi manufatti.
Ho sentito che sono immuni alla vecchiaia,che sono dei dannati elementali magici,venerati su alcuni
pianeti sperduti e in qualche sporadica dimensione ombra.
Ma un oggetto che sia in grado di resuscitare un mondo morto?"
Lei scrollò la testa "Solo un essere infinitamente potente può farlo.
Penso che Sua Eccellenza fosse pazzo."
Thanos ridacchiò "Chiamano pazzo anche me,Bi.
Eppure eccomi qua."
"Già."disse lei "Signore di un mucchio di ferraglia spaziale che ti crollerà addosso se respiri troppo
forte."
Lui la fissò con sguardo diretto "Anche con Sua Eccellenza eri così impertinente?"
"No."disse Bi "Ma lui poteva ordinare a Robbo di infliggermi un punteruolo psichico in qualsiasi
momento."
Accarezzandosi i segni che gli solcavano il mento,Thanos rifletté su quelle parole "Posso fidarmi di
te?"
"Una domanda che ha sempre avuto una e una sola risposta..."disse la donna "...sia da parte
bugiardi,sia da parte dei sinceri."
"Dunque la risposta è si."disse lui.
Lei rise "La risposta è si.
La verità è:dipende.
Non hai Robbo a proteggersi,però la tua follia sembra più compatibile con la mia di quanto non lo
fosse quella di Sua Eccellenza.
Puoi fidarti di me fintanto che io potrò fidarmi di te,Thanos."
Lui annuì "Questo lo accetto."
Insieme,perquisirono gli alloggi di Sua Eccellenza.
Fu un lavoro disgustoso,da voltastomaco.
Le stanze non venivano pulite da anni,decenni,forse.
La polvere aleggiava fitta nell'aria.
I vestiti luridi,la biancheria sporca e il cibo putrido concorrevano a creare un fetore indescrivibile.
Era,in pratica,una forma di vita a parte,un odore che acquisiva una sostanza tutta sua e li seguiva
ovunque nell'ambiente.
Thanos invidiò Bi per il suo fazzoletto.
Trovarono qualche olovideo di Kilyan,svariati tipi di pornografia interspecie,editti e trattati
incompleti,che immancabilmente finivano in farneticanti dichiarazioni di guerra contro i nemici da
lungo tempo estinti di Sua Eccellenza.
Rinvennero piatti e bicchieri,calici e posate.
Scovarono ChIP su cui erano caricate carte stellari ormai superate,in cui comparivano portali che
erano stati smantellati da decenni.
Ma su un ChIP in particolare,Thanos trovò un file denominato "POTERE",con l'etichetta che recava
la dicitura "IMPORTANTE".
Lo aprì sul portatile personale di Sua Eccellenza.
L'immagine sullo schermo era difficile da manipolare e decifrare,essendo piatta e
bidimensionale,ma alla fine Thanos capì cosa fosse.
Era una mappa stellare.
I dati sui portali andavano aggiornati,ma le stelle e i sistemi di riferimento erano ancora rilevanti.
Il punto d'arrivo della mappa era etichettato "ASGARD".
"Anche se riuscissi a raggiungere Asgard..."disse Ar.
"Ci riuscirò."intervenne Thanos.
Lui,Ar e Bi si trovavano in quella che un tempo era stata la sala da pranzo di Sua Eccellenza e
adesso apparteneva a Thanos.
Il cibo era...passabile.
Dopo la morte del precedente signore,Thanos e la sua squadra avevano condotto un'accurata
valutazione delle risorse della nave.
Avevano scoperto che i replicatori alimentari erano tutti impostati su "SUSSISTEZA",così da
preservare le scorte e garantirle per lungo tempo.
Adesso che Thanos aveva già ordinato di fare rotta per il portale kalami,scoperto prima del suo
ammutinamento,tutti sapevano che presto sarebbero tornati nella parte civilizzata della galassia.
Avrebbero raggiunto il portale nel giro di un giorno,ammesso che la nave avesse retto alle
sollecitazioni del balzo,sarebbero usciti dall'altra parte poco dopo.
Così,Thanos,aveva predisposto un incremento significativo della qualità del cibo.
"Anche se riuscissi ad arrivarci..."continuò Ar cocciutamente "...e non è affatto detto,perché Sua
Eccellenza non poteva..."
"Sua Eccellenza non stava nemmeno seguendo le sue carte stellari."lo interruppe Thanos "Vagava
per il Campo e basta."
"Vuoi fidarti delle mappe di un pazzo?"chiese Ar beffardo
"Solo perché era uno scellerato e un incompetente,non significa che avesse torto."disse Thanos.
Ar ridacchiò e scrollò il capo "Per impadronirti di ciò che cerchi,dovresti lottare contro degli esseri
divini.
E poi,anche qualora sopravvivessi a tutto questo,dovresti essere in grado di andartene senza essere
fermato,tutto mentre ti trascini dietro qualunque cosa sia questo manufatto o arma."
"Mi sorprende che tu sia così colpito dalla potenza di questi dei elementali."lo derise Thanos "Sono
esseri primitivi che nascono dagli elementi di ciascun pianeta,connessi a dimensioni spirituali.
Sono pigri,rozzi,dispettosi e vendicativi.
Davvero ammiri una razza che è stata infusa con una tale violenza?"
"Potrò anche detestare la violenza..."ribatté stizzito Ar grattandosi il retro di un orecchio
appuntito"...ma la capisco e la rispetto."
"A ogni modo…."intervenne Bi "...il manufatto in se è piuttosto piccolo,almeno stando agli appunti
di Sua Eccellenza.
Il problema non sarà sgraffignarlo,ma affrontare tutto quello che c'è prima."
Thanos alzò le spalle.
"Se questo oggetto è potente come credeva Sua Eccellenza,se davvero può riscrivere le leggi della
natura,allora sarà ben sorvegliato.
Mi serviranno informazioni dall'interno."
Per un po',sederono e mangiarono tranquillamente in silenzio,poi Ar parlò di nuovo.
"Ci."disse lui.
Thanos si fermò con la forchetta sospesa davanti alla bocca "Scusa?"
"Ci."disse Ar "Hai appena detto : "Mi serviranno informazioni dall'interno".
Ma ti sei espresso male.
Ci serviranno informazioni dall'interno."
"La mia intenzione è quella di liberarvi non appena saremo usciti dal portale."gli spiegò
Thanos"Non mi dovete nulla.
Io non sono il vostro padrone,e voi non siete i miei schiavi vincolati."
"Ci hai già liberati."disse Ar "Io non mi tirerò indietro."
"Sei un dannato sciocco."rispose Thanos compiaciuto.
"In tal caso,lo sono anch'io,suppongo."intervenne Bi "Perché verrò con voi."
"No."disse Thanos con una scrollata di testa "Tu non centri niente.
Dovresti ritornare alla tua vita."
"Quale vita?"domando con una breve e infelice risata"Sono nata su questa nave,e sin dai miei primi
giorni,ho capito che sarei morta qui.
Mi hai salvata da Sua Eccellenza.
Mi hai donato la possibilità di vivere un'esistenza al di fuori di queste mura di metallo.
Il minimo che possa fare è aiutarti."
"Se lo farai,questa seconda opportunità che ora ti rallegra tanto,potrebbe avere vita più breve di
quanto vorresti."la avvisò Thanos.
Lei scrollò le spalle "Almeno,morirò fuori di qui."
Quanto a epitaffi,pensò Thanos,ve n'erano di peggiori.
Entrarono nel portale kalami con la stessa forza di un sassolino lanciato contro un'onda di marea.
Il Santuario sobbalzò e tremò tutto,le lamiere dello scafo gemettero.
Sul Ponte 5,nell'Arco Idroponico,un pannello si staccò risucchiando 10 anime nel turbinio
caleidoscopico che era l'interspazio.
Le porte d'emergenza si serrarono-alla fine-e non ci furono ulteriori vittime.
Thanos rammentò a se stesso che quelle morti erano la diretta conseguenza di molte altre vite da
salvare.
Sua Eccellenza aveva avuto ragione almeno su una cosa:certe volte,solo la brutalità era efficace.
Le luci della nave lampeggiarono e baluginarono durante tutto l'attraversamento dell'interspazio.
Nessuno sapeva dove sarebbero andati a finire.
Il portali kalami erano stato costruiti millenni prima dagli ormai estinti kalami,giunti nella Via
Lattea allo scopo di imporre il loro dominio imperiale su mezza galassia.
Erano stati sbaragliati e sterminati dalle forze congiunte dei kree,dei Nova Corps,e di una
disorganica alleanza di altre razze,che avevano messo da parte le loro controversie giusto il tempo
di buttare fuori gli intrusi dalla galassia.
La tecnologia dei portali kalami era pretenziosa e approssimativa,ma economica e durevole.
Molti mondi avevano continuato ad usare quelle vestigia fino alla nascita di una tecnologia migliore
e più precisa.
Nel corso dei secoli,i portali erano stati smantellati,demoliti o semplicemente abbandonati.
Quello invece funzionava ancora,ma non c'era modo di sapere dove li avrebbe condotti.
Comunque,tutti i posti erano meglio del Campo Corvino.
Riemersero,secondo i coputer di navigazione,nelle vicinanze della Stella di Willit,un sistema
ubicato ai margini dello spazio xandariano.
Xandar,pianeta dei Nova Cors.
Di tutte le società che si espandevano nella galassia,gli xandariani erano una delle più
aperte,accoglienti e affidabili.
Le grida di gioia echeggiarono così assordanti per i corridoio del Santuario che Thanos temette di
vedere la nave spaccarsi in 2 per il gran baccano.
"La sorte è propizia."mormorò Thanos,incredulo di fronte a tanta fortuna.
Ma del resto,i kalami erano fuggiti dalla potenza dei Nova Corps,perciò era logico che ci fosse un
portale in quel settore.
I kalami l'avevano usato per scappare;anche Thanos stava scappando adesso,ma nella direzione
opposta.
"La sorte non ha niente a che fare con questo."disse Ar con un certo compiacimento.
E dal momento che non proseguì invocando una ridicola metafora sui fiori-ne fece sentire soltanto il
profumo nell'aria-,Thanos gli concesse un istante di soddisfazione.
Il centro di comando del Santuario recava tutti i segni dell'indolente disciplina di Sua Eccellenza,ma
restava pur sempre lo snodo centrale delle funzioni della nave.
Thanos aveva ordinato all'equipaggio di pulire e riparare i ponte il più possibile,durante il viaggio
verso il portale kalami;eppure era ancora intriso del puzzo di catarro e secrezioni corporee,a cui
adesso si era aggiunto anche l'odore pungente dei disinfettanti.
Arrivati a meno di 3 UA dalla stella di Willit,furono intercettati.
"Attenzione,vascello non identificato!"risuonò una voce sulla frequenza radio comune "Qui è
Denarian Dakon Ro dei Nova Corps.
Dichiarate le vostre generalità."
Bi,seduta sulla poltrona del comandante in seconda,attivò i sensori a corto raggio,e subito si accese
un grande schermo,con l'immagine di uno starblaster xandariano.
Thanos esalò un sospiro di sollievo che tratteneva...da sempre.
"Siamo il Santuario."annunciò Thanos "...e cerchiamo rifugio."
"Ah,fantastico."bofonchiò Daakon Ro "Altri rifugiati."
"Il canale è ancora aperto."gli ricordò Thanos con tono garbato.
"Lo so."rispose Ro "Da chi o cosa state fuggendo?"
"È una lunga storia."disse Thanos "Dura letteralmente da centinaia di anni."
"Sarei dovuto andare in pensione in anticipò."brontolò Ro "Perché non ho dato ascolto a mia
moglie?"
"Canale ancora aperto."lo ammonì Thanos con gentilezza.
"Ho detto che lo so!"sbraitò Ro "Abbassate gli scudi.
Salgo a bordo."
Thanos si strinse nelle spalle e lanciò un'occhiata a Bi,la quale mimò con le labbra "Quali scudi?"
Poco dopo,Daakon Ro fu scortato in plancia da Ar e Demla.
Lo xandariano era alto,ben nutrito e ingessato nella sua immacolata,perfetta divisa dei Nova Corps.
La sua espressione diceva che si sentiva insultato da tutto quello che c'era sul Santuario.
Thanos non poteva biasimarlo.
"Per i 3 soli, e tu che diavolo sei?"sbottò lui non appena posò gli occhi su Thanos.
"Sono Thanos di Titano."disse Thanos che si alzò dalla poltrona del capitano,consapevole che il
gesto lo rendeva ancora più minaccioso.
La sua presenza riempì deliberatamente il ponte che lui stesso comandava "Benvenuto sul
Santuario."
Ro lo fissò stupefatto con gli occhi sbarrati "Titano?
Sei sicuro?"
"Sicurissimo."disse Thanos "Sono un eterno di Titano."
L'altro spalancò ancora di più gli occhi "Non ho mai visto uno come te in tutta la mai vita.
E io ne ho viste di cose."
"Abbiamo bisogno del tuo aiuto,Denarian Ro."disse Thanos che, nel modo più rapido possibile,e gli
raccontò la storia della nave e del suo equipaggio,aiutato dagli sporadici interventi di Bi e Ar -
Demla,per fortuna,restò in silenzio per tutto il tempo.
"Questo veicolo è una trappola mortale!"si lamentò Ro "E voi mi avete fatto salire a bordo!"
"Abbiamo localizzato un vostro avamposto su un pianeta orbitante attorno alla stella di Willit."disse
Thanos con compostezza"Se tu potessi indirizzarci verso una piattaforma di atterraggio poi saresti
libero di andare..."
"Non è così semplice."disse Ro "Ci sono moduli da riempire.
C'è tutta una burocrazia da..."
Thanos chinò il capo una volta sola,di scatto,poi fece un cenno verso Demla,che si avvicinò per
consegnargli la pulsante massa carnosa che era Bluko.
"Denarian Ro."riprese Thanos,porgendogli Bluko come se fosse un dono "...in questo momento,voi
tutti respirate grazie alla presenza e alla concentrazione di un transmorfo.
Forse potresti velocizzare le pratiche?"
Ro si scostò da Bluko come se gli fosse stato offerto un piatto di vermi e viscere di
drago"Vedrò...cosa posso fare."
Gli xandariani non vollero far atterrare il Santuario sul loro prezioso avamposto senza averlo prima
esaminato minuziosamente.
Tuttavia,in breve tempo,allestirono un capo rifugiati appena fuori dal principale edificio
amministrativo della colonia e cominciarono a traghettare sulla superficie le vittime di Sua
Eccellenza.
Thanos rimase a bordo fino ad evacuazione completa,poi si trattenne altri 2 giorni sul Santuario in
compagnia di un insofferente tecnico dei Nova Corps,Lurian Op,con cui tentò di disabilitare il
circuito simpatico della nave.
La procedura sarebbe stata molto più sbrigativa,se non fosse stato per le costanti lagnanze di
quest'ultimo sulla "tecnologia antica" e i "sistemi primitivi".
Comunque,riuscirono a portare a termine l'impresa.
Dopodiché,Thanos volò fuori nello spaziò da solo e discese sulla superficie di quella che,con grande
fantasia,era denominata Nova Colonia Sette.
La,si riunì con il resto dell'equipaggio nel campo rifugiati frettolosamente approntato.
Da molto tempo la gente del Santuario non respirava più aria pulita,non poggiava i piedi sulla solida
Terra e non sentiva il tepore del sole sulla pelle.
Per alcuni-quelli nati sulla nave,che non erano mai scesi da quel dannato trabiccolo-era un mondo
tutto nuovo,nel vero senso della parola.
L'accampamento consisteva in un insieme di tende fasiche erette su una distesa pianeggiante.
In lontananza,il profilo del centro commerciale più importante della colonia brillava di luce e di
vita.
Thanos se ne sentiva attratto.
Persino su un avamposto semplice come quello,lo spazio controllato dai Nova Cops era la civiltà.
La scienza e l'architettura.
Thanos immaginava quegli individui evoluti discutere di questioni rilevanti l'arte e la cultura.
Nessuno li era ossessionato dalla mera sopravvivenza,o dal pensiero di dover prolungare l'esistenza
di un vecchio fino a quando non si fosse trovato il modo di ucciderlo.
La città stessa era il segno più evidente che Thanos aveva di nuovo imboccato la giusta direzione;gli
ricordava casa sua.
Ma del resto,arrivato a quel punto,tutto ciò che non era un'astronave gli avrebbe ricordato casa sua.
Era piovuto,quel giorno,così i primi passi che Thanos mosse sul suolo di un pianeta dopo l'esilio
furono nel fango,ma l'energia dentro di lui spostava il fango e cristallizzava le orme.
Arrancò fino a trovare Demla,che se ne stava accucciato sotto una delle tende e fissava il cielo come
se si aspettasse di veder precipitare le fiamme.
"Acqua!"gracchiò non appena vide Thanos "C'è acqua che scende da lassù!"
"Si chiama pioggia."gli rispose Thanos "Ti ci abituerai."
"Non è una cosa naturale!"si lamentò l'altro.
Thanos gli porse la mano "Tieni."
Demla spalancò gli occhi,all'improvviso dimenticò dell'assurdo fenomeno dell'acqua che cadeva dal
vuote aureo,e guardò Bluko,ancora pulsante intorno al cuore di Sua Eccellenza.
"Bluko!"esclamò con una mano tesa.
"Grazie per avercelo prestato."gli disse Thanos.
Bluko scelse proprio in quel momento di trasformarsi,modellandosi in un felino verdastro che
strisciò sul braccio di Demla per appollaiarsi sulla sua spalla.
Il cuore di Sua Eccellenza piombò nel fango.
"Ebbene..."disse Thanos "...è finita."
E con un piede,schiacciò l'organo nel terreno molle.
L'accampamento,decise,non era tanto migliore della nave.
C'era in vantaggio dell'atmosfera e della lontana speranza della colonia xandariana,ma per il resto i
rifugiati sembravano perseguitati e oppressi come sotto la tirannia di Sua Eccellenza.
Mentre Thanos percorreva gli scivolosi,pantanosi viottoli tra le tende e i padiglioni improvvisati,si
ritrovò a pensare a quelle persone piuttosto che alla sua gente.
"Non lo sono."rammentò Thanos a se stesso "Non sono miei adoratori.
La mia gente si trova su Titano.
La mia gente è in pericolo."
La sua gente.
Pensò anche agli eterni.
Sintaa.
Sua madre.
Gwinth.
E pensò a Lady.
Si chiedeva se quelle visioni fossero vere o no.
Lui l'aveva vista come una mortale su Titano e ora aveva avuto la rivelazione che era più potente di
lui?
E poi cosa era?
Un'eterna?
Un elementale?
Per un dio così razionale come lui,la sola idea era inconcepibile.
Ma se quelle erano solo visioni e sogni,comunque lei lo perseguitava.
Forse perché,anche se il bacio l'aveva avuto da Gwinth,Lady lo capiva molto di più.
Era come se gli leggesse dentro.
A ogni visione,la donna appariva sempre più consumata,la pelle in decomposizione,i capelli che
cadevano a ciocche.
Eppure,la riconosceva ogni volta.
Doveva tornare indietro.
Doveva salvarli.
In una delle tende,scoppiò una rissa.
Thanos senti le grida mentre una folla iniziava a radunarsi in quel punto.
15,20 persone,forse di più,stavano accalcate sotto la pioggia,pestando i piedi nella fanghiglia e
facendo il tifo per 2 loro compagni d'equipaggio che si prendevano a pugni.
Thanos si fece largo nella confusione a furia di spallate,agguantò i 2 combattenti per il collo e li
divise.
"Smettetela."disse Thanos "Subito."
"Ma lui..."cominciò uno.
"Non mi interessa."disse Thanos "Qui c'è un nuovo iniziò per voi.
Una nuova possibilità.
Non inaugurateli con questi comportamenti idioti."
E li spinse l'uno lontano dall'altro.
Vagabondò per l'accampamento.
Liti e zuffe abbondavano.
Sul Santuario,e persino sulla Golden Berth,ognuno aveva un proprio scopo e tutti sapevano quale
fosse questo scopo.
Adesso,invece,l'ordine era stato capovolto.
Nessuno capiva più quale fosse il suo posto.
D'un tratto,la gente aveva circoscritto dei territori da difendere,sebbene le proprietà in questione
consistessero in pochi metri quadrati di terriccio arido-per così dire-all'ombra di una tenda fasica.
Si erano trovati ad avere effetti personali,adesso,anche se non erano nulla di più esotico del kit di
sopravvivenza per rifugiati messi a disposizione dal governo xandariano.
Da qualcosa-qualsiasi cosa-a chi non ha mai avuto niente,comprese Thanos,e tutti lotteranno fino
alla morte per proteggerlo.
Se i disordini e i litigi erano un'emergenza,i suicidi lo erano ancora di più.
Una vera e propria epidemia.
Le morti colpivano indifferentemente tutte le classi sociali,le specie e i generi.
Thanos trovava amici e famiglie in lutto ad ogni angolo dell'accampamento.
E le ragioni di quelle scelte estreme erano numerose quanto le vittime stesse.
La gravità era troppo forte.
La gravità era troppo debole.
L'aria aveva un odore strano.
Gli alimenti non erano abbastanza lavorati.
Alla fin fine affrancati dall'unica casa e l'unica vita che gran parte di loro avesse mai conosciuto.
Persino le reclute,si erano ormai assuefatte a quel tipo di esistenza,e si affidavano a Sua Eccellenza
e ai confini familiari della nave per definire e limitare la loro realtà.
Una volta lasciate libere per il mondo,su un mondo,entravano in conflitto con loro stesse.
Non sapevano come essere libere.
In piedi sotto la pioggia,Thanos ricordò a se stesso ancora e ancora: Questa non è la mia gente.
Non è una mia responsabilità.
Devo andare a casa."
In seguito,quando la pioggia cessò,Daakon Ro andò a cercare Thanos.
Non era difficile individuarlo-spiccava di almeno un deci su tutti gli occupanti dell'accampamento.
"Devi registrarti."gli disse Ro,dandosi un'occhiata alle carpe incrostate di fango "Hai dei moduli da
riempire.
Quando gli ho detto che c'era un eterno si sono pure spaventati."
"La burocrazia ha sempre fame."osservò Thanos.
"È vorace."commentò Ro con amarezza,e cercò di pulirsi uno stivale strofinandoci il tacco dell'altro
"Non riesco a credere che mi abbiano messo a capo di questo campo.
Sarei dovuto andare in pensione in anticipo."
"Avresti dovuto dare retta a tua moglie."disse Thanos con tono amichevole.
"Ci puoi giurare!"disse lui che rinunciò al tentativo di pulire le scarpe e condusse Thanos in una
delle tende più grandi che fungeva da centro di comando per lo sforzo sui rifugiati.
Quando fecero il loro ingresso nel padiglione,il materiale fasico cambiò colore e livello di
tangibilità per far entrare più luce e aria.
Daakon Ro brontolò mentre sfogliava un ologramma generato dal tablet che teneva in mano"Thanos
di Titano,giusto?
Capitano della nave."
Thanos esitò.
Davvero voleva che il suo nome figurasse da qualche parte in un database xandariano?
"Usa il mio nome di nascita "disse Thanos "Dione."
Ro arcuò un sopracciglio "E Thanos sarebbe...cosa?
Un soprannome?"
Lui alzò le spalle in un gesto di indifferenza "Ti serve altro?
Ho fretta"
Ro ridacchiò "Perché,sei già in partenza?
Non avevo capito che fossi così ansioso di riprendere lo spazio,dopo esserti trascinato qui a bordo
di quella cosa."
Fece un cenno vago verso il cielo,dove il Santuario stazionava in orbita vuota.
"Ci sono notizie di Titano?"disse Thanos.
"Era passato molto,molto tempo-eoni sembrava-dal suo esilio,e Thanos temeva il peggio.
Ro fece una paura perplesso "Notizie?
No.
Niente che io abbia sentito,almeno.
Titano non è esattamente un luogo ricco di accadimenti.
Invece i tuo simili,gli eterni...loro si che si lasciano dietro una certa reputazione."
"Lo so."disse Thanos "Io sono stato un Signore di Guerra su Pandora."
"Ho sentito qualcosa al riguardo."disse Ro intimorito.
Thanos sospirò sollevato.
Se non c'era nulla da riferire,allora il pianeta doveva essere ancora integro.
Aveva tempo per salvare ciò che poteva della sua casa.
"Bene."riprese Ro,tornado a concentrarsi sugli ologrammi "Da quanto possiedi la nave in
questione?"
Thanos emise un grugnito e si lanciò di nuovo nel resoconto dei fatti.
Ro assentì impaziente per tutto il tempo,poi alla fine lo interruppe "Senti,vostra divinità,non mi
interessa come hai preso la nave,ne da chi.
Al momento quel mucchio di ferraglia arrugginita occupa un sacco di spazio orbitale.
Ho il Consiglio Astronomico che freme perché il tuo veicolo copre la veduta di un mondo chiamato
Venere al loro megatelescopio,o qualche altra sciocchezza del genere."
"E per quale motivo sarebbe un mio problema?"chiese Thanos.
Ro glie lo spiegò:il Santuario era stato rubato talmente tanto tempo prima che tutti i termini di
prescrizione del reato erano decaduti...così come erano deceduti i proprietari originari.
Perciò,Thanos era,a tutti gli effetti,il proprietario della nave.
La responsabilità era sua.
Così,vendette l'astronave un cambio di un premio per il recupero della stessa e usò il denaro per
acquistare una piccola nave veloce,l'unico mezzo che potesse permettersi.
Era scattante e maneggevole,priva di capacità offensiva e con uno scudo di difesa che era più
simbolico che altro.
Ma doveva accontentarsi.
La ribattezzò Santuario,ovviamente.
Con sua sorpresa,prima del decollo,Ar si presentò sulla passerella d'imbarco con indosso un paio di
pantaloni larghi,una camicia che gli lasciava la gola scoperta e degli stivali grigi che gli arrivavano
alle ginocchia.
Il suo amico aveva passato diverse notti nel campo rifugiati,che era di gran lunga più confortevole e
lussuoso dei suoi alloggi sulla Golden Berth.
Aveva il viso fresco e riposato.
"Dove si va?"chiese senza preamboli.
"Non ti costringo a tenere fede a ciò che hai detto sulla nave."disse Thanos "Sei sicuro di voler
venire?
Potresti restare qui e..."
"E cosa."disse lui.
"E rifarti una vita."gli suggerì Thanos.
Ar sorrise "Tu stai andando a salvare delle vite,Thanos.
E ciò a cui io ho dedicato tutta la mia esistenza."
Thanos grugnì.
Non aveva mai detto ad Ar in che modo,esattamente,pianificava di salvare quelle vite.
Era una discussione che non era ansioso di affrontare.
Tuttavia,era convinto che,prima o poi,la sua razionalità e i suoi calcoli scientifici avrebbero
prevalso sulla mistica pacifista di Ar.
Thanos stava per rispondere,quando un'altra voce lo precedette.
"C'è posto per uno in più?"disse la voce.
Era Bi,in pieni in fondo alla rampa d'imbarco del Santuario con le mani poggiate sui fianchi.
Indossava una veste di seta blu reale e un nuovo fazzoletto rosso annodato attorno alla parte
posteriore del viso.
Come Ar e Thanos stesso,non portava più il collare di Sua Eccellenza,grazie ad un tecnico
xandariano che li aveva rimossi.
"Sei libera,Bi."disse Thanos "Adesso puoi..."
"Sistemarmi?"chiese lei sarcastica "Godermi i frutti del mio lavoro?"
"Beh,si."disse Thanos.
La donna rise.
Una risata fragorosa e aperta,discordante con la sua corporatura minuta "Sono stata concepita e
cresciuta sulla Golden Berth.
Non so come si venera un dio,ne come si vive su un pianeta."si guardò attorno "E forse nemmeno
mi piace.
Il cibo e migliore,ma...sono una viaggiatrice dello spazio,Thanos.
Vivo per il vuoto."
"Siete entrambi folli."disse Thanos "Ma vi do il benvenuto a bordo del Santuario."
Thanos si sentiva a disagio,a rientrare così presto nell'oscurità dello spazio,dopo ciò che era
successo sul vascello di Sua Eccellenza.
Non voleva avere niente a che fare con il viaggio spaziale;voleva solo tornare su Titano,salvare il
suo popolo dalla sua stessa cecità.
Ed era pronto a morire nell'impresa,se era ancora necessario.
Se.
Ma forse non lo era.
Forse,esisteva un altro modo.
Forse,il manufatto asgardiano avrebbe reso superfluo un tale sacrificio.
Forse,non serviva neppure uccidere metà della popolazione del pianeta dopotutto.
"Ho fatto qualche domanda in giro nel capo dei rifugiati..."disse Bi,sedendosi sulla poltrona del
copilota "...e scambiato 2 chiacchiere con alcuni addetti dei Nova Corps."
Si guardò attorno nell'angusta navetta.
Ar era impegnato in una cernita delle poche attrezzature mediche della nave e lo si sentiva
borbottare e sferragliare in giro per la cabina principale.
Così Bi alzò la voce affinché potesse sentire anche lui "C'è un avamposto asgardiano vicino ad
Alfheim,nel braccio occidentale.
Hai detto che ci servivano informazioni dall'interno..."
Thanos sorrise e richiamò il computer di navigazione.
Un rassicurante,riconoscibile ologramma gli si proiettò davanti,riempiendo il suo campo visivo.
Emise in sospiro di sollievo e letizia e cominciò a tracciare la rotta.
Il santuario non era dotato si un motore di curvatura-era una nave veloce,progettata per brevi
escursioni e feste in crociera sulle lune vicine.
Ma era robusta e poteva sopportare il balzo nell'iperspazio.
In prossimità di Xandar,c'era un wormhole artificiale che li avrebbe portati a pochi anni luce da
Alfheim.
Poi,la traversata fino all'avamposto sarebbe stata lunga e lenta.
Il che era un bene.
A Thanos occorreva del tempo per escogitare un piano che non fosse soltanto:ottieni informazioni
dagli Asgardiani in qualche modo.
"Grazie."disse Thanos a Bi "Tanto aiuto è immeritato."
"Beh..."commentò lei con esitazione "...ho le mie ragioni."
Inserì le coordinate nell'apposito cervello della nave.
Il Santuario li avrebbe condotti al wormhole da solo.
"Ah si?"le domandò lui e si girò verso di lei,tutte le altre parole ora svanite.
C'era qualcosa nel suo sguardo…
I suoi occhi...cosi espressivi e limpidi.
Ebbe una fugace visione di Gwinth,e ne restò scosso come non accadeva dal suo primo risveglio
sulla Golden Berth,naufrago gettato sulle sponde di un burrascoso destino.
Gli occhi di Bi si incatenarono ai suoi per un istante,poi si volsero altrove "Non sono stata del tutto
sincera con te.
E solo che...ti amo,Thanos.
Siamo entrambi unici,entrambi senza eguali.
Ti ho amato dal primo momento che ti ho visto,quando sei entrato nella sala da pranzo di Sua
Eccellenza.
Profondamente.
Con ogni fibra del mio essere."
Thanos era esterrefatto e non sapeva che dire.
Quando finalmente schiuse le labbra per dire a Bi che non aveva tempo per queste cose,lei scoppiò
a ridere.
"Stavo scherzando,tono violetto!"disse lei "Profondamente.
Con ogni fibra del mio essere.
Davvero hai creduto a quelle stupidaggini."
"Certo che no."si affrettò Thanos a rispondere.
"Certo che no."ripeté lei,in una fedelissima imitazione del suo vocione.
E ridacchiò più a lungo di quanto fosse necessario.
Il Santuario si calò nel wormhole prossimo alla stella di Willit con un angolo di 46 gradi.
Gli angoli erano cruciali quando si viaggiava attraverso lo spaziotempo,perché si rischiava di
ritrovarsi in tutt'altra parte della galassia a seconda di come si era entrati nel wormhole.
Un grado fuori rotta,e chi lo sapeva dove si sarebbe andati a finire?
L'angolo di 46 gradi permise loro di uscire dall'altra parte vicino Alfheim,dove rischiarono di
impattare contro una meteora.
Si salvarono solo grazie alla prontezza di ragionamento e ai sistemi integrati per evitare i detriti.
"L'Universo ci protegge."disse Ar in uno slancio di gioia.
"I miei riflessi ci proteggono."precisò Thanos.
A causa dei motori fiacchi,li aspettavano 2 mesi di viaggio,prima dell'arrivo sull'avamposto
asgardiano.
Lo scopo dell'avamposto stesso,secondo una copia non aggiornata dell'indice galattico caricata sui
computer del Santuario,era fungere da stazione di sosta per quegli asgardiani che si degnavano di
lasciare la scintillante capitale degli dei per avventurarsi nei reami inferiori di…
"Bla,bla,bla."disse Bi,strofinandosi gli occhi e allontanandosi dall'ologramma dell'indice "È come
un posto di controllo per loro.
Ci passano all'andata e ci ripassano al ritorno,dopo aver messo a soqquadro la vita dei mortali per
loro diletto.
Non deve esserci una grande affluenza,date le dimensioni del posto.
Si trova su un piccola luna ai confini del sistema solare."
"Ammetto che sono passati diversi anni da quando Sua Eccellenza mi ha costretto a entrare in
servizio,ma non ricordo di aver mai sentito di un asgardiano in questa parte della
galassia."commentò Ar "Preferiscono restare ad Asgard,bere,gozzovigliare e,ogni tanto,fare
spedizioni omicide verso il giganti di ghiaccio o i demoni di fuoco."
Alzò un sopracciglio verso Thanos con fare allusivo "E tu vorresti affrontarli direttamente nel loro
covo?"
"Anche io sono un dio."disse Thanos,poi,con la fronte aggrottata,Thanos ruotò alcune immagini e
alcuni testi dell'ologramma.
"Non per niente gli asgardiani sono da molti considerati delle divinità."disse Ar "Ad ogni modo la
forza bruta non servirà a nulla in questo frangente."
"Peccato."disse Bi "Pare proprio che sia il tuo talento."
Lui grugnì nel ricordare le sue mani che facevano a pezzi dei mortali "Non ne traggo alcun
orgoglio,ne piacere.
Quando uccido lo faccio per necessità...la maggior parte delle volte.
Comunque,in questo caso i trucchi e l'astuzia ci saranno più utili che la forza fisica.
Dobbiamo intrufolarci in questo avamposto.
Entrarvi a loro insaputa."
"La nave non possiede un dispositivo di occultamento."gli ricordò Ar "Ho controllato mentre
riorganizzavo le scorte mediche.
A proposito:ce ne sono ben poche.
Kit di pronto soccorso,per lo più,rimedi per il dopo-sbornia e una criocapsula per i casi più seri."
"Ci vedranno arrivare da migliaia di chilometri di distanza."disse Bi frustrata "Se ci fossero altre
meteore come quelle contro cui stavamo per schiantarci,potremmo usarle come copertura..."
"Se ci fossero altre meteore..."le fece notare Thanos "...ne avremo già colpita una.
No,hai ragione.
Non possiamo nascondere il nostro arrivo."
"In tal caso siamo morti."osservò Ar in tono pragmatico"Gli asgardiani non vanno tanto per il
sottile.
Tendono a essere tipi che prima ti sfracellano le cervella con un martello e poi non fanno domande."
Thanos rifletté "Se non possiamo passare inosservati...allora,dovremo usare la nostra visibilità come
una risorsa,non uno svantaggio."
"In che modo?"gli domandò Bi.
"Ancora non lo so."ammise Thanos "Ma abbiamo tempo a sufficienza prima di essere a portata dei
loro incantesimi.
Ci faremo venire in mente una soluzione.
Se c'è una cosa che ho imparato sotto Sua Eccellenza è che,sebbene all'apparenza avesse il controllo
completo,con un buon piano siamo stati in grado di superare ostacoli insormontabili.
Possiamo farcela di nuovo."
"Se è destino che accada,accadrà."disse Ar con aria solenne.
"No."obiettò Thanos "Come sempre,dovremo fare il lavoro sporco da soli."
Il Santuario entrò nel raggio dei sensori della struttura asgardiana,poi ne uscì e,inclinandosi a
tribordo,partì di nuovo alla massima potenza,usando i propulsori di manovra fiammeggianti di
traverso.
Seduto al timone,Ar Rhaigor sbatté la mano sul pulsante di comunicazione e gridò: "Attenzione!
Attenzione!
Tutti i veicoli e satelliti compresi entro 2 minuti da Alfheim!
Qui è il Santuario,proveniente dalla stella di Willit!
Trasportiamo un'emergenza medica!
Ripeto,emergenza medica!
Vi prego,rispondete!"
Non si aspettavano di certo una risposta,ammesso che fossero in grado di ricevere,e nemmeno lo
volevano.
Anzi,per essere più sicuri di non riceverne nessuna,mandarono i motori al massimo e lanciarono la
nave dritta verso la luna dell'avamposto.
Prima che chiunque sulla superficie avesse il tempo di formulare e trasmettere un messaggio di
risposta,il Santuario aveva già compiuto un convulso,maldestro atterraggio fuori dall'edificio
asgardiano.
Era l'unico fabbricato su tutta la luna.
Non era difficile da trovare.
Il palazzo sembrava più scolpito che costruito,la facciata fatta da un unico blocco d'oro che
scintillava alla luce del sole lontano.
La sommità era incoronata da 2 cupole di roccia,collegate da levigati passaggi di mattoni.
2 enormi travi seguivano la linea del tetto,incontrandosi e formando un apice accento a uno stallone
con 8 zampe.
Sul fregio,erano inscritte le parole :"Salute a re Odino e alla sua saggezza,nati dalla battaglia!"
Ar indossava la sua tuta spaziale,
Attivò lo schermo ambientale davanti al viso,si precipitò di corsa lungo la rampa del Santuario e
scese sulla superficie della luna,trascinandosi dietro un bozzolo anti gravità.
Non lontano dall'entrata dell'avamposto,compariva improvvisamente l'atmosfera.
Mentre superavano quel misterioso perimetro,Ar percepì il pizzicore d'energia persino attraverso la
tuta.
La porta si spalancò.
L'uomo che ne uscì aveva lucenti capelli ramati,indossava una corazza d'acciaio laminato
lucido,stivali borchiati di colore nero e una tunica blu reale che gli arrivava a mezza gamba.
Grossi bottoni d'ottone-la cui forma rotonda era quasi sin troppo perfetta,gli chiudevano la veste al
centro,e 2 massicce spalline d'acciaio trattenevano un voluminoso mantello di tessuto purpureo,che
si muoveva come agitato da un vento tutto suo..
Le braccia muscolose erano nude,salvo per 2 polsiere di cuoio indurito.
Stringeva in una mano un'enorme scure da combattimento,l'impugnatura rivestita di strisce di pelle
marrone,la lama scintillante e fulgida.
L'uomo aveva infine una lunga barba ingarbugliata.
"Ehila,viaggiatore!"disse il dio "Fermati,in nome di Odino!"
"Abbiamo un'emergenza medica!"gridò Ar "Sta morendo!"
L'asgardiano incrociò le braccia sul petto "Il grande Odino in persona mi proibisce di lasciar passare
coloro che non sono figli o figlie di Aesir e Vanir."
Ar premette il pulsante sul bozzolo.
La capsula si aprì con un soffio che si udì a stento.
All'interno,del tutto immobile,giaceva Bi,circondata da un baluginio di luci.
"Ha sviluppato un'infezione da ibernazione durante il viaggio."disse Ar nel panico "Dovete usare la
vostra magia!"
L'asgardiano si avvicinò e sbirciò all'interno del bozzolo.
La parte inferiore del volto di Bi era esposta in tutta la sua grottesca,raccapricciante gloria."
"Per l'occhio di Odino!"esclamò il dio allontanandosi di diversi passi"Ma che le è successo?"
"Mica possiamo essere tutti carini come te."disse Bi.
In quel momento Thanos gli atterrò sopra provocando un cratere,prese l'ascia e lo colpì alla
spalla,facendo uscire uno strano sangue che divenne luminescente e svanì poco dopo.
Thanos lo finì con un pugno sul viso,poi lo trascinò dentro il mezzo.
"Dalla mancanza di grida e trambusto devo dedurre che tu sia l'unico occupante di questo
avamposto."disse Thanos.
"Tu sei folle!"disse il dio "Questo è territorio reale di Odino di Asgard.
Lui ti..."
"Si,si,lo so."disse Thanos "Sono stato chiamato folle anche in passato,e non mi ha fermato.
È un'ingiuria meno efficace di quanto si creda."
"Thanos..."disse Ar alle sue spalle "Sei sicuro di quello che fai?"
"Si,ora..."disse Thanos che si accucciò davanti al prigioniero "Mi sembra di capire che voi
elementali vi ritenete degli dei.
E tu saresti il dio di cosa?"
"Qualcosa di sanguinario e violento,presumo."disse Ar.
"Io sono Vathlauss."disse rocamente il dio "Non ti dirò altro."
"Dio del Massacro di Poveri Innocenti,senza dubbio."ringhiò Ar.
"Dio dell'Amore per i sotterfugi."suggerì Bi.
"Basta!"berciò Thanos "Non importa.
A me interessa solo il manufatto."
Il dio scosse la testa.
"Pensavo che gli asgardiani fossero di una fibra più resistente."disse Thanos "Forse,la nostra
raccolta di informazioni non sarà complicata quanto avevamo previsto in origine."
"Io non ti dirò niente."giurò Vathlauss.
"Tu ci dirai tutto."gli promise Thanos.
Non aveva mai torturato nessuno,prima,si era limitato sempre ad uccidere,ma il concetto era
piuttosto semplice:si infliggeva dolore finché il soggetto non rivelava l'informazione desiderata.
La tortura,in realtà,non era il mezzo più efficace per estorcere una confessione.
Più intenso era il dolore,più alta era la probabilità che il soggetto dicesse qualunque cosa pur di
porre fine al supplizio.
Ma era l'unica opzione che avevano per far parlare l'asgardiano.
Dovevano essere molto cauti.
"Cerchiamo un oggetto di immane potenza,una cosa che il tuo re custodisce ad Asgard."disse
Thanos "Dobbiamo sapere dove lo tiene e come arrivarci."
Valthlauss assentì come se stesse riflettendo "Potreste cominciare andando a Hel..."propose.
Thanos grugnì "Ar,forse è meglio che tu esca."
"Perché?"disse Ar.
Thanos scrutò l'amico con un sentimento che,ne complesso del suo repertorio emotivo,era molto
affine alla tenerezza "Perché ciò che sto per fare potrebbe urtare la tua delicata sensibilità."
"Ehi!"si lamentò Bi "E non ti preoccupi della mia delicata sensibilità?"
"Non sapevo che l'avessi."rispose Thanos "Uscite."
I 2 andarono via.
Thanos afferrò la testa del dio e premette il pollice sull'occhio destro "Cominceremo da qui.
A meno che tu non mi dica ciò che voglio."
"Prenditi pure il mio occhio."ribatté Valthlauss alzando la testa con fierezza "Sarò onorato di
somigliare al mio signore e sovrano,Odino."
"Bene allora."disse Thanos e accolse la sfida.
Ore dopo,Vathlauss aveva vuotato il sacco.
Per quanto poteva,almeno.
Gli mancavano un occhio,il volto era pieno di buchi e non aveva un dito della mano sinistra.
Il dito gli era stato strappato e l'asgardiano aveva riso.
"Ho subito di peggio durante la guerra dei 527 anni contro i Giganti di Ghiaccio!"aveva
esclamato,poi aveva continuato a sghignazzare finché Thanos non gli aveva ficcato il dito strappato
nell'orbita vuota dell'occhio sinistro.
Thanos alla fine aveva usato la telepatia per tentare di leggergli nel pensiero,ma era molto
difficile,così aveva semplicemente usato il potere mentale per provocargli dolore.
Adesso il dio giaceva svenuto davanti a lui.
Thanos non aveva provato nulla.
Nessuna vergogna nel torturare quell'insignificante dio minore.
Nessun senso di colpa.
Ne nausea,ne repulsione.
Stava facendo semplicemente ciò che andava fatto per salvare il popolo di Titano.
"Ogni goccia di sangue ne salva un milione di altre."pensò Thanos "Ogni goccia versata una vita
risparmiata."
Si alzò in piedi,lentamente.
Secondo Vathlauss,ogni 2 settimane,una barca volante transitava per quella parte della galassia-un
vascello asgardiano diretto proprio ad Asgard.
Blood Edda,si chiamava,e aveva l'autorizzazione ad attraversare quello che Vathlauss chiamò il
Bifrost;a quanto pareva,si trattava di una speciale forma di magia simile ad un wormhole,usata
esclusivamente per entrare e uscire dal regno.
"Il caveau di Odino si trova nel castello."aveva detto Vathlauss,soffocato dl suo stesso sangue,prima
di fare una pausa per riprendere fiato "Non puoi non vederlo.
È il palazzo più alto di tutto il regno.
Quando sarai a bordo della Blood Edda,potrai superare il Bifrost e arrivare dritto al palazzo.
Ciò che tu cerchi si chiama Etere."aveva aggiunto "La Gemma dell'Infinito."
"Gemma dell'Infinito."pensò Thanos che assaporò quelle parole nella sua mente,ne misurò la
massa,il peso psicologico.
Non ne aveva mai sentito parlare,ma il modo in cui Vathlauss scandì il nome,con un sospiro quasi
titubante,reverenziale,gli disse già molto.
La Gemma dell'Infinito.
Esisteva,dunque.
Il manufatto che Sua Eccellenza andava cercando non era solo un guizzo di follia nella mente
malata di un uomo morente.
Era reale.
Lo aveva ripetuto ancora: "Gemma dell'Infinito."
"Si."aveva detto il dio "Bor,padre di Odino,la sottrasse agli Elfi Oscuri millenni or sono."
"E tu pensi che Odino la possieda ancora?"disse Thanos.
"Nessuno sa dove sia."disse il dio "Ma il caveau..."
A quel punto,il dio aveva perso i sensi.
Quando rinvenne,interrompendo i pensieri di Thanos e lo guardò con ferocia "Morirai la,Titano.
Morirai nella gloria che è Asgard."
"Altrettanto non si potrà dire per te."rispose Thanos,e si chinò con la mano protesa verso la gola di
Vathlauss.
Thanos lo sollevò,gli mise le mani sulle tempie e girò la testa di 360 gradi,testa che si staccò quasi
completamente.
Il corpo del dio divenne pietra e sbriciolò cadendo.
L'arrivo della Blood Edda sull'avamposto era previsto di li a 6 giorni.
I 3 trascorsero quel tempo esplorando l'edificio ed escogitando un piano.
L'avamposto vantava una dispensa superbamente rifornita,del genere che Thanos non aveva mai
visto.
Interi quarti di bue,sotto sale e in conservazione.
Fusti di idromiele dolce.
Gallette e torte al miele.
I 2 compagni di Thanos si rimpinzarono fino a stare male,poi vomitarono e ripresero a
ingozzarsi,semplicemente perché ne valeva la pena.
Era dai tempi di Titano che Thanos non mangiava così bene.
"La situazione si farà sanguinosa."li mise in guardia l'eterno,mentre gli altri ciondolavano,riempiti
di cibo.
"Si farà?"chiese Ar "E come definiresti quello che hai fatto al povero Vathlauss?"
"Il "povero Vathlauss" ci avrebbe uccisi senza esitare,se ne avesse avuto l'opportunità."gli disse
Thanos.
Bi annuì in segno di solidarietà.
"Il tuo pacifismo è noto e controproducente."disse Thanos "Soprattutto perché è probabile che
dovremo ucciderne altri di questi asgardiani."
"La tua fiducia in noi è adorabile,ma forse è sbagliata."gli fece notare Bi.
Thanos scrollò le spalle con fare insicuro "L'avevo detto a entrambi che eravate pazzi a seguirmi."
"Io resto con te."disse Bi.
"Anche io."aggiunse Ar dopo un momento.
Thanos strizzò gli occhi stupito "Davvero?
Credevo che il sangue di un dio ti avrebbe fatto cambiare idea."
Ar rifletté a lungo,pizzicandosi l'estremità delle orecchie appuntite,come era solito fare quando si
perdeva nelle sue elucubrazioni "Gli asgardiani sono un popolo bellicoso,dedito alla brama di
sangue e all'eccidio.
Non piangerò per la loro perdita."
"Mi piace questa tua particolarissima ipocrisia."disse Thanos ammirato.
Nella struttura c'erano asce,spade e armi di ogni tipo.
"Dovremo essere pronti a lottare per salire a bordo."disse Thanos "Prima,siamo stati fortunati...ma
non possiamo pensare che andrà sempre così.
Si potrebbe arrivare a uno scontro e per voi potrebbe mettersi male."
"Bene,ottima prospettiva."commentò Ar "Perché abbiamo con noi una donna che è cresciuta su
un'astronave a ruota e non ha mai partecipato ad uno scontro diretto.
E dovremo batterci contro un equipaggio noto in tutta la galassia per la sua sete di sangue e la sua
abilità nel combattimento.
Cosa potrebbe andare storto?
Per fortuna abbiamo un eterno."
"Li inganneremo."disse Thanos "Ma combatteremo se occorrerà,saliremo a bordo della Blood
Edda,la requisiremo e la faremo nostra."
Bi lo interruppe di nuovo "Anche quella la chiameremo Santuario?"
Thanos non disse nulla.
Ci stava pensando.
"Il nome non è importante."disse Thanos "Ciò che conta è che saremo in grado di usarla per
attraversare il Bifrost ed entrare ad Asgars,non avremo nessun piano.
Ergo,non potrà fallire.
Uccidiamo chiunque ci si pari davanti."
"Questo mi consola."commentò Bi,ricevendo un cenno d'approvazione da parte di Ar.
"Non ha senso elaborare un piano se non abbiamo informazioni specifiche su Asgard."spiegò loro
Thanos.
Era molto semplice.
Se necessario,avrebbe fatto schiantare la Blood Edda sul palazzo e approfittato della confusione per
trovare il caveau di Odino.
E durante il caos che ne sarebbe seguito,sarebbe sgattaiolato fuori di novo.
Non un granché come piano,doveva ammettere,ma era l'unico a cui riusciva a pensare.
Che fossero l'anarchia e la sorpresa a prendere il posto delle armi e dell'esercito che non possedeva.
"Attraverseremo il Bifrost,poi ci inventeremo qualcosa."disse lui.
Sembrava più sicuro di quanto non si sentisse in realtà.
Aveva a che fare con un città di elementali.
Per fortuna,gli altri non potevano cogliere la differenza.
La Blood Edda giunse ad Alfheim attraverso un wormhole esattamente 6 giorni dopo lo sbarco di
Thanos e del suo equipaggio sull'avamposto.
Se non altro,gli asgardiani erano puntuali.
L'arrivo nella nave provocò uno strano vento d'avvertimento nell'edificio.
Il vascello affiorò da dietro l'orizzonte della luna.
Somigliava ad un grande uccello di legno dalle ali immobili,decorate con l'oro.
Non atterrò,ma rimase sospeso dalla superficie e da esso saltarono giù 3 asgardiani.
Indossavano corazze antiche,flessibili,ognuna di colore diverso:blu reale,cremisi e giallo sole.
Erano armati di spade e lance e avanzavano con la spavalderia di guerrieri che avevano conosciuto
il sangue e la battaglia e vivevano non soltanto per narrare quelle gesta,ma per reiterarle all'infinito.
I 3 asgardiani entrarono nell'avamposto e si fermarono nell'atrio.
C'era un silenzio assoluto nella sala.
Si scambiarono un'occhiata scettica.
Poi il loro capo mise le mani a coppa attorno alla bocca e gridò : "Oh,Vathlauss!
Fratello,forgiato dalla battaglia!
Vieni ad accogliere i tuoi amici guerrieri Snorri,Brusi e Hromund!
Innaffia le nostre gole di birra e idromiele!"
Il richiamo echeggiò per gli antri deserti.
Senza nemmeno uno sguardo per coordinarsi,percependo che era successo qualcosa di grave,tutti e
3 estrassero le armi nello stesso momento.
D'improvviso,le luci nell'atrio si spensero.
Solo un corridoio più avanti rimase illuminato,e la luce era parzialmente oscurata da
un'imponente,mastodontica figura che avanzava verso di loro con gli occhi emananti una forte luce
azzurra.
"Ci siamo scolati tutto l'idromiele,temo."disse Thanos "Vi darò una sola possibilità..."iniziò,ma non
finì la frase.
"Cosa?"proruppe il loro capo,Snorri "Vedete,fratelli,il grande mostro,di livida carne,di guerra
adorno!
Bramo i muscoli adoperate,il canto di sangue e di battaglia udire!
E l'anima di nostro fratello vendicare,d'ardimento vestito,di coraggio ricolmo!"
Con un grido,i tre asgardiani si avventarono contro Thanos che avanzò e allungò la mano destra
verso di loro e un raggio ne travolse uno mandandolo contro una parete,poi afferrò il braccio del
secondo,che aveva la spada,e con un colpo gli staccò la testa mandandola contro al muro.
"Oooh assurdo!"esclamò il terzo che avanzo e Thanos lo uccise con i raggi dagli occhi.
"Ancora una volta ho sopravvalutato il nemico."disse Thanos "Li farò a pezzi!"
Bi esalò un sospiro di sollievo uscendo da un angolo con Ar.
Poco dopo uscirono per incamminarsi alla nave.
Con grande stupore di Thanos,Ar portava una picca da guerra quando li raggiunse.
"Non siamo più tanto pacifisti,vedo."disse commentò lui "Pensavo ci avresti messo di più a scorgere
l'utilità della violenza."
Ar arricciò il labbro superiore "Te l'ho detto.
Non piango la morte degli asgardiani."
I 3 camminarono in tutta tranquillità verso il mezzo,ma una donna vestita con la stessa corazza
degli altri afferrò Thanos alle spalle e lo sollevò in aria,volò verso il mezzo e lo trapassò.
La barca si schiantò a terra.
Quando Ar si rialzò vide che una scheggia di legno aveva trapassato il petto di Bi e la soccorse
dubito.
"PER L'OCCHIO DI ODINO!"disse la donna che prese un'ascia dalla schiena e tentò di colpire
Thanos ma lui le prese l'arma con una mano e la scagliò via con un pugno,poi la raggiunse,le mise
le mani intorno alla testa e la fece esplodere stringendo.
"Di a Thanos che lo amavo sul serio."disse Bi.
"Sul serio?"disse Ar.
"No."disse Bi"Ci cascate sempre."disse lei morendo.
Thanos si avvicinò e vide la scena,così illuminò la mano destra di energia azzurra e si avvicinò.
"Quella non servirà."disse Ar "Conosco il potere di voi eterni.
Puoi guarirla,ma non puoi resuscitarla."
Thanos abbassò la mano e l'energia scomparve.
Improvvisamente si udì il suono di un astronave.
Thanos si voltò e vide l'oggetto che era quasi una piastra di metallo con i bordi dorati,con sopra
degli esseri umanoidi e poco dopo arrivarono altri oggetti uguali.
"Quelli non sono asgardiani."disse Thanos.
"No..."disse Ar preoccupato "Quelli sono...chitauri."
Gli occhi di Thanos si illuminarono "Oggi ho chiuso con le buone maniere.
Ora affronteranno il Signore della Guerra."
Dopo averli distrutti Thanos decise di usare uno dei loro mezzi che era ancora intatto.
Il loro pianeta aveva la superficie rossa con un anello di asteroidi a metà e un altro perpendicolare.
Era un raro pianeta illuminato da un sole nero.
Il suo nome era Chitauri Prime,casa della razza dei chitauri.
Forse avrete sentito che sono terrificanti.
Li conoscerete oggi per via della loro vasta armata di navi da guerra rubate,ricomposte...ognuna di
esse equipaggiata con tutte le armi possibili.
O,altrimenti,di sicuro avrai sentito parlare dei leviatani;le loro armi biomeccaniche,simili a serpenti
squali spaziali...ognuno dei quali ospita centinaia di soldati chitauri,capaci di distruggere facilmente
le navi Shi'Ar.
Tutti conoscono queste cose.
Ma il più grande orrore giace di sotto.
A causa della sua orbita insolita e irregolare, la superficie di Chitauri Prime arriva di parecchi gradi
sotto zero per anni.
I chitauri non sembrano dispiaciuti.
In realtà, durante la loro famigerata gara di gladiatori, lo spruzzo di sangue che esplode dai vari
combattenti schiavizzati ,spesso si ferma a mezz'aria...creando piccole raffiche di bellissimi fiocchi
rossi.
I minuscoli pacchi di neve da guerra, come la chiamano, vengono raccolti e dati ai bambini chitauri
da mangiare...un primo passo appropriato nel loro percorso verso l'unione agli antichi macellai
guerrieri che hanno scolpito il nome invincibile di Chitauri Prime attraverso le stelle per centinaia di
migliaia di anni.
Nello spazio,intorno al pianeta c'erano degli enormi serpenti,con corazze metalliche ed erano
morti,spezzati,tagliati in 2 e trapassati,con corpi di decine di chitauri fluttuanti nello spazio.
I serpenti,chiamati Leviatani,avevano la pelle pallida e grigia,ma quasi tutto il corpo era coperto dal
metallo.
Del muso si vedeva la bocca,senza labbra,con dei denti neri, e la parte superiore della bocca,poi
c'era una corazza d'oro che copriva la parte frontale del muso,con 2 placche che coprivano gli occhi,
lasciando dei buchi per vedere.
Anche le parti laterali della testa erano coperte.
La placca sugli occhi scendeva anche sotto la bocca e passava sotto il mento,coprendo anche le
guance.
Dopo la testa,sul dorso,c'era un'enorme placca d'oro, piatta sulla parte superiore e dai lati uscivano
3 punte nere,in fila,di cui la prima era la più grande.
Il corpo dei mostri era coperto completamente da placche allungate ed incastonate tra loro e sul
dorso,a metà e sulla fine,c'erano delle placche di metallo che sporgevano verso l'alto.
I chitauri avevano 2 tipi di corazze.
Avevano un casco che copriva il viso,di colore nero,connesso ad una corazza che copriva la testa.
Dalle tempie partivano delle placche d'oro che giravano intorno alla testa,restando attaccate e,sulla
parte finale della testa,andavano in alto.
C'erano degli spazi per gli occhi e poi c'era una placca che copriva il volto,incisa con linee
irregolari.
Dalle tempie partivano 2 placche di metallo che coprivano i lati del collo, formate da
tante piccole placche orizzontali, ed erano attaccate alla base del collo.
La spalla sinistra era coperta da una placca nera,mentre la destra era scoperta,ma aveva una placca
d'oro che ne copriva la parte bassa.
La pelle era bianca pallida ed era scoperta sui bicipiti e sulla spalla destra,poi c'erano diverse
placche d'oro fuse con l'avambraccio,che lasciavano scoperte delle parti di pelle,poi c'erano le mani
che avevano 2 pollici.
Il palmo e il dorso delle mani erano coperti da una placca d'orata che passava tra i 2 pollici.
La mano sinistra aveva una pistola fusa con l'avambraccio.
La pistola aveva una parte centrale azzurra,con la punta grigia e circondata da placche d'oro.
Il petto era scoperto,nella parte centrale,ma i lati erano coperti da placche d'oro che coprivano la
pancia,intervallate da placche nere.
All'altezza della vita avevano un gonnellino di metallo fatto da 2 placche.
La gamba destra aveva una placca di metallo fusa con la pelle della coscia.
Sotto le ginocchia c'erano gli stivali d'oro che lasciavano scoperti i piedi.
L'altro tipo di chitauri aveva nelle mani un'asta d'oro con delle punte in cima.
In quel momento lo spazio intorno al pianeta era pieno di sangue.
Sulla superficie c'era una città,fatta completamente di grattacieli di metallo nero,di varie forme,a
volte distorte,da cui uscivano luci viola e rosse.
Per strada c'era un'enorme cortina di fumo che arrivava a metà dei palazzi.
La città aveva un'ampia zona, al centro priva di palazzi,con in fondo un enorme anfiteatro di
metallo bianco.
Questo anfiteatro circolare,aveva un'entrata davanti,poi era composto di alte colonne di metallo,che
curvavano ad uncino all'interno,unite tra loro dalle pareti e da esse partivano delle punte,dirette
verso l'esterno,sulle quali erano conficcati dei corpi.
La zona aperta era piena di sangue,di cadaveri spappolati e infilzati e nel terreno
insanguinato,c'erano delle enormi orme che solcavano il terreno,dirette verso il teatro.
Dal centro dell'anfiteatro usciva una luce bianca con le parti finali azzurre e da esso uscivano
tantissime gocce di sangue ghiacciato.
Davanti all'apertura dell'anfiteatro c'erano dei chitauri che indossavano un lungo abito marrone e un
cappuccio.
C'erano anche dei bambini.
I chitauri con l'abito marrone si misero in ginocchio.
Al centro dell'anfiteatro c'era una alta scalinata di pietra bianca,con sopra un trono bianco,con lo
schienale rettangolare sui lati,poi i lati puntavano verso il centro e poi andavano di nuovo in
orizzontale sulla parte superiore.
La parte centrale della zona,intorno al trono,era devastata e fumante.
C'erano moltissimi soldati morti,uno in ginocchio e il re dei chitauri aveva la testa sotto il piede
destro di Thanos.
Ai lati dell'anfiteatro c'erano degli schermi ovali collegati alle pareti mediante aste irregolari.
Il re dei chitauri aveva un elmo di metallo,con 2 punte,il volto grigio,con il muso
allungato,scheletrico e con denti appuntiti,una corazza e un mantello marrone.
Thanos si rese conto che aveva quasi dimenticato i chitauri poco dopo essere apparso sul loro
pianeta 5 ore prima.
"Chi è il vostro re?"disse Thanos.
"Io sono il re,Lord Thanos..."disse il re dei chitauri tra le macerie,sotto il piede.
"Bugiardo."disse Thanos.
"No...no."disse il re dei chitauri "Lo giuro!
Io posso darti..."
"I re non implorano."disse Thanos che gli spappolò in cranio con il piede.
Thanos aveva sentito da Ar che la loro razza era sconvolgente per chiunque,ma finora lui era stato
piuttosto indifferente.
Thanos si allontanò dalla poltiglia di cervello,carne ed ossa e salì le scale che portavano al trono.
Aveva capito che non avrebbero dato aiuto spontaneamente così era venuto su questo pianeta nella
speranza di una battaglia.
Una sfida.
Thanos si sedette sul trono,mentre nell'arena devastata c'erano dei Chitauri in ginocchio.
Sopra Thanos c'erano tre leviatani che volavano e un'astronave più grande di loro,in lontananza.
L'astronave aveva una parte centrale,triangolare,con la punta verso il basso,allungata e da esso
partivano delle braccia di metallo più lunghe della parte centrale.
Le braccia erano rettangolari,con dei rettangoli di luce azzurra sotto che erano dei propulsori.
I chitauri iniziarono ad urlare "THANOS!
THANOS!
THANOS!
THANOS!
THANOS!
THANOS!"
Ora Thanos aveva un esercito.
In aria arrivarono diverse astronavi.
I chitauri erano su dei mezzi allungati,senza il tetto,con una parte frontale che aveva una punta fatta
da molte placche d'oro,poi c'era una protuberanza che andava all'indietro e si apriva in cima.
Uno dei chitauri di ogni mezzo ci appoggiava le spalle,muovendo l'astronave.
Sotto la parte principale avevano 4 placche allungate,dirette verso l'esterno,d'oro,con la parte
superiore a cupola.
Dalla parte davanti uscivano anche 2 placche allungate all'indietro,orizzontali e un pavimento d'oro
che si curvava in basso,poco dopo il pilota,poi c'era una placca larga dove c'erano 3 chitauri in
alcuni casi e in altri casi 1.
La placca posteriore aveva 2 placche d'oro che andavano verso l'alto,verso il pilota,e avevano la
parte finale più larga di quella iniziale.
La punta era piatta e la parte laterale bassa diventava piatta,poco dopo la punta,mentre la parte
laterale alta manteneva il suo spessore.
Da dietro il trono,sulla parte destra,sbucò uno dei chitauri.
Aveva il viso scoperto,una placca di metallo blu che copriva la testa,una corazza che copriva il
corpo e un mantello grigio.
"Lord Thanos,io sono..."disse il chitauro.
"Nessuno."disse Thanos.
"Ah...si...se ti farà piacere,mio signore..."disse il chitauro "Nessuno compiacerà Thanos facendogli
sapere che i leviatani,le navi da guerra e i soldati che tu sei stato così generoso da lasciare in vita
sono ora sotto il tuo incontestato comando."
"Alla fine..."disse Thanos "La gloria."
"Tu...ah,certo hai la loro totale resa."disse il chitauro.
"E ancora sono torturato dalla tua lingua infida."disse Thanos.
"Beh,mio signore,io ero...solo curioso..."disse il chitauro.
Thanos gli afferrò la testa con la mano destra e lo sbatté sul bracciolo della
sedia"COSA...DIAVOLO VUOI?!"
Iniziò a piovere sangue.
Thanos mise in avanti la mano destra,poi la mise sul suo volto,sorridendo.
E così,per la prima volta da molto tempo...Thanos sorrise.
"Thanos!"disse Ar.
"Fatelo passare."disse Thanos.
Quella notte lei venne da lui.
Lo scheletro in abiti viole protesse la mano verso di Thanos.
"Ora sono prossimo a completare la mia missione."disse Thanos "Dovresti esserne contenta."
"Non ancora."gli disse lei "Non ancora."
FLASHBACK
La pietra dell'infinito gialla vagava per lo spazio.
VOCE NARRANTE DI KAZANTRA
"Prima conquista te stesso:il mondo verrà dopo."
FINE FLASHBACK
Il giorno dopo Thanos notò che il sole era a dir poco deludente.
Un disco duro e nero sospeso in cielo,fonte di ben poca luce e calore.
Thanos capì presto perché i chitauri avessero unito le loro carni alle macchine:gli insetti e i rettili
non potevano sopravvivere in ambienti così freddi,ma inserendo apparati tecnologici nella loro
biologia,erano in grado di compensare le debolezze evolutive.
Ar gli aveva spiegato qualcosa sui chitauri,durante il periodo trascorso nel bozzolo dentro la bocca
del leviatano,luogo ove Thanos preferiva ritirarsi dal mondo esterno.
Erano una società composta da più ceti sociali,a ognuno dei quali spettava un compito specifico.
C'era una casta domestica,che si occupava dei banali compiti della riproduzione e della cura del
focolare,una casta scientifica,che invece perseguiva il miglioramento della biotecnologia
chitauriana e tentava di sopperire artificialmente ciò che la natura non aveva donato alla loro specie.
Ma tutti avevano una caratteristica.
Erano tutti addestrati.
Poi c'era la casta dei soli guerrieri,la cui utilità era pressoché nulla.
"Condividono una coscienza collettiva."spiegò Ar che era interessato alla loro cultura "Perciò,non
esiste un individuo che pensi in maniera superiore,nessuno che sappia sviluppare tattiche e strategie
da una prospettiva esterna.
Non sanno creare.
Non conoscono l'arte.
Si gettano in battaglia senza una strategia e si azzuffano con il nemico fino alla morte.
Non hanno nessuna paura della morte."
Thanos,con le mani intrecciate dietro la schiena,si trovava sulla cima di un promontorio che
affacciava su una parte della città dei chitauri,con Ar al suo fianco.
Si era arrampicato lassù per vedere il panorama.
"Hanno bisogno di qualcuno che li guidi."disse Ar arricciando le labbra "Ecco perché le altre città
non si sono ribellate."
Ar gli si accomodò accanto.
Il sole nero affondò dietro l'orizzonte,ammantando le montagne della sua incerta luce purpurea.
"Biasimi te stesso per la morte di Bi."disse Ar.
"Mi biasimo per molte cose."disse Thanos "Ma se imparo dai miei sbagli,poi andrà meglio.
Ho pensato a lungo."
"E a quali conclusioni sei giunto?"disse Ar.
Thanos rifletté "Il mio è un obbiettivo grandioso.
Ma forse è più sensato realizzarlo tramite gli intermediari.
Piuttosto che esporre me stesso agli occhi altrui.
Forse,se avessi avvisato Titano dell'incombente catastrofe per bocca di un altro eterno,un eterno
senza questo colorito violaceo e questa faccia mostruosa,i mortali avrebbero ascoltato.
E forse,se avessi mandato qualcun altro all'avamposto prima di noi Bi sarebbe ancora viva."
"Non puoi saperlo."disse Ar.
"No."disse Thanos "Ma guarda laggiù,Ar.
Cerca di capire."
Indicò il cielo.
Era tutto un ammasso di leviatani disposti intorno ad un'astronave madre.
Si trattava di un raggruppamento disciplinato,ordinato,come api in un alveare o formiche in un
formicaio.
I chitauri si muovevano con precisione,ciascuno parte di un tutto più grande.
"C'è un esercito perfetto qui,basterebbe che qualcuno lo imbrigliasse."disse Thanos "È come se
fossero nati per me,per il mio scopo.
Non occorre esporsi direttamente."
Ar elegantemente annuì "C'è una persona che dovresti incontrare.
Vostra altezza."
"Ti stai offrendo di aiutarmi?"disse Thanos che era lievemente divertito dal fatto che all'improvviso
sembrasse rinnegare il suo credo pacifista "La battaglia con gli elementali ha risvegliato la tua sete
di sangue in stile seriota?"
"Direi di no."sbuffò Ar "Anzi,tutto l'opposto.
Ma tu vuoi salvare delle vite su Titano.
Io credo in questa causa.
Se un esercito è l'unico modo per farti ascoltare dalla tua gente,allora un esercito avremo.
La violenza usata come baluardo contro una violenza peggiore può essere etica,dopotutto."
"Sei un insopportabile ottimista."disse Thanos.
"Come lo sei tu,amico mio."disse Ar.
"No."disse Thanos "Io sono un pragmatico."
Ar si strinse nelle spalle "In questo caso,le 2 cose si equivalgono."
Insieme,entrarono in un piccolo Leviatano,passando dalla sua bocca aperta.
Thanos non si era ancora abituato a sentire la spugnosità della lingua della bestia sotto i piedi e
sospettava che non si sarebbe mai abituato.
La cavità era umida e buia,illuminata da una saliva bioluminescente che grondava dalle "pareti".
Verso l'imboccatura dell'esofago,trovarono una protuberanza cartilaginea che aveva la forma di un
rozzo tavolino,con una figura seduta dietro.
L'essere incappucciato,con delle bende sopra gli occhi e la parte superiore del viso bendato,il mento
era rugoso,bianco pallido e aveva 2 punte piccole.
Il cappuccio dell'essere aveva i bordi dorati.
Le spalle e la base del collo avevano delle placche nere con i bordi dorati.
Il petto era scoperto ed era bianco pallido,con tre pietre viola all'inizio,incastonate nella pelle.
La pancia e la parte laterale del petto aveva una placca nera,con una placca dorata nella parte
centrale,dove iniziava la zona coperta,sotto il petto.
Poi c'era un altra placca dai bordi dorati che andava verso il basso a punta e si fermava all'altezza
del ginocchio.
I fianchi avevano placche simili,ma più corte.
Sotto la placca a punta ce ne era un'altra uguale,ma più lunga.
Sotto entrambe c'era un lungo vestito nero che andava fino a terra,come una tonaca.
Le braccia erano coperte dal vestito nero che arrivava fino al gomito,ma le maniche dal gomito
arrivavano fino al ginocchio passando da dietro.
Le braccia dell'essere erano bianche pallide,rugose e con i muscoli,anche se non era molto
massiccio di corporatura.
Aveva 2 pollici e una placca d'oro a forma di rombo fusa con il dorso delle mani.
Mentre si avvicinavano,l'individuo si alzò in piedi.
Poi aprì la bocca e sibilò in maniera neutra,come a voler semplicemente mostrare di saperlo fare.
Ma qualcosa nel suo aspetto suggerì a Thanos che quell'essere era diverso dagli altri chitauri che
aveva incontrato.
Li aveva sempre visti chini sul proprio lavoro,e di rado avevano incontrato il suo sguardo o si erano
fermati a parlare con lui,tranne quando si inchinavano.
Questo qui invece…
"Che cos'è?"mormorò Thanos rivolto ad Ar.
"Non che cosa."sussurrò Ar in risposta "Chi."
"Benvenuto,Thanos di Titano."sibilò l'essere "Io sono l'Estraneo."
"Estraneo..."ripeté,meditabondo Thanos "Estraneo rispetto a cosa?"
L'Estraneo sollevò le mani,piegando i 2 pollici opponibili presenti su entrambe.
L'unico importante vantaggio evolutivo che la natura avesse loro concesso.
L'accresciuta capacità manuale,tuttavia,non compensava la sfortuna di essere nati creature a sangue
freddo su un mondo gelido.
"Non c'è una controparte."rispose l'Estraneo "Sono semplicemente l'Estraneo.
Separato.
Distinto."
Pronunciò la "s" dell'ultima parola con un sibilo prolungato,come se gli suscitasse rabbia.
"È una mutazione,anche se loro non conoscono questo termine."spiegò Ar "Lui non partecipa alla
mente collettiva,ma è il sacerdote del tempio."
"Sacerdote di Warbringer,dio del massacro."disse l'Estraneo.
Thanos arcuò un sopracciglio "Un abominio.
Un reietto.
Come me.
Unico."
L'Estraneo mosse la testa in un gesto di approvazione "Esattamente."
"In tal caso piacere di conoscerti."disse Thanos che gli porse la mano.
L'Estraneo la fissò fino a che Ar non gli suggerì: "Ci siamo esercitati,ricordi?"
Era strano sentire i 2 pollici che si chiudevano attorno al palmo di Thanos,ma come prima stretta di
mano su quel nuovo pianeta fu ottima.
"E questo dio è un...elementale vero?"disse Thanos.
"Ricordi?"disse Ar "Ti ho spiegato."
"Si."disse l'Estraneo "Ma egli è scomparso da tempo.
Noi lo attendiamo.
Tu invece sei...eterno?"
"Si."disse Thanos "Un tipo diverso di divinità.
Spiacente che il vostro dio non sia qui.
Io posso solo governarvi come straniero."
"Tu puoi fare altro."disse l'Estraneo che toccò la tempia di Thanos con un dito.
"Hai il tuo cervello."disse l'Estraneo "E noi vorremmo usarlo."
"A me piace che il mio cervello resti dove si trova."disse Thanos.
L'Estraneo inclinò lievemente la testa "Le mie scuse.
Ancora non padroneggio bene la tua lingua e mi sono espresso male.
Non intendiamo asportarti il cervello,Thanos,e nemmeno potremmo.
Vorremmo solo che tu lo usassi per conto nostro,non solo per governare."
"E a che scopo?"lo interrogò Thanos "Da ciò che ho visto,la tua società funziona a meraviglia.
La tua gente è ben nutrita,ben vestita e al sicuro.
Perfettamente bilanciati.
Un perfetto organismo.
Che altro vi serve?"
"I chitauri desiderano tornare a conquistare."disse l'Estraneo senza alcuna intonazione,come se
parlasse del tempo "I chitauri desiderano abbandonare questi mondi e trovarne altri.
Abbiamo armi e capacità.
Abbiamo tecnologia e potere.
Ma nessun dio.
La casta dei guerrieri non riesce a essere strategica e il re serve solo ad incitarli.
Tutto questo perché tutte le decisioni devono passare attraverso la coscienza collettiva.
Il processo è troppo lento e combattiamo in modo disordinato.
La nostra mente alveare è un giogo."
"Perciò,vi serve qualcuno alle redini del carro."disse Thanos,lisciandosi la mascella "E perché non
tu?
Il tuo pensiero è indipendente."
L'Estraneo mosse lentamente la testa in segno di diniego "A me manca l'esperienza.
Posso comunicare direttamente con la mente collettiva,influenzarla,guidarla.
Posso trasmettere ordini,ma non so quali ordini debbano essere trasmessi se non quelli di uccidere e
fare a pezzi."
L'essere fece una pausa e congiunse i 4 pollici con un gesto complesso "Tu,Thanos,sei un dio
guerriero.
Hai sconfitto gli asgardiani.
Hai distrutto una parte della città,affogato le strade con sangue e morte.
Tu puoi guidarci."
Ar annuì verso di lui "Hai detto che volevi un esercito."
Thanos si toccò il mento,passò le dita sui solchi che il fato,la crudeltà,l'energia cosmica e la Morte
gli avevano scavato in quel punto "Si.
Si,l'ho detto."
Strinse un patto con l'Estraneo quel giorno stesso:lui sarebbe stato il loro dio,il loro re e avrebbe
condotto i chitauri su un nuovo mondo,e in cambio loro sarebbero diventati i suoi soldati,i suoi
fedeli e i suoi intermediari per la salvezza di Titano.
"Ma questi obiettivi non devono essere sequenziali."precisò Thanos "Possiamo raggiungerli
insieme.
Lavorarci allo stesso momento."
L'Estraneo annuì "Si.
Mi sembra saggio e accettabile.
In questo modo,risparmieremo tempo e ciascuno realizzerà prima il suo desiderio."
"Dunque abbiamo un accordo."disse lui.
Si trattava di uno sfruttamento reciproco,e a entrambe le parti andava bene così.
I chitauri ci avrebbero guadagnato un altro pianeta,mentre Thanos avrebbe ottenuto un'arma con la
quale imporre la propria volontà su Titano.
Ogni volta che l'Universo lo metteva di fronte a una battuta d'arresto,lui escogitava un modo per
ribaltare la situazione e ritrovare la strada verso il suo scopo ultimo.
Questa sua flessibilità era importante quanto il saper pianificare in anticipo.
Non aveva potuto raggiungere Hala.
Gli asgardiani lo avevano affrontato.
Bene,
C'era sempre un piano di riserva.
La sua era una mente prolifica.
Poteva adattarsi.
Il viaggio attraverso il wormhole che lo aveva portato ad Alfheim era stato accidentale.
Poiché la navetta dei chitauri che li aveva trasportati era stata distrutta da un macigno non c'era
modo di stabilire l'angolazione con cui erano entrati nel passaggio,ne la loro permanenza
nell'interspazio.
E quell'unico sole nero che campeggiava nel cielo del mondo dei chitauri rendeva difficile calcolare
con esattezza la posizione delle stelle.
Buona parte dell'anno successivo la trascorse sul pianeta in cerca di una maniera per tornare su
Titano.
Nel frattempo,stilò anche l'inventario delle scorte e delle armi dei chitauri,nonché delle loro abilità
di combattimento.
Scoprì che i Leviatani erano in grado di affrontare il viaggio interstellare con i passeggeri al sicuro
nel loro ventre.
Inoltre,i chitauri impiegavano una rudimentale tecnologia di teletrasporto.
Thanos non aveva mai visto una cosa del genere:sembrava che si aprissero piccolo wormhole nello
spaziotempo e si creassero dei portali con cui un essere vivente poteva spostarsi da un punto a un
altro senza percorrere la distanza tra di essi.
Passò parecchio tempo a fare esperimenti con quella tecnologia.
Sacrificò numerosi chitauri durante le sue prove cliniche,ma molti altri si facevano la fila per
partecipare.
Con tutti quei cadaveri a disposizione,avviò anche una serie di studi sull'anatomia e sulla biologia
dei chitauri che analizzò al livello della loro strana struttura genetica,così Thanos diede presto vita a
una nuova casta di guerrieri più robusti.
In oltre dava loro l'energia cosmica del suo corpo per mantenerli giovani.
I chitauri gli erano già grati.
Ancora una volta,la scienza e il potere cosmico aveva fornito loro ciò che la natura aveva negato.
La sua battaglia per la Blood Edda lo tormentava.
Sulla Golden Berth,il suo intelletto e la sua mole erano bastati per avere la meglio,ma quella volta
era stato preso alle spalle.
Cominciò a pensare che doveva ripassare le tecniche di combattimento.
Perciò,usando i chitauri come avversari,si allenò in una moltitudine di tecniche di
combattimento,sia con armi,sia a mani nude.
Tanti altri chitauri morirono per migliorare le sue abilità già perfette.
Ma sembrava che a loro non dispiacesse.
Erano una specie fertile e feconda,con una mente collettiva;i singoli individui erano sostituibili.
L'addestramento gli diede di nuovo la possibilità di apprezzare il suo corpo,come aveva fatto su
Pandora.
Aveva passato il resto della vita a disprezzare il suo aspetto,rimpiazzandolo con la mente.
Ma lui era capace di scagliare una lancia a 100 metri di distanza riuscendo a centrare in pieno un
bersaglio come dote naturale.
Poteva contrastare tutta l'armata chitauriana da solo.
Alla fine imparò ad anticipare le mosse dell'avversario e a reagire agli attacchi,corpo e mente ora
agivano di nuovo nel concreto.
La sua massa,i suoi poteri,le sue ampie spalle,la sua altezza…erano tutti vantaggi.
E non poteva credere di aver aspettato tanto ad utilizzarli ancora.
L'addestramento gli era sempre piaciuto.
Gli affondi e le parate,le finte e le elusioni.
Era sempre stato un combattente e un pensatore.
Non un semplice eterno,ma un genio guerriero.
Si sentiva vigorosamente inarrestabile.
Tuttavia,sapeva di aver perduto l'occasione di invadere Asgard e impadronirsi del
manufatto,l'oggetto che Vathlauss aveva chiamato Etere,o Gemma dell'Infinito.
Ma forse,non ne aveva neppure bisogno.
Poteva adattarsi alla nuova realtà della situazione.
Non possedeva armi asgardiane,ma magari bastava attenersi al piano originale.
Sbarcare su Titano alla testa di un esercitò sarebbe stato già di per se una potente leva persuasiva.
Pensò di radere al suolo una città con i suoi soli poteri per intimidire i mortali,d'altronde metà del
mondo andava eliminata.
Poteva iniziare lui direttamente.
Ar gli rimase sempre vicino durante gli addestramenti.
"Mi sorprende che tu abbia avallato questo accordo,Ar."disse Thanos "Che ne pensa il tuo
particolarissimo pacifismo passivo degli eserciti?
Dei soldati.
Delle persone usate come carne da macello?"
"A stento si possono definire vivi."rispose Ar "Sono stato con loro e molto più vicino di te.
Non sono come noi.
Non hanno anime indipendenti individuali.
Credo che nel passato abbiano scaricato la loro anima dentro quella mente collettiva e che non
facciano altri che reincarnarsi o dividersi astralmente per poi occupare nuovi corpi."
Thanos non poté evitare di ripensare a Robbo e a ciò che Bi aveva detto sul suo conto "Alcune
persone guidano.
Altre vogliono essere guidate."
"E non c'è nient'altro?"domando lui ad Ar "Solo l'anima?
La mente no?"
"Se uno di loro muore..."gli fece notare Ar "...ce ne sono migliaia di altri nella coscienza collettiva
che hanno gli stessi pensieri e impulsi.
Non metto in discussione la loro mente.
Ma se i pensieri sono condivisi da tutti,dove risiede,allora,l'arbitrio individuale?
Dov'è la capacità del singolo di discernere il bene dal male?"
"Eppure sono perfetti così come sono."disse Thanos "Un perfetto organismo.
La loro struttura fisica è pari solo alla loro ostilità.
Tra tutti quelli a cui ho dato energia cosmica dal mio corpo,loro sono i più meritevoli di
ringiovanire all'infinito."
"Tu li ammiri."disse Ar.
"Ammiro la loro purezza."disse Thanos "Dei superstiti...non offuscati da
paura...rimpianti...rimorsi...o illusioni di moralità."
A lungo discutevano di questi argomenti nelle tarde,nerissime notti chitauriane,rannicchiati nella
bocca di un leviatano.
Col tempo Thanos si abituò al fetido odore della bestia che mai poteva intaccarlo a causa del suo
potere.
Spendeva ore ad esaminare carte e mappe,a riversare sul problema del ritorno a casa le stesse
risorse intellettiva che gli avevano permesso di scoprire il difetto del nucleo di Titano.
Nel giro di qualche mese,stabilirono i contatti con delle vicine rotte commerciali.
Poco dopo,furono in grado di collegarsi con Xandar e Hala,aprendo dei canali di comunicazione
grazie ai quali poterono buttare giù una carta stellare che li avrebbe condotti dal mondo dei chitauri
a Titano.
Ma una notte,Thanos si alzò dal suo trono,destato da Ar che aveva urlato,tremava appena,aveva le
labbra incurvate verso il basso e gli occhi umidi.
"Che succede?"gli chiese Thanos.
"Abbiamo finalmente ristabilito le comunicazioni lungo l'arco tangente della galassia."spiegò
Ar"Avevo appena finito di parlare con le aziende di tua proprietà,gli ho detto che sei qui,come mi
avevi chiesto.
Loro mi hanno dato un messaggio mandato da Titano."
Thanos illuminò gli occhi di luce azzurra e assunse un'espressione rabbiosa.
Lo sapeva.
Lo sentiva nel suo cuore,nelle viscere.
Ma volle che l'amico lo dicesse lo stesso.
"È accaduto."fece Ar "Mi dispiace tanto,Thanos.
È accaduto."
"Maledetti idioti!"disse Thanos ricolmo d'ira "Li avevo avvisati!
L'avevo detto!
E loro,con i loro dei,hanno fatto questo a me!
Mi hanno esiliato!
Sono stati degli stolti!
Ora dovrò punirli!
Non meritano la salvezza!"
"Pu...punirli?"disse Ar "Avevano paura di te.
Hanno solo chiesto agli altri eterni…"
Thanos lo afferrò con le mani "Che cosa!?
Di mandare via uno dei loro dei!?"
"Forse non ci avevano creduto a sufficienza..."disse Ar.
"TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HANNO FATTO?!"urlò Thanos "TUTTO
QUESTO!...TUTTI QUESTI PIANI E LA MIA SOLUZIONE!...per niente!
Sai cosa dovrò fare adesso?"
Thanos sferrò un pugno ad una parete,facendoci il buco,poi volò via trapassando il
soffitto"NOOOOOOO!"
Volò verso le colline che sovrastavano la città chitauriana.
Voleva restare solo con il suo dolore.
Nessuno di loro poteva capire.
I chitauri letteralmente non possedevano parole nella loro lingua per descrivere la perdita di una
persona amata,dato che tutti quanti condividevano gli stessi pensieri.
Le esperienze di un chitauro morto continuavano a vivere in tutti gli altri della sua specie.
E Ar…
Thanos volò velocemente verso le colline ripetendo la stessa parola "No…
No.
No…"poi urlò il suo nome "LADY MORTE!"
Thanos atterrò in una zona desertica provocando delle crepe ed iniziò ad urlare "TI PREGO!
TI PREGO!
TI PREGO!
NON POSSO FARLO!
DIMMI CHE NON DEVO FARLO!
Ho sempre accettato ogni tuo consiglio,non vero?
Non è vero?
Non ho sempre fatto tutto ciò che mi hai chiesto?
PERCHÉ NON MI RISPONDI?
Perché?"
Thanos si mise in ginocchio disperato,non credendo che ora stava si rivolgeva a qualcosa che forse
esisteva solo nella sua mente.
Gli era sempre stato detto che nulla vi è sopra gli eterni e sopra gli elementali.
E in effetti non sapeva nemmeno con chi stava parlando.
Chi era Lady Morte?
Era un elementale dell'oltretomba,come ce n'erano in ogni mitologia?
Se lo era,era molto più potente degli asgardiani con cui aveva combattuto.
Domande senza risposta.
Thanos divenne serio "Io non ti deluderò.
Non ti deluderò.
Sarà fatto."
Si distese su un campo arido e nero,fissando la volta notturna.
3 lune orbitavano attorno al pianeta,2 delle quali erano visibili quella notte.
Dalle perturbazioni delle maree,Thanos aveva calcolato che doveva esserci anche una quarta luna,la
cui orbita era però corrispondente a una delle altre 3,pertanto non si vedeva.
Il cielo era nero e freddo.
Il suo respiro annebbiava l'aria.
Una luna brillava di una sfumatura rossastra,mentre l'altra splendeva di bianco.
Gli ricordavano gli occhi diseguali di Sua Eccellenza.
Ma solo per un momento.
Perché poi le sue riflessioni tornarono,inevitabilmente,a concentrarsi su Titano.
Titano,che aveva trasmesso un segnale nell'Universo per avvisare tutti i viaggiatori di tenersi alla
larga.
Un segnale che era stato amplificato,ritrasmesso in tutta la galassia e infine captato da Ar.
La catastrofe era accaduta.
Proprio come Thanos aveva previsto.
Come aveva promesso.
Fino all'istante prima che Ar lo informasse,Thanos aveva continuato a coltivare una minuscola
speranza,a tenere sempre vivo il dubbio di aver preso un abbaglio.
Di aver commesso un errore di calcolo,e che Titano avrebbe prosperato.
Invece,i fatti avevano dimostrato che aveva avuto ragione.
Sintaa e Gwinth.
Gli unici esseri in tutto l'universo,oltre ad Ar,che potesse definire amici.
Era possibile che avessero già abbandonato il pianeta,come avevano fatto con lui.
Lo avevano abbandonato nel momento cruciale,si,ma lui li aveva perdonati quasi sena sforzo.
Erano spaventati che il rapporto positivo con i mortali si interrompesse.
E la paura conduceva alla mancanza di giudizio.
Di volta in volta,Lady Morte si era mostrata sempre più consumata nelle sue visioni,ma siccome
non aveva trovato un collegamento,Thanos aveva pensato che forse non era un segno del fato di
Titano.
Ora iniziava a pensarlo.
E per poco il suo cervello non impazzì.
Troppe cose assurde messe insieme.
Se Lady Morte fosse stata solo un elementale allora era solo una delle divinità che andavano
scorrazzando per il cosmo.
Ricordò che A'Lars gli aveva detto che gli elementali a volte si camuffano da mortali,a differenza
degli eterni che raramente lo fanno.
Eppure c'era qualcosa che non lo convinceva.
Non parlò con nessuno della sua speranza di rivedere gli altri eterni.
Era sua ed era patetica,e la nascondeva gelosamente.
E poi,c'era sua madre…
Se n'era andata da tanto,ma ora tornava nella sua mente.
Dimenticata nel sacro istituto per titani folli.
E suo padre…
Thanos rifiutò categoricamente di pensare a lui.
Non ricordava l'ultima volta che aveva pianto.
Da bambino?
No.
Ora,di certo,non avrebbe versato una sola lacrima.
Anche se avrebbe voluto tanto.
Ci vollero altri mesi per preparare la flotta e l'astronave madre affinché reggesse al viaggio nel
wormhole.
"Quando avremo finito la battaglia su Titano,avremo un'altra porzione di esercito,pronto per essere
guidato per il nostro reciproco tornaconto."disse Ar.
"Non vedo l'ora di guidare una simile armata."disse Thanos.
La flotta entrò nel wormhole e arrivò davanti a Titano.
A vederlo il pianeta sembrava normale,ma gli scanner dei chitauri mostrarono che al di sotto delle
nubi le città erano piene di rivolte,gente ammalata che moriva in angoli di strada e migliaia di
persone che si azzuffavano.
C'erano colonne di fumo che si levavano da ogni luogo.
Thanos era seduto su un trono di pietra con 2 punte sulla parte centrale dello schienale,separate da
uno spazio dritto e con la punta piatta.
"Non mi hanno ascoltato!"disse Thanos.
"Cattive popolazioni,al servizio di cattivi maestri."disse l'Estraneo "La pestilenza e la povertà è
troppo poco.
La loro punizione per aver insultato un dio deve essere più severa."
"Assolutamente."disse Thanos che chiuse gli occhi "Mandate i Leviatani.
Ora non deconcentratemi.
Devo mandare un messaggio telepatico su quel mondo."
La folla smise improvvisamente di accalcarsi,quando udirono i versi dei leviatani in cielo e
rimasero immobilizzata mentre sulla città compariva la faccia astrale di Thanos grande centinaia di
metri "CANI!
Non credevate che io tornassi!
AVETE IGNORATO I MIEI CONSIGLI,CHE VI AVREBBERO SALVATO,E CACCIATO VIA
SENZA TEMERE IRA DIVINA NE SDEGNO DELLA NATURA!
PER TUTTI VOI È FINITA PERCHÉ VI UCCIDERÒ COME CANI!"
Thanos aprì gli occhi "Abbattete tutto!"
Le piccole astronavi dei chitauri iniziarono a fare fuoco e i leviatani trapassarono i palazzi.
Dopo alcuni minuti,Thanos si fece portare una nuova corazza e la indossò.
L'elmo copriva il cranio e i lati del volto e aveva 2 placche ai lati.
Il bordo superiore dell'elmo era d'oro,con una punta che andava verso il basso proprio
sopra il naso,terminante in modo piatto,e sopra di essa partiva una linea dorata che percorreva tutto
l'elmo nella parte centrale.
L'elmo era nero,con 2 linee d'oro che partivano da sopra gli occhi e che percorrevano il cranio.
Accanto a queste linee c'erano 2 placche d'oro che percorrevano il cranio nello stesso modo e
terminavano sopra il bordo dell'elmo.
Sulle tempie c'erano 2 placche d'oro che coprivano tutta la parte laterale e la parte frontale
dell'elmo.
La parte superiore di queste placche aveva una punta diretta verso il basso che superava il bordo di
poco,poi andavano verso dietro,in modo curvo,formando una punta larga sulla parte posteriore della
testa.
Le placche avevano un'incavatura ovale sotto la punta frontale,poi andavano verso avanti,coprendo
le guance,formavano una punta piccola,obliqua in alto,all'altezza degli zigomi,poi il bordo andava
in basso e si curvava in avanti formando 2 punte all'altezza della mascella sulla parte laterale.
La base di queste placche era nera e connessa alla base dell'elmo.
Il collo era coperto da una placca d'oro che ci girava intorno sui lati e dietro,divisa da 3 solchi
obliqui verso il basso ai lati,mentre la parte frontale della gola era scoperta in alto e aveva una
placca nera in basso,che aveva 2 placche a trapezio,con la base maggiore verso il basso,poste in
alto,di cui la seconda era più grande della prima.
Le spalle erano coperte da un'unica placca d'oro che passava anche sull'inizio del petto e terminava
a punta al centro.
La parte laterale di questa placca aveva delle punte curve sopra le spalle.
Tra collo e spalle,sulla placca d'oro grande,c'erano delle placche nere e rettangolari che
formavano delle punte dirette in basso.
Le spalle erano coperte da una placca nera,divisa da linee orizzontali,dai bordi laterali obliqui e
curvi,che passava sulla parte esterna e sulla parte frontale superiore e posteriore superiore,mentre la
parte frontale inferiore e posteriore inferiore era scoperta.
La parte esterna di questa placca nera aveva una placca rettangolare d'oro sopra,da cui partivano
delle linee d'oro,uscenti dagli spigoli inferiori,che andavano verso il basso unendosi ad una fascia
nera,orizzontale,posta a metà bicipiti.
Questa fascia era connessa ad una placca d'oro,posta sulla parte esterna dei bicipiti,che era
rettangolare al centro,poi i lati andavano in obliquo verso la fine e si connettevano ad un lato
verticale.
La placca aveva un rettangolo nero,in alto,nella zona centrale.
I bicipiti avevano 4 linee verticali sulla parte frontale,incise nella pelle,che andavano verso le spalle.
Il gomito e gli avambracci erano coperti da una grossa placca nera,dalla superficie irregolare,con
linee informi,avente una placca d'oro sulla parte superiore esterna,a forma di rombo,e connessa ad
una placca nera che copriva i polsi e il dorso delle mani,avente la parte in cima piatta e i
lati obliqui.
La parte frontale di questa placca aveva un rettangolo d'oro che arrivava quasi alle nocche.
I pettorali erano coperti da una placca d'oro al centro,nera ai lati e d'oro sulla parte laterale più
esterna,da cui partiva una linea d'oro,obliqua verso i fianchi e il basso,con 6 placche nere
rettangolari,oblique,sulla parte superiore,poi questa linea andava in
avanti,in obliquo,allargandosi,e arrivando all'altezza della vita,dove,al centro,formava una placca
con la parte superiore che aveva un'incavatura a trapezio verso il basso e la parte inferiore
triangolare,con la punta rettangolare piatta.
La parte centrale della pancia era coperta da placche dorate orizzontali,rettangolari,con la
parte centrale obliqua in basso,assumendo la forma di un trapezio.
Tra le placche al centro della pancia e le 2 linee d'oro ai lati,c'erano 4 placche
nere,rettangolari,oblique verso il basso nella parte che andava verso il centro.
Dalla placca d'oro al centro della vita partivano 3 placche nere,rettangolari,unite da una placca
d'oro a triangolo che era alla fine.
Ai lati di queste 3 placche ce n'erano altre 2 più lunghe,nere,rettangolari,con la punta obliqua verso
l'interno e con la parte finale d'oro.
I lati della vita avevano 2 placche blu,rettangolari,con la parte bassa d'oro.
Le cosce avevano la parte superiore d'oro,con il bordo interno che andava in obliquo in basso e poi
verso l'interno.
La parte inferiore delle cosce,sull'esterno,aveva una placca nera trapezoidale.
Le ginocchia avevano delle ginocchiere d'oro a forma di "U",con la base orizzontale e tra le 2 punte
verticali c'era una placca nera rettangolare.
I polpacci erano coperti dalla corazza d'oro sulla parte frontale,mentre ai lati c'era la corazza
nera,terminante a semi circonferenza sulle caviglie.
Gli scarponi erano d'oro e massicci,con la parte laterale e frontale nera.
Dei chitauri gli portarono anche un'immensa spada a doppia lama di cui una rivolta in avanti e l'altra
all'indietro e in mezzo vi era un manico rettangolare di metallo alle cui estremità c'erano 2 placche
curve che avevano le estremità dirette verso le lame.
Le lame erano rettangolari,con la punta piatta e con lo spigolo ,esterno rispetto alla lama,obliquo.
Thanos salì sul dorso di un leviatano e volò sopra la città distrutta.
I palazzi erano a pezzi,le strade piene di macerie e c'erano folle di persone terrorizzate che
fuggivano.
Thanos puntò la spada verso una folla sorridendo,poi corse verso la coda del leviatano,spiccò un
salto e,urlando,toccò il suolo,provocando un cratere e scagliando via diverse persone,poi colpì
alcuni da destra a sinistra,sferrò un colpo nella direzione opposta,facendo volare via diversi
corpi,poi diede un colpo dal basso verso l'alto,facendo schizzare il sangue,colpì da sinistra a destra e
poi affondò la lama in avanti.
Thanos proseguì per giorni,fino a quando non camminò su una montagna di cadaveri disseminati
per tutta la città.
Il cielo aveva una tonalità arancione ed era nuvoloso.
I chitauri bombardarono le montagne e i criovulcani eruttarono.
Thanos iniziò a camminare e la presenza del MentorPlex aumentava man mano che si avvicinava.
Iniziò a domandarsi come facesse l'edificio a non crollare,tanto era inclinato da una parte.
Il solo fatto che la torre stesse ancora in piedi era una prova lampante del genio di A'Lars in materia
di scienze architettoniche dei materiali.
L'entrata principale era ostruita da travi d'acciaio e macerie.
Thanos allungò la mano destra verso i pezzi di pietra e li sposto e arrivò all'uscita di emergenza sul
lato est.
I sistemi di apertura della porta funzionavano,ma un corto circuito doveva averli scollegati dalla
porta stessa.
Ogni volta che spingeva il bottone, si sentiva il segnale sonoro di accesso consentito e si vedeva
lampeggiare una luce verde,ma la porta scorreva solo di qualche centimetro prima di richiudersi.
Schiacciò di nuovo il pulsante e,non appena la fessura si riaprì,ficcò la spada in quello strettissimo
spazio e fece leva aprendo la porta.
Si trovata nell'atrio del MentorPlex,un tempo attraversato da residenti,fedeli,pellegrini e visitatori
diretti verso gli ascensori.
Le luci erano spente.
Protocollo per l'emergenza,senza alcun dubbio.
L'energia andava conservata per alimentare i sistemi di supporto vitale nelle aree dell'edificio in cui
ce n'era bisogno.
Le pareti,una volta,erano decorate da chiassose raffigurazioni fotoniche di tipo astratto,ma senza
elettricità il posto era soltanto una saletta buia,con il pavimento ricoperto da un velo di polvere
arancione.
Secondo lo scanner,la sorgente del segnale,era sotterranea.
Oltre ai 500 piani fuori terra,il MentorPlex si incuneava per altri 50 livelli sotto la superficie.
Il luogo perfetto per attendere la fine dei cataclismi e isolarsi dall'epidemia.
Il casco della tuta ambientale era dotato anche di una luce integrata,che adesso Thanos accese.
Il pulviscolo arancione turbinava attorno a lui per lo spostamento d'aria prodotto dai suoi passi.
Non c'erano cadaveri li.
Era passato per quell'ingresso più volte di quante ne potesse ricordare.
Era stato un posto pieno di vita,affollato di gente che andava e veniva.
Ora,invece,era spoglio e deserto.
Gli ascensori antigravitazionali erano fuori servizio,ovviamente,dal momento che non c'era energia.
Forzò le porte di uno con la spada e affondò lo sguardo nell'abisso di tenebra che era il vano
dell'elevatore,riuscendo a vedere al buio.
Lo scanner aveva confermato che il segnale partiva da li sotto.
Una discesa di 50 piani.
Thanos,senza pensare,si gettò e atterrò sul fondo.
Aveva raggiunto la tenebrosa base del vano dell'ascensore che ora si innalzava per quasi un
chilometro sopra la sua testa.
Il vento sussurrava sopra di lui.
Echi e cigolii mormoravano tutto intorno.
Gli sembrava che il MentorPlex protesse crollargli addosso da un momento all'altro.
Una ragione in più per non indugiare.
La porta dell'ascensore si trovava alla sua destra;la abbatté con un pugno,consapevole che il
frastuono provocato dal suo arrivo stava probabilmente spaventando a morte tutti i superstiti.
Ma non importava.
Sarebbero tutti caduti sotto la sua lama.
Quando imboccò il corridoio,una fila di luci si accese sfarfallando e illuminò fiocamente un vecchio
passaggio di servizio.
Negli ultimi metri che lo separavano dai sopravvissuti,l'elettricità era stata mantenuta.
Percorse in corridoio,le lampade si accendevano davanti a lui e si spegnevano dopo il suo
passaggio.
Fu un tragitto breve che lo condusse fino a una grande porta.
Lui tese una mano e toccò la superficie.
Era gelida e ricoperta di condensa.
Oltre quella parete, c'era tutto ciò che restava dei suoi adoratori.
Vivere rinchiusi chissà da quanto tempo poteva sconvolgere in maniera orribile persino le menti più
gentili ed equilibrate.
Thanos iniziò fracassare la porta con i pugni e in poco tempo la sfondò.
Si aspettava un tugurio,una stanzetta sovraffollata,soffocata dalla sporcizia di decine di mortali
accalcati nell'unico posto sicuro e obbligati a stare li.
Invece,la camera era luminosa e pulita.
Quasi ossessivamente pulita,in verità-non si vedeva nemmeno un granello di polvere.
Misurava forse una decina di metri per lato,le pareti d'acciaio lucido e scintillante,pavimento e
soffitti di una lega brunita che rifletteva e tratteneva la luce.
Era una scatola,ed era vuota,a parte la presenza di una lunga cassa rettangolare in fondo.
Il segnale registrato era udibile nella stanza.
Proveniva proprio da li.
Ma non c'era nessuno...
In un angolino,dietro la cassa rettangolare,c'era A'Lars a gambe incrociate e sospeso a mezz'aria.
Era proprio suo padre.
Era rimasto quando tutti gli altri eterni avevano lasciato i mortali al loro destino.
Thanos rimase a bocca aperta mentre contemplava il padre toccare terra con i piedi e di certo era
l'ultima persona che si aspettava di vedere.
"Padre!"esclamò Thanos,prima di maledirsi per aver detto una cosa così ovvia e inutile.
Malgrado tutto ciò che gli era capitato dal suo esilio,la sola presenza di quell'eterno riusciva a farlo
tornare bambino.
Si sentiva uno sciocco.
Di fronte ai suoi occhi,A'Lars si mosse con grazia e agilità,si erse in tutta la sua altezza e,mirando il
figlio lo guardò diretto,poi iniziò a parlare "Thanos.
Mi sei mancato,figlio mio."
"Aspetta."disse Thanos che si fece avanti "Ripeti."
"Mi sei mancato."disse A'Lars "Forse sono stato troppo severo con te.
Attendevo il tuo ritorno."
"Dove sono gli ultimi superstiti?"disse Thanos.
A'Lars rispose con un sorriso triste "Non ci sono superstiti qui.
I cataclismi e le epidemie stavano distruggendo la superficie.
Io mi sono chiuso qui ad aspettare la loro fine.
Ho fatto dei calcoli e ho visto che la pandemia era un evento di livello estintivo.
Presto sarebbero tutti morti.
Se al tuo arrivo non hai trovato nessuno,allora nessuno si è salvato."
Thanos non gli disse che aveva passato tutto il suo tempo,fino a quel momento, a perquisire la
città,uccidendo ogni individuo che incontrava.
"Presto ogni cosa vivente su Titano,non sarà più."disse A'Lars che comunicò la notizia con una
simulata dolcezza che ,in qualche modo,fece infuriare Thanos ancora di più.
Suo padre non aveva mai usato quel tono con lui.
"Sapevi che sarei venuto."sussurrò Thanos "Mi hai bandito dalla mia casa,ma sapevi che sarei
tornato.
Tuo malgrado,contavi su di me per salvarti."
"Figlio mio..."disse A'Lars che spalancò le braccia per stringerlo a se,ancora con quel sorriso triste
impresso sulle labbra "La mia fiducia in te è stata ripagata.
Sei tornato da noi.
Siamo salvi."
"Salvi?"disse Thanos "Non c'è più niente da salvare."
"Figlio mio..."ripeté A'Lars con una comprensione e una gentilezza che non aveva mai espresso da
vivo "Esiste un modo.
Lascia che te lo mostri."
E sorrise ancora,ma stavolta senza tristezza.
Quello era un sorriso luminoso,colmo di gioia,che gli deformò il viso in un'espressione
irriconoscibile,un'espressione che non aveva mai avuto prima.
"Tu li hai lasciati morire!"disse Thanos che indietreggiò "Ti avevo avvistato che sarebbe successo,e
tu mi hai ignorato!
Anzi,no,hai fatto di peggio.
Se mi avessi soltanto ignorato,avrei potuto perdonarti.
Perché almeno avresti avuto la scusa di non aver udito il mio avvertimento.
Ma l'hai fatto,invece.
Hai ascoltato tutto ciò che avevo da dire.
E ciò nonostante,mi hai bandito!"
"Thanos,quello è passato."disse A'Lars "C'è una via verso il futuro,per te e per Titano.
Ti prego.
Lascia che ti spieghi.
Il nostri adoratori sono morti,ma potrebbero vivere di nuovo."
Scuotendo la testa,Thanos avvertì la stanza stringersi intorno a lui.
Divenne acutamente consapevole di trovarsi a 50 piani sotto terra,lontano dagli spazi aperti e
dall'aria,per quanto piena di fumo e odore di morte.
50 piani sotto una torre dalla pericolosa instabilità,che poteva crollargli addosso da un momento
all'altro.
Non aveva mai sofferto di claustrofobia,ma ora le pareti gli parvero più anguste,il soffitto più basso.
"Sei pazzo."sbottò Thanos,con la voce tremante di collera e pausa insieme.
"No,Thanos."disse A'Lars "Guarda!
La Collezione Genetica dei mortali!"
Allora una piccola botola si aprì ai suoi piedi,sul pavimento,e una sfere delle stesse dimensioni di
una testa ne uscì fluttuando,fermandosi a mezz'aria tra loro 2."
"Collezione genetica?"disse Thanos.
"La mia più grande invenzione."disse A'Lars "Molto tempo dopo il tuo esilio,mi capitò di
riesaminare i tuoi dati e le tue previsioni.
Arrivai a conclusioni analoghe,con variazioni che rientravamo perfettamente nella statistica.
Quando compresi che il disastro ambientale da te predetto poteva verificarsi davvero,mi assunsi la
responsabilità di raccogliere i DNA di certi mortali,i migliori tra loro.
I campioni sono stati conservati qui,in totale criostasi in attesa di essere salvati.
Thanos,Titano vivrà di nuovo!
Gli eterni verranno serviti da questa razza di nuovo!"
Mentre fissava la Collezione Genetica e la sua liscia,levigata superficie,Thanos si ritrovò-con suo
grande stupore-a operare dei calcoli.
I campioni di DNA potevano essere piccoli.
La sfera misurava solo mezzo millimetro di diametro,ma poteva contenere centinaia di migliaia di
campioni,e tutti conservati in maniera ottimale.
Ma quali persone?
La gente comune?
No.
Conosceva bene suo padre.
A'Lars aveva scelto "il meglio"di Titano.
I comuni mortali non ne facevano parte,solo i sacerdoti che probabilmente avevano una memoria
registrata.
Una volta avuta la memoria avrebbero ripreso ad odiarlo.
Thanos allungò la mano e toccò l'involucro freddo e perfetto della Collezione Genetica.
Era bella e funzionale,la vera prova delle abilità e della dedizione di A'Lars ai dettagli.
Dedizione ai dettagli.
Si.
Tutti fuorché quelli importanti.
"Tu non ti non ti sei assunto nessuna responsabilità."disse Thanos sotto voce.
"Temo di non aver sentito."rispose suo padre in tono pacato.
Thanos strinse le labbra.
Allontanò la mano dalla Collezione Genetica.
"Ho detto,tu non ti sei assunto nessun responsabilità!"disse Thanos "Tu hai condannato Titano e ora
lo rivuoi?!
Per cosa?
Per distruggerlo ancora?"
"Sei sconvolto."disse l'altro in tono tranquillizzante "È comprensibile.
Hai subito traumi gravissimi.
Però dovrai portare con te la Collezione Genetica.
Cercare un luogo sicuro e usarla per resuscitare Titano."
"Non hai resistito al desiderio di instillare ordini,vero,padre?"osservò Thanos sardonico "Persino
ora mi dici cosa fare."
A'Lars schioccò la lingua "Thanos,rifletti a fondo,e converrai che la mia soluzione è la migliore."
"AFFRONTAMI!"gridò Thanos "DI CHE MI SBAGLIO E CHE TU HAI RAGIONE!"
A'Lars sorrise con una certa accondiscendenza "Non sono incline a entrare in conflitto con
te,Thanos."
Questo in qualche modo,accrebbe ancora di più la sua rabbia,alimentò la sua ira.
Non incline.
Non incline a entrare in conflitto con te,Thanos?"
Con un ruggito,fece oscillare la spada in un ampio fendente,vibrando un colpo di lama sul collo del
padre.
Per un istante,l'espressione di A'Lars fu di assoluto orrore e sgomento.
Ma la lama proseguì e la sesta saltò,e ciò che Thanos vide non fu solo sangue,ma anche energia.
La testa rimbalzò una sola volta sul pavimento,lasciando un buco nel terreno,poi giacque immota.
Il corpo rimase eretto,in posa,come se fosse stato interrotto bruscamente a metà di un pensiero.
Per qualche ragione,la strana,sovrannaturale calma del corpo decapitato fece infuriare Thanos
ancora di più.
Allora levò la picca e la abbatté ancora,stavolta squarciando il busto fino allo sterno.
"QUESTO È ENTRARE IN CONFLITTO!"gridò Thanos "QUESTO È ENTRARE IN
CONFLITTO CON THANOS!"
Quando estrasse la lama dal corpo,l'arma guizzò lateralmente e urtò la sfera galleggiante,che
schizzò via da lui e rimbalzò contro un muro.
Ora,la Collezione Genetica stava sospesa in aria un po' più in basso di prima,ammaccata da una
parte.
Thanos si avvicinò a grandi passi e subito udì il gas che fuoriusciva.
L'azoto liquido che A'Lars aveva usato per conservare i campioni di DNA stava sublimando e si
disperdeva.
"Bene!"si gloriò Thanos "BENE!
VE LO MERITATE!"
Innalzò la spada sopra la testa,lateralmente e sferrò un colpo alla sfera.
L'impatto fece sprizzare scintille e il globo sbatté a terra,ma poi risalì ballonzolando in
aria,vorticando lungo il proprio asse.
Un'altra crepa era apparsa sulla sua superficie.
"BENE!"gridò di nuovo Thanos "MERITATE DI MORIRE!
MERITATE DI MORIRE TUTTI!"
A ogni parola,calò la spada sul globo,il quale fu scaraventato contro una parete,tremò in maniera
incontrollabile e roteò lontano,spostandosi a mezz'aria,ondeggiante,incapace di mantenersi alla sua
normale altezza.
Thanos si avventò ancora contro l'oggetto.
"AVRESTE DOVUTO ASCOLTARMI!"urlò Thanos colpendo l'oggetto "PERCHÉ NON MI
AVETE ASCOLTATO?!
PERCHÉ NON AVETE ASCOLTATO IL VOSTRO DIO?!"
Colpì ancora l'oggetto.
La sfera fu scagliata di nuovo sul pavimento,rimbalzò e rotolò,
Non poteva più fluttuare.
"AVRESTE POTUTO VIVERE!"urlò Thanos "AVREI POTUTO SALVARVI!"
Thanos abbassò la spada e calciò la collezione dall'altra parte della stanza dove si schiantò contro
una parete.
Thanos la raccolse e infilò un dito dentro una delle crepe.
La fece a pezzi con la sola forza delle mani.
L'azoto liquido nelle fiale si riversò copioso sul pavimento,lo ghiacciò e produsse una nube gelida
che saliva verso l'alto.
Thanos non se ne accorse.
Dentro,i sottili tubi si innestavano delle piastre scanalate.
Thanos cominciò a strapparli via,prima uno per volta,traendone godimento,poi a manciate,quando
vide che uno per volta non gli bastava più.
Restò li a lungo,a uccidere Titano un'altra volta e intanto il corpo di A'Lars crollò lento sulle
ginocchia,piombò in avanti e rimase fermò.
"Avreste potuto vivere."mormorò Thanos quando ebbe finito "Metà di voi poteva sopravvivere."
Improvvisamente delle lacrime gli solcarono il viso e cadevano fischiando sulle pozze di azoto
liquido.
"Non ho saputo fare nessun miracolo,Bi."disse Thanos "Perché mi sono scomodato a provarci?"
Quando attraccò sul Santuario,un mese dopo esservi sceso,Thanos aveva recuperato la calma.
Il suo sfogo era accaduto molto,molto tempo prima.
Come un fatto storico di cui aveva sentito parlare da qualcuno che ne aveva letto il resoconto.
Se n'erano tutti andati.
Tutti quanti.
Il Titano Folle era l'unico sopravvissuto del pianeta.
Era l'ultimo figlio di un mondo morto.
Ar accorse impaziente al modulo di comando non appena l'atmosfera nell'hangar fu ripristinata.
Thanos guardò Ar negli occhi,dopo l'inchino dell'Estraneo.
Non poteva dirgli della Collezione.
Non avrebbe mai capito.
Non avrebbe mai potuto capire.
Ar credeva che tutto avesse uno scopo,perfino la sofferenza.
Ma Thanos conosceva la verità:non esisteva alcuno scopo.
Non c'era un piano.
C'erano soltanto la fortuna e la squallida coincidenza.
E la stupidità.
E l'arroganza.
"Non ci sono superstiti."gli disse Thanos.
Superò Ar e andò dritto versò un corridoio.
"Thanos…!"lo chiamò Ar alle sue spalle "Che cosa faremo?
Che cosa faremo adesso?
Thanos?
Thanos!"
FLASHBACK
La gemma arancione fluttuava nello spazio.
VOCE NARRANTE DI KAZANTRA
"Noi siamo la somma di tutte le nostre decisioni.
Non delle nostre convinzioni."
FINE FLASHBACK
Thanos indossò la corazza precedente a quella che aveva utilizzato sul pianeta.
Il Santuario rimase in orbita per settimane,poi mesi.
Ar parlava poco,dal momento che comunicare era inutile.
Thanos non rispondeva mai.
Tranne una volta.
Una volta sola.
Quando Ar si azzardò a dirgli che non doveva permettere alla morte di Titano di definire chi era,che
la sua vita poteva ancora avere un significato e…
Thanos si era voltato verso di lui con uno scintillio omicida negli occhi.
Gli occhi in quel momento non erano neri con l'iride azzurro,ma normali,con l'iride biancastro.
Ar non lo aveva mai visto così,sia per l'aspetto degli occhi,sia per l'espressione.
"Taci."gli disse.
Una parola,2 sillabe.
Bastò.
Ar non aprì più bocca.
Un giorno,Thanos cadde in ginocchio e si mise a lacrimare.
L'ambiente intorno a lui cambiò da solo,diventando la landa sterile che aveva visto in altre
visioni,ma lui non ci fece caso.
In quel momento apparve Lady Morte nelle sembianze di scheletro con l'abito viola e il cappuccio.
"Questo ti ha permesso di riflettere."disse Lady Morte "Il tuo mondo è andato.
Ma ce ne sono altri nelle stesse condizioni.
L'equilibrio è a rischio su altri mondi e tu devi salvarli ponendo fine a parte della vita.
Pensi di farcela?"
Thanos aveva dietro di se una roccia e lei mise le mani scheletriche sulla roccia per potergli stare
vicino,mentre lui abbassava la testa.
"Ora Thanos ascoltami."disse Lady Morte "D'ora in avanti dovrai cavartela da solo.
Non avrai con te ne eterni,ne genitori e dovrai guidare queste armate.
Prenderai le tue decisioni senza contare su nessuno."
"No...non ce la faccio."disse Thanos "Non posso farcela.
Se portare avanti un tale compito...significa subire tali danni...non posso farlo.
Ero convinto di non avere altra scelta tornare per salvarli,ma ora sono caduto in preda alla furia.
Un incapace in preda alla collera come me non merita di salvare nessuno.
Non sono stato capace di fare un bel niente,per nessuno.
Ho fatto cose terribili su Pandora,sono arrivato ad uccidere il pianeta Titano...in me non vi è
capacità di salvare.
Sono un distruttore.
Riesco solo a ferire gli altri."
Thanos strinse i pugni e gli occhi divennero neri,con l'iride azzurro.
"Basta,Thanos, non mi fai pena."disse Lady Morte con tono deciso "Se il tuo problema è che temi di
soffrire rimani pure immobile e muori per mia mano!"
Le lacrime stavano ancora solcando il volto di Thanos.
"Ma a che ti serve piangere in questa situazione.?"disse Lady Morte che fece passare qualche istante
"Tu ti odi,non è così?
Ecco perché hai sviluppato quell'istinto omicida.
Ecco perché ferisci le persone.
Perché sei consapevole che ferire gli altri è molto meno doloroso che ferire se stessi.
In ogni caso,qualunque sia il sentimento che ti anima,questa sarà una tua decisione.
Una decisione che vale la pena di prendere.
Perché stiamo parlando della tua vita.
Pensa a ciò di cui sei capace,senza mentirti inutilmente.
È vero hai fallito,qui.
Pensa alla possibilità di riscattarti.
Vincerai dalle altre parti."
"Però anche tu,Lady Morte,sei solo un'estranea..."disse Thanos "TU NON SAI UN BEL NIENTE
DI ME!"
Il volto di Lady Morte tornò umano e afferrò Thanos per la corazza dorata sulle spalle "E VA
BENE!
SONO SOLO UN'ESTRANEA!
E ALLORA?
VUOI MOLLARE TUTTO IN QUESTO MODO?
Se tu non farai niente..."Lady Morte gli afferrò il volto con le mani "...io non te lo perdonerò!
Non te lo perdonerò per il resto della mia vita!
Ciò che sei ora non è immutabile.
Tutti hanno commesso degli errori.
Degli sbagli che poi diventano rimpianti.
Tu ci sei passato tante volte.
Non facevi altro che accumulare insulti ingiustificati,malgrado avessi ragione.
Eppure ogni volta hai compiuto un piccolo passo avanti.
Hai le capacità di un dio,ma ti comporti come un bambino.
Ora non ti è più concesso.
Devi diventare adulto.
Ascoltami,Thanos,sali ancora una volta su quel trono e chiarisci le cose su te stesso e sul fato.
Sul motivo per cui sei venuto qui.
Sul motivo per cui sei nato.
Trova le risposte che devi a te stesso.
E infine...una volta raggiunta una conclusione,promettimi che tornerai da me."
Lei si abbassò il cappuccio "Promettimi che lo farai."
Thanos annuì.
"Buona fortuna,Thanos."disse Lady Morte baciandolo,poi staccò le labbra e lo guardò sorridendo
leggermente e mettendogli la mano destra sulla guancia "Questo è un vero bacio da adulti.
Riprenderemo il discorso non appena sarai tornato.
La landa scomparve e Thanos si guardò intorno accorgendo di essere nella stanza dell'astronave,poi
guardò Lady Morte che era poco distante e gli sorrideva.
La donna scomparve in un istante diventando polvere.
Thanos si degno di uscire dalla stanza.
"Dove siamo diretti,esattamente?"domandò Ar.
Thanos sedeva sul trono,ma non accenno a muovere un muscolo,così Ar richiamò la carta stellare
olografica.
"Ritorniamo sul mondo dei chitauri."disse Thanos e l'Estraneo sorrise "Serviremo una causa più
grande."
"Ah si?"disse Ar "E anche l'esercito è incluso nella causa?"
"Si."disse Thanos "E trasporteremo anche 2 cose che ti stanno molto a cuore:speranza e salvezza."
Sul pianeta dei chitauri,presero a bordo altri 2 squadroni di guerrieri armati e corazzati.
Dopodiché,Thanos e Ar stabilirono una rotta per il pianeta Fenilop XI,un mondo distante 3 anni
luce dal portale interspaziale di Ceti Beta.
"Perché proprio la?"volle sapere Ar.
"L'ho studiato bene."svelò Thanos "Possiede dinamiche ambientali e demografiche simili a quelle di
Titano.
Noi li salveremo da loro stessi,Ar.
Avevi ragione:la fine di Titano non è la fine della mia impresa.
E anche io avevo ragione:bisogna ucciderne metà per il bene di tutti gli altri.
Stavolta,non fallirò.
Stavolta abbiamo la prova,la dimostrazione rappresentata dalla caduta di Titano.
Ci riusciremo."
Questa volta Thanos decise di restare a bordo del Santuario e di mandare l'Estraneo,in qualità di suo
emissario,a discutere con il re di Finilop XI.
Re,tuttavia,era una definizione impropria.
Il monarca regnante veniva eletto,non messo sul trono per diritto di nascita,e la sua carica durava un
periodo di 30 anni locali.
Per tutto il suo mandato,però,lui o lei era il sovrano assoluto,affiancato da un organismo
legislativo,ma non vincolato a esso.
A differenza della sciagurata religione titaniana,quella forma di governo semplificava di molto le
cose:bastava convincere una sola persona per tramutare la propria volontà in legge.
Equipaggiarono l'Estraneo con un microfono e un trasmettitore,così da poter seguire le negoziazioni
a distanza,dalla nave.
I fenilopi erano alti.
In maniera quasi oscena-2 metri e mezzo,in media.
Ed erano sottili,dall'aspetto flessuoso,quasi fragile,la pelle di un grigio argentato che luccicava sotto
qualsiasi luce.
L'Estraneo non era mai parso tanto un insetto come quando si presentò alla corte di sua maestà
Lourph I.
"Maestà..."esordì l'Estraneo,così come gli era stato detto "...sono commosso e onorato di parlare con
te a nome del mio signore, Thanos."
Tutti bisbigliarono a corte e si guardarono.
"Mai sentito parlare di Thanos."rispose il re "Quale mondo chiama casa?"
"Nessuno,maestà."disse l'Estraneo "Egli è ramingo,senza mondo.
Ha perso il suo popolo e il suo pianeta a causa delle stesse piaghe che serpeggiano anche sul tuo
paradiso.
Hai mai sentito parlare di Titano?"
Un consigliere si chinò per sussurrare qualcosa nell'orecchio del re,ma sua maestà lo scacciò con un
cesto della mano "Si.
Ha subito un destino oltremodo tragico e doloroso.
Thanos proviene da Titano?"
"Egli è un eterno di titano,maestà."disse l'Estraneo e tutti bisbigliarono nella corte.
"Un eterno?"disse sua maestà spalancando gli occhi "Un dio?"
"Esattamente."disse l'Estraneo "E la sua sventura lo ha sobbarcato di una missione:impedire che la
sorte di Titano si abbatta anche su altri mondi."
Sul Santuario,Thanos restò in ascolto,trattenendo il fiato.
Lui e Ar si scambiarono un'occhiata speranzosa.
"Dici il vero."fece il re con un sospiro "I miei consiglieri scientifici mi hanno messo in guardia
contro il pericolo di un completo collasso ambientale.
Malgrado tutto il mio potere e la mia autorità,non ho i mezzi per impedirlo.
Posso fare molte cose,ma non posso costringere il mio popolo a non riprodursi."
Il sovrano si appoggiò indietro "Il tuo signore,Thanos,ha una soluzione?"
"Ce l'ha."disse l'Estraneo "Lascerò che te la spieghi lui stesso."
A quel punto,l'Estraneo attivò un ricevitore olografico integrato nell'armatura e un'immagine di
Thanos dagli interni del Santuario si proiettò nella sala del trono.
Avevano ingrandito la figura affinché i suoi occhi e quelli del re si trovassero alla stessa altezza.
Thanos decise che una riverenza non l'avrebbe fatto sembrare debole,anzi sarebbe stata,in effetti,la
cosa più garbata da fare.
Si inchinò al re Fenilop XI.
"Maestà,cortigiani tutti,vi saluto dalla mia astronave in orbita intorno al vostro pianeta."disse
Thanos "Perdonatemi se trascuro i convenevoli del nostro primo incontro,ma ci sono questioni
cruciali da discutere."
"Procedi pure."gli disse il sovrano con un cenno.
"Anni fa,proposi una soluzione per scongiurare l'inevitabile caduta di Titano,soluzione che fu
respinta dalla mia gente,con loro conseguente disperazione e annientamento."disse Thanos "Sperò e
confido che voi non ripeterete lo stesso errore."
"Ascolterò questa tua soluzione,Lord Thanos."disse re.
Nessuno lo aveva mai chiamato Lord Thanos.
Si sentì straordinariamente compiaciuto,tanto che dovette fermarsi un istante per godersi
quell'estasi,prima di continuare.
"Il mio suggerimento è semplice,spietato e incontrovertibile."disse Thanos "Dovete eliminare il
50% della vostra popolazione,e dovete farlo subito."
Thanos,a bordo del Santuario,fisso il proiettore olografico.
La sala del trono era sprofondata nel silenzio.
Forse c'era un problema con gli audiotrasmettitori?
Rimpianse di non aver avuto tempo di equipaggiare l'Estraneo di sensori visivi,oltre che uditivi.
Loro potevano vedere lui,ma lui poteva soltanto sentirli.
Dopo un prolungato silenzio,il re parlò "Perdonami,lord Thanos.
Non sono avvezzo all'umorismo titaniano,ne a quello degli eterni.
Dovevo ridere?"
Thanos fremette di rabbia,ma lottò per evitare che la collera trasparisse sul volto,che giganteggiava
proiettato sulla superficie del pianeta "Non era un motto di spirito.
Proposi la medesima soluzione a Titano e loro non vollero saperne.
Conosci i risultati di quel rifiuto.
Metà poteva essere risparmiata e invece adesso sono morti tutti quanti.
Tu puoi evitare questa sorte.
La mia tecnologia d'eutanasia è indolore e può essere modificata facilmente per adattarsi alla
fisiologia della vostra specie."
Di nuovo silenzio.
"Ogni momento di indugio,maestà..."disse Thanos accalorato "...vi porta più vicino a un evento
planetario di livello estintivo."
"E come poteri convincere il mio popolo che questo è il giusto modo di procedere?"disse il
sovrano"Sono il loro re,ma non condannerò a morte chi non ha desiderio di morire."
Domanda semplice.
Ottimo.
"Ti sottoponi alla procedura tu stesso come volontario."disse Thanos "Per dare l'esempio."
Il suono successivo che udì da lassù fu una risatina secca.
"Sua maestà,ha lasciato la sala,Thanos di Titano."disse una nuova voce "Io sono il viceré Londro.
Può darsi che qualcuno apprezzi la tua ironia,ma temo che sua maestà non sia uno di questi.
Se desideri formulare una proposta seria,sono disposto ad ascoltare."
"Hai già ascoltato la mia proposta!"disse lui.
L'ira strisciò di soppiatto e,con un balzo,gli affondò gli artigli nelle spalle.
Non poteva vedere la sala del trono,ma di fronte agli occhi aveva la scena di Titano devastato dalla
sua furia,ammantato di polvere arancione,distrutto e deserto.
Sentiva l'olezzo dei cadaveri.
"Vi avviso:se non prendete provvedimenti drastici,le vostre strade si riempiranno di corpi."disse
lui"Il vostri monumenti cadranno in rovina.
Sarete meno di polvere,un mondo morto senza salvatore,ne reliquie,senza più una storia da
raccontare.
Finirete..."
"Mi signore."disse l'Estraneo,che parlò con voce calma "Sono stato accompagnato fuori dal palazzo.
La corte non è più in ascolto."
Ar entrò in plancia in compagnia dell'Estraneo,che era appena tornato sul santuario sano e salvo.
Thanos sedeva solo,rinsaccato sulla poltrona del capitano,contemplando la rotondità di Fenilop XI
davanti a lui.
Il pianeta era tutto uno splendore screziato,fasciato di arcobaleni di terra e acqua che lo rendevano
una meraviglia cromatica,in lenta rotazione di fronte ai loro occhi.
"Moriranno tutti."disse Thanos sottovoce.
Ar gli mise una mano sulla spalla "Ci sono mondi in pericolo Thanos.
Li troveremo.
Perfezioneremo il messaggio.
Li salveremo."
"Si,lo faremo."disse Thanos "Ma prima dobbiamo concludere i nostri affar qui,su Fenilop XI."
L'eterno si alzò dalla sedia e puntò il dito verso l'Estraneo "Raduna le truppe e fa in modo che siano
pronte al combattimento entro un'ora.
Prima prenderemo di mira la capitale e le sue guarnigioni,poi le basi militari periferiche."
L'Estraneo fece su e giù con la testa e lasciò il ponte di comando.
Ar fissò Thanos a bocca aperta.
"Chiudi la bocca,Ar."disse Thanos "La vista della tua cavità orale è repellente."
"Che stai facendo?"disse Ar "Perché li attacchi?"
"Moriranno lo stesso,Ar."disse Thanos "Abbiamo visto i risultati su Titano,non ricordi?"
Thanos si accomodò di nuovo sul trono "Affrettare la loro fine potrà salvare parte delle risorse del
pianeta,che così diverrebbe colonizzabile da una specie più avveduta,in futuro.
Inoltre,in questo modo sto risparmiando la loro lenta agonia dell'infermità e degli sconvolgimenti
ambientali,concedo loro la grazia di una morte rapida.
Concedo loro...pietà."
Thanos alzò un sopracciglio "Non approvi?"
"Io...loro..."disse Ar non trovava le parole "Sono innocenti!
Che cosa hai detto su Titano?
Era una punizione quella.
Tu non vedevi nessun equilibrio nei bambini che muoio per le strade!"
"Appunto."disse Thanos "E sarà quello il loro destino,se non interveniamo.
Non parlare di innocenza,Ar.
Contraddire la soluzione ideata da un eterno è sacrilegio verso l'energia cosmica che mi forma.
Non si tratta di innocenza o consapevolezza,ma di vita o di morte.
L'una porta all'altra.
Come ho detto,questa gente è già condannata.
Se un fiore è soffocato dalle erbacce,tu le estirpi affinché esso sopravviva.
Non è così?"
Ar balbettò "Io...suppongo di si..."
"Nel giardino dell'Universo,c'è molta pulizia da fare."disse Thanos "Se non vuoi..."e tamburellò le
dita sul bracciolo del trono "...ci sono delle navette a tua disposizione."
Ar aprì e chiuse la bocca,aprì e chiuse la bocca.
Alla fine,fece una piccola scrollata di spalle "Ho fiducia nella nostra strada,Thanos."
"Bene."disse Thanos "Secondo le mie scansioni,i Fenilopi non dispongono di armamenti
transatmosferici a lungo raggio,perciò qui dovremmo essere al sicuro.
Ma traccia una rotta di emergenza-non si sa mai."
Ar andò al pannello di navigazione e obbedì.
Nel frattempo l'Estraneo preparava le truppe.
Thanos aprì un portellone,che lo condusse ad una cabina stagna,poi lo chiuse ed aprì l'altro
portellone che lo condusse nello spazio dove fluttuò davanti al pianeta.
L'Estraneo e Ar lo osservarono tramite gli ologrammi.
Thanos mise in orizzontale l'avambraccio destro e dal palmo della mano uscì una luce azzurra che si
tramutò in una sfera di energia.
Thanos girò la mano verso il basso e la sfera cadde sul pianeta.
L'onda d'urto fu vista anche dall'atmosfera.
La conquista di Fenilop XI avvenne rapidamente.
Il re e i suoi consiglieri avevano scambiato Thanos per un pazzo privo di risorse,incapace di reagire
al loro rifiuto con una rappresaglia e non credevano nemmeno che fosse un eterno.
Perciò,rimasero scioccati quando,oltre alla sfera cosmica caduta sul pianeta,le navi chitauriane
piovvero dal cielo tra fulmini e fuoco.
Non avevano mai visto un esercito di chitauri.
Nessuno di loro lo aveva mai visto.
Avanzavano come se fossero un organismo unico,con l'impeccabile sincronismo con la coscienza
collettiva,i soldati chitauriani espugnarono la capitale in brevissimo tempo.
Le vicine basi militari furono sbaragliate da una coppia di Leviatani.
Gli ordini erano semplici,così semplici che persino i sottosviluppati chitauri erano in grado di
eseguirli:uccidere ogni cosa vivente che incontravano.
Non furono necessarie le grandi strategie di guerra,le offensive e le controffensive,la prese di
territori chiave e la detenzione di ostaggi come strumento di negoziazione.
Nessuno avrebbe chiesto l'armistizio.
Era un massacro,puro e semplice.
Più misericordioso,sapeva Thanos,del lasciare i Fenilopi alla mercé della caotica e capricciosa
vendetta del loro pianeta.
La guerra fu unilaterale.
Grazie all'elemento sorpresa e alla volontà di mettere da parte i consueti stratagemmi e le regole
belliche in favore di un'assoluta efferatezza,Thanos ebbe un vantaggio iniziale su cui fece leva
ripetutamente.
La tecnologia chitauriana di teletrasporto rendeva impossibile contrastarli.
Nondimeno,mentre il conflitto si trascinava alla terza settimana,Thanos studiò la situazione dal
cielo e disse ad Ar "Ci servono più chitauri.
Più armi."
Ar,il quale non aveva dormito molto dall'inizio della guerra,alzò gli occhi dalla sua posizione di
controllo,dove era in comunicazione con l'Estraneo per dislocare le truppe laddove ve n'era bisogno.
"Ne vuoi altri?"disse Ar "Secondo le mie proiezioni,ci occorrerà solo un altro giorno per annientare
o porre le loro forze armate sotto il nostro controllo.
Poi si tratterà soltanto di un'operazione di pulizia per eliminare i superstiti.
L'opera sarà già conclusa,quando arriveranno eventuali rinforzi."
Thanos si concesse un sorriso a spese di Ar "Oh,la tua ingenuità mi diletta,Ar.
Non parlo di questa guerra,ma della prossima."
Ci volle qualche istante perché l'affermazione penetrasse gli strati di sonno che si erano accumulati
attorno alla mente di Ar.
Con un tono stupito,disse: "La prossima?"
Ma Ar non era affatto uno stupido.
Thanos ebbe un moto di compassione per lui "Hai fatto ottimo lavoro,Ar.
Va a dormire.
I chitauri sanno cosa fare.
Potrò trasmettere io stesso gli ordini all'Estraneo,se servirà."
"La prossima."ripeté Ar,alzandosi e dirigendosi verso la porta "La prossima?"
"Si."pensò Thanos "La prossima."
Le squadre di razziatori chitauriani depredarono Fenilop XI di tutte le sue risorse e attrezzature
belliche utilizzabili.
Era la cosa più logica da fare.
Nessuno le avrebbe usate,dato che gli abitanti del pianeta erano stati sterminati,perciò tanto valeva
che le prendesse Thanos.
Lui stesso si ritenne fortunato di possedere un'astronave da carico.
Gran parte dei soldati chitauriani rimase all'interno dei leviatani,che adesso fluttuavano accanto al
Santuario,lasciando libere le stive per lo stoccaggio dei minerali grezzi,delle scorte di cibo e della
tecnologia prelevati dal pianeta.
In quel periodo Thanos riprese contatto con le aziende ereditate dalla madre che comprendevano
diversi pianeti.
Ora aveva sotto il suo controllo interi eserciti di varie razze, ma malgrado ciò preferì restare con i
chitauri.
Entro in contatto anche con il fratello Eros e con la sorella Terraxia,affetta dalla sua stessa
deformità.
"Sarà meglio che teniate a bada la popolazione delle vostre colonie o lo farò io."disse Thanos ai 2.
Vedendo ciò che era successo e che Thanos aveva buona parte dell'eredità e dell'azienda i 2
optarono per il consenso immediato.
Fecero tappa sul mondo natale dei Chitauri,dove rimpiazzarono i caduti e ripopolarono o ranghi.
Poi,senza indugio,partirono alla volta del successivo pianeta che,secondo Thanos rischiava di subire
lo stesso destino di Titano.
Stavolta,Thanos scelse di non parlare ai regnanti del pianeta.
Denegar era un modo agitato da continui disordini,composto da oltre 30 stati e amministrato da
sedici diverse forme di governo.
Non esisteva un organismo politico globale a cui appellarsi,e visitare ogni singola regione avrebbe
portato via troppo tempo,senza condurre a nulla in ogni caso.
Anche se fosse riuscito a persuadere i leader della maggioranza dei territori,anche un solo parere
contrario avrebbe impedito il raggiungimento del consenso generale.
Una perdita di tempo.
Invece,punto sulla tattica che gli si era ritorta contro su Titano, ma che poteva essere efficace
qui:proiettò un ologramma di se stesso un tutto il mondo,spiegando la situazione e proponendo il
suo rimedio.
Su Titano,la tendenza della gente a non fidarsi di lui aveva tramutato il suo espediente in un
fallimento,ma,su Denegar,nessuno lo conosceva e non avevano ragione di diffidare di lui.
Proiettò ologrammi in diretta e si espresse in tono calmi e misurati.
Ar lo incoraggiava a sorridere spesso "Le persone si fidano di chi è cordiale."
Thanos era compiaciuto e sorpreso che Ar fosse rimasto con lui.
Si era aspettato che il genocidio di Fenilop avrebbe allontanato il siriota per sempre.
Ma qualche giorno dopo essere usciti dall'orbita del pianeta Ar era riemerso dalle sue stanza da una
lunga meditazione.
"Perseguiamo lo stesso fine,io e te,Thanos."disse Ar "Entrambi cerchiamo la
pace,l'equilibrio,l'armonia.
Sono disposto a esplorare i tuoi metodi per raggiungere questo scopo."
Thanos non poteva e non voleva darlo a vedere,ma era lieto di avere Ar accanto,persino ora che lo
tormentava con la storia del sorriso.
"Si tratta di un'altra banalità suggerita dell'Universo?"disse Thanos.
"No,Thanos."disse Ar "Fa solo parte della vita."
Thanos aveva acconsentito con riluttanza.
Inframezzò la sua supplica di sorrisi e gesti cortesi.
Implorò il popolo di Denegar.
Lo assillò.
Aveva grafici e tabelle che supponevano le sue ipotesi e dimostravano che…
"...tra 3 generazioni a partire da ora,lo sfruttamento delle risorse naturali di Denegar avrà
oltrepassato il punto critico."disse l'ologramma "L'acqua sarà così contaminata che nemmeno la
vostra attuale tecnologia potrà filtrarla.
Una rara variante di virus d'influenza,che al momento si sta propagando nella zona dell'estremo
oriente del continente equatoriale,muterà in un patogeno trasmissibile per via aerea.
E l'atmosfera sarà così inquinata che il cambiamento climatico provocherà scompensi radicali
nell'andamento del tempo.
Sarete soggettivi a violentissimi uragani per i quali non siete preparati,e i livelli degli oceani si
innalzeranno sommergendo gli insediamenti costieri.
Starete pensando:chi è questo essere,e perché dovremmo aver bisogno di lui?
Io sono Thanos di Titano,uno degli eterni,e ho lanciato questo stesso allarme in 2 precedenti
occasioni,su 2 pianeti diversi.
Entrambi i mondi sono ora morti,non c'è rimasta anima viva su nessuno dei 2.
Uno di questi è la mia casa,Titano,pianeta di insuperabile bellezza,tecnologia e abbondanza,dove gli
eterni venivano venerati dai mortali.
Ma il mio popolo ha ignorato i miei avvertimenti,e ora il pianeta è morto come il vuoto dello spazio.
Perciò,popolo di Denegar,vi supplico;ascoltate le mie parole.
La mia soluzione vi sembrerà estrema e crudele,lo so,ma fidatevi di me:funzionerà.
Dovrete sacrificare molto,si,ma ne trarrete anche grandi benefici.
Mi sono rivolto direttamente a voi,anziché alla vostra classe dirigente,affinché tutti sappiate la
verità e,insieme,troviate la saggezza che spesso manca ai governanti.
Questo canale di comunicazione resterà aperto.
Attendo la vostra risposta."
Spense l'audio in uscita e guardò Ar.
"Ebbene?"disse Thanos.
Ar trascinò la mano sullo schermo di controllo,generando un ologramma raffigurante la superficie
di Denegar.
Il Santuario era nient'altro che un puntino in orbita.
Mentre osservavano,una serie di linee si originò dal suolo del pianeta e solcò il cielo
verticalmente,in direzione dell'astronave.
"Testate nucleari superatmosferiche lanciate."dichiarò Ar con un sospiro.
"Manovre d'emergenza!"tuonò Thanos "E sguinzagliate i chitauri!"
La battaglia di Denegar fu più breve e sanguinosa della battaglia di Fenilop XI.
I denegeresi possedevano molteplici forze armate,e non esitarono a impiegarle.
A posteriori,Thanos comprese che il suo lungo comizio aveva dato loro il tempo di preparare a
lanciare l'attacco.
Pensava che i denegaresi fossero gente più razionale e intelligente.
Non si sarebbe più affidato a congetture del genere,in futuro.
Per fortuna,i suoi chitauri furono più che all'altezza del compito.
Forti dei nuovi soldati arruolati e già impratichiti della precedente battaglia(l'esperienza della quale
fu istantaneamente inculcata nell'intero clan di guerrieri grazie alla mente collettiva),i chitauri si
gettarono su Denegar come uno sciamo di mosche sul un cadavere.
Il pianeta non era ancora morto,ma lo sarebbe stato presto.
Thanos partecipò direttamente al combattimento.
Non indosso la corazza da guerra,ma si presentò con quella che aveva creato direttamente
sull'astronave di Sua Eccellenza.
Impugnava una mazza di metallo,con il manico dritto e con 6 lame curve,verticali,che erano
disposte a cerchio sulla parte superiore.
Si avvicinò ad una massa di migliaia di persone,accalcate,sferrò un colpo dall'esterno verso
l'interno e l'onda d'urto fece volare decine di esseri,poi ne sferrò un altro verso l'esterno,poi sferrò
un terzo colpo,avanzando,con l'esercito di chitauri dietro e po sferrò altri 2 colpi.
Poco dopo osservò la guerra dalle vetrate del Santuario,che Ar aveva portato su un'orbita di
parcheggio più elevata,fuori portate dei loro missili.
Se ne stava sul ponte di comando,le mani intrecciate dietro la schiena,a osservare il pianeta ruotare
lentamente sotto di lui,immaginando di poter scorgere singole esplosioni sulla superficie.
"Avrebbero potuto continuare a esistere,Ar."disse Thanos a denti stretti "Metà di loro poteva vivere!
Prosperare!
Procedere verso nuove generazioni!
Dannazione,Ar,ma perché non vogliono vivere?!"
Abbatté il pugno sul pannello di cristallo temperato "Perché?"
"Non possiamo conoscere le vie dell'Universo."rispose Ar "Solo percorrerle."
"E io proseguirò su questa nuova strada."fremette Thanos,con il respiro che appannava la
finestra"...finché la strada stessa non sarà più necessaria.
Invia a terra gli shuttle delle unità razziatrici;che depredino il pianeta di tutto ciò che ci serve."
Ar annuì e girò sui tacchi.
"Oh e Ar…?"disse Thanos.
"Si?"disse Ar.
"Sono stufo di svolazzare per lo spazio a bordo di questo veicolo."disse Thanos "Tra l'altro si mette
a rischio la coscienza collettiva di una parte dell'esercito.
Vedi se ci sono navi da guerra intatte di cui possiamo impadronirci."
Non avevano ancora tentato di persuadere il terzo pianeta,che già la notizia si era sparsa.
Thanos il Titano Folle,Thanos il Signore della Guerra,Thanos l'Eterno Distruttore,era giunto.
Ad aspettarli sul confine del sistema solare,trovarono flotte di astronavi interspaziali e corazzate.
Thanos aveva sperato che i genocidi di Fenilop e Denegar sarebbero serviti da avvertimento per gli
altri mondi,segni che il suo consiglio andava ascoltato.
Ma a giudicare dai vascelli militari che andavano schierandosi sui sensori a lungo raggio della sua
nave...a quanto pareva,non era così.
Il nuovo Santuario era un mezzo interspaziale da guerra che non aveva mai preso lo spazio,preso
durante la battaglia di Denegar.
Il mezzo nero aveva una parte centrale piatta con luci rosse,la parte superiore ed inferiore
leggermente cupola da cui partivano 2 enormi punte dirette verso l'esterno che lentamente si
avvicinavano le una alle altre ed erano molto più lunghe del mezzo stesso.
La parte centrale del mezzo aveva una placca verticale appuntita.
La parte posteriore del mezzo ara allargata con una punta verso il basso.
Seduto sulla poltrona del capitano,Thanos si sentì finalmente in possesso di ogni mezzo per
compiere il proprio volere.
"Attenzione,Santuario."crepitò una voce su una frequenza di comunicazione aperta "Questa è l'RSS
Executrix,della marina di sua maestà la regina Cath'Ar.
Invertite la rotta o faremo fuoco."
Thanos esalò un sospiro.
L'Estraneo sedeva alla sua sinistra,Ar alla sua destra.
Thanos agitò la mano per aria come se sentisse un cattivo odore.
"Uccideteli."disse Thanos "Poi vedremo se sua maestà Cath'Ar sarà più incline a parlare degli orrori
che il suo popolo dovrà affrontare nel prossimo futuro."
Thanos osservò i suoi leviatani sciamare dalle fiancate del Santuario e piombare in massa sull'RSS
Executrix.
Dal momento che erano in larga parte costituiti di tessuti organico,le bestie non potevano essere
individuate dalla maggioranza dei sensori tradizionali.
Questo,forse,faceva di loro l'arma stealth ottimale per la guerra spaziale.
In breve,resero inoffensiva l'Executrix e ne sventrarono lo scafo.
I corpi si riversarono nello spazio.
Altri veicoli avevano intrapreso un'operazione di salvataggio,ma i cannoni fotonici del Santuario li
tennero a distanza fino al sopraggiungere dei leviatani.
"È sin troppo semplice."mormorò Thanos.
"Forse,la facile vittoria che stai riportando qui obbligherà questa regina Cath'Ar a negoziare con
te."disse Ar "A prenderti seriamente."
"Il tuo ottimismo sarebbe benaccetto in questa situazione,ma è infondato,temo."disse
Thanos"Chiunque ci accolga con un atto di forza non ha intenzione di ascoltare la nostra proposta a
mente aperta.
Prepara l'esercito per un'offensiva mortale su scala planetaria"
Thanos si alzò dalla poltrona "Sarò nei miei alloggi.
Avvisami,se questa regina dovesse chiamare implorando pietà."
La regina,in effetti chiamò proprio per implorare pietà.
Thanos le spiegò cosa fosse la pietà:uccidere il 50% della sua popolazione.
Compresa lei.
"Devi essere pazzo."rispose via ologramma a Thanos,il quale la studiava con la stessa indolente
apatia di un serpente di mezzogiorno.
La sua specie era bipede,con una peculiare escrescenza di carne a forma di spirale
che,dall'attaccatura dei capelli,scendeva fino sopra gli occhi.
Era ipnotica a guardarsi.
"Spero che le tue abilità matematiche siano superiori al tuo acume militare,maestà."disse
Thanos"Meglio metà,che tutta la tua popolazione."
"Noi non siamo degli smidollati come su Fenilop."disse lei "Ne siamo disorganizzati come i
denagaresi.
Tu non ci massacrerai tutti,Thanos Signore della Guerra."
Lui si porse in avanti.
Quella spirale...Sembrava quasi muoversi da se.
"Io non desidero massacrarvi tutti,maestà."disse Thanos "Ma non posso sopportare il pensiero che il
tuo mondo continui a soffrire per colpa di una tale cieca imbecillità.
Arrenditi ora e offri in sacrificio metà del tuo popolo.
È semplice matematica."
"Mettici alla prova."rispose la sovrana "Ma ti assicuro che non ne uscirai vittorioso come pensi.
Non è giusto che tu prenda tali decisioni!.."
"GIUSTO O SBAGLIATO CHE SIA,FARÒ SEMPRE E SOLO QUELLO CHE LEI
DESIDERA!"urlò Thanos.
Thanos uscì dai suoi alloggi e percorse a grandi passi il corridoio,fino in plancia.
Sul ponte,trovò l'Estraneo e Ar.
"Stavate ascoltando?"domandò Thanos.
"Certamente."disse Ar.
"Sferrate l'attacco."disse Thanos.
"Come tu comandi."concluse l'Estraneo.
"Thanos?"disse Ar "Lei chi?"
"Nessuno."disse Thanos.
Poco dopo una navetta con la regina stava decollando dal pianeta,quando il Santuario utilizzò un
raggio traente azzurro per attirarlo a se.
Thanos indosso la corazza con cui aveva attaccato Titano e la doppia spada.
Un gruppo di soldati della regina era rimasto intrappolato in un corridoio senza luce e non
riuscivano ad aprire la porta.
Sentendo delle vibrazioni si voltarono puntando le pistole.
Thanos strappò il portellone esterno ed entrò.
"APRIRE IL FUOCO!"urlò uno di loro e tutti iniziarono a sparare.
Thanos avanzò tranquillamente,allungò la mano sinistra verso uno di loro e lo sollevò da terra con il
pensiero,mandandolo contro il soffitto chiudendo il pugno,poi allungò la stessa mano verso gli altri
e chiuse il pugno,piegando il braccio verso di se.
Il quel momento le pistole dei soldati volarono via dalle mani dei loro possessori.
Thanos ne uccise uno con la spada,poi colpì l'altro.
Gli ultimi 2 si erano avvicinati alla porta,poi uno si voltò verso l'eterno che allungò la mano verso di
lui sollevandolo e scagliandolo verso una parete con un gesto,poi trafisse l'ultimo,aprendo la porta.
Altri 2 gli spararono,ma lui li uccise con la spada,poi arrivarono i chitauri e uccisero gli altri.
Thanos sfondò una porta ed entrò nella stanza della regina,facendo uscire i raggi azzurri dagli occhi
e uccidendola "SCRIVERÒ LA PAROLA "FINE"!"
In orbita di parcheggio attorno al pianeta Vishalaya,Thanos fissò l'infinito traffico di shuttle che
collegava la superficie del pianeta alla sua astronave da carico,ora battezzata Pietà.
L'approvvigionamento dell'esercito chitauriano stava richiedendo più tempo di quanto ne fosse
servito per conquistare e popolare il pianeta stesso.
Dal riflesso sul vetro,Thanos intravide il profilo di Ar che si avvicinava.
"3 pianeti,Ar."disse Thanos "3.
In quanto tempo?
Quanto siamo partiti da Titano?"
Ar rispose dopo un lungo momento,per trovare una conferma nel conteggio di Thanos "Quasi un
anno fa."
"3 mondi in un anno."disse questo Thanos "Di questo passo..."
Thanos scrollò la testa "Siamo troppo lenti.
Dobbiamo trovare un modo per identificare i pianeti e parlare loro in massa.
E dobbiamo essere più persuasivi."
"Si."disse Ar "L'inevitabile carneficina è...snervante."
"Snervante?"chiese Thanos.
"Tutte quelle morti..."Ar si strinse nelle spalle "Per quanto siano necessarie,le stragi ti gravano
sull'anima,non ne dubito.
Così come opprimono la mia."
Thanos si abbandonò a una risata aperta e sincera.
"Mi gravano sull'anima?"disse Thanos "No,Ar.
Una volta,forse,pensavo che uccidere fosse una necessità,il minore tra i 2 mali.
Era logico e vantaggioso."
Tacque un istante,pensieroso.
"Ma Ar,sono giunto alla conclusione che..."disse Thanos e si piegò in avanti,appiattendo entrambi i
palmi sul vetro "...uccidere è il bene assoluto e universale.
Uccidere pulisce il grano dalla gramigna.
Uccidere elimina ciò che,moltiplicato,diverrebbe un pericolo.
Uccidere previene le crisi.
Tuttavia,concentrarsi su questo significa adottare una prospettiva sbagliata.
Noi non ci proponiamo di uccidere metà di loro,ma di salvarli."
"Se uccidere è il bene universale..."cominciò Ar,parlando lentamente in attesa di essere interrotto.
Poiché ciò non avvenne continuò "Ogni cosa ha il suo scopo.
Tutta questa morte possiede un significato.
Dobbiamo solo capire quale sia."
Posò una mano sulla spalla di Thanos e gli diede delle lievi pacche "Siamo guidati dall'Universo
stesso,dalla sua ineffabile ricerca d'armonia.
Seguiremo le via più giusta."
Thanos era sorpreso.
"Dopo tutto questo tempo,dopo tutto ciò che hai fatto e a cui hai assistito...Ancora credi veramente
che esista una strada verso la pace universale."disse Thanos "Assurdo."
"Nel profondo di te,Thanos...lo credi anche tu."disse Ar "Perché,altrimenti,mi terresti qui,se non per
ricordarti ciò in cui credi?"
Thanos grugni e arricciò il labbro superiore.
Poi,senza dire una parola,si allontanò a grandi passi dal ponte di comando.
Una parte dei suo esercito fu mandata in esplorazione in una parte isolata dell'Universo dove vi era
un piccolo impero ed essi si stabilirono su un pianeta deserto.
I loro oracoli predissero l'arrivo di un messia che li avrebbe guidati alla conquista di nuovo.
Thanos,infatti,mandò parte della sua energia cosmica nel grembo di una donna su uno dei pianeti
dell'impero,generando così un figlio,che venne chiamato Thanos anch'esso.
Questo essere,per metà eterno,aveva una forza fisica immensa e la pelle indistruttibile,più alto della
sua gente e massiccio,con la pelle grigia,muscolatura imponente e placche ossee rettangolari sul
mento,disposte in maniera regolare le une rispetto alle altre.
L'impero era dilaniato da una guerra,tra 2 pianeti.
Il figlio di Thanos tradì la sua gente,aiutando i loro nemici a distruggerli,poi si ritirò nel deserto
unendosi ai chitauri,prendendo sua madre per se.
Con le sue forze,e la benedizione di suo padre,sconfisse l'imperatore precedente e ne prese il
posto,venendo chiamato re Thanos.
A differenza di suo padre,l'eterno Thanos,re Thanos era ossessionato dalla conquista.
Iniziò ad istruirsi sulla magia nera,governando con crudeltà a pugno di ferro.
Suo padre lo lasciò fare a condizione che mantenesse in equilibrio i suoi pianeti.
Un giorno,un potente artefatto conosciuto come il Cubo Cosmico atterrò misteriosamente sul suo
pianeta.
Re Thanos trovò l'artefatto e lo usò nella sua conquista dell'Universo e espresse la sua volontà e
influenza per estinguere la volontà di chiunque si opponesse a lui e il suo "ordine".
La sua espansione con il Cubo Cosmico fu interrotta quando il cubo fu distrutto da una elementale
rivale chiamata "Madre Iduna"di Halcyon con il costo della sua vita.
Sebbene la sua espansione si fosse fermata,re Thanos governò ancora il suo impero,conquistato con
la sua politica draconiana in cui ogni resistenza dei suoi sudditi viene brutalmente repressa.
Re Thanos divenne il sovrano della "Resurrezione Senza Fine",un vasto impero centrato sul pianeta
deserto,composto da decine di mondi e da una parte dell'esercito chitauri.
Intanto suo padre continuava la sua missione.
Thanos sapeva che la sua causa era giusta e la sua vita virtuosa,ma capiva altresì che non tutte le
menti erano abbastanza illuminate o colte per comprenderlo.
Era rassegnato a una vita fatta di fraintendimenti,di futili lotte contro la brutale e virulenta
negazione dell'ovvietà dei fatti.
Pertanto,fu per lui una piacevole sorpresa imbattersi in persone che,malgrado il diffondersi della sua
pessima reputazione,non solo erano d'accordo con lui,ma venivano a cercarlo mentre saccheggiava
mondi.
Un numero irrisorio rispetto ai miliardi di morti,si,ma l'idea che anche un solo individuo su un
intero pianeta potesse prestare ascolto ai suoi avvertimenti era più di quanto l'esperienza gli aveva
insegnato ad aspettarsi.
Li accolse,ovviamente,gli diede energia cosmica per mantenerli giovani e con la ricchezza della
genetica dei suoi esperimenti sui chitauri,li modificò e li potenziò,facendone la sua avanguardia
nell'universo.
In cambio,loro lo adoravano come un padre.
Si diedero nuovi nomi,si ribattezzarono in suo nome.
Erano Fauce d'Ebano,Gamma Corvi,Proxima Media Nox,Cacciatore d'Ossidiana e Super
Massiva,nomi riportati a galla dai più tenebrosi abissi dell'incubo e degli oscuri presagi.
Thanos li sguinzagliò per l'Universo in suo nome,affinché divulgassero i suoi moniti e cercassero
nuovi mondi e luoghi da conquistare.
Si definivano i suoi figli.
Ma non lo erano.
Erano i suoi strumenti,le sue armi.
Spediti nel vuoto dell'Universo in coppia oppure in gruppo,annunciavano la sua venuta,guidavano
le sue forze a terra,imponevano spietati la sua volontà.
Inoltre,lo ispiravano.
Thanos riprese anche ad occuparsi di affari,mediante le sue aziende,e rimise in uso una vecchia
tecnica: "la mietitura".
Quando uno dei suoi pianeti andava in sovrappopolazione,o ne trovava uno troppo lontano,non
usava i chitauri,ma le forze armate che le sue aziende gli consentivano per sterminare l'intero
pianeta,tramite una particolare arma.
Ci fu un periodo dove trovò un altro esercito,dando possibilità ai chitauri di riposarsi,prendendo
un'armata chiamata necromonger,esseri identici per aspetto ad alcune razze umanoidi come quelle
della Terra,ma con la pelle pallida.
I necromongers erano un impero religioso e una delle quattro razze più antiche, che segue con zelo
e violenza e diffonde la sua religione Necroism.
Un gruppo assolutamente fanatico che crede che la vita sia antagonista allo stato naturale
dell'Universo.
Prima ancora di Thanos,avevano intenzione di convertire o uccidere tutti coloro che si opponevano
a loro.
I necromonger credono che,oltre al potere supremo,vi sia una forma di potere inferiore,ma superiore
a quello di dei ed eterni e che la vita sia antagonista all'ordine naturale dell'universo e deve essere
purificata da esso per rinascere nell'Oltreverso.
L'Oltreverso è la loro terra promessa, ed essi credevano che a meno che una persona non muoia "a
tempo debito"non andrà in quel luogo
Inoltre credevano fortemente in una filosofia che diceva "tu mantieni ciò che uccidi", credendo che
terminare la vita di un altro ti autorizzi a prendere la sua proprietà e posizione.
I necromongers non si riproducono, in quanto non propagano ulteriormente la vita, quindi questo è
il motivo per cui si riferiscono a tutti i non-necros come allevatori.
Tutti i necromongers viventi erano convertiti, quando subivano la conversione ricevevano il
"marchio del necromonger": 2 dolorosi spuntoni infilati ai lati del loro collo, imparando come un
dolore può attenuarne un altro.
Dopo questa "purificazione" i nervi sono intorpiditi e il colore nero fuoriesce dagli occhi e dalla
pelle dei convertiti.
I nuovi convertiti portavano: vesti bruciate, lacere e putrefatte.
Le truppe dell'impero erano particolarmente efficaci, consideravano la morte onorevole e non erano
in grado di provare dolore.
I guerrieri non credevano nell'armatura pulita, credevano che più danni si mostrano, maggiore è il
guerriero che sei.
Mentre i soldati dell'impero necromonger brandivano le armi laser,era considerato più onorevole
usare le armi da battaglia corpo a corpo.
La flotta necromonger si spostava da un pianeta all'altro, da un sistema all'altro, apparendo come
una cometa prima dell'arrivo.
L'Armata cominciò a prendere forma sotto gli ordini di Covu dopo la sua scoperta dell'Oltreverso.
L'Armata si fortificò da Oltovm che Covu lasciò indietro mentre lui e i suoi necromongers
entrarono nella Soglia.
Oltovm il Costruttore iniziò quindi a costruire un'armata più grande, ma non vide mai la Prima
Ascensione quando la Nuova Armata sorse e scelse Naphemil il Navigatore per sostituirlo.
Naphemil aveva portato alla luce una necropoli sepolta nella Basilica, che viaggiava con l'armata
per la conquista attraverso lo spazio.
I necromongers possono rintracciare la loro storia nella Confraternita di Austeres.
Il gruppo cercò di prendere le distanze dagli altri mondi che furono considerati corruttibili.
Gli Austeri si stabilirono nel mondo Asilo.
Sorsero rapidamente dissensi, Covu, un importante scienziato, filosofo iniziò a insegnare la radicale
credenza secondo cui ci potrebbe essere una forza sconosciuta e forse più di una.
Primo regime: Covu il Trascendente.
Covu aveva visto, in prima persona,l'Oltreverso,considerandolo come il vero fine ultimo
dell'esistenza e rifiutando tutte le altre possibili vie.
Così avvincente era la rivelazione che insegnava che tutta la vita altrove era "un'epidemia
spontanea", un "errore non guidato" che necessitava di correzione.
Lo stato naturale era la morte e ciò che è venuto dopo.
Anche Covu e tutti i necromongers facevano parte di questo "grande errore", ma avendo visto la
verità, avevano il dovere di rimanere vivi finché l'errore non fosse stato ripulito da tutta la vita.
Alcuni anni dopo, Covu scelse un successore.
Era Oltovm il Costruttore, l'ufficiale che aveva posato la prima e l'ultima pietra di Necropolis.
Oltovm partì con Covu per tornare alla Soglia.
È stato un viaggio arduo, lungo mesi.
Alcuni della loro compagnia si chiedevano ad alta voce se Covu avesse mai visto la Soglia e
cominciarono a dubitare della sua parola.
Ma poi essa è stata trovata.
Oltovm descrive la Soglia come "Circondata da grandi forze di marea dello spazio, perfide per
navigare vicino, ma esteticamente belle, che suggeriscono le meraviglie oscure che si nascondono
oltre".
Questo era il loro modo per descrivere i buchi neri e le energie che da essi si poteva prendere,ma
che erano troppo potenti per essere contenute in un corpo.
Trascorsero giorni in attesa che le forze di marea si allentassero, e finalmente la Soglia si aprì.
Covu ordinò a tutti i necromonger, tranne che a Oltovm, di voltare le spalle all'approccio, e stabilì
per sempre che nessuna nave necromonger si doveva avvicinare alla Soglia aperta.
In effetti, nessun necromonger vivente, ad eccezione di un Lord Marshal, poteva vedere
l'Oltreverso.
Sulla Soglia stavano i 2 uomini, il Lord Marshal, un tempo presente e futuro, che ora fissavano la
bellissima stranezza dell'Oltreverso.
Quali parole passarono tra di loro non fu mai registrato.
Ma mentre Oltovm teneva il suo posto, Covu entrò nell'Oltreverso e non fu mai più visto.
Intento a non perdere mai la sua strada verso questo luogo straordinario, Oltovm ha costruito dei
segnali di navigazione nascosti che lo avrebbero riportato indietro.
Mai più nessuno avrebbe dubitato della sua esistenza.
Una volta che la via fu tracciata, Oltovm iniziò la costruzione di un portale attorno alla Soglia, forze
che potevano resistere ai vortici dello spazio e aprire la Soglia su richiesta.
Un ufficiale di fiducia è stato incaricato di sorvegliare la soglia contro le razze predatrici.
Il suo nome non è mai stato registrato, quindi viene semplicemente chiamato qui come guardiano
dell'Oltreverso.
Detto di essere alto quasi 3 metri, il Guardiano e la sua legione di fedeli respingono qualsiasi non
necromonger che tenti fare un approccio non autorizzato a questo santissimo dei luoghi.
Durante i tempi in cui la Soglia viene aperta per ammettere un Lord Marshal in pellegrinaggio, il
Guardiano e i suoi guerrieri devono voltare le spalle per non guardare l'Oltreverso.
All'inizio del secondo regime sorse una polemica.
Come si può tollerare la procreazione in una fede devota alla non vita?
La soluzione era vietare ogni riproduzione (anche se ovviamente non lo stesso atto sessuale).
Questa proibizione portò all'inevitabile conclusione che la Fede sarebbe morta nel giro di una
generazione, a meno che non si trovassero nuovi convertiti.
La fede era ancora grande, ma le distanze dello spazio erano maggiori.
Sono state necessarie più navi con unità migliorate.
Ora, Oltovm non era più un giovane, e la costruzione del portale della Soglia aveva occupato molti
dei suoi anni.
Eppure, si è dedicato all'idea di regalare ai necromongers la più grande armata mai vista.
I bisogni di manodopera erano enormi.
Il compito di soddisfare quel bisogno cadde su un giovane comandante ardente ,pieno di fede, di
nome Baylock.
Ardente studioso degli insegnamenti di Covu, Baylock è stato ammirato anche se alcune delle sue
azioni hanno suscitato critiche.
Tra le altre cose, ha usato mezzi non convenzionali per soggiogare tutte le razze di Boroneau V.
Forti schienali e nuove risorse erano necessarie per costruire l'armata, e Baylock li aveva
schiavizzati.
Oltovm non vide mai la Prima Ascensione, il giorno in cui la nuova armata necromonger era
pronta.
Invece, scelse il suo successore e poi scelse il suicidio ritualistico ai margini della Soglia.
Oltovm aveva detto ad altri che era "tempo debito" per la sua morte, ed è lui aveva introdotto
quell'usanza.
Anche se i necromongers desiderano la morte, c'è un momento giusto e appropriato per ogni morte.
A meno che un necromonger non muoia a "tempo debito", gli sarà vietato entrare nell'Oltreverso.
Naphemil era salito rapidamente nei ranghi militari, un giovane cartografo che aiutava a gettare le
basi per quella che ora chiameremo, semplicemente, la Campagna: il piano per liberare il noto verso
da tutta la vita.
Oltovm il Costruttore scelse saggiamente quando nominò Naphemil come il capo di questa epoca di
Necroismo.
Piuttosto che lasciare Necropolis dietro Asylum, Naphemil ordinò che la struttura fosse dissotterrata
e sepolta in una nave molto più grande, la Basilica.
La prima chiesa necromonger viaggiava con l'armata attraverso lo spazio, nella quale si avventurava
nel Giorno dell'Ascensione.
Nei brevi anni del Terzo Regime, la società necromonger ha diffuso la parola di Covu il
Trascendente, riunendo i convertiti a migliaia.
Non era più sufficiente inchinarsi davanti al Lord Marshal e fare un giuramento di fedeltà.
La vera purificazione era necessaria.
L'atto antidolorifico conosciuto nell'era moderna è un debole eco dell'esperienza di Covu.
Proprio come è stato torturato fino al punto di non sentire, i nuovi convertiti sono sottoposti a un
processo che dimostra come un tipo di dolore possa attutire gli altri; in che modo il dolore può
effettivamente portare felicità spirituale.
L'ufficio di "Purifier Principal" è stato creato per supervisionare le nuove conversioni.
Nonostante questi guadagni, la fede necromonger iniziò ad avere problemi di numeri,mentre le lotte
intestine tra gli ufficiali e l'attrito naturale superarono le conversioni.
Dopo l'enorme dispendio di risorse che aveva segnato il secondo regime, sembrava che la fede
stesse cedendo.
Alcuni necromongers iniziarono a vedere Naphemil come un pianificatore più che un leader, più
uno stratega.
Fu, come concludeva Oltovm, una buona scelta per il periodo di ascensione della storia dei
necromonger, ma quel periodo fu ora sfidato da nuove realtà.
Naphemil fu ucciso in una disputa con l'allora comandante Baylock, e questo omicidio impenitente
segnò la prima volta che un Lord Marshal era stato detronizzato dalla violenza.
Il dibattito infuriava sul fatto che Baylock avesse il diritto di nominare se stesso Lord Marshal.
Alla fine, gli insegnamenti di Covu prevalsero, poiché Baylock difese il suo atto con le stesse parole
di Covu: "Mantieni ciò che uccidi".
Baylock salì al trono di Necropolis e tutti i necromongers si inginocchiarono davanti a lui.
La società ora conosceva 2 tipi di successione: nomina e omicidio.
Baylock fu l'ultimo Lord Marshal nato a Necroism e il primo dei moderni Lord Marshal.
Durante il suo regime, la sottomissione planetaria divenne la norma.
Il piano che gli era servito bene su Boroneau V fu applicato su nuovi mondi e su larga scala.
Baylock ha anche insegnato che non era abbastanza ottenere convertiti.
Coloro che hanno rifiutato la conversione dovevano essere eliminati.
Ancora una volta ha fatto affidamento,per la giustificazione delle sue azioni, sulle parole di Covu,
che disse: "Converti o cadi per sempre".
A detta di tutti, il regime di Baylock avrebbe incontrato un successo senza precedenti se non avesse
incontrato il temuto carthodox.
Questa era un'altra fede militarizzata, monoteista e procreativa, ma tuttavia potente.
Anche i carthoven erano alla ricerca di convertiti nel sistema planetario Neibaum, e quando i
sentieri si incrociavano, i mondi di Neibaum divennero il sacro campo di battaglia.
Una nota interessante, anche se probabilmente irrilevante, sulla storia di questo particolare conflitto:
ci sono suggerimenti (solo nella storia orale) che una razza elementale stava consigliando i
carthodox nel corso di questa guerra.
Ma molti dubitano che gli dei fossero coinvolti, citando la tradizionale neutralità di tutti gli
elementali di quelle zone che si erano da tempo ritirati nei reami spirituali a loro disposizione.
I carthodox avevano strane nuove armi, alcune delle quali superiori al corrispondente armamento
necromonger.
Le perdite tra i sostenitori della Fede erano diventate catastrofiche.
Gli ufficiali si sono lamentati del fatto che le comunicazioni non erano sufficientemente sicure,
consentendo ai carthodox di conoscere le loro mosse in anticipo.
I comandanti di Baylock consigliarono la ritirata dal sistema Neibaum.
Se avessero potuto rinfoltire i ranghi convertendo i mondi oltre,sarebbero potuti tornare a
combattere i carthodox di nuovo, rinfrescati e rafforzati.
Ma Baylock il Brutale non ne ha voluto sapere: "Possono avere gli dei dalla loro parte, ma noi
abbiamo l'Oltreverso", si dice che Baylock abbia urlato. "Inizia e finisce in questo sistema."
Kryll era un ufficiale tecnico incaricato di un ordine emergente all'interno del movimento
necromonger.
Lo chiamò l'Ordine dei Quasi-Morti.
Le "Quasie" (come sono ora conosciute) iniziarono come asceti monaci che si privarono
volontariamente di praticamente tutto il nutrimento.
Il loro obiettivo era di rallentare la funzione fisica fino al punto in cui la loro esistenza camminava a
cavallo tra la vita e la morte.
Esseri fragili, ma potenti, poiché tutte le risorse del corpo erano dedicate alle attività mentali.
Dopo anni di supervisione della crescita di questo ordine, Kryll si fece avanti per offrire a Baylock e
ai militari l'uso di Quasi-Morti come condotti telepatici.
Una volta riconosciuti i vantaggi promessi da tale sistema, l'offerta è stata rapidamente accettata.
Una rete di Quasi-Morti e stata installata su ogni nave comando, una pratica seguita sempre.
Il Quasis ebbe un rapido successo.
Alla fine, ecco la linea di comunicazione incorruttibile che l'esercito stava cercando.
L'impatto delle Quasis cominciò a farsi sentire sul campo di battaglia, poiché le loro comunicazioni
non potevano essere intercettate dai carthodox, che non avevano risorse equivalenti.
Stavano aiutando a cambiare le sorti della guerra quando accadde qualcosa di straordinario.
Baylock è morto in un incidente di atterraggio su Neibaum Prime.
Le domande superano le risposte.
Chi era ora al comando?
I comandanti avrebbero nominato un Lord Marshal tra le loro fila?
O sarebbero arrivati a combattersi l'un l'altro anche mentre combattevano contro i carthodox?
Il cadavere di Baylock fu inviato alla Soglia.
Lì, il Guardiano fece galleggiare il cadavere in un'arca aperta e lo fece navigare nel Oltreverso.
Mentre il cadavere svaniva, il Guardiano, come in seguito giurò davanti a un congresso di
comandanti, udì Baylock muoversi e parlare.
E con le sue ultime parole, Baylock ha nominato un successore – Kryll.
I carthodox furono sopraffatti.
Le loro false icone venivano bruciate o altrimenti messe da parte, i loro numeri purificati e assorbiti.
Sebbene fosse stato previsto che i carthodox, essendo essi stessi devoti, non si sarebbero mai
convertiti al Necroismo, la maggior parte dei carthodox lo fece con una prontezza sorprendente.
Alcuni sarebbero in seguito diventati rispettati guerrieri necromonger, e molti altri documenti
riportano le loro storie.
Forse come un atto di gratitudine, Kryll ha annullato il divieto del necromonger di innalzare icone
personali per erigere una statua montuosa di Baylock il Brutale.
I resti di Neibaum Prime furono lasciati alle spalle, un promemoria delle battaglie che Baylock ha
compiuto lì.
Questa fu la prima delle grandi icone della Conquista planetaria che, nel prossimo regime, avrebbe
assunto un'importanza maggiore.
Inoltre, Kryll ordinò agli statuari di abbellire l'interno antico della Necropoli, incluse le immagini di
tutti i Lord Marshals, passati e presenti.
Sempre attento alle sfide della Fede, Kryll ha perfezionato i Quasi-Morti, creando l'Ordine dei
Quasi-Morti.
Questo gruppo era composto da 5 individui estremamente evoluti verso la morte che potevano
sondare la mente di ogni individuo.
Così potenti erano quelli che, raggruppati insieme, potevano provocare emorragie nel cervello di un
soggetto resistente.
Le "Grandi Quasie" servono il Lord Marshal regnante, mentre le "Piccole Quasie" soddisfano i
bisogni di comunicazione dello spazio profondo sia militare che privato.
L'armata cartenaria, così formidabile, era montata su navi da guerra necromonger, rendendo
l'armata più forte che mai.
Il necroismo, un movimento che aveva già assorbito altre 2 fedi, era pronto a diffondersi in nuovi
mondi con nuova velocità.
Il tempo di Kryll terminò inaspettatamente.
I necromonger incontrarono Thanos il Titano pazzo e i chitauri.
Tra i 2 non vi fu scontro,poiché Kryll aveva simpatia per Thanos che devastava i mondi
sovrappopolati,criticando però solo il fatto che attaccava quelli che erano prossimi al collasso e non
tutti gli altri.
Era anche infastidito dal fatto che Thanos tentasse di salvare le risorse dei pianeti e quindi
permettere la vita,ma poiché l'esercito chitauriano era formidabile,preferì stringere alleanza e
commise suicidio rituale,nominando Thanos come suo successore.
Questo documento di successione ha evitato la lotta rancorosa che ha segnato la transizione tra il
quarto e il quinto regime.
Il documento di successione voleva che Thanos diventasse Lord Marshal e dio dei Necromonger,ma
alcuni ne contestarono la validità.
Le voci portarono la faccenda al tribunale e, presto, seguì un dibattito pubblico: alcuni suggerirono
che Thanos fosse in qualche modo complice della morte di Kryll.
Thanos fu prontamente prosciolto dalle accuse e gli autori di queste storie furono cacciati e uccisi
prima del dovuto.
Nel tentativo di convincere i necromonger a seguirlo,Thanos aveva il documento di successione che
lo nominava Lord Marshal custodito nei depositi più sicuri dei necromongers, sotto il più stretto dei
guardiani.
Ha creato molte icone della conquista che servivano non solo per essere un memoriale della
battaglia che si svolgeva dove atterrava, ma anche per iniziare quella battaglia.
Le campagne che conduceva attraverso i pianeti del Sistema di Coalsack e dei sistemi Aquilan
spesso avevano solo icone della conquista rimanenti per ricordare le battaglie che avevano avuto
luogo.
Durante il suo governo, iniziò una devastante campagna contro gli Aquilani e ordinò la distruzione
di Aquila Major con un massiccio bombardamento noto come "Protocollo finale".
Prese anche in considerazione l'idea di prendere di mira un essere angelico caduto chiamato
Quintessa,ma data la potenza di quest'ultimo preferì lasciarla per ultima.
Dopo aver convertito Kyra, Thanos ha avuto i suoi primi scontri con Drax,il Distruttore e ha
acconsentito a una lotta uno contro uno con lui.
Drax non poté in alcun modo resistere contro il Titano Pazzo e fu imprigionato.
L'eterno dovette scontrarsi lo stesso giorno con un gruppo di elementali che si erano fatti venerare
su quel pianeta,uno scontro che si rivelò più complicato del previsto.
Thanos guidò i Necromongers per altri 5 anni, ma rifiutò di andare nell'Oltreverso e si limitò a
conquistare mondi.
La fede e le credenze religiose per lui erano pura follia,però aveva avuto interesse per le energie
emesse dai buchi neri.
Alla fine Thanos accettò di passare il titolo di Lord Marshal a Super Massiva,tornò alle sue
precedenti truppe dei chitauri.
"Siamo troppo rigorosi."disse un giorno Ar,mentre sfrecciavano tra i sistemi stellari.
I suoi servitori li avevano già preceduti alla volta di un mondo chiamato Zen Whoberi,maturo per
essere sottoposto al sovvertimento globale in stile Thanos.
"Se anche una sola persona su un pianeta crede nella nostra causa,la vita di quella persona è degna
di essere risparmiata e sfruttata."disse Thanos.
"Perciò...niente più annientamenti totali?"chiese Ar,un po' troppo entusiasta.
"I bottini accumulati dalle precedenti conquiste e i profitti aziendali,basteranno ad alimentare la
nostra causa per altri millenni."disse Thanos "Forse,dovremmo provare l'equilibrio su scala
mondiale."
Ar inarcò un sopracciglio "Misericordia?
Da parte di Thanos?"
"Un tipo diverso di misericordia."disse Thanos "Il disequilibrio esiste ancora.
La grazia della tomba è stata sufficiente,fino ad ora,ma ,da oggi in avanti, praticheremo le nostre
epurazioni con maggior coscienza.
Prima,era più sicuro spazzare via intere popolazioni affinché non restasse nessuno a darci la caccia
per vendetta.
Attueremo il protocollo titaniano:uccideremo metà degli abitanti di ciascun mondo.
Chiaramente se essi sono meritevoli e se non si ribellano.
E via via che quei pianeti si riavranno,dimostreranno a tutti gli altri che i nostri metodi funzionano."
Ar ci pensò "Sarà opportuno schiacciare anche tutte le risorse militari."gli fece
notare"Altrimenti,dovremmo guardarci le spalle ancora di più del solito."
Thanos sorrise di puro piacere "L'idealista diventa un pragmatico.
Faccio ancora in tempo a convertirti,Ar."
"Il tempo passato con i necromonger ti ha segnato di brutto."disse Ar.
"Non direi."disse Thanos "Penso sempre che siano dei pazzi invasati.
Spero che Super Massiva si trovi bene."
Da quell'angolazione,il piccolo pianeta Zen Whoberi era sospeso nello spazio,un gioiello
verde-azzurro che brillava sullo sfondo nero nero velluto di una nebulosa senza stelle.
Erano entrati nel sistema Silicon Star,composto da 12 pianeti,di cui uno solo abitabile.
Zen Whoberi.
Dimora di 3 miliardi di anima senzienti.
Tutte destinate a soccombere nel brave giro di qualche generazione.
A meno che non avessero obbedito a Thanos.
E non lo fecero.
Così,lui attaccò.
Osservò l'offensiva dal ponte della sua nave,come aveva già fatto innumerevoli volte.
Da lassù,non si vedeva altro che un mero spettacolo di luci-sporadici lampi di giallo e arancione,che
sfolgoravano sulla superficie del pianeta.
Il fuoco nucleare illuminava le linee costiere,riversandosi come lava dai litorali.
Riesaminò i suoi piani di battaglia per sommi capi e vide che nessuna modifica andava apportata.
Gli abitanti di Zen Whoberi non avevano fatto alcuna mossa o contromossa che lui non avesse già
previsto.
L'esito era scontato.
Si rese conto,con sua sorpresa,che nel bel mezzo della guerra si sentiva...annoiato.
"Quand'è che il genocidio è diventato un'abitudine?"domando lui ad Ar.
L'amico accanto a lui,alzò lo sguardo dal piccolo oloschermo su cui scorrevano i dati trasmessi
direttamente dai leviatani chitauriani.
"10000 anni fa all'incirca."disse Ar "Stai avendo dei ripensamenti,Thanos?"
"Se così fosse?"disse Thanos.
Ar schioccò la lingua e si stuzzicò la punta delle orecchie,una cosa che faceva soltanto quando era
assorto nelle sue riflessioni.
"L'olocausto è un male vergognoso."disse infine Ar "Ma non quanto è messo al servizio di un bene
superiore.
Nondimeno,molte sono le vie che conducono alla vittoria.
Puoi sempre sceglierne un'altra."
Thanos sbuffò "La vittoria stessa non ha significato per me.
Voglio solo portare il mio aiuto."
Le labbra di Ar assunsero una piega preoccupata "So dove vuoi arrivare.
Sai che non approvo che tu scenda in battaglia insieme ai chitauri.
Potrebbe essere pericoloso.
Ricordi lo scontro con gli elementali e i iecromonger?"
"Ancora di più lo è permettere che si crei una distanza tra me e le nostre battaglie."disse
Thanos"Distanza che potrebbe crescere e diventare un baratro tra me e la mia causa.
Ho bisogno di queste esperienze,Ar.
Devo vedere la devastazione con i miei occhi.
Come ho fatto molte volte.
Per ritrovare la motivazione.
Per ricordarmi ciò per cui combattiamo."
Consultando lo schermo,Ar assentì tra sé e sé "Beh,c'è una zona sul continente occidentale che è già
stata sgomberata.
Potresti..."
"No."disse Thanos "Come sempre,devo vedere la sofferenza."
Sapeva che era inutile osservare soltanto gli effetti antisettici della pulizia planetaria ad opera dei
chitauri.
Era come trovarsi di fronte al risultato finale di un intervento chirurgico.
Non si impara nulla dalle suture e dalle cicatrici.
L'unico modo per comprendere i meccanismi della medicina è guardare le mani del chirurgo
immerse nel sangue e nelle viscere.
"Non ha senso se non lo si vive."disse Thanos ad Ar.
Ripensò ai giorni antecedenti al massacro sulla Blood Edda.
Il modo in cui aveva usato le mani per torturare ed uccidere l'elementale.
La sensazione di avere il sangue divino sulle sue colpevoli dita.
"Nossignore."replicò Ar con decisione "Lo hai già fatto,e tutte le volte hai messo a repentaglio la
tua vita."
"Sono quasi indistruttibile,Ar."disse Thanos.
"E "quasi"è la parola chiave."disse Ar "Non possiamo rischiare."
Thanos si voltò verso l'amico e piegò le labbra in una parodia di sorriso "Non ti stavo chiedendo il
permesso,Ar."
"È troppo pericoloso."insistette quello "Noi non possiamo permettere che ti capiti qualcosa."
"Noi..."disse Thanos nel suo tono più cupo e intimidatorio possibile "...non prendiamo le decisoni
su questa nave.
Io le prendo."
Con un atteggiamento di sfida,Ar squadrò le spalle e spinse fuori il petto.
Lui e Thanos i scrutarono in cagnesco per alcuni lunghi momenti.
Ar ingollò di nuovo il malloppo "Thanos,ti prego!
Pensa a ciò che chiedi!
Al rischio che corri!"
"Sono preparato."disse Thanos "Ho trapassato una luna volandoci contro.
Ho distrutto interi mondi.
Non mi accadrà nulla di brutto,amico mio."
Alla fine,Ar si arrese.
Come Thanos sapeva che avrebbe fatto fin dall'inizio.
Ecco perché teneva così tanto all'amicizia con Ar.
Perché Ar lo contraddiceva.
Ma mai troppo.
Sulla superficie di Zen Whoberi,Thanos camminava tra i resti di un villaggio,su quello che un
tempo era stato uno dei continenti settentrionali.
Era estate in quell'emisfero del pianeta e il calore era opprimente,mitigato soltanto dalle ombre
passeggere dei grandi pennacchi di fumo che s'innalzavano nelle vicinanze,dove i suoi chitauri
guerrieri avevano fatto brillare una miriade di bombe.
Il villaggio era in rovina,edifici e infrastrutture ridotte in macerie sotto i colpi inesorabili dei
leviatani e degli armamenti chitauriani.
Sopra,i suoi soldati saettavano in cielo sui loro velivoli da guerra,mentre a terra la fanteria gli stava
intorno.
Corpi-arsi,insanguinati-costellavano ciò che restava di una strada.
2 chitauri sgomberavano la via dai cadaveri per permettere il passaggio di Thanos e del suo seguito.
Lungo entrambi i margini della via,le truppe restavano sull'attenti.
In lontananza,si scorgeva un'imponente portale ad arco,una vera meraviglia architettonica.
Thanos era lieto che fosse sopravvissuto alla guerra.
La bellezza occupava un posto nell'Universo e doveva sempre rimanere intatta,quand'era possibile.
L'odore di sangue saturava l'aria.
Così come quello della carne bruciata.
E della paura,che aveva un suo odore particolare,il tanfo delle ghiandole adrenaliniche ipertattive.
La specie Zen Whoberi era di carnagione verde,alta di statura,snella di corporatura.
I loro copi potevano essere ammassati comodamente quanto gli altri.
Una bambina e sua madre erano dentro una tenda.
Fuori della porta di sentivano boati e urla.
"Mamma."disse lei piangendo tra le braccia della madre.
"Sei al sicuro."disse la madre.
Uno dei chitauri sfondò la porta.
Fuori era pieno di astronavi sia ad anello,sia quelle che avevano solo 2 chitauri,più il Santuario.
Un chiaturo con il mantello portò la bambina ed un altra con se.
"MAMMA!"urlò la bambina
"Zen-Whoberi."disse Fauce d'Ebano "Zen-Whoberi schieratevi o morirete."
La gente fu schierata in 2 fazioni.
"MAMMA!"disse la bambina liberandosi dal chitauro.
"Da un lato c'è una rivelazione,dall'altro un'onore conosciuto da pochi."disse Fauce d'Ebano.
Gamora vide Thanos venirgli incontro e lui indossava la corazza con la quale aveva attaccato
Titano.
"Cosa c'è piccola?"disse Thanos chinandosi.
"Mia madre."disse la bambina"Dov'è mia madre?"
"Come ti chiami?"disse lui.
"Gamora."disse la ragazzina.
"Sei una vera guerriera,Gamora."disse Thanos che allungò la mano sinistra "Vieni.
Voglio aiutarti."
Gamora toccò l'enorme mano del gigante che la portò sotto un'arcata simile a quella di un tempio
orientale.
Thanos si mise in ginocchio,prese un cilindro rettangolare,con al centro una pietra ovale rossa,e
altre pietre più piccole e facendo pressione uscirono 2 lame,una sopra e l'altra sotto "Guarda."
Lui mise il coltello in orizzontale sull'indice "Bello,vero?
Perfettamente bilanciato come tutto dovrebbe essere."
Thanos piegò il coltello da una parte "Troppo da un lato."
Thanos piegò il coltello dall'altro lato "Troppo dall'altro."
Thanos lasciò cadere il coltello.
"Tieni,prova tu."disse Thanos.
"Andate in pace in contro al vostro creatore."disse Fauce d'Ebano.
I chitauri iniziarono ad uccidere la popolazione da una parte e Thanos girò il volto a Gamora.
"Concentrati."disse Thanos.
Gamora tenne il coltello in equilibrio.
"Ecco,brava."disse Thanos.
Poco dopo Thanos trovò la madre della bambina e le spezzò il collo a mani nude,dicendo che non
era degna.
A bordo del Santuario,Thanos contemplava l'ologramma di Gamora che dormiva in una stanza
sicura non lontano dalla sua.
Ar irruppe in cabina senza neppure annunciarsi,come faceva spesso-un comportamento
oltraggioso,che solitamente lo infastidiva non poco.
Ma non quel giorno.
Quel giorno,gli interessava soltanto la bambina,ancora addormentata,e ciò che la aspettava.
"Che stai facendo?"domandò Ar "Il genocidio non ti basta più?
Ora sei...un rapitore?"
"La tua scala dei peccati segue un ordine assai strano,Ar."disse Thanos che non staccò gli occhi
dall'ologramma.
Voleva assistere al momento in cui si sarebbe svegliata.
"Un conto è uccidere persone nel modo più rapido e pulito possibile,e un conto è rapirle
e...e…"disse Ar "Quali sono le tue intenzioni?"
Thanos sospirò.
Ar tendeva a dimenticare con chi stesse parlando.
La loro lunga amicizia gli accordava un certo grado di rispetto e tolleranza nei confronti delle sue
trasgressioni.
E Thanos gli era sinceramente riconoscente per le infinite ore di lavoro che aveva dedicato alla
causa della salvezza dei mondi.
Ma cominciava a stancarsi delle libertà che si prendeva.
Che gli parlasse in quei termini in privato era una cosa.
Ma se avesse osato sfidarlo di fronte all'Estraneo…
O alla bambina…
"Ha ignorato ogni istinto di sopravvivenza dentro di lei."disse Thanos con voce colma
d'ammirazione,gli occhi ancora incollati al corpicino dormiente "La madre si è lasciata sopraffare
dalla paura,quando invece avrebbe dovuto lottare,e ha lasciato che la figlioletta facesse da scudo
vivente,quando l'hanno presa.
E inaspettatamente,contro ogni possibile barlume di logica o ragione,Gamora ha fatto proprio
questo.
Ha sfidato nientemeno che un esercito,un avversario di gran lunga superiore a lei.
Questa è una cosa che non si può inventare,Ar.
Non si può fabbricare quel genere di...coraggio."
"Vuoi per lo meno girarti a guardarmi?"domandò Ar.
"No,sto guardando mia...mia figlia."disse Thanos.
Ar gli girò attorno.
Non osò interferire con l'ologramma,ma gli si piazzò appena più a sinistra della figura,entrando
nella visione periferica di Thanos "Lei non è tua figlia,Thanos.
Aveva dei genitori."
"È orfana."disse Thanos "Io la sto adottando.
È molto semplice."
"Posso chiederti il perché?"chiese Ar esasperato.
Thanos sospirò ancora;non aveva voglia di spigarsi,né con Ar né con chiunque altro.
Aveva un esercito.
Un'armata disciplinata,letale e obbediente
Con una parola,poteva cingere d'assedio interi mondi,annichilire eserciti e trucidare fino all'ultimo
rappresentante di qualsiasi specie.
Ma doveva essere sempre un suo ordine.
Solo lui poteva esercitare il comando.
Di tutto.
In ogni frangente.
I chitauri non erano in grado di pensare autonomamente.
Non sapevano elaborare un progetto,un piano o una strategia.
Mentre Ar,sebbene capace,non era certo una mente tattica.
Manteneva le navi in attività,faceva in modo che le linee di approvvigionamento fossero sempre
ben fornite e operative,ma non poteva mandare avanti una guerra.
Non ne sopportava l'intrinseca brutalità,e gli mancava l'intelligenza necessaria per pianificarla.
Persino Fauce d'Ebano e gli altri erano vittime del loro stesso servilismo e timore;non avrebbero
mai potuto concepite un programma su scala globale.
Tutti tranne Super Massiva,che ora era lontana.
Ma quella bambina...il potenziale grezzo,intatto...Oh quante cose avrebbe potuto insegnarle!
"Davvero vuoi diventare padre?"domandò Ar con dolcezza.
"Io non invecchio,ma non vivrò per sempre."disse Thanos "Da qualche parte la fuori sta per nascere
o è già nata l'anima speciale destinata ad uccidermi.
Se muoio prima che la mia opera sia compiuta,ed è molto probabile che sarà così,allora qualcun
altro dovrà proseguire nel mio nome."
"Perché proprio lei?"disse Ar "Ci sono gli altri,Fauce d'Ebano,per esempio..."
"Si sono avvicinati a me tardivamente nella loro vita."disse Thanos "Lei è ancora bambina.
Posso modellarla,plasmarla e mia immagine.
Abbiamo raso al suolo Zen Whoberi,ma ci siamo portati via l'unica cosa che valesse la pena di
salvare.
Lei rappresenta il meglio di loro e deve essere protetta.
La cresceremo.
Le insegneremo a guidare i nostri eserciti.
La nostra armata è la migliore della galassia,forse dell'intero Universo.
Faremo d lei io suo capo."
"I chitauri non sanno insegnare!"protestò Ar "La loro mente è come un alveare!
Imparano all'istante l'uno dall'altro,perciò non hanno mai avuto bisogno di sviluppare un metodo di
addestramento!"
"In tal caso,la addestrerò io stesso."disse Thanos facendo un ampio sorriso "Guarda,Ar;si è
svegliata."
Più tardi sedevano l'uno di fronte all'altra,alle estremità opposte di un tavolo,negli alloggi personali
di Thanos.
Aveva fatto portate e montare apposta il tavolo da 2 chitauri,siccome lui,in genere,non mangiava
mai.
Era strano trovarsi seduto a un tavolo,e avere un'altra persona di fronte.
La bambina sprigionava ondate di paura e incertezza.
Thanos la lasciò mangiare.
Era famelica e divorò tutto quello che le mise davanti.
"Mi ucciderai?"chiese Gamora infine.
"No!"disse Thanos.
La nota atterrita nella sua voce lo colse di sorpresa;fino a quel momento,non si era accorto di quanto
tenesse a lei.
"Io ti ho salvato la vita."disse lui "Non ho alcuna intenzione di togliertela."
Lei rifletté per alcuni momenti in silenzio,poi alla fine disse:"Tu mi hai risparmiato la vita.
C'è una differenza."
Thanos fece un gran sorriso.
Tale prontezza di spirito in una creatura così giovane...L'aveva scelta saggiamente.
"Sono compiaciuto di questa tua eloquenza."disse Thanos "È segno di una mente ordinata.
Sei molto matura e intelligente per la tua età."
"Perché l'hai fatto?"domandò Gamora "Dovevano proprio morire?"
Lui annuì,cupo "Vorrei che non fosse così.
Lo vorrei davvero.
Ma c'è squilibrio nell'Universo,mia cara Gamora.
Se così non fosse,vivrei felice su qualche insignificante pianeta,in una zona remota della galassia.
A fare qualcosa di più semplice e duraturo.
L'agricoltore per esempio.
Ma ho una responsabilità più grande,una da cui non posso sottrarmi."
Gli occhi di Gamora guizzarono da una parte all'altra,mentre digeriva ciò che aveva sentito "Che
vuoi dire?"
"Dove c'è squilibrio,io porto equilibrio."le spiegò Thanos "Dove ci sono mondi e popoli in
difficoltà,io porto sollievo e misericordia."
Tacque per un brevissimo istante "Non ti mentirò,bambina.
Questo significa che uccido tante persone.
Non voglio farlo.
Non ne traggo alcun piacere.
Ma deve essere fatto."
"Perché proprio tu?"disse Gamora.
Thanos si concesse un istante per godersi quella bambina.
Solo un istante.
Gamora aveva tranquillamente ignorato il problema di cosa lui facesse,accettandone l'inevitabilità.
Era un vero portento.
"Perché io sono l'unico che possa farlo."disse Thanos.
"E che ne sarà di me?"disse Gamora.
"Voglio offrirti un'opportunità."disse Thanos "Di unirti a me.
Di diventare il mio braccio destro.
La tua specie ha una serie di caratteristiche fisiche che io ritengo utili e interessanti.
La vostra epidermide è più resistente di quella di un tipico mammifero bipede e questo vi fornisce
un certo grado di protezione dalle ferite fisiche.
Anche i vostri tessuti muscolari sono più compatti della media,il che spiega la forza che manifestate
anche in giovanissima età.
Questo ti rende la candidata perfetta per stare al mio fianco.
Per apprendere l'arte della guerra,della morte,della violenza necessaria.
Per divenire un'estensione del mio braccio nella galassia,mentre io faccio ciò che gli altri non fanno
perché sono troppo stupidi o vigliacchi."
"Che cosa?"disse Gamora.
"Salvare il futuro."disse Thanos "Usando la ragione,preferibilmente.
Ma anche col sangue e col fuoco,se serve."
"Vuoi che diventi un soldato?"disse Gamora.
Thanos sgranò gli occhi.
"No!"esclamò lui "No,no!
Voglio che diventi...la mia erede in caso della mia scomparsa.
Starai al mio fianco.
Darai ai mondi una nuova forma,insieme a me.
Sarà una vita meravigliosa,bambina."
"Ho una domanda."disse lei alquanto timorosa.
"Certamente."disse Thanos.
"Come ti chiami."chiese Gamora.
Lui titubò un solo momento.
"Chiamami padre."disse Thanos.
Poco dopo lei e Thanos erano seduti su dei gradini.
"Non ho mai sperimentato una tale compassione."disse Thanos "Ne da mia madre,ne dalle mortali."
Thanos le fece vedere una rosa nera.
"Cos'è?"disse Gamora.
"Sul pianeta Terra,uno tra le mie proprietà,queste si chiamano rose."disse Thanos"Normalmente
sono rosse,ma questa è nera."
"È bella."disse Gamora.
"Cosa c'è di più bello della morte?"disse Thanos guardando alla sua sinistra.
La bambina era molto bella sveglia e matura per la sua età,ma comunque ci sarebbe voluto
parecchio tempo perché i 2 stabilissero un legame e lei imparasse a fidarsi.
Andava bene così.
Di tempo ne avevano a sufficienza.
Le distanze tra i sistemi planetari erano enormi,e persino viaggiando a velocità luce,talvolta
impiegavano settimane o mesi per coprirle.
Thanos cominciò sin da subito ad addestrarla con rigore.
Liberò uno spazio sull'astronave da caricò "Pietà"e ne fece un poligono di tiro,un'arena da
combattimento e una palestra.
Lei possedeva un talento innati e i vantaggi dell'evoluzione e della giovane età,ma lui era un
maestro senza scrupoli.
Le scatenava contro i chitauri durante le sessioni pratiche facendole usare veri bastoni da
allenamento,e ordinava loro di ucciderla."
"È troppo pericoloso."lo ammonì Ar la prima volta.
"Ce la farà oppure no."disse Thanos,con un distacco che non provava fino in fondo "Se
sopravvive,migliorerà.
Se non sopravvive,allora non era destinata a stare al mio fianco."
In occasione del suo primo scontro,dopo essere stata rinchiusa all'interno di una stanza da cui le era
stato detto di fuggire,Gamora uccise 2 chitauri adulti e ne ferì un terzo.
Coperta di lividi e ustionata da una picca da battaglia,zoppicò fino all'uscita,scoprì il funzionamento
del tastierino elettronico e aprì la porta.
Il chitauro ferito si avventò su di lei in un ultimo tentativo di fermarla;Gamora lo bloccò nel vano
della porta e,mentre si lanciava fuori,chiuse il battente con violenza,fracassandogli il cranio e
crollando sfinita nel corridoio esterno.
"Vedi?"disse Thanos ad Ar,soddisfatto.
"Pura fortuna."sbuffò Ar.
"Se è come dici,la fortuna si esaurirà presto e questa storia sarà finita."disse Thanos.
Ma la buona sorte persistette finché Gamora non sviluppò abilità tutte sue.
Via via che la flotta si spostava di mondo in mondo,trucidando una popolazione dopo l'altra,Thanos
continuò a addestrarla,e lei divenne forte,possente e sicura.
Dopo ogni sessione di allenamento si occupava personalmente di curare le sue ferite e lo faceva con
una dolcezza che sorprendeva persino lui.
Credeva che la sua capacità di provare tenerezza si fosse estinta da tanti anni.
Gamora gli faceva venire voglia di prendersi cura di lei.
"So che ti sembra crudele..."le disse più di una volta "...che ti sembro crudele.
Ma quello che faccio è per il tuo bene,per il bene della tua generazione e di quella dei tuoi figli,e poi
dei loro figli e così via.
Le mie azioni cancelleranno la disperazione e rianimeranno la speranza."
"Io ti credo,Padre."rispose lei.
Thanos non seppe trattenere l'ampio sorriso che gli increspò tutta la faccia.
"Perché sorridi."domandò Gamora,flettendo il braccio.
Un corpo a corpo con uno dei migliori guerrieri chitauriani le aveva procurato un taglio profondo
sull'avambraccio sinistro fin quasi all'osso.
Non aveva neppure 13 anni e il suo corpo era già segnato come quello di un veterano anziano.
"Ci sono pochi piaceri nella mia vita."disse Thanos "Uno di questi è sentire che mi chiami "padre"."
Gamora gli prese la mano fra le sue.
Non erano così piccole come quel primo giorno su Zen Whoberi,quando a stento era riuscita a
cingergli un dito.
Lui strinse,sentì il calore della sua carne,il battito del suo sangue.
Sua figlia.
Sua figlia.
"Crescerà per odiarti."lo mise in guardia Ar più tardi,quando erano soli "Hai ucciso la sua famiglia.
Al momento,è innamorata di te.
Il tuo potere la affascina.
La tua generosità la colpisce.
Ma con l'aumentare della sua forza,comincerà a domandarsi perché debba tollerare la tua esistenza."
"A suo modo,mi ama."rispose Thanos "Si sforza di migliorarsi,di essere più preparata a diventare il
mio braccio destro."
"Tienilo d'occhio,il tuo braccio destro."osservò Ar con sagacia "Potrebbe tagliarti la gola.
Ricorda che quelle armi che hai dato sono infuse con il tuo potere."
Thanos emise una specie di grugnito di assenso.
Se un giorno Gamora avesse davvero ritenuto di poterlo uccidere,si sarebbe semplicemente
dimostrata pronta e meritevole di stare al suo fianco.
Ma combattere contro infinite orde di chitauri e miserabili su pianeti devastanti non poteva bastarle
più.
Era tempo di spingersi oltre.
"Credo abbia bisogno di un fratellino o di una sorellina."disse Thanos ad Ar.
Thanos informò Fauce d'Ebano e i suoi compagni che voleva un altro bambino,preferibilmente
intorno alla stessa età di Gamora.
I suo studi indicavano che questo avrebbe aumentato molto la possibilità che si stabilisse un legame
tra i 2.
Fauce e gli altri gli fecero sfilare davanti schiere e schiere di pargoli,tutti raccattati dalle rovine
fumanti di svariati mondi.
Proxima Media Nox,tuttavia,scovò una ragazzina dalla sconcertante carnagione
azzurro-violacea,non identica a quella di Thanos,ma abbastanza simile da spingerlo a domandarsi
come sarebbe stata la sua vita,se fosse nato sul mondo di quella bambina anziché sul suo.
Dapprima la scartò.
Il suo corpicino tremante non poteva competere con Gamora,la quale aveva un disperato bisogno di
allenarsi con avversari più impegnativi degli innumerevoli chitauri che,ormai,uccideva quasi con
noncuranza durante le sessioni di addestramento.
Ma quella carnagione...Thanos non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
La bimba gracile,glabra,senza pupille,e la tonalità della sua pelle si avvicinava moltissimo al
viola,tanto che,pensava lui,avrebbe quasi potuto essere...sua figlia.
Si accucciò davanti a lei e le prese il mento tra l'indice e il pollice,sollevandole il viso affinché
potessero guardarsi negli occhi.
"Benvenuta a bordo del Santuario,mia cara."le disse lui.
Le ragazze,Gamora e la nuova arrivata,Nebula,andavano piuttosto d'accordo,come c'era da
aspettarsi.
All'inizio,Thanos era contento di assistere al consolidamento di quel legame fraterno,un vincolo
affettivo che le speranze comuni concorrevano a fortificare e perpetuare.
Ma la sua gioia durò all'incirca per il primo mese,passato il quale si rese conto che,se le 2 avessero
cominciato a considerarsi alleate,avrebbero inevitabilmente fatto fronte comune contro di lui.
In totale antitesi con lo scopo che si era prefisso adottandole entrambe.
Aveva bisogno che fossero leali a lui,non l'una all'altra.
E così,cominciò a metterle in competizione,manipolandole affinché ciascuna si sentisse minacciata
dall'altra,facendole entrare un conflitto tra loro,e ciò accadeva ogni qualvolta escogitasse una nuova
prova a cui sottoporle.
Con suo piacere,vide che fallivano entrambi,nonostante i loro sforzi.
Si trovavano grossomodo allo stesso livello,anche se più spesso era Gamora a vincere.
Riusciva a battere Nebula,ma mai a sferrare il colpo mortale.
Quello era il miglio addestramento possibile per loro.
"E hai intenzione di adottare altri orfani di guerra?"domandò Ar con una certa asprezza,mentre
Thanos guardava le bambine combattere "Devo organizzare il Santuario affinché funga da
orfanotrofio,oltre che da ammiraglia?"
Thanos grugnì.
"Dico sul serio,Thanos."disse Ar "Quando hai preso a bordo Gamora,io ho capito.
Ti sei imbattuto in lei,ne sei rimasto folgorato.
Spesso,le coincidenze ci indicano la strada per trovare il nostro posto nell'ordine Universale,però..."
Thanos interruppe l'amico sollevando una mano.
"Per ora,ne basteranno 2."disse Thanos "Guardale lottare.
Come se fossero nate negli abissi dell'inferno."
"Esatto,hai plasmato un bel paio di demoni."disse Ar.
Thanos schioccò la lingua "No,no.
Non demoni,Ar.
Figlie.
Staranno sempre accanto a me."
"Preferirebbero strapparti il cuore,più che proteggerlo."lo avvertì Ar.
"Cambierà con il tempo."disse Thanos.
"Vorrei tanto esserne certo quanto te,amico mio."disse Ar "Per come stanno le cose adesso,penso
solo che tu stia affilando la lama che ti taglierà la giugulare,un giorno."
Con un cupa risata,Thanos distolse lo sguardo dalla vetrata che dava sulla palestra "Fidati di me,Ar.
Ci ho pensato bene.
Io miglior lavaggio del cervello è quello che lascia al soggetto un briciolo di libertà di pensiero.
Consento a Gamora e Nebula di odiarmi perché questo da loro l'illusione di avere ancora una scelta
e un libero arbitrio.
Ma ormai sono troppo assuefatte da questo tipo di vita.
Hanno interiorizzato al mia filosofia e accettato il mio predominio,che ne siano consapevoli o
meno.
Sono le mie figlie e per quanto i figli possano detestare i genitori è raro che alzino il dito su di loro."
"Raro."ripeté Ar seccamente.
E istintivo e inaspettato,il pensiero di A'Lars gli si insinuò nella mente per la prima volta da
quando...da quando…
Per la prima volta da quel giorno,50 piani sotto la superficie di Titano.
Per la prima volta da quando aveva fatto saltare la testa a suo padre e sbriciolato l'unica speranza
del pianeta sotto il suo tallone.
Aveva fatto scempio del corpo del padre.
"Sarò nei..."disse Thanos che si interruppe,attratto dalla scena che si stava svolgendo nella palestra.
Gamora aveva spezzato la picca di Nebula,insieme alla sua gamba destra.
Ma Nebula era riuscita ad arrampicarsi su una catasta di casse,appena fuori dalla portata della
sorella.
Ogni volta che Gamora affondava la picca contro di lei,Nebula si ritraeva quanto bastava per evitare
il colpo.
Le 2 erano a un punto morto.
Finiva sempre così,tutte le volte.
Gamora sopraffaceva Nebula,la quale trovava sempre un modo per non essere sconfitta del tutto.
Non perdeva mai,ma non vinceva neppure.
"Abbiamo qualche rimanenza di biocombinatori d'ultima serie di aggiornamenti sui
chitauri?"domando Thanos.
Ar annuì "Beh,si.
Ma non ci..."
"Vieni con me."disse Thanos che pigiò il pulsante per aprire la porta ed entrò nella palestra.
Nebula lo vide per prima,e lui riscontrò un palpabile senso di sollievo.
Non gli piaceva che lo vedesse come il suo salvatore;doveva contare solo su se stessa.
Gamora percepì la sua presenza un momento dopo.
Si voltò e lasciò cadere la picca da battaglia,scattando sull'attenti.
"Thanos."lo salutò rigida.
"Riposo,figlia mia."disse Thanos.
Lui tese un braccio per aiutare la ferita Nebula a lasciare il suo riparo sicuro.
Lei gli prese la mano,scese zoppicando e,infine,quando i suoi piedi toccarono terra,si appoggiò
completamente a lui.
"Che cosa è successo,bambina?"disse Thanos "Perché Gamora ti ha battuto?"
"Non ho visto la sua..."disse Nebula.
"Ah."disse Thanos e ficcò il pollice nell'occhio sinistro della ragazzina.
"THANOS!"proruppe Ar,accorrendo al fianco di Nebula.
Lei era crollata in ginocchio,urlante di dolore,con le mani premute sull'orbita vuota che sanguinava
copiosamente.
Senza spostare l'attenzione dall'immobile Gamora,Thanos parlò "Ha detto che non vedeva.
Useremo un biocombinatore per impiantarle un occhio potenziato.
Forse questo la aiuterà in futuro.
Ar,portala in infermeria per l'intervento."
Thanos non mosse un muscolo,ne distolse lo sguardo da Gamora,mentre Ar accompagnava
Nebula,zoppicante e con una mano davanti all'occhio,fuori dalla sala d'addestramento.
La bambina lasciava una scia di gocce di sangue sul pavimento.
L'espressione di Gamora non era mutata affatto nel corso dell'intero scambio.
Thanos la fissò nel silenzio che ingigantiva,ma lei si ostinava a non ricambiare lo sguardo e puntava
gli occhi nel vuoto oltre la sua spalla,come se lui non fosse neppure presente.
"Pensi che io sia crudele?"le chiede lui dopo un po'.
Gamora tradì una grande incertezza mentre rifletteva,poi,finalmente,incontrò i suoi occhi "Si."
Thanos sorrise.
Aveva deciso,durante quei momenti di titubanza da parte di lei,che se avesse risposto no o non lo
avesse guardato direttamente negli occhi l'avrebbe uccisa.
"Sono così fiero di te."le disse Thanos.
Parole che non aveva mai pronunciato,ne sentito.
Dopo essersi abituata al suo nuovo occhio,Nebula combatté meglio nel successivo scontro con
Gamora.
Tuttavia,non vinse nemmeno quella volta.
"Vedi come se la cava con un paio di ginocchia nuove."ordinò Thanos ad Ar.
Nei suoi alloggi personali,Thanos era seduto dietro una scrivania a interfaccia,dove stava
organizzando il successivo attacco.
Al suo esercito non servivano più dei portali per viaggiare,a meno che non si imbattessero in uno
dei vecchi portali kalami.
Le misure di sicurezza che circondavano gran parte dei varchi complicavano l'accesso a un
individuo famigerato come lui.
Per questo,ormai,si affidavano alla velocità super-luce per stragrande maggioranza degli
spostamenti.
Anche così,tuttavia,le enormi distanze tra i sistemi si traducevano in lunghi periodi di traversata
spaziale,in cui c'era tanto tempo per studiare e pianificare strategie.
Thanos apportava continue e minuziose modifiche al suo messaggio,per adattarlo a ciascun mondo
su cui avrebbe operato il suo tentativo di persuasione.
E intanto,si preparava alla guerra.
Per ogni evenienza…
Stavolta,Ar si annunciò prima di entrare.
Thanos non alzò lo sguardo quando udì il fruscio della porta che si apriva.
Ar tacque a lungo,indugiando in piedi alle sue spalle.
"Parla,amico mio."disse Thanos.
Una lunga pausa.
Poi: "Ti appaga,Thanos?"
"Che cosa?"disse l'altro.
"Le ragazze."disse Thanos "Il vostro rapporto."
"Fare loro da padre,intendi?"disse Thanos che rifletté sul quesito per un lungo momento,passato il
quale rifletté ancora.
"Si."disse Thanos "Mi appaga."
"In tal caso,allora,forse è il tempo di riconsiderare i nostri piani."disse Ar a Thanos.
Thanos sollevò lo sguardo dalla scrivania a interfaccia.
Da tanto tempo,ormai,Ar era divenuto parte integrante dell'ambiente della nave,l'ennesimo pezzo di
un puzzle che Thanos ricomponeva regolarmente nel tentativo di comprendere e guidare l'Universo.
Adesso,però,osservando il suo vecchio amico,lui stesso ebbe l'impressione di ravvisare l'interezza
della storia che aveva condiviso,scritta negli scavi del suo volto.
Avevano fatto la guerra-le guerre;in realtà-per così tanti millenni.
Le infinite battaglie non avevano fatto altro che rendere Thanos più forte e più sicuro della strada
che aveva intrapreso.
Quanto ad Ar...Le incertezze che lo tormentavano erano ora evidenti,le fratture che incrinavano le
sue convinzioni e il loro rapporto,che si spalancava sempre di più a ogni miliardo di vittime
massacrate.
"Pensi forse che potrei mai deporre le armi,Ar?"disse Thanos "Accontentarmi dei piaceri dei
fedeli,fondare una nuova colonia come unico eterno,affondare nei piaceri della paternità,mentre la
fuori c'è un Universo disperatamente bisognoso del tipo di aiuto che solo io posso offrire?"
"Beh,io..."disse Ar.
"Non verrò meno al mio dovere."disse Thanos "Non abbandonerò la mia missione,la mia causa.
Amo le mie figlie,poiché esse sono i miei strumenti più preziosi,espressione delle mie abilità,della
mia conoscenza,del mio destino.
Senza la missione,noi siamo vagabondi senza scopo,Ar.
Toglitelo dalla testa.
Sii forte."
Ar aprì la bocca per replicare,ma proprio allora una sirena cominciò ad urlare.
I 2 si guardarono.
L'allarme non si attivava mai.
Thanos balzò in piedi dalla scrivania e,insieme ad Ar,si precipitò in plancia,dove l'Estraneo sedeva
sulla poltrona del comandante,sibilando tra se e se.
Non appena Thanos entrò,l'Estraneo si alzò e indicò lo schermo principale.
"Siamo circondati,Lord Thanos."brontolò l'essere in quel suo modo di parlare lento e ben
scandito"Sono 15.
Starblaster dei Nova Corps."
"Avrei dovuto prevedere che questo giorno sarebbe arrivato."bofonchiò Thanos "Ma siamo lontani
dallo spazio xandariano."
"Presumo abbiano deciso di prendere l'iniziativa."disse Ar "Preparo i laviatani?"
"Si."disse Thanos "E aprì un canale di comunicazione con la nave ammiraglia xandariana.
Lo aspetto."
Un momento dopo,lo schermo principale si accese con uno sfarfallio e poi un improvviso chiarore.
Ne scaturì un ologramma che,dilatandosi,si modellò nella forma di un viso robotico di un cyborg
con dentro un cervello organico.
Un volto da lungo dimenticato,ma subito riconoscibile.
"Daakon Ro."disse Thanos quasi con gioia "Hai vissuto dentro un corpo da androide per millenni.
Non sei mai andato in pensione,dunque.
Tua moglie deve essere addolorata."
Il volto del cyborg era identico a quello di Ro.
Fece una smorfia "Mia moglie è passata a miglior vita innumerevoli anni fa durante
un'incidente,Thanos.
Mi sono salvato per miracolo."
"Le mie più sincere condoglianze."disse Thanos.
"Non so perché,ma ti credo."disse il robot.
"Io non mento quasi mai."disse Thanos.
"No,però sei riuscito a far fuori mezza galassia."disse il robot "I morti sono un numero enorme di
triglioni."
Thanos scosse le spalle "Non ho tenuto il conto.
Xandar non è stato toccato,il tuo mondo gode di un invidiabile equilibrio.
E l'ultima volta ho controllato,Denarian Ro,nessuna delle mie incursioni ha interessato i territori
xandariani.
I Nova Corps non hanno alcuna giurisdizione su di me."
Ro scrollò il capo "Gli altri sistemi e domini sono terrorizzati da te.
Hanno chiesto il nostro aiuto secondo i termini del Trattato di Mazar.
Non chiedere;fu sottoscritto qualcosa come 10000 anni fa,ma è ancora applicabile."
"Perciò siete qui per uccidermi."disse Thanos.
"Per arrestarti,se possibile."disse Ro "Consegnati senza opporre resistenza."
Ro fece una pausa,si umettò le labbra "Ho saputo di Titano.
Della sua fine.
Una vera tragedia.
Ma non puoi riportare in vita quella gente lanciandoti dietro una scia di sangue per tutto l'Universo."
"Non voglio riportarli indietro."disse Thanos che colse un gesto di Ar con la coda dell'occhio.
I leviatani erano in posizione.
"Hanno ignorato gli avvertimenti di un dio."disse Thanos "Sto cercando di salvare delle vite."
"Scusa se te lo dico,ma hai uno strano modo di dimostrarlo."disse Ro.
"Ro,tu fosti gentile con me in un momento della mia vita in cui avevo bisogno di gentilezza."disse
Thanos "Come segno di riconoscenza,ti darò 30 secondi per invertire la rotta e tornartene a
Xandar."
Ro sogghignò "1:temo di non poterlo fare.
2:ho 15 navi Nova Corps con i cannoni solari puntati contro le gondole dei tuoi scudi e il nucleo del
tuo motore.
Potrei lasciarti alla deriva nello spazio,senza nessuna nave."
"20 secondi."disse Thanos.
"Che ne pensi questo come segno di riconoscenza?"domandò Ro "Ti permetterò di arrivare a 0
prima di farti saltare in aria."
"10 secondi."disse Thanos e nel frattempo segnalò ad Ar di attaccare.
In previsione del giorno in cui qualche pianeta scellerato,sistema disperato o pirata spaziale
sprovveduto avesse tentato di farlo esplodere in mille pezzi,Thanos aveva preso la precauzione di
dislocare 10 leviatani in coda alla sua flotta,a una distanza approssimativa di un minuto luce.
Perciò erano sufficientemente distanziati da apparire ai normali sensori come semplici detriti
asteroidei.
Durante il colloquio con Daakon Ro,le dieci astronavi viventi avevano coperto quella distanza di un
minuto luce dagli starblaster dei Nova Corps.
Quando il conto alla rovescia di Thanos arrivò a 10 secondi,i leviatani attaccarono.
Sullo schermo,l'ologramma di Daakon Ro trattenne il fiato e si voltò.
Dall'audio del canale di comunicazione,Thanos udì urla di panico e grida allarmate.
"ACCIDENTI A TE!"esclamò Ro,guardandosi attorno "THANOS!
ACCIDENTI A TE!"
Più che a sferrare l'offensiva,i leviatani piombarono sulle astronavi come uno sciame inferocito.
Si incuneano nella formazione d'attacco dei Nova Corps in maniera così rapida che i vascelli non
poterono fare fuoco senza rischiare di colpirsi l'un l'altro.
Folgori sfrigolanti lampeggiarono dai cannoni dei leviatani e le grandi bestie torsero i muscolosi
corpi per insinuarsi tra le navi da guerra.
I loro carapaci esterni,squarciandoli ed esponendoli alla vacua morte dello spazio.
L'ologramma di Daakon Ro tremolò,mandò scintille,poi svanì in rumore statico.
L'attacco durò soltanto pochi minuti.
Al termine della battaglia,si contava un leviatano morto,altri 2 feriti e tutti e 15 gli starblaster
distrutti.
Detriti,cadaveri e piccoli globi di sangue vagavano nella tomba senza gravità dell'Universo
profondo.
"Non mento quasi mai."disse Thanos allo schermo vuoto "Ma quasi mai non significa mai."
Si lasciò andare contro lo schienale della poltrona e congiunse le dita di fronte a se "Come
dicevo,Ar,non deporrò le armi.
Non mi arrenderò.
La vita ha bisogno che stia dalla sua parte."
Ar schioccò la lingua e gesticolò per indicare il portale principale in pulsovetro
Il corpo a brandelli di uno xandariano galleggiò davanti a loro,attirato dalla microgravità generata
dalla massa del Santuario.
Il cadavere avrebbe continuato a orbitare attorno alla nave come una sanguinolenta luna
sventrata,finché non avessero aumentato la velocità;a quel punto,l'attrito l'avrebbe incendiato e
ridotto in cenere.
"Si."osservò Ar senz'ombra di sarcasmo "La vita ha proprio bisogno di te."
"Prendo atto del tuo commento."disse Thanos che si alzò dalla poltrona "Forse,esiste un altro modo.
Soltanto uno sciocco o un fanatico si attiene sempre al piano originale,senza cercare nuove strade
per raggiungere il suo scopo."
"Sono lieto che tu distingua gli sciocchi dai fanatici."disse sorridente Ar.
"Uno sbaglio che non commetterò di nuovo."concluse Thanos mentre lasciava il ponte di comando.
Ritirandosi nei suoi alloggi,Thanos passò giorni e giorni concentrato nello studio.
Dato che Ar si occupava di distrarre le sue figlie,lui si concesse una profonda immersione nei dati
che aveva raccolto.
Le sue stanze giunsero a somigliare al silencurium dei suoi ricordi:non si udiva alcun suono,solo
l'occasione sussurro del suo respiro o il raro palpito di un batticuore quando scopriva qualcosa di
nuovo.
Scaricò statistiche e dati da satelliti che orbitavano attorno a pianeti lontanissimi,in remoti sistemi
solari.
Esaminò attentamente le informazioni ricavate da oscuri recessi e segreti serbatoi di sapere.
Operò calcoli,spremette il suo intelletto e attinse all'immenso potenziale della sua mente per
rispondere all'incognita:quanti mondi dovevano essere salvati?
E qual'era il modo migliore per salvarli?
I risultati furono agghiaccianti.
Lo avvilirono a tal punto che non lasciò le sue stanze per un'altra settimana,durante la quale non
fece altro che stare sdraiato sul letto a fissare il nulla.
Il nulla più assoluto.
La questione,comprese,non era più di salvare i singoli mondi.
Era stato troppo ottuso e miope per afferrare l'enormità del problema che gli si profilava davanti.
I pianeti erano in pericolo,si,ma esistevano come parte dell'Universo.
E l'Universo stesso rischiava di soccombere allo stesso destino di Titano.
Il cosmo era vasto,ma non infinito.
Il numero di mondi abitabili era limitato,così come quello delle risorse adatte a sostenere la vita.
Un numero spropositato,si-tanto gigantesco da essere quasi inimmaginabile.
Ma era pur sempre un numero finito.
Finito e circoscritto.
Pertanto…
Secondo i suoi nuovi calcoli,e sulla base dei suoi modelli-ora comprovati dalle ceneri di un enorme
numero di mondi-entro i successivi 100 miliardi di anni,l'Universo avrebbe esaurito ogni capacità di
sostenere la vita.
All'inizio,il risultato del suo conteggio lo aveva rallegrato,come se fosse stato liberato da un peso.
100 miliardi di anni era un tempo incredibilmente,assurdamente lungo.
Paradossale,quasi.
Eppure…
Eppure il tempo era inesorabile.
Un anno,100 miliardi di anni,non faceva nessuna differenza:quel giorno,alla fine,sarebbe arrivato.
Egli esseri di quel tempo lontano non meritavano forse di vivere come quelli dell'epoca presente?
Chi era lui-chi era chiunque-per affermare che una vita vissuta adesso,avesse più valore,dignità o
merito di una vissuta dopo 100 milioni di millenni?
Quando fosse giunto quel tempo,futuro,l'Universo avrebbe ospitato svariati sestilioni di creature
senzienti.
Una cifra davvero sconcertante.
E ognuna di loro era condannata all'oblio.
Perché un bambino del futuro avrebbe dovuto soffrire,patire la fame e morire tra le atrocità solo
perché un bambino del presente potesse vivere una vita serena?
Thanos poteva pure continuare a viaggiare per il cosmo,cercando di risanare un pianeta e una civiltà
alla volta,ma…
"È un Universo dannatamente grande,quello che c'è la fuori."mormorò Thanos tra se e se.
E quella notte,lei tornò a visitarlo,per la prima volta dopo ere.
"Ricorda ciò che ti ho detto."gli rammentò Lady Morte,quasi del tutto scarnificata,il corpo uno
scheletro dinoccolato,drappeggiato da brani di pelle residua e muscoli che sembravano non voler
abbandonare le sue membra.
E Thanos ricordò,alla fine.
Ricordava sempre,adesso.
Da quando aveva mentito ad Ar.
Lady Morte aveva detto:"Salva tutti".
Questo lui aveva riferito al suo amico molti millenni prima,sulla Golden Berth,quando viveva sotto
il giogo di Sua Eccellenza.
Ma c'era dell'altro.
Una metà che lui aveva omesso.
Letteralmente.
"Non puoi salvare tutti."gli aveva detto.
Il messaggio acquistava molto più significato,ora.
Il suo algoritmo,applicato non a un pianeta solo,ma all'Universo intero.
E se voleva salvarlo per il bene della gente del futuro,doveva annientarne la metà.
Doveva annientare metà degli essere che vivevano nell'Universo.
Rise al solo pensiero.
Rise e rise a lungo.
"Grazie."sussurrò Thanos "Grazie padrona Morte,per avermi indicato la strada giusta ancora una
volta."
Convocò Ar,le sue figlie guerriere e l'Estraneo sul ponte di comando.
Costoro erano gli unici individuo del suo esercito capaci di pianificare il maniere indipendente,e
benché Thanos fosse molo più intelligente di loro-messi insieme-sotto ogni aspetto,sentiva che i
punti di vista altrui potevano avere un loro intrinseco valore,anche se sbagliati.
Ar sedeva al pannello di navigazione,la poltrona girata verso Thanos,che invece occupava il trono al
posto del comandante.
L'Estraneo stava in piedi poco più in la,ritto come un fuso,mentre le sue figlie…
Le ragazze non erano più ragazze,ma quasi donne.
Sfrontate e colme d'odio e di rabbia,erano talmente concentrate sulla repulsione che provavano per
lui da non accorgersi di quanto Thanos le avesse rese le sue armi perfette.
Presto,sarebbe giunto il momento di sguinzagliarle assieme ai suoi eserciti,di guardarle uccidere in
suo nome,convinte che così stessero soltanto prendendo tempo in attesa di stanare se sue debolezze.
Ma Thanos non aveva debolezze.
Le 2 avrebbero continuato a sacrificare vite per lui,odiandolo,compiendo quell'amorevole lavoro al
suo posto in caso di necessità.
Nebula stava spaparanzata di fronte al modulo degli armamenti,la schiena poggiata contro un
bracciolo della poltrona,le gambe penzolanti dall'altro lato.
Gamora era appollaiata su un console li vicino.
Combattevano e bisticciavano,ma restavano sempre vicine,come soggette a qualche implicita,ma
ben intesa tregua a cui entrambe si attenevano per mutua convivenza.
"Siete al corrente del problema."disse loro Thanos "Finora,abbiamo scelto di arrancare da un
pianeta a un altro,identificando mondi con difficoltà ambientali simili a quelle di Titano.
Ma l'Universo tutto è in pericolo.
Prima,il problema sbalordiva per l'ampiezza della sua portata.
Adesso,tale portata è quasi impossibile da concepire.
Accetto i vostri suggerimenti."
"Ci sono,padre!"disse Nebula "Perché non costruiamo un bomba abbastanza potente da spazzare via
mezzo Universo?
In un solo colpo."
"Che idiozia."brontolò Gamora.
"Almeno,io cerco di offrire un contributo."ribatté Nebula,il cui unico occhio organico lampeggiò di
rabbia.
"Meglio tacere,che contribuire con qualcosa di stupido."disse Gamora.
Nebula girò la poltrona con un movimento così rapido che persino Thanos stentò a seguirlo.
Ma prima che la ragazza potesse fare alcunché,Gamora le era balzata alla gola con un coltello.
"Non ora."disse Thanos in tono di rimprovero.
Gamora ringhiò e allontanò la lama dal collo.
Il suo occhio cibernetico si contraeva rapidamente,ora aperto,ora chiuse,segno che stava per perdere
il controllo.
Thanos le scoccò il suo sguardo più severo e lei si placò.
"Una bomba abbastanza grande da spazzare via mezzo Universo..."ripeté Thanos,una volta che
l'atmosfera nella stanza fu più distesa "...è un'idea allettante,ma approssimativa e inattuabile.
Non è certo qualcosa che si possa fare con uno schiocco di dita.
Ma bisogna trovare una soluzione.
La morte inevitabile è già di per se un destino triste per un individuo o un mondo,ma la morte di un
intera realtà?
Imperdonabile."
Ar incrociò le braccia sul petto e sogghignò "Non puoi sperare di comprendere i disegni del destino.
Nemmeno tu che sei un dio."
"Molto opportuno,da parte sua."commentò Thanos.
"È sempre stata un'idea assurda."disse Nebula scontrosa "Ora l'idea è sempre assurda,ma più
grande.
Correre da una parte all'altra dell'Universo,uccidere la gente per salvarla...È una follia."
"La sanità mentale dipende dai punti di vista,che a loro volta sono determinati dalle norme
sociali."le disse Thanos.
Mentre parlava,non guardò Nebula,ma Gamora,la cui espressione,come a solito,non rivelava nulla
di ciò che pensava.
Per Thanos,la sua impassibilità era al tempo stesso ammirevole e inquietante "Io non sono vincolato
alle norme sociali.
La mia sanità mentale non è in discussione."
"Se lo dici tu."commentò sarcasticamente Nebula.
"Esatto,lo dico io."disse Thanos che spalancò le mani "Sono ancora aperto ai vostri suggerimenti."
Nessuno si pronunciò.
"Siamo giunti così lontano solo per ritrovarci di fronte a un muro insormontabile?"domandò lui ai
presenti.
"Giunti così lontano?"disse Gamora,con una lievissima ombra di sorriso agli angoli delle labbra.
Nell'adolescenza,entrambe le sue figlie avevano sviluppato un atteggiamento moderatamente
ribelle.
Gamora parlava di meno,ma era più corrosiva.
"E dove saremo giunti?"disse Gamora "Un numero enorme di pianeti abitati nell'Universo,ognuno
abitato da miliardi di persone.
E tu sei appena all'inizio,malgrado tutto questo tempo."applaudì in maniera lenta,derisoria "Ben
fatto,possente Thanos,Signore della Guerra.
Davvero,le stelle tremano al tuo passaggio."
"Dimmi una sola parola..."lo incitò Nebula "...e io le strapperò la lingua."
"Così ne avrò una robotica come la tua?"chiese Gamora con dolcezza.
Nebula saltò in piedi dalla poltrona e si avvento contro la sorella,che si spostò su un lato
all'ultimissimo momento e le sferrò un pugno al fianco.
Nebula gemette dal dolore,volando sopra la console dei comandi per poi schiantarsi contro la
paratia.
Gamora superò il pannello con un agile balzò,il pugnale era già fuori dal fodero.
"Gamora!Nebula!"tuonò Thanos,ma la sua voce era in parte sovrastata dagli anditi di Nebula,che
boccheggiò senza fiato quando Gamora le atterrò sul plesso solare "Non abbiamo tempo per
questo!"
Nascoste alla vista di Thanos dalla console,le 2 continuarono ad azzuffarsi per qualche
momento,grugnendo e imprecando.
Alla fine,Thanos si alzò in piedi dalla poltrona,si piegò sul quadro dei comandi e le afferrò
entrambe per tirarle in piedi,ma nonostante la presa delle sue poderose mani sulle loro
spalle ,Gamora e Nebula non smisero di provare a colpirsi e graffiarsi.
"Voi mi infastidite."le informò Thanos e serrò così tanto la stretta delle sue mani che le ossa della
spalla di Gamora,scricchiolarono dolorosamente e il nuovo impianto artificiale nella spalla di
Nebula emise un ronzio elettronico "Non infastiditemi più."
E le gettò a terra.
"Ma certo,padre."disse cupamente Nebula.
"Come vuoi."fece Gamora,e ributtò i capelli indietro con indifferenza.
Thanos attese che riprendessero posto-di nuovo,disgraziatamente,vicine:quelle 2 non sopportavano
di star assieme,ne tolleravano di essere separate-e poi tornò a sedere.
"Un problema enorme non richiede sempre una soluzione altrettanto esagerata."disse lui"Talvolta,la
finezza,il pensiero critico e la pianificazione sono sufficienti laddove la forza bruta è inutile."
"Come quella volta in cui abbiamo sopraffatto i guerrieri asgardiani."interloqui Ar.
Non appena sentì nominare gli asgardiani,l'immagine di Bi si riaffacciò,inaspettata,nella sua
memoria.
Da allora ormai non pensava più a lei e scoprì,non senza stupore,che il suo ricordo era al tempo
stesso chiaro e doloroso,come se la nitidezza ne affilasse gli angolo e gli rendesse impossibile
rievocarla senza soffrire.
Bi era stata la prima a morire in nome della sua missione,la prima ad aver pagato col sangue la
fiducia che aveva riposto in lui.
Thanos non piangeva per la perdita della sua persona,bensì della sua presenza.
Non era la stessa cosa,sebbene la distinzione fosse probabilmente troppo sottile,troppo sfumata per
gli altri.
"Gli asgardiani."mormorò Thanos "Il loro manufatto."
Ar scrollò il capo "Thanos.
Sono passati millenni se non più.
Sono certo che gli asgardiani abbiano raddoppiato la sorveglianza sul loro...come si chiamava?
Quella roba che usano?"
"Biforst."disse Thanos sovrappensiero.
"Giusto."disse Ar che lo fisso con la testa reclinata prima da una parte,poi dall'altra "Thanos?
Stai davvero prendendo in considerazione l'idea?
Di nuovo?
Non ricordi com'è andata a finire l'ultima volta?
Bi è morta durante quello scontro."
"Chi?"disse Nebula
Thanos chiuse gli occhi e-per un istante-tornò alla Blood Edda.
Bi stava spirando a terra,mentre lui combatteva.
Nel corso della sua vita,aveva conquistato molto mondi,portato numerose specie all'estinzione.
Negli ultimi anni,era passato da una guerra a un'altra.
Eppure,quei momenti in compagnia di Ar e Bi e la Blood Edda erano stati quelli dove si era trovato
più in difficoltà.
"Ricordo bene."rispose Thanos ad Ar,riaprendo gli occhi.
Le sue figlie,dall'altra parte del ponte di comando,lo scrutavano interessate,come se avessero
finalmente trovato la debolezza che andavano cercando da tanti anni.
Archiviò questo dettaglio nella sua mente per ritornarci in seguito.
"Ricordo di essere arrivato vicinissimo alla vittoria,in un tempo in cui ero appena agli inizi,meno
potente e senza molte risorse."disse Thanos.
"Vuoi organizzare un'offensiva contro Asgard?"domandò Ar con voce stridula e atterrita "Stai
scherzando?
Potrebbe non essere nemmeno più nel piano materiale.
E tutto per rintracciare una cosa che,forse,non esiste neppure?
Sua Eccellenza non era esattamente..."
"In se?"disse Thanos.
"Stavo per dire "una fonte affidabile di informazioni"."disse Ar "Ma fa lo stesso."
"Il primo asgardiano in cui ci siamo imbattuti..."ricordò Thanos a voce alta "...Vathlauss."
"Quello che hai torturato?"disse Ar,cercando con successo di non tradire alcuna traccia di
approvazione.
"Si,esatto."disse Thanos "Lui,di certo,sembrava convinto che Odino nascondesse qualcosa.
Qualcosa di immensamente potente."
Ar gettò le mani in aria "Questa è follia!
Sono passato sopra a molte cose da quando ci siamo incontrati,Thanos,ma invadere la dimora di
Odino in persona?
Alla ricerca di un oggetto che forse esiste e forse non esiste?"
"L'Etere."bisbigliò Thanos "Lo aveva chiamato Etere.
La Gemma dell'Infinito."
Ar aveva socchiuso le labbra per controbattere ancora,ma a queste ultime parole s'immobilizzò.
Dopo un momento riuscì a dire: "Ti ha detto proprio questo?
Che Odino possedeva una Gemma dell'Infinito?
Non me lo hai mai raccontato."
Thanos si strinse nelle spalle "A quel punto,non sembrava più importante.
Non avevamo modo di raggiungere Asgard.
"Ma..."notò una cosa "Una Gemma dell'Infinito?
Perché,ce ne sono delle altre?"
"Io non..."Ar si grattò la testa,confuso "Non lo so.
In giro si sentono voci.
Pettegolezzi.
Leggende dello spazio.
Soprattutto sul Bordo,dove svolgevo il mio lavoro prima che Sua Eccellenza mi rapisse e mi
costringesse a servirlo.
La gente racconta ogni tipo di storia.
Comunque,sarebbe una pazzia tentare di portare un esercito ad Asgard sulla base delle dichiarazioni
di un uomo morente."
"Concordo."disse Thanos "Questo sarebbe una pazzia.
Prima,dobbiamo accertarci che il manufatto esista.
Dobbiamo capire che cos'è e cosa fa.
E dopo,se ne varrà la pena,raderemo al suolo Asgard per trovarlo."
Ar scosse la testa "E in che modo pensi di poter acquisire suddette informazioni?
Cercheremo e tortureremo altri asgardiani nella speranza di trovare informazioni?"
"Il Favoliere."disse l'Estraneo.
Era la prima volta che l'Estraneo interveniva dall'inizio della discussione.
"Scusami?"disse Thanos.
Allo stesso momento,Ar emise un forte lamento ed esclamò "Oh no!"
"Il Favoliere."ripeté l'Estraneo letteralmente "Lui lo saprà.
Lui sa tutto."
"Non fare l'idiota."proruppe Ar,puntando un dito contro l'Estraneo.
Thanos rivolse un cenno impercettibile a Gamora,la quale strisciò alle spalle di Ar e gli mise una
ferrea mano sulla nuca.
Il siriota si calmo quasi immediatamente.
"Che cos'è il Favoliere?"domandò Thanos.
"Non che cosa,ma chi."spiegò l'Estraneo "Il Favoliere sa tutto ciò che valga la pena di sapere.
Tutte le storie.
Lui ascolta tutto e sa tutto.
Ogni leggenda,ogni mito,ogni racconto."
"Perché non ne ho mai sentito parlare prima?"disse Thanos.
Ar fremeva dalla rabbia sulla poltrona,le braccia incrociate sul petto "Perché è una favola,appunto."
Quando i chitauri scrollavano le spalle-il che non accadeva spesso-i carapaci urtavano gli innesti
cibernetici dei loro corpi,dando luogo a un bizzarro ticchettio.
Un rumore che l'Estraneo produsse proprio in quel momento "L'Universo è grande,Lord Thanos.
Nessuno lo conosce fino in fondo.
Tranne il Favoliere."
Thanos alzò una mano per zittire l'indignata rimostranza di Ar.
Quest'ultimo si pronunciò a denti stretti,ansioso di balzare in piedi dalla poltrona,ma consapevole
che Gamora era dietro di lui "Il Favoliere è un ciarlatano.
Racconta storie vere e storie inventate e le propina a tutti in egual misura."
Diresse la sua attenzione a Thanos "Non dar retta a questo...scarafaggio.
Il Favoliere ti condurrà su una strada che termina in un buco nero,e poi ti darà una bella spinta."
Thanos rifletté "Che male ci può essere nel consultarci con questo individuo,almeno?
Se dirà la verità,tanto di guadagnato.
Se non la dirà,non ci avremo rimesso nulla."
"Il Favoliere vive nella Desolazione del KelDim."disse Ar in tono di supplica "È una follia andare
la."
"La Desolazione del KelDim?"disse Thanos che si accigliò "Suona familiare."
Sollevò una mano per intimare agli altri di tacere,mentre lui esplorava la sua memoria in cerca di
quel nome.
In genere,aveva un'abilità mnemonica eccellente,ma con tutti i ricordi stipati nella sua
mente,individuare quello giusto poteva essere complicato.
E poi,ebbe un'illuminazione.
Sua Eccellenza.
La prima volta che Thanos lo aveva incontrato,inginocchiato ai suoi piedi,fingendo di soffrire,con
Robbo che lo sovrastava...
"E dove vorresti andare di grazia?"gli aveva chiesto Sua Eccellenza "Siamo nel cuore del Campo
Corvino.
Il sistema più vicino è la Desolazione del KelDim."
"Sua Eccellenza..."mormorò Thanos "Sapeva della Desolazione del KelDim."
"E persino quello è lontano molti parsec..."aveva continuato "...e non ospita forme di vita,niente di
abitabile."
D'improvviso,tutti i pezzi si incastrarono alla perfezione.
Thanos digrignò i denti e si maledisse per essere stato così cieco e così stolto,un babbeo incapace
che non aveva saputo distinguere correttamente la strada davanti a se.
Sua Eccellenza stava cercando il manufatto asgardiano.
E aveva condotto la Golden Berth nel Campo Corvino proprio perché,grazie a quest'ultimo
confinava con la Desolazione del KelDim.
La sua non era stata demenza o stupidità.
"Era un piano."disse Thanos a voce alta.
"Che cosa era un piano,Padre?"domandò Nebula.
"Abbiamo un altri tipo di astronave,adesso."disse Thanos "Con motori diversi.
Faremo rotta per il Campo Corvino."
"Una volta attraversato il Campo..."gli disse Ar "...i tuoi problemi saranno appena iniziati.
La Desolazione di KelDim è un intero sistema solare che è stato spazzato via millenni fa.
E non "spazzato via"nel senso in cui lo intendi tu,che lasci intatti biomi e forme di vita semplici.
Quelli sono pezzi di roccia completamente riarsi.
Non c'è un uccello,una farfalla,un filo d'erba che vi cresca sopra,Thanos.
15 pianeti,tutti morti,tutti orbitanti attorni ai resti di una stella che si è spenta eoni fa."
Si appoggiò al tavolo sbarrando gli occhi,con la voce incupita dal dolore e dai brutti
presentimenti"Non c'è luce.
Ne calore.
Niente di niente.
Solo una diceria secondo il quale,chissà come,un'empia creatura chiamata Il Favoliere vive su uno
di quei mondi estinti,dentro un corpo che non è il suo ne proviene dal suo tempo,farfugliando storie
che solo lui conosce di cui solo lui si cura."
Thanos meditò per un minuto intero.
Un'eternità,per uno dotato di un intelletto come il suo.
"Nulla di ciò che mi hai detto mi spaventa."rispose Thanos "Neppure in parte."
"È una follia!"disse Ar che scattò in piedi "Tu vuoi lanciare la nave e l'equipaggio in un viaggio
decennale attraverso l'angolo più desolato della galassia,e tutto per una ricompensa che potrebbe
rivelarsi solo una fantasia!"
"Hai una proposta migliore?"domandò Thanos "Siamo in un vicolo cieco.
Non possiamo proseguire sulla nostra attuale rotta.
Ci sono troppi pianeti."
"E quindi,preferisci fare un salto nell'ignoto?"disse Ar amaramente"Congratulazioni Thanos.
Ci sono voluti millenni,ma alla fine sei diventato Sua Eccellenza."
A quel punto,Ar lasciò la stanza a grandi passi,e Thanos rimase da solo in plancia.
Le parole dell'amico continuarono a riecheggiare molto più a lungo di quanto avrebbe creduto
possibile.
Sei diventato Sua Eccellenza.
Si voltò a scrutare il profilo riflesso sulla superficie specchiante del pulsovetro della nave.
E con occhi non annebbiati dall'ego o dal pregiudizio,vide solo sicurezza.
Forza.
Robustezza.
Sua Eccellenza era un debole,piagnucolante mascalzone senza scrupoli,che si attardava ai cancelli
della morte ed era pronto a trascinare con se altre persone al di la di quella soglia.
"Io non sono Sua Eccellenza."pensò Thanos "Io sono Thanos di Titano.
Sono il salvatore che riporterà l'equilibrio nell'Universo.
E non permetterò a nessuno di ostacolarmi."
Più tardi,Ar si presentò negli alloggi personali di Thanos,dove lui,seduto alla scrivania a
interfaccia,stava tracciando una nuova rotta.
"L'Estraneo mi dice che hai ordinato il rientro della flotta sul mondo dei chitauri."esordì Ar senza
preamboli.
Senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro,Thanos rispose: "Si.
È ormai tempo che comincino a colonizzare i loro ultimi pianeti.
Hanno da tempo rispettato a pieno la loro parte dell'accordo."
"Bene."disse Ar "Sei deciso allora.
A cercare il Favoliere."
"A conoscere la verità sulla Gemma dell'Infinito."disse Thanos "O sulle Gemme,a seconda dei casi.
Si."
"Potremmo trovare altre fonti d'inform..."disse Ar.
"Non me ne andrò vagabondando per l'Universo,mettendo insieme frammenti di leggende e verità
apprese da mille fonti diverse,quando c'è la possibilità di sapere tutto in una volta sola."disse
Thanos.
"In tal caso,io non posso proseguire,Thanos."disse A r"Mi sono lasciato sedurre dalla tua impresa e
dalla tua pazzia,ma su questo non transigo!
Il tuo nuovo piano è assurdo oltre l'assurdo.
Devi fermarti.
Qui.
Ora.
Subito.
Completamente.
Devi tornare sui tuoi passi."
Thanos rifletté,con la testa piegata di lato "Tu non vuoi che io mi fermi perché è una follia,ma
perché sai che posso farcela."
"Io non so proprio niente."disse Ar.
Mentre parlavano,Thanos si fissava le mani,le dita armeggianti con le carte stellari olografiche che
li avrebbero condotti al Campo Corvino.
Una volta la,non avrebbe potuto orientarsi con le stelle.
Perciò,era essenziale mantenere una rotta precisa e accuratamente studiata attraverso quella
regione,se volevano superarla e varcare i confini della desolazione del KelDim.
Ancora una volta nel Campo Corvino,il luogo dove aveva rischiato molto.
Non ne aveva paura,ma cautela.
"Non preoccuparti,Ar,non sto lasciando nulla al caso."disse lui "Ho imparato la lezione dai
fallimenti di Sua Eccellenza."
"Dici?"disse lui "Oppure,hai solo modificato la lezione perché si adattasse ai tuoi scopi?"
Thanos fece girare la poltrona.
Per un momento,fu come se guardasse Ar per la prima volta,come se avesse appena riaperto gli
occhi nella Golden Berth e vedesse quella pelle troppo arancione,quelle orecchie a punta.
Il ridicolo gonnellino che indossava allora.
E per qualche ragione,gli tornò alla mente Sintaa,a cui non aveva dedicato un solo pensiero in tutto
quel tempo,non da quando era tornato dalla devastata e sterile superficie di Titano.
Sintaa,che un tempo era stata sua amica,che aveva tentato con tutto se stesso di renderla parte di
qualcosa di più grande.
Adesso,Thanos era qualcosa di più grande.
Le sua opera contava più delle sua stessa vita,o della vita di chiunque altro.
Era la cosa più importante dell'Universo.
Era una vera fortuna,comprese,che Titano fosse morto.
Che i suoi fedeli non avessero ascoltato i suoi avvertimenti.
Se lo avessero fatto,lui sarebbe ancora li a farsi adorare e non avrebbe mai portato l'equilibrio
nell'Universo.
Non poteva condividere le idee di Ar riguardo al fato e alla predestinazione,però poteva riconoscere
e celebrare la semplice fortuna.
"Questo è il mio compito,Ar."disse Thanos "Lo porterò a termine.
È molto lineare."
"Non c'è niente di lineare in ciò che proponi."disse Ar "Uccidere mezzo Universo.
È una follia."
"Però eri d'accordo,quando massacravano un pianeta alla volta."disse Thanos.
Ar si mordicchiò il labbro inferiore e camminò avanti e indietro "È successo gradualmente...ed era
sensato.
All'inizio l'idea che salvassi un pianeta qua e uno la...Un proposito nobile,certo.
Ma questo..."
Per qualche istante,Thanos rimase seduto,in silenzio,a studiare il suo più vecchio amico.
Sapeva bene come sarebbe andata a finire e si rese conto di non poter più rimandare.
"Il tuo avanti e indietro mi sta innervosendo."disse Thanos "Camminiamo,invece."
Si alzò e fece segno ad Ar di seguirlo fuori.
Insieme,passeggiarono per i corridoi scuri e vuoti.
Con i chitauri impegnati a equipaggiare i leviatani per il viaggio di ritorno sul loro mondo,il
Santuario era pressoché deserto,a parte Thanos e Ar,l'Estraneo e quella coppia di demoni che
chiamava figlie.
"Ci ho riflettuto molto,Thanos."gli disse Ar mentre procedevano "Sto cercando di mettermi nei tuoi
panni.
So che il tuo sogno ha un grande significato per te.
Salvare tutti.
Un obbiettivo ammirevole.
Ma sei andato troppo oltre."
"Tu fai troppo affidamento al mio sogno e alle visioni,Ar."replicò Thanos,con una mano posata sulla
sua spalla.
L'aveva sempre saputo,che un giorno avrebbe dovuto dirgli al verità.
Era più che giusto.
Thanos era molte cose,ma quasi mai un bugiardo,come Daakon Ro aveva imparato a sue spese.
"Non sono stato del tutto sincero con te a proposito delle visioni."riprese Thanos,e si fermò nel bel
mezzo del corridoio.
Li accanto,c'era il portelo di una camera stagna e Thanos vi si appoggiò "Lei non mi diceva di
salvare tutti.
Quella è solo una parte del messaggio."
Perplesso Ar inclinò la testa di lato "E qual'è l'altra parte?"
"Lei mi diceva: "Non puoi salvare tutti"."disse Thanos.
Ar mimò quelle parole con le labbra,una volta,2 volte,3.
E i suoi occhi si spalancarono sempre più a ogni ripetizione.
"Non...non era una direttiva."scandì Ar lentamente "Era...una constatazione.
Eppure tu hai continuato lo stesso.
Anche se sapevi di non poter davvero salvare tutti."
"Esatto."spiegò Thanos con dolcezza "Perché questa è la nostra unica maniera di andare avanti.
Lusingare la Morte con un tributo di anime per permettere la vita."
"Lusingare la morte?"disse Ar che scoppiò in una risata tagliente e amara "Dannato ipocrita!
Tu non lusinghi la morte,tu l'hai sposata,le spiani la strafa!
Le hai consegnato miliardi di anime!"
Ar affondò la testa tra le mani "Tu...Come ho fatto a non capirlo prima?
Come ho fatto a non accorgermene?"
"Non te ne sei accorto perché,come tanti altro,eri accecato dai tuoi preconcetti e dalla rigida
aderenza alla tua concezione dell'Universo."disse lui "La vita è come una malattia e la Morte è la
cura.
Cercavi un cambiamento radicale nell'equilibrio delle cose,una netta virata verso la pace.
E lo volevi così disperatamente che hai rinunciato alle tue convinzioni,pur di seguire un dio che
sembrava in grado di portare quel cambiamento.
Ma la pace è solo una conseguenza dell'equilibrio,Ar.
E l'equilibrio richiede un sacrificio.
Una morte.
Tu dici di pregare l'Universo,ma è sbagliato.
L'Universo ti ignora.
Dovresti invece pregare la Morte che mostra la strada e che ti offre la redenzione attraverso il
sangue."
"No!"gemette Ar,accasciandosi contro la parete "Quando ti ho incontrato uccidevi per
disperazione,per salvare Titano.
Ora,uccidi perché non hai potuto salvare Titano.
Il tuo destino è sempre stato compiere massacri."
Thanos trasse un profondo respiro "Non presumere di dirmi ciò che posso o non posso fare,Ar.
Avrei potuto salvare Titano,se avessi voluto.
Ma non lo meritavano."
Ar strabuzzò gli occhi "Sei pazzo?
Di che parli?
Sono tutti morti.
Ormai il loro destino era segnato."
E così,Thanos gli raccontò ciò che aveva scoperto 50 piani sotto la superficie di Titano,nella asettica
sala nelle fondamenta del MentorPlex.
Gli disse di suo padre e della Collezione Genetica,e di cosa ne avesse fatto.
Gli occhi di Ar non potevano essere più sbarrati di così.
Fremevano e si contraevano,mentre stillavano lacrime.
"Tu non sei un salvatore."disse Ar e la sua voce aumentò di volume man mano che parlava "Tu sei
solo un assassino.
Ti piace uccidere.
Semini morte come nessun altro,ma nell'essenza,se solo un vigliacco,Thanos!
Un vigliacco!
Ti nascondi dietro questa nave,dietro l'Estraneo e i chitauri e adesso anche dietro quelle 2 ragazze!
Devi smettere subito!"
"Se pensi che rinunci al mio piano,desisti dal parlare."disse Thanos "I numeri sono chiari.
E ineluttabile."
"È follia."disse Ar.
"Non sono forse io Thanos?"disse lui "Non sono forse io colui che ha ucciso la dea che mi ha dato
la vita scagliandomi in questo inferno chiamato vita?"
"No,fermo..."disse Ar.
"Non si può ragionare con me."disse Thanos "Non si può patteggiare con me."
"Thanos,ti prego!"disse Ar "Tutte quelle morti!"
"Non sento ne paura,ne pietà,ne rimorso."disse Thanos "E niente,assolutamente niente,mi impedirà
di portare a termine l'obbiettivo."
"Ascoltami."disse Ar che lo afferrò per il braccio e lo implorò"Non è troppo tardi.
Non puoi continuare su questa strada!
Devi pentirti e trovare una maniera pacifica di..."
Thanos tese le braccia e prese la testa di Ar tra le mani.
Con una sola,semplice,torsione,gli spezzò il collo.
L'espressione di Ar si fece vacua,spenta.
Thanos sapeva che un giorno sarebbero arrivati a questo,che la profonda fede di Ar nell'intrinseca
bontà dell'Universo avrebbe inevitabilmente soverchiato l'amicizia,le realtà e il buon senso.
Non era il primo sacrificio che compiva per amore della sua impresa.
Ma sperava che sarebbe stato l'ultimo.
"Non avevo scelta."sussurrò Thanos "Credo,forse,che tu possa capire."
Dopodiché,girò la manopola per aprire il portello,spinse il corpo di Ar nella camera stagna e
richiuse.
La porta interna si sigillò,quella esterna si aprì.
Il cadavere del suo amico fu espulso nella spietata,gelata oscurità dello spazio.
Thanos si prese un minuto per se,fissando la superficie liscia del portello chiuso.
Aveva fatto l'unica cosa possibile.
Aveva fatto la cosa giusta.
Si.
La cosa giusta.
Sul ponte di comando,Thanos informò l'estraneo che "Ar Rhaigor non fa più parte della nostra
missione."
L'Estraneo annuì e basta.
FLASHBACK
La pietra viola galleggiava nello spazio.
VOCE NARRANTE KAZANTRA
"La vera forza non cerca ne adduce scuse."
FINE FLASHBACK
Al momento dell'entrata nel Campo Corvino,il Santuario trasportava solamente Thanos e le sue
figlie.
L'Estraneo si era unito al resto dei chitauri per prepararsi all'esodo sul nuovo mondo.
Qualsiasi pianeta tra quelli devastati da Thanos sarebbe stato idoneo,e di gran lunga più ospitale
della loro attuale dimora;avevano un'ampia scelta.
Pianificò il transito nel Campo con estrema attenzione.
A velocità super-luce,avrebbe impiegato meno di un anno ad attraversare la regione.
Ma proprio questo era stato l'errore di Sua Eccellenza,pensare che la velocità fosse tutto,che
bastasse correre all'impazzata per uscire dall'altra parte.
Si era sbagliato di grosso.
A causa della grande distanza da percorrere,una navigazione super-luce avrebbe prosciugato tutta
l'energia dei motori,lasciando la nave a secco-come era stato il caso della Golden Berth-,e senza
alcuna possibilità di fare rifornimento.
Thanos non avrebbe affidato i suoi piani alla possibilità di incontrare un'altra magnetar.
Così,tracciò una rotta più lenta attraverso il Campo Corvino,un tragitto che sarebbe durato quasi 2
anni,ma che gli avrebbe assicurato una riserva d'energia sufficiente per il viaggio di ritorno.
Passava il tempo ad addestrare Nebula e Gamora,a guardare l'ostilità tra di loro crescere sempre di
più mentre,paradossalmente,il loro legame si rafforzava.
Le loro emozioni erano divenute parodie distorte dell'amore,dell'odio e della devozione.
Desideravano uccidere Thanos,uccidersi a vicenda,forse persino uccidere se stesse,ma il desiderio
di dimostrare la propria superiorità prevaleva su quelle aspirazioni.
Non potevano eliminare lui perché vivevano per ottenere la sua approvazione.
Non potevano eliminarsi a vicenda perché ciascuna aveva bisogno di qualcuno su cui primeggiare.
E non potevano porre fine alla propria esistenza perché così non avrebbero ottenuto nulla di ciò che
volevano,necessitavano e bramavano.
Erano le assassine perfette.
Così come Thanos capì una notte,quando facendo finta di dormire e si trovò Gamora in piedi sopra
di lui.
Tra le mani,reggeva l'ammazza dei,la spada infusa con potere cosmico che gli aveva dato.
Un'arma enormemente distruttiva.
Era fiero di lei.
"Fallo."le disse Thanos.
Gamora esitò.
Poi,con gli occhi animati da qualcosa di molto simile alla tristezza,si voltò per andarsene.
Il mattino seguente,Thanos la punì per non aver compiuto l'atto.
E da quella volta in poi,prima di chiudersi nella sua stanza personale,si accertò sempre di chiudere
la porta dei suoi alloggi a doppia mandata.
Si,gli spinosi,perversi limiti dei loro sentimenti agivano come una sorta di scudo,ma nessuno scudo
dura per sempre.
L'addestramento delle sue figlie non occupava tutto il suo tempo.
Infatti,Thanos ritornò anche ai suoi studi,e nello specifico,all'ingegneria genetica,riprendendo da
dove si era interrotto sul pianeta dei chitauri.
I chitauri erano ottimi soldati,ma già da un po' aveva iniziato a pensare che potessero essere
migliorati.
Servendosi di diversi campioni di DNA-il loro,il suo e qualche esemplare genetico prelevato dai
mondi che aveva raso al suolo-cominciò a lavorare su quelli che già considerava suoi
Pionieri:soldati agguerriti e fedeli,allevati solo per combattere.
Progettava di crearne migliaia,milioni,se possibile,affinché divenissero la sua avanguardia nella
galassia.
Erano destinati a sostituire i chitauri,che erano si capaci,ma anche limitati dalla loro intelligenza
collettiva.
Thanos cercava dei guerrieri che potessero essere pre-programmati sin dalla nascita.
Un giorno,mentre lavorava duramente al suo laboratorio biochimico,percepì una presenza alle sue
spalle e si voltò di scatto.
A suo modo,Thanos amava le ragazze,ma non si fidava del tutto di loro.
Era Gamora,disarmata,che se ne stava in piedi a una sicura e rispettosa distanza torcendosi le mani
per il nervosismo.
"Che vuoi?"le chiese Thanos,seccato per l'interruzione.
"Perché hai ucciso Ar Rhaigor?"gli domandò lei.
Thanos trasse un respiro "Onestamente,non mi ero mai reso conto che facessi così caso a lui."
"Era l'unico altro adulto su questa nave."disse lei "Pensavi che non notassimo la sua scomparsa?"
Vero.
Annuì per darle ragione.
"Cosa ti fa pensare che io l'abbia ucciso?"disse Thanos.
Lei sbuffò con quell'atteggiamento sarcastico che soltanto una ragazza nel pieno dell'adolescenza
può ostentare "Non è stata espulsa nessuna capsula di salvataggio.
E nel compartimento di lancio,non manca nessun veicolo interpaziale."
"Ah."disse Thanos.
"Nebula e io abbiamo perquisito tutta la nave."disse Gamora "Persino la sala macchine.
Non abbiamo trovato nulla.
Perciò,ne abbiamo dedotto che l'hai ucciso e poi hai espulso il corpo da una camera stagna."
Il tono di Gamora era pacato,quasi noncurante,ma il suo labbro inferiore tremava in modo
impercettibile mentre parlava.
"Tu e Nebula avete lavorato assieme?"volle sapere Thanos.
"Non cambiare argomento."disse lei e il labbro si irrigidì "I chitauri ci ignoravano.
L'Estraneo ci tollerava a malapena.
I nostri fratelli non ci sono quasi mai e parlano solo di guerra.
Ar era gentile con noi.
Ci piaceva.
Perché l'hai ucciso?"
Thanos rifletté con attenzione prima di rispondere.
Non perché avesse intenzione di mentirle,ma perché voleva rivelarle tutta la verità nella maniera più
coerente possibile.
Non c'era ragione di raccontarsi bugie tra padre e figlie ,in questo come in tutti gli altri casi.
"Mi ha sfidato."replicò Thanos.
"Ti sfidava di continuo."ribatté Gamora,e sporse il mento all'infuori.
Un giorno,sarebbe diventata bellissima,fattore che avrebbe ulteriormente facilitato il suo compito.
Ben pochi possedevano la perspicacia di scorgere la morte dietro una maschere di avvenenza.
"Perché proprio ora?"chiese lei.
Con un gran sospiro,Thanos si alzò in piedi,intrecciò le mani dietro la schiena e le diede le
spalle,spingendo lo sguardo sull'abisso senza stelle del Campo Corvino.
"Siamo giunti in un momento critico della nostra missione."disse Thanos "Ho bisogno di assoluta
obbedienza."
"Nebula e io non ti obbediamo sempre."disse Gamora "Quand'è che ucciderai anche noi?"
Lui girò la testa quel tanto che bastava per osservarla.
Dal suo volto non trasparivano ne paura ne preoccupazione.
Era abile nel camuffare le emozioni.
"Ar era un amico."disse lui "Voi siete le mie figlie.
C'è una differenza.
È normale che i figli siano ostinati e disobbedienti,talvolta."
Un'immagine di suo padre gli si formò nella mente per la prima volta dopo tutto quel tempo.
Thanos non gli aveva mai chiesto,in termini diretti quanto quelli di Gamora:Perché continui a
tollerarmi?
Perché sopporti la mia esistenza?
Perché non mi hai chiuso in una clinica insieme a mia madre?"
Ma era certo che la risposta sarebbe stata analoga a quella che aveva dato a Gamora.
"Noi non siamo veramente figlie tue."disse la ragazza,con un'ombra di risentimento nella voce.
"Siete figlie mie per tutto ciò che conta."disse Thanos.
La desolazione del KelDim era davvero il luogo inospitale e tetro descritto da Ar.
Fuori dagli oblò in pulsovetro del Santuario,la vista era così lugubre e squallida che,per un intero
giorno di navigazione,Thanos non si accorse nemmeno di essere uscito dal Campo Corvino ed
essere entrato nella Desolazione.
Ma poi,i sensori della nave rilevarono un oggetto con massa riconducibile a quella di un pianeta.
Il vascello operò automaticamente un lieve cambio di direzione per compensare l'effetto del pozzo
gravitazionale,così da non lasciarsi attirare in rotta di collisione con quel mondo morto.
Ed era veramente morto.
Thanos aveva ucciso miliardi di esseri,ma non aveva reso inerti anche i loro pianeti,sebbene la
guerra avesse portata un certo grado di distruzione.
A distanza di anni dai suoi attacchi,gli alberi crescevano ancora,l'erba ricopriva le praterie,i
predatori tendevano agguati alle proprie vittime nelle giungle verdeggianti e sulle ondulate pianure.
La complessa congerie della vita si rinnovava e guerreggiava ancora su quei mondi.
Li,invece,i pianeti erano del tutto spogli,denudati persino dei microbi.
Erano solo roccia e sabbia,guglie di pietra e laghi di magma ghiacciato.
Biglie senza vita,sparpagliate sul nero feltro della realtà.
E al centro,c'era l'asse attorno a cui ruotavano:una stella raggrinzita,agonizzante,più ombra che
luce,osservabile solo in virtù delle scintille che ogni tanto sprizzava dal nucleo e catapultava nelle
fredde vastità dello spazio.
La Desolazione del KelDim era morta nel più autentico significato del termine.
Thanos provò grande tristezza e grande ammirazione in egual misura.
Il sistema era costituito da 15 mondi e 60 lune,queste ultime abbastanza grandi da meritare ognuna
un'attenta esplorazione.
Thanos richiamò una mappa tridimensionale della Desolazione,poi sta la rotta più conveniente per
avvinare il Santuario a ciascun pianeta e satelliti entro i limiti degli scanner.
Secondo i suoi calcoli,avrebbero impiegato al massimo 3 settimane e 6 giorni per scansionare tutti i
corpi celesti.
Ebbe fortuna.
A metà della seconda settimana,i suoi scanner rilevarono qualcosa su una grande luna orbitante
attorno a uno dei pianeti,il quarto in ordine di distanza dal remoto sole morente.
Era una firma termica,compatibile con una forma di vita.
Era così minuta rispetto alle tenebre e al freddo circostante che quasi la mancò.
Un brivido gelato gli corse lungo la schiena.
Cosa sarebbe successo se l'avesse mancata davvero?
Se avesse continuato lungo il suo percorso,scandagliando ogni mondo,e avesse finito col non
trovare assolutamente niente-o così credendo?
Se fosse partito dalla Desolazione del KelDim a mani vuote,senza aver raccolto nessuna delle
informazioni di cui aveva tanto bisogno?
Ma,ricordò a se stesso,non era successo.
L'aveva individuata,quella firma termica,e adesso il Santuario era in orbita geosincrona proprio
sopra la sorgente del segnale.
Ar avrebbe detto "Quando l'Universo è in armonia,tutte le cose trovano il loro posto,Thanos.
Naturalmente l'hai localizzata."
Poi,rammento che Ar era uno sciocco superstizioso ed era un bene che fosse morto.
Le ragazze lo raggiunsero al condotto di lancio.
"Cosa ci impedirebbe di prendere la nave e lasciarti qui?"domandò Nebula con impertinenza.
"2 cose."declamò Thanos,indicandole sulle dita della mano destra "1:non siete in possesso delle
conoscenze indispensabili per mantenere l'equilibrio energetico dei motori,perciò esaurireste tutte le
riserve d'energia prima di ritornare nello spazio civilizzato.
2:senza la mia azione compensatrice,a questo punto del vostro addestramento vi uccidereste a
vicenda prima di uscire dall'orbita."
Le 2 si scambiarono un'occhiata.
Gamora non disse nulla,e Nebula sbuffò come se sapesse di essere stata battuta,ma non volesse
ammetterlo.
"Forse ne varrebbe la pena."disse Thanos
Con un'indifferente scrollata di spalle,Thanos si voltò,poi si fermò come se un ricordo fosse appena
riaffiorato in lui e tornò a guardarla "Ah,c'è un'altra ragione.
Questa nave contiene un circuito simpatico modificato.
Se si allontana a più di un anno luce da me,esplode,uccidendo tutti i passeggeri.
Un insegnamento di Sua Eccellenza."
"Scacco matto."disse Gamora.
Suo malgrado,aveva un gran sorriso sulle labbra.
Thanos salì a bordo e sganciò il veicolo dal Santuario.
L'ultima cosa che vide fu l'espressione truce di Nebula,che lo fissava dall'imboccatura del condotto
di lancio.
E poi,il portello d'uscita si aprì,e con uno scossone,lui saltò fuori nello nel vuoto solitario.
Più che volare sulla superficie della luna,Thanos vi precipitò atterrando in un cratere come faceva
quando attaccava.
Thanos atterrò vicino alla struttura che aveva osservato in orbita.
Si trattava di un edificio tozzo,alto non più di un piano o 2,segno che l'abitante era di razza
umanoide e di proporzioni standard.
La struttura sembrava piccola,ma Thanos non aveva idea di quanto fosse grande colui che la
occupava.
Non esisteva atmosfera apprezzabile sulla luna.
A dispetto di un nome delicato quanto "il Favoliere",niente garantiva a Thanos che non sarebbe
stato accolto con la violenza.
Gli esserei che sceglievano di vivere in un tale amaro isolamento proteggevano la loro solitudine
con grande gelosia e ardore.
Tutto attorno a se,percepì un lampo improvviso di luce e una sorta di sciacquio,che riconobbe come
i segni dell'attivazione di un campo ambientale.
Cominciò a camminare verso l'edificio,la cui entrata era nascosta nell'ombra.
Mentre si avvicinava,una figura emerse da quell'oscurità,andando verso di lui con lenti passi
cadenzati.
Indossava un mantello a scacchi grigi e rossi,con un cappuccio sulla testa.
Una fusciacca gli cingeva il ventre e i morbidi scarponi grigi,alti fino alle ginocchia,sollevavano
nuvole di polvere mentre l'essere avanzava sicuro verso di lui.
Reggeva qualcosa che poteva essere un bastone corto,oppure un ungo scettro.
Curvo,alto al massimo 1 metro da terra,con la parte superiore avvolta da brandelli di cuoio
sfrangiato.
Thanos si arrestò e decise di non permettere alla creatura di avvicinarsi a meno di 2 metri da lui.
In caso contrario,avrebbe dovuto aggredirla.
Come se gli avesse letto nella mente,la figura si fermò a una distanza precisa di 2 metri.
Dopo una breve pausa,tirò indietro il cappuccio,e Thanos vide un volto triangolare,ma con gli
angoli smussati,ciuffi di capelli bluastri sopra le orecchie e una rada barba appuntita dello stesso
colore.
Si era aspettato di trovare un vecchio avvizzito,decrepito e malridotto.
Ma il Favoliere,per quanto poteva vedere,non sembrava molto anziano.
In compenso,era più basso.
Rivolse un gran sorriso a Thanos e parlò con voce gravata dall'età e dalla
contemplazione"Benvenuto!
Dalla tua espressione,deduco che ti aspettavi una persona più in la con gli anni."
"Sei tu il Favoliere?"domandò Thanos.
Forse questo era il suo assistente,un servitore…
"Sono io."disse il Favoliere "Sei stupito dalla mia età immagino.
Ma dimmi,vuoi davvero continuare a restare qui,all'esterno?
C'è ben poco da vedere..."
E fece un gesto per abbracciare il paesaggio di rocce grige e piatte distese sabbiose.
Thanos doveva ammettere che aveva ragione.
Seguì il Favoliere nell'edificio.
All'interno,il posto era ingombro di tecnologia antichissima.
Thanos impiegò un po' a identificare alcuni di quegli oggetti e il loro scopo:dei fornelli,un
apparecchio di intrattenimento e informazione a schermo,piatto,un surgelatore.
Si chiese da quanto tempo,di preciso,il Favoliere vivesse la.
"C'è un ambiente vivibile continuo qui dentro."gli disse l'essere.
"Vedo."disse Thanos.
Come se si fosse appena ricordato di farlo,il Favoliere sorrise "Posso offrirti del tè?"
Thanos soffriva di claustrofobia in quella stanza.
Le pareti erano troppo anguste,il soffitto troppo basso.
Accettò di prendere il tè e si guardò attorno in cerca di un posto per sedersi.
"Accomodati pure dove vuoi."disse il Favoliere,mentre poggiava lo scettro su un bancone e
cominciava a rovistare in un mobiletto "Ho un tè che apro solo per gli ospiti.
È passato parecchio tempo;ora lo cerco."
Thanos notò un divano che sembrava abbastanza solido e spazioso per accogliere la sua imponente
mole.
Tutto l'ambiente era pulitissimo,con scaffali di vecchi dischetti disposti in file pulitissimo,grossi e
delicati ChIP di prima generazione e una pila di cose che-con sua grande sorpresa-identificò come
autentiche pubblicazioni su carta rilegata.
Oggetti del genere li aveva visti solo nei musei.
A meno che il Favoliere non avesse accesso a qualche sorta di tecnologia di teletrasporto
galattico,come riforniva le sue provviste?
Da dove veniva il suo cibo,se non aveva una tecnologia di replicazione...ne alcuna maniera di
coltivarlo?
Che cosa faceva per svagarsi,per distrarsi,per reperire informazioni?
Per non parlare dell'anima terrestre vissuta moltissimo tempo e reincarnata nel corpo di questo
essere...
Thanos iniziò a sentirsi a disagio.
C'era qualcosa di molto strano li.
Non riusciva bene a capire cosa fosse…
"Ah! Eccolo!"disse il Favoliere che,gongolante,gli mostrò un piccolo barattolo di latta "Lo sapevo
che era qui!
Metto su il bollitore..."
L'individuo accese i fornelli mentre Thanos stava a guardare.
Un cerchio rosso rovente comparve sulla superficie e il Favoliere vi posò sopra una specie di
contenitore tondeggiante.
"Una bella tazza."disse lui "Proprio quello che ci vuole con questo freddo,eh?"
Il suo viso si illuminò.
"Cercavo di fare una battuta,Thanos."disse il Favoliere "È passato molto tempo dall'ultima volta.
Non l'ho fatta nella maniera giusta?"
Thanos strizzò gli occhi "Come fai a conoscere il mio nome?"
Il Favoliere raccolse lo scettro e si sedette su una sedia di fronte a lui "Questa è la mia benedizione
e la mia sventura.
Una sorta di...consapevolezza cosmica.
Ha dei limiti,però.
Entro una distanza approssimativa di 3 parsec,io sono al corrente di quasi tutti i fatti e gli
avvenimenti."
Thanos alzò un sopracciglio.
Era il massimo dell'incredulità che si curasse di esprimere in quel momento.
Il Favoliere ridacchiò "Lo capisco,se non mi credi.
Permettimi di dimostrartelo.
In orbita qui sopra a questo pianeta,c'è l'astronave con la quale sei giunto qui.
A bordo,ci sono anche 2 giovani donne.
Una è di razza Zen Whoberi..."
Thanos alzò l'altro sopracciglio, stavolta perché era sorpreso "Lo so da dove vengono."
"Possiedo un abbondante deposito di mitologia e storia Zen Whoberi nella mia testa."disse il
Favoliere "Sarei lieto di..."
Si interruppe per un momento,gli occhi fissi nel vuoto.
Proprio quanto Thanos aveva deciso di dire qualcosa,il Favoliere si riscosse dalla sua trance "Sarei
lieto di condividerlo con lei."
"Così è questo che fai?"domandò Thanos "Memorizzi cronache?"
"Non semplici cronache,ma storie."disse l'altro "Miti.
Leggende.
Tradizioni.
Alcune sono vere,altre false,e altre ancora più vere proprio perché sono state inventate.
In un certo senso il me del passato,che per te sarebbe il presente,fa lo stesso sulla Terra.
Cospirazioni e altro."
"Perché sei qui?"disse Thanos "Perché così distante dalle persone di cui parlano le tue storie?"
"In qualsiasi sistema civilizzato..."spiegò il Favoliere,parlando lentamente "...gli stimoli sono troppi.
Una costante consapevolezza e un costante flusso di informazioni.
Sono in grado di smistare e ordinare tutte quelle conoscenze,ma a malapena.
Dimenticherei di mangiare,di lavarmi,di dormire.
E anche se dormissi,sognerei i sogni di miliardi di anime attorno a me."sospirò "Era insostenibile.
Dovevo ritirarmi in un luogo più appartato."
"Dovevi diventare un eremita."disse Thanos.
"Non è corretto dire che io abbia rifiutato la civiltà."disse l'altro "È solo che non potevo più esserne
circondato.
Mi accontento di ricevere visitatori,se riescono ad arrivare sin qui.
Il fatto che la Desolazione e il Campo siano contigui è stata una splendida coincidenza per me.
Parsec di silenzio in tutte le direzioni.
Isolamento completo."
Sorrise e sollevò lievemente la mano in un gesto di cortesia verso Thanos.
"Sebbene esista sempre la possibilità che qualcuno sia tanto determinato da venire a trovarmi."disse
il lui.
Thanos ricambiò con un cenno garbato "Ricevi molti ospiti?"
"Raramente."disse l'altro "Alcuni anni fa,c'era una nave sperduta nel Campo,proprio ai margini
della mia percezione.
Pensavo stesse venendo da questa parte,ma non era destino.
Potrei dirti di più,ma vedo dalla tua espressione che hai già capito.
Tè?"
Il bollitore,come l'aveva chiamato,fischiava,esalando vapore da uno sfilato sulla sommità.
Thanos,che non aveva mai assistito a un procedimento simile per preparare il tè,annuì.
Guardò il Favoliere svolgere un lungo procedimento.
Prima,mise delle foglie secche in un filtro,poi posizionò il filtro sul bordo di una tazze e vi versò
sopra l'acqua bollente.
Quando il recipiente fu pieno,affondò il filtro nell'acqua e ripeté la medesima procedura con una
seconda tazza.
Ci volle un'eternità.
"Ora,lo lasciamo in fusione."disse il Favoliere che sorrise e gli si sedette davanti.
Sospirò soddisfatto e batté le mani"Che cosa posso fare per te?"
Adocchiando le 2 tazze fumanti,Thanos domandò: "Per quanto tempo deve stare in fusione?"
"Pochi minuti."disse l'altro "Sei venuto qui per chiedermi questo?"
"No."replicò Thanos in tono secco.
"Lo sospettavo."disse il Favoliere che si chinò sulle azze e inspirò profondamente "Ah!
Malva e ibisco!
Senti il profumo,Thanos!
Non è buonissimo?"
Con un sospiro rassegnato,Thanos obbedì,piegandosi in avanti e inspirando.
"Delizioso."disse lui "Possiamo parlare,ora?"
Il Favoliere restò a fissarlo per un lungo momento.
Thanos stava per riprendere la parola quando l'altro rabbrividì e tornò dal luogo verso cui la sua
mente si era astratta.
"Ma certo che possiamo parlare."disse il Favoliere "Te lo stavo forse impedendo?
Se è così,perdonami.
È passato talmente tanto tempo dall'ultima volta che ho parlato con qualcuno e devo aver
dimenticato come si fa.
Oppure il modo di conversare è cambiato.
Come si parla,oggigiorno?"
Thanos lo studiò in silenzio per un istante "Lo chiedi alla persona sbagliata."
"Mmm."disse il Favoliere che annuì piano,immerso nei pensieri "Beh,sentiamo che sapore ha."
Affermò entrambe le tazze e ne porse una a Thanos che la prese.
La bevanda era sorprendentemente dolce,con retrogusto frizzante.
"Buono vero?"disse il Favoliere che pareva molto interessato alla risposta.
"Si."disse Thanos che ne bevve un sorso "Buono.
Ora se potessimo passare allo scopo della mia visita..."
"Certo."disse il Favoliere "Ma prima,forse,dovrei spiegare come funziona esattamente questa."
Quando disse "questa",si indicò la testa.
"La particolare neurologia del mio cervello fa in modo che ,quando apprendo qualcosa,poi non
posso più dimenticarlo...ma tutte le informazioni che trattengo le ricordo sotto forma di storie."disse
lui "Inutile dire che i bardi,i narratori e gli oracoli sparsi per l'Universo non nutrono grande simpatia
per me.
Sebbene ritenga che il mio esilio quaggiù abbia smorzato il loro astio.
Comunque,come ho detto,non ricevo molti ospiti.
Le mie capacità di conversazione sono a dir poco arrugginite."
"Deve essere una battuta di spirito."pensò l'altro.
"Io,invece,non ne ho mai avute."disse Thanos "Forse dovremmo semplicemente saltare questa
parte.
Sto cercando un manufatto.
Uno di grande potere.
Si dice che sia in possesso del sovrano di Asgard."
Il Favoliere aggrottò la fronte,mostrando,per la prima volta,un'emozione diversa dall'allegria o dalla
contentezza.
I suoi baffi bluastri fremettero appena agli angoli delle labbra incurvate verso il basso.
"Odino."disse lui "Tu giochi con poteri che vanno oltre la tua comprensione,Thanos.
Molto audace."
"Ho tutte le ragioni per essere audace."disse Thanos "Cercò la Gemma dell'Infinito."
Il Favoliere scrollò le spalle "Quale?"
L'immagine di Ar Rhaigor balenò per un breve attimo,come un morso doloroso in un angolo della
sua mente.
"Dunque è vero che ce ne sono altre."disse Thanos "Ho sentito che Odino ne possiede una chiamata
Etere."
Il Favoliere produsse un suono che Thanos scambiò per una risatina,ma che si tramutò subito dopo
in un colpo di tosse.
"Perdonami."disse il Favoliere e sorseggiò altro te prima di continuare "Odino ne possiede molti di
artefatti.
Esistono racconti di metalli forgiati dai nani e martelli che solo gli dei possono sollevare e uno
scrigno che contiene l'inverno.
Sei certo dell'informazione che hai ricevuto?"
"Onestamente?"disse Thanos "No.
Ma credo che gli asgardiani nascondano qualcosa."
Narrò-nel modo più succinto possibile-dei suoi trascorsi sulla Golden Berth,di Sua Eccellenza e
delle informazioni che aveva raccolto saccheggiando i dati dell'uomo ucciso.
Per sicurezza gli spiegò anche ciò che aveva saputo da Vathlauss...E poi,dal momento che la
domanda più logica a quel punto sarebbe stata:Perché allora,non hai agito subito?"raccontò
dell'attacco sulla base vicino Alfheim,e della battaglia contro gli asgardiani a bordo della Blood
Edda.
Nel sentir nominare la guerriera agardiana,il Favoliere si rizzò sulla sedia,le sue labbra piegate in un
grande sorriso "Ah,Yrsa!
La conosco.
La dea dei combattimenti corpo a corpo."
D'improvviso quello scontro di tanti anni prima sulla Blood Edda acquistò molto più significato.
"In ogni caso..."riprese Thanos dopo essersi schiarito la voce "...ho motivo di credere Odino abbia
questo Etere."
Le labbra sorridenti del Favoliere si distesero ancora di più ,un'espressione deliziata e
compiaciuta"C'è una storia che potrei raccontarti...Più d'una,in verità.
Una parla di Odino e dell'Elfo Oscuro Malekith.
Un'altra ha come protagonista il pianeta Terra.
Un'altra ancora tratta del pianeta Morag e della sua fine."
"Non mi interessano altre storie,ma solo le informazioni."disse Thanos.
Il Favoliere schioccò la lingua a agitò l'indice da una parte all'altra "No,no,Thanos!
Ti ho detto come funziona il mio cervello.
Se potessi semplicemente offrirti delle informazioni,lo fare.
Ma sono obbligato a raccontarti una storia."
Thanos incrociò le braccia sul petto e si appoggiò allo schienale del divano "Molto bene,allora.
Intrattienimi."
La bocca del Favoliere si deformò in una specie di smorfia.
Qualcosa di inquietante in essa risvegliò l'apprensione di Thanos.
Si irrigidì;le sue dita si fletterono all'interno dei palmi.
Ma fu solo un momento fugace,un tic,forse.
Un neurone malfunzionante.
Con la stessa rapidità con cui era comparsa quella piega delle labbra si diluì nell'espressione più
seria e rilassata del Favoliere.
"Oh no."disse il Favoliere "Non è così semplice.
Prima devi darmi qualcosa,Thanos.
Tale è il prezzo del mio sapere."
Thanos aprì i pugni e si tastò i fianchi come per dire che non aveva nulla in tasca "Non voglio
qualcosa di fisico.
I doni sono inutili per me.
Voglio la tua storia.
Voglio un ricordo.
Qualcosa di vero e profondo.
Non provare a raccontarmi cosa hai mangiato per colazione stamattina.
Anche se...sinceramente,vorrei saperlo.
Non posso farne a meno.
Quando hai una memoria come la mia,sei assetato di conoscenza."
"Non ho mangiato,non ho bisogno fisico di cibo e acqua."disse Thanos "Ma comunque i miei piatti
preferiti sono omelette di uova d'aquila rossa e un toast con marmellata di baccheluce."
Thanos si interruppe.
Il Favoliere non lo stava ascoltando.
In compenso,sedeva a occhi chiusi,quasi del tutto immobile,e si leccava le labbra
Le sue orbite tremolavano sotto le palpebre e Thanos immaginò l'azione dei processi biochimici in
corso,l'imprimersi della sua banale colazione nelle strutture mnemoniche permanenti di quella
mente insondabilmente complessa.
"Bene,ottimo!"esclamò il Favoliere,riaprendo gli occhi e riaprendosi un sorriso
luminoso"Adesso,devi darmi un tuo ricordo importante.
Significativo.
Fa che sia bello,Thanos,e io ti dirò tutto quello che vuoi sapere sul manufatto che il vecchio Bor
sottrasse agli elfi oscuri.
Il quale,posso dirtelo già da ora,non si trova più ad Asgard."ghignò con fare sornione "Ti interessa?"
Thanos era disperatamente interessato,ma non aveva idea di quale genere di ricordo potesse
soddisfare la curiosità del Favoliere.
Strinse i pugni e li martellò piano sulle ginocchia.
Essere arrivato così vicino!
Tutte le risposte erano contenute la,in quel cranio,alla portata delle sue mani,e se esisteva un modo
per estrarle,lui l'avrebbe fatto.
"Non c'è fretta."gli disse il suo anfitrione "Non da parte mia,almeno.
Fai con comodo.
Pensaci."
Thanos intrattenne l'idea di rapire il Favoliere e portarlo sul Santuario dove Nebula e Gamora
avrebbero svolto il tedioso esercizio della tortura per strappare le informazioni desiderate al cervello
vivente dell'uomo.
Ma poi,ragionò che una mente come quella del Favoliere,tanto potente,complessa e aliena fino
all'inconcepibile,poteva anche rilevarsi immune alle normali pene e tribolazioni.
Era un rischio che non poteva correre.
Negli spazi della sua mente,Thanos passò in rassegna tutta la sua vita,rivisitandone le grandi
battaglie,le guerre.
Le decisioni prese,che avevano alterato in meglio o in peggio le sorti della lotta.
I trionfi,quelli recenti e quelli trascorsi.
E niente di tutto ciò,decise,si sarebbe rivelato abbastanza interessante per un essere che serbava
memoria di tutte le maggiori guerre e contese nella storia dell'Universo conosciuto
Possibile che non avesse concluso niente di eccezionale?
Che,nella sua ricerca della grandezza,fosse scaduto nella mediocrità?
Che non fosse affatto un salvatore,bensì soltanto l'ennesimo condottiero che errava nella
galassia,prendendo quello che voleva senza nutrire uno scopo più elevato?
Il Favoliere fece un ampio gesto con il suo scettro "Ti ho messo in crisi,forse?"
Thanos bofonchiò in maniera evasiva.
Il suo ospite gli chiese se gradisse del cibo,intanto che rifletteva.
Lui ci pensò "Da dove prendi gli alimenti freschi?
Non c'è vita nella Desolazione del KelDim."
"C'è un orto idroponico sotto questa casa."spiegò il Favoliere "Posso mostrartelo,se vuoi..."
Thanos si rese conto di avere altri quesiti da rivolgergli.
Lo avrebbero aiutato a prendere tempo mentre meditava sulla storia da raccontare al Favoliere.
"Come fai a restare qui..."gli chiese "...da solo,chiuso in quest'unico edificio,senza impazzire?"
"Oh,altroché se impazzisco!"disse l'altro.
Il suo tono era gaio,spontaneo,non affettato "Accade ogni paio d'anni;perdo la testa per un po.
E poi..."
Offrì a Thanos un sorriso ampio,radioso "Poi la ritrovo."
"Cosa fai per distrarti?"disse Thanos "Come apprendi nuove cose?"
Il Favoliere si picchiettò la testa "Tu dimentichi;io no.
Io ricordo tutto ciò che ho visto o sentito o saputo.
Dispongo di una gamma pressoché infinita di informazioni da esaminare e studiare.
Vado sempre in cerca di nuovi collegamenti e schemi.
Se ho bisogno di divertirmi,mi basta richiamare una delle innumerevoli storie che mi sono stata
narrate"adocchiò Thanos e si umettò le labbra "A proposito di storie...Per che caso te ne venuta una
in mente?
Non voglio metterti fretta,non per mio tornaconto,certo.
Sarò lieto di ospitarti tutto il tempo che vorrai.
Ma percepisco una particolare urgenza in te."
"Si."disse Thanos "C'è un compito che devo ultimare entro i prossimi 100 miliardi di anni."
Il Favoliere non rise,non accennò neppure un sorriso di fronte all'umorismo di Thanos.
Si limitò ad annuire con estrema serietà "Bene,in tal caso,meglio cominciare."
Non poteva più procrastinare.
"Non saprei quale storia raccontarti..."ammise Thanos "All'improvviso la mia esistenza mi sembra
eccezionale e insulsa allo stesso tempo.
Sono stato un reietto per tutta la vita.
Prima per nascita e perché la società lo aveva decretato e poi per le scelte e le azioni che ho
compiuto.
Ho aderito agli standard più elevati,ho creduto nelle causa più nobili,ho sacrificato ogni cosa e solo
per arrivare qui.
E adesso,tutto mi sembra inutile.
La mia impresa è così titanica che non riesco ad abbracciarne i confini,nemmeno con il mio vasto
intelletto.
Tocca a me salvare l'Universo da se stesso,eppure ho l'impressione che l'Universo cospiri contro di
me."
A quel punto,una parte di lui si aspettava che il Favoliere lo deridesse,che gli ordinasse di andarsene
subito.
Ma quello lo scrutò soltanto ,intrecciando le mani "Capisco."
"Ah si?"disse Thanos.
"Credi di avere il compito di salvare l'Universo."disse il Favoliere "È un lavoro grosso.
Chi te l'ha affidato?"
"Me lo sono affidato da solo."disse Thanos "Ho visto ciò che gli altri non vedevano,ciò che non
potevano o non volevano vedere."
"C'è dell'altro."disse il Favoliere "Qualcosa che non mi dici."
Con un sospiro,Thanos gli confessò un sogno ricorrente.
"Non puoi salvare tutti."mormorò il Favoliere.
"Ma posso salvarne alcuni."disse Thanos.
"E secondo te questo è più di un semplice sogno?"disse l'altro.
Thanos scoppiò in una risata il cui suono riempì la casa del Favoliere "No,non essere assurdo.
È solo la mia mente che si riflette in se e mi rivela a parole ciò che ho bisogno di sapere."
"La tua vita è cominciata in una situazione di svantaggio."disse il Favoliere "Eri un
mostro,un'aberrazione,in un mondo che apprezzava l'ordine e la conformità.
Hai imparato una lezione importante:coloro che si ergono sulla massa,che eccellono,vengono
mortificati da chi non è in grado ne di ergersi ne di eccellere e si aggrappa a tutto pur di giustificare
il proprio comportamento."
"Non tutti erano così."disse Thanos ripensando a Gwinth e alle sue parole "Noi non siamo i nostri
genitori.
Noi non odiamo o temiamo una cosa solo perché è diversa."
E poi,lo individuò:il ricordò che doveva donare al Favoliere.
Era suo e suo soltanto e non aveva nulla a che fare con la morte o col sangue.
Era stato,ora lo sapeva,un momento che aveva fatto di lui la persona che era,un momento di luce e
d'amore.
"Ho baciato un'eterna."disse lentamente Thanos "Un'eterna speciale."
Il Favoliere si drizzò sulle sedia "Il Signore della Guerra ha un cuore,dopotutto.
Continua."
Era accaduto tanto, tempo prima.
Tante vite prima,in effetti.
All'inizio,Thanos non era neppur sicuro di riuscire ad evocare un ricordo fedele di quel bacio.
Visse un istante di terrore quando si rese conto di aver dimenticato il volto di lei;la sua memoria lo
aveva soppiantato con quello di Lady Morte,la putrescente non-morta,che probabilmente era
illusoria,che lo tormentava fin dall'epoca del suo esilio.
Ma la paura durò solo un attimo,poi passò,e lui vide che bastava concentrarsi su un tassello di
memoria per far riaffiorare tutto.
Ricordò la passeggiata per le affollate,impraticabili strade della Città Eterna,circondato dalle
persone che ora non c'erano più.
Sintaa che lo trascinava,ostinato e riluttante com'era,nel silencurium.
E la ragazza.
La ragazza castana.
E il suo primo,timido sorriso,mentre si spostava per fargli posto accanto a se.
Mai più avrebbe scordato il suo volto.
Non avrebbe più permesso che accadesse.
La bevanda che aveva assaggiato quella notte:verde,frizzante e troppo dolce,al sapore di
melone,sambuco e alcol etilico.
Gli parve di risentirne il gusto sulla lingua,proprio in quel momento,come se ne avesse appena
bevuto un sorso.
E tutto ciò aveva condotto al bacio.
Il primo bacio,con il quale aveva finalmente identificato il suo desiderio di relazione,l'esigenza di
capire se stesso così da poter sperare di legarsi ad altri.
Quel bacio,un assaggio di tenerezza,di compenetrazione tra individui.
"Mi sentivo incompleto..."disse lui al Favoliere "...ma grazie a quel contatto,capii che,se avessi
perseverato,se fossi diventato la persona che dovevo diventare,allora avrei afferrato quel sentimento
che mi mancava da sempre.
E il gesto dell'eterna avrebbe acquistato valore.
Lo sapevo.
E non ho mai smesso di cercarlo.
Se riuscirò a salvare l'Universo,diverrò il Thanos che meritò quel bacio."
Ancora indossava la sua armatura da battaglia,ma non si era mai sentito tanto vulnerabile in vita
sua.
C'era altro da dire,volendo.
Poteva raccontare di come avesse finalmente trovato il coraggio di ritornare da sua madre.
La vergogna e la delusione di quell'incontro.
Serbava tutto dentro di se ed era pronto a condividerlo e non importava se lo avrebbe fatto sentire
ancora più vulnerabile.
Ne valeva la pena,a patto che poi riuscisse a ottenere il potere di salvare l'Universo.
Il Favoliere gli rivolse un sorriso genuino,colmo di una gioia bambinesca"Che splendido
aneddoto,Thanos.
Ti ringrazio per avermene fatto dono."
"È sufficiente?"chiese lui in tono burbero.
Avvertì la forza delle sue stesse membra,i muscoli che si contraevano.
Non era un ragazzino dal cuore infranto,prostrato e dilaniato da un amore perduto.
Era un condottiero.
Un conquistatore.
Aveva riportato a galla il ricordo e lo aveva elargito liberamente,ma non si sarebbe concesso di
sguazzarci.
Lo aspettavano compiti ben più importanti;il passato poteva pure rimanere tale.
Con un lento cenno,il Favoliere rispose "È sufficiente."
"Allora,parlami del manufatto."disse Thanos.
"Non è così semplice..."disse l'altro.
Thanos si alzò in piedi all'improvviso e si stagliò in tutta la sua spaventosa altezza.
Si scrocchiò le nocche delle mani,torreggiando sull'uomo più minuto "Non sono uno a cui piacciono
i giochi,Favoliere.
Non scambiare per debolezza il caro ricordo di un'epoca passata.
Ho sterminato mondi interi.
Qualche altro litro di sangue sulle mie mani non mi arrecherà il benché minimo turbamento."
Il Favoliere ridacchiò,per nulla preoccupato,si alzò a sua volta e gli picchiettò il petto con lo
scettro"Thanos,Thanos,Thanos!
Siamo amici!
Le minacce non servono.
Ti dirò tutto quello che vuoi sapere.
Ma te lo illustrerò sotto forma di storia capisci?
È proprio come recita il mio nome.
Favoliere."
Fece roteare un dito attorno all'orecchio "È così che funziona la mia mente,ricordi?
Non c'è una raccolta frammentaria di fatti e cifre qui dentro,ma un intreccio concatenato di
personaggi,nozioni e trame."
"Cerca solo di essere sbrigativo."disse Thanos.
"Sfronderò il racconto in corso d'opera nel modo più giudizioso possibile."promise il
Favoliere"Questa storia la chiameremo...dunque,vediamo...La parabola di Morag!
Sei pronto?"
Con le labbra arricciate in un espressione insofferente,Thanos si lasciò cadere di peso sul divani,che
scricchiolò rumorosamente,risentito "Immagino di non avere scelta."
"Benissimo!"disse il Favolire batté le mani e se le sfregò con entusiasmo "Cominciamo!
LA PARABOLA DI MORAG
Il pianeta Morag ruotava-ruota ancora,in effetti-nel sistema M3IV,una binaria a eclisse situata nel
braccio occidentale della spirale galattica di Andromeda.
La galassia di Andromeda conta un trilione di stelle,e dunque trilioni di altri mondi,eppure questo
qui ha un significato particolare per noi e per la nostra storia.
Oggi,Morag si definisce morto,ma non come la Desolazione.
La vita prospera ancora,la,sotto forma di vegetazione,roditori e una specie pericolosa di predatori
anfibi.
Ma le forme di vita evolute furono spazzate via millenni fa,in parte a causa della loro stessa
arroganza.
Poiché,sebbene Morag fosse un mondo pieno di meraviglie tecnolgiche,il popolo di quella fiorente
civiltà ignorò le prove della sua scienza per affidarsi a quelle dei propri occhi.
Malgrado i loro dati dimostrassero che il pianeta era in pericolo,preferirono aggrapparsi a ciò che
percepivano con i sensi,e cioè che forse l'inverno era un po' più freddo,quell'anno,e l'estate un po'
più calda,ma di certo non v'era nulla di cui preoccuparsi.
Compresero presto la gravità del loro errore.
Le drastiche oscillazioni delle temperature causate dal cambiamento climatico globale provocarono
lo scioglimento delle calotte polari e il pianeta fu interamente sommerso.
Nessuno sopravvisse.
Tranne,come ho già detto,i roditori chiamati Orloni,quegli strambi esseri simili a coccodrilli che
popolano le acque e così via.
Ma ,prima di morire,la gente Morag eresse un grande tempio in cui nascondere e conservare il loro
manufatto più potente:una Gemma dell'Infinito.
Proprio così,una Gemma dell'Infinito!
Il popolo di Morag aveva ricevuto il compito-o piuttosto,la maledizione-di custodire uno degli
oggetti più micidiali e potenti di tutto l'Universo conosciuto!"
"Se è così potente,perché non lo usarono per salvare il loro mondo?"disse Thanos.
"Silenzio!"disse il Favoliere "Ci sto arrivando!
La gemma era potente,si...ma era solo questo.
Potente.
Essa era,infatti,la Gemma del Potere.
Le leggende narrano che si trattava di una sfera viola in grado di accrescere le abilità fisiche del
possessore,attribuendo a lui o lei,loro o esso,er o per,vis o xyr,delle capacità incredibili.
Il dono di manipolare l'energia!
La forza per sollevare gli edifici!
E se le sue proprietà erano adeguatamente incanalate,la facoltà di cancellare interi mondi!
Ma purtroppo,la Gemma non aveva il potere di salvarli.
Ne di difendere.
Poteva essere messa al servizio soltanto della violenza e delle distruzione.
Di fronte all'inarrestabile catastrofe globale,era inutile.
Ciò nonostante il popolo di Morag sapeva che andava protetta e conservata.
Imbrigliarono il suo grande potere nell'Orb,e poi,attorno ad esso,costruirono un tempio in cui
ospitarla e salvaguardarla.
Così come il resto della civiltà di quel pianeta,il sacrario fu consumato dalle furenti e gonfie acque
di Morag.
Eppure,si vocifera che,ogni 300 anni,l'acqua si ritiri abbastanza da rendere il tempio accessibile.
E che forse un individuo molto coraggioso…
O molto sciocco…
O molto di entrambe le cose…
Sia in gradi di entrare in quel luogo e impadronirsi,finalmente,del perduto retaggio della stirpe di
Morag:la Gemma dell'Infinito del Potere!"
"Non ho mai sentito parlare di una cosa del genere."disse Thanos "Inoltre,non vedo in che modo
potrebbe essermi utile.
Possiedo già il potere di distruggere i mondi."
"Ah,ma tu non consideri la provenienza della Gemma,Thanos!"disse il Fovoliere.
"E sarebbe?"disse Thanos.
"Il tuo intuito è acuto,la sua mente forte,eppure la tua istruzione è carente."disse l'altro "Hai mai
sentito parlare dei celestiali?"
"No."disse Thanos.
La luce della rivelazione lampeggiò negli occhi del Favoliere.
Si leccò le labbra,puntò un dito trionfante verso il cielo e…il Favoliere parlò "Ci sono delle cose
che tu non immagini nemmeno.
LA PARABOLA DEI POTERI UNIVERSALI
All'indomani della creazione dell'Universo,sorsero i celestiali!
Esseri astrali d'enorme potere,statura e influenza.
Essi sono per noi,ciò che le divinità sono per le formiche che strisciano sul suolo,più potenti dei
formidabili asgardiani e degli eterni.
Secondo alcuni,furono generati nel calore del Big Bang,mentre altri sostengono che iniziarono a
esistere miliardi di anni dopo,prima della nascita dell'intelligenza e della civiltà in tutto l'Universo.
Ma una cosa è certa:nessun pianeta li ha generati.
Indipendentemente dalle loro origini,furono la prima tra le grandi specie ad errare tra le stelle.
E possedevano la capacità di maneggiare le Gemme dell'Infinito.
Le Gemme erano i resti di qualcosa che era esistito prima del nostro cosmo:6 singolarità
sopravvissute al Big Bang,forgiate da esseri inimmaginabili nella forma di lingotti puri.
Ciascuna aveva una caratteristica legata a un aspetto specifico dell'Universo in quanto
tale:Tempo,Spazio,Realtà,Mente,Anima e,ovviamente,Potere.
Col passare del tempo,il giovane Universo maturò e i lingotti passarono nelle mani di esseri dalle
facoltà immense,come i celestiali e i loro simili.
Furono modificate e trasformate,finché non divennero 6 grandi gemme,ognuna capace di conferire
al possessore un potere pressoché illimitato nell'ambito che la riguardava.
Così smisurata era la forza delle Gemme che nessuno aveva il controllo totale su di esse.
E col passare degli eoni,le pietre andarono perdute,una dopo l'altra,entrando nel reame della
leggenda,poi del mito...e infine dell'oblio.
Oggi ,ben pochi sanno cosa sia una Gemma dell'Infinito e persino coloro che lo sanno non credono
necessariamente nella loro esistenza.
Ma lo sanno,Thanos.
Lo sanno."
Durante la seconda parabola-che sembrava più incentrata sulle gemme che sui celestiali,ma lui non
disse nulla-Thanos si era piegato in avanti,i gomiti appoggiati sulle ginocchia e i polpastrelli
congiunti di fronte al viso accigliato.
La sua fronte era corrugata dalla concentrazione.
Era,naturalmente, un'altra storia ridicola.
Assurda.
Accantonò l'idea stessa di quegli oggetti.
Non trovavano posto nell'Universo razionale per come lo conosceva,governato al massimo da forze
superiori come gli elementali e gli eterni.
I reami spirituali degli elementali erano l'unica cosa non proprio razionale che aveva accettato,come
anche le energie cosmiche dentro di lui.
Ma queste storie erano…
Una favola da idioti.
Un racconto della buonanotte per bambini creduloni,gli unici che potessero prendere per vera
l'esistenza di tali artefatti nel cosmo.
Però…
"6 Gemme."scandì Thanos con lentezza,come per contemplarne la veridicità "E ognuna controlla un
diverso aspetto dell'Universo."
Thanos pensò anche a quel nome.
celestiali.
Thanos si ricordò che suo padre gli aveva spiegato le 4 dimensioni.
Le prime 3 erano materiali,la quarta,quella temporale,era spirituale.
I reami degli elementali e l'energia cosmica nei loro corpi vi erano connessi.
Ma qui si parlava di essere superiori e ciò era sciocco solo a pensarci.
Poi,però,ricordo un discorso fatto dal capo eterno di un'altra colonia,che lui aveva origliato
occasionalmente.
Si ricordò che i primi eterni,toglievano ciclicamente la memoria agli atri.
E quel nome…
Gli sembrava familiare.
"Oh,si!"esclamò euforico il Favoliere.
Gesticolò convulsamente in un impeto di passione "La Gemma dello Spazio,ad esempio,è blu.
Credo fosse quella posseduta un tempo da Odino,anche se ho sentito una storia interessante su come
poi la spedì sulla Terra.
Una specie di ghetto cosmico direi.
Nulla su cui valga la pena di soffermarsi,tranne per il fatto che la,in mezzo a quel mare i
uomini-scimmia,potrebbe davvero celarsi una Gemma dell'Infinito."
"Parli con durezza di coloro a cui appartenevi prima di entrare dentro quel corpo."disse Thanos.
"Ma è così."disse il Favoliere "E ricorda,io non mento mai.
E poi c'è la Gemma dell'Anima.
Quella è arancione e so per certo dove si trova.
Te ne racconto al storia..."
"Non disturbarti."disse Thanos.
L'espressione ferita del Favoliere lo spinse quasi-quasi-a cambiare idea,ma Thanos non si lasciò
intenerire.
Non aveva più tempo da sprecare con le fiabe.
Nondimeno,il Favoliere continuò a blaterare,ora mulinando lo scettro come una bacchetta.
D'improvviso,aveva la fronte imperlata di sudore e le sue parole erano un fiume in piena "La
Gemma della Realtà fu sottratta dall'elfo oscuro Malekit durante una delle molte guerre di
Svartalfheim contro Asgard.
E quelle,Thanos,sono storie con cui ti delizierò tra poco,perché sono davvero splendide.
A ogni modo questo era l'Etere,strappato agli elfi oscuri da Bor,padre di Odino,che lo nascose
lontano da ogni essere vivente perché era troppo potente per poterlo affidare a chicchessia.
Perciò,no,non penso che lo avresti trovato anche se fossi riuscito a penetrare le difese di Asgard.
La Gemma del Tempo andò persa millenni fa,ma riapparve a Kamar-Taj,nelle mani dell'Antico.
Su questo ritorneremo più tardi-ci sono un mucchio di storie al riguardo!
E la Gemma della Mente...Beh,tu non ci crederai,ma..."
"Io non voglio credere a niente di quello che dici."lo interruppe Thanos con veemenza "Pietre
magiche antecedenti l'Universo stesso?
Che controllano le forze fondamentali della realtà?"
"Credi pure a ciò che vuoi."sbottò offeso il Favoliere "All'Universo non importa,in ogni caso."
Cominciava a somigliare sospettosamente all'insistenza di Ar.
Thanos strinse la potente mascella.
"Se queste gemme esistono,perché non sono state utilizzate più spesso?"disse Thanos.
Il Favoliere scoppiò in un breve eccesso di risate,ma senz'ombra di autentica allegria.
Qualcosa era cambiato.
Qualcosa nell'aria.
"Sono nascoste,Thanos."rispose il Favoliere,come se stesse dando una lezione ad un bambino "…
perché sono troppo potenti.
E perché i celestiali e gli altri,coloro che i celestiali temono,sorvegliano le Gemme da lontano."
"Questa è pura follia."disse Thanos "Gli elementali e gli eterni sono il massimo dell'esistenza.
La loro condizione è la più bella e potente."
Il Favoliere gli offrì un sorriso indulgente "Ma certo.
Alzati,Lord Thanos."
Thanos obbedì "Cosa stai cercando di dimostrare?"
"Perché non saltelli su un piede?"disse il Favoliere.
Thanos grugnì "Non sono qui per divertirti."
"Eppure mi diverti."disse lui.
Thanos abbassò lo sguardo e si accorse,con istantaneo orrore,che stava davvero saltellando su un
piede.
I suoi occhi scattarono sul Favoliere.
Mentre lo fissava,ballonzolando contro la sua volontà,svolse piano le strisce di pelle dalla sommità
dello scettro,rivelando un'ornata punta che si biforcava dalla sommità in 2 rebbi,entrambi curvi,uno
più lungo dell'altro.
Incastonata tra di essi,splendeva una sconosciuta pietra azzurra di forma vagamente ovale.
Una pietra…
Sfogliò le pagine dalla sua memoria.
"Pensavo che la Gemma dello Spazio fosse azzurra."disse Thanos che si rese conto che non aveva
più il controllo sulle proprie membra.
Continuava a saltare su e giù,come una marionetta mossa da un burattinaio con troppe poche dita.
"Come?"domando il Favoliere sovrappensiero,poi adocchiò lo scettro come se lo vedesse per la
prima volta e...ridacchiò.
Fu un suono osceno,inquietante,che raggelò sangue a Thanos.
"Oh."disse il Favoliere "No,no.
Questo è solo un involucro protettivo,per impedire che la piena portata del suo potere..."si
interruppe "Smetti di saltellare,mi hai stancato."
Thanos si fermò,entrambi i piedi puntati a terra.
Lottò con tutte le sue forze per muovere le braccia,ma non poteva.
Era immobilizzato.
"È la Gemma della Mente,Thanos."spiegò il Favoliere,tendendosi verso di lui con un ghigno
malevolo "La Gemma della Mente."
Thanos aveva ancora il controllo degli occhi,così lanciò uno sguardo alla Gemma della Mente,che
brillava sotto la luce della dimora del Favoliere.
Non aveva idea di come questo fosse possibile,ma lui stesso ne era la prova vivente.
Le Gemme dell'Infinito erano reali.
Si ricordò che il padre gli aveva rivelato che,a volte,nelle leggende c'è una parte vera.
Forse la parte delle Gemme era quella vera.
"Come?"chiese Thanos.
Il Favoliere agitò le mani in maniera esasperata, cominciò a camminare attorno a
Thanos,toccandogli di tanto in tanto la schiena o un braccio.
Il suo contegno era cambiato.
Non era più gentile e curioso,persino la sua gaiezza era divenuta sinistra e violenta.
"Oh,i dettagli ti annoierebbero."disse il Favoliere "E comunque,non sono chiari neppure a me.
Io...sono entrato in possesso della Gemma millenni fa.
Prima che avessi la possibilità di sperimentare appieno il suo potere,i miei cugini mi tesero un
imboscata e mi intrappolarono su questo sperduto granello di polvere spaziale.
Immagina,Thanos:essere confinato su un globo di fango,con uno dei più potenti manufatti nella
storia dell'Universo…e non avere nessuno su cui usarlo."
Lanciò un grido improvviso,un urlo rivolto al soffitto e al cielo morto oltre quello,poi,altrettanto
repentinamente,tornò a fissare Thanos con un sorriso di vera gioia e soddisfazione "Finché non sei
arrivato tu."
"D'accordo."disse Thanos "Mi hai catturato."
Il cuore di Thanos galoppava,ma lui si sforzò di allontanare i tremiti delle sua voce "Adesso che
succede?"
Il Favoliere lo ignorò;arretrò un poco e indicò il suo prigioniero con la punta dello scettro "I tuoi
occhi...sprigionano sempre quella luce blu?"
"Io...no."disse Thanos.
"Sto ancora cercando di capire come si usa."confessò il Favoliere "Tu sei la mia prima cavia da
quando sono stato esiliato,tanti,tanti anni fa.
A dire la verità,non so neppure cosa sarebbe in grado di fare nelle mani di un altro.
Per quanto riguarda me,data la configurazione del mio cervello,mi permette di controllarti.
Di leggerti.
Ma questo già lo sai,non è vero?"
Thanos si sentiva obbligato a rispondere a tutte le domande,persino quelle che non lo
richiedevano"Si."
"Che cosa si prova,Thanos?"sussurrò il Favoliere,mentre gli si accostava "È come se...dei ragni ti
rodessero il cervello da dentro?
O come se...una grande ruota girasse vorticosamente nella tua testa,polverizzando il tuo libero
arbitrio?
Vorrei saperlo sul serio."
Thanos provava entrambe le cose,eppure,allo stesso tempo,la sensazione era come un vasto oceano
di pace su cui si lasciavano cullare.
La sua indipendenza e la sua individualità erano annullate dal Favoliere e dalla Gemma della Mente
e il dolore psicologico era tremendo.
Era come se lui-nella sua essenza primaria-fosse attirato fuori dal proprio corpo e da se stesso,per
essere rimpiazzato da qualcos'altro.
E al tempo stesso,lui l'accoglieva.
"Thanos..."disse il Favoliere e si avvicinò di più e mormorò ancora : "Come ti ho già
detto,Thanos,talvolta perdo la testa.
Ogni volta è diverso.
E così è come sarà stavolta."
Indietreggiò ed estrasse un lungo,perfido pugnale dalle pieghe della veste "E ora,l'esperimento!"
Mise l'arma sulla punta dello scettro,che lo inondò di energia azzurra,poi,con un agghiacciante
scroscio di risa,piantò la lama nel petto di Thanos.
Ogni atomo della sua mente e del suo corpo urlava per muoversi,per schivare,per sobbalzare,per
ritrarsi,per partire all'attacco e rispondere al colpo.
Mille diverse reazioni impazzavano dentro di lui e ognuna era annichilita dal controllo della
Gemma della Mente.
Non poteva fare altro che restare immobile,mentre il coltello pieno di energia entrava,squarciando i
vestiti,penetrando la carne cosmica,i muscoli…
Affondò fino alla gabbia toracica.
Nulla poté l'energia cosmica in lui che rinforzava il suo corpo.
Udì distinto il suono dell'acciaio che cozzava contro l'osso-crrrriickkk-e,al contempo,avvertì la
vibrazione dell'urto squassargli lo sterno,trasmettersi alla clavicola e ripercuotersi fino alla testa.
Il Favoliere mollò in manico e lasciò il pugnale conficcato nel suo petto.
Chiuse gli occhi con un lungo,profondo,incerto respiro.
"Oh."disse il Favoliere "Oh.
Si,si.
Sei ti fosse rimasto un briciolo di libero arbitrio,avresti almeno tentato di evitare il colpo.
Penso...penso che,se io infierissi con la gemma anche solo un pochino,perderesti in un istante tutta
la tua autocoscienza."sorrise "Ma te lo confesso,Thanos:mi piace l'idea che ci voglia del tempo.
Mi piace l'idea che tu soffra mentre ogni singola parte di te viene meno poco a poco."
"Sei davvero pazzo."disse Thanos.
"Così dicevano anche i miei cugini."rispose il Favoliere con aria sognante,gli occhi ancora chiusi.
Ridacchiò a quel ricordo "Cugini.
Cugini.
Stupidi,stupidi cugini…
2 si allearono per abbandonarmi su questo posto desolato.
Volevano sottrarmi la gemma,ma non osarono avvicinarsi troppo per rubarmela.
Così,arrivammo a un punto morto..."si zittì e sospirò "Comunque,basta parlarne.
Pensavano che sarei morto qui.
Ma sono sopravvissuto.
Sopravvivo ancora."
Aprì gli occhi e sorrise e con voce divenuta una cantilena raccapricciante,aggiunse: "E sopravvivrò.
Grazie a te,Thanos.
Mio salvatore."
Al momento dell'entrata della lame,i nervi attorno alla ferita avevano perso sensibilità,ma adesso si
erano risvegliati e gridavano di dolore.
Thanos poté soltanto digrignare i denti.
Aveva sopportato di peggio,ma l'incapacità di muoversi rendeva quella condizione quasi
insopportabile.
Per la prima volta nella sua vita era del tutto impotente.
"Non ho fatto altro che pianificare,in tutto questo tempo..."riprese il Favoliere "...e ora che sei
qui,io...Oh,quel pugnale ti da fastidio?
Toglilo."
In maniera indipendente dalla propria volontà.
Thanos portò la mano al coltello e lo estrasse.
Grondava sangue.
Un rivolo viola gli colò lungo il busto e cadde sul pavimento in una pioggia di paffute stille.
"Non posso permettere che tu muoia."disse il Favoliere "Non ancora.
Ma tu sei un tipo robusto,non è così?
Grosso,forte e resistente,e non chiedi perdono per questo.
Ottimo.
La vera forza non cerca ne adduce scuse.
E dovrai esserlo,forte.
Perché sarà un processo lungo e doloroso,durante il quale io cercherò di capire come trasferire la
mia coscienza nel tuo corpo."
Thanos riuscì a impedire ai suoi occhi di spalancarsi per l'orrore "Cosa?"
Il Favoliere sogghignò "Hai un volto straordinariamente impassibile,ma io posso leggerti dentro.
Tra noi c'è una connessione,ora.
So che cosa pensi.
Lo so da quando sei atterrato qui.
Tutte quelle sciocchezze sulla "consapevolezza cosmica"?
E sempre stata la gemma.
Sa fare una miriade di cose!"
Roteò e ferrò un affondo con lo scettro.
Un raggio d'energia scaturì dalla punta,esplodendo contro una parete.
"Visto?"disse il Favoliere "Mi ha reso più intelligente.
Mi consente di vedere nella tua mente.
Di controllarti…
Sospetto che possa anche generare la vita stessa,Thanos."
"Ti ha portato alla pazzia."disse Thanos.
"Probabile."disse il Favoliere "Ma non fa niente.
La follia non è un deterrente per uno che possiede una Gemma dell'Infinito.
Ho sempre visto il mondo in maniera diversa.
Un'accozzaglia di racconti e miti,che perpetuamente si diluiscono gli uni negli altri..."
Scrollò il capo con espressione turbata.
"Quando hai innumerevoli storie racchiuse qui dentro..."disse lui e si picchiettò la fronte con un
dito"...non è sempre semplice tenerle in ordine.
Io percepisco il mondo in modo differente da te.
Poiché tutte le narrazioni convivono nella mai testa allo stesso momento,io posso riviverle in
qualunque sequenza.
Viviamo in un prisma,non in una linea."
Thanos si rese conto di avere un'unica arma a sua disposizione:la sua voce.
Il Favoliere,forse spinto dalla disperazione causata dal lungo e solitario esilio,gli concedeva ancora
un minimo di pensiero autonomo.
Ma non sarebbe durato.
Doveva sfruttarlo finché poteva.
Rimandare.
Distrarre.
Finché...finché...
Non sapeva.
Qualsiasi cosa.
Era ridotto alla nuda speranza.
Ar avrebbe riso e goduto di quella situazione.
"Non mi sconfiggerai!"gli assicurò Thanos "Io sono il dio eterno di Titano!
Il sono il padre di tutti!"
Il Favoliere rise "Un dio?
Per me gli dei sono polvere.
Ombra e polvere!
Io ti ho già sconfitto,piccolo dio arrogante!
Perché nel tempo che ho trascorso qui,ho imparato a dominarmi.
Come dico sempre,prima conquista te stesso,il mondo verrà dopo."
"L'Universo è vasto e il tempo infinito."replicò Thanos "E tu non possiedi i mezzi adeguati per
affrontarli,essendo rimasto confinato qui."
"L'Universo non mi spaventa."disse il Favoliere "Non è sconfinato.
Finge solo di esserlo."
Tese la mano per prendere il pugnale,ma poi ci ripensò "Tagliati la faccia.
Superficialmente.
Giusto per far sgorgare il sangue."
Senza che la mente glie lo comandasse,il braccio di Thanos si sollevò.
Lo vide avvicinarsi sempre di più,la lama insanguinata e luccicante di energia azzurra.
Poi,la punta agganciò la carne appena sotto l'occhio sinistro e scese verso il basso,scavando un
leggero e lacrimoso solco sulla guancia.
Thanos rabbrividì involontariamente.
Ma del resto,ogni cosa che faceva era involontaria.
"Ora,il braccio."ordinò il Favoliere "Come prima,non troppo profondo.
Ti voglio vivo."
Thanos incise il braccio,il filo della lama separò la carne e una fitta di fuoco bruciò lungo il taglio.
Dopo,sempre per ordine del Favoliere,si tagliò il petto perpendicolarmente alla ferita che già aveva.
"Perché vuoi torturarmi?"chiese Thanos "Ti basta leggermi nella mente per ottenere tutte le
informazioni che cerchi."
"Mi sto solo assicurando di avere un controllo completo."disse lui "Come ho già detto,non ho avuto
modo di mettere alla prova questo potere.
Ho passato tanti secoli cercando un modo per andarmene da questo posto per attuare i miei piani
diabolici nell'Universo.
Ho sempre creduto che fosse possibile,ma non ho mai compiuto progressi finché non ho cominciato
a fare concretamente qualcosa,Thanos.
Noi siamo la somma delle nostre decisioni,non la somma delle nostre convinzioni.
Questa è la verità.
E la verità è una maestra più severa della Morte.
Come il cosmo scoprirà quando lo percorrerò con le tue sembianze."
Ci volle parecchio sforzo,ma Thanos riuscì a produrre una debole risatina.
Qualsiasi altra cosa avrebbe richiesto un controllo maggiore sulla gola e sul ventre di quanto ne
possedesse il momento.
"Resterai sorpreso,ritengo,dell'accoglienza che riceverai nel presentarti con la mia faccia."disse
Thanos "Sono alquanto famoso."
"Non tentare di dissuadermi!"disse il Favoliere che serrò un pugno,lo mise vicino allo scettro,lo
riempì di energia e sferrò il colpo sul naso dell'altro,producendo un'onda d'urto azzurra.
L'osso non era rotto,ma sembrava come dislocato.
Il sangue prese a scorrergli in 2 rigagnoli gemelli sulla metà inferiore del viso.
"Non tentare di dissuadermi con le parole."ringhiò il Favoliere,prima di stringere a se la mano
indolenzita "Progetto di farlo da..."inclinò la testa all'indietro e conteggiò muovendo soltanto le
labbra "Beh,da molti più secoli di quanti riesca a contarne.
Una volta che sarò fuggito di qui,ti userò per radunare sempre più gente da assoggettare al mio
controllo...In breve,sarò padrone di intere popolazioni.
Interi mondi!
E alla fine..."il suo respiro si faceva via via più affannoso mentre parlava con frenesia crescente,gli
occhi che guizzavano da una parte all'altra "Alla fine,controllerò l'Universo,Thanos!
Mi insinuerò nella mente di ogni essere vivente e pensante del creato!"
"Ci vorrà più o meno un'eternità."osservò Thanos sottovoce "Fidati,ho già compiuto calcoli simili."
Faticò persino a pronunciare quelle parole.
L'oceano tiepido era ovunque attorno a lui e la ruota della sua coscienza girava sempre più
turbinosa.
Stava per perdere gli ultimi resti di ciò che era.
Ancora pochi momenti,e avrebbe cessato di essere.
"Sono incredibilmente longevo."disse con dolcezza il Favoliere "E tu non puoi nemmeno
invecchiare.
Sarai il mio corpo definitivo.
L'Eternità non mi dispiace."
Poi con un gorgoglio di risata,tracciò un ampio arco con lo scettro e se lo portò alle labbra per
baciarlo "Comprenderò ogni cosa,infine.
L'Universo intero.
Racconterò tutti i suoi più disparati capitoli e forme in una grandiosa storia che avrà solo me come
protagonista."
Annegando nel suo cervello-il corpo infiammato dal dolore-Thanos cercò qualcosa-qualsiasi cosa-a
cui aggrapparsi.
Il sorriso di Sintaa…
No.
Solo sofferenza e perdita in quella direzione.
Sua madre...Anche lei se n'era andata.
Così come Gwinth.
E Ar.
Lady Morte?
La amava e lei lo capiva.
Ma non sapeva nemmeno se effettivamente esisteva o era lui a sognarla.
E poi…
Le sue figlie…
"Il legame tra di noi è così potente adesso..."disse il Favoliere trasse un profondo respiro come
rapito dall'odore di un profumato bouquet "Stai pensando alle ragazze che hai lasciato sulla tua
nave.
Oh Thanos!
Thanos!
Oh,hai fatto loro cose orribili!
Davvero credi che quello sia amore?
Povera Nebula,più automa che persona,ormai.
Tu non meriti quelle fanciulle.
Non meriti niente,se è per questo.
E adesso,stai pensando alla struttura atomica dei geni perché vuoi impedirmi di conoscere di più
sulle tue figlie.
Ti preoccupi per loro,non è così?
Non temere.
Quando mi porterai a bordo della tua astronave,"Padre"mi prenderò cura di loro.
Saranno mie,come tutto il resto."
Thanos premette le labbra e produsse un basso,roco gemito,che spinse il Favoliere e inclinare la
testa da una parte.
"E ora...stai...Soffri davvero così tanto,Thanos?"disse lui "Le stella lassù,Titano...Avrei detto che un
condottiero potente come te fosse abituato a qualche goccia di sangue,di tanto in tanto.
Ammetto di essere un po' deluso."
"Faresti bene ad abituarti alla delusione,per il poco tempo che ti resta da vivere."riuscì a rispondere
lui con enorme concentrazione.
Il Favoliere ributtò la testa indietro e rise fragorosamente.
Fu una risata stridula,turpe,che non conosceva confini,ne moralità "Mi congratulo con te,Thanos!
Valoroso fino alla fine!
Dimmi:perché sei tanto fiducioso?"
Thanos godé del fatto di poter sorridere "Perché sono riuscito a smettere di pensare alle mie figlie."
"Cosa?"domandò il Favoliere,appena prima che Nebula gli sparasse con una picca da battaglia
chitauriana.
Il Favoliere barcollò in avanti,a stento in grado di tenersi in equilibrio.
Rischiò di crollare addosso a Thanos,ma si fermò un istante prima.
"Ci vorrà più di questo."disse Thanos alle ragazze.
Il Favoliere aprì la bocca.
Per comandargli di uccidere le sue figlie,senza alcun dubbio.
E Thanos l'avrebbe fatto,avrebbe potuto farlo,se l'altro glie l'avesse ordinato.
Ma gli occhi del Favoliere erano pieni di panico,al sua espressione era distorta dal dolore,e si
impappinò nel tentativo di spingere le parole fuori dalle labbra.
Prima che riuscisse a formulare una frase,Gamora lo decapitò con un solo fendente della sua spada
divina.
Thanos avrebbe voluto vedere quella testa volare via dalle spalle e rimbalzare sul pavimento,ma il
getto di sangue gli esplose in faccia e lo accecò e dunque fu privato della possibilità di assistere a
quello spettacolo.
Tuttavia,udì il tonfo viscido del cranio che sbatteva al terra.
Fu appagante.
Un attimo dopo,le sue membra si rilassarono e il suo copro riacquisto padronanza di se.
Il filo del controllo che lo legava al Favoliere era stato reciso con la stessa precisione del capo di
quest'ultimo.
Thanos illuminò i suoi occhi e il sangue evaporò e guardò le sue figlie davanti a se,la sua coppia di
demoni,le sue perfette assassine.
"Ben fatto,ragazze."brontolò.
"Grazie padre."rispose Nebula,col tono di voce di una che era troppo indifferente per curarsene,però
se ne curava.
"Soprattutto tu,Gamora."disse Thanos.
Nebula rimase a bocca aperta "Perché soprattutto lei?!"
"Perché è lei che l'ha ucciso."disse Thanos che si tasto la ferita sul petto,la peggiore di quelle che si
era procurato
Stava già cicatrizzando.
"Meglio andare,ora."disse Thanos "Quella prendetela,la porteremo con noi."
Gesticolò verso la testa,che era rotolata fino alla cucina e si era fermata conto il surgelatore.
Nebula e Gamora scattarono entrambe per agguantarla.
Nebula superò di poco la sorella,si gettò sulla testa e la tirò su prendendola per i capelli.
"E questo?"domando Gamora,indicando lo scettro.
Era caduto vicino al corpo del Favoliere.
"Non toccarlo."ordinò Thanos.
La ragazza esitò solo per un istante,dopo il quale indietreggiò.
Con le labbra contratte dalla concentrazione,Thanos si accucciò accanto alla Gemma dell'Infinito.
La pietra azzurra brillava.
Temette quasi di prendere la scossa nel toccare lo Scettro,ma non sentì altro che la levigatezza della
lega metallica di cui era fatto.
Lo raccolse da terra con una sola mano.
Sembrava così piccolo.
Così infinitamente grande.
"Mmm."disse Nebula,che ancora teneva la testa del Favoliere sollevata in aria,il sangue grondante
dal collo mozzato "Perché dobbiamo portare via questa?"
"Il cervello del Favoliere era eccezionale."disse Thanos "Voglio esaminarlo per vedere se ci può
essere utile.
Quanto al resto di questo posto,lo bombarderemo dalla nave."
Si diresse verso la porta,poi indugiò e si voltò a guardarle "Perché siete venute a prendermi?"
Le ragazze si scambiarono uno sguardi discreto,ma inequivocabilmente confuso.
"Avevamo perso i contatti..."cominciò Gamora con lentezza "Non siamo mai state tanto a lungo
senza..."
E la sua voce si affievolì,suo malgrado.
A quanto pareva,il lavaggio del cervello compiuto su di loro era completo.
Nebula,sogghignando,intervenne "Hai sempre detto che,se ci fossimo sentite in pensiero o in
apprensione,probabilmente c'era una ragione.
Così..."
"Si."disse lui "Vi ho anche insegnato a mirare sempre alla testa.
Quando saremo sul Santuario,mangerai razioni ridotte per una settimana,Nebula."
A bordo del Santuario,Thanos osservò 2 missili orbita-terra di classe infinity disegnare un
lento,luminoso arco discendente verso la residenza del Favoliere.
A causa della rotazione della luna,i missili scomparvero dietro la curva del globo,eclissando alla sua
vista.
Un istante dopo,2 identiche nubi a fungo s'innalzarono dall'emisfero opposto al satellite e la
violenza con cui eruppero nell'atmosfera le rese visibili persino dall'orbita.
Il corpo celeste ne fu squassato e le sirene d'emergenza del Santuario cominciarono a suonare.
"Sembra che abbiamo deviato quella luna dalla sua orbita."commentò Gamora.
Dall'altra parte del ponte,dove oziava a braccia conserte,poggiata contro la paratia "Te l'avevo detto
che 2 missili erano troppi."
"Che facciamo ora?"chiese Gamora a Thanos.
Lui non aveva un risposta pronta.
Vide il fuoco nucleare eruttare nello spazio,mentre il satellite usciva,fremente e sobbalzante,dalla
sua traiettoria orbitale.
Con ogni probabilità,sarebbe stato attirato nel pozzo gravitazionale del pianeta più vicino,con cui
verosimilmente sarebbe entrato in collisione;allora,anche quel corpo celeste sarebbe stato sbalzato
via dalla sua orbita.
Una reazione a catena,non v'era nessun dubbio.
Nella sua mente,Thanos calcolò le velocità orbitali,le orbite ellittiche,gli apogei e i perigei.
Se le sue rozze stime erano corrette,tutti i mondi della Desolazione del KelDim sarebbero stati
ridotti in polvere,oppure scagliati con moto rotatorio verso ciò che restava del vicino sole.
Tanto meglio così.
"Che facciamo ora?"disse Gamora,ripetendo,nel suo vocione profondo,la domanda in sospeso di
lei"Quello che so fare meglio.
Uccidere altre persone?"
"No."disse Thanos "Riflettere."
Le lasciò da sole sul ponte e si ritirò nei suoi alloggi.
Trascorse gran parte del viaggio di ritorno nello spazio civilizzato-via dalla Desolozione di KelDim
e di nuovo attraverso il Campo Corvino-rintanato nelle sue stanze,immerso nei suoi pensieri.
Nei piani.
Nei programmi.
Mise lo scettro,su cui era incastonata la Gemma della Mente,su uno scaffale fissato alla parete e
passò lunghe ore a contemplarlo,ad assorbirlo.
Il suo potere pulsava e sembrava disciogliere l'aria circostante.
Thanos lo desiderava e temeva in egual misura.
Ma doveva essere così,lo sapeva bene.
L'uso di un oggetto di tale immane potenza non poteva essere preso alla leggera.
Le Gemme dell'Infinito opprimevano la sua mente.
Pensava che una di quelle pietre avrebbe potuto risolvere i suoi problemi,ma la sua esperienza alla
mercé della Gemma della Mente gli aveva insegnato che,malgrado il loro grande potere e a dispetto
del loro nome,le gemme stesse avevano un effetto limitato.
Così come aveva appreso la gente di Morag,il potere da solo non bastava.
Doveva essere applicato in maniera adeguata.
La Gemma della Mente gli avrebbe si permesso di piegare le persone alla sua volontà,ma comunque
avrebbe dovuto spostarsi di mondo in mondo per farlo.
Forse se l'avesse affiancata alla Gemma dello Spazio,per ridurre la distanza tra i pianeti…
No,i mondo avrebbero dovuto conquistarli lo sesso.
La Gemma del Tempo,allora.
Per tornare indietro negli anni,salvare chi era già perduto...Però avrebbe funzionato soltanto
localmente.
E via di seguito.
Poi,arrivo alla soluzione.
Era così semplice e,al tempo stesso,così immensamente complessa da strappargli la prima vera
risata dopo tanti anni.
Riemerso dai suoi alloggi proprio mentre il Santuario riemergeva dal Campo Corvino,Thanos fu
raggiunto da una Nebula che sembrava più asciutta e più astiosa per colpa del ridotto razionamento.
Lui si concesse un lieve sorriso compiaciuto.
Oltre a punirla col cibo,le aveva affidato il compito di pulire ogni singolo oblo della in pulsovetro
lungo lo scafo della nave.
Quando lei si era lamentata,lui le aveva spiegato che quello era stato anche il suo primo incarico
nello spazio,e dunque si aspettava che lei eccellesse nel suo lavoro.
Gli oblò erano lucenti.
"Siamo usciti dal Campo Corvino a un mese luce da Mistifir."gli disse lei "Ottima opportunità per
noi.
Sono sull'orlo di una catastrofe ambientale.
Ti ascolteranno oppure prenderemo..."
"Più tardi,forse."le rispose Thanos.
I 2 entrarono in pancia,dove trovarono Gamora seduta al posto del comandante.
La ragazza balzò in piedi immediatamente.
"Siamo cacciatori,adesso."annunciò loro Thanos "In cerca di una preda molto specifica."
"Chi?"domando la sua favorita.
"Non chi,mia cara Gamora,ma cosa."disse Thanos "Le Gemme dell'Infinito."
Le ragazze si scambiarono un'occhiata,poi guardarono lui "Quale?"
"Non quale."disse lui "Le collezioneremo tutte.
Ma nessuno deve sapere che sono io a raccoglierle.
Voi 2 sarete la mia avanguardia."
Sospirò contento e tese le braccia per accarezzarle in viso "Raduneremo le nostre gemme e nessuno
si accorgerà che sono io a possederle,se non quando sarà troppo tardi."
Gamora non disse nulla.
Nebula le diede qualche colpetto di gomito,ma vedendo che questo non sortiva alcun effetto,alla
fine parlò per prima "Ci stai chiedendo di trascinarci da una parte all'altra dell'Universo,in cerca di
un mucchio di ciottoli luminosi?
Hai idea di quanto tempo ci vorrà?"
"Ce l'ho."disse Thanos "Ecco perché non lo farete da sole.
Avrete dei sottoposti,dei servi che agiranno per conto vostro."si lisciò la mascelle,meditabondo "Di
Nova Corps xandariani ne abbiamo uccisi un plotone.
Ci guarderanno sempre e solo con odio e ostilità,ma i Kree,per esempio,sarebbero disponibili.
E poi,ce ne saranno altri."
Camminò fino all'estremità del ponte e scrutò il cosmo punteggiato di stelle.
Il Campo Corvino si allontanava alle loro spalle.
Il passato si allontanava alle loro spalle.
Davanti,si profilavano le gemme e il futuro con la sua cornucopia di gloriose possibilità.
Tempo.
Anima.
Mente.
Realtà.
Spazio.
Potere.
Nessuna gemma,da sola,avrebbe raggiunto i suoi scopi.
Ma tutte insieme…
Con un tale potere,avrebbe potuto strappare via i pianeti dal cielo.
E udì una voce nella testa.
Quella di Ar.
O di Sintaa,forse.
Cominciavano già a mescolarsi,il suo passato andava rapidamente fondendosi in un unico blocco di
memoria che non poteva ostacolarlo.
"Non essere precipitoso."disse la voce "Prima di cominciare a distruggere pianeti,devi trovare le
gemme.
E..."
Avrebbe avuto bisogno di proteggersi da loro,per evitare che lo annientassero.
Lo spazio sfrecciava davanti a lui.
Le stelle si confusero.
"Non puoi salvare tutti."gli aveva detto Lady Morte.
E con questo,la bandì dai suoi ricordi,la epurò.
Lui non era più Thanos di Titano o Thanos Signore della Guerra.
Era semplicemente Thanos Salvatore dell'Universo.
Strinse il pugno,immaginandolo chiuso all'interno di un guanto di metallo e sorrise.
No,non poteva salvare tutti.
Non poteva salvare nemmeno la maggior parte di loro.
Ma il piano non era mai stato quello.
Ne avrebbe salvato la metà.
Esattamente la metà.
Mentre Nebula rimase imbronciata al suo posto,Gamora gli si avvicinò.
Non ebbe l'audacia di toccarlo,ma gli si fermò accanto e il suo riflesso comparve vicino a quello di
lui sulla superficie del pulsovetro.
"A cosa pensi?"gli domandò.
Dopo qualche esitazione,Thanos le rispose "Agli asgardiani."
"A che proposito."disse lei.
"Si definiscono dei."disse lui che scoppiò in una risata sbuffata.
Aveva affrontato gli asgardiani con un millesimo del suo attuale potere e li aveva sconfitti
facilmente.
Con le gemme in mano sua…
Thanos curvò le labbra e queste si ritrassero scoprendo una dentatura canina e un letale,astuto
sorriso.
"Mostrerò loro cosa sia il vero potere."disse Thanos "Io diverrò Dio..."
Mentre le figlie cercavano le Gemme,Thanos si ritirò nella base che aveva all'interno della tempesta
del pianeta Giove nel sistema solare,riprendendo in mano le sue aziende.
In attesa."
FLASHBACK
La pietra verde volteggiava nello spazio.
VOCE NARRANTE DI KAZANTRA
"Viviamo in un prisma,non in una linea."
FINE FLASHBACK
VOCE NARRANTE DI THANOS
"Il tempo non è astratto.
Il tempo è una gemma."
"Sei solo un vigliacco,Thanos."mi dice Ar "Un vigliacco!
Ti nascondi dietro questa nave,dietro l'Estraneo e i chitauri e adesso dietro quelle 2 ragazze!"
Sono passati anni.
Ar è morto.
Titano è morto.
Ben presto,metà dell'Universo sarà morto.
Mi trovo nella fucina dei nani.
Le porte protettive della camera blindata si aprono e il guanto è la che scintilla nella penombra,non
proprio dorato.
Ho già vissuto questo momento.
L'ho già vissuto.
Accade ora per la prima volta,la seconda volta,la milionesima volta.
Mi sporgo per afferrarlo.
Per afferrare la mia verità,il mio destino,la mia ineluttabilità.
(Gamora che cade nello strapiombo.
Il collo di Ar che mi si spezza tra le mani.
Sono solo.
Solo ne mio passato,nel mio presente,nel mio futuro.
Così come doveva essere.
Come deve essere)
"Bene."dico "Lo farò da solo."
