Senato

«Mon, non credo di farcela.»

Regina e Mothma sedevano una accanto all'altra sullo speeder. La corsa fino a quel momento era stata silenziosa. La giovane non sembrò turbata, si limitò a fissare lo sguardo del suo autista nello specchietto retrovisore.

«È una giornata di lavoro come un'altra al Senato. Il palazzo è sempre lo stesso, la città è sempre la stessa. La Galassia è sempre la stessa: solo la forma di governo ha cambiato nome.»

Mon scoccò un'occhiata a Regina, scoraggiandola dal parlare davanti al suo autista.

Quando scesero sulla pedana di atterraggio davanti al Senato la prese sottobraccio e le parlò in un sussurro, continuando a sorridere agli altri senatori che incrociavano.

«Scusami, non mi fido del mio autista.»

Regina la osservò e imitò il sorriso.

«Scusami tu, mi sono lasciata prendere dallo sconforto.»

Mon le strinse ancora di più il braccio, il sorriso svanito dalle sue labbra.

«Mi spiace molto per tuo nipote. Come sta Ves?»

«È distrutta. Non litighiamo nemmeno più. È come se avesse perso la voglia di vivere.»

«Se posso fare qualcosa, qualsiasi cosa …»

«Grazie Mon, sei molto cara. Passa a trovarci quando vuoi, sono sicura che Solaves sarà felice di vedere un volto amico. Siete sempre state tanto unite prima di … questo.»

Si fermarono davanti alle alte navate che portavano all'ingresso principale.

«Ci siamo. Sei pronta?» le chiese Mon.

«Devo esserlo.»

«Sai cosa mi disse mia nonna il giorno che partii per venire a Coruscant? Mi disse "Se ti sentirai triste, metti un altro po' di rossetto e falli neri!"»

Regina sorrise.

«L'ho lasciato a casa. Puoi prestarmi il tuo?»