Questa è la mia versione della serie Doc Martin a partire dalla fine della sesta stagione. Mantengo la trama originale con delle integrazioni e alcune variazioni fino alla fine della nona stagione.
A quel punto, all'epoca non si parlava ancora della decima stagione e io l'avevo immaginata in questo modo.
Dopo che era stata girata e trasmessa quella che si sarebbe rivelata anche la stagione conclusiva, mi sono decisa a scrivere la mia versione originale, con l'unica concessione per il nome della creatura di Martin e Louisa(il cui genere combaciava comunque con quello che avevo immaginato io).
Qualunque altra somiglianza, è frutto del caso.
Essendo interessata quasi esclusivamente ad approfondire i personaggi di Martin e Louisa e la loro relazione, ho dato molto poco spazio agli altri abitanti di Portwenn.
Inoltre, non ritengo che Doc sia affetto da alcuna sindrome, ma che sia solo il risultato di un giardino primario inadeguato.
Essendo i personaggi proprietà della Buffalo Pictures e non avendo alcun fine di lucro, mi sono limitata ad una sola veloce revisione.
Mi perdonerete, quindi, errori e imprecisioni, ma il mio scopo era solo quello di dare alla storia originale qualche momento in più e un finale adeguato a Louisa e Martin.
Pubblico in lingua italiana, ma caricherò delle versioni tradotte da Google, perché non conosco abbastanza bene l'inglese da usarlo per scrivere e non avrei comunque il tempo di farlo.
Per ora, cercherò di caricare qualcosa ogni settimana…poi si vedrà in base all'interesse che riscontrerò.
Non sono una professionista, scrivo per divertirmi e perché trovo molto interessanti i personaggi di Doc Martin.
Buon divertimento!
This is my version of the Doc Martin series from the end of season 6. I keep the original plot with additions and some changes until the end of the ninth season. At that point, there was still no talk of season 10 at the time and I had envisioned it that way. After what would also turn out to be the final season had been filmed and broadcast, I decided to write my original version, with the only concession for the name of the creature of Martin and Louisa (whose genre however matched what I had imagined). Any other resemblance is the result of chance. Being interested almost exclusively in delving into the characters of Martin and Louisa and their relationship, I gave very little space to the other inhabitants of Portwenn. Also, I don't think Doc has any syndrome, just the result of an inadequate primary garden. Being the characters properties of Buffalo Pictures and not having any profit motive, I limited myself to just one quick revision. You will forgive me, therefore, errors and inaccuracies, but my aim was only to give the original story a few more moments and a suitable ending for Louisa and Martin.
I publish in Italian, but I will upload translated versions from Google, because I don't know English well enough to use it for writing and I wouldn't have the time to do it anyway.
For now, I'll try to upload something every week... then we'll see based on the interest I find.
I'm not a professional, I write for fun and because I find Doc Martin's characters very interesting.
Good fun!
Alla fine della sesta stagione, Martin è preoccupato per il ritorno della sua fobia al sangue, mentre fatica ad abituarsi ad una nuova vita con sua moglie e suo figlio. La sensazione di essere inadeguato nel rispondere alle necessità di questi ultimi lo destabilizza. La situazione, già complicata, è aggravata dall'arrivo improvviso della madre del dottore, che gli annuncia la morte di suo padre avvenuta due settimane prima. La notizia e la permanenza di Margaret contribuiscono ad aumentare il nervosismo di Martin, che si rinchiude ermeticamente in se stesso.
Louisa, nel frattempo, rimane coinvolta in un incidente stradale e decide di lasciare Portwenn con James Henry. In un crescendo di silenzi e incomprensioni, gli avvenimenti spingono Martin in una buia apatia. Solo nel momento in cui vede sua moglie andarsene con suo figlio, l'uomo ha un motto di consapevolezza e, dopo una intensa conversazione con sua zia Ruth, decide che è arrivato il momento di capire cosa vuole e di seguirli in Spagna.
Cacciata in malo modo sua madre, che rivela di essere tornata solo per denaro, il destino gli fa scoprire una seria complicazione di salute per Louisa correlata all'incidente. Martin si cala immediatamente nella modalità dottore…quella che in fondo gli è più congeniale…così raggiunge sua moglie, la opera e le salva la vita.
Nonostante la gratitudine di Louisa, però, entrambi sanno che la loro situazione sentimentale non è cambiata…
Aprì la porta e le fece cenno di entrare. Era strano per lei vedere la sala d'aspetto vuota a quell'ora.
«Come mai non c'è nessuno, Martin?»
«Uhm…l'ambulatorio è chiuso fino a lunedì.»
«Ah…e perché?» insisté decisa.
I pazienti avevano sempre avuto la precedenza su tutto per Martin…famiglia compresa.
Si piazzò davanti a lei abbassando il mento, serio.
«Beh…sono stati giorni un po' impegnativi, Louisa…non volevo lasciare James in mano ad estranei…e comunque avrai bisogno di quiete in casa, almeno per qualche giorno Così ho chiesto a Morwenna di riprogrammare gli appuntamenti. »
«Capisco…» si morse il labbro inferiore.
Rimasero in silenzio…tesi e impacciati… guardandosi in giro. Poi lui si schiarì la voce e sollevò la borsa che aveva in mano.
«Porto questa su e poi tu dovresti riposare. Hai mangiato in ospedale?»
«No.»
«Ti preparo prima qualcosa allora.»
«Non importa, non ho fame.»
«Ma devi mangiare…per le medicine…»
«Ho detto che non ho fame.» il suo tono risultò più duro di quanto volesse, ma lui non la ascoltava mai. Insisteva sempre con le sue lezioni di medicina e alimentazione, ma non era proprio il momento quello. Si sentiva indolenzita e debole e avrebbe tanto voluto essere già in Spagna, lontano da tutto e soprattutto da Martin. Anche se in realtà…non sapeva nemmeno lei quello che voleva…aveva bisogno di una pausa, ma aveva anche bisogno di lui. Questa consapevolezza era sempre stata una costante dal giorno in cui l'aveva conosciuto. Tutti i tentativi per dimenticarlo si erano rivelati completamente inutili. Il suo cuore voleva Martin…non soltanto il suo cuore, in effetti…
Durante il ricovero non aveva pensato ad altro che a loro due, incapace di trovare una soluzione indolore per cercare di andare avanti…ma non esistevano soluzioni indolore.
La donna si pentì della sua durezza. Lo guardò e riprese con più calma.
«Grazie, Martin. Preferisco stendermi un po' adesso, mangerò qualcosa più tardi.»
«Sì.»lui abbassò il capo di lato«Io…uhm…non voglio importi la mia presenza…dormirò in camera di James per ora. Mia madre è partita, quindi…»
«Lo so, l'ho incontrata in aeroporto.»
«Ah.»
Lo guardò incuriosita.
«Come mai le hai regalato il tuo orologio?»
«Quale orologio?» non capiva.
«Quello che stavi riparando…che Ruth ha trovato tra le cose di Joan…l'orologio di tuo nonno.»
Martin aprì la bocca incredulo.
«Non le ho regalato proprio niente, me l'ha rubato, accidenti!» sbuffò innervosito.
«Mi era sembrato strano in effetti…»
«Ah, scusa, ti sto trattenendo e tu sei stanca.»
L'uomo si diresse verso le scale e lei lo seguì nella loro camera.
«Vuoi che ti aiuti a disfare la valigia?»
Era più servizievole del solito. Evitava di guardarla e parlava il meno possibile.
«Non importa, me ne occuperò più tardi.»
«Bene…allora…» le fece un cenno e si diresse alla porta…stringeva i pugni lungo i fianchi.
«Martin, perché tua madre se n'è andata tutto ad un tratto?»
Si girò a guardarla.
«Ha importanza?»
«Te l'ho chiesto…»
«Le ho detto di andare via. Non la volevo più qui.» la informò assumendo una posizione solenne e professionale.
«Cosa ha fatto?»
«Niente. Ha solo rivelato il motivo della sua presenza.»
Louisa si spazientì. Perché doveva essere sempre così difficile ottenere informazioni da lui?
«Martin…»
«Voleva del denaro…trecentomila sterline…o anche duecentomila…»
«Sono un sacco di soldi...»
«Sembra che mio padre abbia fatto un investimento sbagliato, così ha bruciato anche la somma che gli avevo dato per la fattoria di Joan. Per questo era tornata.»
«Glieli hai dati?»
«No, assolutamente. Le ho detto di fare le valigie e che non volevo più vederla.» era quasi offeso che lo credesse capace di obbedire a quella donna, dopo tutto quello che era successo.
Lo osservò meglio. Era stanco. I suoi occhi erano cerchiati e profondamente tristi, i lineamenti duri e la postura rigida. Stava soffrendo, ma non aveva intenzione di parlarne. Non la voleva nel suo mondo.
Soffocò l'istinto di allungare una mano sul suo braccio per confortarlo.
«Mi dispiace, Martin.»
«Perché? Non è colpa tua.» si stupì.
«Intendo che mi dispiace per te.»
«Oh…giusto.» distolse lo sguardo maledicendosi per la sua attitudine a cercare sempre e solo una spiegazione logica.
«Bene, Louisa, vado a prendere James da Ruth. Non ci metterò molto. Vuoi che mi fermi a prendere qualcosa di particolare per cena?»
«Va bene qualunque cosa.»
«Ok.» sussurrò e si avviò alla porta.
«Martin…»
«Sì?» si girò immediatamente.
«Grazie.»
Le fece un cenno con il capo e se ne andò.
Si era addormentata abbastanza in fretta. D'altra parte si sentiva ancora frastornata e debole. Le botte che aveva preso nell'incidente le rendevano un po' difficoltosi i movimenti e si sentiva indolenzita praticamente ovunque. Quando aprì gli occhi, la luce che proveniva dalla finestra era notevolmente calata. Doveva essersi appisolata per almeno un paio d'ore. Non sentiva rumori provenire dal basso, quindi pensò che in casa non ci fosse nessuno. Forse Martin aveva avuto un'emergenza e il bambino era ancora da Ruth…oppure lo aveva portato a fare un giro. Aspettò di riprendersi del tutto, si lavò il viso come meglio poteva con una mano sola e scese.
Li trovò in cucina, James nel seggiolone e suo padre seduto accanto con il grembiule indosso, mentre gli dava la cena.
«Siete a casa, allora…»
Martin sollevò lo sguardo verso di lei.
«Sì. Il pesce è nel forno. È questione di una decina di minuti ancora.» la informò.
«Come ti senti, Louisa?»
«Abbastanza bene, grazie.»
«Hai mal di testa? Vertigini?»
«No, un poco di fastidio alla spalla.»
Si diresse verso suo figlio, che allungò una manina verso di lei. La prese, gli accarezzò la testolina bionda e lo baciò sui capelli.
Mangiarono in silenzio. Concluso il pasto, Martin sistemò la cucina mentre lei giocava con James, poi salì per lavarsi e ò giù a prendere il bambino e Louisa li seguì nella loro camera.
Mise James nel suo lettino e gli rimboccò le coperte, poi la guardò.
«Bene. Buonanotte allora.» sussurrò.
«Buonanotte , Martin.»
«Uhm…se hai bisogno di qualcosa…sono di là.»
«Sì, grazie.»
Rimase fermo.
«Davvero…non esitare a chiamarmi se hai bisogno di una…mano.»
«Me la caverò.» il suo tono risultò più aspro di quanto intendesse e lui si decise ad uscire.
Louisa si guardò intorno tristemente. Il dottore aveva parlato di almeno due settimane di riposo assoluto prima di considerare un viaggio…come avrebbe resistito in quella situazione mortificante era un mistero. Non voleva restare e decise che avrebbe aspettato una settimana soltanto e poi sarebbe andata comunque da sua madre. Non vedeva alternative.
Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi mentre cominciava a svestirsi. Non era affatto semplice con un braccio legato. Lo liberò e provò a sfilarsi il cardigan, ma si mosse male e sentì una fitta alla spalla che la fece gemere ad alta voce.
Dopo un attimo sentì bussare piano e vide Martin fare timidamente capolino dalla porta.
«Louisa, ti sei fatta male?» bisbigliò preoccupato.
Lei si rimproverò per essersi lamentata così forte…doveva prevedere che sarebbe accorso subito.
«Non è niente.» lo rassicurò infastidita e dolorante. Non voleva il suo aiuto. Si girò per andare a rintanarsi in bagno, ma ancora una volta sentì male e si portò una mano alla spalla. In un lampo suo marito fu al suo fianco.
«Per favore, Louisa.» sussurrò «Lascia che ti aiuti.»
«Non serve, dormirò così.»
Martin sospirò.
«Pensi di poter restare sempre vestita nei prossimi giorni? Senza cambiarti mai?» il suo tono era gentile e dolce.
«Non è un tuo problema.» insisté freddamente.
«Louisa, ti prego…»
Lo sentì appena…tanto era sconsolata la sua voce. Si voltò, ma non lo guardò.
«Va bene.» acconsentì. Aveva ragione, non poteva vivere e dormire vestita allo stesso modo per tutta la settimana.
Senza aggiungere altro, lui sciolse la benda che aveva al collo e le sfilò con attenzione il cardigan. Poi fece scorrere la cerniera del vestito e glielo tolse pian piano.
Sentiva le sue dita leggere sfiorarla appena e per tutto il tempo desiderò che diventassero più decise e frenetiche. Si odiò per non sapergli resistere.
Martin prese un suo pigiama dal cassetto e l'aiutò gentilmente ad indossarlo. Quando fu pronta, le mise la benda attorno al braccio e la legò cautamente al suo collo. Scostò le coperte del letto, sistemò il cuscino e senza dire nulla uscì dalla camera guardando a terra.
Louisa strinse gli occhi per bloccare le lacrime che stavano per scendere copiose. Detestava vederlo così disperato, ma…allo stesso tempo…non sapeva proprio come aiutarlo…e come aiutarsi.
Rimase a guardare James addormentato a lungo, finché si arrese sfinita.
Tornato in camera, Martin faticò a ritrovare il controllo. Avere Louisa così vicino…toccarla appena, mentre faceva scendere il vestito dalle sue spalle…non aveva resistito e si era soffermato un istante a respirare l'odore della sua pelle con gli occhi chiusi…il suo collo nudo ad un soffio dalla sua bocca.
Buttò fuori tutto il fiato che aveva e si rassegnò a dormire solo…in quel letto piccolo e scomodo.
