"Fatti una bella dormita, finché vuoi, anche ventiquattr'ore di fila" Naruto aveva offerto una bottiglietta d'acqua a Madara, la prima cosa che il moro riusciva a mandare giù. Rispondeva a tono e aveva smesso di ribaltare gli occhi, sarebbe tornato quello di sempre "Noi rimaniamo qui, se senti dolore da qualche parte o altri malesseri chiamaci."
"Grazie, ragazzi. Ma promettetemi di filare via prima che arrivi il mio staff" Madara aveva accennato un sorriso infilandosi sotto le coperte "Penseranno che io sia semplicemente influenzato. E andate a riposarvi anche voi, ci sentiamo appena starò meglio."
Lo sguardo paterno di Madara era rivolto a Sasuke, ma il cugino più piccolo stava lì, con le mani in tasca e gli occhi sul pavimento.
Naruto annuiva a Madara accarezzandogli la testa. Era un uomo fiero, il viso stravolto dimostrava ancora sofferenza, ma era uno di quei tipi che avrebbero preferito morire piuttosto che chiedere aiuto. Chissà quanto doveva essergli costato accettare che i tre ragazzi lo avessero spogliato, lavato, asciugato e rivestito. A Naruto non era sfuggito come avesse evitato tutto il tempo di incrociare i loro sguardi.
Appena Madara aveva chiuso gli occhi, Naruto si era sgonfiato in un sospiro, era facile deprimersi in quella camera dallo stile classico barocco. Ecco perché Madara stava sempre barricato in ufficio, nessuna stanza della villa era adatta a lui. Un altro che avrebbe avuto urgente bisogno di cambiare vita.
Sasuke non si era mosso di una virgola, magari avrebbe voluto ringraziare il cugino per averlo salvato, abbracciarlo, stringergli la mano, invece riusciva solo a sentirsi in colpa.
"Ho bisogno di una sigaretta" Con quella scusa, Naruto aveva preso a braccetto Sasuke iniziando a trascinarlo fuori dalla stanza.
"Tranquilli, rimango io a dare un'occhiata a Madara ogni tanto" Sakura si era alzata dalla poltrona imbottita accanto al letto "Intanto vedo se trovo qualcosa da mettere sotto i denti."
Sì, la villa era deprimente in ogni stanza, Naruto aveva pensato che la cosa migliore fosse portare Sasuke in giardino nonostante il freddo. Sasuke aveva seguito Naruto, come un automa senza alzare lo sguardo, fino a una panchina di pietra.
Il moro era rimasto con le spalle curve anche una volta seduto, Naruto si era acceso la sigaretta con tutta calma guardando le stelle che l'aria fredda rendeva più chiare.
"Ho sbagliato tutto, Naruto" Sasuke aveva sorpreso l'amico iniziando a parlare per primo.
Naruto era sollevato, puntava i gomiti sulle ginocchia per essere allo stesso livello del viso di Sasuke: "Ho capito che il tuo scopo è quello di diventare forte per proteggere Itachi anche se non ho capito da cosa. È stato l'amore a muoverti e questo non è mai sbagliato."
Sasuke aveva alzato lo sguardo tagliente sull'amico senza raddrizzare il busto: "Cosa parli a fare se non conosci le cose, Naruto? Ho ucciso due uomini nel giro di poche ore."
"Orochimaru stava per ammazzate te" Naruto aveva aggrottato le sopracciglia bionde nella determinazione "E lo stesso avrebbe fatto con Madara. Ha abusato anche di te, vero?"
"Mi ascolti quando parlo, Naruto? Ti ho detto che ne ho fatto fuori un altro, non c'entrava niente, era semplicemente un tizio da cui Orochimaru mi aveva mandato a fare un incasso" Il sospiro era servito a buttare fuori l'inquietudine, Sasuke aveva un tono più tranquillo guardando malinconico il cielo: "Le stesse ragioni che hanno reso violento me hanno distrutto Itachi."
"Itachi va tirato via dalle grinfie di Gato e del suo scagnozzo" Naruto serrava i pugni "L'ho capito che non sta bene e che subisce maltrattamenti di ogni tipo, quel giorno a casa tua mi ha inseguito in strada per chiedermi di mettere il suo compagno in condizioni di essere eliminato da Gato."
Naruto si era fermato appena in tempo, c'era qualcosa di molto più preoccupante che riguardava Itachi, ma parlare adesso del tentativo di suicidio o del sospetto che si trattasse di un tentato omicidio gli era sembrato eccessivo. Sasuke era già abbastanza provato.
Gli occhi di Sasuke si erano sgranati stupiti, poi gli erano tornati sui piedi : "Gato e Zabuza non c'entrano più niente con Itachi, ora sta con un altro tizio che forse è anche peggio. L'unica cosa che so è che si chiama Juugo e che sta impedendo a Itachi di contattarmi. Non ho la più pallida idea di dove si trovi mio fratello in questo momento. Forse è…"
Già morto. Naruto aveva completato mentalmente la frase. Si sentì mancare il respiro, l'odio di Itachi verso la vita poteva essersi riaffacciato.
Il biondo si era sforzato di prendere un bel respiro: "Appena Madara starà meglio sono certo che scoprirà chi è questo Juugo in pochi minuti. Forse anche domani. Aveva già accettato di intervenire per Itachi durante il nostro primo contatto, quando andai da lui per riavere la moto."
"Madara desidera solo sbarazzarsi di Gato" Il tono di Sasuke si era indurito di nuovo.
"Perché non fai altro che dimostrare a te stesso e agli altri di non avere un cuore quando non è così?" Naruto frenava l'impulso di posare la mano sul ginocchio di Sasuke "Stanotte Madara è venuto a salvarti perché tiene a te. E tiene anche a Itachi."
Naruto osservava Sasuke sgonfiarsi nell'ennesimo sospiro.
"Non ti sfugge mai niente, Naruto, non ho mai visto una persona empatica come te" Finalmente Sasuke stava dritto. Gli occhi, però, erano sempre persi nel cielo della notte "Anche se frantumato in mille pezzi, Madara conserva ancora il suo cuore."
Sasuke guardava l'amico, gli occhi di ossidiana erano seri ma non più duri. Naruto era in ascolto, fumava un'altra sigaretta, ma ora i suoi gesti non erano più dettati dal nervosismo.
"Una volta Madara non era così, era un uomo intraprendente e pieno di vita " Malgrado stesse per raccontare qualcosa di triste, Sasuke sorrideva leggermente parlando del cugino "La nostra famiglia aveva una grande azienda di giochi da tavola e videogiochi. Lo avresti mai detto, Naruto?"
Il biondo sorrideva scuotendo la testa: "Visto come siete tutti seri voi Uchiha, direi proprio di no."
Sasuke aveva sbuffato una risata: "Andava tutto a gonfie vele, Madara era uno dei dirigenti e anche mia mamma lavorava lì come segretaria. L'altro dirigente era Izuna."
Il viso di Sasuke era cupo, il pallore della pelle simile alla luna. Con lo sguardo di nuovo a terra, non ricuciva a racimolare la forza di terminare il discorso.
"Hai già detto questo nome stasera" Naruto, invece, non spostava mai gli occhi dall'amico.
"Era il fratello minore di Madara" Sasuke aveva preso nuova forza alzando la testa "Orochimaru lo ha ammazzato vendendogli una dose letale. Lui era inesperto e si è fidato."
Naruto aveva abbracciato Sasuke, in casi come quelli le parole erano davvero superflue.
"Izuna era giovane e faceva gli errori che hanno fatto tutti" Sasuke aveva posato la fronte sulla spalla dell'amico "Ha sbagliato una volta e nessuno gli ha dato la possibilità di rimediare, non è giusto."
Sasuke aveva sciolto l'abbraccio senza essere brutale, non poteva permettersi di piangere. Non ancora, aveva molto di importante da risolvere.
"Per quanto discutibile possa essere l'attuale attività di Madara, sa cosa significhi amare un fratello e rischiare di perderlo. Izuna era tutta la sua vita come Itachi lo è per me" Sasuke era determinato, ma ora nel modo giusto "Non è più riuscito a rialzarsi dalla sofferenza, per questo è finito a seppellirsi qui. Lui conosce la ragione che ha indurito me e che ha distrutto Itachi. Sa perché ero andato da Orochimaru."
"Allora lo vedi che a Madara non interessa solo sbarazzarsi di Gato?" Stavolta era il momento giusto per posare le mani sulle gambe di Sasuke.
Cosa vi è successo, Sasuke?
"Quella non era la strategia giusta per proteggere Itachi, sono stato troppo impulsivo" Sasuke estrasse un grosso rotolo di banconote dalla tasca dei jeans sotto gli occhi sgranati di Naruto "Terrò giusto quello che mi serve per un telefono nuovo, il mio è andato perso nell'incendio, quella carogna me lo aveva tolto. Non posso smettere di provare a contattare Itachi. Però servono più a te e a Sakura, non so come avrei fatto senza di voi stanotte. Sarei stato spacciato."
Quando il sole aveva iniziato a sorgere, Naruto e Sasuke erano ancora abbracciati sulla panchina. Sakura li stava guardando dalla finestra felice.
Naruto sorrideva senza essere visto da nessuno dei due, il Natale si stava avvicinando e forse avrebbe potuto passarlo con Itachi.
Zabuza sbuffava infastidito, nonostante non lo avesse mai visto, quel Naruto aveva iniziato a dargli davvero sui nervi. Lo avrebbe fatto fuori se lo avesse sentito ancora nominare.
Come ogni volta che doveva portare a termine un lavoro, aveva parcheggiato la macchina a oltre un chilometro di distanza. Era sempre pieno di telecamere, quello che sfuggiva alla polizia sarebbe comunque finito sotto gli occhi di Madara.
Zabuza procedeva a piedi protetto dalla notte, iniziava anche a essere stanco delle continue ripicche tra Gato e Madara, sembravano due mocciosi dell'asilo. In realtà, questa era più una caratteristica di Gato, si era sempre sentito inferiore a Madara e si pisciava sotto anche solo sentendo il suo nome, tuttavia non si lasciava sfuggire l'occasione ogni volta che poteva fargli un dispetto.
Madara si comportava da signore ignorandolo altamente, ma prima o poi sarebbe avrebbe perso la pazienza. Questo era certo.
Zabuza aveva sputato per terra disgustato da quel mondo, ma gli toccava tacere se voleva intascare. Era la cosa migliore per tutti e lui non avrebbe saputo fare altro.
Stavolta Gato aveva deciso che avrebbe dovuto ammazzare un professore, un innocuo insegnate di scuola solo per ritorsione contro Naruto. Era il fratello di Mizuki, suo collega alle dipendenze di Gato e, diamine, qualche volta erano anche andati a farsi una bevuta insieme per mandare giù i bocconi amari della vita.
Tutto questo perché quel Naruto si era rifiutato, per ben due volte, di portare a termine la preziosa gara di Gato.
Un vero schifo.
Meglio non pensare alle conseguenze. Zabuza era abituato a non avere amici, perdere Mizuki non gli avrebbe cambiato la vita.
Sfiorava il manico della mannaia, sporgeva leggermente dalla fondina che aveva costruito appositamente, l'unica arma che aveva potuto procurarsi dal momento che una vera non gliel'avrebbe concessa nessuno. Lui aveva troppi precedenti per detenere un'arma senza finire nei guai, e Gato non aveva mai avuto voglia di sbattersi per fornirgli qualcosa. Non gli era mai interessato che mezzi usassero i suoi dipendenti, l'importante era portare a casa il lavoro.
Maledisse ancora Naruto. Gato lo aveva interrotto sul più bello strillando al telefono come un'aquila, per fortuna Haku era un ragazzo comprensivo. Bastava un bacio e un torno il più presto possibile per avere un sorriso e uno sguardo dolce.
Itachi, invece, si chiudeva in bagno a mandare giù pastiglie sperando che lui non se ne accorgesse. Era bello, sexy all'inverosimile, con lui aveva fatto le migliori scopate del mondo e gli aveva tenuto la casa pulita e impeccabile. Ma Zabuza non se l'era più sentita di rischiare che quell'esserino instabile potesse fare una sciocchezza ogni volta che restava solo. Avrebbe potuto restarci secco in qualunque istante, l'ultima volta che lo aveva visto ci era andato molto vicino. Addirittura aveva provato ad ammazzarsi davanti a lui e Haku, in casa sua. Se fosse schiattato sul marciapiede prima dell'arrivo dell'ambulanza sarebbero finiti tutti al fresco.
Aveva fatto bene a togliersi Itachi di torno, di affanni ne aveva già troppi.
Buio improvviso e un lancinante dolore alla tempia sinistra.
L'unico pensiero che riusciva a formulare Zabuza, vedendo la flebile luce arancione, era che gli stava ferendo il cervello peggio di una lama, persino muovere gli occhi gli provocava dolore. Il sinistro non si apriva, era appiccicato da qualcosa.
Sangue. I ricordi riaffioravano dalle tenebre, qualcuno lo aveva colpito alla testa mentre stava raggiungendo a piedi la casa del professore da eliminare. Si malediceva per essersi fatto distrarre dai pensieri su Itachi, ma dannazione, gli era dispiaciuto sul serio per quell'affarino.
Muoveva la mano destra cercando la mannaia, ma si accorse di essere buttato su un pavimento di pietra legato come un salame.
Un lavoro degno del peggior norcino, avevano usato una cima da barca unta e puzzolente. Zabuza era imballato da capo a piedi, un bozzolo da cui usciva soltanto la testa. Grugniva guardandosi intorno, non si vedevano altro che pareti grezze e spoglie. Non riusciva a capire da quale fonte provenisse la luce. Era instabile come quella di una fiamma, ma non si sentiva nessun crepitio. Forse aveva grumi di sangue rappreso nelle orecchie.
L'uomo che era apparso all'improvviso non gli aveva causato spavento, ma avversione. Gli aveva fatto schifo il movimento veloce, silenzioso e molleggiante con cui gli era saltato a cavalcioni come una cavalletta. Era riuscito a non sfiorarlo.
Zabuza aggrottava la fronte cercando di capire di chi si trattasse e se lo avesse visto prima. Era magro e alto come una pertica, capelli corti e neri. Elegante, indossava addirittura uno smoking. La luce era studiata ad arte affinché gli illuminasse solo il lato sinistro della faccia. A destra, dove avrebbe dovuto esserci l'occhio, si intravedeva solo una pozza di buio. Un'orbita vuota, mezzo teschio. Mentre Zabuza reprimeva l'impulso si gridare, quello ghignava facendo scintillare i denti solo a sinistra.
Obito Uchiha, un altro cugino di Madara, lo credevano tutti morto da nove anni. Dopo la chiusura dell'azienda di famiglia, era diventato un trafficante di armi alle dipendenze di Madara. Era il migliore, il suo pupillo. Durante il blitz della polizia in cui si credeva che fosse morto, non aveva mai fatto il nome di Madara, nemmeno sotto alle atroci torture a cui era stato sottoposto.
A quanto pare era stato seviziato molto più del consentito, ci aveva rimesso anche un occhio.
Madara si era ritirato dalla gestione del traffico d'armi immediatamente dopo la presunta morte del cugino. Visto che Obito non aveva fatto saltare fuori il suo nome, Madara aveva capito che era meglio chiudere con i lavori troppo pericolosi anche se più redditizi, per questo era diventato un topo da computer anche se illegale. Un gesto intelligente che Gato non avrebbe mai accettato di fare.
Certamente Madara era anche arrivato a manomettere gli archivi della polizia facendo sparire le più piccole tracce che avrebbero potuto ricondurre a lui, tutto questo senza uscire dall'ufficio e usando un computer che chiunque avrebbe potuto acquistare in un negozio di elettronica. Madara era un genio, ci sapeva fare e basta.
Era evidente che Madara, da allora, aveva tenuto nascosto Obito continuando a farlo lavorare per lui sfruttandone la morte presunta. Neppure il resto della famiglia sapeva che Obito era sempre vivo. Zabuza dovette riconoscere quanto fosse intelligente Madara, era un vero peccato che stesse sprecando la sua vita in quel modo.
"Allora? Dov'è?" la domanda di Obito aveva avuto un tono semplice, come se la risposta fosse ovvia e lui stesse facendo spallucce.
"Chi? Manca il soggetto."
L'unico occhio visibile di Obito si era aggrottato mentre perdeva il sorriso chinandosi su Zabuza: "Non fare il furbo con me, macellaio. Quella talpa talmente vigliacca da prendersela con un professore e un ragazzino."
"Fottiti" Zabuza avrebbe voluto sputargli in faccia, peccato che la bocca arida glielo impedisse.
Obito ghignava. Zabuza sentiva il freddo di un oggetto metallico premergli la tempia sana, il caratteristico suono del cane di una pistola lo aveva fatto rabbrividire. Un uomo dietro di lui che non avrebbe mai potuto vedere, legato com'era.
"Adesso vedremo se basta questo a farti sputare dove si trova quella canaglia, oppure se mi costringerai a spingermi oltre" Obito gli si era seduto sulle gambe "Ormai posso ritenermi abbastanza esperto di metodi per far cantare la gente."
Zabuza era più terrorizzato dall'eventuale scoprire di essere più vigliacco di Obito, che dalla pistola.
