"Itachi, perdonami ma sono un vero sprovveduto" Juugo aveva parlato dal divano con una rivista posata sulla coscia nuda piegata e l'altra gamba abbandonata penzolante, non aveva nemmeno alzato lo sguardo "Domani sera viene la mamma a cena e ho dimenticato di fare la spesa, stiamo insieme da quasi un mese e ancora non ti conosce. Imperdonabile visto che sei diventato così importante per me. "
Stava in canottiera e boxer, in casa faceva talmente caldo che sembrava piena estate. Ma, quando Juugo rientrava da una giornata di lavoro alla palestra, pretendeva di starsene svaccato da qualche parte praticamente nudo.
Itachi stava spolverando l'immensa collezione di videogiochi di Juugo, operazione da fare a giorni alterni. Sembrava proprio che la polvere si riproducesse là sopra. Ci faceva feste, cene e balli in maschera.
Itachi non aveva mai capito cosa ci trovasse Juugo di tanto appagante nello stare ore attaccato alla consolle. Aveva provato anche lui, qualche volta, per farlo felice, ma trovava il joystick così incomprensibile da sembrare una lingua aliena.
Poco male, Itachi non avrebbe comunque avuto tempo per dilettarsi in qualunque divertimento.
"La vedo dura a quest'ora della domenica" Itachi aveva risposto al compagno senza neanche voltarsi.
"Andiamo, sei intelligente, no? Inventati qualcosa" Juugo, intanto, si era alzato dal divano per andare ad abbracciarlo "Va bene tutto, qualunque cosa tu possa rimediare in un bar o in un buco qualunque che sia aperto. Ti chiedo solo di non prendere cibo spazzatura, la mamma lo detesta e anche io."
Juugo si rigirò l'esile vita del compagno tra le braccia per averlo di fronte, gli scostò le ciocche corvine dall'occhio destro ancora tumefatto. Sorrise posandogli un lieve bacio sulla palpebra gonfia: "Lo sai che il nostro film sta andando a ruba? Ne ho vendute più di cinquanta copie in un solo giorno. Sei stato bravissimo, una vera star. "
Juugo gli strinse più forte un braccio intorno alla vita, con l'altra mano gli artigliò le natiche per prenderlo in braccio e averlo allo stesso livello di occhi. Un bacio sulla punta del naso, gli occhi di Juugo scintillavano di venerazione. Itachi si sciolse nella dolcezza, se il film andava così bene non ce ne sarebbero stati altri e finalmente avrebbe potuto godersi il compagno per sempre così amabile.
"Dai, sistemati e torna con qualcosa di buono" Juugo lo fece scivolare in terra, una pacca sul sedere significava che doveva muoversi, prepararsi, e far sparire quello schifo che aveva in faccia a suon di trucco.
"Devo uscire senza telefono?"
"Itachi, non voglio che tu vada tanto lontano. Non serve" bacio sulla bocca e mano sotto il mento.
Itachi sorrise, era rincuorato sul serio. Decise di lasciar perdere il progetto di presentarsi davanti alla mamma senza trucco. Sarebbe stato pessimo rovinare il rapporto tra una mamma e suo figlio per uno screzio destinato a estinguersi. Juugo era soddisfatto e il film era stato un successo, perciò il disguido non averebbe avuto motivo di ripetersi.
Itachi i genitori li aveva persi e sapeva bene cosa significava. Non era nessuno per condannare un'altra persona a un dolore così atroce.
"Naruto, accidenti, sei davvero un eroe!" Konohamaru gli saltellava intorno come una cavalletta impazzita "Voglio sapere tutto."
Naruto si era arrestato di colpo in mezzo alla strada grato che a quell'ora ci fosse ancora poca gente in giro, poco prima un gruppo di ragazzini lo aveva fermato chiedendogli foto e, addirittura, l'autografo.
Era appena uscito dal turno domenicale al fast food felice che la sua vita fosse ripresa e che gli impegni gli impedissero di arrovellarsi troppo. La sera, lui e Konohamaru sarebbero stati di turno come volontari. Altro tripudio da affrontare.
Si massaggiava la nuca imbarazzato, sentiva di non meritare tutti i complimenti ricevuti dall'amico. Ma ora Konohamaru lo stava finalmente ammirando per l'onestà, perciò sorrise decidendo di non distruggergli l'entusiasmo restando l'esempio positivo di cui Konohamaru aveva bisogno. Gli avvolse le spalle con un braccio: "Ti racconterò tutto appena arrivano gli altri, non vorrai mica farmelo ripetere due volte."
"Andiamo, Naruto, non tenermi sulle spine."
Il biondo rideva, non aveva mai visto un broncio simile sulla faccia di Konohamaru.
"D'accordo, aspetto. Però almeno una cosa puoi dirmela, Naruto" Konohamaru faceva le fusa come un gattino "Come è finita con Itachi?"
"Non è finita in nessun modo, Konohamaru, non ho più avuto modo di incontrarlo."
"Non divagare, Naruto, ho capito che ti piace" Konohamaru se lo era preso a braccetto guardando fisso gli occhi azzurri che cercavano di fuggire.
"Basta, Konohamaru" l'ennesimo scappellotto era stato schivato dal castano, Naruto aveva lo sguardo basso e le guance rosse "Smettila all'istante di fare il cazzone, stiamo per incontrare suo fratello che è in pena per lui. Non nominarlo."
L'arrivo di Choji e Hinata, pochi secondi dopo, aveva costretto Konohamaru a ricomporsi a tempo record, gli zigomi paonazzi a causa della figuraccia appena fatta.
Il cazzone di sempre, non c'era rimedio, Naruto era fiero di lui. Konohamaru saltellava euforico presentandosi ai due nuovi arrivati.
Il biondo aveva annuito leggermente sorridendo verso Choji, in pochi giorni l'amico aveva compiuto un vero miracolo. Hinata era rifiorita, non sembrava più neanche la stessa persona con il vestito bianco scollato, il giubbotto di pelle e gli stivaletti neri. Non aveva mai lasciato il braccio di Choji da quando erano arrivati, e nemmeno adesso camminando verso la gelateria dove li stavano aspettando Sasuke e Sakura. La poesia l'aveva colpita davvero, e con lei l'anima del suo autore.
Quando i sei amici si erano ritrovati seduti tutti insieme, Naruto aveva capito che la parte complicata sarebbe arrivava adesso. Un difficile che lui e Sasuke avrebbero dovuto sforzarsi di non far trasparire per tutto il giorno rievocando, ancora una volta, il racconto di quanto accaduto due notti prima.
Lo avevano fatto la mattina del sabato a scuola, ora sarebbe stato il turno di Konohamaru.
Itachi era introvabile, Sasuke non aveva ancora avuto notizie di lui e di Juugo. Naruto aveva notato Sakura afferrargli più volte la mano sotto il tavolo, Sasuke non si era sottratto. Anzi, sembrava trovare sollievo in quella piccola consolazione.
Eppure, per tutto il resto del mondo era stato facile.
L'intera classe aveva accolto Naruto, Sasuke e Sakura con un applauso durato almeno dieci minuti, abbracci, congratulazioni. Non avrebbe potuto essere altrimenti dopo che Iruka aveva raccontato loro che Sasuke era stato rapito da un narcotrafficante e che era stato salvato dai due amici nell'arco di una notte. A grandi linee era andata proprio così, ma i tre amici erano stati d'accordo sull'omissione di alcuni dettagli nel loro racconto fatto prima privatamente al professore.
Che Sasuke si era recato da Orochimaru di sua volontà, tanto per iniziare. Che in due ci avevano rimesso la vita per mano dello stesso Sasuke e che erano stati aiutati da un uomo che, se non fosse stato un genio e non avesse avuto la totale fedeltà del suo staff, probabilmente sarebbe stato già all'ergastolo da secoli.
Madara sapeva farsi volere bene, nonostante tutto. Con loro lo aveva fatto dai primi minuti, Naruto poteva comprendere perché nessuno avesse mai spifferato il suo nome.
Era stato facile perdonare Naruto nonostante si fosse riappropriato della moto senza patente e scassinando il garage del professore, lo aveva fatto per una giusta causa. Per salvare l'amico.
Era venuto naturale, a Tsunade e Ebisu, ringraziare Naruto per aver curato, appena in tempo, l'amico Sasuke usato da cavia dallo spietato narcotrafficante che si era anche servito di lui. Gli avevano offerto addirittura uno stipendio invece che tenerlo solo come volontario.
Tutto semplice, ma tutto immeritato. Naruto li aveva liquidati il più presto possibile con un sorriso amaro. Non avrebbe mai potuto tradire Madara e dire che Sasuke era diventato un assassino, sia pure per difendere sé stesso e Itachi.
L'angoscia per Itachi era più insostenibile di premi e ammirazione ingiusti. Naruto era stato a un passo dal cadere in ginocchio davanti a Iruka piangendo e supplicandolo di aiutarlo a ritrovare Itachi. Forse era già morto, aveva deciso una volta per tutte di farla finita o lo avevano ammazzato. Di sicuro stava soffrendo da solo e abbandonato.
E Naruto quel ragazzo lo amava, da quando lo aveva visto arrivare al pronto soccorso più morto che vivo. Non lo aveva mai detto a Sasuke, non avrebbe saputo neanche da che parte iniziare il discorso.
Ma lo amava.
Naruto stringeva i pugni, aveva dovuto reprimere l'istinto di tempestare di pugni il petto di Iruka per chiedergli di ritrovargli Itachi. Il professore lo avrebbe fatto, si precipitava sempre per i ragazzi in difficoltà.
Il suo Itachi, a cui avrebbe voluto dare un futuro di sorrisi come avrebbe meritato.
Ma la mano di Naruto era stata dirottata nel gesto di riconsegnare al professore le chiavi della moto. Non era nessuno per inguaiare Sasuke con i suoi capricci sentimentali. L'intervento di Madara sarebbe stato ancora indispensabile, lo attendevano tutti e tre con trepidazione.
Iruka aveva riso raggiante: "Puoi tenerle tu, non ho dimenticato che tra due giorni avrai l'esame di teoria. So che lo supererai a occhi chiusi."
Malgrado si sentisse morire, Naruto si era massaggiato la nuca sforzandosi di sorridere: "Beh, per la pratica ancora ci sarà da fare. Al momento non mi servono, davvero."
Altri applausi, foto, complimenti e domande che andarono avanti per l'intera mattina.
"Naruto, sono fiero di averti come amico" Konohamaru, dopo aver sentito tutto il racconto, gli era saltato al collo facendolo macchiare con il gelato "Samo un bel gruppo. Che ne dite di organizzare qualcosa per Natale?"
"Ottima idea" aveva esclamato Choji raggiante. Prima aveva guardato Hinata afferrandole la mano, poi tutti gli altri.
Il gelo era sceso negli occhi di Sasuke, Sakura era sobbalzata. Esisteva la possibilità che Itachi non ci fosse ancora stato per Natale. Nessuno lo aveva mai nominato, Choji, Hinata e Konohamaru non sapevano neanche che Sasuke avesse un fratello.
Per scaramanzia. Per non dover pronunciare parole dolorose. Perché Sasuke poteva davvero essere diventato figlio unico.
Era toccato ancora a Naruto dover prendere in mano la situazione, aveva deglutito faticosamente ordinando ai muscoli facciali di dargli un'espressione serena. Era stato così innaturale che aveva provato dolore. Stavolta si era messo il braccio dietro alla nuca come pretesto per abbassare il capo, gli veniva da piangere e non poteva più nasconderlo: "Ma certo, ne sarei felicissimo."
"Allora prenditi la giornata libera da tutto, Naruto, non accetteremo un no all'ultimo momento."
La precisazione di Konohamaru e le risate festose di Choji e Hinata gli erano arrivate ovattate, Naruto aveva ripreso a respirare anche se aveva sentito il cuore fermarsi nello stesso istante.
Era balzato in piedi con un impeto tale che per poco non aveva ribaltato il tavolo: "Scusate ma devo scappare, mi sono appena ricordato di aver dimenticato lo zaino al fast food. Non voglio disturbare il professore per un passaggio straordinario. Ci vediamo stasera, Konohamaru. Con tutti voi mi farò vivo domani, grazie della bella giornata."
Naruto aveva salutato le cinque statue di sale dalla faccia sconcertata per scappare via di corsa.
Non aveva dimenticato nessuno zaino e non lo aveva fatto per sottrarsi alla voglia di piangere. Non si era trattato nemmeno di un gesto vigliacco per evitare la situazione difficile.
Era fuggito così perché doveva assolutamente sapere chi era il ragazzo appena uscito dal pub dietro la gelateria, quello che faceva sempre aperitivi a base di sushi e taglieri di salumi e formaggi.
Naruto lo aveva visto attraverso le vetrate, l'altro non si era accorto di loro.
Non aveva detto niente agli amici, non se l'era sentita dopo aver notato che il ragazzo aveva una coda bassa corvina e un paio di occhiali da sole talmente grandi da coprigli praticamente tutto il viso.
