Naruto correva soffocato da apprensione e senso di fallimento. Una direzione, quella opposta pochi secondi dopo, alla fine si era fermato ansimante e sudato in mezzo alla strada con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo vuoto. Era ormai inerme.

Il colloquio con Itachi avrebbe dovuto concludersi con una soluzione per il moro, l'ideale sarebbe stato riaverlo a casa di Sasuke la sera stessa, l'obiettivo di Naruto era stato quello di sottrarlo dalle grinfie di Juugo immediatamente. Naruto aveva piantato in asso Sasuke e tutti gli altri alla gelateria accampando una scusa, ma certo di ottenere il risultato che aveva in mente e tonare dagli amici con Itachi per mano. Ma Itachi era riuscito a svanire nel nulla un'altra volta. Naruto non aveva la più pallida idea di che direzione avesse preso, le strade di periferia nei pressi del ponte abbandonato ormai erano buie e quasi deserte.

Naruto aveva bisogno di pensare. Dopo aver avvertito il pronto soccorso che non poteva andare a causa di un amico che si era sentito male, si era diretto abbattuto in centro con l'andatura ciondolante. Lì ormai l'atmosfera natalizia aveva iniziato a farsi sentire. Le decorazioni, la gente che entrava e usciva dai negozi con le buste dei regali, il profumo che usciva dalle pasticcerie.

Mancava solo Itachi, la dolcezza del suo silenzioso bisogno d'affetto, eppure tanto bastava per rendere tutto sbagliato. Non c'era la mano di Itachi in quella di Naruto, i suoi occhi e il suo sorriso non erano lì per riempire il vuoto che il biondo sentiva.

Sarebbe bastato così poco. Vedere Itachi illuminarsi per il dono, anche piccolo, che Naruto avrebbe voluto fargli. Avrebbe, però, potuto regalargli qualcosa di degno grazie alla somma che Sasuke aveva spartito tra lui e Sakura. Mangiare un pasticcino insieme, magari anche al bancone, non sarebbe stato necessario sedersi. Naruto non avrebbe mai preteso così tanto.

Era ingiusto.

Naruto aveva scosso la testa sospirando, le mani in tasca impotenti, pensare che Itachi avrebbe potuto colmare le mancanze della sua intera vita di dolore e solitudine sarebbe stato da egoisti. Salvare il moro dai circoli viziosi del passato, invece, no. Malgrado il cuore di Itachi non gli appartenesse, aveva il dovere di aiutarlo.

Naruto aveva stretto i pugni arrestando la camminata solitaria, sentiva nuovo vigore infiammargli le vene. Doveva chiamare Sasuke e dirgli come si era svolta, in realtà, la serata. Itachi andava urgentemente tirato fuori di lì.

L'amico, dopo aver perso il telefono nell'incendio allo scantinato di Orochimaru, se ne era fatto uno nuovo e il numero era cambiato, Naruto aveva dovuto perdere qualche secondo in più per scorrere la rubrica in cerca di una persona, in teoria, mai chiamata.

Li aveva ringraziati quei secondi, se non avesse dovuto spenderli lo sguardo non gli sarebbe mai caduto sulla vetrina dell'edicola. Si era avvicinato con gli occhi sgranati, la mano con cui teneva il telefono congelata a mezz'aria con il dito alzato pronto a chiamare Sasuke. Non si rendeva conto che il cellulare avrebbe potuto schiantarsi in terra da un momento all'altro, non gli interessava la faccia da folle con cui aveva iniziato a terrorizzare la gente.

Sulla locandina di un quotidiano due uomini morti, trovati in una fossa di scolo nelle campagne. Gato e uno dei suoi scagnozzi, rinvenuti l'uno accanto all'altro persino oltre la vita.

Urgevano ulteriori particolari ma l'edicola era chiusa a quell'ora della sera. Naruto era riuscito a ciondolare verso una panchina e a sedersi prima di svenire, aveva dovuto comunque attendere la fine del capogiro prima di poter mettere a fuoco il cellulare per cercare informazioni.

Gato, assassinato con un proiettile in mezzo agli occhi, forse in una faida tra boss. Il killer aveva avuto il rispetto necessario per non colpirlo alle spalle, era probabile che gli avesse parlato facendogli qualche domanda o spiegandogli il motivo dell'imminente fine. Gato non era stato lanciato nella fossa come un sacco di spazzatura, lo smoking con le consuete combinazioni di colori improponibili, era pulito. Dalla foto che era riuscito a reperire Naruto, nonostante il viso di Gato fosse oscurato, non si vedevano macchie di sangue sulla camicia gialla.

Zabuza, invece, non aveva avuto gli stessi riguardi. Era riverso a faccia in terra in una posa scomposta, diversi segni erano visibili sulla pelle nuda della schiena. Erano bruciature di un ferro rovente, le ferire erano cauterizzate prima di poter spargere sangue. L'articolo riportava che era stato freddato con una pallottola alla nuca. Catturato per primo, aveva tradito Gato rivelandone la posizione.

Madara era stato sempre un uomo con dei valori, nonostante tutto non riusciva a farne a meno. Lo sleale Zabuza era stato ripagato con la stessa moneta.

Naruto aggrottava le sopracciglia senza riuscire a staccare lo sguardo dal telefono, Madara aveva fatto sul serio e la sua rinuncia alla gara non era stata indolore, Zabuza era stato senz'altro intercettato mentre stava andando da Iruka. La certezza assoluta non c'era, ma la zona da cui era scomparso, secondo il tracciato delle telecamere, era nei pressi della casa del professore. Questo solo Naruto lo aveva notato.

Giornalisti e polizia non sapevano le vere ragioni della mattanza, Naruto sì. E c'era lo zampino di Madara, all'apparenza onesto e insospettabile per tutti. Gato non era mai stato altrettanto intelligente, peccato per lui.

Dietro quale inespugnabile scudo riusciva a nascondersi Madara?

Naruto si era sbattuto sonoramente una mano sulla fronte, era stato davvero ingenuo pensando che rinunciare alla gara non avrebbe avuto conseguenze. Aveva sottovalutato l'odio di Madara verso Gato, si era amplificato dopo che il cugino maggiore aveva saputo delle violenze subite da Itachi da parte di uno degli affiliati di Gato. Madara amava davvero la famiglia, ma Naruto avrebbe comunque dovuto tenere conto dei metodi di cui si avvaleva ormai da anni.

Era questo il prezzo da pagare per salvare Itachi, allora? Anche se lo avesse saputo prima, Naruto non avrebbe potuto fare diversamente. La vita era sempre stata costellata di compromessi e, molto spesso, aveva dovuto accettarli.

Non rinnegava le decisioni prese fino a lì, compresa la rinuncia alla gara. Però avevano preso una piega inaspettata. Sebbene Itachi non fosse più legato a Zabuza, lo era comunque stato fino a poco tempo prima. Anche se le emozioni in gioco erano state tossiche, per il moro erano state comunque molto intense, era quasi morto per calmare il dolore della rottura con Zabuza, Itachi non lo aveva confessato fino in fondo a parole, ma la frase lasciata a metà era stata completata dal grido dei suoi occhi. Era stato pronto a rendersi complice della fine di Zabuza solo perché non poteva più averlo. I sentimenti non spariscono mai a comando e Naruto lo sapeva.

Itachi era fragile, una persona svuotata dal dolore e dall'aver fatto sempre da scudo tra Sasuke e il mondo, era impossibile prevedere come avrebbe potuto reagire davanti alla fine di Zabuza.

Andava trovato prima che potesse saperlo.

"Sasuke, sono io" la chiamata era finalmente partita "Mi dispiace ma devo chiederti ancora l'aiuto di Madara."

Ormai era buio, Itachi stava rientrando a casa soltanto adesso. Juugo non si sarebbe arrabbiato per il ritardo, d'altronde non era facile trovare due buste di prelibatezze a quell'ora della domenica. Lo avrebbe abbracciato e ringraziato per la deliziosa cena organizzata alla mamma.

Gli era piaciuto parlare con Naruto, così tanto da perdere la cognizione del tempo, gli aveva persino raccontato di Shisui. Itachi non avrebbe mai pensato di riparlare ancora, un giorno, dei suoi dolorosi ricordi.

Era strano, raccontarli a Naruto non aveva fatto male come sempre, gli aveva fatto piacere.

Itachi si era sentito sollevato, non un essere immondo come al solito.

Quel biondino sapeva ascoltare, non erano importanti le risposte che dava, ma il modo di fare. Sapeva mettere a loro agio le persone con la sola presenza, Itachi, accanto a lui, si era sentito davvero importante. Naruto aveva rispetto dei silenzi di cui Itachi, spesso, sentiva il bisogno. Naruto lo aveva compreso solo guardandolo con un'attenzione che nessuno gli aveva mai dedicato, forse neanche la mamma o Sasuke. Shisui lo aveva fatto ma in modo diverso, non aveva mai avuto la capacità di modificare l'anima per adattarla istintivamente a quella della persona che aveva accanto. Naruto sapeva trasmettere la vicinanza assoluta.

Doveva assolutamente chiamare Sasuke, aveva urgente bisogno di incontrarlo. Madara gli aveva spedito una lettera in cui raccontava quanto accaduto con Orochimaru, aveva fatto in modo di fargliela avere durante l'orario di lavoro di Juugo. Il suo Otouto aveva rischiato la vita per difenderlo. Di nuovo. Esisteva un metodo per convincere Juugo a ridargli il telefono, bastava giocarsela bene. In fin dei conti, quando era contento, Juugo era il ragazzo più dolce del mondo.

Ecco il portone del palazzo, Itachi era rimasto immobile qualche istante. Un sospiro pensando a Naruto.

Il biondino sarebbe stato perfetto, peccato per quell'accondiscendenza continua, Itachi non riusciva a capire se si trattava di una strategia per fare amicizia o mancanza di esperienza dovuta alla giovane età e all'assenza di una famiglia. Naruto non aveva polso. Lo aveva seguito come un cucciolo mentre si dirigeva al ponte senza dire niente, non aveva fatto domande su dove erano diretti, solo qualche monosillabo tra una sigaretta e l'altra. Se qualcosa lo aveva innervosito perché non dirlo? Eppure era stato lui a insistere tanto per parlare.

Naruto era riuscito a fare breccia nel cuore di Sasuke e questo era un bene. Itachi saliva le scale rincuorato, il suo Otouto aveva finalmente trovato l'amico ideale, quello capace di completare il carattere ardente, cruccio e pregio da quando era nato.

Erano fatti l'uno per l'altro, quei due. Itachi aveva il sorriso sulle labbra mentre apriva il portone di casa.

"Vedo che te la sei spassata."

"Ho incontrato Sasuke, mi ha presentato un suo amico" Itachi aveva risposto senza ancora essere riuscito a capire in quale parte della casa fosse Juugo. Introdurre Sasuke nel discorso avrebbe permesso a Itachi di portare progressivamente il fratello all'attenzione del compagno, Juugo doveva capire quanto fosse importante.

Juugo era figlio unico, Itachi comprendeva la sua difficoltà.

Per Naruto non è così, nonostante sia sempre stato solo.

"Molto interessante" Juugo era appoggiato con una spalla all'inizio del corridoio, teneva le braccia conserte "Dimmi, Itachi, come era questo amico? Bello? Simpatico? Interessante?"

Juugo aveva fatto un passo verso Itachi a ogni domanda, il moro aveva ritirato timoroso il collo nelle spalle. Non poteva fare a meno di alzare la testa per guardare l'uomo molto più alto di lui.

"Se mi avessi dato il telefono avrei potuto avvertirti del ritardo" bastone e carota in rapida successione, la carota per ultima ornata di un bel sorriso "Non è facile scovare delizie come queste a quest'ora della domenica, però ci sono riuscito."

"Te lo sei scopato?"

"Chi?" Itachi aveva aggrottato le sopracciglia fingendo di non comprendere, ma il cuore aveva iniziato già ad andargli a mille.

"L'amico di Sasuke" Juugo lo aveva ormai incastrato tra il corpo possente e la parete "Rispondi, sgualdrina! Te lo sei scopato?"

Una delle buste era caduta dopo che Juugo aveva immobilizzato il polso di Itachi, l'altra a causa del sobbalzo quando gli aveva gridato in faccia. Una sola mano di Juugo bastava a trattenere entrambi i polsi del moro in alto sulla parete.

"Lasciami, mi fai male" Itachi provava a divincolarsi.

Gli occhi di Juugo si erano ridotti a due fessure, la ribellione di Itachi lo aveva colto di sorpresa. Uno schiaffo aveva ristabilito l'ordine.

"Se la risposta non me la dai tu, te la dico io: lo hai scopato."

Metallo freddo accarezzava la guancia di Itachi, si rifletteva nelle pupille nere e atterrite. Il moro cercava disperatamente di controllare il tremito, un minimo cambio di angolazione avrebbe permesso al pugnale di lacerargli la pelle. Non poteva muovere la bocca per dire a Juugo che con Naruto aveva solo parlato e non sarebbe mai successo niente, perché non capiva che non era il suo tipo?

"Questo bel faccino attira un po' troppi sguardi, amore mio, qualche piccola modifica mi farebbe stare più tranquillo. Se eviti di fare casino ci metterò un attimo."