3D1

Riemerse dalla camera da letto senza sapere dove si trovasse.

«Buongiorno, Miss.» la salutò il droide. Per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare come si chiamava.

«Dov'è mia madre?»

«Madame è andata al lavoro, Miss.»

«Giusto, giusto.» biascicò Ves.

«Desidera pranzare?»

Ves, che al pensiero del cibo ebbe un conato di vomito, scosse il capo.

«Non si sente bene, Miss?»

Ves non rispose, non ce ne fu bisogno: ritornò di corsa nella camera degli ospiti, la attraversò e si precipitò nel bagno, appena in tempo per svuotare lo stomaco nello scarico.

Sentì lo sferragliare del droide sulla porta.

«Conosco giusto un rimedio per …»

«Va bene così! Adesso mi passa. Grazie!» esclamò Ves, la testa tra le mani.

Sudore freddo iniziò a colarle sul viso e dietro il collo, le ronzavano le orecchie. Avvertì un'altra contrazione dell'addome e si piegò sulla tazza.

Non sentì il droide avvicinarsi, ma avvertì le sue mani sulla nuca.

«Le trattengo i capelli, Miss.»

Si passò la manica sulla bocca prima di rispondere.

«Non serve, penso che mi farò una doccia.»

Il droide, rianimandosi all'improvviso, aggiunse quasi cinguettando.

«Allora lasci che le porti un accappatoio pulito, Miss.»

Uscì dal bagno sferragliando gioioso. Ves era incredula.

Si guardò intorno, studiando quel bagno che le sembrava di vedere per la prima volta. Non ricordava da quanti giorni fosse lì dalla madre. Il giorno del funerale le sembrava avvenuto anni prima, perso nella nebbia dei ricordi. Ricordava la pira in fiamme, ricordava l'odore di olio profumato. Ricordava il volto del suo bambino, addormentato, rigido. L'ultima volta che lo aveva visto e aveva giocato con lui aveva un anno. Le era sembrato più grande, maturo, ma aveva riconosciuto le fossette e le labbra carnose, le sopracciglia sottili e chiare, la spruzzata di lentiggini sul naso.

Arrivò un altro spasmo e Ves vomitò ancora, ma questa volta erano solo liquidi. Si sentì le gambe molli e scivolò sul pavimento, reggendosi alla tazza dello scarico. Ricominciò a piangere debolmente, forse per stanchezza, forse di riflesso.

«Vedrà che un bel bagno le farà bene, Miss.» sentì la voce metallica, eppure dolce del droide accanto a lei.

D'istinto allungò una mano per sollevarsi da terra. Il droide la tenne tra le braccia metalliche come meglio potè, poi quando fu in piedi, fece per allontanarsi. Ves lo trattenne per le spalle.

«Ti prego, rimani.»

Alzò lo sguardo sul viso inespressivo del droide, gli occhi di una soffice luce quasi bianca.

«Ho bisogno di una mano per entrare nella vasca.»

Il droide l'aiutò a spogliarsi e la sorresse mentre si calava nell'acqua calda. Quando fu sicuro che Ves fosse comoda, raccolse la veste da notte e uscì.

Dopo il bagno caldo si sentiva rinata. Aveva ancora quel fastidioso mal di testa, ma sentiva anche che le era tornata la fame.

In cucina, il droide stava apparecchiando, mentre qualcosa di appetitoso cuoceva nel forno.

«Prego Miss, si sieda. Le sto preparando un pasticcio di pollo e patate.»

«Grazie …» perché non ricordava il nome?

«… 3D1, Miss.»

«Grazie 3D1. Scusami.»

Doveva ammettere che quel droide protocollare era notevole. La madre lo aveva acquistato dopo la morte del padre, che aveva sempre preferito la servitù umana. Prima di allora ne aveva visto qualcuno, quando con la madre andava a far visita ad altri senatori o in qualche ristorante prezzolato, ma erano tutti asettici, con modi affettati e poco attenti. Probabilmente questo era un modello avanzato, o forse sua madre se lo era fatto personalizzare. Non le dispiaceva essere coccolata a quel modo. Le tornò in mente l'offerta del droide di farle i massaggi. Per quanto fosse premuroso, dubitò che la sua mano sarebbe stata tanto delicata quanto i suoi modi.

Quando 3D1 le mise il piatto davanti, insieme a un ciotola di formaggio fuso, iniziò a mangiare.

«Da quanto sono qui?»

«Sei giorni, Miss.»

Ves tossì, 3D1 le allungò un bicchiere di latte.

«Ma sono stata ubriaca tutto il tempo?»

3D1 dondolò il capo come per capire la domanda.

«Ha dormito, per lo più. Madame le ha offerto delle pillole. Di quelle ne ha una bella scorta!»

Si guardò intorno, oltre la porta che dava sul salotto. Dietro il divano l'ampia vetrata e al di là di questa i palazzi, la foschia, gli speeder, il cielo rosa. Dovevano trovarsi in un bel quartiere se si vedeva il cielo.

«Come ci sono arrivata qui?»

«L'hanno portata i paramedici. Era ricoverata al Poliambulatorio Repubblicano.»

Ves cominciava a ricordare cosa le fosse successo. Ricordava il vicolo, i rifiuti su cui era collassata. Le tornò in mente Jester, il pedinamento fino all'Outlander e poi aveva chiesto a Elan … l'immagine del mercenario che l'aveva pestata come una polpetta le esplose nella testa. Posò la forchetta, improvvisamente non aveva più fame. Si guardò la mano mutilata, quel dito indice mozzato all'altezza della terza falange. Beh, pensò, risparmierò sullo smalto!

Si tastò il fianco e il viso.

«Tenga.» disse 3D1, allungandole uno specchio.

«Pensavo peggio.» disse, osservando i tagli su zigomo e labbra già in via di guarigione.

«Chi le ha fatto del male, Miss?»

«Gente non proprio simpatica.»

«No di sicuro, Miss!»

Ves lo osservò. Aveva fatto una battuta?

«Non mangio altro, grazie 3D1. Che ne dici di un caffè? E non è che hai qualcosa per il mal di testa?»

«Certo Miss, ci penso io. Preferisce consumare il caffè sul terrazzo?»

Ves si alzò da tavola.

«No, non ho voglia di uscire. Portamelo in salotto. Grazie.»

Quando il droide tornò con una generosa tazza fumante e una discreta scatola di alluminio, aveva già trovato lo stereo della madre e aveva avviato un po' di musica.

«Grazie, 3D1.»

«Le serve altro?»

«No. Puoi farmi compagnia?»

Ves iniziò a dondolare piano stringendo la tazza di caffè al petto. Aveva preso la pillola e attendeva che facesse effetto. Bevve una lunga sorsata calda.

«Ti va di ballare, 3D1?»

Sentiva la testa leggera, il collo morbido. Bene.

Il droide si agitò in quel suo modo buffo che ormai aveva imparato.

«Non fare complimenti, sono sicura che mia madre ti ha installato qualche routine di danza.»

Appoggiò la tazza sulla consolle, allungò la mano e lo tirò a sé. 3D1 esitò come una ragazzina timida al ballo della scuola.

«Sono solo passi base, Miss. Madame non ha mai richiesto questa specifica funzionalità e …»

«Non preoccuparti, fidati di me. Qualche passo riesci a farlo. E poi, questo brano è lento, devi semplicemente dondolare. Vedi? Così. Segui me.»

«Seguirla, Miss? Le routine di danza che ho nella mia programmazione sono per la parte maschile. Dovrei portare io, Miss.»

Ves ridacchiò: la pillola le era entrata in circolo ed era finalmente rilassata.

«Allora porta, 3D1.»

Il droide le cinse la vita con un braccio, evitando di stringere troppo forte, e sollevò l'altro perché Ves potesse appoggiarvi sopra la mano.

Scivolarono sulle note di un brano pop lento che non conosceva. Immaginò sua madre in quella stanza, sola, mentre ascolta brani classici e si lascia cullare da quell'uomo di latta dal cuore d'oro.

Appoggiò la testa intorpidita sulla spalla del droide. Non era fredda di per sé, ma sicuro non era comoda. Ma era esausta e per il momento andava bene così.

Il brano finì e ne iniziò un altro. Lo conosceva, si mise a canticchiare dietro le labbra chiuse. Chiuse anche gli occhi e probabilmente fu sul punto di addormentarsi. Aveva già cantato quella melodia tante volte. Ricordava grandi occhi nocciola indagatori, guance paffute che riempiva di baci, manine grassocce da mordicchiare, le risate cristalline del suo bambino mentre gli faceva le pernacchie sul pancino morbido.

Si bloccò di colpo e si allontanò da 3D1. Aveva ripreso a piangere.

«Scusami, 3D1, sono stanca. Torno a letto.»

Scappò via prima di sentire la risposta del droide.