Confessioni

«Mon, mia cara, come sono felice che tu sia qui!»

La voce di Regina era debole e tremante. Mon era sulla porta, a tre metri dal letto in cui Regina riposava. Quando si sentì nominare, entrò nella stanza e si avvicinò alla donna.

«Riesci sempre a capire quando sono io, vero?»

«È il tuo profumo, cara: sai di democrazia» disse l'anziana, sorridendo. In tutti quegli anni era diventata come una figlia per lei, rimasta sola dopo la morte del nipote e la fuga di Solaves.

«Ti sento impaziente, Mon. Devi dirmi qualcosa?»

«Da dove cominciare?»

La voce di Mon tradiva eccitazione. Regina non ricordava nemmeno più quando aveva sentito Mon eccitarsi, forse quando era una ragazzina su Chandrila.

«Buone notizie, spero.»

«Eccellenti direi.»

«Smettila di girarci intorno e vieni al punto, cara.»

Le prese la mano tra le sue, nodose e fredde. Mon gliele strinse a sua volta.

«Palpatine è morto» disse Mon, con un sospiro solenne.

Regina abbandonò la stretta di Mon portandosi le mani al volto. Mon si allarmò, pensando che l'anziana donna fosse sul punto di sentirsi male. Poi Regina abbassò le mani e Mon vide che stava piangendo: lacrime scendevano dagli occhi vitrei, inondando le guance rugose e cadenti, lasciando grossi aloni bagnati sulle lenzuola bianche.

«Oh, cara!» disse, ma la commozione le spezzò la voce e continuò solo a piangere e asciugarsi gli occhi per diversi secondi. Quando si fu calmata, si schiarì la voce e continuò.

«Vorrei tanto che Bail fosse qui.» rimase pensierosa ancora per un po'. Poi, aggiunse come se si fosse ricordata di una cosa importante:

«Leia sta bene?»

Mon annuì, prima di accorgersi del gesto e rispondere a voce.

«Sì, sta bene. Stanno tutti bene.»

«Bene, bene» borbottò Regina, sorridendo.

La giovane Leia, la piccola peste che correva nel palazzo reale di Alderaan. La giovane senatrice, la giovane leader dei Ribelli. Oh Bail, saresti così orgoglioso di lei!

Sentiva che stava per rimettersi a piangere.

«E dimmi, cosa è successo?»

Mon cercò di ricordare quando aveva fatto visita a Regina l'ultima volta, ormai diversi mesi prima. Riprese a raccontare da quel giorno, il salvataggio del Generale Solo, la scoperta che l'Impero stava costruendo una nuova Morte Nera, la missione su Endor e la battaglia finale.

Regina ascoltava attenta e in silenzio.

«Ovviamente non è ancora finita: cellule simpatizzanti dell'Impero rimangono ancora attive in diversi sistemi nella Galassia. Inoltre, dobbiamo ricomporre un nuovo Senato e ricostruire la Repubblica.»

Regina era pensierosa, Mon si interruppe bruscamente.

«Che c'è cara?»

«Non mi sembri convinta.»

La donna sorrise.

«Non credo che ricostruire sia la parola adatta qui, Mon.»

«Ma allora cosa dovremmo fare?»

«La Vecchia Repubblica ha chiaramente fallito: avevamo l'aiuto dei Jedi e pensavamo di essere inattaccabili. E guarda cosa è successo. La corruzione e l'avidità ci hanno corrosi dall'interno, riuscendo a corrompere i più leali e puri tra noi.»

Se stava parlando di Skywalker non lo diede a intendere. Mon sapeva che Regina poteva aver perso la vista, ma di certo gli altri sensi le funzionavano ancora bene, compresa la materia grigia che aveva tra le orecchie.

«La Repubblica va ripensata. Riprendi gli elementi validi e che funzionano e scarta il resto. Lascia Coruscant: questo pianeta è ormai un vecchio monumento fatiscente, troppo complicato, troppo contorto. Non dobbiamo rimanere ancorati al passato, non dobbiamo glorificarlo: il tempo che passa ha il potere di farci dimenticare i difetti e ricordare solo le cose belle. Ma la Vecchia Repubblica era lungi dall'essere perfetta.»

Sorrise e le prese di nuovo le mani tra le sue.

«Hai ancora tante cose meravigliose da fare, amica mia. Immagina come vorresti che fosse la Repubblica e costruiscila esattamente così. Hai questo potere immenso, di ispirare e guidare le persone. Hai costruito dal nulla un'Alleanza forte, hai sconfitto un Impero che tutti pensavano indistruttibile. Hai ucciso l'uomo che tutto pensavano fosse eterno. La gente ti seguirà, seguirà la tua visione. Tu porti speranza, Mon.»

Mon taceva. Non solo perché non sapeva cosa dire, ma perché sentiva qualcosa nelle parole di Regina, un messaggio che forse la vecchia senatrice non voleva dire a voce alta.

«Farò quello che posso, Regina. Con il tuo aiuto.»

Regina rise e tossì.

«Non hai più bisogno di me. Non ne hai mai avuto, in realtà. Anzi, credo che da qualche tempo sia vero il contrario!» concluse, allargando le braccia a sottolineare l'evidenza della sua situazione.

«Cos'è che non mi stai dicendo?»

Il volto di Regina, stanco e vecchio, sembrava ancora più debole.

«Dammi una mano. Avvicinami la sedia a propulsione che vedi là e aiutami a scendere da questo letto.»

Dopo qualche manovra, Regina era seduta sulla sedia e diede istruzioni a Mon di condurla sul terrazzo.

Il traffico era notevolmente calato nel corso degli anni e anche l'aria era diventata più respirabile, gli unici effetti positivi della tirannia di Palpatine.

Regina sorrise nel calore del sole al tramonto, respirò l'aria che non ricordava così fresca, la leggera brezza le scompigliò i sottili capelli bianchi.

«Solaves e io eravamo proprio qui l'ultima volta che ci parlammo. Fu anche l'ultima volta che la vidi.»

«Di cosa avete parlato?»

«Di cose poco importanti: io volevo che lei riprendesse gli studi. Lei voleva andarsene. Abbiamo litigato, come al solito. Come due stupide. Se avessi saputo che era l'ultima volta che ci saremmo viste, avrei parlato d'altro.»

«Cosa avresti voluto dirle?»

Regina sospirò, ripensando alla frase che la figlia le aveva detto prima di sparire. "Non sono più una ragazzina, non sono più una studentessa. Non sono più nemmeno una madre. Non so più chi sono!". Aveva urlato e poi era scappata via, per non farsi vedere fragile davanti a lei.

«Avrei voluto chiederle scusa: avrei voluto, no, avrei dovuto dirle che non era colpa sua, nulla di tutto quello che era successo era colpa sua. Non avrei dovuto coinvolgere i Jedi, non avrei dovuto costringerla ad abbandonare suo figlio. Avrei dovuto starle accanto, aiutarla a crescere Goran. Saremmo state felici.»

3D1 arrivò sferragliando dalla cucina portando un paio di bicchieri e una caraffa di tè freddo.

«Grazie, 3D1» disse Regina.

«Cara, passami un bicchiere bello pieno: muoio di sete!»

Si dissetarono entrambe.

«Non hai più provato a contattarla?»

«In questa Galassia, con una guerra in corso, è facile far perdere le proprie tracce. Ho provato, per una decina d'anni. Poi di nuovo, dopo la battaglia di Yavin. Cercai di informarmi se per caso si fosse unita alla fanteria o qualche altro reparto. Fu un buco nell'acqua.»

«Tornerà, vedrai. Ora che l'Impero è caduto, la rivedrai.»

«Forse.»

Rimasero in silenzio qualche secondo, ascoltando il rumore lontano del traffico serale della città sotto di loro.

«Sono stata una pessima madre e una senatrice mediocre.»

«Sai che non è vero. Ci hai ispirati, ci hai tenuti insieme quando eravamo scoraggiati. Senza di te non avremmo ottenuto nulla, nessuna delle nostre vittorie sull'Impero.»

«Sì, ma a che prezzo! Janov non c'è più, Solaves non c'è più, Bail non c'è più, Breha non c'è più. Il mio piccolo Goran … Io sono qui, vecchia e inutile, mentre le persone che amo se ne sono andate tutte. Ed è come se le avessi uccise io. Per tutta la vita ho pensato di essere la più saggia, di sapere cosa fosse meglio per gli altri. Ho distrutto tutto. È tutto collegato a me, alla mia presunzione, il mio maledetto orgoglio.»

Mon si inginocchiò accanto alla sedia e le prese le mani che tremavano.

«Oh, non tu cara, tu sei ancora qui. Forse perché a te non ho mai detto cosa fare. Oppure, saggiamente, non mi hai mai ascoltato.»

Le posò una mano sui capelli.

Mon aveva gli occhi pieni di lacrime, ma la voce era ferma.

«I tuoi consigli sono sempre stati preziosi per me. Te ne sono grata.»

Regina sorrise, qualche altra lacrima le scese sul viso che Mon asciugò con un fazzoletto. Poi qualcosa cambiò e Regina fece una smorfia.

«Cosa c'è? Hai freddo? Vuoi rientrare?»

«Sì, grazie, cara. La temperatura sta calando in fretta.»

Ritornarono nella camera da letto, questa volta aiutate da 3D1 per rimettere Regina a letto.

«Riposati. Vengo a trovarti fra qualche giorno, prima di partire per Chandrila.»

«Sono sicura che sarai un ottimo Cancelliere della Nuova Repubblica.»

Si salutarono e quella fu l'ultima volta che parlarono. Regina si spense quella notte, in pace, sognando di giocare con suo nipote.