Ves

Quando aprì gli occhi stentò a riconoscere quel luogo: l'ora era insolita, la visuale pure. Ma conosceva quel profumo.

«Mamma …»

«Solaves, sei sveglia?» era lì accanto, nella penombra. Si girò verso la voce.

«Dove sono? -

«Nel mio appartamento, a Coruscant. Ti hanno trovato in un ospedale periferico della città.» lasciò la frase in sospeso, non sapendo come proseguire. Era combattuta tra il chiederle cosa fosse successo o semplicemente come stava, ma alla fine rinunciò a entrambe le richieste: la prima non avrebbe ricevuto risposta, la seconda aveva una risposta scontata.

Ves tentò di alzarsi a sedere, ma appena provò a sorreggersi sulle mani, la destra mutilata lanciò fendenti di dolore su per il braccio, la spalla, fino al cervello.

«Lascia, ti aiuto io.» disse Regina, affrettandosi a sorreggere la figlia.

Ves avvertì della concitazione in corridoio e si irrigidì all'istante.

«Cosa succede?» chiese, visibilmente spaventata.

Regina cercò di non dare troppo peso alla sua reazione, ma non poté fare a meno di chiedersi ancora una volta chi aveva ridotto la figlia in quel modo e perché era finita svenuta in un vicolo. Si morse la lingua, sforzandosi, cercando di darle un po' di respiro.

«Palpatine si è proclamato Imperatore Galattico e come potrai immaginare c'è un po' di confusione al momento …» rispose vagamente.

«Tutti a decidere da che parte stare, eh?» commentò Ves, cinica.

Si assicurò che la figlia potesse reggersi da sola, si alzò e andò a disattivare gli oscuranti della vetrata lasciando entrare il sole. Quindi si girò verso la figlia, un'espressione grave sul volto.

«Il momento è delicato. Bisogna prendere delle decisioni importanti dalle quali dipenderà il nostro futuro e quello della Galassia intera. In effetti si, dobbiamo decidere da che parte stare. Molti lo hanno fatto da tempo.» Se stava parlando di se stessa, non lo diede a intendere.

Ves rimase in silenzio: non per riguardo o rispetto, semplicemente sapeva che era sconsigliato sfidare la madre su terreni minati come quello politico. Ora più che mai, la situazione era delicata. Come sempre, le sorti della Galassia erano la priorità della senatrice Graiff.

Regina si avvicinò al letto, le mani giunte in grembo.

«Cosa ci facevi in quel vicolo? Chi ti ha ridotto così?»

«Non ricordo nulla.» mentì Ves.

«Mi scuserai se non ti credo.»

«Ti prego, lasciami in pace.» disse Ves distogliendo lo sguardo.

Regina sospirò, si sedette sul letto accanto alla figlia, cercando di riguadagnare la sua attenzione.

«Non lasciare che lo scopra da sola. Perché lo scoprirò, e tu lo sai. Se sei tu a dirmelo sarebbe meno penoso per entrambe.»

Ves non si girò e non rispose.

Di nuovo Regina si alzò, tornò alla vetrata e iniziò a parlare guardando fuori, senza rivolgersi alla figlia. Il tono dimesso, come se le parole potessero ferire meno se dette a bassa voce. A Ves sembrò strano, in genere era lei quella che distoglieva lo sguardo.

«C'è una cosa che devi sapere. sono stata dubbiosa fino all'ultimo se dirtelo o meno, ma è giusto che tu sappia.»

Un campanello d'allarme suonò nella mente e nel cuore di Ves.

«I Jedi sono stati accusati di alto tradimento nei confronti dell'Imperatore. Subito dopo la proclamazione dell'Impero ogni cavaliere, maestro o padawan rintracciati e intercettati vengono condannati all'immediata eliminazione.»

«Goran …» iniziò Ves, ma la voce le morì in gola.

«I Cloni hanno attaccato il Tempio e sterminato chiunque fosse al suo interno.»

Ves iniziò a guardarsi intorno, smarrita, quasi cercando una via d'uscita. L'istinto era quello di correre fuori, andare al Tempio, vedere, sapere.

Gli occhi dilatati, il viso pallido, le cicatrici profonde e scure. Sembrava invecchiata di 10 anni.

Scostò il copriletto, farfugliando che doveva andare, doveva salvarlo. Regina si avvicinò a lei, la prese per le spalle, cercando di quietarla. Ves la fissò implorante negli occhi, lacrime già le solcavano il viso.

«Quando?» chiese in un sussurro.

«Due giorni fa.» rispose Regina con voce rotta. Non sapeva cos'altro dire, le sembrava che ogni parola detta aprisse nuove ferite su cicatrici non ancora del tutto rimarginate.

«Dov'è?» domandò infine con un soffio.

«In ospedale. Oggi lo porteranno nella cappella funeraria dove celebreremo un rito privato.»

Ves a quel punto finalmente chiuse gli occhi e si abbandonò a un pianto dirotto, il viso nascosto nel seno della madre. Regina le accarezzava la nuca scossa dai singhiozzi, posandole delicati baci sui capelli ora puliti.

«Il mio bambino! Il mio piccolo Goran!» gemeva Ves, aggrappandosi disperatamente alla madre.

L'ingresso di 3D1 le sorprese a piangere una tra le braccia dell'altra.

«Madame, inizia la riunione.»