Una nuova lettera, un nuovo capitolo! Spero che questo, come gli altri, vi piaccia! Fatecelo sapere!
Un abbraccio
Mini
D come Denti
(Scritta da Padmini)
Naruto aveva la scorza dura, fin da piccolissimo aveva dovuto sopportare occhiatacce, offese e perfino attacchi fisici, ma aveva imparato a farsi scivolare tutto addosso, ormai nulla o quasi poteva oscurare il sorriso che gli illuminava. O almeno questo era quello che credeva.
Senza che se ne accorgesse tutte le cose che credeva di evitare si accumulavano: una parola di troppo, un giudizio, un'occhiataccia, una spinta fuori da un negozio perché "non vogliamo gente come te", un sasso che qualche volta non riusciva a schivare: tutte queste cose erano come granelli di sabbia, innocui da soli, ma se si accumulavano crescevano di dimensione e peso e, quando lui meno se lo aspettava, lo facevano crollare.
Quando accadeva spesso riusciva a controllarsi e sceglieva di sfogare il proprio dolore in solitudine, lontano da tutto e da tutti, ma capitava che alcuni ragazzini, aizzati probabilmente dai genitori, lo prendessero di mira e non gli lasciassero scampo, allora poteva fuggire o difendersi e, di solito, sceglieva la prima opzione.
Quel giorno aveva deciso di passare del tempo nella foresta, si trovava in giro da solo per cercare dei funghi da cucinare per la cena, quando arrivarono. Naruto era così concentrato sul cercare di individuare i funghi giusti che non si era reso conto che qualcuno lo aveva seguito: cinque ragazzini lo avevano pedinato dal villaggio ed erano riusciti a circondarlo senza che se ne rendesse conto in una piccola radura poco lontana dal villaggio.
"Così sei qui, mostro?"
Uno di quei monelli si era fatto avanti all'improvviso, armato di un sasso molto grande. Se avesse avuto più tempo probabilmente Naruto sarebbe riuscito a scappare ma loro iniziarono a bersagliarlo, un sasso dopo l'altro, colpendolo ovunque riuscissero: alla testa, alla schiena, alle gambe, al petto, a viso, Naruto era circondato e non riusciva a evitare nessun colpo.
L'attacco durò poco, nemmeno un minuto, ma fu sufficiente per ferirlo fino a farlo sanguinare e, cosa non trascurabile, a fargli perdere la pazienza. Quando uno dei ragazzini gli tirò l'ennesimo sasso che lo colpì dietro al collo, si voltò di scatto, gli occhi rossi di rabbia mentre il charka di Kurama fuoriuscì dai suoi pori come veleno e prese forma in una lunga coda che si abbattè sul ragazzino che proprio non se l'aspettava. La coda fu come una frusta, il ragazzo andò a sbattere contro un albero dietro di lui e cadde a terra, dolorante.
"MOSTRO!" gridò uno dei ragazzini "SEI UN MOSTRO! MAMMA! PAPà!"
Mentre un altro di quei teppisti aiutava il ragazzo ferito ad alzarsi, arrivarono alcuni genitori, attirati dalle urla del marmocchio spaventato, e lo spettacolo che gli si presentò di fronte era spaventoso: da una parte Naruto ricoperto di sangue, pieno di botte e graffi, con gli occhi rossi e i denti affilati della volpe, dall'altra il ragazzino che stava già bene, con un piccolo bernoccolo dietro la testa e tante lacrime di coccodrillo.
"Mi ha aggredito! Mi ha aggredito, mamma!" piagnucolò, alzandosi e fingendo di zoppicare.
"Sei solo un mostro" disse la donna a Naruto "Non capisco perché l'Hokage ti permetta di stare al villaggio. Se fosse per me saresti morto!"
Naruto non rispose, strinse i denti e abbassò lo sguardo.
"Andiamo" disse il padre del bambino, aiutandolo a camminare "Lasciamolo solo, è ciò che si merita."
Tutti si allontanarono, non senza aver lanciato occhiatacce a Naruto e uno dei padri, addirittura, uno sputo.
Naruto era furioso, lui era stato attaccato, lui era stato ferito e si era solo difeso, nemmeno volontariamente a dir la verità, era stato Kurama ad agire, perciò perché ora lo stavano rimproverando? Perché lo guardavano con odio? Quelle domande gli vorticavano in testa e il dolore delle ferite non faceva che amplificare quello mentale così Naruto, solo, ferito e confuso, scoppiò a piangere, rannicchiato e nascosto dietro a un cespuglio.
Non erano trascorsi pochi minuti quando arrivò Shikamaru.
"Naruto?" chiamò, ma non ottenne risposta "NARUTO?"
Shikamaru si aspettava che non rispondesse, aveva sentito alcuni genitori parlare di ciò che il "mostro" aveva fatto ai loro figlioletti e aveva deciso di indagare, andandolo a cercare.
"So che sei qui, vieni fuori!" disse "Non voglio farti del male!"
Naruto si era zittito, non voleva essere trovato, ma Shikamaru vide che il cespuglio dove si nascondeva si muoveva lievemente e lì si avvicinò.
"Ti ho trovato, finalmente!" disse, avvicinandosi abbastanza per vederlo di schiena "Cosa …"
"VAI VIA!" gridò Naruto, che ancora stava piangendo.
"Naruto, per favore …"
"N-non voglio farti del male …" sussurrò lui, sempre dandogli la schiena.
"Sono sicuro che non lo farai" rispose Shikamaru "Ora vorrei solo …"
Naruto si voltò, era ancora ricoperto di sangue e lividi, i suoi occhi erano ancora rossi e i denti erano quelli di un animale in trappola che vuole difendersi, i canini erano quelli della volpe, appuntiti, affilati e spaventosi, anche le labbra erano nere, deformate dalla rabbia.
Shikamaru, vedendolo, fece un passo indietro, pallido in viso.
"Te l'ho detto. Ora vai via!" sussurrò Naruto, freddo come il ghiaccio.
Shikamaru fece qualche altro passo indietro, poi corse via, spaventato.
"Ecco! Ecco! Lo sapevo!" pensò Naruto "Almeno lui era mio amico, ora anche lui avrà paura di me! Non è giusto!"
Il pianto tornò, prepotente, le lacrime scivolavano sulle sue guance come piccoli fiumi, il viso sempre teso, gli occhi sempre rossi, i denti sempre fuori come difesa da un mondo in cui, evidentemente, non c'era spazio per lui.
Naruto pianse a lungo, pianse forte, il suo piccolo corpo era scosso dai singhiozzi e lui non si era trattenuto, tutto il dolore stava uscendo, forse anche stavolta sarebbe riuscito a guarire le ferite provocate dall'odio degli altri, ma quella che si era formata nel suo cuore vedendo gli occhi spaventati di Shikamaru? Quella sarebbe guarita? Aveva sperato che almeno lui potesse essergli amico, che potesse stargli vicino, che potesse accettarlo per ciò che era, invece anche lui …
Questi pensieri furono interrotti dal suono di passi familiari: Shikamaru era tornato indietro e aveva con sé una valigetta.
"Ti chiedo scusa" disse "Ma tutto quel sangue è spaventoso. Sono tornato a casa per prendere qualcosa per medicarti!" disse, avvicinandosi.
Naruto era senza parole. Davvero era tornato a casa per quel motivo? Nella tempesta che stava devastando il suo cuore si fece spazio un timido raggio di speranza.
"Ho sentito cosa dicevano di te, che hai aggredito un ragazzino, ma vedendoti si direbbe il contrario, giusto? Probabilmente ti hanno attaccato tutti e cinque e tu hai solo provato a difenderti."
Mentre Shikamaru parlava la sua voce rassicurante placò Naruto, che lentamente si rilassò, gli occhi rossi sfumarono nel suo solito azzurro, i denti rientrarono e anche le labbra tornarono rosa e sorridenti.
"Ma …" borbottò Shikamaru, osservando che ormai le ferite erano quasi del tutto rimarginate "Credo che disinfettante e cerotti siano inutili, giusto?" chiese, grattandosi la testa.
"Guarisco molto rapidamente" spiegò Naruto.
"Però potrei sempre pulirti dal sangue!" propose Shikamaru "Forza, fammi vedere."
Shikamaru prese del cotone e, pian piano, pulì il viso dell'amico.
I due non si parlarono, i gesti furono più importanti di tante parole. Quella sera Shikamaru invitò Naruto a casa sua, quando spiegò a suo padre ciò che era successo, Shikaku uscì di casa e tornò un paio d'ore più tardi, spiegando che era tutto risolto.
Più tardi, nel suo letto, Naruto ripensò a ciò che era successo.
"Hai preso paura, vero? Quando hai visto Shikamaru correre via. Non devi preoccuparti per lui, è a posto."
"Lo so." rispose Naruto "Shikamaru è il mio migliore amico."
