Regina
Coruscant al tramonto: velivoli che disegnano traiettorie a trama fitta muovendosi in ogni direzione, un'immensa e multiforme foresta di palazzi che riverberano i colori dell'imbrunire, l'atmosfera infiammata dai raggi del sole morente, un orizzonte reso irregolare e indistinguibile dal profilo di edifici e dai fumi multicolori dell'industria. Di fronte alla bellezza e al fascino di questa vista riesce difficile rimanere indifferenti. Inevitabilmente i pensieri viaggiano, seguendo le traiettorie degli speeder o le eleganti e svettanti linee degli edifici che si allungano verso il cielo, come in uno spasmodico, estremo, desiderio di infinito.
Regina Graiff pensava che quell'infinito fosse ora più che mai lontano. Passeggiava nervosamente nel suo salotto, sfiorando distrattamente lo schienale del divano, nel gioco di luce e ombra delle vetrate e delle colonne. Lo sguardo inquieto scivolava dalla città, alle mani, al pavimento.
Solo un'ora prima il Cancelliere Supremo si era autoproclamato Imperatore Galattico, tra l'esultanza di un Senato ormai anestetizzato. Lo aveva appoggiato, aveva accolto con sollievo la sua candidatura e successiva elezione. Aveva persino visto di buon occhio la decisione di entrare in guerra, convinta forse più dall'impiego dei Cloni che dalla reale necessità di un conflitto armato. Ma ora doveva ammettere che la giovane Mon Mothma aveva ragione, nonostante la sua irruenza e arroganza, aveva visto nel cuore nero di quell'uomo senza scrupoli, sempre che di cuore si trattasse. Aveva in realtà iniziato a dubitare di lui alle prime voci di un suo presunto disaccordo con il Consiglio Jedi, da sempre l'ago della bilancia di ogni questione importante nella Galassia.
Chissà chi lo aveva ridotto in quelle condizioni? Sotto quei lineamenti sfigurati non si poteva non riconoscere lo statista, ma la senatrice leggeva in quelle cicatrici preoccupanti presagi: solchi profondi e oscuri, come se la corruzione del fisico nascondesse ben più profonde e indicibili corruzioni dello spirito. Non poteva fare a meno di pensarci, soprattutto dopo aver guardato dentro a quei famelici occhi gialli, febbricitanti di potere. Un corpo corroso e deformato dall'avidità.
Un fischio metallico segnalò la presenza di qualcuno alla porta.
Riemerse dai suoi pensieri, sottraendosi con violenza dal ricordo di quello sguardo inquietante. C-3D1, il droide protocollare al suo servizio, andò ad accogliere gli ospiti.
Bail Organa, Mon Mothma e Gal Abner entrarono furtivamente, guardinghi. Con la porta chiusa alle loro spalle, rimasero in piedi per qualche secondo, silenziosi. Organa guardava Regina con uno sguardo che era un misto di apprensione e consapevolezza: da tempo sospettava che Palpatine stesse tramando il colpo di stato. Mothma e Abner tenevano gli occhi fermi sul senatore, aspettandosi che fosse lui il primo a parlare.
Regina Graiff si abbandonò sul divano in un sospiro, il gomito sul bracciolo, la mano alla fronte.
Fu il droide, immobile davanti alla porta, a rompere il silenzio.
«Madame, desiderate qualcosa?» disse, rivolto alla propria padrona.
«No, grazie 3D1. Non credo che potremmo mandare giù nulla, nemmeno se volessimo.» rispose dopo aver posato lo sguardo sui colleghi.
Il droide si scrollò e in un rumoreggiare di ingranaggi uscì dalla stanza.
I tre senatori si allontanarono dall'ingresso, avvicinandosi alla donna che aveva di nuovo il viso tra le mani. Finalmente rivolse loro lo sguardo.
«Ebbene …» cominciò, esitante.
«Imperatore!» fu l'unica parola che uscì dalla bocca di Mon, un'esclamazione di trionfo e beffa insieme, come trattenuta a lungo e in attesa solo di scoppiare.
«Mi chiedo cos'altro abbia in mente, ora.» commentò Abner, il più anziano dei quattro.
«Come, Bail? Come puoi aver previsto questo?» chiese Regina.
«I Jedi, i loro sospetti su di lui. E quando ho visto cosa i Cloni hanno fatto al tempio, ho capito.» disse, in un sospiro. Sembrava spiaciuto della sua lungimiranza.
«Dobbiamo capire se il Senato può ancora avere potere e voce in capitolo in questo Impero.» si affrettò ad aggiungere Abner.
Una parola faceva più paura di tante altre, una parola che nessuno aveva il coraggio di pronunciare. O quasi nessuno.
«Tirannia, vorrai dire.» lo corresse Mon.» E' evidente che a Palpatine poco importa del destino della Galassia e dei suoi cittadini. Dobbiamo tenere insieme il Senato, impedirgli di scioglierlo.»
«Non lo farà.» proruppe Abner «sarebbe pazzia!».
«Non sono sicura che Palpatine la pensi nello stesso modo, anzi, probabilmente è convinto di riuscire a tenere insieme la Galassia comunque, magari con la forza dell'esercito. Abbiamo sentito tutti il racconto di Bail e di cosa è successo al Tempio Jedi.»
«Regime militare.» sospirò Bail, sempre più incline ad ascoltare che a parlare.
«Cloni a ogni angolo di strada, Squadroni armati di guardia ai palazzi governativi, …» iniziò Mon.
«… e chissà cos'altro.» concluse Regina.
«Non posso pensare di invecchiare in un tale … abominio dopo aver governato questa Galassia nella pace e nella concordia. Questa non è democrazia.»
«Mio caro Gal, credo che siamo ormai lontani da quella democrazia che abbiamo studiato a scuola.» terminò Regina.
«Ho sempre ritenuto Palpatine un senatore accorto, giusto, assennato. Ma ora non so …»
«Ha ingannato tutti.» concluse Bail.
Ci fu un attimo di pausa, durante il quale i quattro si guardarono l'un l'altra. Da quanto andavano avanti le macchinazioni di Palpatine? Poteva essere possibile che queste fossero le sue intenzioni fin dall'inizio? Stentavano a crederlo, o forse non volevano. L'assedio di Naboo da parte della Federazione del Commercio, la crisi diplomatica con i Separatisti, , gli anni di conflitto che hanno squassato la Galassia da ogni parte … No, nessuna mente poteva essere tanto malata e avida da provocare una tale crisi.
«Non posso e non voglio sapere quanti fili abbia tirato e quante trame abbia tessuto Palpatine in questi anni. Non credo serva più, ormai. Quello che dobbiamo fare e capire chi è rimasto a contrastarlo, apertamente o nell'ombra. Dobbiamo capire chi è nostro alleato.»
«Stai proponendo un'alleanza segreta, Bail?» domandò Regina, cauta.
«Questo governo non rispecchia più il popolo, ma il volere di una singola persona. Prima ho parlato di tirannia e non a caso. Palpatine va destituito!» concluse Mon.
«Credo che il popolo ne abbia avuto abbastanza di battaglie e morte, la via diplomatica è l'unica strada! La maniere forti non hanno portato a nulla, lo abbiamo visto in questi anni .» Abner si guardava intorno, implorando appoggio dagli altri colleghi.
«La gente è stanca di combattere. E poi c'è troppa confusione: Separatisti, Impero, Esercito, Senato … a chi si rivolgerà il popolo?» lo soccorse Regina.
«Dov'è la senatrice Amidala?» chiese infine, quando nessuno sembrava volerle rispondere.
«Ho cercato di informarla della riunione, ma stranamente non sono riuscito a mettermi in contatto con lei. Non l'ho più vista da dopo l'udienza in Senato.» rispose Bail, soprappensiero.
«Dobbiamo credere che non sia più dalla nostra parte?» chiese Abner, sempre più preoccupato.
«Non Amidala, sicuramente.» sentenziò Organa, chiudendo il discorso.
«Comunque non è qui.» concluse Mon Mothma, «dovremo proseguire senza di lei.»
«Allora è deciso. E' questo che stiamo facendo.» Regina lasciò la frase in sospeso senza avere la possibilità di concluderla. Di nuovo ospiti alla porta.
Il quartetto di senatori si irrigidì all'unisono.
3D1 andò alla porta, un breve scambio di battute, quindi si precipitò verso il soggiorno, trafelato, per quanto un droide possa esserlo.
«Madame, sua figlia …» poteva un droide rimanere senza fiato? Regina lo dubitava. Ciononostante il droide non finì la frase. Dietro di lui venivano alcuni agenti di sicurezza.
Regina si sentì mancare, malgrado fosse schizzata in piedi al vederli. « Cos'è successo a mia figlia?»
