Jedi

«Tu sei uno Jedi?»

Il ragazzo si girò verso di lei. La treccia che gli pendeva sopra la spalla destra si mosse e Ves ebbe l'impressione, durata un attimo, che fosse una creatura viva.

«Non ancora» rispose il ragazzo, freddo.

Raddrizzò le spalle e congiunse le mani dietro la schiena.

Ves rimase ferma, in attesa che lui continuasse la conversazione. Era abituata, in altre occasioni, che le persone le rivolgessero delle domande a loro volta. Ma il ragazzo rimaneva fermo e silenzioso, sguardo privo di espressione. La cosa la innervosì.

«Io sono Ves. Mio padre è il Comandante Janov Graiff. Mia madre è la Senatrice Regina Graiff.»

Il ragazzo che non era ancora un Jedi non sembrava impressionato.

«Sei qui per parlare con loro?»

Il ragazzo ondeggiò appena.

«Il mio Maestro è dietro quella porta con i tuoi genitori.»

«Accompagni sempre il tuo Maestro durante queste visite?»

Il ragazzo sembrò valutare la domanda.

«Non ci separiamo mai.»

«E come mai non sei dentro con lui, ora?»

«Mi ha detto di attenderlo qui e di non muovermi.»

«E tu fai sempre quello che ti dice?»

«Assolutamente.»

Ves studiò il ragazzo. Aveva forse quattro, cinque anni più di lei, l'aria un po' tonta e ordinaria. Non assomigliava minimamente all'idea che si era fatta dei Cavalieri Jedi. Si convinse che quel ragazzo non sarebbe mai diventato uno Jedi e che sarebbe stato meglio fosse entrato nei Corpi Speciali.

Annoiata, raggiunse la porta e appoggiò la mano sulla piastra di apertura. Non successe nulla.

«Credo abbiano bloccato la porta per non essere disturbati.» disse il ragazzo dietro di lei.

«L'ho capito. È casa mia, so come funzionano le porte qui.»

«Funzionano in maniera molto simile a quelle nel Tempio Jedi.»

Ves si morse il labbro inferiore, gonfiando appena le guance. Quindi tornò indietro.

«Come ti chiami?»

«Lathan.»

«Ce l'hai la spada laser?»

Il ragazzo si scostò da lei, portandosi la mano alla cintura.

«Posso vederla?»

«Non credo sia sicuro attivarla qui.»

«Non la sai usare?»

Il ragazzo per la prima volta mostrò emozione. Un lieve rossore gli dipinse le guance e strinse le labbra, fissandola.

Dal nulla, spuntò una lama di fredda luce gialla, accompagnata da un ronzio sordo.

Istintivamente, Ves allungò entrambe le mani.

«Attenta, non vorrei tagliarti un dito.» disse il ragazzo, allontanando la lama.

«Come mai è gialla?»

Aveva già visto spade laser prima di allora: quella viola di Mace Windu e quella verde di Yoda, ma mai così da vicino.

«È il colore del cristallo kyber che ho usato per costruirla.»

Ves continuava a fissare la lama di luce.

«Cos'è un cristallo kyber?»

«È il cristallo che alimenta le spade laser. È vivo e molto potente.»

«È magico?»

«Beh, in un certo senso. È l'elemento più raro dell'intera Galassia e il più prezioso. È connesso con la Forza ed è indistruttibile.»

La porta davanti a loro si aprì e la lama scomparve.

«Lathan, la spada non è un giocattolo» lo riproverò l'uomo in tunica che uscì dalla porta.

Il ragazzo si scusò e face due passi indietro.

Il Jedi incrociò le braccia davanti al petto e si girò verso i genitori di Ves dietro di lui.

«Vi saluto. Io e il mio padawan siamo diretti nel sistema di Onderon.»

«Fate buon viaggio.»

I due Jedi si piegarono in un breve inchino ai suoi genitori e a lei e uscirono dalla sala.

Ves corse alla vetrata per osservare la loro discesa nel turboascensore.

«Hai fatto amicizia con il giovane apprendista del Maestro Munn?»

«Non proprio, papà.»

E poi aggiunse, mentre gli trotterellava incontro.

«Mi compri una spada laser?»