Mon
Era uscita dall'appartamento della madre quasi di nascosto: Regina era a un aperitivo con altri senatori e non voleva essere ancora a casa quando fosse tornata. Il suo shuttle sarebbe partito da lì a due ore e si ritrovò a vagare nel Vecchio Mercato Galattico. Si infilò in un piccolo bar al livello 2 poco illuminato e quasi deserto. Si avvicinò al bancone, lontano dagli altri avventori solitari. Il barista fu subito da lei.
«Una birra, grazie.»
Si sedette sullo sgabello, il trolley davanti alle ginocchia, la testa china tra le spalle. Saranno due ore infinite. Arrivata la birra, ne trangugiò un lunga sorsata.
«Ves?»
Era tentata di ignorare la donna che la stava chiamando, ma quando se la ritrovò seduta accanto, non potè fare a meno di rispondere.
«Mon? Ciao! Scusami, sono immersa nei miei pensieri e non ti avevo vista!»
Funziona sempre.
Si guardarono, ammutolite per un secondo o due. Ves capì, in quella frazione di tempo, che l'amica d'infanzia era lì per lo stesso motivo suo: si stava nascondendo.
«Capisco. Come va?»
Mon la guardò con calore: era tra le dieci persone presenti al funerale di Goran, dieci settimane prima.
«Cosa vuoi, va. Tu?»
Mon grugnì, aggiustandosi sullo sgabello e finendo il bicchiere di liquore aranciato che aveva davanti.
«Sto imparando a camminare sulle uova, in questi giorni.»
«Immagino.» rispose Ves, prima di bere un altro lungo sorso di birra.
«Tua madre si sta dando un gran da fare per capire chi sta con chi.»
«La conosci: deve avere tutto sotto controllo.»
«Ma temo stia facendo troppe domande. Non è da lei essere così imprudente.»
Ves non sapeva cosa rispondere a quella osservazione, non le sembrava un atteggiamento tipico di sua madre, sempre così cauta e misurata.
«Va così male?»
Mon sospirò. Alzò la mano per richiamare il barista.
«Ti ordino un'altra birra?»
Ves fissò il suo bicchiere quasi vuoto.
«No, ti faccio compagnia. Cos'è il tuo veleno?» chiese, indicando il bicchiere vuoto con un movimento della testa.
«Lum.»
«Però, non pensavo che una signorina per bene come te bevesse certe cose.»
Ridevano mentre arrivava il barista.
«Due lum. Grazie.»
«Facciamo così: lascia qui la bottiglia.»
Mon la guardò, l'angolo della bocca incurvata in un sorriso complice.
«Ho due ore libere prima del mio volo: hai tutto il tempo di raccontarmi la merda che vi è piovuta addosso in Senato negli ultimi giorni.»
