Nel rifugio il silenzio regnava sovrano già da dieci minuti, quando Sirius sembrò ricordarsi come si parlasse.

«Che vorresti... Cosa significa, scusa?» chiese, pensando che quello fosse in assoluto uno scherzo ben peggiore di quelli che lui stesso giocava ai suoi compagni.

«Significa esattamente quello che sembra, Sirius: ti sto lasciando. Non desidero più stare con te» aggiunse in modo più chiaro la ragazza, sedendosi a sua volta su una poltroncina.

Sirius reagì scuotendo la testa, incredulo.

Era assurdo - no, peggio ancora: era un incubo! Non c'era altra spiegazione possibile!

«Non capisco; davvero non riesco a capire perché mai...»

«Ascolta, io... Io non posso stare con qualcuno che mette costantemente in secondo piano il suo futuro per fare qualche scherzo idiota insieme ai suoi migliori amici, lo capisci?» esalò Lidia alla fine, giocherellando con l'orlo del suo cardigan e fissandosi le scarpe - quasi che non riuscisse a guardare l'Animagus.

«Ma io ho sempre fatto scherzi; sin da quando sono arrivato ad Hogwarts! Mi hai conosciuto proprio così, non ricordi? Ti ho chiesto di uscire subito dopo aver infilato una gomma da masticare nel naso di quel Raoul perché ti aveva offeso! E solo ora ti accorgi che ti risulta intollerabile?!» sbottò quest'ultimo, balzando in piedi.

«Una volta era diverso; si trattava di cose innocenti, Sirius! Ma adesso... Santo cielo, hai attivamente contribuito ad inscenare il rapimento e la morte di uno studente! Hai consapevolmente ingannato una dipendente del Ministero, senza pensare alle conseguenze! O, peggio ancora, hai ritenuto la cosa solo l'ennesimo gioco!» replicò la giovane, infervorata, prima di emettere un sospiro. «E tutte quelle cose che avete fatto ai Serpeverde, dopo Natale... Rischiavate di essere espulsi, eppure…».

«Non dirmi che ora difendi quei... quei...!» la interruppe, incredulo, Sirius. «Hanno ammazzato i genitori di James, il papà di Remus, i nostri compagni e persino dei membri del Ministero! Che avremmo dovuto fare? Starcene in silenzio e lasciare che si prendessero gioco di noi?»

«Ma non sono stati i nostri compagni a compiere quell'attentato, Sirius! Avete punito i figli per le colpe dei padri! Vi siete comportati esattamente come i Mangiamorte! Come loro avete colpito degli innocenti!».

Sirius la guardò come se fosse completamente impazzita.

«...Innocenti?! Lidia, hai dimenticato che una buona parte di quegli idioti - se non tutti - sono già Mangiamorte, o lo saranno a breve? Hai scordato che proprio alcuni di quelli che tu definisci innocenti hanno iniziato Regulus? Perché fingere che siano diversi da ciò che sono? Che io lo sia?»

«Perchè è quello che volevo che fossi!» esclamò Lidia, distogliendo di nuovo lo sguardo. «È vero: quando ci siamo conosciuti sapevo che eri un ragazzino arrogante e poco incline ad essere uno studente serio e diligente. E non negherò che il fatto che riuscissi comunque ad essere uno degli studenti più brillanti del nostro anno mi affascinava non poco - così come il tuo essere divertente. Ma speravo che, con l'andare del tempo, tu saresti maturato e avresti abbandonato il tuo lato sconsiderato! Invece...»

«Invece sono stato capace di rimanere me stesso. Peccato non si possa dire lo stesso di te» finì Sirius per lei.

Il silenzio regnò sovrano nel rifugio ancora una volta.

«Penso non ci sia più nulla da dire» sospirò Lidia, alzandosi e dirigendosi verso la porta. «Ti sciolgo ufficialmente dalla tua promessa, Sirius. Puoi considerare il nostro giuramento rotto».

Il breve scintillio che illuminò per un secondo il bracciale accompagnò silenziosamente la sua partenza.

[*]

Rimasto solo nel rifugio, Sirius si interrogò a lungo sulla necessità di seguire la Corvonero o al contrario di lasciarla andare tranquillamente per la sua strada - stabilendosi infine su quest'ultima.

In fondo, che senso avrebbe avuto seguirla? Sciogliendolo dalla promessa che si erano fatti durante il giuramento ufficiale, Lidia aveva stabilito la fine definitiva della loro relazione...

L'Animagus cercò di convincersi che si trattasse solo di un'allucinazione dovuta ad una colossale sbornia, ma la vista del braccialetto della ragazza - che ancora scintillava alla luce del fuoco, quasi a ricordargli malignamente che tutto era reale - glielo rese del tutto impossibile.

Sirius se lo rigirò un istante tra le mani - prima di lanciarlo con forza contro il muro, mandandolo in pezzi.

In preda ad una furia distruttiva, poi, rovesciò il tavolino, le poltroncine, l'enorme libreria che percorreva il muro più lontano dalla porta - mandando i libri che l'occupavano a spargersi malamente a terra, mentre le pagine, staccandosi dalle rilegature, volavano ovunque - e persino il tavolo oberato di pozioni e pergamene, creando un pasticcio colorato, appiccicoso e maleodorante sul pavimento.

Non si fermò, tuttavia, lì.

Ben presto infatti gli stendardi giacquero in pezzi in terra a loro volta, i muri furono spogliati delle foto e persino lo spettro rappresentante Lidia svanì in un filo di fumo colorato - peggiorando l'umore di Sirius.

Quando ormai non era rimasto ormai più nulla di realmente integro nella stanza, il ragazzo appoggiò la fronte allo specchio appeso al muro, respirando a fatica. L'immagine che l'oggetto gli restituì fu quella di un giovane pallido, con i capelli scarmigliati e gli occhi arrossati.

Odiando quella vista, Sirius ringhiò e colpì lo specchio con un pugno, infrangendolo e ferendosi la mano.

Non vi badò, e dopo essersi avvolto le nocche sanguinanti in un fazzoletto si lasciò cadere sul suo letto.

Non avrebbe più lasciato quel luogo, decise.

Mai più.

[*]

James e Remus - impegnati, come diversi loro compagni, a svolgere i compiti assegnati nel corso delle lezioni di quella mattina - si guardarono nuovamente intorno nella Sala Grande, alla vana ricerca di Sirius.

Dalla sera precedente il ragazzo era infatti completamente sparito, e pur sospettando il suo trovarsi ancora al rifugio, entrambi avevano deciso di aspettare che fosse lui a farsi vivo - piuttosto che essere loro a cercarlo. Tuttavia, dopo tante ore senza alcuna notizia da parte sua, i due iniziavano ad essere piuttosto agitati...

«Cosa pensi sia successo, Lunastorta?» sbottò James.

Remus scosse il capo con un sospiro rassegnato.

«Vorrei davvero poterti dare una risposta, James. Ma, come te, non so nulla - se non che questa storia non mi piace affatto. Non è da Sirius svanire in questo modo! Anzi, il più delle volte è persino troppo entusiasta di metterci al corrente di ogni istante della sua giornata!».

L'Animagus sbuffò, lanciando un'altra occhiata infruttuosa lungo tutta la Sala Grande.

«Se soltanto sapessimo a chi chiedere...»

Quasi a rispondere alla richiesta di James, Tonks si sedette nel posto solitamente occupato dal cugino.

«Sirius non si è ancora visto, eh? Non che sia sorpresa.. Anche io, al suo posto, preferirei starmene da sola per un po'. E parlo con cognizione di causa, essendoci passata non troppo tempo fa!» disse a mo' di saluto.

James e Remus si fecero immediatamente attenti - osservandola incuriositi.

«Che vuoi dire? Che è successo?» la interrogò James.

«Come, non lo avete saputo?» replicò la ragazza, improvvisamente stupita. «Lidia l'ha lasciato».

«CHE COSA?!» esclamò l'Animagus, attirando su di sé l'attenzione di buona parte della sala.

«Shh!» sibilò con fare secco Remus, rivolgendosi poi a Tonks. «Sei sicura che non sia una separazione momentanea come è stata la nostra, Dora? Che non abbiano semplicemente avuto una discussione?».

La Metamorfomagus scosse il capo.

«Sicurissima. Stamane ho incrociato Lidia in corridoio, e vedendola senza il suo bracciale gliene ho domandato il motivo. Pensavo ad un furto, ad un incidente... Persino ad una semplice dimenticanza!» spiegò. «Invece mi ha detto di averlo semplicemente restituito a Sirius ieri notte, quando lo ha sciolto dal giuramento».

James si esibì in una rispettabile maledizione, che Remus non sembra nemmeno aver sentito - preso com'era a raccogliere i suoi libri e ad infilarli alla rinfusa nella sua borsa.

«Lascia perdere la biancheria di Merlino, James» disse il licantropo, alzandosi in piedi. «Andiamo da Sirius».

[*]

Quando James aprì la porta del rifugio - anticipando Remus, rimasto indietro per raccontare a Lily, ugualmente preoccupata dalla scomparsa di Sirius, l'accaduto - rimase a bocca aperta a causa dello shock.

La stanza che per anni era stata il loro unico posto veramente sicuro non esisteva più. Era stata completamente distrutta, e non una sola cosa era rimasta al suo posto: non le pergamene, imbevute delle pozioni che ancora gocciolavano dai calderoni rovesciati; non i libri, che giacevano privi delle pagine sul pavimento; non le poltroncine, fatte a pezzi e rese mute; e ancor meno gli stendardi e le fotografie che ritraevano Lidia, e che ora bruciavano pigramente nel camino.

«Merlino, guarda che razza di disastro...» esalò, facendo qualche passo in avanti - mentre i vetri rotti scricchiolavano sinistramente sotto le suole delle sue scarpe.

«Che fai qui?» domandò una voce da un angolo buio.

James si voltò, pronto a rispondere all'amico, ma le parole gli morirono in gola.

Gli occhi rossi e gonfi gli davano un'idea piuttosto chiara di ciò che l'Animagus doveva aver fatto fino a poco tempo prima - anche se era qualcosa che non avrebbe mai ammesso - e lo stato della sua camicia, spiegazzata e macchiata qua e là di liquido ambrato, rendeva altrettanto chiaro il suo aver trascorso l'intera notte sveglio - anche se certamente non a pensare...

Le numerose bottiglie vuote vicino a ciò che rimaneva di uno dei letti, infatti, resero James più che certo del fatto che Sirius dovesse essere ormai del tutto incapace di mettere in fila due pensieri...

«Volevo vedere come stavi. Ieri sera sei sparito, ed eravamo tutti preoccupati per te» rispose.

Sirius accennò ad una risata, che pure non raggiunse i suoi occhi.

«Come sto... Una meraviglia, non vedi?» sbottò, tagliente.

James fece spallucce.

«A mio modesto parere, staresti molto meglio dopo una bella doccia fredda. Sei ubriaco fradicio».

Sirius emise uno sbuffo infastidito.

«Sai che mi importa... O pensi forse di denunciarmi alla McGranitt? Anzi, perché non addirittura a Silente? E non dirmi che hai promesso, come Lunastorta, di non farlo mai!» lo anticipò. «Perché le promesse, anche quelle più importanti... Ebbene, presto o tardi finiscono per essere infrante, come le regole!».

E per sottolineare le sue parole amareggiate diede un forte calcio ad una delle bottiglie, che andò a sbattere con un tintinnio contro la caviglia di Remus - appena entrato a sua volta nel rifugio.

«Ehi! Si può sapere che cosa ti... Per Merlino!» esclamò, guardando intorno scioccato.

«Perfetto... Ora che ci siamo tutti, possiamo festeggiare!» commentò Sirius, incrociando le braccia al petto.

Remus si prese qualche secondo per studiare l'amico, poi sibilò semplicemente: «Hai bisogno di una doccia».

Di nuovo, Sirius scoppiò in una risata - priva tuttavia del solito calore.

«La stessa cosa che ha detto James... Dì: vi siete messi d'accordo, per caso?».

Il licantropo storse il naso con una smorfia.

«No. Ma presumo che non abbia bisogno di un olfatto sviluppato come il mio, per rendersi conto che un bagno ti gioverebbe - anche solo per prevenire la tua solita emicrania post-sbronza» aggiunse.

«Cerchiamo solo di farti stare meglio» annuì James con fare convinto.

«Peccato che nessuno ve lo abbia chiesto. Quindi potete anche togliervi dai piedi e lasciarmi in pace!» ringhiò per tutta risposta l'altro Animagus, guardando entrambi di traverso.

Remus sospirò, rimboccandosi le maniche ed estraendo la bacchetta.

«Molto bene: passiamo alle maniere forti».

Una valanga d'acqua gelida investì immediatamente Sirius - quasi che si fosse trovato sotto una cascata.

«RAZZA DI BAST...!» urlò non appena gli fu possibile, prima che altra acqua lo ricoprisse dalla testa ai piedi - interrompendo la sua invettiva nei confronti del licantropo.

«Va un po' meglio?» chiese qualche secondo più tardi James, cercando disperatamente di non ridere nel vederlo scrollarsi l'acqua di dosso con fare riconoscibilmente canino.

«Vi odio. Entrambi! Vi conviene dormire con un occhio aperto, da ora in avanti!» minacciò per tutta risposta Sirius a denti stretti, gocciolando sul pavimento.

I suoi due amici di scambiarono un'occhiata - stabilendo in silenzio la pericolosità di quelle parole - poi James si fece avanti, scortando l'amico verso una porta appena apparsa alle sue spalle.

«Benissimo, lo terremo a mente. Ma adesso io e te andiamo a darti una sistemata...».

[*]

Quando Sirius e James tornarono dal bagno, una ventina di minuti dopo, la stanza era quasi tornata come nuova: i tavoli erano stati raddrizzati e riempiti ancora una volta con i calderoni delle pozioni - purtroppo oramai vuoti - e con le pergamene ora riparate; le poltroncine erano state nuovamente incantate e riposizionate al loro posto; gli stendardi e le foto erano tornati ad abbellire le pareti... Sembrava non fosse successo nulla.

I due si avvicinarono a Remus, intento a rimettere magicamente le pagine sparse in giro per la stanza all'interno dei rispettivi libri - riposizionandoli poi sugli scaffali di una libreria nuovamente in piedi.

«Mi dispiace per i tuoi libri, Lunastorta» mormorò Sirius, sinceramente abbattuto.

Remus scrollò le spalle con fare casuale.

«Non preoccuparti. In realtà, era da un po' che volevo dare una sistemata come si deve...» rispose, studiando poi i suoi abiti puliti e il suo aspetto decisamente più lucido. «Come ti senti?».

Sirius fece una smorfia.

«Dammi qualcosa da fare e andrà meglio» sbottò.

James, al suo fianco, gli battè una mano sulla spalla.

«Puoi darmi una mano con i letti, allora. Con tutte le attenzioni che hai dedicato loro, il lavoro da fare non ci mancherà di certo... Che ne dici? Sfida a chi riesce a sistemare il proprio al meglio?».

[*]

Quella sera, in sala comune, Sirius raccontò nel dettaglio agli amici quanto accaduto con Lidia.

«Non hai idea di quanto mi dispiaccia, Felpato» mormorò James alla fine. «Non avrei mai creduto che Lidia...»

«Credimi, nemmeno io lo avrei mai fatto» bofonchiò l'Animagus.

James e Remus si scambiarono un'occhiata.

«Non è detto che sia una cosa definitiva... Lidia può sempre ripensarci, in fondo. Dalle un po' di tempo, e chissà che non ripensi alla sua decisione» tentò di risollevargli il morale Remus.

James annuì convinto.

«E se così non dovesse essere... Beh, sappiamo tutti che c'è sempre almeno una studentessa per Casa disposta a fare carte false per essere considerata anche per un solo giorno la tua ragazza. Vedrai che alla fine una che ti vada completamente a genio riuscirai a trovarla nuovamente».

Sirius scrollò le spalle con un sospiro sconfortato.

«Non lo so» confessò. «Sarà difficile trovare un'altra ragazza come Lidia...».

Remus gli batté una mano sulla spalla in un gesto confortante, chinandosi poi per raccogliere dalla sua borsa una pila di voluminosi libri dall'aria noiosa - che passò successivamente all'amico.

Sirius strabuzzò gli occhi, a quella vista.

«Questi che diamine sarebbero, scusa?!».

«I tuoi compiti per domani. Lily me li ha gentilmente consegnati quando ci siamo incontrati, prima che io arrivassi al rifugio» replicò candidamente il licantropo.

L'Animagus fissò nuovamente i libri tra le sue mani.

Ora quella famosa emicrania post-sbronza, si disse con una considerevole dose di esasperazione, non suonava affatto la peggiore delle punizioni...