«Un Gramo» ripeté Albus Silente in tono cauto, osservando la strega innanzi a lui come se fosse impazzita.
Goldie Mensonge, scossa oltre ogni limite, annuì.
«Comprendo di apparirle ridicola, ma io so quello che ho visto! Un gigantesco cane nero con occhi gialli fiammeggianti e il pelo irsuto, universalmente riconosciuto come un presagio di morte imminente... Non era una creatura magica comune, era un Gramo!» esclamò con voce stridula, guardandosi intorno come se temesse di rivedere quella creatura infernale persino lì, nell'ufficio del preside.
Silente sospirò pazientemente. Da quando la strega era piombata come un uragano nel suo ufficio non aveva fatto altro che pronunciare frasi incoerenti su uno studente scomparso, sulla Foresta Proibita e sulla terrificante apparizione di un autentico Gramo!
«E so anche quello che dirà: che quello che ho visto poteva tranquillamente essere un lupo appartenente a quella famosa cucciolata liberata tra quegli alberi, in condizioni di estrema segretezza, proprio per sua gentile concessione. Ma non è possibile. Date le eccezionali circostanze della loro venuta al mondo, infatti, l'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche ha studiato a fondo quei lupi; abbastanza da stabilire la loro spiccata intelligenza e la loro abitudine di non scegliere gli umani come vittime dei loro attacchi!» proseguì la donna, sempre più agitata. «E quando quella... cosa è svanita, e sono andata a vedere... Non c'era nulla! Solo i resti della divisa, fatta a pezzi da denti e artigli! E indovini quale creatura aggredisce chiunque incroci il suo cammino e lo trascina nell'aldilà, senza lasciare alcuna traccia visibile del suo passaggio? Il Gramo!».
Silente congiunse le dita innanzi a sè, rimanendo a lungo in silenzio - anche se la Mensonge non parve nemmeno farvi caso - a meditare su quanto la donna gli aveva appena raccontato.
«Temo che la natura della creatura da lei avvistata sia l'ultimo dei nostri problemi, Madama Mensonge... Ci sono i genitori del ragazzo da avvertire, le testimonianze dettagliate dei maghi e delle streghe coinvolti nelle ricerche da raccogliere, gli studenti da avvertire della perdita di un altro loro compagno... E non dimentichiamo il Ministro da convocare, così che possa esprimersi a propria volta su questa terribile disgrazia! Chissà che non voglia avviare un indagine ufficiale...» disse infine con aria grave.
La strega non poté evitare un piccolo sobbalzo, a quelle parole.
Se davvero si fosse arrivato ad un'indagine ufficiale, certo la Professoressa Sprite e la Professoressa McGranitt avrebbero rivelato al Ministro i suoi palesi tentativi di raggiungere il Tassorosso in completa solitudine - tentativi che, inevitabilmente, avevano allontanato altri dal luogo in cui il giovane si trovava... L'infausto esito di una condotta tanto scellerata avrebbe macchiato indelebilmente il suo stato di servizio, e nella migliore delle ipotesi la sua carriera ne sarebbe uscita distrutta!
«Il Ministro qui al castello?! Mi perdoni, ma non è un po' troppo... eccessivo? Voglio dire... Di questi tempi la sua presenza al Ministero è praticamente indispensabile, e convocarlo per quella che lei stesso ha riconosciuto essere una disgrazia... E l'ipotesi di un indagine! La Gazzetta del Profeta banchetterebbe sulla tragedia, senza il minimo rispetto dei genitori di quel povero ragazzo, che certo vorranno solo disporre pacificamente del loro caro!» replicò nervosamente. «Non dico che il Ministro vada tenuto all'oscuro, è chiaro! Anzi, se lei me lo permette, mi occuperò personalmente di informarlo al mio ritorno a Londra, oggi stesso».
L'anziano mago fece un lavoro magistrale nel mostrarsi in egual misura sia sorpreso che contrito.
«Come, ci lascia? Spero che non sia una decisione dovuta all'accaduto...» disse.
La donna, nel frattempo alzatasi in piedi e raggiunta la porta, si voltò con un patetico sorriso sghembo sul viso.
«Oh, no. No, io... Avevo già deciso di partire, non avendo più alcun motivo di rimanere» spiegò.
La sorpresa di Silente parve aumentare.
«Dunque la sua indagine sui Signori Potter, Black e Lupin si è conclusa?».
La Mensonge annuì frettolosamente.
In tutta onestà non aveva alcun desiderio di rimanere: non dopo l'incontro con quel Gramo nella foresta - perché era un Gramo, che Silente lo ammettesse o meno! - e certamente non per cercare il modo migliore per incastrare tre studenti chiaramente incapaci di commettere anche la più piccola malefatta!
«Ehm, sì... Dopo le dovute verifiche, ho stabilito che quei poveri ragazzi non hanno nulla a che fare con gli incidenti che hanno interessato i loro compagni. A dire il vero, anzi, ho sempre pensato che il mio intervento fosse del tutto superfluo, non essendo avvenuto nulla di veramente irreparabile».
Silente annuì, rilassandosi sulla sua sedia - pur rimanendo perfettamente concentrato sulla strega, che da parte sua sembrava non desiderare altro che fuggire il più lontano possibile.
«Suppongo, allora, di doverla salutare» disse l'anziano mago, alzandosi in piedi raggiungendo a sua volta la porta del suo ufficio, dove tese la mano alla strega con un sorriso. «È sicura che non ci sia nulla che io possa fare per farla rimanere con noi per un altro po' di tempo? Trovo che sia un vero peccato, infatti, che la sua permanenza al castello sia stata macchiata in modo tanto tragico...»
«Oh, no... No, ho davvero approfittato della sua ospitalità per tutto il tempo che mi era possibile. Non potrei rimanere nemmeno volendolo: troppo lavoro ad attendermi al Ministero» spiegò la Mensonge in fretta, riuscendo in qualche modo ad esibirsi in un accettabile sorriso sul viso mentre stringeva la mano di Silente. «Sul serio, la ringrazio per avermi accolta e avermi permesso di interagire liberamente con i suoi studenti».
Non aggiunse altro, se non un rapido saluto, prima di saltare letteralmente fuori dall'ufficio.
Meno di un'ora più tardi era sul Nottetempo, ripromettendo a se stessa di non ascoltare più chi le offriva una scorciatoia per ottenere una posizione lavorativa più alta...
[*]
«Credete ci abbia già scoperti?» chiese Sirius, tenendo a malapena a freno il proprio nervosismo.
«Non vedo come possa averlo fatto. Non abbiamo commesso alcun tipo di errore - anzi abbiamo eseguito il piano alla perfezione: nemmeno lui può averci scoperto! Senza contare che, a discapito di quanto si crede, è possibile nascondere qualcosa ad Albus Silente. Non abbiamo nascosto per anni il nostro essere Animagi? Non abbiamo nascosto l'esistenza della mappa che molto presto tornerà in mano nostra?» replicò James, ugualmente nervoso, raggiungendo insieme agli amici la porta dell'ufficio del preside.
Remus, invece, non rispose - limitandosi a bussare ed entrando quando fu invitato all'interno.
«Ah, siete già qui. Bene, bene» disse Silente con un luccichio divertito negli occhi azzurri. «Perdonate se vi ho fatti chiamare, ma ho ritenuto doveroso informarvi che Madama Mensonge vi ha giudicato innocenti di tutte le accuse, e che ha poi proceduto a lasciare immediatamente il castello. Anche se sono convinto che quest'ultimo fatto non giunga affatto come una sorpresa, per voi».
«Se mi permette, professore, non capisco per quale motivo lei pensi una cosa simile...» replicò James, in una perfetta imitazione di un tono confuso.
Anche Silente, da parte sua, assunse un'aria di palese finta confusione.
«Per quanto avvenuto questa mattina, ovviamente. Tu e il signor Lupin eravate tra coloro i quali erano incaricati di cercare aiuto, a quanto ho saputo» rispose candidamente, osservando i tre ragazzi a turno. «Anche se devo ammettere di essere rimasto alquanto sorpreso dell'aver saputo della sparizione di uno studente solamente quando Madama Mensonge è venuta a narrarmene la tragica scomparsa...».
Nessuno dei tre ragazzi parlò, così l'anziano preside proseguì.
«Così sorpreso, infatti, da essermi chiesto se non si trattasse di una burla particolarmente viziosa. Ma, mi sono detto, le professoresse McGranitt e Sprite non si sarebbero certo prestate ad una cosa simile - eppure Madama Mensonge giurava di aver incontrato e parlato con entrambe, nel corso delle ricerche. E sapete cos'altro ha giurato? Di aver veduto un Gramo, nella foresta. Un Gramo che è poi svanito nel nulla, trascinando con sé lo sfortunato studente che lei si era prefissata di ritrovare...».
Silente fissò nuovamente ognuno dei tre Grifondoro - ancora ben decisi a non proferire parola - concentrando poi tutta la sua attenzione su Sirius.
«Ricordami, signor Black: qual'è la tua forma Animagus?»
«Un cane nero» rispose il ragazzo evasivamente.
Il mago più anziano annuì consapevolmente.
«Proprio come pensavo. Ora... Che ne dite se smettessimo questa nostra piccola recita e mi diceste una volta per tutte come sono andate realmente le cose? E vi pregherei di non insultare la mia non trascurabile intelligenza inventando qualche mirabolante storia nella quale voi siete delle semplici vittime degli eventi».
I tre rimasero ostinatamente in silenzio, e Silente sospirò con fare stanco.
«Non sono in collera con voi, voglio che sia chiaro. Avete dimostrato, più che in passato, non solo di saper affrontare gli ostacoli che altri hanno posto sul vostro cammino, ma anche di saperli superare in modo… beh, mi limiterò a definirlo anticonvenzionale. Ma ciò non toglie che avete corso un rischio enorme. Molte cose sarebbero potute andare male. Goldie Mensonge, per dirne una, poteva decidere di acconsentire ad un'indagine ufficiale del Ministro, e in quel caso...».
«Non lo avrebbe mai fatto» borbottò alla fine Remus, a mezza voce.
A che poteva servire, oramai, continuare a fingere di essere del tutto estranei alla vicenda? Un pensiero, quello, che doveva esser stato condiviso anche dagli altri due ragazzi - che subito fecero un piccolo passo avanti, quasi a voler difendere l'amico stesso, e non solo la sua idea.
«È vero, professore: non c'è stata alcuna scomparsa finita in tragedia; nessuno si è fatto male e nessuno studente - a parte noi - è stato coinvolto o tantomeno rapito. Ma su una cosa ha torto: come Remus ha detto poc'anzi, la Mensonge non avrebbe mai acconsentito a coinvolgere il Ministro; perché sapeva che avrebbe significato dover rispondere di un comportamento che viola ogni buonsenso e che, per quanto ne sa, ha contribuito alla morte di un ragazzo» spiegò Sirius.
Silente incitò silenziosamente il giovane a proseguire.
«Senta, le cose stanno così: durante le nostre indagini per trovare un modo per liberarci di quella donna abbiamo scoperto una lettera nella quale mio zio Cygnus si offriva di aiutarla a fare carriera - a patto che lei dimostrasse la nostra incontrovertibile colpevolezza negli attacchi ai danni di quegli studenti di Serpeverde. Noi non abbiamo fatto altro che sfruttare la sua ambizione a nostro vantaggio» lo accontentò l'Animagus.
«Esattamente» venne in suo soccorso James. «Le abbiamo semplicemente offerto una possibilità per ottenere punti agli occhi del Ministero - l'eroico salvataggio di uno studente minorenne - e lei ha fatto il resto».
Il preside di Hogwarts rimase per qualche istante in silenzio, sistemandosi più comodamente sulla sua sedia.
«Tuttavia non l'ha fatto proprio da sola, a quanto ho compreso...» disse poi.
Fu Remus, questa volta, a prendere la parola.
«No, non da sola. Ritenevamo che andasse... ulteriormente aiutata. Due di noi l'avrebbero convinta della gravità della situazione, mentre il terzo - con l'aiuto di un po' di Pozione Polisucco - avrebbe ricoperto il ruolo dello studente scomparso, mostrandosi alla Mensonge al momento opportuno»
«Che mi dite delle professoresse McGranitt e Sprite? O meglio... delle presunte professoresse? Eravate sempre voi, grazie alla Polisucco?» s'informò Silente, non riuscendo a nascondere un sorrisetto divertito al nuovo silenzio dei tre ragazzi. «Se posso avanzare una teoria, direi di no. Recuperare i capelli necessari, temo, sarebbe stato arduo persino per voi tre. No, io suppongo che quello di ricoprire tali ruoli sia stato un compito affidato a qualcuno dotato della straordinaria capacità di mutare il proprio aspetto. Mi sbaglio, forse?».
L'ostinato mutismo dei tre lo convinse tuttavia che non avrebbe ricevuto più alcuna risposta da parte loro.
«Ad ogni modo, ora che anche questa questione è stata chiarita, ritengo che possiate tranquillamente andare. La giusta preoccupazione provata per i rischi corsi è già stata una punizione più che sufficiente, a mio parere. Ma d'ora innanzi vi pregherei, data la vicinanza dell'inizio dei vostri M.A.G.O., di concentrare il vostro immenso potenziale su di essi - anziché sul vostro prossimo scherzo del secolo».
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«Vi sareste davvero meritati l'espulsione, questa volta! Se solo penso a quante cose potevano andare male...!» sbottò Lily in tono stizzito, quando i tre ragazzi raccontarono finalmente a lei e a Lidia come erano riusciti a cacciare una volta per tutte Goldie Mensonge dal castello.
«Ma, come vi avevamo detto, non è successo nulla» la interruppe James, chiaramente non pentito affatto del proprio operato. «Dovete ammettere, anzi, che siamo stati alquanto geniali. Non pensi anche tu, Lidia?».
Ma la ragazza, pallida in volto esattamente come quella mattina, non diede nemmeno segno di averlo sentito.
«Sirius, credi che ora potremmo raggiungere il rifugio? Devo parlarti da tutto il giorno, e stavolta mi rifiuto di farti andare chissà dove senza che tu mi abbia prima ascoltata molto attentamente...» disse invece, in un tono che non ammetteva repliche, all'Animagus seduto accanto a lei sulla panchina di pietra del cortile.
Sirius la guardò, confuso dalla serietà profondamente incisa sul volto della giovane Corvonero.
«Certo... Non c'è alcun problema» rispose, alzandosi e seguendola all'interno del castello.
Remus, James e Lily si scambiarono un'occhiata.
Qualcosa diceva loro che quella non sarebbe stata la solita serata romantica, tra i due...
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«Eccoci qui» disse Sirius, sedendosi su una poltroncina al centro del rifugio. «Allora, cosa volevi dirmi? Da come ne parli, sin da stamattina, sembra essere davvero qualcosa di davvero importante».
Lidia sembrò esitare per un momento, poi annuì con aria determinata.
«Lo è, infatti» confermò, slacciando il bracciale d'argento che le cingeva il polso e posandolo poi sul tavolino accanto a Sirius - la pietra rosa che brillava alla luce del camino. «Ti lascio».
